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Scarica - il Portico di Novellara

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La scuola comunale nel Settecento a<br />

<strong>Novellara</strong>/1<br />

Rumori <strong>di</strong> guerra a <strong>Novellara</strong>.<br />

L’anno 1701 segnò l’inizio della guerra <strong>di</strong> successione<br />

spagnola che doveva durare ben tre<strong>di</strong>ci anni.<br />

Il territorio della contea <strong>di</strong> <strong>Novellara</strong> e Bagnolo e,<br />

quello vicino, furono teatro delle operazioni m<strong>il</strong>itari<br />

che causarono molti lutti, danni e tribolazioni. Il male<br />

sembrava non aver fine. Le ost<strong>il</strong>ità iniziarono dopo la<br />

lettura del testamento del re <strong>di</strong> Spagna che lasciava<br />

erede universale F<strong>il</strong>ippo d’Angiò Borbone, nipote <strong>di</strong><br />

Luigi XIV, oppure l’imperatore Leopoldo I, sia pure a<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> unire la corona spagnola a quella francese.<br />

Il problema politico era <strong>di</strong> enorme importanza<br />

perché nel caso che tale ere<strong>di</strong>tà, formata dai vastissimi<br />

territori della Spagna in Europa e in America,<br />

fosse restata in<strong>di</strong>visa, Luigi XIV (oppure l’imperatore<br />

Leopoldo I) sarebbe <strong>di</strong>ventato padrone dell’Europa.<br />

Contro la Francia, che minacciava <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

invincib<strong>il</strong>e, si unirono Austria, Ingh<strong>il</strong>terra, Olanda<br />

e buona parte degli stati tedeschi<br />

dando vita alla “Grande Alleanza”<br />

al cui comando furono nominati i<br />

marescialli Eugenio <strong>di</strong> Savoia del<br />

ramo <strong>di</strong> Carignano e John Church<strong>il</strong>l<br />

duca <strong>di</strong> Marborough (esercito imperiale).<br />

Dalla parte <strong>di</strong> Luigi XIV e del<br />

nipote F<strong>il</strong>ippo V si schierano invece<br />

la Baviera, <strong>il</strong> duca Amedeo II, <strong>il</strong> re<br />

del Portogallo e Pietro <strong>di</strong> Braganza<br />

(esercito franco-spagnolo). Al comando<br />

dell’esercito furono chiamati<br />

i marescialli V<strong>il</strong>lars, Vêndome e La<br />

Feu<strong>il</strong>lade.<br />

Sul finire del 1701, F<strong>il</strong>ippo V e gli<br />

alleati calarono in Italia e, dopo aver<br />

occupato Mirandola e parte dei territori<br />

del parmense e del cremonese,<br />

asse<strong>di</strong>arono Mantova. Queste<br />

truppe si accamparono nei <strong>di</strong>ntorni<br />

<strong>di</strong> Luzzara, Guastalla e parte presso<br />

S.Vittoria <strong>di</strong> Gualtieri, fra <strong>il</strong> torrente<br />

Crostolo e <strong>il</strong> Canale Tassone. L’obbiettivo era <strong>di</strong> occupare<br />

Mantova e <strong>di</strong> cacciare l’esercito imperiale.<br />

L’incen<strong>di</strong>o del castello <strong>di</strong> Bagnolo e le battaglie <strong>di</strong><br />

Santa Vittoria e <strong>di</strong> Luzzara.<br />

Il 26 luglio 1702, pochi soldati francesi, al cui comando<br />

era un sergente, si portarono a Bagnolo ;<br />

alcuni imprudenti bagnolesi ebbero la temerarietà<br />

d’insultarli e <strong>di</strong> suonare le campane a martello.<br />

Era <strong>il</strong> segnale <strong>di</strong> pericolo per la comunità. I fratelli<br />

Zanetti detti Pezzoli, dalla finestra dell’osteria che<br />

gestivano, scaricarono le loro armi uccidendo <strong>il</strong> sergente.<br />

I compagni, con la fuga, riuscirono a salvarsi e<br />

raggiungere <strong>il</strong> campo base dell’armata che si trovava<br />

a Castelnuovo Sotto.<br />

La mattina seguente i francesi ritornarono più numerosi<br />

a Bagnolo e si <strong>di</strong>edero al saccheggio e all’incen<strong>di</strong>o;<br />

convocarono poi l’alfiere Gian Battista Borri<br />

e, dopo un sommario giu<strong>di</strong>zio, lo uccisero nel cort<strong>il</strong>e<br />

della Rocca, con un colpo <strong>di</strong> pistola (venerdì 28 luglio<br />

1702).<br />

<strong>di</strong> Sergio Cirol<strong>di</strong><br />

I soldati incen<strong>di</strong>arono poi la Rocca, l’osteria e la casa<br />

degli Zanetti, Casa Veroni, <strong>il</strong> mulino delle Rotte ed<br />

alcune case del centro e della campagna.<br />

Il cadavere dell’alfiere Borri fu sepolto, in gran segreto,<br />

nella notte del 30 luglio nella chiesa <strong>di</strong> S. Francesco<br />

<strong>di</strong> Paola, a Bagnolo.<br />

Nella stessa giornata <strong>il</strong> maresciallo Vêndome avanzò<br />

da Castelnuovo Sotto con <strong>di</strong>verse squadre <strong>di</strong> cavalleria.<br />

Raggiunse <strong>il</strong> ponte Crostolo, separò la cavalleria<br />

in due colonne parallele: la prima si attestò lungo la<br />

riva destra del Crostolo, la seconda lungo la strada<br />

Reggio-Guastalla.<br />

La punta avanzata degl’imperiali formata da cento<br />

corazzieri fu subito investita e vinta. La cavalleria imperiale<br />

formata da trem<strong>il</strong>a uomini corse in aiuto, ma<br />

attaccata da tutte le parti non tardò a sbandarsi e a<br />

cercare rifugio oltre <strong>il</strong> canale Tassone. Nella confusione<br />

che si era creata, molti cavalieri si buttarono<br />

dall’argine sperando <strong>di</strong> passare <strong>il</strong> Crostolo e perirono.<br />

La per<strong>di</strong>ta dei tre reggimenti fu <strong>di</strong> ottocento uomini<br />

dei quali cinquecento tra morti e feriti (Battaglia<br />

<strong>di</strong> Santa Vittoria del 26 luglio 1702). Santa Vittoria,<br />

dopo essere stata saccheggiata fu , per intero, <strong>di</strong>strutta<br />

dal fuoco.<br />

Quando <strong>il</strong> conte Cam<strong>il</strong>lo III Gonzaga fu informato<br />

degli avvenimenti fu preso da una grande paura e<br />

timore.<br />

I francesi, infatti, avevano detto che avrebbero saccheggiato<br />

e incen<strong>di</strong>ato anche <strong>Novellara</strong>.<br />

Inviò subito <strong>il</strong> suo segretario, Giuseppe Taschini e un<br />

non meglio identificato Gessati da Luzzara a Bagnolo<br />

per chiarire la posizione politica dei Gonzaga da<br />

sempre fedeli all’imperatore. Giunti a Bagnolo furono,<br />

dai francesi, derisi e denudati. Trovarono rifugio<br />

nella vicina San Martino in Rio, presso <strong>il</strong> marchese<br />

d’Este. Dopo qualche giorno, giunse a <strong>Novellara</strong> F<strong>il</strong>ippo<br />

V con la Grande Armata formata da sessantam<strong>il</strong>a<br />

uomini. Il re e gli alti gra<strong>di</strong> furono ospitati in<br />

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25<br />

Rocca, nei casini e nelle case dei nob<strong>il</strong>i. Il resto delle<br />

truppe in paese e nelle campagne. Cam<strong>il</strong>lo III accolse<br />

con gran<strong>di</strong> onori l’<strong>il</strong>lustre ospite.<br />

F<strong>il</strong>ippo V, riconoscente per le manifestazioni <strong>di</strong> simpatie,<br />

accettò <strong>di</strong> tenere a battesimo <strong>il</strong> figlio del conte,<br />

F<strong>il</strong>ippo Alfonso, nonostante avesse già compiuto<br />

due anni e mezzo e lo creò insieme al padre, Grande<br />

<strong>di</strong> Spagna <strong>di</strong> prima classe (Battesimo del conte F<strong>il</strong>ippo<br />

Alfonso 1 agosto 1702).<br />

In segno <strong>di</strong> ringraziamento per lo scampato pericolo<br />

e per la riacquistata salute del piccolo conte F<strong>il</strong>ippo<br />

Alfonso, gli abitanti <strong>di</strong> <strong>Novellara</strong>, <strong>il</strong> conte Cam<strong>il</strong>lo III e<br />

la Comunità degli Anziani, fecero erigere <strong>il</strong> Santuario<br />

della Madonna del Popolo (1704).<br />

La mattina seguente <strong>il</strong> Re F<strong>il</strong>ippo V con la Grande<br />

Armata, si avviò in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Luzzara dove l’attendeva<br />

<strong>il</strong> tremendo scontro con le truppe imperiali<br />

(Battaglie <strong>di</strong> Luzzara 15 agosto 1702).<br />

Le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> uomini e mezzi furono, per entrambi<br />

gli eserciti elevatissime : 2800 uomini, tra morti e<br />

feriti, tra gli imperiali; 4600 tra gli alleati. In totale<br />

7500 uomini.<br />

Fine della signoria dei Gonzaga<br />

Come se ciò non bastasse la moglie <strong>di</strong> Cam<strong>il</strong>lo III<br />

Gonzaga, Mat<strong>il</strong>de d’Este, accecata dalla gelosia,<br />

dall’orgoglio ferito e da una malattia del sistema nervoso<br />

cercò, più volte, senza riuscirvi, <strong>di</strong> avvelenare <strong>il</strong><br />

marito. Allora visti gli insuccessi ordì<br />

un attentato.<br />

“1714 a<strong>di</strong> 16 giugno dopo un hora<br />

<strong>di</strong> notte in venerdì S.E.<strong>il</strong> conte Cam<strong>il</strong>lo<br />

essendo stato a visitare l’Altare<br />

<strong>di</strong> San Francesco <strong>di</strong> Paola nell’andare<br />

al Casino <strong>di</strong> Sotto <strong>di</strong>rimpetto pure<br />

al casino del dottor Rossi fu assalito<br />

da più sicari con molte archibugiate,<br />

restò <strong>il</strong>leso e altri del suo seguito,<br />

benché lo sterzo fosse tutto traforato<br />

da molte palle…..” ( Davolio).<br />

Dalle testimonianze e dalle confessioni<br />

risultò che la mandante della<br />

congiura era stata la moglie.<br />

I capi dell’attentato furono arrestati<br />

e condannati al taglio della testa.<br />

Uno dei congiurati, Stefano Tirelli,<br />

fu impiccato in una cella del campanone<br />

( ora ricordata come “stefanina”).<br />

Mat<strong>il</strong>de fu spe<strong>di</strong>ta a casa <strong>di</strong> suo padre<br />

e poi, sotto scorta, a Modena nel convento <strong>di</strong><br />

clausura <strong>di</strong> S. Geminiano. Ritornò a <strong>Novellara</strong> dopo<br />

più <strong>di</strong> 10 anni (27 giugno 1725) in occasione della<br />

nascita della nipotina Maria Teresa Cybo Malaspina.<br />

Nel 1724 <strong>il</strong> conte Cam<strong>il</strong>lo III fu colpito da ictus. Si<br />

riprese abbastanza bene. Morì <strong>il</strong> 16 agosto 1727.<br />

Dopo una breve reggenza della madre, <strong>il</strong> conte F<strong>il</strong>ippo<br />

Alfonso ebbe i poteri <strong>di</strong> signore <strong>di</strong> <strong>Novellara</strong> e<br />

Bagnolo. Ma era gravemente ammalato. Nonostante<br />

le cure del prof. Antonio Vallisneri morì a Massa, in<br />

casa della sorella Ricciarda, <strong>il</strong> 13 <strong>di</strong>cembre 1728.<br />

Durante la notte, tutte le chiese della contea, suonarono<br />

le campane a martello. Il 22 <strong>di</strong>cembre giunse<br />

a <strong>Novellara</strong> <strong>il</strong> Delegato Fiscale accompagnato da un<br />

notaio. Dopo avere redatto l’inventario dei beni mise<br />

i sig<strong>il</strong>li agli appartamenti della Rocca. Il 29 <strong>di</strong>cembre<br />

1728 s’inse<strong>di</strong>ò a <strong>Novellara</strong> <strong>il</strong> Commissario imperiale.<br />

Nei prossimi articoli seguiremo le vicende della nostra<br />

comunità e della scuola.

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