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n. 6 novembre/dicembre 2003 - inComunione

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tutti i fronti, anche su quello politico e su quello dell’odierna famiglia, un<br />

po’ “sgretolata” sotto l’influenza delle mode divorziste.<br />

Che si vada, conclude l’Autrice, al passo coi tempi, con la giusta<br />

apertura all’integrazione e alla cooperazione “con le culture balcaniche<br />

e mediterranee”.<br />

Un volumetto che si legge d’un fiato, scritto com’è con la solita penna<br />

alata e sapida della nostra grande Maria Marcone.<br />

raFFaeLLa SiMone,<br />

Il mondo dentro<br />

il mondo,<br />

Editrice La Vallisa,<br />

Bari, 2000<br />

Grazia Stella Elia<br />

Chi, vivendo in modo superficiale la propria vita, ne considera solo<br />

il lato pratico, concreto, realistico, ignora forse quanto di “croce e delizia”<br />

in essa trovi chi invece la vive pienamente, tenendo molto alla interiorità,<br />

quel mondo che l’Autrice definisce “dell’invisibile”, tutto da scrutare e<br />

scandagliare.<br />

Muovendo da questo assioma, Raffaella Simone parte per il suo viaggio<br />

interiore, ascoltando voci ed ascoltando la voce della propria anima, sempre<br />

attenta ad ogni sua eco.<br />

Un viaggio, se lungo, va suddiviso in tappe e questo libro è suddiviso<br />

in quattro “aditi” o sezioni.<br />

Appressandosi al primo adito Raffaella, “in un felice stato d’infermità<br />

mentale”, raccoglie “parole” che “zampillano” e “colmano angoli spazi /<br />

(altrimenti vuoti); ritrova così “luce” e intanto ripercorre “la rotta dei padri”.<br />

Nel “primo adito” ecco l’intensa sublime vicenda della madre che porta<br />

“olio” e “carezze” al figlio del proprio ventre ed auspica “lucciole dal monte”<br />

alla “figlia di sangue e sole”.<br />

Ma una madre è pure fede che vacilla e “donna” che ha bisogno<br />

di ritagliarsi “un angolino”, donna che deve avere i requisiti dell’antica<br />

casalinga ed essere al passo coi tempi, perché risulti “chioccia salda” e<br />

“liquida amante”.<br />

Il “secondo adito” immette nel sotterraneo, dove “al buio / c’è più luce”,<br />

dove ... “vera è la luce”, perché “nella terra c’è luce / più del sole”.<br />

È lì che ti rendi conto della caducità di tutto, anche delle emozioni:<br />

quando “il cuore batte / per la prima volta / ... e già t’invitano / a scendere<br />

le scale!”. Ovunque ci si aggiri, c’è l’impatto con la “casa dei morti” e noi,<br />

(io e “gli altri in me”) saremo “in compagnia dell’isola di pietra”; “non sarò<br />

(e non saremo) che vento”. Quanto scoramento nell’affermare che “questo<br />

è solo tempo di sopravvivenza”!<br />

Il “terzo adito” accede al dialogo silenzioso con il lettore, che si risolve<br />

in “lembi” da afferrare e “muri” che si sgretolano, mentre “la rosa, vinta,<br />

il capo inclina”.<br />

Ma vi è, per la poetessa, un pilastro che non cede: l’amore, verso cui<br />

ella può andare, “onda che si frastaglia” / e “alla battigia / cede / nel liquido<br />

caldo della notte”: un amore coniugale autentico, a cui Raffaella indirizza,<br />

a pagina 60, le sue parole fatte di assoluta certezza: “Sei il mio specchio /<br />

mi vedi oltre l’immagine che appare. / Il mio scrigno segreto sei / sempre<br />

riluci / d’ametiste”. Splendida penultima tappa del viaggio, che culmina,<br />

nella sezione “Supremo adito”, nel “Canto dell’Eternità”. In quest’ultimo<br />

emerge la consapevolezza che “Dolore / è frutto di Terra, / come il Tempo<br />

che scava e ci perde”, ma “nel pulviscolo stellare”... c’è “solo tanta luce /<br />

e fragore di stelle nuove”.<br />

Una poesia tutta allusiva questa di Raffaella Simone, una poesia vissuta<br />

tra ombre e luci, con una chiara aspirazione ad un poliedrico autentico<br />

splendore, visto come toccasana al suo particolare “male di vivere” che,<br />

guardato con occhio attento, è forse un malessere che ci appartiene.<br />

Questo libro “è soprattutto”, come afferma Marco de Santis nella<br />

dotta introduzione, “sofferta endoscopia psicologica che mostra ‘gocce di<br />

sangue sul foglio’ e tuttavia, andando controcorrente, ritrova la freschezza<br />

dell’acqua sorgiva che rimuove gl’ingorghi e il calore di fiamma che dà alito<br />

alle parole e rinnovata verginità ai sentimenti”.<br />

Un libro da leggere nel pieno silenzio, quel silenzio che favorisce la<br />

riflessione e la meditazione e che permette di entrare nelle pieghe della<br />

poesia di Raffaella Simone, una scrittrice di versi che certamente ha ancora<br />

molto da dire e molti, tanti consensi da raccogliere.<br />

Grazia Stella Elia<br />

PaRRocchia S. MaRia di PaSSaVia - BiScEGLiE<br />

Festa del Sacro Cuore di Gesù - 29 Giugno<br />

1943-<strong>2003</strong><br />

Leone, Foggia, pp. 52.<br />

Nell’arco temporale preso in considerazione dall’agile quaderno,<br />

un sessantennio, molte date s’impongono all’attenzione. Molte altre<br />

s’intersecano tra loro, anche per suscitare la curiosità del lettore; sono tutte<br />

degne di nota, come le quattro pagine di copertina, realizzate in splendida<br />

quadricromia. Il desiderio-guida è comunque quello di “raccontare” la<br />

devozione della Parrocchia e della città di Bisceglie (Ba) al Sacro Cuore<br />

di Gesù. Certo si poteva farlo in mille modi. Per esempio con una raccolta<br />

di scritti o immagini, anche perché, con i presupposti iconografici di<br />

presentazione (luminarie, casse armoniche e quindi: luci, suoni, fuochi<br />

pirotecnici ecc.), il compito non sarebbe stato poi tanto difficile.<br />

La strada prescelta da chi ha voluto l’edizione, invece, è stata<br />

quella di riportare pagine e pagine tratte dal “foglietto” parrocchiale “…E<br />

LE PECORELLE ASCOLTANO”. Metodo semplice solo all’apparenza.<br />

Sembra facile, infatti, mettere mano alla raccolta di testimonianze preziose<br />

lasciate in eredità dal precedente Parroco, fotocopiare ciò che interessa e<br />

passare poi il tutto alla tipografia. Invece no! Il curatore dell’opera (non v’è<br />

indicazione, ma pensiamo di poterlo identificare in un team parrocchiale<br />

guidato da don Sergio), si è assunto un gravoso carico di responsabilità,<br />

sia pure a livello inconscio. Egli aveva infatti tra le mani una devozione<br />

antica, sorta negli Anni Quaranta, periodo travagliato e quanto mai difficile<br />

della vita sociale del nostro Sud, ma nata per seguire il desiderio atavico<br />

di rendere onore al Cuore Sacratissimo di Gesù: “sorgente d’ogni grazia<br />

e stimolo alla carità…”.<br />

Ma egli aveva tra le mani anche un materiale cartaceo particolare che<br />

trasudava il ricordo di un “uomo di Dio” come il compianto Don Antonio<br />

BELSITO, del quale oggi forse si comprendono meglio le doti umane di<br />

padre davvero amabile. Tutta la ricerca veniva motivata dalla necessità di<br />

un nuovo attaccamento a Cristo, in tempi difficili come gli attuali, in uno con<br />

una riscoperta della fratellanza, della comunione fraterna e della pace.<br />

Scorrendo le pagine le notizie si aggiungono alle notizie. È sufficiente<br />

leggere attentamente per risvegliare curiosità e dati d’interesse<br />

documentaristico e storico: il primo altare, per esempio, la statua (opera<br />

dello scultore altoatesino G. Obletter) e poi nomi su nomi, anche eccellenti<br />

come quello dell’indimenticabile Mons. Petronelli.<br />

Il quaderno diviene, dunque, per il lettore un prezioso percorso ispirato<br />

da fede autentica, dal ricordo e dal desiderio di recuperare il sapore delle<br />

cose passate, non perdute. Tutto ciò che si è affidato al Signore, infatti,<br />

non va mai perduto!<br />

Matteo de Musso<br />

nov-dic<br />

2 0 0 3<br />

RECENSIONI<br />

55

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