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racoon-archivio-Giugno-2007

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Io Io che che come come un un sonnambulo sonnambulo cammino cammino<br />

cammino<br />

Io che come un sonnambulo cammino<br />

per le mie trite vie quotidiane,<br />

vedendoti dinanzi a me trasalgo.<br />

Tu mi cammini innanzi lenta come<br />

una regina.<br />

Regolo il mio passo<br />

io subito destato dal mio sonno<br />

sul tuo ch’è come una sapiente musica.<br />

E possibilità d’amore e gloria<br />

mi s’affacciano al cuore e me lo gonfiano.<br />

Pei riccioletti folli d’una nuca<br />

per l’ala d’un cappello io posso ancora<br />

alleggerirmi della mia tristezza.<br />

Io sono ancora giovane, inesperto<br />

col cuore pronto a tutte le follie.<br />

Una luce si fa nel dormiveglia.<br />

Tutto è sospeso come in un’attesa.<br />

Non penso più. Sono contento e muto.<br />

Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo.<br />

(CAMILLO SBARBARO)<br />

L’uscita L’uscita mattutina<br />

mattutina<br />

Come scendeva fina<br />

e giovane le scale Annina!<br />

Mordendosi la catenina<br />

d’oro, usciva via<br />

lasciando nel buio una scia<br />

di cipria, che non finiva.<br />

L’ora era di mattina<br />

presto, ancora albina.<br />

Ma come s’illuminava<br />

la strada dove lei passava!<br />

Tutto Cors’Amedeo,<br />

sentendola, si destava.<br />

Ne conosceva il neo<br />

sul labbro, e sottile<br />

la nuca e l’andatura<br />

ilare - la cintura<br />

stretta, che acre e gentile<br />

(Annina si voltava)<br />

all’opera stimolava.<br />

Andava in alba e in trina<br />

pari a un’operaia regina.<br />

Andava col volto franco<br />

(ma cauto, e vergine, il fianco)<br />

e tutta di lei risuonava<br />

al suo tacchettio la contrada.<br />

(GIORGIO CAPRONI)<br />

Incontro Incontro in in circolare<br />

circolare<br />

Alta, bruna, fiancuta,<br />

sotto un soprabito disadorno,<br />

la bella ragazza confusa<br />

nella misera folla<br />

d’una vettura circolare interna,<br />

pareva sorda a ogni affanno.<br />

Ferma sul corridoio, un po’ appartata,<br />

le sue gambe di statua<br />

sostenevano gli urti<br />

come solido ponte un fiume in piena.<br />

Non gloria in lei spirava,<br />

non frenesia di vita o giovinezza,<br />

ma una decisa e forte indifferenza<br />

luceva nei suoi occhi assorti e aguzzi.<br />

Era di quelle<br />

romane bellezze<br />

che son rare anche a Roma,<br />

dove mai non s’incontrano<br />

senza un muto stupore.<br />

Era un grande segreto<br />

della vita di Roma<br />

che m’appariva in luogo men propizio,<br />

nella forma più degna.<br />

Donde veniva, ove andava<br />

la bella romana chiomata<br />

di lucidi e ricci capelli?<br />

Quale mestiere o cura attribuirle?<br />

Spostandosi verso l’uscio<br />

trovò qualcuno con cui discorrere<br />

famigliarmente.<br />

E mi volgeva le spalle<br />

alte com’ali tese.<br />

Al Colosseo discese leggermente,<br />

scomparendo ai miei occhi, oimé, per sempre.<br />

(VINCENZO CARDARELLI)<br />

A A una una passante<br />

passante<br />

La via assordante strepitava intorno a me.<br />

Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore<br />

immenso, passò sollevando e agitando<br />

con mano fastosa il pizzo e l'orlo della gonna,<br />

agile e nobile con la sua gamba di statua.<br />

Ed io, proteso come folle, bevevo<br />

la dolcezza affascinante e il piacere che uccide<br />

nel suo occhio, livido cielo dove cova l'uragano.<br />

Un lampo... poi la notte! - Bellezza fuggitiva<br />

dallo sguardo che m'ha fatto subito rinascere,<br />

ti rivedrò solo nell'eternità?<br />

Altrove, assai lontano di qui! Troppo tardi! Forse mai!<br />

Perché ignoro dove fuggi, né tu sai dove vado,<br />

tu che avrei amata, tu che lo sapevi!<br />

(CHARLES BAUDELAIRE, trad. Claudio Rendina)<br />

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