<strong>Novembre</strong> 2007 IN-FORMAQ4firenze 4 n UNA STORIA FATTA DI STORIE L’altro Isolotto, non solo casermoni e <strong>di</strong>sastri La parte meno stu<strong>di</strong>ata del quartiere in una recente tesi <strong>di</strong> laurea <strong>di</strong> Franco Quercioli Roberto Ciampaglia è un ragazzo dell’Isolotto, nato e cresciuto nel quartiere <strong>di</strong> cui ha vissuto soprattutto la storia <strong>di</strong> questi ultimi trent’anni, visto che lui è nato trentadue anni fa da padre meri<strong>di</strong>onale, come il suo cognome ci rivela. Abita a due passi dalla Casa del Popolo <strong>di</strong> via Maccari, dove l’ho conosciuto quando mi ha cercato per avere notizie sulla storia del quartiere. Notizie che servivano per la sua tesi <strong>di</strong> laurea in Scienze Politiche, dal titolo: “Sviluppo urbano e partecipazione: il caso dell’Isolotto” (relatrice la prof. Arnik Margnier <strong>di</strong> Sociologia Urbana). Una tesi che poi mi ha regalato e che ha destato grande interesse nei professori con i quali l’ha <strong>di</strong>scussa l’aprile scorso. «Sono orgoglioso <strong>di</strong> questo lavoro sul mio quartiere, che ho vissuto negli anni ‘80, quando ancora da noi ragazzi era percepito come il Bronx della periferia urbana e che poi ho visto crescere e svilupparsi negli anni successivi». La tesi è fedele a questo suo nucleo <strong>di</strong> vita vissuta, che viene affrontato con gli strumenti dello stu<strong>di</strong>o e della ricerca sociologica, facendo emergere un Isolotto per molti aspetti ine<strong>di</strong>to e fuori dai cliché <strong>di</strong> una memorialistica recente che spiega tutto in rapporto all’Isolotto degli anni ‘60. La novità <strong>di</strong> questa ricerca sta proprio nell’aver in<strong>di</strong>viduato una <strong>di</strong>scontinuità tra il primo Isolotto, quello degli anni ‘50 e ‘60 intorno al villaggio INA- Casa, che nella tesi viene in<strong>di</strong>viduato come zona est, e il secondo Isolotto, quello degli ultimi trent’anni: la zona ovest, la cui frontiera via via si è spostata da via Pio Fe<strong>di</strong>, che i comunisti della zona chiamarono “l’Ussuri” (il fiume che <strong>di</strong>videva l’URSS dalla Cina) quando la via segnò il confine tra gli allora quartieri 4 e 5, e poi fino a via S. Maria a Cintoia ed oltre, tra via Canova e l’Argingrosso. Del primo Isolotto, la tesi ripercorre la storia intensa e solidale e coglie le ra<strong>di</strong>ci della partecipazione e dell’eman- Siamo un clan <strong>di</strong> scout che, dopo aver affrontato durante tutto lo scorso anno i temi della legalità e della giustizia, si è recato in route in Calabria per conoscere e vivere esperienze con chi ogni giorno combatte la ‘Ndrangheta. Abbiamo così avuto occasione <strong>di</strong> incontrare capi scout, come Enzo <strong>di</strong> Archi (Reggio Calabria), che hanno vissuto uno stato <strong>di</strong> isolamento per <strong>di</strong>versi mesi e ricevuto minacce a causa della loro attività <strong>di</strong> educazione dei giovani; e nonostante tutto, continuano imperterriti nel loro progetto scout! cipazione che costituiscono il cuore dell’identità isolottiana; del secondo, mette a fuoco il suo essere “Bronx”, dove Roberto ha vissuto la sua adolescenza, dove ha perso per strada tanti compagni vissuti in quelli che lui chiama “spazi ostili alla vita”. Casermoni nati come funghi dopo gli anni ‘70, ghetti sociali, luoghi <strong>di</strong> emarginazione giovanile e <strong>di</strong> microcriminalità, dove dei “gloriosi” anni ‘60 arrivavano solo gli echi. Il <strong>di</strong>sagio veniva allora intercettato dalle scuole e dalla parrocchia <strong>di</strong> via dei Bassi, dalle scuole dell’Argingrosso e <strong>di</strong> via Santa Maria a Cintoia, dal campo sportivo <strong>di</strong> via Pio Fe<strong>di</strong> e dalla Casa del Popolo <strong>di</strong> via Maccari, che negli anni ‘90 fu costretta a chiudere il bar per oltre un mese a causa appunto della microcriminalità. È su questo Isolotto che la tesi concentra la sua analisi, cercando <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduarne le caratteristiche sociologiche attraverso l’elaborazione <strong>di</strong> dati interessanti, come ad esempio la scolarizzazione che nella zona ovest negli anni ‘80 risultava più bassa rispetto alla zona est. Ma l’aspetto più interessante della tesi è che riesce a cogliere le ragioni della riqualificazione urbana <strong>di</strong> questa zona, i fattori <strong>di</strong> spinta che hanno giocato sullo sviluppo <strong>di</strong> questa parte del quartiere. Certamente le scuole e l’associazionismo laico e cattolico hanno giocato un ruolo importante, ma soprattutto L’idea della Mafia che molti si erano fatti si è rivelata errata. Infatti la ‘Ndrangheta (attuale) è un’organizzazione invisibile che incide sulla politica, sui mass me<strong>di</strong>a e che acquista potere “sotterraneo”. La storia della ‘Ndrangheta ci è stata raccontata da Antonio, della Cooperativa Sociale “Valle del Marro – Libera Terra”, che ci ha dato la possibilità <strong>di</strong> lavorare in una delle terre confiscata alla ‘Ndrangheta. In seguito Patrizia, rappresentate del Consorzio GOEL, ci ha fornito una serie <strong>di</strong> informazioni sul commercio <strong>di</strong> questa le ragioni del salto <strong>di</strong> qualità vanno ricercate in quella che Ciampaglia chiama “Governance”, cioè nella sinergia tra il Governo istituzionale e le risorse del sociale nelle stesse metodologie della partecipazione. Il Consiglio <strong>di</strong> Quartiere non è stato solo organo <strong>di</strong> decentramento, ma è stato governo del territorio, capacità <strong>di</strong> interagire con l’Amministrazione comunale attraverso il PRU e le opere che hanno tolto il territorio dalla marginalità: il centro commerciale Esselunga, il centro sociosanitario <strong>di</strong> via Chiusi, il centro commerciale della Warner e le multisala. E poi Villa Vogel, il cuore istituzionale del Q.4, dentro il parco <strong>di</strong>ventato il luogo per eccellenza dei bambini e degli anziani, la riconquista <strong>di</strong> Villa Strozzi alla popolazione e la sua ristrutturazione, il trasferimento dell’Humanitas nella grande e nuova sede <strong>di</strong> via <strong>di</strong> San Bartolo a Cintoia. Il Consiglio <strong>di</strong> Quartiere è stata la sponda delle aggregazioni e dei movimenti; non solo “ha fatto” ma ha “aiutato a fare”. Ma senza interventi strutturali, anche la partecipazione sarebbe rifluita. La tesi è una formidabile occasione per cogliere il <strong>di</strong>segno complessivo <strong>di</strong> questa forte riqualificazione urbana che ha tolto l’Isolotto da quello che poteva essere il suo destino: tra un villaggio che invecchiava insieme alla sua “gloriosa” storia e una periferia che si espandeva senza n SCOUT In Calabria abbiamo scoperto il valore della legalità Cooperativa Sociale e delle loro attività. Gli ultimi giorni della route li abbiamo passati ospiti <strong>di</strong> un eremita, Frederic del Romitorio <strong>di</strong> Sant’Ilarione, che ci ha dato la possibilità <strong>di</strong> vivere insieme a lui momenti <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> lavoro. Abbiamo con<strong>di</strong>viso la pace del posto in cui vive, che ci ha aiutato a riflettere sull’esperienze appena vissute. Frederic, anche se a modo suo, combatte ogni giorno la situazione che si vive in Calabria. E adesso che siamo a <strong>Firenze</strong> non possiamo stare in silenzio! acquisire identità portandosi <strong>di</strong>etro solo la sua anomia. Anch’io penso che l’Isolotto, che non va confuso come molti fanno con il Quartiere 4, si è salvato perché si è integrato proprio con il Q.4; perché ha vissuto il suo futuro insieme a quello del Pignone e <strong>di</strong> Monticelli, Legnaia e San Quirico, Ponte a Greve, San Bartolo e Le Torri, Ugnano e Mantignano; perché ha legato la sua sorte a quella della città, perché ha lottato per i Consigli <strong>di</strong> Quartiere, perché ha fatto del Consiglio <strong>di</strong> Quartiere la sua opportunità storica Perché i suoi presidenti sono stati Varo Bertini ed Ezio Barbieri, Moreno Biagioni, Alberto Brunetti ed Eros Cruccolini. Tutti comunisti. Espressione <strong>di</strong> un’esperienza <strong>di</strong>ffusa, <strong>di</strong> un pensiero collettivo nel senso gramsciano del termine. Quando ancora le persone che emergevano nei luoghi della responsabilità civile erano solo le punte <strong>di</strong> un iceberg profondo e consistente. E questo va detto proprio ora che i comunisti si sono <strong>di</strong>spersi in mille rivoli. È alla loro opera paziente e tenace <strong>di</strong> tessitori <strong>di</strong> democrazia, aperti alla collaborazione <strong>di</strong> tutti gli amici e i compagni della sinistra <strong>di</strong>ffusa, laici e cattolici, attenti sempre alla sponda politica avversa, che dobbiamo questo “stile <strong>di</strong> governo” che Roberto Ciampaglia ha così bene evidenziato. Per molti anni, il comitato <strong>di</strong> zona del PCI è stato il baricentro della progettualità e delle me<strong>di</strong>azioni politiche che hanno permesso <strong>di</strong> oltrepassare campanilismi rionali, corporativismi e settarismi ideologici e <strong>di</strong> essere Quartiere 4. Ringrazio davvero Roberto, perché mi ha dato l’opportunità <strong>di</strong> ripensare a questa avventura durata quarant’anni; a questa “lunga marcia attraverso le istituzioni” alla quale ho avuto la fortuna <strong>di</strong> partecipare insieme a tanti compagni. Scusate il mio eccesso trionfalistico, ma non mi faccio illusioni. È solo un accento; la storia non ci garantisce nulla… Noi, a cui è concessa la libertà <strong>di</strong> parlare, dobbiamo riportare al nostro “piccolo mondo” ciò che abbiamo visto e sentito. Non dobbiamo chiuderci nel silenzio e per urlare a gran voce la nostra esperienza invitiamo la citta<strong>di</strong>nanza alla Veglia Scout organizzata sabato 10 novembre presso l’Oratorio <strong>di</strong> Santa Monaca in via Santa Monaca, dalle ore 18 in poi. A seguire sarà allestita una mostra fotografica per rivivere il nostro percorso nella terra calda della Calabria. Clan Proxima Centauri- Gruppo Scout <strong>Firenze</strong> 4 14-21 novembre UNA SETTIMANA DI IMMERSIONE NELLE EMOZIONI DELLA NASCITA Vivere e attraversare emotivamente le emozioni della nascita, del venire al mondo, per approfon<strong>di</strong>re il contatto con se stessi e esplorare l’orizzonte della propria creatività. Dal 14 al 21 novembre, presso la Limonaia <strong>di</strong> Villa Vogel, Arca<strong>di</strong>a: Ars In’ presenta “Da Capo” uno workshop sensoriale <strong>di</strong> teatro/arte. Si tratta <strong>di</strong> un viaggio immaginario condotto da Patrizia Menichelli e Angela Trentanovi. Patrizia Menichelli, componente del Teatro de los Sentidos, da anni lavora alla creazione <strong>di</strong> proposte inter<strong>di</strong>sciplinari <strong>di</strong> teatro sensoriale e arte in Italia e in questo contesto ha preso vita questa esperienza che è stata ospitata più volte a Bagni <strong>di</strong> Lucca al Villaggio Globale, a Vinci nel Giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Leonardo del Museo Ideale; nel 2007 a Barcellona, Spagna, presso la sede del Teatro de los Sentidos. “Da Capo” è un modulo <strong>di</strong> investigazione, creato insieme a Angela Trentanovi, ideato come spazio d’esplorazione sull’immaginario del corpo attorno ai temi che rivelano la nascita e il concepimento. L’ispirazione passa attraverso il potenziamento della consapevolezza percettiva e l’immersione nelle immagini <strong>di</strong> particolari concepimenti narrati nelle fiabe, per attivare un processo creativo, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento sensoriale e corporeo. Attraverso un lavoro in cui si combinano elementi legati alla danza, al teatro sensoriale e all’approccio osteopatico, i partecipanti saranno accompagnati a scoprire, esplorare e rielaborare questo immaginario. Il lavoro si rivolge in particolare a artisti, attori, educatori, insegnanti, operatori sociali e culturali e a chiunque desideri accrescere l’aspetto creativo e il contatto con se stesso. L’iniziativa si articola in otto incontri, per un totale <strong>di</strong> 34 ore <strong>di</strong> lezione. Ultimo giorno porte aperte al pubblico per un Open Stu<strong>di</strong>o. Info: arca<strong>di</strong>93@yahoo.it 3886014712 ore 19-21 - www.arsinteatro.it UDI Terza giornata regionale della donazione pranica Il 10 novembre, presso la delegazione toscana dell’A.MI University in via G. Giusti 20 a <strong>Firenze</strong>, dalle ore 9.30 alle ore 18, si svolgerà la terza Giornata Regionale della Donazione pranica. La Giornata <strong>di</strong> donazione pranica è stata indetta per la prima volta il 12 novembre del 2005, in riferimento alla legge regionale n°2 del 3 gennaio 2005 sulla regolamentazione delle DBN, ed ha come scopo fondamentale quello <strong>di</strong> promuovere l’esatta immagine <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>sciplina del benessere bio-naturale e <strong>di</strong> farne conoscere i benefici. Durante la Giornata della Donazione pranica gli operatori eseguiranno, presso luoghi pre<strong>di</strong>sposti in tutta la regione Toscana, trattamenti gratuiti <strong>di</strong> prana ai citta<strong>di</strong>ni che ne faranno richiesta. Nelle giornate dei due anni precedenti sono stati trattati circa 2500 citta<strong>di</strong>ni, e 150 sono stati gli operatori impegnati. La Giornata <strong>di</strong> donazione pranica è patrocinata dalla Regione Toscana e da A.N.C.I. Associazione dei Comuni Toscani.
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