2 Anno XXXV - n. 5 - Maggio 2013 periodico indipendente
periodico indipendente (Continua da pag. 1) Ma contrariamente al famoso detto, a prendere il volo dell’inconcludenza sono state sia le parole che gli impegni scr<strong>it</strong>ti. Enrico Berlinguer per primo ha posto sul tappeto il tema della moral<strong>it</strong>à nella v<strong>it</strong>a pubblica più di trent’anni fa e non sembra che da allora si siano fatti molti passi in avanti; Ugo La Malfa all’inizio degli anni ‘70 indicava nella pol<strong>it</strong>ica dei redd<strong>it</strong>i, quindi nella cresc<strong>it</strong>a di salari e stipendi agganciata alla produttiv<strong>it</strong>à, il caposaldo di un sistema economico con costi sostenibili e conti in equilibrio, in grado di mantenere compet<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à ed efficienza. Questi insegnamenti sono stati quasi del tutto dimenticati e di sicuro mai applicati. Soprassiedo sulla Bicamerale, sulle varie Commissioni per le riforme, su tutte le proposte velle<strong>it</strong>arie o prive di spessore che avevano ben poco da spartire con i progetti di cambiamento organici e razionali. Per dirla con gli zoologi, da noi la fauna prevalente non è quella dei giaguari da smacchiare ma dei gattopardi e il Don Fabrizio Salina di Tomasi di Lampedusa incarna come meglio non si (Continua da pag. 1) Come disse, durante la battaglia dell'Assietta, il conte Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio, rispondendo all’inv<strong>it</strong>o dei suoi superiori di r<strong>it</strong>irarsi, data l’enorme inferior<strong>it</strong>à numerica: «D<strong>it</strong>e a Turin che da sì nojàutri bogioma nen.» Quindi gente che si muove a fatica, i piemontesi, che non si entusiasma facilmente. Non a caso, uno spir<strong>it</strong>o autenticamente e brillantemente conservatore fu il grandissimo scr<strong>it</strong>tore e polemista savoiardo Joseph De Maistre. E che fatica a fidarsi! quella la diffidenza che, come scriveva Montanelli, era quasi una religione nei Savoia. “Questo Mussolini… ci sarà da fidarsi?” chiedeva V<strong>it</strong>torio Emanuele III uno che, da parte sua, faceva assegnamento solo sui piemontesi. Eppure, i piemontesi, realisti e coi piedi per terra, hanno saputo guardare più in là della corta vista che viene loro attribu<strong>it</strong>a, tanto che, in defin<strong>it</strong>iva, a fare l’Italia non sono state c<strong>it</strong>tà e regioni più vivaci economicamente e culturalmente, come la Lombardia, Roma, Firenze, la stessa Napoli, ma l’appartato Piemonte. Del resto, il grande storico Anno XXXV - n. 5 - Maggio 2013 potrebbe un comune sentire che è tratto distintivo non solo delle cosiddette “classi dirigenti” ma probabilmente di parte non marginale della gente comune, che peraltro questa casta di impresentabili ha sempre votato a dispetto di tutto. Il “facciamo finta di cambiare tutto affinché non cambi nulla” può benissimo tradursi nel più plebeo e pratico “la massima tensione al cambiamento è quella di occupare almeno uno strapuntino nella mangiatoia del potere”. Questo non significa in alcun modo mettere all’indice la leg<strong>it</strong>tima aspirazione al miglioramento della propria posizione individuale, o comunque al suo mantenimento, e nella s<strong>it</strong>uazione in cui stiamo vivendo per molte persone il regresso economico può assumere i contorni della catastrofe, propria e familiare. Ma se questo naturale istinto di conservazione diventa patologia nazionale e prevale su qualsiasi tentativo di superare in meglio un sistema economico, pol<strong>it</strong>ico e sociale che ad ogni evidenza ci allontana in modo evidente dai nostri principali compet<strong>it</strong>ori, ci si deve rassegnare ad un destino sempre più precario e orfano di prospettive. inglese Arnold Toynbee osservava che a unire gli stati sono sempre le regioni più marginali, montagnose o comunque povere: la Serbia per la Jugoslavia, la Prussia per la Germania, la Castiglia per la Spagna. Si dice poi che l’unica regione <strong>it</strong>aliana ad aver avuto una autonoma tradizione mil<strong>it</strong>are, a parte ovviamente quella della marinara veneta, fu proprio il Piemonte e qui torniamo allo spir<strong>it</strong>o di caserma, quello spir<strong>it</strong>o che ci voleva per fare un’Italia un<strong>it</strong>a, e per l’Italia lottarono anche quei molti piemontesi che non ci credevano e forse neppure la volevano, ma obbedivano al Re. Gente dura come i contadini raccontati da Fenoglio, obbediente, disciplinata e solidale, come gli operai delle fabbriche torinesi celebrate da Gobetti. Giustamente, Umberto Eco scriveva: «senza l'Italia, Torino sarebbe più o meno la stessa. Ma senza Torino, l'Italia sarebbe molto diversa». Tipicamente piemontese è il gusto del lavoro ben fatto, del lavoro che nobil<strong>it</strong>a, tema conduttore del romanzo “La Chiave a stella” di Primo Levi, in cui l’operaio specializzato Faussone gira il mondo a VERSO MONET... DAL 26 OTTOBRE 2013 AL 9 FEBBRAIO 2014 A VERONA Magistrale presentazione della “Storia del paesaggio dal Seicento al Novecento”, da parte di Marco Goldin, organizzatore della mostra. Un fascicolo di oltre quaranta pagine, tutto a colori, non solo presenta la futura grande mostra di Linea d’Ombra, dal t<strong>it</strong>olo “verso Monet”, ma illustra anche la grande offerta turistica di Verona, per il periodo 26 ottobre 2013- 9 febbraio 2014, ossia, per tutto il tempo di durata della mostra. L’opera è stata creata da Marco Goldin, curatore della mostra, per annunciare e spiegare in anticipo la stessa, la quale, in sedici giorni di possibil<strong>it</strong>à di prenotazione, ha già ricevuto oltre diecimila richieste, dovute certamente alla pos<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à delle I papaveri, 1873 mostre precedenti. Il fasci- colo, comunque, sarà allegato a prossimi numeri di giornali nazionali. “verso Monet” è una mostra sul paesaggio, data da 95 opere, delle quali, venticinque di Monet stesso, e divisa in cinque sezioni: il Seicento, il Settecento, la p<strong>it</strong>tura del Romanticismo, la p<strong>it</strong>tura dell’Impressionismo e Monet e la natura nuova. Se potremo vedere un Canaletto, un Bellotto ed un Guardi, mai esposti a Verona, ci sarà dato d’ammirare anche altri cinque “Canaletti” di provenienza estera... La presentazione ufficiale della grande mostra è avvenuta in un affollatissimo Filarmonico, la sera dell’8 maggio, con una vera e straordinaria “lectio magistralis”, tenuta da Marco Goldin, la cui passione ed il cui sapere, in fatto di storia dell’arte, hanno creato, nella sala, massima attenzione ed entusiasmo per la futura rassegna d’ottobre; la dettagliatissima esposizione-commento del curatore della mostra è stata accompagnata, molto saggiamente, da musica finissima e dalla lettura di testi originari degli autori dei dipinti, che apparivano sullo schermo. Mostre di grande prestigio, quindi, quelle tenute presso la Gran Guardia, che danno sempre nuova forza alla cultura e che contribuiscono alla pos<strong>it</strong>iva evoluzione, anche economica, della c<strong>it</strong>tà e del terr<strong>it</strong>orio scaligeri. Pierantonio Braggio Immagino che più d’uno obietterà che proprio l’ultima tornata elettorale ha espresso un disperato, seppur confuso, desiderio di cambiamento: la mia lettura è radicalmente diversa e vede camminare in parallelo masse che inseguono illusorie decresc<strong>it</strong>e felici e finte palingenesi nutr<strong>it</strong>e di pura demagogia, con a fianco altre molt<strong>it</strong>udini che avversano con sommo disprezzo tutto quanto odora di regole e legal<strong>it</strong>à e premiano chi, ammiccando, dà il sentore di impugnare questa bandiera. Teoricamente distanti anni luce ma, loro malgrado, oggettivamente conniventi nel sopprimere l’ipotesi e forse anche la speranza di qualsiasi possibil<strong>it</strong>à di cambiamento. L’eterno problema della gente che non riesce a diventare popolo, come da acuta definizione di Eugenio Scalfari. L’appena scomparso Giulio Andreotti soleva dire che è meglio tirare a campare che tirare le cuoia; è vero, ma se il tirare a campare diventa la stella polare della nostra esistenza, l’unico metro delle nostre scelte, saremo probabilmente condannati ad una v<strong>it</strong>a di stenti e di indigenza. Andrea Panziera rimettere a posto le cose che si rompono o non funzionano, l'uomo che fa, che agisce. E Primo Levi, ebreo e torinese, che aveva conosciuto il lavoro disumano e bestiale dei lager, arrivava a dire «se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) cost<strong>it</strong>uisce la migliore approssimazione concreta alla felic<strong>it</strong>à sulla terra: ma questa è una ver<strong>it</strong>à che non molti conoscono.» Un sentimento del lavoro che arriva anche a toccare la religios<strong>it</strong>à con Don Bosco, una religios<strong>it</strong>à pratica e operosa, e dietro il grande Santo, la tradizione del cristianesimo sociale. Regione di grandi religiosi, il Piemonte, e di grandi atei o almeno laici, come Gobetti, Gramsci, Togliatti, Pajetta, la c<strong>it</strong>tà della Sindone ma anche la c<strong>it</strong>tà amata da Nostradamus. Chissà se qualche volta Papa Bergolio ha pensato al curioso destino del suo conterraneo Amedeo VIII di Savoia, detto il Pacifico, l’unico Duca che divenne Papa, abdicando poco dopo per favorire la pace e la riconciliazione tra i cristiani. Alberto Costantini periodico indipendente www.ilbassoadige.<strong>it</strong> e-mail: ilbassoadige@grafichestella.<strong>it</strong> FONDATO NEL 1979 Direttore responsabile: ROBERTO TIRAPELLE Direttore ed<strong>it</strong>oriale: GIANNI GALETTO Autor. 462 del 25.05.1979 Tribunale di Verona. Sede in Legnago (VR) - Corso della V<strong>it</strong>toria, 36 Pubblic<strong>it</strong>à tel. 349 3157148. Foto di Paolo Pravadelli. Grafica, impaginazione e stampa: Grafiche Stella s.r.l. - Legnago (VR) “Il Basso Adige” è portavoce dell’Associazione Culturale “Il Basso Adige”, fondata con atto notarile 6812 del 18.09.1984, reg. a Legnago il 20.09.1984 il cui Consiglio Direttivo è così composto: Presidente: Gianni Galetto Presidente Onorario: Alessandro Belluzzo Vice Presidente: Francesco Occhi Segretario: Giuseppe Mutti Consiglieri: Armandino Bocchi Renzo Peloso 3