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Leggi l'intero numero - Historical Diving Society Italia

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IN COPERTINA:<br />

ICONOGRAFIA STORICO - SUBACQUEA<br />

SCAFANDRO AUTONOMO<br />

DI FREMINET (1772)<br />

HDS NOTIZIE<br />

N. 28 Anno IX novembre 2003<br />

Sped.in A.P. 45% - art.2, comma 20, lettera b, legge n.662/1996, DC - La Spezia € 2,50<br />

SCAFANDRO AUTONOMO<br />

DI FREMINET<br />

(1772)<br />

«Promuove la conoscenza della storia dell'immersione nella consapevolezza che la stessa è una parte<br />

importante e significativa dello sforzo tecnologico compiuto dai nostri avi, sulla strada del sapere umano».<br />

L’immagine di figura è tratta da una brochure del<br />

1784 che descrive i vari esperimenti effettuati<br />

dall’inventore francese Freminet con la sua così<br />

chiamata “Machine hydrostatergatique” negli<br />

anni 1772-76.<br />

Si tratta senza dubbio di una prima raffigurazione<br />

di uno scafandro autonomo a tutti gli effetti. La<br />

riserva d’aria necessaria alla respirazione infatti<br />

non proviene dalla superficie ma da un contenitore<br />

di stoccaggio portato inizialmente a mano,<br />

poi successivamente sulle spalle del subacqueo<br />

stesso.<br />

Freminet conosceva bene la necessità di fornire<br />

aria alla pressione ambiente per la respirazione<br />

HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 5<br />

a cura di Federico de Strobel<br />

in profondità e per questo alloggiò nel contenitore<br />

una pompa a soffietto azionata da<br />

un motore a molla capace di pressurizzare e<br />

far circolare l’aria nel casco del palombaro<br />

attraverso due tubi di collegamento (mandata<br />

per l’aria fresca all’altezza della bocca<br />

–ritorno in alto per l’aria espirata). Il casco<br />

era realizzato in rame e dotato di oblò in<br />

vetro per la visione esterna e collegato<br />

all’abito di cuoio attraverso un collare<br />

metallico.<br />

Se il problema dell’immagazzinamento e<br />

pressurizzazione dell’aria era stato risolto,<br />

non è chiaro come abbia affrontato quello<br />

della sua purificazione non essendo ancora<br />

conosciuto l’uso della calce sodata.<br />

Probabilmente credendo, come altri prima<br />

di lui, che tale effetto fosse ottenibile dalla<br />

condensazione dell’aria espirata sulle pareti<br />

del contenitore, a causa del salto di temperatura<br />

con l’esterno.<br />

Pur se da un lato immaginiamo le difficoltà<br />

respiratorie e l’autonomia limitata che ne<br />

consegue , dall’altro dobbiamo ammettere<br />

tuttavia che vi sono evidenze di <strong>numero</strong>se<br />

attività subacquee condotte con tale apparato<br />

, prima nelle acque della Senna nel ‘73 e<br />

poi in mare a Le Havre nel ’74 ed infine a<br />

Brest nel ’76 , come d’altronde è riportato<br />

nella stampa di figura.<br />

Notiamo in essa illustrati lavori in carena<br />

(B-C) per riparazione di una falla così come<br />

recuperi d’oggetti sul fondo (E) nonché la possibilità<br />

di usare tale apparato per soccorrere<br />

naufraghi in difficoltà (G).<br />

Testimonianze dell’epoca parlano anche di un’ora<br />

d’immersione a 17 metri di profondità, cosa<br />

che sembra difficile da credere, tuttavia non possiamo<br />

ignorare l’opera ed i tentativi dell’inventore<br />

francese quando si cerca di ricostruire il percorso<br />

storico dello sviluppo dello scafandro<br />

autonomo, la cui nascita, per alcuni storici<br />

anglosassoni, si fa risalire ad un apparato brevettato<br />

dal britannico W.H. James nel 1825. La<br />

macchina Hydrostatergatique del signor<br />

Freminet, a mio parere, merita indubbiamente un<br />

posto prioritario nella storia della subacquea.<br />

Federico de Strobel

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