3.1. C. BORSARELLI, La Fortezza Medicea di Grosseto - BibAr
3.1. C. BORSARELLI, La Fortezza Medicea di Grosseto - BibAr
3.1. C. BORSARELLI, La Fortezza Medicea di Grosseto - BibAr
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Premessa<br />
<strong>3.1.</strong> LA FORTEZZA MEDICEA DI GROSSETO<br />
Nella prima metà del 1500 si assiste<br />
ad un notevole incremento<br />
quantitativo e qualitativo delle<br />
fortificazioni in Italia. L'Italia del<br />
resto era in quel periodo teatro del<br />
conflitto tra Francia e Spagna per<br />
l'egemonia sull'Europa; in tale<br />
situazione ciascuna delle due<br />
potenze favoriva e sollecitava la<br />
realizzazione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong>fensive<br />
urbane.<br />
Durante questo periodo la<br />
costruzione delle fortificazioni<br />
(affidata spesso ai capitani in base<br />
alla loro esperienza <strong>di</strong> guerra), per<br />
l'evolversi ed il complicarsi dei<br />
sistemi <strong>di</strong> offesa e l'introduzione <strong>di</strong><br />
armi più potenti, esigendo una<br />
specializzazione del settore<br />
<strong>di</strong>venne sempre <strong>di</strong> più competenza<br />
degli ingegneri militari e degli<br />
architetti.<br />
L'aumentata potenza delle armi da<br />
fuoco rese necessaria l'introduzione<br />
<strong>di</strong> nuove tecniche nel campo<br />
dell'architettura: le mura private <strong>di</strong><br />
tutte quelle sovrastutture (merli,<br />
guar<strong>di</strong>ole, ecc.) caratteristiche delle<br />
fortificazioni me<strong>di</strong>evali erano<br />
<strong>di</strong>minuite d'altezza, inclinate e<br />
terrapienate. <strong>La</strong> introduzione poi <strong>di</strong><br />
bastioni permetteva ai <strong>di</strong>fensori <strong>di</strong><br />
custo<strong>di</strong>re ciascun tratto della cinta<br />
muraria da posizioni laterali ed<br />
inoltre <strong>di</strong> combattere al coperto.<br />
Dopo Francesco Di Giorgio Martini<br />
la tecnica della fortificazione a<br />
bastioni è sviluppata da architetti<br />
fiorentini come i Sangallo (Antonio<br />
il Vecchio, Giuliano, suo fratello e<br />
Antonio il Giovane) che operavano<br />
al servizio <strong>di</strong> Roma papale e poi via<br />
via ripresa dagli ingegneri militari<br />
o capitani dell'esercito che alle<br />
qualità militari univano spesso una<br />
perizia nell'arte <strong>di</strong> fortificare.<br />
Il Sammicheli (1484-1559),<br />
architetto della repubblica <strong>di</strong><br />
Venezia, anche lui gravitante<br />
intorno alla Roma papale, iniziava<br />
la sua opera <strong>di</strong> fortificazione per la<br />
Serenissima prima ancora che si<br />
iniziasse quella della Toscana: l’una<br />
dunque costituisce, in un certo<br />
senso, un precedente per I'altra.<br />
D'altra parte la creazione <strong>di</strong> cittàfortezze<br />
a pianta razionale, iniziata<br />
da Cosimo, veniva imitata dalla<br />
Serenissima con la costruzione <strong>di</strong><br />
Palmanova (1595) alla quale lavorò<br />
il toscano Bonaiuto Lorini, allievo<br />
del Buontalenti.<br />
Sia Venezia che Firenze impressero<br />
ai loro stati una politica tendente a<br />
fortificare le città o<br />
sovrapponendosi al precedente<br />
tessuto me<strong>di</strong>evale o consentendo ex<br />
novo imponenti citta-fortezze 1 .<br />
Questa politica, dopo la guerra <strong>di</strong><br />
Siena e la conquista dello Stato<br />
Nuovo, veniva estesa da Cosimo e<br />
dai suoi successori, Francesco e<br />
Fer<strong>di</strong>nando, a tutto l'antico<br />
territorio della Repubblica senese.<br />
Così la costruzione della fortezza <strong>di</strong><br />
Siena (1561) come quella <strong>di</strong><br />
Ra<strong>di</strong>cofani (156S) ed il<br />
rafforzamento delle mura<br />
1 Ben tre città furono costruite ex novo dai primi tre<br />
granduchi <strong>di</strong> casa Me<strong>di</strong>ci: Cosimopoli, Istia<br />
Portoferraio (1548), nell’isola d’Elba; Terra del<br />
Sole (1564) nella Romagna fiorentina; il porto <strong>di</strong><br />
Livorno (1571). Ultima quarta creazione me<strong>di</strong>cea fu il<br />
Sasso <strong>di</strong> Simone (1576) alla frontiera del ducato <strong>di</strong><br />
Urbino.
me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong> Montalcino (1570), le<br />
torri costiere lungo la costa<br />
maremmana e la città-fortezza <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> assumevano un preciso<br />
significato politico.<br />
A Siena si doveva porre un freno<br />
alle possibili ribellioni e sommosse<br />
interne alla città e creare un valido<br />
presi<strong>di</strong>o per qualsiasi evenienza.<br />
<strong>La</strong> mancanza <strong>di</strong> confini naturali nei<br />
domini <strong>di</strong> Cosimo, doveva far<br />
assumere una notevole importanza<br />
strategica a città come Ra<strong>di</strong>cofani,<br />
Montalcino e <strong>Grosseto</strong>.<br />
Riguardo alla fortificazione <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> in epoca moderna non<br />
esistono pubblicazioni specifiche<br />
tranne le notizie riferite dal Repetti<br />
nel suo Dizionario Storico Geografico<br />
della Toscana o i brevi cenni fatti<br />
nello stu<strong>di</strong>o del Venerosi-Pesciolini.<br />
Il presente contributo riguardante,<br />
appunto, la costruzione della<br />
fortificazione <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> in epoca<br />
me<strong>di</strong>cea (1559-1593) trae la sua<br />
principale documentazione dal<br />
fondo Me<strong>di</strong>ceo (Carteggio<br />
Universale, Registri, Governi <strong>di</strong> città e<br />
luoghi soggetti) dell’Archivio <strong>di</strong><br />
Stato <strong>di</strong> Firenze.<br />
In particolar modo dal Carteggio<br />
Universale si sono tratti i documenti<br />
relativi alla costruzione della<br />
fortezza con descrizioni<br />
particolareggiate dei lavori, della<br />
mano d'opera impiegata, delle<br />
<strong>di</strong>fficoltà nel reperimento dei sassi,<br />
rena, legname, delle con<strong>di</strong>zioni,<br />
infine, più o meno <strong>di</strong>sagiate dei<br />
lavoratori.<br />
L'ambiente storico ed umano<br />
Il ducato me<strong>di</strong>ceo, pur con<br />
l'annessione dello Stato <strong>di</strong> Siena,<br />
non comprendeva neppure l'intera<br />
regione toscana. Ne restavano fuori<br />
la Repubblica <strong>di</strong> Lucca, lo Stato dei<br />
Cybo <strong>di</strong> Massa e Carrara, i domini<br />
estensi della Garfagnana, la<br />
Lunigiana occupata dai feu<strong>di</strong> dei<br />
Malaspina, i Presi<strong>di</strong>os spagnoli<br />
della Maremma, lo stato <strong>di</strong><br />
Appiano <strong>di</strong> Piombino, il<br />
marchesato degli Sforza <strong>di</strong> Santa<br />
Fiora, la contea degli Orsini <strong>di</strong><br />
Pitigliano, la signoria dei Murlo <strong>di</strong><br />
cui erano feudatari gli arcivescovi<br />
senesi e Camporsevoli, feudo dei<br />
Piccolomini <strong>di</strong> Montemarciano 2 .<br />
E se, dunque, <strong>di</strong> per sé modesta ne<br />
era tutte l'estensione, enorme<br />
viceversa ne era la parte coperta da<br />
stagni malarici e terre acquitrinose:<br />
lungo la costa, oltre la Versilia, si<br />
estendeva la tristemente celebre<br />
Maremma.<br />
Quest'ultima con il Valdarno<br />
costituiva, per i Me<strong>di</strong>cì, il vero<br />
granaio della Toscana, in un'epoca<br />
in cui il problema del pane era una<br />
specie <strong>di</strong> incubo permanente.<br />
A sud della Maremma, Filippo II<br />
con le fortezze dello Stato dei<br />
Presi<strong>di</strong>, un cuneo conficcato nel<br />
granducato, rappresentava una<br />
seria minaccia 3 . Un altro motivo <strong>di</strong><br />
2 Riguardo ai confini del Granducato <strong>di</strong> Toscana<br />
rimando ad una piantina fatta da Nicola Turinozzo nel<br />
1564 ed inviata a Cosimo, nella quale sono in<strong>di</strong>cate<br />
tutte le località facenti parte del Granducato ed alcune<br />
(riportate con a fianco un asterisco) che pur entrando<br />
nei confini naturali della Toscana rimanevano al <strong>di</strong><br />
fuori della sovranità me<strong>di</strong>cea. Cfr. A.S.F., Carte<br />
Strozziane, appen<strong>di</strong>ce 2 Serie III (1582).<br />
3 Tutta la politica <strong>di</strong> Cosimo, infatti, tendente ad uno<br />
sganciamento continuo dall’influenza <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> ogni<br />
stato straniero, conduceva ad una sempre migliore<br />
organizzazione del proprio dominio dal punto <strong>di</strong> vista<br />
militare, con I’imponente opera <strong>di</strong> fortificazioni da lui<br />
promossa fin dai primi anni del suo principato e con il<br />
coor<strong>di</strong>namento dell’esercito. Affidando le armi non<br />
a tutti ma solo ad alcuni dei suoi sud<strong>di</strong>ti aveva creato<br />
fin dai primi anni del suo governo un esercito
preoccupazione era rappresentato<br />
dalla pirateria. algerina che con<br />
frequenti scorrerie saccheggiava e<br />
depredava le coste della cristianità.<br />
permanente nazionale (articolato in wtB che<br />
prendevano il nome <strong>di</strong> bande), fedele al sovrano e nella<br />
possibilità <strong>di</strong> adempiere contemporaneamente alle<br />
proprie occupazioni or<strong>di</strong>narie(“che quando è il tempo<br />
dei raccolti e <strong>di</strong> fare il servizio della villa, or<strong>di</strong>no<br />
[Cosimo l che li conta<strong>di</strong>ni sieno lasciati a casa per sino<br />
che dura il bisogno della campagna.). (Cfr. J. Ferretti<br />
1929-30, p. 58 e N. Giorgetti 1916, p. 42). Nello<br />
Stato <strong>di</strong> Siena le bande che, prendevano il nome dalle<br />
città più popolose e militarmente anche più importanti,<br />
erano: Casole, Massa, <strong>Grosseto</strong>, Lucignano, Chiusi e<br />
Sarteano, comprendenti insieme un numero <strong>di</strong> descritti<br />
pari a 500). (Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, Carteggio<br />
Universale, f. 484 a c. 850, Nota delle bande dello<br />
Stato <strong>di</strong> Siena; e f. 484 c. 317, Filippo Pandolfini a<br />
Cosimo, Ra<strong>di</strong>cofani, 9 aprile 1560. <strong>La</strong> prima lettera<br />
non reca né data né firma ma si può ritenere scritta da<br />
Filippo Pandolfini ed inclusa nella successiva).<br />
I soldati delle bande (<strong>di</strong>visi in tre <strong>di</strong>verse categorie:<br />
armati, archibugieri e moschettieri) che prestavano<br />
servizio solo in caso <strong>di</strong> bisogno ricevevano la somma<br />
<strong>di</strong> 3 scu<strong>di</strong> al mese (come i soldati che erano destinati<br />
at presi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fortezze e torri), se armati <strong>di</strong> archibugio,<br />
<strong>di</strong> 4 scu<strong>di</strong> se armati <strong>di</strong> corsaletto. (J. Ferretti 1929-30,<br />
p. 69 e seg., A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2114 c. 495; Nota<br />
dei provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> tutte le fortezze <strong>di</strong> Loro Altezze<br />
per un mese in Siena e suo Stato).<br />
I capitani a cui spettava perio<strong>di</strong>camente la rassegna<br />
delle bande e che molte volte erano anche castellani<br />
delle fortezze, rimanevano una paga variabile dai 15 ai<br />
30 scu<strong>di</strong> al mese.<br />
Se il permesso <strong>di</strong> portare le armi per i descritti<br />
costituiva un privilegio, mentre ban<strong>di</strong> severissimi le<br />
negavano ad altri citta<strong>di</strong>ni, la Maremma (Istia,<br />
<strong>Grosseto</strong>, Pereta, Montiano, Gavorrano, Massa, Ravi e<br />
Capalbio) costituiva un’eccezione. In tutte queste<br />
località, infatti, infine fu la presenza <strong>di</strong> molti<br />
delinquenti e per le continue incursioni turchesche, era<br />
permesso <strong>di</strong> portare le armi ai non descritti, non<br />
potendo lo Stato <strong>di</strong> Siena, già <strong>di</strong> per sé aggravato dalle<br />
spese della passata guerra, mantenere in quelle terre<br />
una forza armata tale da essere sufficiente a <strong>di</strong>fenderle.<br />
(L. Cantini, 1800-1808, tomo IV, p. 99~ e tomo VI, p.<br />
)09).<br />
Tutto l’esercito <strong>di</strong> Cosimo (la cui forza principale era<br />
appunto costituita dalle bande) si riduceva in tempo <strong>di</strong><br />
pace a poche centinaia <strong>di</strong> soldati costituenti la guar<strong>di</strong>a<br />
del corpo del Granduca e agli smilzi presi<strong>di</strong> delle<br />
fortezze, composto ognuno, oltre che dal castellano,<br />
dal caporale e dal bombar<strong>di</strong>ere, generalmente da poche<br />
decine <strong>di</strong> soldati. In una fortezza <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a importanza<br />
come <strong>Grosseto</strong> non vi erano che trenta soldati. (Cfr.<br />
A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1817, s. c. databile alla fine del<br />
1500).<br />
In questo stato <strong>di</strong> cose è facile,<br />
quin<strong>di</strong>, riuscire a comprendere e<br />
giustificare l'opera <strong>di</strong> fortificazioni<br />
lungo la costa maremmana dello<br />
stato <strong>di</strong> Siena, eseguita da Cosimo<br />
fin dal 1560 e continuata, anche se<br />
in minor misura dai suoi<br />
successori 4 .<br />
Se il 1559, infatti, aveva<br />
rappresentato la liberazione dalla<br />
guerra per l'occidente: i tedeschi<br />
con la pace interna <strong>di</strong> Augusta,<br />
l'impero spagnolo ed il papato con<br />
l'accordo del 1557, la Francia e la<br />
Spagna con Cateau Cambrésis, non<br />
altrettanto si poteva <strong>di</strong>re per il<br />
Me<strong>di</strong>terraneo, dove il turco e lo<br />
spagnolo, liberi da ogni altro<br />
compito, non più a rimorchio dei<br />
gran<strong>di</strong> avvenimenti dell'Europa<br />
occidentale e settentrionale,<br />
riprendevano il duello.<br />
Infatti se per tutta la prima metà<br />
del secolo XVI il duello tra Francia<br />
e Spagna per l'egemonia sulla<br />
penisola italiana, aveva portato ad<br />
un ben preciso schieramento <strong>di</strong><br />
forze (la Francia aveva cercato un<br />
appoggio nell’Impero Ottomano, la<br />
Spagna aveva trovato la<br />
collaborazione dei Tudor<br />
d'Inghilterra), in seguito la morte <strong>di</strong><br />
Enrico II <strong>di</strong> Valois e le guerre <strong>di</strong><br />
religione in Francia sconvolgevano<br />
tale schieramento.<br />
<strong>La</strong> crisi interna a cui quest’ultima<br />
doveva far fronte dopo la metà del<br />
XVI secolo, permetteva a Filippo II<br />
<strong>di</strong> riprendere l’antica politica <strong>di</strong><br />
Fer<strong>di</strong>nando il Cattolico ed Isabella<br />
4 Queste opere <strong>di</strong> fortificazione riguardavano tutta una<br />
serie <strong>di</strong> presi<strong>di</strong> da Cala <strong>di</strong> forno a Troia, nei quali,<br />
come altrove, l’architettura me<strong>di</strong>cea si sovrapponeva<br />
al precedente tessuto me<strong>di</strong>evale. Cfr. Segreteria <strong>di</strong><br />
Gabinetto, r. 695,1; 8889<br />
(Tav. I): A.S.F
<strong>di</strong> Castiglia <strong>di</strong> espansione<br />
nell’Africa settentrionale con la<br />
collaborazione delle flotte dei<br />
minori stati italiani 5 .<br />
D'altra parte la morte <strong>di</strong> Solimano<br />
(1566) determinava all'interno del<br />
suo impero <strong>di</strong>ssensi tali da far<br />
ritenere a Filippo II che quello fosse<br />
il momento propizio per abbatterlo.<br />
<strong>La</strong> Spagna, comunque, doveva far<br />
fronte ad un doppio pericolo: da<br />
una parte i Barbareschi, da Tripoli<br />
fino a Salè, dall'altra gli stessi<br />
Turchi.<br />
E chi si spingeva più facilmente a<br />
compiere scorrerie lungo le coste<br />
tirreniche erano proprio i primi, dal<br />
momento che i Turchi, una volta<br />
fatto il loro bottino nelle coste<br />
ioniche ed adriatiche ben raramente<br />
si preoccupavano <strong>di</strong> spingersi<br />
oltre 6 . <strong>La</strong> sconfitta della Gerba<br />
(1560), se aveva rappresentato una<br />
seria lezione per la Spagna (era<br />
ormai chiara la necessità <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>venire forti e potenti per mare,<br />
non essendo più sufficienti le<br />
misure <strong>di</strong>fensive terrestri) allo<br />
stesso tempo induceva l'accorto<br />
duca <strong>di</strong> Toscana ad un ampio<br />
lavoro <strong>di</strong> armamento marittimo. In<br />
esso si inseriva la creazione, nel<br />
1562, dell'or<strong>di</strong>ne militare<br />
5 Cioè quelle genovesi, toscane, napoletane, siciliane;<br />
inoltre quelle dei Cavalieri <strong>di</strong> Malta. Cfr. F. Braudel<br />
1965, p. 1086.<br />
Nel maggio del 1564 era concluso un trattato tra<br />
Cosimo e Filippo II in base al quale il duca si<br />
impegnava a fornire <strong>di</strong>eci galere equipaggiate per la<br />
<strong>di</strong>fesa delle coste me<strong>di</strong>terranee dai barbareschi. Cfr. F.<br />
Inghirani; 1~84~, p. 21).<br />
6 F. Braudel 1965, p. 1082. Erede del Barbarossa il<br />
Dtagut scorrazzava coi suoi uomini lungo le coste del<br />
Me<strong>di</strong>terraneo; depredando ed incutendo terrore fino<br />
alle coste della Maremma senese. Cfr. A.S.F.,<br />
Me<strong>di</strong>ceo, f. 501, c. 102, Angelo Niccolini a Cosimo,<br />
Siena 2 settembre 1563.<br />
cavalleresco dei cavalieri <strong>di</strong> Santo<br />
Stefano 7 .<br />
Come conseguenza<br />
dell'intensificazione <strong>di</strong> tali sforzi<br />
marittimi si ebbero nel<br />
Me<strong>di</strong>terraneo due episo<strong>di</strong> famosi:<br />
la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Malta nel 1564 e la<br />
vittoria a Lepanto, nel 1571.<br />
Quest’ultima era stata possibile<br />
solo grazie ad un felice concorso <strong>di</strong><br />
circostanze, che avevano alleviato<br />
d’improvviso tutte le <strong>di</strong>fficoltà<br />
della Spagna: i Paesi Bassi<br />
sembravano dominati dal duca<br />
d'Alba, l’Inghilterra doveva<br />
affrontare <strong>di</strong>fficoltà interne, la<br />
Francia era ancora fuori<br />
combattimento. Ma fu solo un<br />
momento <strong>di</strong> sosta. <strong>La</strong> Spagna, del<br />
resto, non aveva mai potuto<br />
concentrare in un solo punto tutte<br />
le sue forze e quin<strong>di</strong> impegnarsi a<br />
fondo in una <strong>di</strong>rezione ben precisa.<br />
Dopo Lepanto le forze della Lega<br />
fallivano nel 1571 a Modone; nel<br />
1573 Venezia abbandonava la lotta,<br />
nel 1574 il turco trionfava alla<br />
Goletta ed a Troia 8 .<br />
Dal canto loro i corsari non<br />
cessavano <strong>di</strong> infestare le coste e <strong>di</strong><br />
conseguenza non era interrotta<br />
l'opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, la quale, anzi,<br />
rispetto ai primi anni andava<br />
abbracciando un orizzonte più<br />
vasto 9 .<br />
Al momento dell'affermarsi della<br />
<strong>di</strong>nastia me<strong>di</strong>cea nello Stato <strong>di</strong><br />
7 L. Cantini, 1800-1808, tomo IV, p. 30. L’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />
Santo Stefano, molto noto per via delle sue commende,<br />
costituite per lo più da beni fon<strong>di</strong>ari, serviva non solo<br />
per combattere i Turchi, ma anche per depredare le<br />
coste nord-africane: un modo come un altro per<br />
arricchire Ie casse granducali.<br />
8 F. Braudel 1965, p. 1259 e ss.<br />
9 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 225, c. 119, Cosimo ad Achille<br />
Gieri, Firenze, 29 ottobre 1567; f. 232, c, 1, Cosimo<br />
a Baccio Marignolli, Firenze, 4 maggio 1568.
Siena, le con<strong>di</strong>zioni sanitarie della<br />
Maremma non erano certo delle<br />
migliori. I1 saccheggio e la rapina,<br />
infatti, se compiuti dalle soldataglie<br />
tedesche al tempo della guerra <strong>di</strong><br />
Siena, avevano indotto i superstiti a<br />
fuggire verso i luoghi meno<br />
pericolosi: i campi abbandonati e<br />
gli argini dei fiumi non più tenuti<br />
liberi, davano origine, in tal modo,<br />
al ristagno delle acque causando<br />
una graduale estensione della<br />
malaria 10 .<br />
Il peggioramento delle con<strong>di</strong>zioni<br />
sanitarie ed economico- sociali<br />
della regione, dunque, messo<br />
insieme al regime <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieti e<br />
limitazioni posti al commercio dai<br />
granduchi non era certo favorevole<br />
ad un popolamento e quin<strong>di</strong><br />
miglioramento della Maremma 11 .<br />
A partire dal 1560 lo stesso Cosimo<br />
aveva promosso il trapianto <strong>di</strong><br />
popolazioni forestiere in quelle<br />
terre, con una serie <strong>di</strong> privilegi ed<br />
esenzioni tali da fare apparire<br />
10 Se dal punto <strong>di</strong> vista dell’architettura militare si è<br />
notata una somiglianza tra la repubblica <strong>di</strong> Venezia e<br />
Firenze, altrettanto comune ai due stati fu la lotta per<br />
riscattare dalle acque vaste zone paludose,<br />
impegnandovi tecnici e numerosa manodopera. Subito<br />
dopo l’annessione allo Stato <strong>di</strong> Siena, ingegneri<br />
come il <strong>La</strong>nci ed il Camerini, al servizio dei Me<strong>di</strong>ci, si<br />
trovano impegnati in imponenti opere <strong>di</strong> idraulica nella<br />
Maremma grossetana. Dopo il governo <strong>di</strong> Cosimo fu<br />
soprattutto Fer<strong>di</strong>nando a continuare I’ opera del padre<br />
in tale <strong>di</strong>rezione: a<br />
lui si devono, infatti, la costruzione <strong>di</strong> numerosi<br />
fossi intorno a <strong>Grosseto</strong> e la creazione <strong>di</strong> un<br />
Magistrato- dei Fossi (1592) con le stesse funzioni <strong>di</strong><br />
quello creato a Pisa (1547) e a Pistoia (1587). Or<strong>di</strong>nò<br />
la demolizione della Pescaia <strong>di</strong> Castiglioni col<br />
proposito <strong>di</strong> prosciugare il lago omonimo. Questo<br />
maggiore impegno <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando per le opere <strong>di</strong><br />
bonifica è certo da inserire sullo sfondo <strong>di</strong> anni<br />
funestati da terribili carestie come quelle intorno al ‘90<br />
che rendevano sempre più <strong>di</strong>fficile<br />
l’approvvigionamento del grano.<br />
11 S.A. Ban<strong>di</strong>ni 1775.<br />
meno dura l'emigrazione 12 . I nuovi<br />
abitanti, infatti, avevano <strong>di</strong>ritto ad<br />
una certa quantità <strong>di</strong> terra, ad una<br />
abitazione, agli strumenti e bestie<br />
per lavorare i campi, ad un<br />
finanziamento iniziale da<br />
rimborsare entro 5 anni, ad una<br />
quantità <strong>di</strong> grano tale da assicurare<br />
la loro sussistenza fino al primo<br />
raccolto 13 . Inizialmente il luogo<br />
scelto per tali emigrazioni era stato<br />
Massa, in seguito si parlava <strong>di</strong><br />
Saturnia (un tempo molto florida) e<br />
soprattutto <strong>di</strong> Paganico, dove ad<br />
opera del secondo granduca <strong>di</strong> casa<br />
Me<strong>di</strong>ci, Francesco, furono<br />
trapiantati molti greci 14 . Questa<br />
presenza accordata agli orientali<br />
era forse basata sull'opinione<br />
comune <strong>di</strong> una loro particolare<br />
resistenza alle insi<strong>di</strong>e del clima, ma<br />
soprattutto sulla maggiore miseria<br />
esistente, nei loro paesi che avrebbe<br />
certo sconsigliato gli emigrati a<br />
ritornarvi.<br />
Un magistrato era incaricato <strong>di</strong><br />
ricevere e sistemare le famiglie man<br />
mano che arrivavano e <strong>di</strong><br />
provvedere sollecitamente<br />
all’assegnazione dei terreni 15 .<br />
Ma tutti questi tentativi fallivano.<br />
L'assistenza, infatti, promessa ai<br />
coloni avrebbe comportato un<br />
complesso amministrativo ben<br />
organizzato ed ingenti somme da<br />
12 G. Parenti 1937, p. 44-60. <strong>La</strong>tori <strong>di</strong> un capitolo<br />
<strong>di</strong> esenzioni stilato da Cosimo I il 30 settembre 1560,<br />
dei messi furono spe<strong>di</strong>ti nel bresciano e nel veronese<br />
per ingaggiare coloni <strong>di</strong>sposti ad abitare nella<br />
Maremma, garantendo ai volontari le spese del viaggio<br />
13 A.S.F Me<strong>di</strong>ceo, f. 51 Francesco a Federico da<br />
Montauto, 26 gennaio 1582; Le raccolte del primo<br />
anno spettavano per 1/3 al governo, per 2/3 ai coloni;<br />
dopo il primo anno spettava metà raccolto ciascuno.<br />
14 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 258, c., lett. cit. e f. 69, c. 138,<br />
Al<strong>di</strong>eri della Case a Francesco, Siena, il gennaio 1575.<br />
15 G. Parenti 1917, e A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2~8, c. f, lett.<br />
cit. e f. 669, c. 138, lett. cit.
impiegare in quei luoghi per il<br />
risarcimento delle case,<br />
e per le operazioni <strong>di</strong> bonifica, per<br />
lo meno, più in<strong>di</strong>spensabili. I<br />
Me<strong>di</strong>ci invece, a cominciare da<br />
Cosimo, finivano per perseguire,<br />
piuttosto, una politica <strong>di</strong> rapina e <strong>di</strong><br />
sfruttamento nei confronti della<br />
Maremma Senese, coll'aumento<br />
eccessivo delle tasse <strong>di</strong><br />
esportazione del grano e<br />
coll'impe<strong>di</strong>re il libero commercio.<br />
Inoltre la scarsa red<strong>di</strong>tività delle<br />
terre colonizzate, conseguenza<br />
<strong>di</strong>retta della politica dei governanti,<br />
o comunque le pessime con<strong>di</strong>zioni<br />
economiche, igieniche ed<br />
alimentari delle famiglie<br />
trapiantate, il senso d'isolamento<br />
dovuto alla <strong>di</strong>versità della lingua,<br />
che rendeva particolarmente<br />
<strong>di</strong>fficile l'assimilazione con la<br />
popolazione autoctona, erano state<br />
determinanti nel fallimento <strong>di</strong><br />
questi primi tentativi <strong>di</strong><br />
colonizzazione.<br />
D'altra parte i mezzi <strong>di</strong> cui si<br />
poteva <strong>di</strong>sporre in pieno secolo<br />
XVI, dovevano essere molto limitati<br />
e certamente da un punto <strong>di</strong> vista<br />
tecnico, incapaci <strong>di</strong> far fronte a<br />
colossali opere <strong>di</strong> bonifica.<br />
Quest'ultima, sotto l'aspetto<br />
umano, costò spesso assai cara;<br />
significò un lavoro in orribili<br />
con<strong>di</strong>zioni fisiche, una servitù <strong>di</strong><br />
lavoratori tanto più <strong>di</strong>seredati<br />
quanto meno efficacemente<br />
potevano lamentarsi, perché non<br />
associati. All'epoca della mietitura<br />
si ricorreva ad una manodopera<br />
abbondante <strong>di</strong> montanari 16 i quali<br />
16 Questi provenivano in particolar, modo dalle<br />
montagne <strong>di</strong> Pistoia. Cfr. R. Galluzzi 1781, tomo IV, p.<br />
117. <strong>La</strong> coltura agricola non era comunque la sola<br />
praticata in Maremma. Altre attività erano la caccia,<br />
per sopravvivere erano costretti ad<br />
emigrare perio<strong>di</strong>camente. Né<br />
migliori erano le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita<br />
del conta<strong>di</strong>no abitante stabilmente<br />
nella Maremma: già costretto a<br />
vivere in miserabili con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
igiene e sanità, aveva dei padroni ai<br />
quali andava ciò che produceva.<br />
Tutti i provve<strong>di</strong>menti governativi,<br />
per tassare il grano, regolare le<br />
ven<strong>di</strong>te finivano del resto per<br />
opprimerlo e scoraggiarlo<br />
costringendolo il più delle volte ad<br />
abbandonare le campagne,<br />
naturalmente con conseguenze<br />
gravose per la produzione granaria.<br />
<strong>La</strong> politica me<strong>di</strong>cea, nei confronti<br />
della produzione granaria dello<br />
Stato, fatta <strong>di</strong> controlli e <strong>di</strong>vieti,<br />
assieme al forte incremento<br />
demografico che interessò la<br />
Toscana tra il 1569 e il 1596 (lo Stato<br />
<strong>di</strong> Siena ebbe un incremento <strong>di</strong><br />
20734 abitanti da: 114098 a<br />
134832) 17 finiva per creare un forte<br />
squilibrio tra la possibilità<br />
dell'agricoltura ed il fabbisogno<br />
delle popolazioni con conseguenti<br />
crisi cerealicole negli anni 1580-90 e<br />
carestie negli anni 1590-91.<br />
Aspetti delle mura grossetane prima<br />
dell'intervento me<strong>di</strong>ceo<br />
Nel 1449 si ha notizia dal Pecci<br />
della deliberazione <strong>di</strong> fortificare<br />
<strong>Grosseto</strong> colle “entrate <strong>di</strong> quella<br />
città e dell'Opera” 18 . Anche se le<br />
la pesca, I’ allevamento del bestiame e la agricoltura.<br />
Per quest’ultima si procedeva ad un sistema <strong>di</strong><br />
rotazione, seminando il grano dove si era raccolto il<br />
riso e viceversa. Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 669, c. 166,<br />
Al<strong>di</strong>eri della Casa a Francesco, Siena, 12 gennaio<br />
1575.<br />
17<br />
A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2022, c. 134 e ss.<br />
18<br />
Biblioteca Riccar<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> Firenze, G.A. Pecci, ms.<br />
cit. c. 143.
notizie relative a questo periodo<br />
non sono documentate<br />
ulteriormente, tuttavia è<br />
interessante notare come la<br />
Repubblica <strong>di</strong> Siena, al pari del<br />
principato me<strong>di</strong>ceo, accollava le<br />
spese <strong>di</strong> costruzioni pubbliche alle<br />
comunità stesse od alle Opere Pie,<br />
le cui sven<strong>di</strong>te, del resto, costituite<br />
per lo più da beni fon<strong>di</strong>ari, finivano<br />
per gravare sugli stessi conta<strong>di</strong>ni<br />
già soggetti ad altri oneri gravosi.<br />
In seguito, come risulta da una<br />
pianta <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, conservata<br />
presso 1'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />
Firenze 19 , la cinta muraria era<br />
ridotta per migliorarne la <strong>di</strong>fesa a<br />
pianta quadrata e munita <strong>di</strong> quattro<br />
baluar<strong>di</strong>.<br />
Le strade principali, come risulta<br />
dalla pianta, collegavano le due<br />
porte urbane (S. Pietro e Porta<br />
Citta<strong>di</strong>na) con la piazza centrale; in<br />
questa piazza, a forma rettangolare<br />
si affacciavano gli e<strong>di</strong>fici più<br />
rappresentativi: il Duomo ed il<br />
Palazzo dei Priori. Le altre due<br />
porte (Porta S. Michele e Porta del<br />
Cassero) risultano scomparse: la<br />
Porta del Cassero del resto, era già<br />
stata chiusa nel 1429 per ragioni <strong>di</strong><br />
pubblica sicurezza 20 e mantenuta<br />
chiusa dai Me<strong>di</strong>ci.<br />
In corrispondenza della Porta <strong>di</strong> S.<br />
Pietro e <strong>di</strong> quella Citta<strong>di</strong>na sono<br />
<strong>di</strong>segnati due torrioni: il primo<br />
costruito dai senesi nel 1334, oggi<br />
completamente scomparso, l'altro<br />
costruito nel 1262 i cui resti sono<br />
ancora visibili. In corrispondenza<br />
<strong>di</strong> questa porta sono tracciate tre<br />
strade (che costituiranno le arterie<br />
principali della città anche in epoca<br />
19 A.S.F., Miscellanea me<strong>di</strong>cea , f. 97, c. 133. <strong>La</strong><br />
pianta è senza firma e descrizione. (Tav. II).<br />
20 V. Petro~i 1971, p. 159.<br />
me<strong>di</strong>cea) in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Istia,<br />
Orbetello e del mare. <strong>La</strong> pianta,<br />
però, presenta delle inesattezze dal<br />
punto <strong>di</strong> vista dell'orientamento: la<br />
Porta <strong>di</strong> S. Pietro è in realtà situata<br />
a nord, quella Citta<strong>di</strong>na a sud ed<br />
inesatta è pure la <strong>di</strong>sposizione della<br />
fortezza che, tratteggiata lungo la<br />
stessa cortina <strong>di</strong> Porta Citta<strong>di</strong>na, è<br />
invece situata alle spalle del<br />
Duomo.<br />
Il retro della pianta reca una scritta<br />
chiaramente leggibile (" Disegno <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> fatto secondo el stato <strong>di</strong>tto<br />
da chi viena dellà ") e segnata a<br />
matita l'epoca <strong>di</strong> esecuzione (sec.<br />
XVI). I bastioni risultano ancora<br />
privi <strong>di</strong> spalla con il fianco che<br />
corre rettilineo dalla cortina alla<br />
faccia del baluardo e le cortine<br />
stesse munite <strong>di</strong> cavalieri per<br />
rafforzare la cinta muraria esterna e<br />
facilitare una migliore visibilità<br />
nella campagna circostante.<br />
Dalla parte <strong>di</strong> Orbetello le mura<br />
risultano ulteriormente rafforzate<br />
da una piattaforma munita <strong>di</strong> due<br />
baluar<strong>di</strong> e congiungentesi alla cinta<br />
bastionata principale attraverso<br />
due cortine laterali inclinate della<br />
lunghezza <strong>di</strong><br />
centosettanta braccia circa 21 .<br />
<strong>La</strong> stessa piattaforma che reca la<br />
scritta “tutto questo de forza se<br />
abandona ", si può supporre fatta<br />
durante la guerra <strong>di</strong> Siena dai<br />
francesi. Nel 1552, infatti, si ha<br />
notizie che Paolo <strong>di</strong> Thermes,<br />
generale del re <strong>di</strong> Francia, faceva<br />
fortificare <strong>Grosseto</strong>, Port’Ercole e<br />
Montepescali "onde fosse sicuro un<br />
paese benchè per la mala qualità<br />
dell'aria poco abitato, pute<br />
21 Su tutte le cortine e bastioni sono in<strong>di</strong>cate le misure<br />
in braccia e in basso a destra la scala corrispondente.
fertilissimo e abbondante <strong>di</strong><br />
vettovaglie” 22 .<br />
In seguito finita la guerra, allorché<br />
il <strong>La</strong>nci ed il Camerini<br />
provvedevano a restaurare i<br />
bastioni fortemente rovinati<br />
(secondo quanto risulta dalle lettere<br />
inviate al granduca dallo stesso<br />
capitano e potestà <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, il<br />
Corvatto da Perugia e Flaminio<br />
Nelli) la piattaforma doveva essere<br />
demolita anche se <strong>di</strong> essa non si<br />
sono trovati riferimenti specifici<br />
nelle lettere dei suddetti<br />
ingegneri 23 .<br />
Di questa cinta bastionata non si<br />
hanno notizie precise riguardo<br />
all'anno <strong>di</strong> costruzione e<br />
all'architetto o agli architetti che la<br />
progettarono. Ho potuto solo<br />
ricavare alcune notizie <strong>di</strong> spora<strong>di</strong>ci<br />
interventi <strong>di</strong> Baldassarre Peruzzi e<br />
Anton Maria <strong>La</strong>ri i quali, in qualità<br />
<strong>di</strong> architetti della Repubblica <strong>di</strong><br />
Siena, nel corso della prima metà<br />
del 1500, si trovavano spesso a<br />
lavorare nella Maremma<br />
grossetana 24 .<br />
22 A. Ademollo 1872, ~p. ~3. Sembra che opere <strong>di</strong><br />
rafforzamento fossero, compiute anche dal conte<br />
Sfona e da Piero Strozzi. Cfr. V. Petrini 1971, p. 111.<br />
Era assai comune per I’epoca la presenza <strong>di</strong> capitani<br />
dell’esercito che all’arte della guerra univano capacità<br />
nell’arte <strong>di</strong> fortificare<br />
23 Dallo spoglio del Carteggio Universale si ha notizia<br />
<strong>di</strong> fortificazioni già fatte dai francesi a <strong>Grosseto</strong>, al cui<br />
servizio lavorò lo stesso Baldassarre <strong>La</strong>nci. Cfr.<br />
rispettivamente A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 481, c. 134,<br />
Corvatto da Perugia a Cosimo, 13 gennaio 1560; e<br />
Idem, f. 8, c. 274<br />
24 Baldassarre <strong>La</strong>nci a Francesco, 21 aprile 1567.<br />
Inoltre lo stesso Adriani afferma che nel 1557 i<br />
francesi fortificavano i luoghi da loro tenuti:<br />
Montalcino, <strong>Grosseto</strong>, Chiusi, Montepescali e<br />
Ra<strong>di</strong>cofani. G.B. Adriani 1/87, p. 1019.<br />
Baldassarre Perzzi nel 1562 si: era soffermato a<br />
<strong>Grosseto</strong> ad esaminare la situazione delle mura. Cfr. A.<br />
Ganelli 1967, p. 37. Il Peruzzi era stato assunto come<br />
architetto della Repubblica dì Siena il 21 agosto 1527<br />
e lavorò soprattutto alle opere <strong>di</strong> fortificazione della<br />
Maremma grossetana, <strong>di</strong> Cetona, <strong>di</strong> Torrita e Sarteano.<br />
<strong>La</strong> fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>: i problemi <strong>di</strong><br />
un grande cantiere<br />
Le ragioni che spingevano i Me<strong>di</strong>ci<br />
a fortificare <strong>Grosseto</strong>, come già si è<br />
avuto modo <strong>di</strong> notare, trovavano la<br />
loro giustificazione nel timore<br />
rappresentato dai corsari,<br />
nell'importanza che aveva la<br />
Maremma nel suo complesso, in<br />
quanto zona produttrice <strong>di</strong> grano, e<br />
nella vasta opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dei<br />
confini del proprio stato, promossa<br />
da Cosimo e continuata dai suoi<br />
successori.<br />
I lavori alle mura e baluar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong>, molto rovinati, per la<br />
passata guerra, erano condotti<br />
parallelamente a quelli delle torri<br />
costiere: Castel Marino, Cala <strong>di</strong><br />
Forno, ecc. e parallelamente a quelli<br />
<strong>di</strong> altre fortezze dello Stato <strong>di</strong><br />
Siena 25 .<br />
A partire dal novembre del 1562 26 si<br />
parla, è vero, della necessità <strong>di</strong><br />
Morì a Roma il 6 gennaio 1536. Cfr. L. Marri-Martini<br />
1923, pp. 200-210. Nel 1540 alle <strong>di</strong>pendenze del <strong>La</strong>ri<br />
lavora alle mura <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> m. Giorgio <strong>di</strong> Pietro <strong>di</strong><br />
Valle Lugana. Cfr. A. Venturi 1938,p. 650. Dal 1543 al<br />
1546 il <strong>La</strong>ri esegue notevoli quantità <strong>di</strong> muraglia a<br />
<strong>Grosseto</strong>. A. Ganelli 1967, p. 1~7. Da una relazione <strong>di</strong><br />
Jacomo Boldrini (1760), trascritta dal Petroni (V.<br />
Petroni 1971,’ p. 144) sembra che le mura <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> fossero ridotte a forme quadrata nel 1553 ed<br />
il maggiore dei baluar<strong>di</strong>, detto <strong>La</strong> Lupa, fosse dato da<br />
completare a prigionieri tedeschi con la promessa <strong>di</strong><br />
lasciarli liberi se avessero adempiuto al loro compito in<br />
un certo periodo <strong>di</strong> tempo.<br />
25 Notizie relative: ai danni arrecati alla fortificazione<br />
<strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> sono riferite dal capitano Corvatto, dal<br />
potestà Flaminio Nelli ed infine da Giovan Battista dei<br />
Me<strong>di</strong>ci. Cfr. Me<strong>di</strong>ceo, f. 483, c. 1~4, Corvatto da<br />
Perugia, 13 gennaio 1560; c. 175, Flaminio Nelli,<br />
Idem, ~8 marzo 1560; f. 484, c. 34, Gio. Battista dei<br />
Me<strong>di</strong>ci a Cosimo, Firenze, 25 marzo 1560.<br />
26 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 495, c. 1097, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Cosimo, Siena, 26 novembre 1562; f. 49~, c 902,<br />
Angelo Niccolini a Bartolomeo Concino, Siena, 14
fondate un baluardo (l'attuale<br />
Bastione delle Palle), ma le notizie<br />
relative alla fortificazione sono<br />
molto generiche e soprattutto<br />
irregolari. Si nota dal fitto carteggio<br />
del duca e del suo segretario che in<br />
questi anni i lavori <strong>di</strong> tetti dal <strong>La</strong>nci<br />
riguardano in particolar modo,<br />
opere idrauliche 27 , del resto molto<br />
importanti, non solo per riscattare<br />
dalle acque parte della Maremma,<br />
ma anche per offrire un valido<br />
contributo alla costruzione della<br />
fortezza, visto che il trasporto dei<br />
materiali <strong>di</strong>pendeva dai fossi<br />
costruiti dallo stesso <strong>La</strong>nci. Nel<br />
marzo del 1563 sono aggiustati tutti<br />
i bastioni intorno a <strong>Grosseto</strong> e,<br />
secondo il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Baldassarre,<br />
risultano in buono stato ed a<br />
sufficienza in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere la<br />
città 28 . Si trattava, comunque, <strong>di</strong><br />
lavori, a giu<strong>di</strong>care dalla brevità con<br />
la quale erano eseguiti, <strong>di</strong> poca<br />
consistenza, nei quali lo scopo<br />
principale era quello <strong>di</strong> rendere la<br />
città il più sicura possibile dalle<br />
incursioni piratesche, dai briganti e<br />
dalle popolazioni vicine, in attesa<br />
<strong>di</strong> poter cingere <strong>Grosseto</strong> <strong>di</strong> nuove<br />
fortificazioni. All'esecuzione <strong>di</strong><br />
questi lavori contribuiva,<br />
dapprima, Gio. Battista dei Me<strong>di</strong>ci<br />
(provve<strong>di</strong>tore delle fortezze), in<br />
seguito, il Camerini 29 e Baldassarre<br />
giugno 1562; f. 499, c. 516, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Cosimo, <strong>Grosseto</strong>, 25 aprile 1563.<br />
27 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 484, c. 141, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Cosimo, Campiglia, 2 aprile 1560.<br />
28 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 498, c. 206, Baldassarre <strong>La</strong>nci<br />
a Cosimo <strong>Grosseto</strong>, 14 marzo 1563.<br />
29 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 493, c. 593, Angelo Niccolini<br />
a Cosimo Siena, 24 maggio 1562. Di Giovanni<br />
Camerini non si conosce esattamente il luogo e I’anno<br />
<strong>di</strong> nascita. Non è improbabile I’ipotesi che il cognome<br />
patronimico, riman<strong>di</strong> alle Marche, regione, del resto<br />
in questo periodo, particolarmente ricca <strong>di</strong> opere e <strong>di</strong><br />
architetti militari. Il Camerini iniziò ad occuparsi <strong>di</strong><br />
<strong>La</strong>nci 30 al quale ultimo appunto è<br />
da attribuire il <strong>di</strong>segno della<br />
fortificazione <strong>di</strong> quella città. Il<br />
<strong>La</strong>nci, nato ad Urbino intorno al<br />
1510, frequentò in patria Girolamo<br />
Genga “artefice,<br />
rarissimo da cui imparò il <strong>di</strong>segno<br />
assieme all'architettura... cose che<br />
allora non andavano quasi mai<br />
<strong>di</strong>sgiunte” 31 . Dopo aver lavorato<br />
per i francesi, durante l’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
architettura ed ingegneria nel settore idraulico. In tale<br />
veste lo troviamo a lavorare nella Maremma grossetana<br />
insieme al <strong>La</strong>nci. Nel 1515, già al servizio dei Me<strong>di</strong>ci,<br />
lavorò nelle Fiandre, a Piombino, Montepulciano e<br />
Livorno. Nel 1548 iniziò la costruzione della fortezza<br />
<strong>di</strong> Portoferraio e nel 1566 quella del Sasso <strong>di</strong> Simone.<br />
Morì a Portoferraio nel 1570. Dizionario, vol. 17,<br />
Roma 1974, pp. 184-185.<br />
30 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 495a, c. 1097, lett. cit.; f. 219, c.<br />
20t, Cosimo a Baldassarre <strong>La</strong>nci, Pisa, 27 gennaio<br />
1563.<br />
31 C. Promis 1874, p. 311. <strong>La</strong> scuola urbinate ebbe,<br />
infatti, come suoi capisal<strong>di</strong> Francesco Maria della<br />
Rovere e Girolamo Genga. Il tentativo da parte <strong>di</strong><br />
Cosimo <strong>di</strong> indebolire il vicino Stato <strong>di</strong> Urbino<br />
sottraendogli le menti più geniali nel campo<br />
dell'architettura militare, iniziato con Gio. Battista<br />
Belluzzi (1506-1554), continuò con Giovanni Camerini<br />
e Baldassarre <strong>La</strong>nci (1510-1571). Oltre alle molteplici<br />
opere d fortificazione eseguite nel Granducato <strong>di</strong><br />
Toscana (Siena, Ra<strong>di</strong>cofani, <strong>Grosseto</strong>, San Martino in<br />
Mugello, Montalcino ed i torrioni lungo il litorale<br />
maremmano), eseguì, pure, nella Maremma grossetana<br />
molte opere idrauliche (A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 484, c. 141,<br />
lett. cit.); fece stu<strong>di</strong> sulla pianta del porto <strong>di</strong> Livorno<br />
(E. Rocchi 1908, p. 319 e ss.) e <strong>di</strong>resse lavori al Bagno<br />
<strong>di</strong> San Filippo ed al Ponte D'Arbia (A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f.<br />
521a, c. 658, Baldassarre <strong>La</strong>nci a Francesco, Siena, 18<br />
maggio 1566 e f. 505, c. 311, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Siena, 11 aprile 1564). <strong>La</strong>vorò pure a Malta<br />
(1561) per la costruzione <strong>di</strong> una città sul monte <strong>di</strong><br />
Sant'Elmo (A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 216, c. 9t, Cosimo al<br />
Gran Maestro <strong>di</strong> Malta, Firenze, 28 giugno 1561; f.<br />
487, c. 285, Baldassarre <strong>La</strong>nci a Bartolomeo Concino,<br />
Livorno, 5 <strong>di</strong>cembre 1561; Idem c. 467 a Cosimo,<br />
Roma, 26 <strong>di</strong>cembre 1561), nella tenuta <strong>di</strong><br />
Marc'Antonio Colonna a Cosimo (Roma, 6 luglio<br />
1562; f. 568, c. 26), Marino <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />
Firenze, 16 <strong>di</strong>cembre 1571) per farvi alcune opere <strong>di</strong><br />
fortificazione e ad Ancona, Ostia, Civitavecchia e<br />
Roma, al servizio <strong>di</strong> Pio IV (una lettera <strong>di</strong> Gabrio<br />
Serbelloni informa il duca <strong>di</strong> come sia rimasto<br />
sod<strong>di</strong>sfatto dei lavori eseguiti dal <strong>La</strong>nci. Cfr. A.S.F.,<br />
Me<strong>di</strong>ceo, f. 488a, c. 695, Gabrio Serbelloni a Cosimo,<br />
Roma, 14 maggio 1561).
Montalcino, entrò al servizio dei<br />
Me<strong>di</strong>ci nel settembre del 1559 32 .<br />
Rispetto al figlio Matino ed al<br />
Genga, il <strong>La</strong>nci era stato<br />
maggiormente tenuto in<br />
considerazione dal duca; del resto a<br />
ragione se si pensa ai vari rami<br />
dell'architettura nei quali aveva<br />
lavorato (civile, militare,<br />
religiosa) 33 ; e dal duca stesso aveva<br />
avuto <strong>di</strong> questa considerazione<br />
prove materiali nel dono <strong>di</strong> una<br />
casa 34 e <strong>di</strong> un mulino a Ponte<br />
d'Arbia 35 . Le entrate <strong>di</strong> cui<br />
<strong>di</strong>sponeva, grazie ai molteplici<br />
servizi prestatigli permettevano,<br />
pure l’acquisto <strong>di</strong> terreni nel<br />
Mugello, nella Maremma<br />
grossetana e senese 36 .<br />
Dai numerosi documenti (per lo<br />
più del <strong>La</strong>nci) relativi alla<br />
costruzione della fortezza <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong>, appaiono evidenti le<br />
<strong>di</strong>fficoltà incontrate per<br />
l’esecuzione dei lavori. Nell’estate,<br />
infatti, i1 clima mici<strong>di</strong>ale<br />
costringeva solitamente a lunghe<br />
interruzioni che, iniziando a<br />
giugno, sì protraevano fino<br />
all'ottobre 37 ; nell'inverno, quando si<br />
sarebbe potuto lavorare per la<br />
32 A questo riguardo, infatti si hanno lettere (<strong>di</strong>cembre<br />
1559- gennaio 1560) <strong>di</strong> Francesco dei Me<strong>di</strong>ci e Lelio<br />
Torelli riguardo al pagamento del servizio prestato dal<br />
<strong>La</strong>nci al duca per la durata <strong>di</strong> quattro mesi. Cfr. A.S.F.,<br />
Capitani <strong>di</strong> Parte, f. 708, c. 223, Francesco dei Me<strong>di</strong>ci<br />
a Cosimo, Firenze, 11 gennaio 1560; Id., c. 224, Lelio<br />
Torelli a Cosimo, 29 <strong>di</strong>cembre 1559.<br />
33 Infatti al <strong>La</strong>nci si deve pure il <strong>di</strong>segno della Chiesa<br />
della Madonna della Rosa in Chianciano. Cfr. E.<br />
Repetti, I, p. 689.<br />
34 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 510, c. 452, Belisario Vinta a<br />
Cosimo, Firenze, 10 ottobre 1563.<br />
35 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 774, c. 407, Cornelio <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Siena, 24 giugno 1585.<br />
36 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 568, c. 263, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Firenze, 16 <strong>di</strong>cembre 1571.<br />
37 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 515, c. 454, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 28 aprile 1565.<br />
maggiore salubrità del clima, si era<br />
costretti ad interrompere i lavori a<br />
causa del cattivo tempo.<br />
Il sistema usato per reperire la<br />
manodopera necessaria<br />
all'esecuzione <strong>di</strong> tali lavori era<br />
quello delle "comandate", cioè<br />
l'obbligo dei conta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> prestare<br />
servizio ogni volta che le autorità lo<br />
or<strong>di</strong>nassero. I conta<strong>di</strong>ni erano<br />
iscritti in un elenco nel loro<br />
comune, compilato dagli stessi<br />
rettori del luogo; da esso, ogni<br />
qualvolta le necessità lo esigevano,<br />
erano ricavate liste <strong>di</strong> uomini atti<br />
al lavoro il cui numero variava a<br />
seconda del bisogno richiesto<br />
dall'ingegnere che a sua volta non<br />
poteva or<strong>di</strong>nare la comandata<br />
senza un’apposita patente<br />
rilasciatagli dal Magistrato dei<br />
Capitani <strong>di</strong> Parte. Se il sistema delle<br />
"comandate", praticato da Cosimo,<br />
rappresentava in genere un onere,<br />
al quale, se potevano, i conta<strong>di</strong>ni<br />
sfuggivano volentieri, si può ben<br />
comprendere come nella Maremma<br />
si cercasse <strong>di</strong> non andare affatto,<br />
oppure, molto spesso, si<br />
abbandonasse il lavoro.<br />
È lo stesso <strong>La</strong>nci che si lamenta<br />
della <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza dei "<br />
comandati ", in modo particolare dì<br />
quelli provenienti da Colle Val<br />
d'Elsa 38 e che sostiene la necessità,<br />
per limitare questi inconvenienti, <strong>di</strong><br />
intervenire con sistemi punitivi più<br />
o meno duri a seconda della gravità<br />
della <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza. L'assenteismo<br />
che si riscontrava, regolarmente ad<br />
38 I comandati per <strong>Grosseto</strong> erano reperiti in genere a<br />
San Gimignano, Volterra, Pomarance e Colle, luoghi<br />
ritenuti più como<strong>di</strong> per la Maremma. Fuggivano dal<br />
lavoro in numero <strong>di</strong> venticinque o trenta per volta.<br />
A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 519, c. 670, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Firenze, 12 marzo 1567.
ogni comandata, si <strong>di</strong>ceva causato<br />
pure dal fatto che i rettori delle<br />
varie comunità, con<strong>di</strong>zionati da<br />
una serie <strong>di</strong> favoritismi e privilegi<br />
nell’assegnazione del luogo <strong>di</strong><br />
lavoro a questo od a quel<br />
conta<strong>di</strong>no, che finivano sempre col<br />
gravare <strong>di</strong> più sui soliti poveracci<br />
“et quelli che non hanno amicitia<br />
d'essere escusati” 39 .<br />
Perciò il <strong>La</strong>nci riproponeva quello<br />
che Cosimo aveva già fatto l'anno<br />
passato: cioè d'inviare nei luoghi<br />
delle comandate una o due persone<br />
a far rassegna <strong>di</strong> tutti gli uomini<br />
atti a lavorare dai venticinque ai<br />
sessanta anni, i quali, segnati in<br />
apposito libro, a turno sarebbero<br />
stati comandati, inviando le liste ai<br />
rettori che, in tal modo, non<br />
avrebbero potuto più a loro<br />
piacimento gravare o favorire<br />
sempre le stesse persone.<br />
Se i comandati <strong>di</strong>subbe<strong>di</strong>enti<br />
venivano scoperti erano puniti<br />
molto duramente sia col bastonarli<br />
sia col lesinargli la razione <strong>di</strong> cibo<br />
giornaliera la quale, per ogni<br />
lavorante, era rappresentata da "tre<br />
libbre 1/2" <strong>di</strong> pane, una <strong>di</strong> carne ed<br />
un boccale <strong>di</strong> vino misto ad acqua.<br />
Nei giorni <strong>di</strong> vigilia la carne era<br />
sostituita da mezza libbra <strong>di</strong> cacio;<br />
quando poi non si aveva né cacio<br />
né carne si dava loro una<br />
minestrone <strong>di</strong> legumi con la solita<br />
quantità <strong>di</strong> vino e pane" 40 . Una<br />
razione questa che, nel suo<br />
39 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 519, c. 670, lett. cit.<br />
40 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 588, c. 287, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, 21 maggio 1563. Considerando che la<br />
libbra corrisponde a gr. 362, la quantità <strong>di</strong> pane<br />
ammontava complessivamente ad un kg. e 267 gr. a<br />
persona. Quando però si volevano punire i lavoratori<br />
per le loro inadempienze ci si limitava a dar loro la<br />
misera porzione <strong>di</strong> nove “oncie” <strong>di</strong> pane,<br />
corrispondente a due etti e settanta grammi.<br />
complesso, si poteva considerare<br />
naturalmente proiettandoci in quel<br />
dato periodo storico e con quelle<br />
date con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita, sufficiente<br />
per lo meno ad allontanare lo<br />
spettro della fame.<br />
Gli inadempienti, altre volte, erano<br />
puniti con “tratti <strong>di</strong> corda” e con la<br />
prigione ed erano obbligati a fare la<br />
comandata senza<br />
nessun pagamento 41 . Ma questo<br />
non era il solo caso in cui la<br />
giustizia serviva a procurare<br />
manodopera ai granduchi; spesso,<br />
infatti, quando necessitavano<br />
lavoratori in zone malsane come la<br />
Maremma, si era soliti permutare le<br />
pene dei rei <strong>di</strong> delitti comuni<br />
coll'inviarli a prestare la loto opera<br />
al servizio dei granduchi. Il 24<br />
giugno 1574 era emanata una<br />
circolare in cui si or<strong>di</strong>nava che i<br />
condannati al confino, conta<strong>di</strong>ni “o<br />
altri... tratti a lavorare” fossero<br />
inviati a <strong>Grosseto</strong> onde essere<br />
impegnati alla costruzione della<br />
fortificazione <strong>di</strong> tale città 42 . Si<br />
riusciva così, con questo mezzo, a<br />
procurare braccia da lavoro in<br />
luoghi, dove lavoratori liberi (le cui<br />
con<strong>di</strong>zioni del resto non erano<br />
molto invi<strong>di</strong>abili) non avevano<br />
certamente voglia <strong>di</strong> andare. <strong>La</strong><br />
Maremma del secolo XVI, infatti,<br />
41 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 519, c. 670, lett. cit. “[...] quelli<br />
che fossero comandati non comparisseno et<br />
aspetasseno il secondo comandamento fossero obligati,<br />
a venire a lavorare solo con il pane et quelli che<br />
aspetasseno il terzo comandamento, overo fossino<br />
fugiti del lavoro, dovessino subbito esser presi e datoli<br />
dui tratti <strong>di</strong> corda in publigo, senza scarcerarli prima<br />
che dessero pagature de venirvi a lavorare un mese a<br />
loro spese, senza pagamento alcuno, che se questo<br />
castigo si eseguisse subbito alla prima comandata,<br />
l'esempio de quelli farebbe che in l'altre (comandate)<br />
non sarebbe <strong>di</strong>sube<strong>di</strong>ente alcuno “.<br />
42 L. Cantini 1800-1808, vol. VII, Firenze 1803, p. 46.<br />
Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 243, c. 178t, Francesco a<br />
Federigo da Montauto, 22 settembre 1574.
con le sue immense <strong>di</strong>stese <strong>di</strong><br />
palu<strong>di</strong> e macchie selvatiche doveva<br />
essere un quadro <strong>di</strong> tristezza e<br />
desolazione.<br />
Tuttavia fra questi nuovi<br />
comandati, se così possiamo<br />
chiamarli, si riscontravano le solite<br />
inadempienza dei conta<strong>di</strong>ni. Molti,<br />
infatti, riuscivano a fuggire 43 , altri si<br />
ammalavano o fingevano <strong>di</strong><br />
ammalarsi pur <strong>di</strong> non<br />
lavorare: tutti in genere<br />
<strong>di</strong>mostravano <strong>di</strong> aver più "chiaro <strong>di</strong><br />
stare in prigione” piuttosto che<br />
servire i granduchi al<br />
completamento della fortificazione<br />
<strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> 44 . I documenti relativi a<br />
quest'ultima attestano pure<br />
l'impiego <strong>di</strong> buonavoglie (cioè<br />
operai volontari) per la<br />
prosecuzione dei lavori e <strong>di</strong> pastori<br />
pistoiesi che spontaneamente<br />
andavano al servizio dei Me<strong>di</strong>ci<br />
nella Maremma "per havere" qui<br />
"commo<strong>di</strong>tà del pasco” 45 . Numerosi<br />
erano pure i “lombar<strong>di</strong>” 46<br />
(soprattutto nella stagione<br />
invernale) il cui afflusso nel<br />
granducato se non altro era riflesso<br />
della maggiore miseria che<br />
imperversava nelle regioni <strong>di</strong> loro<br />
provenienza.<br />
<strong>La</strong> popolazione della Maremma era<br />
così costituita dagli in<strong>di</strong>geni o<br />
abitanti stanzianti, dagli operai o<br />
pastori forestieri i quali si<br />
trasferivano nella regione<br />
perio<strong>di</strong>camente ed infine dai coloni<br />
trapiantati (o meglio che si era<br />
43 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 589, c. 132, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 2 giugno 1573. In questo mese<br />
erano fuggiti ben quarantanove lavoranti.<br />
44 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 588, c. 287, lett. cit.<br />
45 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 572, c. 7, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Siena, 8 marzo 1572.<br />
46 Con questo termine si era soliti in<strong>di</strong>care<br />
genericamente gli abitanti <strong>di</strong> oltre Appennino.<br />
cercato <strong>di</strong> trapiantare) in Maremma<br />
fin dal 1560.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> questi<br />
lavoranti, data l'insalubrità del<br />
clima per gran parte dell'anno,<br />
dovevano essere già <strong>di</strong> per sé<br />
pessime. Si aggiunga la loro cronica<br />
sottoalimentazione, l'acqua poco<br />
potabile, le abitazioni certamente<br />
privi dei più elementari requisiti<br />
igienici, la scarsità <strong>di</strong> assistenza<br />
me<strong>di</strong>ca 47 , le misere retribuzioni.<br />
Spesso inoltre gli operai che erano<br />
impiegati alla fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong><br />
non sempre erano esperti dei lavori<br />
da compiersi e non animati da<br />
interesse rendevano poco e<br />
mostravano noncuranza e<br />
<strong>di</strong>sprezzo per tutto ciò che li<br />
circondava 48 . Da non <strong>di</strong>menticare<br />
infine le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pericolo nelle<br />
quali erano costretti a lavorare a<br />
causa dei corsari che <strong>di</strong> frequente<br />
infestavano la costa vicina.<br />
Se l'insieme dei comandaati che<br />
venivano a lavorare alla fortezza<br />
<strong>Grosseto</strong> rappresentava nel suo<br />
complesso la classe degli sfruttati,<br />
insomma dei veri proletari, tuttavia<br />
anche fra essi compariva, se pure<br />
nel suo piccolo, quel regime <strong>di</strong><br />
privilegi che Cosimo sembrava<br />
aver posto come base al suo<br />
assolutismo.<br />
A cominciare dall'ingegnere, il<br />
capitano, il potestà del luogo, fino<br />
al morraiuolo, scalpellino,<br />
picconiere e spianatore 49 , tutti in<br />
47 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 487, c. 206, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Cosimo, <strong>Grosseto</strong>, 14 marzo 1563.<br />
48 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 588, c. 196, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 12 maggio 1573 e c. 287, lett. cit.<br />
49 I “marraioli” erano una specie <strong>di</strong> guastatori atti a<br />
scavare, come quest'ultimi, trincee o a spianare le<br />
strade. Talvolta erano pure addetti a fare calcina; gli<br />
“scarpellini”, così chiamati dallo strumento che erano<br />
soliti adoperare (lo scalpello) lavoravano le pietre; i
<strong>di</strong>versa misura hanno la loro<br />
porzione <strong>di</strong> privilegi, senza<br />
considerare il soldato delle bande<br />
che è pure esonerato dall'onere<br />
della comandata.<br />
Per l'amministrazione ed<br />
esecuzione dei lavori è creato un<br />
vero e proprio apparato burocratico<br />
nel quale ciascuno riesce, a spese<br />
naturalmente dei soliti poveracci, a<br />
trarre i propri vantaggi: non per<br />
nulla si finisce con il lamentarsi<br />
della cattiva amministrazione e<br />
delle spese ingorde <strong>di</strong> quei<br />
burocrati 50 .<br />
A fianco dell'autorità dei capitani<br />
del posto ecco, dunque, ingran<strong>di</strong>rsi<br />
la funzione e l'autorità<br />
dell'ingegnere militare, del<br />
provve<strong>di</strong>tore, del camarlengo e<br />
dello scrivano. All’ingegnere spetta<br />
non solo il progetto <strong>di</strong> lavoro, ma<br />
suo compito è pure quello <strong>di</strong><br />
or<strong>di</strong>nare <strong>di</strong> anno in anno gli<br />
"ammanimi" necessari per la<br />
continuazione delle opere, fare la<br />
comandata al momento opportuno<br />
e "fare i pregi" <strong>di</strong> tutto l'occorrente<br />
insieme col provve<strong>di</strong>tore.<br />
Quest'ultimo fra gli altri compiti ha<br />
quello, molto importante, della<br />
sottoscrizione delle polizze fatte<br />
dallo scrivano e da questo<br />
registrate in un apposito libro. I1<br />
pagamento <strong>di</strong> esse, spetta al<br />
camarlengo che, al pari dello<br />
scrivano, in un registro deve<br />
precisare, adottando il sistema<br />
“picconieri” erano addetti a rompere sassi ed a fare<br />
lavori in pietra; gli “spianatori” a dare la forma ai<br />
mattoni. Cfr. Vocabolario della lingua italiana,<br />
compilato dagli accademici della Crusca, Firenze<br />
MDCCCXXXIII- MDCCCXL.<br />
50 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1873, c. 29,.Federigo da<br />
Montauto ad Antonio Sergui<strong>di</strong>, Siena, 15 marzo 1576.<br />
della partita doppia, da chi riceve i<br />
denari a chi li dà e perché 51 .<br />
Riguardo al materiale da<br />
costruzione, rene, sassi, calcina,<br />
mattoni, legname, spesso si ha<br />
notizia, nelle lettere provenienti da<br />
<strong>Grosseto</strong>, delle <strong>di</strong>fficoltà incontrate<br />
per il loro trasporto, dalle fornaci<br />
costruite lontano da <strong>Grosseto</strong>, in<br />
luoghi più como<strong>di</strong> per il<br />
reperimento del materiale e dalla<br />
cava <strong>di</strong> pietre, presso l’Ombrone, si<br />
poteva rifornire la fortezza del<br />
necessario, utilizzando il canale<br />
fatto costruire da Cosimo 52 . Spesso<br />
però il fango ed i sassi intasavano il<br />
letto del fosso tal punto da<br />
impe<strong>di</strong>re la navigazione e<br />
richiedere giorni <strong>di</strong> lavoro per<br />
ripulirlo con l’impiego <strong>di</strong> numerosa<br />
manodopera.<br />
I1 rifornimento costante dei<br />
materiali occorrenti ai lavori della<br />
fortezza era dunque con<strong>di</strong>zionato<br />
dalla navigabilità o meno del fosso,<br />
il quale del resto rappresentava un<br />
grande risparmio nelle spese <strong>di</strong><br />
trasporto rispetto alla via <strong>di</strong> terra<br />
che avrebbe richiesto, non solo un<br />
maggior impiego <strong>di</strong> uomini, ma<br />
anche <strong>di</strong> bestiame.<br />
Il reperimento del legname non<br />
rappresentava un grosso problema<br />
essendo la zona ritta <strong>di</strong> macchie e<br />
boschi. Il rifornimento maggiore<br />
era fatto nella macchia <strong>di</strong><br />
Campagnatico, a pochi Km da<br />
51 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 53, c. 298, “Note <strong>di</strong> quanto si<br />
debba eseguire per li ministri della fabbrica <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong>”, 29 ottobre 1562.<br />
52 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2134, c. 368, Sommario delle<br />
lettere <strong>di</strong> maestro Baldassarre <strong>La</strong>nci. <strong>La</strong> lettera è senza<br />
data, ma si può ritenere con certezza dell'anno 1566.<br />
Riguardo alla cava rimando ad una piantina <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> e <strong>di</strong>ntorni, reperita nel fondo Me<strong>di</strong>ceo (f.<br />
1896, c; 244) nella quale è pure visibile il fosso che<br />
arrivava fin sotto le mura della città e serviva al<br />
trasporto dei materiali da costruzione.
<strong>Grosseto</strong> e trasportato in città per<br />
via fluviale quando le con<strong>di</strong>zioni<br />
dell'Ombrone lo permettevano.<br />
Questo materiale rivestiva del resto<br />
una importanza primaria nella<br />
costruzione <strong>di</strong> qualunque e<strong>di</strong>ficio<br />
in quanto oltre ad essere utilizzato<br />
per strutture <strong>di</strong> sostegno<br />
(impalcature, travi ecc.) costituiva<br />
anche una in<strong>di</strong>spensabile fonte <strong>di</strong><br />
calore per le fornaci. Naturalmente<br />
anche il taglio dei boschi era<br />
abbastanza controllato per evitare<br />
inutili devastazioni. Preoccupazioni<br />
del genere emergono infatti dalle<br />
lettere inviate dal duca ai ministri<br />
della fabbrica <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> 53 .<br />
Comunque a parte queste<br />
limitazioni, tutto sommato<br />
abbastanza normali in un epoca in<br />
cui non si <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> mezzi<br />
tecnici avanzati, l’ostacolo<br />
maggiore era certamente<br />
rappresentato dal clima mici<strong>di</strong>ale<br />
della Maremma<br />
che rendeva oltremodo <strong>di</strong>fficile il<br />
reperimento <strong>di</strong> manodopera. Di<br />
conseguenza i lavori subivano<br />
brusche interruzioni e la ripresa <strong>di</strong><br />
essi, spesso per il lungo abbandono<br />
costringeva ad un grosso <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong> energie e denaro dovendo<br />
riparare, immancabilmente, quello<br />
che gia si era iniziato a costruire, in<br />
precedenza.<br />
I lavori alla fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> (1565-<br />
1187)<br />
I lavori più consistenti alla fortezza<br />
<strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> erano condotti solo a<br />
partire dal mano del 1565: è da<br />
questo. anno, infatti, che le lettere<br />
53 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 521a, c. 589, Baldasserre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Siena, i4 maggio 1576.<br />
in proposito sono abbastanza<br />
frequenti e minuziose. Da esse<br />
risulta abbastanza evidente il<br />
cattivo stato <strong>di</strong> quella fortificazione<br />
in cui i vecchi baluar<strong>di</strong> e cortine<br />
sono caduti a terra. <strong>La</strong> rocca stessa<br />
che è una torre sola con un poco <strong>di</strong><br />
procinto" minaccia rovina e si<br />
propone <strong>di</strong> abbassarla piuttosto<br />
che, ricostruendo il pezzo <strong>di</strong> mura<br />
caduto, riportarla all'altezza<br />
originaria. Le minuziose relazioni<br />
sui lavori condotti a <strong>Grosseto</strong>,<br />
proposte <strong>di</strong> ogni genere da fare al<br />
duca ed al principe reggente<br />
Francesco, sono pei la maggior<br />
parte del <strong>La</strong>na che segue <strong>di</strong> persona<br />
i lavori, alternandoli, naturalmente,<br />
con quelli che conduceva negli<br />
stessi anni a Siena e Ra<strong>di</strong>cofani. Più<br />
raramente Spagnoletto Niccolini,<br />
capitano <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> o Lorenzo<br />
Albizi, provve<strong>di</strong>tore generale delle<br />
fortezze o lo stesso governatore <strong>di</strong><br />
Siena, informano il duca delle<br />
con<strong>di</strong>zioni della fortificazione e dei<br />
pericoli che la città si trova talvolta<br />
ad affrontare: incursioni turche,<br />
ban<strong>di</strong>ti e popolazioni vicine (sulle<br />
quali a giu<strong>di</strong>care dai documenti<br />
non si poteva fare molto<br />
affidamento). <strong>La</strong> Maremma infatti,<br />
per la sua stessa conformazione<br />
geografica (vasta, ricca <strong>di</strong><br />
vegetazione e <strong>di</strong> macchie) e per la<br />
scarsità della popolazione a causa<br />
della malaria, costituiva un sicuro<br />
ricovero per i ban<strong>di</strong>ti toscani e<br />
stranieri. <strong>La</strong> stessa conformazione<br />
politica dello stato <strong>di</strong> Siena, coi suoi<br />
numerosi feu<strong>di</strong> (Pitigliano,<br />
Camporsevoli, Castellottieri), con<br />
lo stato <strong>di</strong> Castro tra il granducato<br />
e lo stato della Chiesa, a guisa <strong>di</strong><br />
salvagente per i ban<strong>di</strong>ti dell'una e<br />
dell'altra parte, i Presi<strong>di</strong> spagnoli e
lo stato <strong>di</strong> Piombino in mano agli<br />
Appiano che controllavano buona<br />
parte della costa toscana, favoriva<br />
certamente lo sviluppo del<br />
ban<strong>di</strong>tismo 54 .<br />
I primi lavori alla fortezza <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> riguardano la costruzione<br />
del baluardo delle Palle su cui già<br />
Cosimo fin dal '62 aveva espresso il<br />
volere che si iniziasse per primo 55 .<br />
All'infuori dei bastioni, i Me<strong>di</strong>ci<br />
costruirono ben poco a <strong>Grosseto</strong> 56 ;<br />
tuttavia questa fortificazione ha<br />
finito per con<strong>di</strong>zionare<br />
urbanisticamente lo sviluppo della<br />
città fino ai giorni nostri e riflette<br />
dal punto <strong>di</strong> vista architettonico<br />
quel gusto per il razionale, per il<br />
"bello ideale” che si manifesta nella<br />
sua interezza soprattutto in città<br />
costruite ex novo come Portoferraio<br />
e Terra del Sole, dove pur <strong>di</strong><br />
rispettare precisi criteri geometrici<br />
si finiva per sottovalutare anche<br />
reali <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> costruzione 57 .<br />
I1 baluardo iniziato nel 1565 era<br />
condotto a termine l'anno<br />
successivo mentre si facevano<br />
54 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 521, c. 251, Spagnoletto<br />
Niccolini a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 16 aprile 1566; Id., f.<br />
586, c. 32, Federigo da Montauto a Francesco, Siena,<br />
28 marzo 1573.<br />
55 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 495a, lett. cit.; Id., f. 499, c. 516,<br />
Baldassarre <strong>La</strong>nci a Cosimo, Siena, 25 aprile 1563; Id.,<br />
f. 513a, c. 882, idem, 22 febbraio 1565; Id., f. 521, c.<br />
539, idem a Francesco, Siena, 9 maggio 1566.<br />
56 <strong>La</strong>vori <strong>di</strong> restauro furono fatti al Duomo ed al<br />
Palazzo stesso) furono fatti costruire intorno Piazza<br />
principale della città (a destra e <strong>di</strong> fronte al Palazzo<br />
stesso) furono fatti costruire, intorno agli anni novanta<br />
dai Cavalieri <strong>di</strong> Santo Stefano. Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f.<br />
2010, c. 435, Memorie della città <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, 24<br />
luglio 1577; Id., f. 254, c. 236, Federico da Montauto a<br />
Francesco, 20 gennaio 1581; Id., f. 1888, c. 146, Carlo<br />
Fortunati a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, Siena, 18 ottobre 1593.<br />
57 <strong>La</strong>nci con la costruzione della imponente fortezza <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> precedeva il Savorgnano che adotterà la<br />
pianta esagona per la cittadella <strong>di</strong> Casale (1589-1595)<br />
ed il Floriani che nel '73 la proponeva per un forte da<br />
costruire presso Tunisi. Cfr. E. Rocchi 1908, p. 442.<br />
presenti al ducale necessità della<br />
rocca, occorrendo la sua<br />
approvazione per poter dare inizio<br />
ai lavori.<br />
Come infatti in campo politico,<br />
legislativo ed amministrativo nulla<br />
poteva essere fatto senza il rescritto<br />
personale del duca, così pure<br />
trattandosi dei lavori alla fortezza<br />
<strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, cosi importante per la<br />
sua posizione strategica, occorreva<br />
regolarmente l'approvazione del<br />
sovrano. Allo stesso modo presso<br />
<strong>di</strong> lui ogni anno erano portati dallo<br />
scrivano della fabbrica (Vincenzo<br />
Betti) i registri nei quali era segnata<br />
la quantità <strong>di</strong> denari ricevuta dal<br />
depositario <strong>di</strong> Siena “per servitio "<br />
<strong>di</strong> quella fortificazione e le somme<br />
spese con la precisa destinazione 58 .<br />
I lavori tuttavia subivano sempre<br />
frequenti rallentamenti causati in<br />
questi anni dalle <strong>di</strong>fficoltà prima <strong>di</strong><br />
gettare le fondamenta del baluardo<br />
<strong>di</strong> Porta Marina (1567) ed in seguito<br />
(1568) dalla quantità eccessiva <strong>di</strong><br />
pioggia caduta che aveva reso<br />
impraticabile il fosso dal quale<br />
<strong>di</strong>pendeva il rifornimento <strong>di</strong> tutto<br />
il materiale occorrente alla<br />
fortezza 59 .<br />
Inoltre in questi anni è lo stesso<br />
Baldassarre che, a causa dei<br />
molteplici impegni da lui assunti<br />
(non solo a Ra<strong>di</strong>cofani, Siena, ma<br />
anche a Campiglia ) 60 , a causa delle<br />
forti febbri che lo avevano colpito a<br />
58 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 521a, c. 549, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Siena, 24 agosto 1566.<br />
59 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 536, c. 103, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 12 aprile 1567; Id., 2 maggio<br />
1568; Id., f. 526, c. 535, idem, Siena, 8 marzo 1567;<br />
Id., f. 535, c. 627, idem, <strong>Grosseto</strong>, 28 marzo 1568.<br />
60 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 532, c. 2, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Siena, 1 ottobre 1567; Id., f. 228, c. 280,<br />
Francesco a Baldassarre <strong>La</strong>nci, Poggio a Caiano, 24<br />
settembre 1567.
partire dall'estate del '67 61 , trascura<br />
i lavori alla fortezza dl <strong>Grosseto</strong> o<br />
non recandovisi affatto, come nel<br />
1569, nel quale anno era cessata<br />
ogni attività, o recandovisi per<br />
poco, giusto il tempo per lasciare<br />
gli or<strong>di</strong>ni necessari 62 .<br />
Nel 1567 i lavori, iniziati nel marzo<br />
e protratti fino alla fine <strong>di</strong> aprile,<br />
erano condotti non solo dal <strong>La</strong>nci<br />
ma anche al figlio Marino che, a<br />
partire da questo anno troviamo<br />
costantemente collaboratore del<br />
padre o ad<strong>di</strong>rittura lui stesso alla<br />
<strong>di</strong>rezione dei lavori 63 .<br />
Nel 1568 e nel 1570 nonostante il<br />
cattivo stato nel quale era ridotto il<br />
fosso si era lavorato servendosi dei<br />
materiali avanzati negli anni<br />
precedenti 64 al baluardo <strong>di</strong> Porta<br />
Marina mentre si gettavano le<br />
fondamenta degli<br />
altri (S, Michele e baluardo della<br />
fortezza) 65 .<br />
Un maggior impegno è assunto nel<br />
1571, .nel quale anno si assiste a<br />
tutta una serie <strong>di</strong> preparativi per la<br />
continuazione dei lavori: è inviato<br />
quale sovrintendente generale alla<br />
fabbrica Francesco da Montauto; si<br />
ha l 'impiego <strong>di</strong> numerosa<br />
manodopera, ben duemila la<br />
61 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 531, c. 75, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Siena, 17 giugno 1567.<br />
62 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 547, c. 230, Federigo da<br />
Montauto a Bartolomeo Concino, Siena, 20 aprile<br />
1570.<br />
63 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 528, c. 274, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Siena, 21 aprile 1567.<br />
64 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 229, c. 138t, Francesco a<br />
Baldassarre <strong>La</strong>nci, Firenze, 2 aprile 1568.<br />
65 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 528, c. 274, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Siena, 21 aprile 1567; negli anni seguenti si<br />
continua a lavorare a <strong>Grosseto</strong> anche se le relazioni in<br />
proposito sono meno particolareggiate, più rare. Cfr.<br />
Id., f. 536, c. 103, Baldassarre <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />
<strong>Grosseto</strong>, 12 aprile 1568; Id., f. 547, c. 230, Federico<br />
da Montauto a Bartolomeo Concino, Siena, 20 aprile<br />
1570; Id., f. 237, c. 70, Francesco a Marino <strong>La</strong>nci.<br />
"marraiuoli” e cento "maestri" 66 ; si<br />
fanno provvisioni <strong>di</strong> materiali da<br />
costruzione, <strong>di</strong> grano e vini, <strong>di</strong><br />
artiglieria 67 ; ci si preoccupa una<br />
volta tanto, anche, se molto il<br />
limitatamente rispetto alle necessità<br />
reali, <strong>di</strong> una certa assistenza<br />
me<strong>di</strong>ca: si parla infatti <strong>di</strong> inviare a<br />
<strong>Grosseto</strong> venti letti (cifra<br />
logicamente irrisoria in confronto<br />
al numero a grande delle persone<br />
che si ammalavano) me<strong>di</strong>ci e<br />
me<strong>di</strong>cine per far fronte a qualsiasi<br />
necessità; si parla <strong>di</strong> trattare bene i<br />
conta<strong>di</strong>ni comandati a quei lavori,<br />
<strong>di</strong> dare loro un agio per lo meno<br />
decente 68 . In questo anno, 1571,<br />
quattro baluar<strong>di</strong> risultano<br />
terminati 69 ; a questa attiva ripresa<br />
dei lavori non poco aveva<br />
contribuito il timore rappresentato<br />
in quell' anno dallo sbarco a Port'<br />
Ercole <strong>di</strong> ben quattrocento soldati<br />
provenienti da Napoli 70 e,<br />
successivamente, le notizie, arrivate<br />
agli orecchi dello stesso<br />
governatore <strong>di</strong> Siena, riguardo al<br />
progetto d'ingran<strong>di</strong>re la fortezza <strong>di</strong><br />
Orbetello e costruire tre torri lungo<br />
la costa dello stato dei Presi<strong>di</strong> 71 .<br />
66 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 559, c. 390, Francesco da<br />
Montauto a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 29 aprile 1571.<br />
67 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f.560, c. 93, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 7 maggio 1571.<br />
68 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 237, c. 169, Francesco allo<br />
spedaliere <strong>di</strong> Siena, 19 aprile 1571.<br />
69 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 560, c. 391, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 23 maggio 1571; Id., c. 497,<br />
Francesco da Montauto a Francesco, 24 maggio 1571;<br />
Id., f. 237, c. 195, Francesco a Francesco da Montauto,<br />
Firenze, 28 maggio 1571.<br />
70 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 559, c. 252, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 24 aprile 1571.<br />
71 Le tre torri dovevano essere costruite rispettivamente<br />
presso Port'Ercole, Ansedonia e Capalbio. Cfr. A.S.F.,<br />
Me<strong>di</strong>ceo, f. 566, c. 18t, Federigo da Montauto a<br />
Francesco, Siena, 7 ottobre 1571. Gli ingegneri che,<br />
secondo le notizie riferite, lavoravano al servizio del<br />
vicerè <strong>di</strong> Napoli, erano uno bolognese ed uno senese.
Nel novembre del 1571 la morte<br />
del <strong>La</strong>nci non aveva causato<br />
interruzione alcuna nella<br />
prosecuzione della fortificazione <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong>, in quanto il figlio Marino,<br />
già attivo collaboratore del padre<br />
negli anni passati, poteva sostituirsi<br />
a Baldassarre nella <strong>di</strong>rezione dei<br />
lavori senza che la costruzione ne<br />
avesse a patire 72 .<br />
Essa risultava comunque molto<br />
imperfetta: i bastioni non erano<br />
ancora completati, la rocca stessa<br />
mal ridotta poteva, con molta<br />
facilita in caso <strong>di</strong> assalto, essere<br />
occupata dai nemici 73 . Fin<br />
dall'autunno del 1571 Marino<br />
<strong>La</strong>nci, recatosi a <strong>Grosseto</strong>, lavorava<br />
alla rocca per la quale, riprendendo<br />
un vecchio progetto del padre (che<br />
risaliva al 1566), tornava a far<br />
presente al principe Francesco la<br />
necessità <strong>di</strong> abbassarla un trenta<br />
braccia circa e restaurarla in modo<br />
tale da renderla capace <strong>di</strong><br />
munizioni e vettovagli 74 . In quegli<br />
stessi mesi si parlava pure <strong>di</strong><br />
costruire gli alloggiamenti dei<br />
Cfr. Id., f. 566, c. 64, Corvatto da Perugia a Francesco,<br />
<strong>Grosseto</strong>, 6 ottobre 1571.<br />
72 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 567, c. 242, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 20 novembre 1571; Id., f. 572, c.<br />
25, idem, Siena, 2 marzo 1572; Id., f. 564, c. 314,<br />
Federigo da Montauto a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 27<br />
agosto 1571; Id., f. 560, c. 391, lett. cit. Marino <strong>La</strong>nci<br />
continuò i lavori alla fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, Siena,<br />
Ra<strong>di</strong>cofani e Montalcino occupandosi pure della<br />
restaurazione <strong>di</strong> alcune torri lungo la costa<br />
maremmana. Riguardo alla causa della sua morte,<br />
nonostante i sospetti <strong>di</strong> avvelenamento <strong>di</strong> cui correva<br />
voce, ritengo doverla attribuire alle<br />
febbri malariche contratte in <strong>Grosseto</strong> e dalle quali era<br />
stato colpito fin dal 1572. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 579, c. 7,<br />
Federigo da Montauto a Francesco, Siena, 15<br />
settembre 1572; Id.; f. 239, c. 17, Francesco a Federigo<br />
da Montauto ed al Corvatto, Siena, 26 ottobre 1571.<br />
73 Questo <strong>di</strong>mostra come i progetti <strong>di</strong> lavoro venissero<br />
eseguiti con molto ritardo rispetto alle necessità<br />
evidenziate al riguardo.<br />
74 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 567, c. 242, lett. cit.<br />
soldati senza però avere, per lo<br />
meno in questo anno, notizia <strong>di</strong> tali<br />
lavori 75 . Nel periodo invernale,<br />
infatti, si era cessata ogni attività<br />
per ricominciare solo all'avvicinarsi<br />
della buona stagione.<br />
I lavori iniziati i primi <strong>di</strong> marzo<br />
1572 (" hora che i tempi si sono<br />
addolciti “) 76 si protraevano, se<br />
pure con molte interruzioni, fino aI<br />
<strong>di</strong>cembre dello stesso anno 77 . Da<br />
principio si era lavorato con<br />
l'impiego <strong>di</strong> opere volontarie, <strong>di</strong><br />
"lombar<strong>di</strong>" (in tutto sessanta,<br />
settanta uomini); con l 'impiego <strong>di</strong><br />
pastori pistoiesi e dei loro bestiami,<br />
yeramente in<strong>di</strong>spensabili questi<br />
ultimi per:il trasporto <strong>di</strong> calcine e<br />
legna ora che il fosso non era<br />
praticabile per essere intasato dal<br />
fango e dai sassi 78 . In seguito il<br />
numero degli operai andò<br />
scemando sempre <strong>di</strong> più a causa<br />
delle solite <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>enze e<br />
<strong>di</strong>serzioni 79 . I lavori non poterono<br />
essere ripresi se non verso la metà<br />
<strong>di</strong> agosto, ma nel frattempo si<br />
lavorava al baluardo che avrebbe<br />
dovuto incorporare la vecchia<br />
fortezza 80 e si era finito <strong>di</strong><br />
aggiustare il mastio. Quest' ultimo,<br />
mo<strong>di</strong>ficato rispetto alla sua antica<br />
struttura, era stato abbassato: nella<br />
parte superiore si era ricavato un<br />
ampio solaio capace <strong>di</strong> contenere<br />
<strong>di</strong>eci pezzi <strong>di</strong> artiglieria grossa ed<br />
internamente stanze per il<br />
75 Idem.<br />
76 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 572, c. 25, lett. cit.<br />
77 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 582, c. 194t, Federigo da<br />
Montauto a Francesco, Siena, 12 <strong>di</strong>cembre 1572.<br />
78 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 572, c. 7, lett. cit.<br />
79 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 577, c. 70, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Siena, 6 luglio 1572.<br />
80 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 572, c. 215, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 26 marzo 1572.
castellano e per il deposita del<br />
grano 81 .<br />
Allorché riprendevano le attività<br />
(agosto 1572) si costruivano, presso<br />
la fortezza, gli alloggiamenti dei<br />
soldati il cui progetto risaliva<br />
all'anno precedente 82 . In seguito (a<br />
parte i danni arrecati a questi ultimi<br />
dall'incen<strong>di</strong>o provocato da un<br />
soldato <strong>di</strong> quella città), coll'<br />
avvicinarsi della cattiva stagione, le<br />
lettere tornano a lamentare il<br />
cattivo stato delle mura e bastioni,<br />
in modo particolare <strong>di</strong> quello<br />
rivolto verso Orbetello e <strong>di</strong> quello<br />
della<br />
<strong>Fortezza</strong> 83 .<br />
Nella primavera del 1573 le<br />
scorrerie piratesche contro Castel<br />
Marino incutevano timore nella<br />
stessa <strong>Grosseto</strong> che, dato il cattivo<br />
stato delle mura e baluar<strong>di</strong> e la<br />
carenza <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>e, non sarebbe<br />
stato <strong>di</strong>fficile conquistare 84 . In<br />
conseguenza <strong>di</strong> ciò, durante tutto<br />
quell' anno si ha un fitto carteggio<br />
tra Marino <strong>La</strong>nci ed il principe<br />
Francesco relativamente alla<br />
continuazione dei lavori ai bastioni<br />
della città, facendo riferimento in<br />
modo particolare al Baluardo della<br />
<strong>Fortezza</strong> 85 .<br />
81 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 574, c. 211, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 3 maggio 1572; Id., f. 573, c.<br />
127, Marino <strong>La</strong>nci a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 16<br />
aprile 1572; Id., f. 576, c. 211, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 30 maggio 1572.<br />
82 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 578, c. 94, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Ra<strong>di</strong>cofani, 17 agosto 1572; Id., c. 276,<br />
Marino <strong>La</strong>nci a Francesco, Ra<strong>di</strong>cofani, 28 agosto 1572.<br />
83 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 582, c. 195, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Federigo da Montauto, 8 <strong>di</strong>cembre 1572.<br />
84 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 586, c. 32, Federigo da Montauto<br />
a Francesco, Siena, 28 marzo 1573; Id., f. 598, c. 204,<br />
Marino <strong>La</strong>nci e Federigo da Montauto, <strong>Grosseto</strong>, 4<br />
mano 1574.<br />
85 Una faccia del Baluardo della <strong>Fortezza</strong> era stata<br />
alzata nove braccia dal piano del fosso. A<br />
quest'ultima, nel giugno dello stesso anno, dopo averla<br />
Al suo fianco era fatta una porta<br />
per accedere alla rocca “ e trarre<br />
per quella artiglieria senza passare<br />
per la terra dove è la porta<br />
principale“ 86 . L'anno successivo<br />
(1574) si lavorava pure all' o<strong>di</strong>erno<br />
baluardo <strong>di</strong> Piazza del Mercato 87 .<br />
In seguito, alla morte <strong>di</strong> Marino<br />
<strong>La</strong>nci (novembre 1574) la <strong>di</strong>rezione<br />
dei lavori era affidata ad un altro<br />
ingegnere al servizio dei Me<strong>di</strong>ci,<br />
Simone Genga, anche lui, come<br />
Baldassarre, urbinate. Nato intorno<br />
al 1530 88 non sappiamo <strong>di</strong> preciso<br />
in quale anno venne al servizio dei<br />
Me<strong>di</strong>ci: si hanno le sue prime<br />
lettere solo a partire dal 1571<br />
allorché eseguiva, come<br />
collaboratore del <strong>La</strong>nci, lavori a San<br />
Martino in Mugello. Parallelamente<br />
lavorava a Terra del Sole 89 e nel<br />
1572, due anni dopo la morte del<br />
Camerini, gli era affidata la<br />
prosecuzione dei lavori alla<br />
fortezza del Sasso <strong>di</strong> Simone 90 .<br />
Morto Marino <strong>La</strong>nci riceveva la<br />
cura delle fortificazioni dello stato<br />
<strong>di</strong> Siena al cui completamento, in<br />
veste più <strong>di</strong> sovrintendente<br />
alzata un quin<strong>di</strong>ci braccia circa, era fatto il cordone e si<br />
attendeva a "cavare" le fondamenta del guardanaso.<br />
Cfr. Me<strong>di</strong>ceo, f. 584, c. 192, Marino <strong>La</strong>nci a<br />
Francesco, Siena, 17 gennaio 1573; Id., f. 587, c. 93,<br />
idem, 29 aprile 1573; Id., c. 91, idem a Bartolomeo<br />
Concino, <strong>Grosseto</strong>, 29 aprile 1573; Id., f. 589, c. 132,<br />
lett. cit.; Id., c. 250, Marino <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />
<strong>Grosseto</strong>, 31 giugno 1573.<br />
86 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 589, c. 250, lett. cit.<br />
87 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 598, c. 204, lett. cit.; Id., f. 599,<br />
c. 63, Marino <strong>La</strong>nci a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 12 aprile<br />
1574.<br />
88 C. Promis 1874, p. 533.<br />
89 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 560, c. 40, Simone Genga a<br />
Francesco, Terra del Sole, 2 maggio 1571; Id., c. 23,<br />
Simone Genga a Francesco, San Martino in Mugello, 1<br />
giugno 1571.<br />
90 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 577, c. 16, Simone Genga a<br />
Francesco, San Martino in Mugello, 23 luglio 1572.
generale che <strong>di</strong> architetto vero e<br />
proprio, si de<strong>di</strong>cò fino al 1582 91 .<br />
Nel maggio del 1575 lo troviamo a<br />
lavorare al baluardo rivolto verso<br />
Orbetello, gia iniziato da Marino<br />
<strong>La</strong>nci, nel quale per essere il luogo<br />
molto paludoso si erano incontrate<br />
, gravi <strong>di</strong>fficoltà nel gettare le<br />
fondamenta 92 .<br />
91 Il Genga nei confronti del Granduca si <strong>di</strong>mostrò<br />
sempre molto ossequiente se pure Francesco non<br />
contraccambiasse questa rispettosità con una certa<br />
simpatia per il Genga, la cui partenza dall'Italia<br />
sembra, anzi, essere motivata proprio da certi<br />
sentimenti nutriti nei suoi confronti dal Granduca.<br />
Ciononostante, anche lontano dall'Italia, questi non<br />
cessò mai (ne sono documento le numerose lettere da<br />
lui scritte) <strong>di</strong> mantenere rapporti prima con Francesco e<br />
poi con Fer<strong>di</strong>nando, scrivendo a loro costantemente e<br />
sempre con quel tono <strong>di</strong> sottomissione ed affettata<br />
gentilezza che avevano, anche in passato,<br />
contrad<strong>di</strong>stinto il suo carattere. Se a lui si deve la<br />
continuazione dei lavori a Terra del Sole, al Sasso <strong>di</strong><br />
Simone, a Ra<strong>di</strong>cofani, Siena e <strong>Grosseto</strong>, non altrettanto<br />
si può concordare con il Promis (1874, p. 534)<br />
riguardo all'affermazione che la fortezza <strong>di</strong> Montalcino<br />
“sia opera sua”. A parte il fatto che la fortezza <strong>di</strong> per sé<br />
non subì mo<strong>di</strong>fiche ra<strong>di</strong>cali da un punto <strong>di</strong> vista<br />
architettonico ma ci si limitò solo a rafforzarla con una<br />
bastione <strong>di</strong> tipo moderno, sappiamo sicuramente che<br />
questa aggiunta fu opera del <strong>La</strong>nci e del figlio Marino<br />
(A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 546, c. 795, Bartolomeo Concino<br />
al governatore <strong>di</strong> Siena, Siena, 17 marzo 1570; Id., f,<br />
563, c. 284, Marino <strong>La</strong>nci a Francesco, Montalcino, 10<br />
luglio 1571). Il Genga lasciò l'Italia, <strong>di</strong>versamente da<br />
quanto sostengono il Promis ed il Rocchi, alla fine del<br />
1582. Ne sono documento numerose lettere scritte<br />
dallo stesso Genga: la prima, dopo la sua partenza, è<br />
del novembre 1584 e viene da “Micovia”, località<br />
vicino a Cracovia, dove si era recato per prestare<br />
servizio presso il re <strong>di</strong> Polonia, Stefano Batori (A.S.F.,<br />
Me<strong>di</strong>ceo, f. 780, c. 271, Simone Genga a Belisario<br />
Vinta, Micovia, 4 novembre 1584). Secondo le notizie<br />
da lui riferite nelle lettere seguenti dovette lavorare<br />
dapprima in Transilvania ed in Ungheria e solo in un<br />
secondo tempo in Lituania ed in Livonia (A.S.F.,<br />
Me<strong>di</strong>ceo, f. 780, c. 271, Simone Genga a Francesco,<br />
Cracovia, 19 mano 1587; Id., f. 786, c. 326, idem a<br />
Belisario Vinta, Varsavia, 10 marzo 1587).<br />
92 Superati gli ostacoli peggiori si era alzata una faccia<br />
del baluardo <strong>di</strong> Porta Marina <strong>di</strong>eci braccia e se n'era<br />
fatta in lunghezza ottanta braccia lavorando anche <strong>di</strong><br />
notte. Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 599, c. 63, lett. cit.; Id.,<br />
f. 673, c. 339, Simone Genga a Francesco, <strong>Grosseto</strong>,<br />
23 maggio 1575.<br />
Nell' aprile del 1576,<br />
parallelamente a questi lavori, si<br />
iniziava la costruzione del<br />
Baluardo <strong>di</strong> San Francesco la cui<br />
ubicazione precisa e tracciato era<br />
gia stata fissata nella primavera<br />
precedente 93 . Quest’ultimo doveva<br />
rappresentare una <strong>di</strong>fesa molto<br />
importante per <strong>Grosseto</strong> se più<br />
volte ne è sollecitato il<br />
completamento nelle lettera del<br />
Genga 94 .<br />
Tutto ciò, probabilmente, era da<br />
collegare al fatto che quel bastione,<br />
rivolto verso Paganico e Batignano,<br />
doveva servire a <strong>di</strong>fendere la città<br />
dai ban<strong>di</strong>ti annidati in gran<br />
numero nelle boscaglie <strong>di</strong> quelle<br />
località. A questo baluardo si<br />
continuava a lavorare l'anno<br />
successivo (1577), sia per alzare<br />
ulteriormente le mura, sia per<br />
incorporarlo con la fortezza<br />
vecchia, essendo costruito al <strong>di</strong><br />
fuori dell'antico circuito 95 .<br />
Nel novembre dello stesso anno si<br />
era cominciato a gettate le<br />
fondamenta del Baluardo delle<br />
Monache e nell'inverno successivo<br />
mentre si completava questo lavoro<br />
anche se con <strong>di</strong>fficoltà a causa del<br />
terreno eccessivamente paludoso, si<br />
gettavano le fondamenta <strong>di</strong> quella<br />
93 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo; f. 680, c. 272, Vincenzo, Gui<strong>di</strong> a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 26 <strong>di</strong>cembre 1575; Id., f. 684, c.<br />
326, Simone Genga a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 2 aprile<br />
1576; Id., f. 245, c. 146t, Francesco a Simone Genga, 9<br />
aprile 1576; Id., f. 673, c. 339, lett. cit.<br />
94 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 684, c. 326, lett. cit. Anticamente<br />
in <strong>Grosseto</strong> vi era un monastero <strong>di</strong> Benedettini (“sotto<br />
il titolo” <strong>di</strong> San Fortunato) che, abbandonato da essi<br />
nel 1220 fu occupato dai Padri Minori conventuali <strong>di</strong><br />
San Francesco. Parte <strong>di</strong> esso era gettato a terra nella<br />
costruzione del bastione omonimo. Cfr. Biblioteca<br />
Riccar<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> Firenze, G.A. Pecci, ms. cit., tomo III<br />
degli Abbozzi, c. 195.<br />
95 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 695, c. 208, Simone Genga a<br />
Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 24 marzo 1577; Id., f. 246, c.<br />
176t, Francesco a Simone Genga, 30 marzo 1577.
cortina che avrebbe dovuto unire il<br />
Baluardo delle Monache a quello <strong>di</strong><br />
San Francesco 96 .<br />
E’ significativo come per la<br />
costruzione del primo, baluardo<br />
non si abbiano tutto sommato<br />
molte remore ad abbattere il<br />
convento <strong>di</strong> Santa Chiara in quanto<br />
non si urtano, in questo caso,<br />
interessi privati ma si tende solo a<br />
salvaguardare la ragione <strong>di</strong> stato <strong>di</strong><br />
fronte alla quale le esigenze militari<br />
si rivelano prevalenti.<br />
Le ultime notizie più precise<br />
forniteci dal Genga (anchese non<br />
sono scritte <strong>di</strong> suo pugno) riguardo<br />
alla fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> risalgono<br />
al luglio del l578 97 . In questo anno<br />
la fortificazione nel suo complesso<br />
risultava ancora imperfetta e tale<br />
continuò ad essere negli anni<br />
successivi 98 .<br />
96 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 704, c. 23, lett. cit.; Id., f. 707, c.<br />
34, Simone Genga a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 14 febbraio<br />
1578. Al Baluardo delle Monache, come già si era fatto<br />
in quello <strong>di</strong> San Francesco, per far posto alla nuova<br />
fortificazione veniva <strong>di</strong>strutto il monastero delle<br />
Monache <strong>di</strong> Santa Chiara, secondo il progetto <strong>di</strong><br />
Baldassarre <strong>La</strong>nci risalente al 1571. Cfr. A.S.F.,<br />
Me<strong>di</strong>ceo, f. 560, c. 95, Baldassarre <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />
<strong>Grosseto</strong>, 29 aprile 1571.<br />
97 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2134, c.462, senza data e firma.<br />
Si può ritenere dell'anno 1578. Il Baluardo <strong>di</strong> San<br />
Francesco non era ancora "condotto in <strong>di</strong>fesa"; il<br />
Baluardo della <strong>Fortezza</strong> aveva un fianco alto appena<br />
"sino al cordone et quel <strong>di</strong> Porta Merina <strong>di</strong>eci braccia e<br />
mezzo"; in nessuno <strong>di</strong> questi due le casematte erano<br />
state condotte a termine; il Baluardo delle Monache da<br />
poco iniziato aveva un fianco all’altezza del cordone;<br />
dei sei baluar<strong>di</strong> comunque quattro erano “condotti in<br />
<strong>di</strong>fesa”, e cioè quello della <strong>Fortezza</strong>, quello delle Palle,<br />
quello dell'Oriuolo e quello <strong>di</strong> San Michele. Con il<br />
termine "mettere in <strong>di</strong>fesa" intendo in<strong>di</strong>care quei<br />
baluar<strong>di</strong> che se pure non erano completati nelle loro<br />
parti principali, tuttavia erano tra loro uniti dalle<br />
cortine.<br />
98 Ancora nel 1585 si provvedeva ad alzare <strong>di</strong> quattro<br />
braccia circa il Baluardo dell'Oriuolo e nell'aprile del<br />
1586 si proponeva <strong>di</strong> far accomodare una stanza in<br />
fortezza per il capitano. Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 771, c.<br />
83, Marco Antonio Tamagni a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 28<br />
gennaio 1585; Id., f. 780, c. 472, Ambrogio Colombani<br />
a Belisario Vinta, <strong>Grosseto</strong>, 20 aprile 1586.<br />
Il Genga lasciava definitivamente<br />
l’Italia nel 1582; ed è proprio in<br />
questo anno che consegna le carte e<br />
schizzi delle fortificazioni <strong>di</strong> sua<br />
competenza e Geronimo Seriacopi<br />
perchè le consegni al granduca con<br />
in<strong>di</strong>cato quanto è stato fatto e<br />
quanto ancora resta da fare 99 .<br />
In seguito, fino al 1587, le lettere<br />
relative alla fortezza sono sempre<br />
molto generiche e lamentano<br />
soprattutto lo stato <strong>di</strong> abbandono<br />
<strong>di</strong> quella città e la conseguente<br />
rovina dei baluar<strong>di</strong> e cortine. In<br />
mezzo a <strong>di</strong>fficoltà molto gravi<br />
quali, soprattutto, il mici<strong>di</strong>ale clima<br />
della Maremma 100 i lavori eseguiti a<br />
<strong>Grosseto</strong> non raggiunsero mai un<br />
vero e proprio completamento 101 .<br />
Le stesse <strong>di</strong>fficoltà che si erano<br />
frapposte alla realizzazione <strong>di</strong> un<br />
certo sviluppo economico,<br />
promosso da Cosimo e poi tentato<br />
nuovamente da Fer<strong>di</strong>nando,<br />
impe<strong>di</strong>vano l'efficienza completa <strong>di</strong><br />
questa fortezza che nonostante i<br />
vari espe<strong>di</strong>enti escogitati dai<br />
granduchi era immancabilmente<br />
abbandonata a se stessa od abitata<br />
solo spora<strong>di</strong>camente.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista militare servì<br />
per fare guerra ai ban<strong>di</strong>ti specie<br />
negli anni attorno al '90 nei quali<br />
l'acuirsi <strong>di</strong> quel fenomeno era da<br />
mettere in relazione non solo con la<br />
crisi cerealicola le carestie che<br />
colpivano la Toscana, ma anche con<br />
99 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f; 756, c. 635 Simone Genga a<br />
Francesco, Casa, 10 settembre 1582; Id., c. 303, idem,<br />
7 luglio 1582.<br />
100 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 780, c. 389, I Priori della città <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong>, febbraio 1583; Id., f. 780 c. 472, Ambrogio<br />
Colombani a Belisario Vinta, <strong>Grosseto</strong>, 20 aprile 1586.<br />
101 A.S.F., Segreteria <strong>di</strong> Gabinetto , f. 629, c. 9193,<br />
“Descrizione della città e fabbrica <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>”.<br />
Odoardo Warren, colonnello del battaglione <strong>di</strong><br />
artiglieria e <strong>di</strong>rettore generale delle fortificazioni <strong>di</strong><br />
Toscana, 1749.
l'appoggio che Alfonso Piccolomini<br />
(il più famoso capobanda del<br />
tempo) aveva da Filippo II nel<br />
tentativo <strong>di</strong> contrastare in qualche<br />
modo la politica filofrancese <strong>di</strong><br />
Fer<strong>di</strong>nando 102 .<br />
Cenni sulla con<strong>di</strong>zione della fortezza <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> durante il governo <strong>di</strong><br />
Fer<strong>di</strong>nando e nei secoli successivi<br />
Se durante il governo <strong>di</strong> Cosimo e<br />
la reggenza del principe Francesco<br />
(all'incirca negli anni 1560-72) la<br />
Maremma potè godere <strong>di</strong> una certa<br />
floridezza, in seguito, come risulta<br />
dalle relazioni inviate al granduca<br />
Fer<strong>di</strong>nando da Carlo de' Vecchi<br />
(gentiluomo senese)e da Dario<br />
Melani (notaio a <strong>Grosseto</strong>),<br />
l'economia ed il tenore <strong>di</strong> vita del<br />
paese erano andati declinando<br />
continuamente 103 .<br />
Cause principali: la malaria,i<br />
<strong>di</strong>vieti imposti nel commercio del<br />
grano, tasse c gabelle gravose, tutta<br />
una serie <strong>di</strong> oneri agli abitanti del<br />
posto costretti alle comandate per<br />
strada, fossi e guar<strong>di</strong>e, l'estensione<br />
delle ban<strong>di</strong>te 104 , incompetenze e<br />
ruberie degli amministratori locali,<br />
i ban<strong>di</strong>ti.<br />
102 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 797, c. 377, senza firma e data.<br />
Si può ritenere del 1588. Fin da questo anno Filippo II<br />
aveva aumentato le guarnigioni nello Stato dei Presi<strong>di</strong>;<br />
nel 1589, dopo l'uccisione dell'ultimo degli Appiano,<br />
inviava a Piombino ottocento soldati per togliere a<br />
Fer<strong>di</strong>nando la speranza <strong>di</strong> prendere quella città.<br />
103 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2010, c. 594, Maremma <strong>di</strong><br />
Siena, 1585- 1590; A.S.F., Miscellanea <strong>Me<strong>di</strong>cea</strong>, f. 29,<br />
ins. 23, c. 4, Proposta <strong>di</strong> Dario Melani al Granduca<br />
Fer<strong>di</strong>nando onde rendere fertile la Maremma senese,<br />
sec. XVI.<br />
104 Le “ban<strong>di</strong>te”, erano terreni riservati al pascolo e dati<br />
in affitto a prezzi molto alti. L'estensione dei pascoli<br />
fatta senza criterio alcuno, solo all'insegna della<br />
speculazione, riduceva le terre da coltivare o quanto<br />
meno le rendeva poco fertili per la degradazione a cui<br />
erano soggette.<br />
A tutta questa serie <strong>di</strong> problemi<br />
Fer<strong>di</strong>nando tentò <strong>di</strong> ovviare con<br />
una grossa opera <strong>di</strong> bonifica in<br />
tutta la Maremma (costruzione <strong>di</strong><br />
fossi per lo scolo delle acque, come<br />
quello <strong>di</strong> San Giovanni;<br />
abbattimento della Pescaia <strong>di</strong><br />
Castiglioni) e con l'emissione <strong>di</strong><br />
ban<strong>di</strong> che facilitassero il<br />
commercio. Nel 1588 105 così era<br />
permessa la libera estrazione della<br />
meta del raccolto a chi avesse<br />
prestato la sua opera in Maremma<br />
(sospesa poi nel '90 sotto la spinta<br />
della prima grave carestia), nel 1595<br />
la libera ven<strong>di</strong>ta in <strong>Grosseto</strong> del<br />
pesce e <strong>di</strong> numerosi prodotti<br />
alimentari (quali uova, polli,<br />
piccioni, uva secca e fresca, erbaggi,<br />
arance e limoni) 106 .<br />
Le tre gran<strong>di</strong> carestie che la<br />
Toscana attraversò durante il<br />
governo <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando (la prima<br />
generale e gravissima in tutta<br />
l'Europa meri<strong>di</strong>onale '90-91, la<br />
seconda '96-'97, la terza 1600-1601)<br />
certo etano state <strong>di</strong> molto incentivo<br />
a prendere seri provve<strong>di</strong>menti dal<br />
punto <strong>di</strong> vista economica. Ed in<br />
funzione <strong>di</strong> questo interesse si<br />
assiste in <strong>Grosseto</strong> 107 a tutta una<br />
sene <strong>di</strong> lavori volti a restaurare<br />
strade d'accesso alla città (in modo<br />
105 Fu appunto in questo anno che Fer<strong>di</strong>nando or<strong>di</strong>nò<br />
una visita alla Maremma grossetana a cui<br />
parteciparono Federigo Stozzi e Donato dell'Antella<br />
fiorentini, Riccardo Mazzatosti, famoso ingegnere<br />
romano, Clemente Piccolomini e Lorenzo Griffoli<br />
senese. L'anno dopo Fer<strong>di</strong>nando vi inviò il fratello Don<br />
Giovanni e due esperti il Nal<strong>di</strong>ni e G. Seriacopi,<br />
visitando <strong>di</strong> persona la Maremma nel 1590. In seguito<br />
a queste perizie fu or<strong>di</strong>nata l'escavazione delle fosse e<br />
scoli della pianura grossetana. Cfr. Biblioteca<br />
Riccar<strong>di</strong>ana, Mappe e Pianta, Fondo Palagi, 8).<br />
106 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1897, c. 85, Angelo Vanni,<br />
giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, 16 luglio 1595.<br />
107 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1889, c. 190, Carlo Fortunati a<br />
Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, Siena, 11 ottobre 1593; Id., f.<br />
1888, c. 146, idem, 18 ottobre 1593.
particolare la strada verso Istria), a<br />
lastricare e mantenere pulite quelle<br />
stesse <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, a rilasciare case<br />
e;costruire botteghe, a migliorare i<br />
rifornimenti idrici me<strong>di</strong>ante la<br />
costruzione od il risarcimento delle<br />
cisterne 108 . Tra esse negli anni<br />
intorno all’87 unica funzionante<br />
rimaneva quella dello “Spedale”,<br />
costruita dai senesi nel 1465, nei<br />
pressi della attuale chiesa <strong>di</strong> S.<br />
Francesco. Nel chiostro <strong>di</strong> questo<br />
convento sul fianco sinistro della<br />
chiesa lo stesso Fer<strong>di</strong>nando faceva<br />
costruire un pozzo detto della<br />
“Bufala” ed un'altra cisterna era<br />
costruita negli anni intorno al '90 109<br />
nella fortezza (attualmente visibile<br />
al centro <strong>di</strong> una piazza lastricata a<br />
mattoni) su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Raffaello<br />
Pagni 110 . Architetto <strong>di</strong> Fiesole, lo<br />
troviamo a lavorare soprattutto a<br />
Siena, in collaborazione con Don<br />
Pio Nuti, al palazzo <strong>di</strong> quella città<br />
ed a Pisa (dal 1588 al 1597), con<br />
spora<strong>di</strong>che presenze a <strong>Grosseto</strong> sui<br />
cui lavori si limita ad esprimere<br />
108 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1893, c. 852, idem, 24 gennaio<br />
1594. Su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Alessandro Pieroni “si fa dua<br />
casette con dua botteghe” una sulla via Citta<strong>di</strong>na, l'altra<br />
sulla via delle Prigioni con una spesa <strong>di</strong> trecento scu<strong>di</strong>.<br />
Alessandro Pieroni era stato incaricato dal Granduca<br />
ad eseguire una pianta della Maremma che lo indusse,<br />
forzatamente, a risiedere per qualche tempo a<br />
<strong>Grosseto</strong>. Cfr. Id., c. 117, Alessandro Pieroni a<br />
Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 6 gennaio 1594; Id., c.<br />
140, idem, 29 gennaio 1594; Id., c. 916, 17 febbraio<br />
1594. Sua opera è, inoltre la Chiesa della S.S.<br />
Annunziata e Livorno (1601) e la conclusione dei<br />
lavori al Duomo <strong>di</strong> quella città (1581- 1595). Cfr.<br />
Enciclope<strong>di</strong>a Italiana, vol. 21, p. 336.<br />
109 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1889, c. 151, Carlo Fortunati a<br />
Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 2 ottobre 1592; Id., f.<br />
1893, idem, 27 gennaio 1594; Id., f. 1889, c. 312,<br />
Alcibiade Trecerchi a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>,<br />
21 <strong>di</strong>cembre 1593; A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1874, c. c.,<br />
Girolamo Stampi (?) a Fer<strong>di</strong>nando, <strong>Grosseto</strong>, 2<br />
<strong>di</strong>cembre 1587.<br />
110 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo f. 1888, c. 38, Carlo Fortunati a<br />
Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 28 maggio 1593; Id., f.<br />
1889, idem, Siena 14 ottobre 1593.<br />
pareri o a fornire <strong>di</strong>segni senza poi<br />
condurli <strong>di</strong>rettamente 111 .<br />
In questi stessi anni (1594) viene<br />
pure restaurata l'abitazione delle<br />
monache <strong>di</strong> Santa Chiara il cui<br />
convento era stato <strong>di</strong>strutta durante<br />
la costruzione delle mura <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> e non manca l'abituale<br />
sigillo religioso con l'unione della<br />
cappella <strong>di</strong> Santa Lucia in<br />
fortezza 112 .<br />
Naturalmente la decadenza<br />
economica <strong>di</strong> cui soffriva la<br />
Maremma nei primi anni del<br />
governo <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando con<br />
conseguente spopolamento 113 e<br />
degradazione dell'ambiente<br />
naturale doveva aver contribuito<br />
molto anche alla ulteriore rovina<br />
delle mura e bastioni. Oltre ai<br />
numerosi interventi a carattere<br />
economico si assiste in questi anni<br />
anche ad una ripresa dei lavori alla<br />
fortificazione <strong>di</strong> quella città. Più o<br />
meno tutti i baluar<strong>di</strong> risultano in<br />
rovina a causa delle infiltrazioni <strong>di</strong><br />
acqua piovana e del terreno<br />
paludoso nel quale erano stati<br />
costruiti 114 . Di fronte a queste<br />
111<br />
F. Gurrieri 1972, p. 78; U. Thieme- F. Becker, vol.<br />
26, 1932, p. 144.<br />
112<br />
A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1893, c. 844, Alcibiade<br />
Trecerchi a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 31 gennaio<br />
1594.<br />
113<br />
Numerose lettere lamentano la carenza <strong>di</strong> uomini<br />
che vadano a lavorare in Maremma nonostante le<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> privilegio loro offerte. <strong>La</strong> popolazione <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> (intorno ai mille abitanti), alla fine del 1500<br />
era una delle più basse anche rispetto a centri <strong>di</strong> poco<br />
importanza come Abba<strong>di</strong>a San Salvatore o<br />
Piancastagnaio. Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2015, c. 26t e<br />
ss.; Id., f. 1889, c. 157, ss. Simone Salviati, capitano<br />
della fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, a Lorenzo, Usimbar<strong>di</strong>,<br />
<strong>Grosseto</strong>, 27 settembre 1592; Id., c. 190, Carlo<br />
Fortunati a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 11 ottobre<br />
1593<br />
114<br />
A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 843, c. 263, Don Giovanni dei<br />
Me<strong>di</strong>ci a Fer<strong>di</strong>nando, 26 novembre 1593; Id., f. 1893,<br />
c. 140, Alessandro Pieroni a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>,<br />
<strong>Grosseto</strong>, 29 gennaio 1594.
<strong>di</strong>fficoltà si cerca <strong>di</strong> intervenire<br />
costruendo condotti <strong>di</strong> scolo delle<br />
acque in modo da impe<strong>di</strong>re il<br />
ce<strong>di</strong>mento del terreno e contrafforti<br />
per rinforzare i punti più deboli<br />
delle mura 115 .<br />
Su questi lavori, <strong>di</strong>retti per lo più<br />
da Alessandro Pieroni (e Massimo<br />
suo fratello) 116 e seguiti dallo stesso<br />
provve<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> Carlo<br />
Fortunati (il quale con minuziose<br />
relazioni ne informa il Granduca<br />
per tramite <strong>di</strong> Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>)<br />
esprimono i loro pareri tecnici<br />
Raffaelo Pagni e Don Giovanni dei<br />
Me<strong>di</strong>a con lunghe e dettagliate<br />
proposte d’intervento 117 .<br />
Quest’ultimo come il Pagni si<br />
limita, per così <strong>di</strong>re, ad esprimere<br />
pareri a <strong>di</strong>stanza non recandosi<br />
personalmente <strong>Grosseto</strong> dove certo<br />
le con<strong>di</strong>zioni pessime <strong>di</strong> vita non<br />
dovevano invitare nessuno se non<br />
costretto dall'autorità del sovrano.<br />
Don Giovanni (1566-1621) come<br />
fratello del Granduca non doveva<br />
certo avere <strong>di</strong>fficoltà a trovate<br />
115 Nella pianta <strong>di</strong> grosseto del Warren si possono<br />
notare queste opere <strong>di</strong> rinforzo lungo tutta la cortina tra<br />
il baluardo delle monache e quello <strong>di</strong> San Michele; sul<br />
fianco del Baluardo <strong>di</strong> San Francesco; in ujn aprte<br />
della cortina tra questo baluardo e quello della<br />
fortezza; tra quello della fortezza e delle palle; tra<br />
quello infine <strong>di</strong> porta Marina e san Michele. Cfr.<br />
A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 843, c. 263, lett. cit.; Id., f. 1893, c.<br />
841, Carlo Fortunati a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 4<br />
febbraio 1594; Id., c. 842, Alessandro Pieroni a<br />
Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 4 febbraio 1594; Id., c.<br />
805, idem, 28 febbraio 1594; Id. f. 1893, c. 69, Carlo<br />
Fortunati a Lorenzo Usimba<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 15 aprile<br />
1594.<br />
116 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 1892, c. 24, Massimo Pierini a<br />
Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 8 maggio 1594.<br />
117 I <strong>di</strong>segni inviati a Fer<strong>di</strong>nando e ad Alesssandro<br />
Pieroni non sono allegati alle lettere in cui se ne fa<br />
riferimento. Di un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Alessandro Pieroni sui<br />
restauri da farte alle mura e baluar<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> si<br />
parla in una lettera <strong>di</strong> don Giovanni dei Me<strong>di</strong>ci (A.S.F.<br />
Me<strong>di</strong>ceo, f. 843, c. 263, lett. cit.); <strong>di</strong> un altro dello<br />
stesso Pieroni per il restauro del “Fortezzino” nella<br />
filza 1893 dello stesso fondo (c. 693 e c. 853).<br />
giustificazioni (in<strong>di</strong>sposizione od<br />
altro) che fossero ritenute valide<br />
per esonerarlo dai <strong>di</strong>sagi e pericoli<br />
della Maremma 118 . Pure con queste<br />
<strong>di</strong>fficoltà a trovare uomini <strong>di</strong>sposti<br />
a recarsi a <strong>Grosseto</strong> molti lavori <strong>di</strong><br />
restauro vengono eseguiti ai<br />
bastioni più rovinati 119 e a quello<br />
della <strong>Fortezza</strong>, nei pressi del quale<br />
viene pure costruita la strada<br />
coperta (“ per la sortita <strong>di</strong> fortezza<br />
") cosiddetta perché nascosta<br />
all'attaccante da un rialzo continuo<br />
<strong>di</strong> terra o spalto 120 . Nel maggio<br />
de1'93 sopra la porta ferrata<br />
d'ingresso alla fortezza<br />
(attualmente <strong>di</strong> fronte a via Aurelio<br />
Saffi) viene posto lo stemma dei<br />
Me<strong>di</strong>ci ed una lapide <strong>di</strong> marmo<br />
recante la seguente iscrizione:<br />
FERDINANDUS<br />
MEDICES ETRURIAE<br />
MAGNUS DUX TERTIUS<br />
A.S. MDXCIII 121<br />
In seguito notizie relative ai danni<br />
subiti dalle mura e bastioni <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> ci sono fornite da<br />
118 Don Giovanni deio Me<strong>di</strong>ci, come architetto, lavorò<br />
insieme al Buontalenti al forte <strong>di</strong> San Giorgio a Firenze<br />
alla chiesa <strong>di</strong> Santa Maria in Provenzano a Siena. Cfr.<br />
U. Thieme - F. Bewcker, vol. 24, 1930, p. 328.<br />
119 I bastioni più rovinati sono quelli delle Monache,<br />
delle palle e <strong>di</strong> San Francesco. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f.<br />
1889, c. 202 e c. 323; Id., f. 1893, c. 150, c. 409, c. 70.<br />
120 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo , f. 1889, c. 106, carlo Fortunati a<br />
Lorenzo usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong> 24 Aprile 1593. Questa<br />
strada è visibile nella piante <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> del Warren,<br />
dove risulta parallela all'orecchione sinistro del<br />
Bauardo della fortezza.<br />
121 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 1889, c. 105, Carlo Fortunati a<br />
Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong> 29 aprile 1593; Id., f.<br />
1888, c. 38, idem, 28 Maggio 1593. <strong>La</strong> spesa del<br />
“Fortezzino” ammontava ad 8500 scu<strong>di</strong>, quella per i<br />
restauri al Baluardo <strong>di</strong> San Francesco a 2500 scu<strong>di</strong>.<br />
Cfr. Id., f. 1889, c. 342, Carlo fortunati a Lorenzo<br />
Usimbar<strong>di</strong>, G4rosseto, 20 agosto, 1593.
Gabriello Ughi 122 durante una sua<br />
visita alle fortezze dello stato nel<br />
1622 123 . I danni riguardano il<br />
Baluardo delle Palle ed il Baluardo<br />
della <strong>Fortezza</strong> a quest' ultimo erano<br />
apportati i dovuti restauri su<br />
<strong>di</strong>segno dello stesso Ughi 124 .<br />
Nel 1696 una lunga relazione<br />
scritta da Antonio Marmorai ci<br />
fornisce un quadro<br />
particolareggiato della rovina<br />
praticamente <strong>di</strong> ogni genere <strong>di</strong><br />
munizioni esistenti a <strong>Grosseto</strong><br />
(polveri, artiglieria, moschetti)<br />
senza però fare alcun cenno sullo<br />
stato delle mura e bastioni <strong>di</strong> quella<br />
città 125 .<br />
Le guerre <strong>di</strong> successione che<br />
sconvolsero praticamente 1'Europa,<br />
nella prima metà del 1700,<br />
determinarono ra<strong>di</strong>cali mutamenti<br />
nell'assetto politico territoriale<br />
dell'Italia. In Toscana alla <strong>di</strong>nastia<br />
me<strong>di</strong>cea (<strong>di</strong> cui nel 1737 si estingue<br />
l’ultimo dei rappresentanti Gian<br />
Gastone) si sostituisce quella dei<br />
Lorena con Francesco <strong>di</strong> Stefano<br />
che regna fino al 1765. Con i Lorena<br />
che governano quasi<br />
122 gabriello Ughi (Firenze, 1570-1623?) fu allievo del<br />
Buontalenti e trascorse buona parte della sua vita in<br />
Ungheria al seguito <strong>di</strong> Giovanni de me<strong>di</strong>ci.<br />
123 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 1825, ins. 12, Relazione <strong>di</strong><br />
Gabriello Ughi al provve<strong>di</strong>tore della fabbrica e<br />
fortificazione <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> Gello Catastini, gennaio<br />
1622, e istituzioni a Gabriello Ughi per quello che si<br />
deve fare a <strong>Grosseto</strong> per servizi <strong>di</strong> S.A., Francesco<br />
dell'antella, firenze, 2 marzo 1623.<br />
124 A.S.F. <strong>Me<strong>di</strong>cea</strong>, f. 1825, ins. 12, Relazione <strong>di</strong><br />
Gabriello Ughi, Firenze, maggio 1624; id., Relazione<br />
<strong>di</strong> Gello Catastini, <strong>Grosseto</strong> 29 novembre 1624; lettera<br />
<strong>di</strong> Bastiano Guidotti, provve<strong>di</strong>tore generale delle<br />
fortezze, 3 <strong>di</strong>cembre 1624.<br />
125 A.S.F., me<strong>di</strong>ceo, f. 1801, ins. 46, relazione della<br />
visita fatat dal Marmorai alla fortezza e presi<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong>. Solo nell'anno successivo si ha notizia della<br />
rovina del Baluardo delle Palle. Cfr. nella stessa filza<br />
ins. 68 Relazione fatta nell'anno 1697 dal Sig. Gio.<br />
Maria del Fantasia alle fortezze <strong>di</strong> Siena, <strong>Grosseto</strong> ed<br />
altri luoghi della Maremma <strong>di</strong> Siena.<br />
ininterrottamente in Toscana (fatta<br />
eccezione del quin<strong>di</strong>cennio del<br />
governo francese del 1799 al 1814)<br />
fino alla proclamazione del Regno<br />
d'Italia si assiste ad una<br />
organizzazione dell'apparato<br />
militare e ad una revisione <strong>di</strong> tutte<br />
le opere <strong>di</strong> fortificazione dello stato.<br />
Già da un compen<strong>di</strong>o economico e<br />
militare, inviato da Luigi Viviani a<br />
re Carlo <strong>di</strong> Napoli (1733) 126 , emerge<br />
al riguardo una notevole<br />
trascuratezza nella conservazione<br />
delle fortificazioni ed una carenza<br />
<strong>di</strong> uomini nei contingenti militari<br />
<strong>di</strong>slocati per tutto lo stato. Le<br />
piazze più importanti sono<br />
Livorno, Portoferraio e <strong>Grosseto</strong>,<br />
ciascuna col suo governatore che ha<br />
competenze nell'amministrazione<br />
civile e militare.<br />
Tuttavia a giu<strong>di</strong>care dal numero<br />
dei soldati presenti in esse (1250 a<br />
Livorno, 560 a Portoferraio)<br />
<strong>Grosseto</strong> con i suoi 130 uomini ha<br />
in confronto un contingente<br />
irrisorio 127 . Come ai tempi <strong>di</strong><br />
Cosimo esistono ancora le bande<br />
<strong>di</strong>vise in terzi: quello della<br />
Romagna, della Lunigiana e della<br />
Maremma che si estende su un<br />
territorio piuttosto vasto arrivando<br />
a comprendere anche paesi della<br />
montagna senese come Ra<strong>di</strong>cofani,<br />
Castel del Piano, Pitigliano, ecc.<br />
Del 1733 è pure una pianta (fatta<br />
dal governatore <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong><br />
Cosimo Bagnesi) relativa a lavori <strong>di</strong><br />
rinforzo da fare nei pressi <strong>di</strong> Porta<br />
126<br />
Biblioteca Riccar<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> firenze, L. Viviani ms.<br />
cit. (tav. III e tav. IV)<br />
127<br />
Biblioteca Riccar<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> firenze, L. Viviani, tomo<br />
II, c. 65 e ss.
Citta<strong>di</strong>na 128 . A parte le notizie circa<br />
questi progetti <strong>di</strong> lavoro (che<br />
prevedevano la necessità <strong>di</strong><br />
costruire una palizzata dal ponte<br />
levatoio ai cancelli <strong>di</strong> ferro (I),<br />
circondano il cavaliere <strong>di</strong> terra (H)<br />
la pianta ci fornisce una chiara<br />
immagine <strong>di</strong> quella parte della<br />
fortezza che costituì per circa due<br />
secoli l'unico accesso alla città 129 .<br />
L'orecchione (G) del Baluardo <strong>di</strong><br />
Porta Marina attualmente è<br />
tagliato, al <strong>di</strong> là della porta<br />
d'ingresso (sormontata dal torrione<br />
senese) (L e M) non esiste più il<br />
corpo <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a (N) ed il rastrello<br />
(0) che erano parte integrante, delle<br />
mura rivolte verso la città.<br />
L'esecuzione. <strong>di</strong> tali lavori risulta<br />
chiara nella pianta della città <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> fatta dal colonnello<br />
Odoardo Warren nel 1749 durante<br />
una visita a tutte le fortificazioni<br />
dello stato 130 .<br />
Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, secondo<br />
quanto ci viene riferito, non<br />
dovevano essere delle migliori:<br />
infatti a parte la rovina <strong>di</strong> alcune<br />
cortine e baluar<strong>di</strong>, imperfetti, i<br />
canali risultano ricolmi <strong>di</strong> terra, la<br />
città pressocchè <strong>di</strong>sabitata ed il<br />
fosso attorno alle mura asciutto. Si<br />
parla anche della ricchezza <strong>di</strong><br />
selvaggina e caccia grossa, del mare<br />
molto ricco <strong>di</strong> pesce, del grano<br />
abbondante e del pascolo esercitato<br />
128 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 2417, c. 1100, cosimo Bagnesi a<br />
Carlo rinuccini, segretario <strong>di</strong> guerra, 23 novembre<br />
1733.<br />
129 l'altra porta <strong>di</strong> San Pietro chiusa durante l'epoca<br />
me<strong>di</strong>cea venne riaperta, come già si è avuto modo <strong>di</strong><br />
notare, nel 1754 e detta per questo Porta Nuova.<br />
Attualmente non vi è più traccia <strong>di</strong> questa perché le<br />
necessità <strong>di</strong> accesso alla città hanno costretto alla<br />
<strong>di</strong>struzione, in oiù punti, <strong>di</strong> buona parte delle cortine.<br />
130 A.S. F., segreteria <strong>di</strong> Gabinetto, f. 695, c. 91-92-93.<br />
Per la pianta della città <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> cfr. cc. 84-85 (Tav<br />
V)<br />
dal soliti pastorii della montagna<br />
pistoiese e senese,' ma<br />
immancabilmente si ripresenta <strong>di</strong><br />
fronte a questa ricchezza potenziale<br />
il grosso problema irrisolto della<br />
malaria che assottigliando<br />
notevolnente l'ambiente umano<br />
nello stesso tempo degrada quello<br />
fisico.<br />
Quei progetti <strong>di</strong> bonifica iniziati<br />
dai primi tre Granduchi <strong>di</strong> Toscana<br />
(Cosimo, Francesco e Fer<strong>di</strong>nando) e<br />
proseguiti se pure con minore<br />
energia dai successori nel corso del<br />
1600, furono ripresi con vigore dai<br />
Lorena,<br />
in particolare da Pietro Leopoldo I<br />
(sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Leonardo<br />
Ximenes) e da Leopoldo II (1828)<br />
sotto il cui governo i baluar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong>, trasformati in ridenti<br />
giar<strong>di</strong>ni e mantenuti tali fino ai<br />
giorni nostri, perdevano<br />
definitivamente la loro funzione<br />
militare.
In questa appen<strong>di</strong>ce sono trascritte<br />
le lettere riguardanti i lavori fatti al<br />
cassero <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> in epoca<br />
me<strong>di</strong>cea.<br />
Per gli altri documenti concernenti<br />
la costruzione della fortezza<br />
rimando alla mia tesi <strong>di</strong> laurea<br />
depositata presso l'Università degli<br />
Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Firenze, Facoltà <strong>di</strong><br />
Magistero, Istituto <strong>di</strong> Storia. (Le<br />
fortificazioni nello Stato <strong>di</strong> Siena al<br />
tempo dei granduchi Cosimo e<br />
Francesco dei Me<strong>di</strong>ci (19187),<br />
Relatore Prof. Giorgio<br />
Spuli, anno accademico 1972-1973,<br />
Parte II.)<br />
<strong>La</strong> maggior parte <strong>di</strong> questi<br />
documenti sono tratti dal fondo<br />
Me<strong>di</strong>ceo del Principato, Carteggio<br />
Universale, conservati presso<br />
1'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Firenze.<br />
I A.S.F.. Me<strong>di</strong>ceo, f. 480 c. 279,<br />
Corvatto da Perugia, <strong>Grosseto</strong> 18<br />
agosto 1559.<br />
A dì XVI del presente arrivai in<br />
<strong>Grosseto</strong> e presentai la lettera<br />
insieme con i contrassegni <strong>di</strong> V.E.I.<br />
al capitano Checco e lui subito mi<br />
consegnò la fortezza e le munizioni<br />
delle quali se ne manda memoria a<br />
V.E.I. <strong>La</strong> rocca <strong>di</strong> questo luogo è<br />
tanto in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne quanto si possa<br />
<strong>di</strong>re mai con tutte le finestre e porte<br />
eccetto tre che bisogna <strong>di</strong> farne<br />
ammanco sette o otto e bisogna <strong>di</strong><br />
far molte scale e tetti alle stanze che<br />
si possino habitare ed è necessario<br />
che V.E.I. ci provveda delle robe<br />
delle quali li mando lista. Saria<br />
APPENDICE<br />
necessaria <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci volte tanto<br />
imperò io, per dare meno spesa a<br />
V.E.I. che si può, farò con questa<br />
munizione che domando alla<br />
medesima. Ho domandate queste<br />
robe alla comunità: loro sono<br />
desiderosi <strong>di</strong> far ogni cosa per<br />
V.E.I., imperò qui non si truova<br />
nessuna <strong>di</strong> queste cose che fanno <strong>di</strong><br />
bisogno eccetto che li travi che li<br />
provederanno e i cannelli; il resto<br />
l’E.V.I. le potrà mandare per mare<br />
che al condurlo qui, loro ci daranno<br />
i bufali C...3.<br />
Lista delle robe che bisognano per<br />
la rocca e per la Torre (delle Saline):<br />
otto o <strong>di</strong>eci canne <strong>di</strong> tavolo<br />
venticinque. o trenta moggia <strong>di</strong><br />
calcina otto chiaveture con suo<br />
chiavi quattro per porta grosse e<br />
quattro piccole mille cinquecento<br />
pianelle dugento correnti duo<br />
mastri muratori cinquanta fra<br />
piastrelle e gangheri duo mila<br />
chio<strong>di</strong> <strong>di</strong> più sorti.<br />
Non altro. Dio la feliciti e contenti<br />
con sua consorte e figli.<br />
II A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 227 c. 42, il<br />
principe Francesco a Baldassarre<br />
<strong>La</strong>nci, Firenze, 9 maggio 1566.<br />
Siamo avvertiti che l’acque che<br />
penetrano per le volte della rocca <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> l'hanno ridotta in termine<br />
che minacciano presta rovina alla<br />
quale facilmente si potrebbe<br />
rime<strong>di</strong>ate con 4 us~~ che buono<br />
stecco 1...1.<br />
III : A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 227, c. 42,<br />
Francesco a Lorenzo Albizi,
Firenze, 9 maggio 1566. A maestro<br />
Baldassarre si commette la<br />
riparazione della rocca <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong><br />
e <strong>di</strong> quelle, altre torri <strong>di</strong> marina,<br />
ricordando a voi l'usare <strong>di</strong>ligenza<br />
in rivedere le cose che sono a vostra<br />
cura et rime<strong>di</strong>are quelle che<br />
n'hanno <strong>di</strong> bisogno.<br />
IV A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 521a, c. 589,<br />
Baldassarre <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />
Siena, 14 maggio 1566. A la rocca <strong>di</strong><br />
<strong>Grosseto</strong> che è una torre sola con<br />
un poco <strong>di</strong> procinto non m'è parso<br />
dovergli far cosa alcuna prima che<br />
io non ne conferissi con V.E.I.,<br />
essendo che io giu<strong>di</strong>cavo necessario<br />
abbassarla tanto che scoprissi tutto<br />
il piano e non più, essendo tant'alta<br />
al presente et appresso a un fianco<br />
d'uno baluardo che, al mio iu<strong>di</strong>tio,<br />
essendo abbatyuta porterebbe<br />
pericolo che le rovine <strong>di</strong> quella non<br />
levassero le <strong>di</strong>fese <strong>di</strong> quello. Oltre<br />
che anchor sia vero vi penetra<br />
qualche poco d'acqua per <strong>di</strong> sopra<br />
io prometterei a V.E.I. che almeno<br />
per cento anni ella non ruvinarebbe<br />
anchorche gli siamo cascati gli<br />
parapetti e merli che fa che l'acqua<br />
scorre fra il muro e la volta che per<br />
assetarla non basterebbe a<br />
restaurare <strong>di</strong> sopra la volta, ma<br />
bisognarebbe rifarli tutti quelli<br />
parapetti et poi <strong>di</strong> nuovo rifargli un<br />
battuto che venisse tutto d'un<br />
pezzo con il suo pen<strong>di</strong>o che gittasse<br />
fuora l'acqua; che quando piaccia a<br />
V.E.I. <strong>di</strong> voler che serva cosi senza<br />
abbassarla vi rimanderò i maestri a<br />
rassettarla anchorché vi stiano<br />
malvolentieri a questi tempi et<br />
contentandosi lei che si stesse per<br />
insino a ottobre che si torna a<br />
mettere mano a quella fabbrica ci<br />
tornerebbe molto comodo niente <strong>di</strong><br />
manco quella accenni quanto vole<br />
che si facci che taMo si :segullii<br />
I...].<br />
Non m'occorrendo altro in buona<br />
gratia sua reverente gli bacio le<br />
mani et me la recomando pregando<br />
il nostro Signore Id<strong>di</strong>o la conservi<br />
sana e feliciti.<br />
V A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 227, c. 48t,<br />
Francesco a Baldassarre <strong>La</strong>nci,<br />
Firenze, 17 maggio 1566. Ci piace<br />
gli or<strong>di</strong>ni che avete dato per la<br />
rocca <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>: si loda il <strong>di</strong>segno<br />
<strong>di</strong> abbassarla<br />
VI A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 567, c. 242,<br />
Marino <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />
<strong>Grosseto</strong>, 20 novembre 1571.<br />
Inoltre ho accomodato la rocca che<br />
al presente si guarda che viene<br />
incorporata in questa fortezza dalla<br />
quale se ne cavarà gran<strong>di</strong>ssime<br />
como<strong>di</strong>tà rispetto le sue stanze.<br />
Inoltre che nella sommità <strong>di</strong> essa vi<br />
si possa tenere una mezza<br />
colobrina accompagnata da due<br />
sacri. Ma io sarei <strong>di</strong> parere quando<br />
piacessi a V.A.S. che detta torre<br />
s'abbassasse sino alla metà che sarà<br />
<strong>di</strong> trenta braccia, alla quale altezza<br />
si ritrovano bonissime muraglie <strong>di</strong><br />
un cortile <strong>di</strong> detta torre <strong>di</strong><br />
grossezza <strong>di</strong> quattro braccia, sopra<br />
la quale, comodamente, vistarebbeno<br />
sei pezzi <strong>di</strong> grossa<br />
artiglieria i quali coprirebbero gran<br />
parte della campagna e<br />
dominerebbero tutta la terra.<br />
Restami ora <strong>di</strong>re a V.A.S. che per<br />
tutto il presente mese chiuso il<br />
suddetto baluardo e fatto<br />
alloggiamenti murati et como<strong>di</strong> per<br />
venticinque soldati, sotto ai quali ci<br />
è loggia da tenere al coperto
l'artiglieria che parendole la farò<br />
quivi condurre sendo che, da quei<br />
pochi soldati presente si ritrovano<br />
in questa rocca, sarà guardata e<br />
molto più sicura che non è dove si<br />
trova al presente. Mi occorre <strong>di</strong>re a<br />
V.A.S. che l'anno passato feci fare<br />
per suo or<strong>di</strong>ne qua nella macchia <strong>di</strong><br />
Campagnatico tavoloni per<br />
dugento casse <strong>di</strong> artiglieria e<br />
quattrocento mozzi per ruote <strong>di</strong><br />
esse che tutti per ancora si trovano<br />
nell’ istessa macchia le quali<br />
standovi la presente invernata<br />
riceverebbero danno assai rispetto<br />
l'inondazioni che fa il fiume in<br />
detta machia. Così l'altissimo Id<strong>di</strong>o<br />
per sua beningnità la conservi sana<br />
e prosperi del continuo in felicita<br />
facendoli con umiltà reverentia.<br />
A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 573, c. 127,<br />
Marino <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />
<strong>Grosseto</strong>, 16 aprile 1572. Si è fornito<br />
ARCHIVIO DI STATO DI<br />
FIRENZE<br />
Me<strong>di</strong>ceo del Principato<br />
Minute, 1559-l587, dalla f. 3 alla f.<br />
62.<br />
Registri, 1559-1587, dalla f. 208 alla<br />
f. 270.<br />
Carteggio Universale, 1559-1593,<br />
dalla f. 475 alla f. 854.<br />
Affari <strong>di</strong> stato e <strong>di</strong> guerra, f. 1801, f.<br />
1825, f. 21~4, f. 23~6, f. 2360, f. 2417,<br />
f. 2446.<br />
Governo <strong>di</strong> città e luoghi soggetti,<br />
Siena, 1559 1595, dalla f. 1864 alla f.<br />
1900; f. 2010, f. 2014, f. 2015, f. 2029,<br />
f. 2076; Livorno, f. 2174. Capitani <strong>di</strong><br />
Parte Guelfa<br />
FONTI MANOSCRITTE<br />
<strong>di</strong> abbassare la torre al piano delle<br />
muraglie del cortile al quale, <strong>di</strong><br />
presente, ci faccio fare la volta e<br />
sotto ad essa ci accomodo un palco<br />
nel quale vi si può tenere benissimo<br />
cento cinquanta moggia <strong>di</strong> grano e<br />
sotto vi è una stanza da poter<br />
tenere altre munizione comode alla<br />
fortezza. Nella parte della torre ci<br />
sono due bonossime stanze, l'una<br />
sopra l'altra, le quali ambedue<br />
servirebbono per commode e<br />
sicurissime prigioni. E sopra<br />
l'ultima volta che serve per piazza,<br />
quando fossi con sua buona gratia,<br />
ci farei tirate due miei cannoni.<br />
In tanto sul fare la volto sopra il<br />
cortile alla quale ci se ne potrà<br />
mettere quattro o sei pezzi più e<br />
quel tanto che piacerà a V.A.S. E<br />
tutto per avviso a V.A.S. nella cui<br />
buona gratia humilmente li faccio<br />
reverentia.<br />
numen neri, f. 704, f. 707, f. 708, f.<br />
716, f. 722.<br />
Carte Strozziane<br />
serie I, f. 33, f. 35, f. 21, f. 321<br />
appen<strong>di</strong>ce 2 - Serie III (382).<br />
Magistrato dei Nove<br />
dalla f. 2316 alla f. 2323.<br />
Miscellanea <strong>Me<strong>di</strong>cea</strong><br />
f. 9 Fondo <strong>di</strong> piante. f. 29.<br />
Segretaria <strong>di</strong> Gabinetto<br />
f. 69 (Raccolta <strong>di</strong> piante delle<br />
principali città e fortezze del<br />
Granducato <strong>di</strong> Toscana, levate<br />
d'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sua maestà Imperiale
sotto la <strong>di</strong>rezione del Signor<br />
Odoardo Warren, colonnello del<br />
battaglione <strong>di</strong> aai~iuia- e <strong>di</strong>rettore<br />
generale delle fortificazioni in<br />
Toscana - 1749).<br />
ARCHIVIO DI STATO DI SIENA<br />
G.A. Pecci, Memorie storiche delle<br />
città terre e castelli che sostate e sono<br />
in dominio senese, sec. XVIII.<br />
B. Gherar<strong>di</strong>ni, Visita fatta nel 1676<br />
alle città terra e castella, comuni e<br />
comunelli dello stato e della città <strong>di</strong><br />
Siena<br />
BIBLIOTECA NAZIONALE, DI<br />
FIRENZE<br />
Descrizione <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> e suoi <strong>di</strong>stretti,<br />
mss. II, V, 83, sec. XVIII.<br />
V. Ruggen, Città e castelli del senese,<br />
Palatino, C.B. 480, sec. XVII.<br />
BIBLIOTECA RICCARDIANA DI<br />
FIRENZE<br />
L. Viviani, Compen<strong>di</strong>o storico del<br />
governo economico e militare della<br />
Toscana, Tomi 2, Firenze 1717,<br />
Acquisti Mversi, 142.<br />
Mappe e Piante, Fondo Palgi, 87<br />
(Piante illustrative <strong>di</strong> progetti delle<br />
mo<strong>di</strong>fiche apportate e da apportare<br />
nella zona del lago Prile e del<br />
grossetano. Forse tutte <strong>di</strong> Serafino<br />
Calindri 178r).<br />
G.A. Pecci, Memorie storiche delle<br />
città terra e castella dello stato <strong>di</strong><br />
Siena, Tomo I-XI degli Abbonzi, sec.<br />
XVIZI.<br />
Carmen Bottarelli