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3.1. C. BORSARELLI, La Fortezza Medicea di Grosseto - BibAr

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Premessa<br />

<strong>3.1.</strong> LA FORTEZZA MEDICEA DI GROSSETO<br />

Nella prima metà del 1500 si assiste<br />

ad un notevole incremento<br />

quantitativo e qualitativo delle<br />

fortificazioni in Italia. L'Italia del<br />

resto era in quel periodo teatro del<br />

conflitto tra Francia e Spagna per<br />

l'egemonia sull'Europa; in tale<br />

situazione ciascuna delle due<br />

potenze favoriva e sollecitava la<br />

realizzazione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong>fensive<br />

urbane.<br />

Durante questo periodo la<br />

costruzione delle fortificazioni<br />

(affidata spesso ai capitani in base<br />

alla loro esperienza <strong>di</strong> guerra), per<br />

l'evolversi ed il complicarsi dei<br />

sistemi <strong>di</strong> offesa e l'introduzione <strong>di</strong><br />

armi più potenti, esigendo una<br />

specializzazione del settore<br />

<strong>di</strong>venne sempre <strong>di</strong> più competenza<br />

degli ingegneri militari e degli<br />

architetti.<br />

L'aumentata potenza delle armi da<br />

fuoco rese necessaria l'introduzione<br />

<strong>di</strong> nuove tecniche nel campo<br />

dell'architettura: le mura private <strong>di</strong><br />

tutte quelle sovrastutture (merli,<br />

guar<strong>di</strong>ole, ecc.) caratteristiche delle<br />

fortificazioni me<strong>di</strong>evali erano<br />

<strong>di</strong>minuite d'altezza, inclinate e<br />

terrapienate. <strong>La</strong> introduzione poi <strong>di</strong><br />

bastioni permetteva ai <strong>di</strong>fensori <strong>di</strong><br />

custo<strong>di</strong>re ciascun tratto della cinta<br />

muraria da posizioni laterali ed<br />

inoltre <strong>di</strong> combattere al coperto.<br />

Dopo Francesco Di Giorgio Martini<br />

la tecnica della fortificazione a<br />

bastioni è sviluppata da architetti<br />

fiorentini come i Sangallo (Antonio<br />

il Vecchio, Giuliano, suo fratello e<br />

Antonio il Giovane) che operavano<br />

al servizio <strong>di</strong> Roma papale e poi via<br />

via ripresa dagli ingegneri militari<br />

o capitani dell'esercito che alle<br />

qualità militari univano spesso una<br />

perizia nell'arte <strong>di</strong> fortificare.<br />

Il Sammicheli (1484-1559),<br />

architetto della repubblica <strong>di</strong><br />

Venezia, anche lui gravitante<br />

intorno alla Roma papale, iniziava<br />

la sua opera <strong>di</strong> fortificazione per la<br />

Serenissima prima ancora che si<br />

iniziasse quella della Toscana: l’una<br />

dunque costituisce, in un certo<br />

senso, un precedente per I'altra.<br />

D'altra parte la creazione <strong>di</strong> cittàfortezze<br />

a pianta razionale, iniziata<br />

da Cosimo, veniva imitata dalla<br />

Serenissima con la costruzione <strong>di</strong><br />

Palmanova (1595) alla quale lavorò<br />

il toscano Bonaiuto Lorini, allievo<br />

del Buontalenti.<br />

Sia Venezia che Firenze impressero<br />

ai loro stati una politica tendente a<br />

fortificare le città o<br />

sovrapponendosi al precedente<br />

tessuto me<strong>di</strong>evale o consentendo ex<br />

novo imponenti citta-fortezze 1 .<br />

Questa politica, dopo la guerra <strong>di</strong><br />

Siena e la conquista dello Stato<br />

Nuovo, veniva estesa da Cosimo e<br />

dai suoi successori, Francesco e<br />

Fer<strong>di</strong>nando, a tutto l'antico<br />

territorio della Repubblica senese.<br />

Così la costruzione della fortezza <strong>di</strong><br />

Siena (1561) come quella <strong>di</strong><br />

Ra<strong>di</strong>cofani (156S) ed il<br />

rafforzamento delle mura<br />

1 Ben tre città furono costruite ex novo dai primi tre<br />

granduchi <strong>di</strong> casa Me<strong>di</strong>ci: Cosimopoli, Istia<br />

Portoferraio (1548), nell’isola d’Elba; Terra del<br />

Sole (1564) nella Romagna fiorentina; il porto <strong>di</strong><br />

Livorno (1571). Ultima quarta creazione me<strong>di</strong>cea fu il<br />

Sasso <strong>di</strong> Simone (1576) alla frontiera del ducato <strong>di</strong><br />

Urbino.


me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong> Montalcino (1570), le<br />

torri costiere lungo la costa<br />

maremmana e la città-fortezza <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> assumevano un preciso<br />

significato politico.<br />

A Siena si doveva porre un freno<br />

alle possibili ribellioni e sommosse<br />

interne alla città e creare un valido<br />

presi<strong>di</strong>o per qualsiasi evenienza.<br />

<strong>La</strong> mancanza <strong>di</strong> confini naturali nei<br />

domini <strong>di</strong> Cosimo, doveva far<br />

assumere una notevole importanza<br />

strategica a città come Ra<strong>di</strong>cofani,<br />

Montalcino e <strong>Grosseto</strong>.<br />

Riguardo alla fortificazione <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> in epoca moderna non<br />

esistono pubblicazioni specifiche<br />

tranne le notizie riferite dal Repetti<br />

nel suo Dizionario Storico Geografico<br />

della Toscana o i brevi cenni fatti<br />

nello stu<strong>di</strong>o del Venerosi-Pesciolini.<br />

Il presente contributo riguardante,<br />

appunto, la costruzione della<br />

fortificazione <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> in epoca<br />

me<strong>di</strong>cea (1559-1593) trae la sua<br />

principale documentazione dal<br />

fondo Me<strong>di</strong>ceo (Carteggio<br />

Universale, Registri, Governi <strong>di</strong> città e<br />

luoghi soggetti) dell’Archivio <strong>di</strong><br />

Stato <strong>di</strong> Firenze.<br />

In particolar modo dal Carteggio<br />

Universale si sono tratti i documenti<br />

relativi alla costruzione della<br />

fortezza con descrizioni<br />

particolareggiate dei lavori, della<br />

mano d'opera impiegata, delle<br />

<strong>di</strong>fficoltà nel reperimento dei sassi,<br />

rena, legname, delle con<strong>di</strong>zioni,<br />

infine, più o meno <strong>di</strong>sagiate dei<br />

lavoratori.<br />

L'ambiente storico ed umano<br />

Il ducato me<strong>di</strong>ceo, pur con<br />

l'annessione dello Stato <strong>di</strong> Siena,<br />

non comprendeva neppure l'intera<br />

regione toscana. Ne restavano fuori<br />

la Repubblica <strong>di</strong> Lucca, lo Stato dei<br />

Cybo <strong>di</strong> Massa e Carrara, i domini<br />

estensi della Garfagnana, la<br />

Lunigiana occupata dai feu<strong>di</strong> dei<br />

Malaspina, i Presi<strong>di</strong>os spagnoli<br />

della Maremma, lo stato <strong>di</strong><br />

Appiano <strong>di</strong> Piombino, il<br />

marchesato degli Sforza <strong>di</strong> Santa<br />

Fiora, la contea degli Orsini <strong>di</strong><br />

Pitigliano, la signoria dei Murlo <strong>di</strong><br />

cui erano feudatari gli arcivescovi<br />

senesi e Camporsevoli, feudo dei<br />

Piccolomini <strong>di</strong> Montemarciano 2 .<br />

E se, dunque, <strong>di</strong> per sé modesta ne<br />

era tutte l'estensione, enorme<br />

viceversa ne era la parte coperta da<br />

stagni malarici e terre acquitrinose:<br />

lungo la costa, oltre la Versilia, si<br />

estendeva la tristemente celebre<br />

Maremma.<br />

Quest'ultima con il Valdarno<br />

costituiva, per i Me<strong>di</strong>cì, il vero<br />

granaio della Toscana, in un'epoca<br />

in cui il problema del pane era una<br />

specie <strong>di</strong> incubo permanente.<br />

A sud della Maremma, Filippo II<br />

con le fortezze dello Stato dei<br />

Presi<strong>di</strong>, un cuneo conficcato nel<br />

granducato, rappresentava una<br />

seria minaccia 3 . Un altro motivo <strong>di</strong><br />

2 Riguardo ai confini del Granducato <strong>di</strong> Toscana<br />

rimando ad una piantina fatta da Nicola Turinozzo nel<br />

1564 ed inviata a Cosimo, nella quale sono in<strong>di</strong>cate<br />

tutte le località facenti parte del Granducato ed alcune<br />

(riportate con a fianco un asterisco) che pur entrando<br />

nei confini naturali della Toscana rimanevano al <strong>di</strong><br />

fuori della sovranità me<strong>di</strong>cea. Cfr. A.S.F., Carte<br />

Strozziane, appen<strong>di</strong>ce 2 Serie III (1582).<br />

3 Tutta la politica <strong>di</strong> Cosimo, infatti, tendente ad uno<br />

sganciamento continuo dall’influenza <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> ogni<br />

stato straniero, conduceva ad una sempre migliore<br />

organizzazione del proprio dominio dal punto <strong>di</strong> vista<br />

militare, con I’imponente opera <strong>di</strong> fortificazioni da lui<br />

promossa fin dai primi anni del suo principato e con il<br />

coor<strong>di</strong>namento dell’esercito. Affidando le armi non<br />

a tutti ma solo ad alcuni dei suoi sud<strong>di</strong>ti aveva creato<br />

fin dai primi anni del suo governo un esercito


preoccupazione era rappresentato<br />

dalla pirateria. algerina che con<br />

frequenti scorrerie saccheggiava e<br />

depredava le coste della cristianità.<br />

permanente nazionale (articolato in wtB che<br />

prendevano il nome <strong>di</strong> bande), fedele al sovrano e nella<br />

possibilità <strong>di</strong> adempiere contemporaneamente alle<br />

proprie occupazioni or<strong>di</strong>narie(“che quando è il tempo<br />

dei raccolti e <strong>di</strong> fare il servizio della villa, or<strong>di</strong>no<br />

[Cosimo l che li conta<strong>di</strong>ni sieno lasciati a casa per sino<br />

che dura il bisogno della campagna.). (Cfr. J. Ferretti<br />

1929-30, p. 58 e N. Giorgetti 1916, p. 42). Nello<br />

Stato <strong>di</strong> Siena le bande che, prendevano il nome dalle<br />

città più popolose e militarmente anche più importanti,<br />

erano: Casole, Massa, <strong>Grosseto</strong>, Lucignano, Chiusi e<br />

Sarteano, comprendenti insieme un numero <strong>di</strong> descritti<br />

pari a 500). (Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, Carteggio<br />

Universale, f. 484 a c. 850, Nota delle bande dello<br />

Stato <strong>di</strong> Siena; e f. 484 c. 317, Filippo Pandolfini a<br />

Cosimo, Ra<strong>di</strong>cofani, 9 aprile 1560. <strong>La</strong> prima lettera<br />

non reca né data né firma ma si può ritenere scritta da<br />

Filippo Pandolfini ed inclusa nella successiva).<br />

I soldati delle bande (<strong>di</strong>visi in tre <strong>di</strong>verse categorie:<br />

armati, archibugieri e moschettieri) che prestavano<br />

servizio solo in caso <strong>di</strong> bisogno ricevevano la somma<br />

<strong>di</strong> 3 scu<strong>di</strong> al mese (come i soldati che erano destinati<br />

at presi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fortezze e torri), se armati <strong>di</strong> archibugio,<br />

<strong>di</strong> 4 scu<strong>di</strong> se armati <strong>di</strong> corsaletto. (J. Ferretti 1929-30,<br />

p. 69 e seg., A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2114 c. 495; Nota<br />

dei provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> tutte le fortezze <strong>di</strong> Loro Altezze<br />

per un mese in Siena e suo Stato).<br />

I capitani a cui spettava perio<strong>di</strong>camente la rassegna<br />

delle bande e che molte volte erano anche castellani<br />

delle fortezze, rimanevano una paga variabile dai 15 ai<br />

30 scu<strong>di</strong> al mese.<br />

Se il permesso <strong>di</strong> portare le armi per i descritti<br />

costituiva un privilegio, mentre ban<strong>di</strong> severissimi le<br />

negavano ad altri citta<strong>di</strong>ni, la Maremma (Istia,<br />

<strong>Grosseto</strong>, Pereta, Montiano, Gavorrano, Massa, Ravi e<br />

Capalbio) costituiva un’eccezione. In tutte queste<br />

località, infatti, infine fu la presenza <strong>di</strong> molti<br />

delinquenti e per le continue incursioni turchesche, era<br />

permesso <strong>di</strong> portare le armi ai non descritti, non<br />

potendo lo Stato <strong>di</strong> Siena, già <strong>di</strong> per sé aggravato dalle<br />

spese della passata guerra, mantenere in quelle terre<br />

una forza armata tale da essere sufficiente a <strong>di</strong>fenderle.<br />

(L. Cantini, 1800-1808, tomo IV, p. 99~ e tomo VI, p.<br />

)09).<br />

Tutto l’esercito <strong>di</strong> Cosimo (la cui forza principale era<br />

appunto costituita dalle bande) si riduceva in tempo <strong>di</strong><br />

pace a poche centinaia <strong>di</strong> soldati costituenti la guar<strong>di</strong>a<br />

del corpo del Granduca e agli smilzi presi<strong>di</strong> delle<br />

fortezze, composto ognuno, oltre che dal castellano,<br />

dal caporale e dal bombar<strong>di</strong>ere, generalmente da poche<br />

decine <strong>di</strong> soldati. In una fortezza <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a importanza<br />

come <strong>Grosseto</strong> non vi erano che trenta soldati. (Cfr.<br />

A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1817, s. c. databile alla fine del<br />

1500).<br />

In questo stato <strong>di</strong> cose è facile,<br />

quin<strong>di</strong>, riuscire a comprendere e<br />

giustificare l'opera <strong>di</strong> fortificazioni<br />

lungo la costa maremmana dello<br />

stato <strong>di</strong> Siena, eseguita da Cosimo<br />

fin dal 1560 e continuata, anche se<br />

in minor misura dai suoi<br />

successori 4 .<br />

Se il 1559, infatti, aveva<br />

rappresentato la liberazione dalla<br />

guerra per l'occidente: i tedeschi<br />

con la pace interna <strong>di</strong> Augusta,<br />

l'impero spagnolo ed il papato con<br />

l'accordo del 1557, la Francia e la<br />

Spagna con Cateau Cambrésis, non<br />

altrettanto si poteva <strong>di</strong>re per il<br />

Me<strong>di</strong>terraneo, dove il turco e lo<br />

spagnolo, liberi da ogni altro<br />

compito, non più a rimorchio dei<br />

gran<strong>di</strong> avvenimenti dell'Europa<br />

occidentale e settentrionale,<br />

riprendevano il duello.<br />

Infatti se per tutta la prima metà<br />

del secolo XVI il duello tra Francia<br />

e Spagna per l'egemonia sulla<br />

penisola italiana, aveva portato ad<br />

un ben preciso schieramento <strong>di</strong><br />

forze (la Francia aveva cercato un<br />

appoggio nell’Impero Ottomano, la<br />

Spagna aveva trovato la<br />

collaborazione dei Tudor<br />

d'Inghilterra), in seguito la morte <strong>di</strong><br />

Enrico II <strong>di</strong> Valois e le guerre <strong>di</strong><br />

religione in Francia sconvolgevano<br />

tale schieramento.<br />

<strong>La</strong> crisi interna a cui quest’ultima<br />

doveva far fronte dopo la metà del<br />

XVI secolo, permetteva a Filippo II<br />

<strong>di</strong> riprendere l’antica politica <strong>di</strong><br />

Fer<strong>di</strong>nando il Cattolico ed Isabella<br />

4 Queste opere <strong>di</strong> fortificazione riguardavano tutta una<br />

serie <strong>di</strong> presi<strong>di</strong> da Cala <strong>di</strong> forno a Troia, nei quali,<br />

come altrove, l’architettura me<strong>di</strong>cea si sovrapponeva<br />

al precedente tessuto me<strong>di</strong>evale. Cfr. Segreteria <strong>di</strong><br />

Gabinetto, r. 695,1; 8889<br />

(Tav. I): A.S.F


<strong>di</strong> Castiglia <strong>di</strong> espansione<br />

nell’Africa settentrionale con la<br />

collaborazione delle flotte dei<br />

minori stati italiani 5 .<br />

D'altra parte la morte <strong>di</strong> Solimano<br />

(1566) determinava all'interno del<br />

suo impero <strong>di</strong>ssensi tali da far<br />

ritenere a Filippo II che quello fosse<br />

il momento propizio per abbatterlo.<br />

<strong>La</strong> Spagna, comunque, doveva far<br />

fronte ad un doppio pericolo: da<br />

una parte i Barbareschi, da Tripoli<br />

fino a Salè, dall'altra gli stessi<br />

Turchi.<br />

E chi si spingeva più facilmente a<br />

compiere scorrerie lungo le coste<br />

tirreniche erano proprio i primi, dal<br />

momento che i Turchi, una volta<br />

fatto il loro bottino nelle coste<br />

ioniche ed adriatiche ben raramente<br />

si preoccupavano <strong>di</strong> spingersi<br />

oltre 6 . <strong>La</strong> sconfitta della Gerba<br />

(1560), se aveva rappresentato una<br />

seria lezione per la Spagna (era<br />

ormai chiara la necessità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>venire forti e potenti per mare,<br />

non essendo più sufficienti le<br />

misure <strong>di</strong>fensive terrestri) allo<br />

stesso tempo induceva l'accorto<br />

duca <strong>di</strong> Toscana ad un ampio<br />

lavoro <strong>di</strong> armamento marittimo. In<br />

esso si inseriva la creazione, nel<br />

1562, dell'or<strong>di</strong>ne militare<br />

5 Cioè quelle genovesi, toscane, napoletane, siciliane;<br />

inoltre quelle dei Cavalieri <strong>di</strong> Malta. Cfr. F. Braudel<br />

1965, p. 1086.<br />

Nel maggio del 1564 era concluso un trattato tra<br />

Cosimo e Filippo II in base al quale il duca si<br />

impegnava a fornire <strong>di</strong>eci galere equipaggiate per la<br />

<strong>di</strong>fesa delle coste me<strong>di</strong>terranee dai barbareschi. Cfr. F.<br />

Inghirani; 1~84~, p. 21).<br />

6 F. Braudel 1965, p. 1082. Erede del Barbarossa il<br />

Dtagut scorrazzava coi suoi uomini lungo le coste del<br />

Me<strong>di</strong>terraneo; depredando ed incutendo terrore fino<br />

alle coste della Maremma senese. Cfr. A.S.F.,<br />

Me<strong>di</strong>ceo, f. 501, c. 102, Angelo Niccolini a Cosimo,<br />

Siena 2 settembre 1563.<br />

cavalleresco dei cavalieri <strong>di</strong> Santo<br />

Stefano 7 .<br />

Come conseguenza<br />

dell'intensificazione <strong>di</strong> tali sforzi<br />

marittimi si ebbero nel<br />

Me<strong>di</strong>terraneo due episo<strong>di</strong> famosi:<br />

la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Malta nel 1564 e la<br />

vittoria a Lepanto, nel 1571.<br />

Quest’ultima era stata possibile<br />

solo grazie ad un felice concorso <strong>di</strong><br />

circostanze, che avevano alleviato<br />

d’improvviso tutte le <strong>di</strong>fficoltà<br />

della Spagna: i Paesi Bassi<br />

sembravano dominati dal duca<br />

d'Alba, l’Inghilterra doveva<br />

affrontare <strong>di</strong>fficoltà interne, la<br />

Francia era ancora fuori<br />

combattimento. Ma fu solo un<br />

momento <strong>di</strong> sosta. <strong>La</strong> Spagna, del<br />

resto, non aveva mai potuto<br />

concentrare in un solo punto tutte<br />

le sue forze e quin<strong>di</strong> impegnarsi a<br />

fondo in una <strong>di</strong>rezione ben precisa.<br />

Dopo Lepanto le forze della Lega<br />

fallivano nel 1571 a Modone; nel<br />

1573 Venezia abbandonava la lotta,<br />

nel 1574 il turco trionfava alla<br />

Goletta ed a Troia 8 .<br />

Dal canto loro i corsari non<br />

cessavano <strong>di</strong> infestare le coste e <strong>di</strong><br />

conseguenza non era interrotta<br />

l'opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, la quale, anzi,<br />

rispetto ai primi anni andava<br />

abbracciando un orizzonte più<br />

vasto 9 .<br />

Al momento dell'affermarsi della<br />

<strong>di</strong>nastia me<strong>di</strong>cea nello Stato <strong>di</strong><br />

7 L. Cantini, 1800-1808, tomo IV, p. 30. L’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

Santo Stefano, molto noto per via delle sue commende,<br />

costituite per lo più da beni fon<strong>di</strong>ari, serviva non solo<br />

per combattere i Turchi, ma anche per depredare le<br />

coste nord-africane: un modo come un altro per<br />

arricchire Ie casse granducali.<br />

8 F. Braudel 1965, p. 1259 e ss.<br />

9 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 225, c. 119, Cosimo ad Achille<br />

Gieri, Firenze, 29 ottobre 1567; f. 232, c, 1, Cosimo<br />

a Baccio Marignolli, Firenze, 4 maggio 1568.


Siena, le con<strong>di</strong>zioni sanitarie della<br />

Maremma non erano certo delle<br />

migliori. I1 saccheggio e la rapina,<br />

infatti, se compiuti dalle soldataglie<br />

tedesche al tempo della guerra <strong>di</strong><br />

Siena, avevano indotto i superstiti a<br />

fuggire verso i luoghi meno<br />

pericolosi: i campi abbandonati e<br />

gli argini dei fiumi non più tenuti<br />

liberi, davano origine, in tal modo,<br />

al ristagno delle acque causando<br />

una graduale estensione della<br />

malaria 10 .<br />

Il peggioramento delle con<strong>di</strong>zioni<br />

sanitarie ed economico- sociali<br />

della regione, dunque, messo<br />

insieme al regime <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieti e<br />

limitazioni posti al commercio dai<br />

granduchi non era certo favorevole<br />

ad un popolamento e quin<strong>di</strong><br />

miglioramento della Maremma 11 .<br />

A partire dal 1560 lo stesso Cosimo<br />

aveva promosso il trapianto <strong>di</strong><br />

popolazioni forestiere in quelle<br />

terre, con una serie <strong>di</strong> privilegi ed<br />

esenzioni tali da fare apparire<br />

10 Se dal punto <strong>di</strong> vista dell’architettura militare si è<br />

notata una somiglianza tra la repubblica <strong>di</strong> Venezia e<br />

Firenze, altrettanto comune ai due stati fu la lotta per<br />

riscattare dalle acque vaste zone paludose,<br />

impegnandovi tecnici e numerosa manodopera. Subito<br />

dopo l’annessione allo Stato <strong>di</strong> Siena, ingegneri<br />

come il <strong>La</strong>nci ed il Camerini, al servizio dei Me<strong>di</strong>ci, si<br />

trovano impegnati in imponenti opere <strong>di</strong> idraulica nella<br />

Maremma grossetana. Dopo il governo <strong>di</strong> Cosimo fu<br />

soprattutto Fer<strong>di</strong>nando a continuare I’ opera del padre<br />

in tale <strong>di</strong>rezione: a<br />

lui si devono, infatti, la costruzione <strong>di</strong> numerosi<br />

fossi intorno a <strong>Grosseto</strong> e la creazione <strong>di</strong> un<br />

Magistrato- dei Fossi (1592) con le stesse funzioni <strong>di</strong><br />

quello creato a Pisa (1547) e a Pistoia (1587). Or<strong>di</strong>nò<br />

la demolizione della Pescaia <strong>di</strong> Castiglioni col<br />

proposito <strong>di</strong> prosciugare il lago omonimo. Questo<br />

maggiore impegno <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando per le opere <strong>di</strong><br />

bonifica è certo da inserire sullo sfondo <strong>di</strong> anni<br />

funestati da terribili carestie come quelle intorno al ‘90<br />

che rendevano sempre più <strong>di</strong>fficile<br />

l’approvvigionamento del grano.<br />

11 S.A. Ban<strong>di</strong>ni 1775.<br />

meno dura l'emigrazione 12 . I nuovi<br />

abitanti, infatti, avevano <strong>di</strong>ritto ad<br />

una certa quantità <strong>di</strong> terra, ad una<br />

abitazione, agli strumenti e bestie<br />

per lavorare i campi, ad un<br />

finanziamento iniziale da<br />

rimborsare entro 5 anni, ad una<br />

quantità <strong>di</strong> grano tale da assicurare<br />

la loro sussistenza fino al primo<br />

raccolto 13 . Inizialmente il luogo<br />

scelto per tali emigrazioni era stato<br />

Massa, in seguito si parlava <strong>di</strong><br />

Saturnia (un tempo molto florida) e<br />

soprattutto <strong>di</strong> Paganico, dove ad<br />

opera del secondo granduca <strong>di</strong> casa<br />

Me<strong>di</strong>ci, Francesco, furono<br />

trapiantati molti greci 14 . Questa<br />

presenza accordata agli orientali<br />

era forse basata sull'opinione<br />

comune <strong>di</strong> una loro particolare<br />

resistenza alle insi<strong>di</strong>e del clima, ma<br />

soprattutto sulla maggiore miseria<br />

esistente, nei loro paesi che avrebbe<br />

certo sconsigliato gli emigrati a<br />

ritornarvi.<br />

Un magistrato era incaricato <strong>di</strong><br />

ricevere e sistemare le famiglie man<br />

mano che arrivavano e <strong>di</strong><br />

provvedere sollecitamente<br />

all’assegnazione dei terreni 15 .<br />

Ma tutti questi tentativi fallivano.<br />

L'assistenza, infatti, promessa ai<br />

coloni avrebbe comportato un<br />

complesso amministrativo ben<br />

organizzato ed ingenti somme da<br />

12 G. Parenti 1937, p. 44-60. <strong>La</strong>tori <strong>di</strong> un capitolo<br />

<strong>di</strong> esenzioni stilato da Cosimo I il 30 settembre 1560,<br />

dei messi furono spe<strong>di</strong>ti nel bresciano e nel veronese<br />

per ingaggiare coloni <strong>di</strong>sposti ad abitare nella<br />

Maremma, garantendo ai volontari le spese del viaggio<br />

13 A.S.F Me<strong>di</strong>ceo, f. 51 Francesco a Federico da<br />

Montauto, 26 gennaio 1582; Le raccolte del primo<br />

anno spettavano per 1/3 al governo, per 2/3 ai coloni;<br />

dopo il primo anno spettava metà raccolto ciascuno.<br />

14 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 258, c., lett. cit. e f. 69, c. 138,<br />

Al<strong>di</strong>eri della Case a Francesco, Siena, il gennaio 1575.<br />

15 G. Parenti 1917, e A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2~8, c. f, lett.<br />

cit. e f. 669, c. 138, lett. cit.


impiegare in quei luoghi per il<br />

risarcimento delle case,<br />

e per le operazioni <strong>di</strong> bonifica, per<br />

lo meno, più in<strong>di</strong>spensabili. I<br />

Me<strong>di</strong>ci invece, a cominciare da<br />

Cosimo, finivano per perseguire,<br />

piuttosto, una politica <strong>di</strong> rapina e <strong>di</strong><br />

sfruttamento nei confronti della<br />

Maremma Senese, coll'aumento<br />

eccessivo delle tasse <strong>di</strong><br />

esportazione del grano e<br />

coll'impe<strong>di</strong>re il libero commercio.<br />

Inoltre la scarsa red<strong>di</strong>tività delle<br />

terre colonizzate, conseguenza<br />

<strong>di</strong>retta della politica dei governanti,<br />

o comunque le pessime con<strong>di</strong>zioni<br />

economiche, igieniche ed<br />

alimentari delle famiglie<br />

trapiantate, il senso d'isolamento<br />

dovuto alla <strong>di</strong>versità della lingua,<br />

che rendeva particolarmente<br />

<strong>di</strong>fficile l'assimilazione con la<br />

popolazione autoctona, erano state<br />

determinanti nel fallimento <strong>di</strong><br />

questi primi tentativi <strong>di</strong><br />

colonizzazione.<br />

D'altra parte i mezzi <strong>di</strong> cui si<br />

poteva <strong>di</strong>sporre in pieno secolo<br />

XVI, dovevano essere molto limitati<br />

e certamente da un punto <strong>di</strong> vista<br />

tecnico, incapaci <strong>di</strong> far fronte a<br />

colossali opere <strong>di</strong> bonifica.<br />

Quest'ultima, sotto l'aspetto<br />

umano, costò spesso assai cara;<br />

significò un lavoro in orribili<br />

con<strong>di</strong>zioni fisiche, una servitù <strong>di</strong><br />

lavoratori tanto più <strong>di</strong>seredati<br />

quanto meno efficacemente<br />

potevano lamentarsi, perché non<br />

associati. All'epoca della mietitura<br />

si ricorreva ad una manodopera<br />

abbondante <strong>di</strong> montanari 16 i quali<br />

16 Questi provenivano in particolar, modo dalle<br />

montagne <strong>di</strong> Pistoia. Cfr. R. Galluzzi 1781, tomo IV, p.<br />

117. <strong>La</strong> coltura agricola non era comunque la sola<br />

praticata in Maremma. Altre attività erano la caccia,<br />

per sopravvivere erano costretti ad<br />

emigrare perio<strong>di</strong>camente. Né<br />

migliori erano le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita<br />

del conta<strong>di</strong>no abitante stabilmente<br />

nella Maremma: già costretto a<br />

vivere in miserabili con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

igiene e sanità, aveva dei padroni ai<br />

quali andava ciò che produceva.<br />

Tutti i provve<strong>di</strong>menti governativi,<br />

per tassare il grano, regolare le<br />

ven<strong>di</strong>te finivano del resto per<br />

opprimerlo e scoraggiarlo<br />

costringendolo il più delle volte ad<br />

abbandonare le campagne,<br />

naturalmente con conseguenze<br />

gravose per la produzione granaria.<br />

<strong>La</strong> politica me<strong>di</strong>cea, nei confronti<br />

della produzione granaria dello<br />

Stato, fatta <strong>di</strong> controlli e <strong>di</strong>vieti,<br />

assieme al forte incremento<br />

demografico che interessò la<br />

Toscana tra il 1569 e il 1596 (lo Stato<br />

<strong>di</strong> Siena ebbe un incremento <strong>di</strong><br />

20734 abitanti da: 114098 a<br />

134832) 17 finiva per creare un forte<br />

squilibrio tra la possibilità<br />

dell'agricoltura ed il fabbisogno<br />

delle popolazioni con conseguenti<br />

crisi cerealicole negli anni 1580-90 e<br />

carestie negli anni 1590-91.<br />

Aspetti delle mura grossetane prima<br />

dell'intervento me<strong>di</strong>ceo<br />

Nel 1449 si ha notizia dal Pecci<br />

della deliberazione <strong>di</strong> fortificare<br />

<strong>Grosseto</strong> colle “entrate <strong>di</strong> quella<br />

città e dell'Opera” 18 . Anche se le<br />

la pesca, I’ allevamento del bestiame e la agricoltura.<br />

Per quest’ultima si procedeva ad un sistema <strong>di</strong><br />

rotazione, seminando il grano dove si era raccolto il<br />

riso e viceversa. Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 669, c. 166,<br />

Al<strong>di</strong>eri della Casa a Francesco, Siena, 12 gennaio<br />

1575.<br />

17<br />

A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2022, c. 134 e ss.<br />

18<br />

Biblioteca Riccar<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> Firenze, G.A. Pecci, ms.<br />

cit. c. 143.


notizie relative a questo periodo<br />

non sono documentate<br />

ulteriormente, tuttavia è<br />

interessante notare come la<br />

Repubblica <strong>di</strong> Siena, al pari del<br />

principato me<strong>di</strong>ceo, accollava le<br />

spese <strong>di</strong> costruzioni pubbliche alle<br />

comunità stesse od alle Opere Pie,<br />

le cui sven<strong>di</strong>te, del resto, costituite<br />

per lo più da beni fon<strong>di</strong>ari, finivano<br />

per gravare sugli stessi conta<strong>di</strong>ni<br />

già soggetti ad altri oneri gravosi.<br />

In seguito, come risulta da una<br />

pianta <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, conservata<br />

presso 1'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />

Firenze 19 , la cinta muraria era<br />

ridotta per migliorarne la <strong>di</strong>fesa a<br />

pianta quadrata e munita <strong>di</strong> quattro<br />

baluar<strong>di</strong>.<br />

Le strade principali, come risulta<br />

dalla pianta, collegavano le due<br />

porte urbane (S. Pietro e Porta<br />

Citta<strong>di</strong>na) con la piazza centrale; in<br />

questa piazza, a forma rettangolare<br />

si affacciavano gli e<strong>di</strong>fici più<br />

rappresentativi: il Duomo ed il<br />

Palazzo dei Priori. Le altre due<br />

porte (Porta S. Michele e Porta del<br />

Cassero) risultano scomparse: la<br />

Porta del Cassero del resto, era già<br />

stata chiusa nel 1429 per ragioni <strong>di</strong><br />

pubblica sicurezza 20 e mantenuta<br />

chiusa dai Me<strong>di</strong>ci.<br />

In corrispondenza della Porta <strong>di</strong> S.<br />

Pietro e <strong>di</strong> quella Citta<strong>di</strong>na sono<br />

<strong>di</strong>segnati due torrioni: il primo<br />

costruito dai senesi nel 1334, oggi<br />

completamente scomparso, l'altro<br />

costruito nel 1262 i cui resti sono<br />

ancora visibili. In corrispondenza<br />

<strong>di</strong> questa porta sono tracciate tre<br />

strade (che costituiranno le arterie<br />

principali della città anche in epoca<br />

19 A.S.F., Miscellanea me<strong>di</strong>cea , f. 97, c. 133. <strong>La</strong><br />

pianta è senza firma e descrizione. (Tav. II).<br />

20 V. Petro~i 1971, p. 159.<br />

me<strong>di</strong>cea) in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Istia,<br />

Orbetello e del mare. <strong>La</strong> pianta,<br />

però, presenta delle inesattezze dal<br />

punto <strong>di</strong> vista dell'orientamento: la<br />

Porta <strong>di</strong> S. Pietro è in realtà situata<br />

a nord, quella Citta<strong>di</strong>na a sud ed<br />

inesatta è pure la <strong>di</strong>sposizione della<br />

fortezza che, tratteggiata lungo la<br />

stessa cortina <strong>di</strong> Porta Citta<strong>di</strong>na, è<br />

invece situata alle spalle del<br />

Duomo.<br />

Il retro della pianta reca una scritta<br />

chiaramente leggibile (" Disegno <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> fatto secondo el stato <strong>di</strong>tto<br />

da chi viena dellà ") e segnata a<br />

matita l'epoca <strong>di</strong> esecuzione (sec.<br />

XVI). I bastioni risultano ancora<br />

privi <strong>di</strong> spalla con il fianco che<br />

corre rettilineo dalla cortina alla<br />

faccia del baluardo e le cortine<br />

stesse munite <strong>di</strong> cavalieri per<br />

rafforzare la cinta muraria esterna e<br />

facilitare una migliore visibilità<br />

nella campagna circostante.<br />

Dalla parte <strong>di</strong> Orbetello le mura<br />

risultano ulteriormente rafforzate<br />

da una piattaforma munita <strong>di</strong> due<br />

baluar<strong>di</strong> e congiungentesi alla cinta<br />

bastionata principale attraverso<br />

due cortine laterali inclinate della<br />

lunghezza <strong>di</strong><br />

centosettanta braccia circa 21 .<br />

<strong>La</strong> stessa piattaforma che reca la<br />

scritta “tutto questo de forza se<br />

abandona ", si può supporre fatta<br />

durante la guerra <strong>di</strong> Siena dai<br />

francesi. Nel 1552, infatti, si ha<br />

notizie che Paolo <strong>di</strong> Thermes,<br />

generale del re <strong>di</strong> Francia, faceva<br />

fortificare <strong>Grosseto</strong>, Port’Ercole e<br />

Montepescali "onde fosse sicuro un<br />

paese benchè per la mala qualità<br />

dell'aria poco abitato, pute<br />

21 Su tutte le cortine e bastioni sono in<strong>di</strong>cate le misure<br />

in braccia e in basso a destra la scala corrispondente.


fertilissimo e abbondante <strong>di</strong><br />

vettovaglie” 22 .<br />

In seguito finita la guerra, allorché<br />

il <strong>La</strong>nci ed il Camerini<br />

provvedevano a restaurare i<br />

bastioni fortemente rovinati<br />

(secondo quanto risulta dalle lettere<br />

inviate al granduca dallo stesso<br />

capitano e potestà <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, il<br />

Corvatto da Perugia e Flaminio<br />

Nelli) la piattaforma doveva essere<br />

demolita anche se <strong>di</strong> essa non si<br />

sono trovati riferimenti specifici<br />

nelle lettere dei suddetti<br />

ingegneri 23 .<br />

Di questa cinta bastionata non si<br />

hanno notizie precise riguardo<br />

all'anno <strong>di</strong> costruzione e<br />

all'architetto o agli architetti che la<br />

progettarono. Ho potuto solo<br />

ricavare alcune notizie <strong>di</strong> spora<strong>di</strong>ci<br />

interventi <strong>di</strong> Baldassarre Peruzzi e<br />

Anton Maria <strong>La</strong>ri i quali, in qualità<br />

<strong>di</strong> architetti della Repubblica <strong>di</strong><br />

Siena, nel corso della prima metà<br />

del 1500, si trovavano spesso a<br />

lavorare nella Maremma<br />

grossetana 24 .<br />

22 A. Ademollo 1872, ~p. ~3. Sembra che opere <strong>di</strong><br />

rafforzamento fossero, compiute anche dal conte<br />

Sfona e da Piero Strozzi. Cfr. V. Petrini 1971, p. 111.<br />

Era assai comune per I’epoca la presenza <strong>di</strong> capitani<br />

dell’esercito che all’arte della guerra univano capacità<br />

nell’arte <strong>di</strong> fortificare<br />

23 Dallo spoglio del Carteggio Universale si ha notizia<br />

<strong>di</strong> fortificazioni già fatte dai francesi a <strong>Grosseto</strong>, al cui<br />

servizio lavorò lo stesso Baldassarre <strong>La</strong>nci. Cfr.<br />

rispettivamente A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 481, c. 134,<br />

Corvatto da Perugia a Cosimo, 13 gennaio 1560; e<br />

Idem, f. 8, c. 274<br />

24 Baldassarre <strong>La</strong>nci a Francesco, 21 aprile 1567.<br />

Inoltre lo stesso Adriani afferma che nel 1557 i<br />

francesi fortificavano i luoghi da loro tenuti:<br />

Montalcino, <strong>Grosseto</strong>, Chiusi, Montepescali e<br />

Ra<strong>di</strong>cofani. G.B. Adriani 1/87, p. 1019.<br />

Baldassarre Perzzi nel 1562 si: era soffermato a<br />

<strong>Grosseto</strong> ad esaminare la situazione delle mura. Cfr. A.<br />

Ganelli 1967, p. 37. Il Peruzzi era stato assunto come<br />

architetto della Repubblica dì Siena il 21 agosto 1527<br />

e lavorò soprattutto alle opere <strong>di</strong> fortificazione della<br />

Maremma grossetana, <strong>di</strong> Cetona, <strong>di</strong> Torrita e Sarteano.<br />

<strong>La</strong> fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>: i problemi <strong>di</strong><br />

un grande cantiere<br />

Le ragioni che spingevano i Me<strong>di</strong>ci<br />

a fortificare <strong>Grosseto</strong>, come già si è<br />

avuto modo <strong>di</strong> notare, trovavano la<br />

loro giustificazione nel timore<br />

rappresentato dai corsari,<br />

nell'importanza che aveva la<br />

Maremma nel suo complesso, in<br />

quanto zona produttrice <strong>di</strong> grano, e<br />

nella vasta opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dei<br />

confini del proprio stato, promossa<br />

da Cosimo e continuata dai suoi<br />

successori.<br />

I lavori alle mura e baluar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong>, molto rovinati, per la<br />

passata guerra, erano condotti<br />

parallelamente a quelli delle torri<br />

costiere: Castel Marino, Cala <strong>di</strong><br />

Forno, ecc. e parallelamente a quelli<br />

<strong>di</strong> altre fortezze dello Stato <strong>di</strong><br />

Siena 25 .<br />

A partire dal novembre del 1562 26 si<br />

parla, è vero, della necessità <strong>di</strong><br />

Morì a Roma il 6 gennaio 1536. Cfr. L. Marri-Martini<br />

1923, pp. 200-210. Nel 1540 alle <strong>di</strong>pendenze del <strong>La</strong>ri<br />

lavora alle mura <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> m. Giorgio <strong>di</strong> Pietro <strong>di</strong><br />

Valle Lugana. Cfr. A. Venturi 1938,p. 650. Dal 1543 al<br />

1546 il <strong>La</strong>ri esegue notevoli quantità <strong>di</strong> muraglia a<br />

<strong>Grosseto</strong>. A. Ganelli 1967, p. 1~7. Da una relazione <strong>di</strong><br />

Jacomo Boldrini (1760), trascritta dal Petroni (V.<br />

Petroni 1971,’ p. 144) sembra che le mura <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> fossero ridotte a forme quadrata nel 1553 ed<br />

il maggiore dei baluar<strong>di</strong>, detto <strong>La</strong> Lupa, fosse dato da<br />

completare a prigionieri tedeschi con la promessa <strong>di</strong><br />

lasciarli liberi se avessero adempiuto al loro compito in<br />

un certo periodo <strong>di</strong> tempo.<br />

25 Notizie relative: ai danni arrecati alla fortificazione<br />

<strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> sono riferite dal capitano Corvatto, dal<br />

potestà Flaminio Nelli ed infine da Giovan Battista dei<br />

Me<strong>di</strong>ci. Cfr. Me<strong>di</strong>ceo, f. 483, c. 1~4, Corvatto da<br />

Perugia, 13 gennaio 1560; c. 175, Flaminio Nelli,<br />

Idem, ~8 marzo 1560; f. 484, c. 34, Gio. Battista dei<br />

Me<strong>di</strong>ci a Cosimo, Firenze, 25 marzo 1560.<br />

26 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 495, c. 1097, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Cosimo, Siena, 26 novembre 1562; f. 49~, c 902,<br />

Angelo Niccolini a Bartolomeo Concino, Siena, 14


fondate un baluardo (l'attuale<br />

Bastione delle Palle), ma le notizie<br />

relative alla fortificazione sono<br />

molto generiche e soprattutto<br />

irregolari. Si nota dal fitto carteggio<br />

del duca e del suo segretario che in<br />

questi anni i lavori <strong>di</strong> tetti dal <strong>La</strong>nci<br />

riguardano in particolar modo,<br />

opere idrauliche 27 , del resto molto<br />

importanti, non solo per riscattare<br />

dalle acque parte della Maremma,<br />

ma anche per offrire un valido<br />

contributo alla costruzione della<br />

fortezza, visto che il trasporto dei<br />

materiali <strong>di</strong>pendeva dai fossi<br />

costruiti dallo stesso <strong>La</strong>nci. Nel<br />

marzo del 1563 sono aggiustati tutti<br />

i bastioni intorno a <strong>Grosseto</strong> e,<br />

secondo il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Baldassarre,<br />

risultano in buono stato ed a<br />

sufficienza in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere la<br />

città 28 . Si trattava, comunque, <strong>di</strong><br />

lavori, a giu<strong>di</strong>care dalla brevità con<br />

la quale erano eseguiti, <strong>di</strong> poca<br />

consistenza, nei quali lo scopo<br />

principale era quello <strong>di</strong> rendere la<br />

città il più sicura possibile dalle<br />

incursioni piratesche, dai briganti e<br />

dalle popolazioni vicine, in attesa<br />

<strong>di</strong> poter cingere <strong>Grosseto</strong> <strong>di</strong> nuove<br />

fortificazioni. All'esecuzione <strong>di</strong><br />

questi lavori contribuiva,<br />

dapprima, Gio. Battista dei Me<strong>di</strong>ci<br />

(provve<strong>di</strong>tore delle fortezze), in<br />

seguito, il Camerini 29 e Baldassarre<br />

giugno 1562; f. 499, c. 516, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Cosimo, <strong>Grosseto</strong>, 25 aprile 1563.<br />

27 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 484, c. 141, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Cosimo, Campiglia, 2 aprile 1560.<br />

28 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 498, c. 206, Baldassarre <strong>La</strong>nci<br />

a Cosimo <strong>Grosseto</strong>, 14 marzo 1563.<br />

29 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 493, c. 593, Angelo Niccolini<br />

a Cosimo Siena, 24 maggio 1562. Di Giovanni<br />

Camerini non si conosce esattamente il luogo e I’anno<br />

<strong>di</strong> nascita. Non è improbabile I’ipotesi che il cognome<br />

patronimico, riman<strong>di</strong> alle Marche, regione, del resto<br />

in questo periodo, particolarmente ricca <strong>di</strong> opere e <strong>di</strong><br />

architetti militari. Il Camerini iniziò ad occuparsi <strong>di</strong><br />

<strong>La</strong>nci 30 al quale ultimo appunto è<br />

da attribuire il <strong>di</strong>segno della<br />

fortificazione <strong>di</strong> quella città. Il<br />

<strong>La</strong>nci, nato ad Urbino intorno al<br />

1510, frequentò in patria Girolamo<br />

Genga “artefice,<br />

rarissimo da cui imparò il <strong>di</strong>segno<br />

assieme all'architettura... cose che<br />

allora non andavano quasi mai<br />

<strong>di</strong>sgiunte” 31 . Dopo aver lavorato<br />

per i francesi, durante l’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

architettura ed ingegneria nel settore idraulico. In tale<br />

veste lo troviamo a lavorare nella Maremma grossetana<br />

insieme al <strong>La</strong>nci. Nel 1515, già al servizio dei Me<strong>di</strong>ci,<br />

lavorò nelle Fiandre, a Piombino, Montepulciano e<br />

Livorno. Nel 1548 iniziò la costruzione della fortezza<br />

<strong>di</strong> Portoferraio e nel 1566 quella del Sasso <strong>di</strong> Simone.<br />

Morì a Portoferraio nel 1570. Dizionario, vol. 17,<br />

Roma 1974, pp. 184-185.<br />

30 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 495a, c. 1097, lett. cit.; f. 219, c.<br />

20t, Cosimo a Baldassarre <strong>La</strong>nci, Pisa, 27 gennaio<br />

1563.<br />

31 C. Promis 1874, p. 311. <strong>La</strong> scuola urbinate ebbe,<br />

infatti, come suoi capisal<strong>di</strong> Francesco Maria della<br />

Rovere e Girolamo Genga. Il tentativo da parte <strong>di</strong><br />

Cosimo <strong>di</strong> indebolire il vicino Stato <strong>di</strong> Urbino<br />

sottraendogli le menti più geniali nel campo<br />

dell'architettura militare, iniziato con Gio. Battista<br />

Belluzzi (1506-1554), continuò con Giovanni Camerini<br />

e Baldassarre <strong>La</strong>nci (1510-1571). Oltre alle molteplici<br />

opere d fortificazione eseguite nel Granducato <strong>di</strong><br />

Toscana (Siena, Ra<strong>di</strong>cofani, <strong>Grosseto</strong>, San Martino in<br />

Mugello, Montalcino ed i torrioni lungo il litorale<br />

maremmano), eseguì, pure, nella Maremma grossetana<br />

molte opere idrauliche (A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 484, c. 141,<br />

lett. cit.); fece stu<strong>di</strong> sulla pianta del porto <strong>di</strong> Livorno<br />

(E. Rocchi 1908, p. 319 e ss.) e <strong>di</strong>resse lavori al Bagno<br />

<strong>di</strong> San Filippo ed al Ponte D'Arbia (A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f.<br />

521a, c. 658, Baldassarre <strong>La</strong>nci a Francesco, Siena, 18<br />

maggio 1566 e f. 505, c. 311, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Siena, 11 aprile 1564). <strong>La</strong>vorò pure a Malta<br />

(1561) per la costruzione <strong>di</strong> una città sul monte <strong>di</strong><br />

Sant'Elmo (A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 216, c. 9t, Cosimo al<br />

Gran Maestro <strong>di</strong> Malta, Firenze, 28 giugno 1561; f.<br />

487, c. 285, Baldassarre <strong>La</strong>nci a Bartolomeo Concino,<br />

Livorno, 5 <strong>di</strong>cembre 1561; Idem c. 467 a Cosimo,<br />

Roma, 26 <strong>di</strong>cembre 1561), nella tenuta <strong>di</strong><br />

Marc'Antonio Colonna a Cosimo (Roma, 6 luglio<br />

1562; f. 568, c. 26), Marino <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />

Firenze, 16 <strong>di</strong>cembre 1571) per farvi alcune opere <strong>di</strong><br />

fortificazione e ad Ancona, Ostia, Civitavecchia e<br />

Roma, al servizio <strong>di</strong> Pio IV (una lettera <strong>di</strong> Gabrio<br />

Serbelloni informa il duca <strong>di</strong> come sia rimasto<br />

sod<strong>di</strong>sfatto dei lavori eseguiti dal <strong>La</strong>nci. Cfr. A.S.F.,<br />

Me<strong>di</strong>ceo, f. 488a, c. 695, Gabrio Serbelloni a Cosimo,<br />

Roma, 14 maggio 1561).


Montalcino, entrò al servizio dei<br />

Me<strong>di</strong>ci nel settembre del 1559 32 .<br />

Rispetto al figlio Matino ed al<br />

Genga, il <strong>La</strong>nci era stato<br />

maggiormente tenuto in<br />

considerazione dal duca; del resto a<br />

ragione se si pensa ai vari rami<br />

dell'architettura nei quali aveva<br />

lavorato (civile, militare,<br />

religiosa) 33 ; e dal duca stesso aveva<br />

avuto <strong>di</strong> questa considerazione<br />

prove materiali nel dono <strong>di</strong> una<br />

casa 34 e <strong>di</strong> un mulino a Ponte<br />

d'Arbia 35 . Le entrate <strong>di</strong> cui<br />

<strong>di</strong>sponeva, grazie ai molteplici<br />

servizi prestatigli permettevano,<br />

pure l’acquisto <strong>di</strong> terreni nel<br />

Mugello, nella Maremma<br />

grossetana e senese 36 .<br />

Dai numerosi documenti (per lo<br />

più del <strong>La</strong>nci) relativi alla<br />

costruzione della fortezza <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong>, appaiono evidenti le<br />

<strong>di</strong>fficoltà incontrate per<br />

l’esecuzione dei lavori. Nell’estate,<br />

infatti, i1 clima mici<strong>di</strong>ale<br />

costringeva solitamente a lunghe<br />

interruzioni che, iniziando a<br />

giugno, sì protraevano fino<br />

all'ottobre 37 ; nell'inverno, quando si<br />

sarebbe potuto lavorare per la<br />

32 A questo riguardo, infatti si hanno lettere (<strong>di</strong>cembre<br />

1559- gennaio 1560) <strong>di</strong> Francesco dei Me<strong>di</strong>ci e Lelio<br />

Torelli riguardo al pagamento del servizio prestato dal<br />

<strong>La</strong>nci al duca per la durata <strong>di</strong> quattro mesi. Cfr. A.S.F.,<br />

Capitani <strong>di</strong> Parte, f. 708, c. 223, Francesco dei Me<strong>di</strong>ci<br />

a Cosimo, Firenze, 11 gennaio 1560; Id., c. 224, Lelio<br />

Torelli a Cosimo, 29 <strong>di</strong>cembre 1559.<br />

33 Infatti al <strong>La</strong>nci si deve pure il <strong>di</strong>segno della Chiesa<br />

della Madonna della Rosa in Chianciano. Cfr. E.<br />

Repetti, I, p. 689.<br />

34 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 510, c. 452, Belisario Vinta a<br />

Cosimo, Firenze, 10 ottobre 1563.<br />

35 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 774, c. 407, Cornelio <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Siena, 24 giugno 1585.<br />

36 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 568, c. 263, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Firenze, 16 <strong>di</strong>cembre 1571.<br />

37 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 515, c. 454, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 28 aprile 1565.<br />

maggiore salubrità del clima, si era<br />

costretti ad interrompere i lavori a<br />

causa del cattivo tempo.<br />

Il sistema usato per reperire la<br />

manodopera necessaria<br />

all'esecuzione <strong>di</strong> tali lavori era<br />

quello delle "comandate", cioè<br />

l'obbligo dei conta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> prestare<br />

servizio ogni volta che le autorità lo<br />

or<strong>di</strong>nassero. I conta<strong>di</strong>ni erano<br />

iscritti in un elenco nel loro<br />

comune, compilato dagli stessi<br />

rettori del luogo; da esso, ogni<br />

qualvolta le necessità lo esigevano,<br />

erano ricavate liste <strong>di</strong> uomini atti<br />

al lavoro il cui numero variava a<br />

seconda del bisogno richiesto<br />

dall'ingegnere che a sua volta non<br />

poteva or<strong>di</strong>nare la comandata<br />

senza un’apposita patente<br />

rilasciatagli dal Magistrato dei<br />

Capitani <strong>di</strong> Parte. Se il sistema delle<br />

"comandate", praticato da Cosimo,<br />

rappresentava in genere un onere,<br />

al quale, se potevano, i conta<strong>di</strong>ni<br />

sfuggivano volentieri, si può ben<br />

comprendere come nella Maremma<br />

si cercasse <strong>di</strong> non andare affatto,<br />

oppure, molto spesso, si<br />

abbandonasse il lavoro.<br />

È lo stesso <strong>La</strong>nci che si lamenta<br />

della <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza dei "<br />

comandati ", in modo particolare dì<br />

quelli provenienti da Colle Val<br />

d'Elsa 38 e che sostiene la necessità,<br />

per limitare questi inconvenienti, <strong>di</strong><br />

intervenire con sistemi punitivi più<br />

o meno duri a seconda della gravità<br />

della <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza. L'assenteismo<br />

che si riscontrava, regolarmente ad<br />

38 I comandati per <strong>Grosseto</strong> erano reperiti in genere a<br />

San Gimignano, Volterra, Pomarance e Colle, luoghi<br />

ritenuti più como<strong>di</strong> per la Maremma. Fuggivano dal<br />

lavoro in numero <strong>di</strong> venticinque o trenta per volta.<br />

A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 519, c. 670, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Firenze, 12 marzo 1567.


ogni comandata, si <strong>di</strong>ceva causato<br />

pure dal fatto che i rettori delle<br />

varie comunità, con<strong>di</strong>zionati da<br />

una serie <strong>di</strong> favoritismi e privilegi<br />

nell’assegnazione del luogo <strong>di</strong><br />

lavoro a questo od a quel<br />

conta<strong>di</strong>no, che finivano sempre col<br />

gravare <strong>di</strong> più sui soliti poveracci<br />

“et quelli che non hanno amicitia<br />

d'essere escusati” 39 .<br />

Perciò il <strong>La</strong>nci riproponeva quello<br />

che Cosimo aveva già fatto l'anno<br />

passato: cioè d'inviare nei luoghi<br />

delle comandate una o due persone<br />

a far rassegna <strong>di</strong> tutti gli uomini<br />

atti a lavorare dai venticinque ai<br />

sessanta anni, i quali, segnati in<br />

apposito libro, a turno sarebbero<br />

stati comandati, inviando le liste ai<br />

rettori che, in tal modo, non<br />

avrebbero potuto più a loro<br />

piacimento gravare o favorire<br />

sempre le stesse persone.<br />

Se i comandati <strong>di</strong>subbe<strong>di</strong>enti<br />

venivano scoperti erano puniti<br />

molto duramente sia col bastonarli<br />

sia col lesinargli la razione <strong>di</strong> cibo<br />

giornaliera la quale, per ogni<br />

lavorante, era rappresentata da "tre<br />

libbre 1/2" <strong>di</strong> pane, una <strong>di</strong> carne ed<br />

un boccale <strong>di</strong> vino misto ad acqua.<br />

Nei giorni <strong>di</strong> vigilia la carne era<br />

sostituita da mezza libbra <strong>di</strong> cacio;<br />

quando poi non si aveva né cacio<br />

né carne si dava loro una<br />

minestrone <strong>di</strong> legumi con la solita<br />

quantità <strong>di</strong> vino e pane" 40 . Una<br />

razione questa che, nel suo<br />

39 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 519, c. 670, lett. cit.<br />

40 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 588, c. 287, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, 21 maggio 1563. Considerando che la<br />

libbra corrisponde a gr. 362, la quantità <strong>di</strong> pane<br />

ammontava complessivamente ad un kg. e 267 gr. a<br />

persona. Quando però si volevano punire i lavoratori<br />

per le loro inadempienze ci si limitava a dar loro la<br />

misera porzione <strong>di</strong> nove “oncie” <strong>di</strong> pane,<br />

corrispondente a due etti e settanta grammi.<br />

complesso, si poteva considerare<br />

naturalmente proiettandoci in quel<br />

dato periodo storico e con quelle<br />

date con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita, sufficiente<br />

per lo meno ad allontanare lo<br />

spettro della fame.<br />

Gli inadempienti, altre volte, erano<br />

puniti con “tratti <strong>di</strong> corda” e con la<br />

prigione ed erano obbligati a fare la<br />

comandata senza<br />

nessun pagamento 41 . Ma questo<br />

non era il solo caso in cui la<br />

giustizia serviva a procurare<br />

manodopera ai granduchi; spesso,<br />

infatti, quando necessitavano<br />

lavoratori in zone malsane come la<br />

Maremma, si era soliti permutare le<br />

pene dei rei <strong>di</strong> delitti comuni<br />

coll'inviarli a prestare la loto opera<br />

al servizio dei granduchi. Il 24<br />

giugno 1574 era emanata una<br />

circolare in cui si or<strong>di</strong>nava che i<br />

condannati al confino, conta<strong>di</strong>ni “o<br />

altri... tratti a lavorare” fossero<br />

inviati a <strong>Grosseto</strong> onde essere<br />

impegnati alla costruzione della<br />

fortificazione <strong>di</strong> tale città 42 . Si<br />

riusciva così, con questo mezzo, a<br />

procurare braccia da lavoro in<br />

luoghi, dove lavoratori liberi (le cui<br />

con<strong>di</strong>zioni del resto non erano<br />

molto invi<strong>di</strong>abili) non avevano<br />

certamente voglia <strong>di</strong> andare. <strong>La</strong><br />

Maremma del secolo XVI, infatti,<br />

41 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 519, c. 670, lett. cit. “[...] quelli<br />

che fossero comandati non comparisseno et<br />

aspetasseno il secondo comandamento fossero obligati,<br />

a venire a lavorare solo con il pane et quelli che<br />

aspetasseno il terzo comandamento, overo fossino<br />

fugiti del lavoro, dovessino subbito esser presi e datoli<br />

dui tratti <strong>di</strong> corda in publigo, senza scarcerarli prima<br />

che dessero pagature de venirvi a lavorare un mese a<br />

loro spese, senza pagamento alcuno, che se questo<br />

castigo si eseguisse subbito alla prima comandata,<br />

l'esempio de quelli farebbe che in l'altre (comandate)<br />

non sarebbe <strong>di</strong>sube<strong>di</strong>ente alcuno “.<br />

42 L. Cantini 1800-1808, vol. VII, Firenze 1803, p. 46.<br />

Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 243, c. 178t, Francesco a<br />

Federigo da Montauto, 22 settembre 1574.


con le sue immense <strong>di</strong>stese <strong>di</strong><br />

palu<strong>di</strong> e macchie selvatiche doveva<br />

essere un quadro <strong>di</strong> tristezza e<br />

desolazione.<br />

Tuttavia fra questi nuovi<br />

comandati, se così possiamo<br />

chiamarli, si riscontravano le solite<br />

inadempienza dei conta<strong>di</strong>ni. Molti,<br />

infatti, riuscivano a fuggire 43 , altri si<br />

ammalavano o fingevano <strong>di</strong><br />

ammalarsi pur <strong>di</strong> non<br />

lavorare: tutti in genere<br />

<strong>di</strong>mostravano <strong>di</strong> aver più "chiaro <strong>di</strong><br />

stare in prigione” piuttosto che<br />

servire i granduchi al<br />

completamento della fortificazione<br />

<strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> 44 . I documenti relativi a<br />

quest'ultima attestano pure<br />

l'impiego <strong>di</strong> buonavoglie (cioè<br />

operai volontari) per la<br />

prosecuzione dei lavori e <strong>di</strong> pastori<br />

pistoiesi che spontaneamente<br />

andavano al servizio dei Me<strong>di</strong>ci<br />

nella Maremma "per havere" qui<br />

"commo<strong>di</strong>tà del pasco” 45 . Numerosi<br />

erano pure i “lombar<strong>di</strong>” 46<br />

(soprattutto nella stagione<br />

invernale) il cui afflusso nel<br />

granducato se non altro era riflesso<br />

della maggiore miseria che<br />

imperversava nelle regioni <strong>di</strong> loro<br />

provenienza.<br />

<strong>La</strong> popolazione della Maremma era<br />

così costituita dagli in<strong>di</strong>geni o<br />

abitanti stanzianti, dagli operai o<br />

pastori forestieri i quali si<br />

trasferivano nella regione<br />

perio<strong>di</strong>camente ed infine dai coloni<br />

trapiantati (o meglio che si era<br />

43 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 589, c. 132, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 2 giugno 1573. In questo mese<br />

erano fuggiti ben quarantanove lavoranti.<br />

44 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 588, c. 287, lett. cit.<br />

45 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 572, c. 7, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Siena, 8 marzo 1572.<br />

46 Con questo termine si era soliti in<strong>di</strong>care<br />

genericamente gli abitanti <strong>di</strong> oltre Appennino.<br />

cercato <strong>di</strong> trapiantare) in Maremma<br />

fin dal 1560.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> questi<br />

lavoranti, data l'insalubrità del<br />

clima per gran parte dell'anno,<br />

dovevano essere già <strong>di</strong> per sé<br />

pessime. Si aggiunga la loro cronica<br />

sottoalimentazione, l'acqua poco<br />

potabile, le abitazioni certamente<br />

privi dei più elementari requisiti<br />

igienici, la scarsità <strong>di</strong> assistenza<br />

me<strong>di</strong>ca 47 , le misere retribuzioni.<br />

Spesso inoltre gli operai che erano<br />

impiegati alla fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong><br />

non sempre erano esperti dei lavori<br />

da compiersi e non animati da<br />

interesse rendevano poco e<br />

mostravano noncuranza e<br />

<strong>di</strong>sprezzo per tutto ciò che li<br />

circondava 48 . Da non <strong>di</strong>menticare<br />

infine le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pericolo nelle<br />

quali erano costretti a lavorare a<br />

causa dei corsari che <strong>di</strong> frequente<br />

infestavano la costa vicina.<br />

Se l'insieme dei comandaati che<br />

venivano a lavorare alla fortezza<br />

<strong>Grosseto</strong> rappresentava nel suo<br />

complesso la classe degli sfruttati,<br />

insomma dei veri proletari, tuttavia<br />

anche fra essi compariva, se pure<br />

nel suo piccolo, quel regime <strong>di</strong><br />

privilegi che Cosimo sembrava<br />

aver posto come base al suo<br />

assolutismo.<br />

A cominciare dall'ingegnere, il<br />

capitano, il potestà del luogo, fino<br />

al morraiuolo, scalpellino,<br />

picconiere e spianatore 49 , tutti in<br />

47 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 487, c. 206, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Cosimo, <strong>Grosseto</strong>, 14 marzo 1563.<br />

48 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 588, c. 196, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 12 maggio 1573 e c. 287, lett. cit.<br />

49 I “marraioli” erano una specie <strong>di</strong> guastatori atti a<br />

scavare, come quest'ultimi, trincee o a spianare le<br />

strade. Talvolta erano pure addetti a fare calcina; gli<br />

“scarpellini”, così chiamati dallo strumento che erano<br />

soliti adoperare (lo scalpello) lavoravano le pietre; i


<strong>di</strong>versa misura hanno la loro<br />

porzione <strong>di</strong> privilegi, senza<br />

considerare il soldato delle bande<br />

che è pure esonerato dall'onere<br />

della comandata.<br />

Per l'amministrazione ed<br />

esecuzione dei lavori è creato un<br />

vero e proprio apparato burocratico<br />

nel quale ciascuno riesce, a spese<br />

naturalmente dei soliti poveracci, a<br />

trarre i propri vantaggi: non per<br />

nulla si finisce con il lamentarsi<br />

della cattiva amministrazione e<br />

delle spese ingorde <strong>di</strong> quei<br />

burocrati 50 .<br />

A fianco dell'autorità dei capitani<br />

del posto ecco, dunque, ingran<strong>di</strong>rsi<br />

la funzione e l'autorità<br />

dell'ingegnere militare, del<br />

provve<strong>di</strong>tore, del camarlengo e<br />

dello scrivano. All’ingegnere spetta<br />

non solo il progetto <strong>di</strong> lavoro, ma<br />

suo compito è pure quello <strong>di</strong><br />

or<strong>di</strong>nare <strong>di</strong> anno in anno gli<br />

"ammanimi" necessari per la<br />

continuazione delle opere, fare la<br />

comandata al momento opportuno<br />

e "fare i pregi" <strong>di</strong> tutto l'occorrente<br />

insieme col provve<strong>di</strong>tore.<br />

Quest'ultimo fra gli altri compiti ha<br />

quello, molto importante, della<br />

sottoscrizione delle polizze fatte<br />

dallo scrivano e da questo<br />

registrate in un apposito libro. I1<br />

pagamento <strong>di</strong> esse, spetta al<br />

camarlengo che, al pari dello<br />

scrivano, in un registro deve<br />

precisare, adottando il sistema<br />

“picconieri” erano addetti a rompere sassi ed a fare<br />

lavori in pietra; gli “spianatori” a dare la forma ai<br />

mattoni. Cfr. Vocabolario della lingua italiana,<br />

compilato dagli accademici della Crusca, Firenze<br />

MDCCCXXXIII- MDCCCXL.<br />

50 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1873, c. 29,.Federigo da<br />

Montauto ad Antonio Sergui<strong>di</strong>, Siena, 15 marzo 1576.<br />

della partita doppia, da chi riceve i<br />

denari a chi li dà e perché 51 .<br />

Riguardo al materiale da<br />

costruzione, rene, sassi, calcina,<br />

mattoni, legname, spesso si ha<br />

notizia, nelle lettere provenienti da<br />

<strong>Grosseto</strong>, delle <strong>di</strong>fficoltà incontrate<br />

per il loro trasporto, dalle fornaci<br />

costruite lontano da <strong>Grosseto</strong>, in<br />

luoghi più como<strong>di</strong> per il<br />

reperimento del materiale e dalla<br />

cava <strong>di</strong> pietre, presso l’Ombrone, si<br />

poteva rifornire la fortezza del<br />

necessario, utilizzando il canale<br />

fatto costruire da Cosimo 52 . Spesso<br />

però il fango ed i sassi intasavano il<br />

letto del fosso tal punto da<br />

impe<strong>di</strong>re la navigazione e<br />

richiedere giorni <strong>di</strong> lavoro per<br />

ripulirlo con l’impiego <strong>di</strong> numerosa<br />

manodopera.<br />

I1 rifornimento costante dei<br />

materiali occorrenti ai lavori della<br />

fortezza era dunque con<strong>di</strong>zionato<br />

dalla navigabilità o meno del fosso,<br />

il quale del resto rappresentava un<br />

grande risparmio nelle spese <strong>di</strong><br />

trasporto rispetto alla via <strong>di</strong> terra<br />

che avrebbe richiesto, non solo un<br />

maggior impiego <strong>di</strong> uomini, ma<br />

anche <strong>di</strong> bestiame.<br />

Il reperimento del legname non<br />

rappresentava un grosso problema<br />

essendo la zona ritta <strong>di</strong> macchie e<br />

boschi. Il rifornimento maggiore<br />

era fatto nella macchia <strong>di</strong><br />

Campagnatico, a pochi Km da<br />

51 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 53, c. 298, “Note <strong>di</strong> quanto si<br />

debba eseguire per li ministri della fabbrica <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong>”, 29 ottobre 1562.<br />

52 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2134, c. 368, Sommario delle<br />

lettere <strong>di</strong> maestro Baldassarre <strong>La</strong>nci. <strong>La</strong> lettera è senza<br />

data, ma si può ritenere con certezza dell'anno 1566.<br />

Riguardo alla cava rimando ad una piantina <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> e <strong>di</strong>ntorni, reperita nel fondo Me<strong>di</strong>ceo (f.<br />

1896, c; 244) nella quale è pure visibile il fosso che<br />

arrivava fin sotto le mura della città e serviva al<br />

trasporto dei materiali da costruzione.


<strong>Grosseto</strong> e trasportato in città per<br />

via fluviale quando le con<strong>di</strong>zioni<br />

dell'Ombrone lo permettevano.<br />

Questo materiale rivestiva del resto<br />

una importanza primaria nella<br />

costruzione <strong>di</strong> qualunque e<strong>di</strong>ficio<br />

in quanto oltre ad essere utilizzato<br />

per strutture <strong>di</strong> sostegno<br />

(impalcature, travi ecc.) costituiva<br />

anche una in<strong>di</strong>spensabile fonte <strong>di</strong><br />

calore per le fornaci. Naturalmente<br />

anche il taglio dei boschi era<br />

abbastanza controllato per evitare<br />

inutili devastazioni. Preoccupazioni<br />

del genere emergono infatti dalle<br />

lettere inviate dal duca ai ministri<br />

della fabbrica <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> 53 .<br />

Comunque a parte queste<br />

limitazioni, tutto sommato<br />

abbastanza normali in un epoca in<br />

cui non si <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> mezzi<br />

tecnici avanzati, l’ostacolo<br />

maggiore era certamente<br />

rappresentato dal clima mici<strong>di</strong>ale<br />

della Maremma<br />

che rendeva oltremodo <strong>di</strong>fficile il<br />

reperimento <strong>di</strong> manodopera. Di<br />

conseguenza i lavori subivano<br />

brusche interruzioni e la ripresa <strong>di</strong><br />

essi, spesso per il lungo abbandono<br />

costringeva ad un grosso <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> energie e denaro dovendo<br />

riparare, immancabilmente, quello<br />

che gia si era iniziato a costruire, in<br />

precedenza.<br />

I lavori alla fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> (1565-<br />

1187)<br />

I lavori più consistenti alla fortezza<br />

<strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> erano condotti solo a<br />

partire dal mano del 1565: è da<br />

questo. anno, infatti, che le lettere<br />

53 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 521a, c. 589, Baldasserre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Siena, i4 maggio 1576.<br />

in proposito sono abbastanza<br />

frequenti e minuziose. Da esse<br />

risulta abbastanza evidente il<br />

cattivo stato <strong>di</strong> quella fortificazione<br />

in cui i vecchi baluar<strong>di</strong> e cortine<br />

sono caduti a terra. <strong>La</strong> rocca stessa<br />

che è una torre sola con un poco <strong>di</strong><br />

procinto" minaccia rovina e si<br />

propone <strong>di</strong> abbassarla piuttosto<br />

che, ricostruendo il pezzo <strong>di</strong> mura<br />

caduto, riportarla all'altezza<br />

originaria. Le minuziose relazioni<br />

sui lavori condotti a <strong>Grosseto</strong>,<br />

proposte <strong>di</strong> ogni genere da fare al<br />

duca ed al principe reggente<br />

Francesco, sono pei la maggior<br />

parte del <strong>La</strong>na che segue <strong>di</strong> persona<br />

i lavori, alternandoli, naturalmente,<br />

con quelli che conduceva negli<br />

stessi anni a Siena e Ra<strong>di</strong>cofani. Più<br />

raramente Spagnoletto Niccolini,<br />

capitano <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> o Lorenzo<br />

Albizi, provve<strong>di</strong>tore generale delle<br />

fortezze o lo stesso governatore <strong>di</strong><br />

Siena, informano il duca delle<br />

con<strong>di</strong>zioni della fortificazione e dei<br />

pericoli che la città si trova talvolta<br />

ad affrontare: incursioni turche,<br />

ban<strong>di</strong>ti e popolazioni vicine (sulle<br />

quali a giu<strong>di</strong>care dai documenti<br />

non si poteva fare molto<br />

affidamento). <strong>La</strong> Maremma infatti,<br />

per la sua stessa conformazione<br />

geografica (vasta, ricca <strong>di</strong><br />

vegetazione e <strong>di</strong> macchie) e per la<br />

scarsità della popolazione a causa<br />

della malaria, costituiva un sicuro<br />

ricovero per i ban<strong>di</strong>ti toscani e<br />

stranieri. <strong>La</strong> stessa conformazione<br />

politica dello stato <strong>di</strong> Siena, coi suoi<br />

numerosi feu<strong>di</strong> (Pitigliano,<br />

Camporsevoli, Castellottieri), con<br />

lo stato <strong>di</strong> Castro tra il granducato<br />

e lo stato della Chiesa, a guisa <strong>di</strong><br />

salvagente per i ban<strong>di</strong>ti dell'una e<br />

dell'altra parte, i Presi<strong>di</strong> spagnoli e


lo stato <strong>di</strong> Piombino in mano agli<br />

Appiano che controllavano buona<br />

parte della costa toscana, favoriva<br />

certamente lo sviluppo del<br />

ban<strong>di</strong>tismo 54 .<br />

I primi lavori alla fortezza <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> riguardano la costruzione<br />

del baluardo delle Palle su cui già<br />

Cosimo fin dal '62 aveva espresso il<br />

volere che si iniziasse per primo 55 .<br />

All'infuori dei bastioni, i Me<strong>di</strong>ci<br />

costruirono ben poco a <strong>Grosseto</strong> 56 ;<br />

tuttavia questa fortificazione ha<br />

finito per con<strong>di</strong>zionare<br />

urbanisticamente lo sviluppo della<br />

città fino ai giorni nostri e riflette<br />

dal punto <strong>di</strong> vista architettonico<br />

quel gusto per il razionale, per il<br />

"bello ideale” che si manifesta nella<br />

sua interezza soprattutto in città<br />

costruite ex novo come Portoferraio<br />

e Terra del Sole, dove pur <strong>di</strong><br />

rispettare precisi criteri geometrici<br />

si finiva per sottovalutare anche<br />

reali <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> costruzione 57 .<br />

I1 baluardo iniziato nel 1565 era<br />

condotto a termine l'anno<br />

successivo mentre si facevano<br />

54 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 521, c. 251, Spagnoletto<br />

Niccolini a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 16 aprile 1566; Id., f.<br />

586, c. 32, Federigo da Montauto a Francesco, Siena,<br />

28 marzo 1573.<br />

55 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 495a, lett. cit.; Id., f. 499, c. 516,<br />

Baldassarre <strong>La</strong>nci a Cosimo, Siena, 25 aprile 1563; Id.,<br />

f. 513a, c. 882, idem, 22 febbraio 1565; Id., f. 521, c.<br />

539, idem a Francesco, Siena, 9 maggio 1566.<br />

56 <strong>La</strong>vori <strong>di</strong> restauro furono fatti al Duomo ed al<br />

Palazzo stesso) furono fatti costruire intorno Piazza<br />

principale della città (a destra e <strong>di</strong> fronte al Palazzo<br />

stesso) furono fatti costruire, intorno agli anni novanta<br />

dai Cavalieri <strong>di</strong> Santo Stefano. Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f.<br />

2010, c. 435, Memorie della città <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, 24<br />

luglio 1577; Id., f. 254, c. 236, Federico da Montauto a<br />

Francesco, 20 gennaio 1581; Id., f. 1888, c. 146, Carlo<br />

Fortunati a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, Siena, 18 ottobre 1593.<br />

57 <strong>La</strong>nci con la costruzione della imponente fortezza <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> precedeva il Savorgnano che adotterà la<br />

pianta esagona per la cittadella <strong>di</strong> Casale (1589-1595)<br />

ed il Floriani che nel '73 la proponeva per un forte da<br />

costruire presso Tunisi. Cfr. E. Rocchi 1908, p. 442.<br />

presenti al ducale necessità della<br />

rocca, occorrendo la sua<br />

approvazione per poter dare inizio<br />

ai lavori.<br />

Come infatti in campo politico,<br />

legislativo ed amministrativo nulla<br />

poteva essere fatto senza il rescritto<br />

personale del duca, così pure<br />

trattandosi dei lavori alla fortezza<br />

<strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, cosi importante per la<br />

sua posizione strategica, occorreva<br />

regolarmente l'approvazione del<br />

sovrano. Allo stesso modo presso<br />

<strong>di</strong> lui ogni anno erano portati dallo<br />

scrivano della fabbrica (Vincenzo<br />

Betti) i registri nei quali era segnata<br />

la quantità <strong>di</strong> denari ricevuta dal<br />

depositario <strong>di</strong> Siena “per servitio "<br />

<strong>di</strong> quella fortificazione e le somme<br />

spese con la precisa destinazione 58 .<br />

I lavori tuttavia subivano sempre<br />

frequenti rallentamenti causati in<br />

questi anni dalle <strong>di</strong>fficoltà prima <strong>di</strong><br />

gettare le fondamenta del baluardo<br />

<strong>di</strong> Porta Marina (1567) ed in seguito<br />

(1568) dalla quantità eccessiva <strong>di</strong><br />

pioggia caduta che aveva reso<br />

impraticabile il fosso dal quale<br />

<strong>di</strong>pendeva il rifornimento <strong>di</strong> tutto<br />

il materiale occorrente alla<br />

fortezza 59 .<br />

Inoltre in questi anni è lo stesso<br />

Baldassarre che, a causa dei<br />

molteplici impegni da lui assunti<br />

(non solo a Ra<strong>di</strong>cofani, Siena, ma<br />

anche a Campiglia ) 60 , a causa delle<br />

forti febbri che lo avevano colpito a<br />

58 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 521a, c. 549, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Siena, 24 agosto 1566.<br />

59 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 536, c. 103, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 12 aprile 1567; Id., 2 maggio<br />

1568; Id., f. 526, c. 535, idem, Siena, 8 marzo 1567;<br />

Id., f. 535, c. 627, idem, <strong>Grosseto</strong>, 28 marzo 1568.<br />

60 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 532, c. 2, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Siena, 1 ottobre 1567; Id., f. 228, c. 280,<br />

Francesco a Baldassarre <strong>La</strong>nci, Poggio a Caiano, 24<br />

settembre 1567.


partire dall'estate del '67 61 , trascura<br />

i lavori alla fortezza dl <strong>Grosseto</strong> o<br />

non recandovisi affatto, come nel<br />

1569, nel quale anno era cessata<br />

ogni attività, o recandovisi per<br />

poco, giusto il tempo per lasciare<br />

gli or<strong>di</strong>ni necessari 62 .<br />

Nel 1567 i lavori, iniziati nel marzo<br />

e protratti fino alla fine <strong>di</strong> aprile,<br />

erano condotti non solo dal <strong>La</strong>nci<br />

ma anche al figlio Marino che, a<br />

partire da questo anno troviamo<br />

costantemente collaboratore del<br />

padre o ad<strong>di</strong>rittura lui stesso alla<br />

<strong>di</strong>rezione dei lavori 63 .<br />

Nel 1568 e nel 1570 nonostante il<br />

cattivo stato nel quale era ridotto il<br />

fosso si era lavorato servendosi dei<br />

materiali avanzati negli anni<br />

precedenti 64 al baluardo <strong>di</strong> Porta<br />

Marina mentre si gettavano le<br />

fondamenta degli<br />

altri (S, Michele e baluardo della<br />

fortezza) 65 .<br />

Un maggior impegno è assunto nel<br />

1571, .nel quale anno si assiste a<br />

tutta una serie <strong>di</strong> preparativi per la<br />

continuazione dei lavori: è inviato<br />

quale sovrintendente generale alla<br />

fabbrica Francesco da Montauto; si<br />

ha l 'impiego <strong>di</strong> numerosa<br />

manodopera, ben duemila la<br />

61 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 531, c. 75, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Siena, 17 giugno 1567.<br />

62 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 547, c. 230, Federigo da<br />

Montauto a Bartolomeo Concino, Siena, 20 aprile<br />

1570.<br />

63 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 528, c. 274, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Siena, 21 aprile 1567.<br />

64 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 229, c. 138t, Francesco a<br />

Baldassarre <strong>La</strong>nci, Firenze, 2 aprile 1568.<br />

65 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 528, c. 274, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Siena, 21 aprile 1567; negli anni seguenti si<br />

continua a lavorare a <strong>Grosseto</strong> anche se le relazioni in<br />

proposito sono meno particolareggiate, più rare. Cfr.<br />

Id., f. 536, c. 103, Baldassarre <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />

<strong>Grosseto</strong>, 12 aprile 1568; Id., f. 547, c. 230, Federico<br />

da Montauto a Bartolomeo Concino, Siena, 20 aprile<br />

1570; Id., f. 237, c. 70, Francesco a Marino <strong>La</strong>nci.<br />

"marraiuoli” e cento "maestri" 66 ; si<br />

fanno provvisioni <strong>di</strong> materiali da<br />

costruzione, <strong>di</strong> grano e vini, <strong>di</strong><br />

artiglieria 67 ; ci si preoccupa una<br />

volta tanto, anche, se molto il<br />

limitatamente rispetto alle necessità<br />

reali, <strong>di</strong> una certa assistenza<br />

me<strong>di</strong>ca: si parla infatti <strong>di</strong> inviare a<br />

<strong>Grosseto</strong> venti letti (cifra<br />

logicamente irrisoria in confronto<br />

al numero a grande delle persone<br />

che si ammalavano) me<strong>di</strong>ci e<br />

me<strong>di</strong>cine per far fronte a qualsiasi<br />

necessità; si parla <strong>di</strong> trattare bene i<br />

conta<strong>di</strong>ni comandati a quei lavori,<br />

<strong>di</strong> dare loro un agio per lo meno<br />

decente 68 . In questo anno, 1571,<br />

quattro baluar<strong>di</strong> risultano<br />

terminati 69 ; a questa attiva ripresa<br />

dei lavori non poco aveva<br />

contribuito il timore rappresentato<br />

in quell' anno dallo sbarco a Port'<br />

Ercole <strong>di</strong> ben quattrocento soldati<br />

provenienti da Napoli 70 e,<br />

successivamente, le notizie, arrivate<br />

agli orecchi dello stesso<br />

governatore <strong>di</strong> Siena, riguardo al<br />

progetto d'ingran<strong>di</strong>re la fortezza <strong>di</strong><br />

Orbetello e costruire tre torri lungo<br />

la costa dello stato dei Presi<strong>di</strong> 71 .<br />

66 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 559, c. 390, Francesco da<br />

Montauto a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 29 aprile 1571.<br />

67 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f.560, c. 93, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 7 maggio 1571.<br />

68 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 237, c. 169, Francesco allo<br />

spedaliere <strong>di</strong> Siena, 19 aprile 1571.<br />

69 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 560, c. 391, Baldassarre <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 23 maggio 1571; Id., c. 497,<br />

Francesco da Montauto a Francesco, 24 maggio 1571;<br />

Id., f. 237, c. 195, Francesco a Francesco da Montauto,<br />

Firenze, 28 maggio 1571.<br />

70 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 559, c. 252, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 24 aprile 1571.<br />

71 Le tre torri dovevano essere costruite rispettivamente<br />

presso Port'Ercole, Ansedonia e Capalbio. Cfr. A.S.F.,<br />

Me<strong>di</strong>ceo, f. 566, c. 18t, Federigo da Montauto a<br />

Francesco, Siena, 7 ottobre 1571. Gli ingegneri che,<br />

secondo le notizie riferite, lavoravano al servizio del<br />

vicerè <strong>di</strong> Napoli, erano uno bolognese ed uno senese.


Nel novembre del 1571 la morte<br />

del <strong>La</strong>nci non aveva causato<br />

interruzione alcuna nella<br />

prosecuzione della fortificazione <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong>, in quanto il figlio Marino,<br />

già attivo collaboratore del padre<br />

negli anni passati, poteva sostituirsi<br />

a Baldassarre nella <strong>di</strong>rezione dei<br />

lavori senza che la costruzione ne<br />

avesse a patire 72 .<br />

Essa risultava comunque molto<br />

imperfetta: i bastioni non erano<br />

ancora completati, la rocca stessa<br />

mal ridotta poteva, con molta<br />

facilita in caso <strong>di</strong> assalto, essere<br />

occupata dai nemici 73 . Fin<br />

dall'autunno del 1571 Marino<br />

<strong>La</strong>nci, recatosi a <strong>Grosseto</strong>, lavorava<br />

alla rocca per la quale, riprendendo<br />

un vecchio progetto del padre (che<br />

risaliva al 1566), tornava a far<br />

presente al principe Francesco la<br />

necessità <strong>di</strong> abbassarla un trenta<br />

braccia circa e restaurarla in modo<br />

tale da renderla capace <strong>di</strong><br />

munizioni e vettovagli 74 . In quegli<br />

stessi mesi si parlava pure <strong>di</strong><br />

costruire gli alloggiamenti dei<br />

Cfr. Id., f. 566, c. 64, Corvatto da Perugia a Francesco,<br />

<strong>Grosseto</strong>, 6 ottobre 1571.<br />

72 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 567, c. 242, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 20 novembre 1571; Id., f. 572, c.<br />

25, idem, Siena, 2 marzo 1572; Id., f. 564, c. 314,<br />

Federigo da Montauto a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 27<br />

agosto 1571; Id., f. 560, c. 391, lett. cit. Marino <strong>La</strong>nci<br />

continuò i lavori alla fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, Siena,<br />

Ra<strong>di</strong>cofani e Montalcino occupandosi pure della<br />

restaurazione <strong>di</strong> alcune torri lungo la costa<br />

maremmana. Riguardo alla causa della sua morte,<br />

nonostante i sospetti <strong>di</strong> avvelenamento <strong>di</strong> cui correva<br />

voce, ritengo doverla attribuire alle<br />

febbri malariche contratte in <strong>Grosseto</strong> e dalle quali era<br />

stato colpito fin dal 1572. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 579, c. 7,<br />

Federigo da Montauto a Francesco, Siena, 15<br />

settembre 1572; Id.; f. 239, c. 17, Francesco a Federigo<br />

da Montauto ed al Corvatto, Siena, 26 ottobre 1571.<br />

73 Questo <strong>di</strong>mostra come i progetti <strong>di</strong> lavoro venissero<br />

eseguiti con molto ritardo rispetto alle necessità<br />

evidenziate al riguardo.<br />

74 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 567, c. 242, lett. cit.<br />

soldati senza però avere, per lo<br />

meno in questo anno, notizia <strong>di</strong> tali<br />

lavori 75 . Nel periodo invernale,<br />

infatti, si era cessata ogni attività<br />

per ricominciare solo all'avvicinarsi<br />

della buona stagione.<br />

I lavori iniziati i primi <strong>di</strong> marzo<br />

1572 (" hora che i tempi si sono<br />

addolciti “) 76 si protraevano, se<br />

pure con molte interruzioni, fino aI<br />

<strong>di</strong>cembre dello stesso anno 77 . Da<br />

principio si era lavorato con<br />

l'impiego <strong>di</strong> opere volontarie, <strong>di</strong><br />

"lombar<strong>di</strong>" (in tutto sessanta,<br />

settanta uomini); con l 'impiego <strong>di</strong><br />

pastori pistoiesi e dei loro bestiami,<br />

yeramente in<strong>di</strong>spensabili questi<br />

ultimi per:il trasporto <strong>di</strong> calcine e<br />

legna ora che il fosso non era<br />

praticabile per essere intasato dal<br />

fango e dai sassi 78 . In seguito il<br />

numero degli operai andò<br />

scemando sempre <strong>di</strong> più a causa<br />

delle solite <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>enze e<br />

<strong>di</strong>serzioni 79 . I lavori non poterono<br />

essere ripresi se non verso la metà<br />

<strong>di</strong> agosto, ma nel frattempo si<br />

lavorava al baluardo che avrebbe<br />

dovuto incorporare la vecchia<br />

fortezza 80 e si era finito <strong>di</strong><br />

aggiustare il mastio. Quest' ultimo,<br />

mo<strong>di</strong>ficato rispetto alla sua antica<br />

struttura, era stato abbassato: nella<br />

parte superiore si era ricavato un<br />

ampio solaio capace <strong>di</strong> contenere<br />

<strong>di</strong>eci pezzi <strong>di</strong> artiglieria grossa ed<br />

internamente stanze per il<br />

75 Idem.<br />

76 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 572, c. 25, lett. cit.<br />

77 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 582, c. 194t, Federigo da<br />

Montauto a Francesco, Siena, 12 <strong>di</strong>cembre 1572.<br />

78 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 572, c. 7, lett. cit.<br />

79 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 577, c. 70, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Siena, 6 luglio 1572.<br />

80 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 572, c. 215, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 26 marzo 1572.


castellano e per il deposita del<br />

grano 81 .<br />

Allorché riprendevano le attività<br />

(agosto 1572) si costruivano, presso<br />

la fortezza, gli alloggiamenti dei<br />

soldati il cui progetto risaliva<br />

all'anno precedente 82 . In seguito (a<br />

parte i danni arrecati a questi ultimi<br />

dall'incen<strong>di</strong>o provocato da un<br />

soldato <strong>di</strong> quella città), coll'<br />

avvicinarsi della cattiva stagione, le<br />

lettere tornano a lamentare il<br />

cattivo stato delle mura e bastioni,<br />

in modo particolare <strong>di</strong> quello<br />

rivolto verso Orbetello e <strong>di</strong> quello<br />

della<br />

<strong>Fortezza</strong> 83 .<br />

Nella primavera del 1573 le<br />

scorrerie piratesche contro Castel<br />

Marino incutevano timore nella<br />

stessa <strong>Grosseto</strong> che, dato il cattivo<br />

stato delle mura e baluar<strong>di</strong> e la<br />

carenza <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>e, non sarebbe<br />

stato <strong>di</strong>fficile conquistare 84 . In<br />

conseguenza <strong>di</strong> ciò, durante tutto<br />

quell' anno si ha un fitto carteggio<br />

tra Marino <strong>La</strong>nci ed il principe<br />

Francesco relativamente alla<br />

continuazione dei lavori ai bastioni<br />

della città, facendo riferimento in<br />

modo particolare al Baluardo della<br />

<strong>Fortezza</strong> 85 .<br />

81 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 574, c. 211, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 3 maggio 1572; Id., f. 573, c.<br />

127, Marino <strong>La</strong>nci a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 16<br />

aprile 1572; Id., f. 576, c. 211, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 30 maggio 1572.<br />

82 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 578, c. 94, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Ra<strong>di</strong>cofani, 17 agosto 1572; Id., c. 276,<br />

Marino <strong>La</strong>nci a Francesco, Ra<strong>di</strong>cofani, 28 agosto 1572.<br />

83 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 582, c. 195, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Federigo da Montauto, 8 <strong>di</strong>cembre 1572.<br />

84 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 586, c. 32, Federigo da Montauto<br />

a Francesco, Siena, 28 marzo 1573; Id., f. 598, c. 204,<br />

Marino <strong>La</strong>nci e Federigo da Montauto, <strong>Grosseto</strong>, 4<br />

mano 1574.<br />

85 Una faccia del Baluardo della <strong>Fortezza</strong> era stata<br />

alzata nove braccia dal piano del fosso. A<br />

quest'ultima, nel giugno dello stesso anno, dopo averla<br />

Al suo fianco era fatta una porta<br />

per accedere alla rocca “ e trarre<br />

per quella artiglieria senza passare<br />

per la terra dove è la porta<br />

principale“ 86 . L'anno successivo<br />

(1574) si lavorava pure all' o<strong>di</strong>erno<br />

baluardo <strong>di</strong> Piazza del Mercato 87 .<br />

In seguito, alla morte <strong>di</strong> Marino<br />

<strong>La</strong>nci (novembre 1574) la <strong>di</strong>rezione<br />

dei lavori era affidata ad un altro<br />

ingegnere al servizio dei Me<strong>di</strong>ci,<br />

Simone Genga, anche lui, come<br />

Baldassarre, urbinate. Nato intorno<br />

al 1530 88 non sappiamo <strong>di</strong> preciso<br />

in quale anno venne al servizio dei<br />

Me<strong>di</strong>ci: si hanno le sue prime<br />

lettere solo a partire dal 1571<br />

allorché eseguiva, come<br />

collaboratore del <strong>La</strong>nci, lavori a San<br />

Martino in Mugello. Parallelamente<br />

lavorava a Terra del Sole 89 e nel<br />

1572, due anni dopo la morte del<br />

Camerini, gli era affidata la<br />

prosecuzione dei lavori alla<br />

fortezza del Sasso <strong>di</strong> Simone 90 .<br />

Morto Marino <strong>La</strong>nci riceveva la<br />

cura delle fortificazioni dello stato<br />

<strong>di</strong> Siena al cui completamento, in<br />

veste più <strong>di</strong> sovrintendente<br />

alzata un quin<strong>di</strong>ci braccia circa, era fatto il cordone e si<br />

attendeva a "cavare" le fondamenta del guardanaso.<br />

Cfr. Me<strong>di</strong>ceo, f. 584, c. 192, Marino <strong>La</strong>nci a<br />

Francesco, Siena, 17 gennaio 1573; Id., f. 587, c. 93,<br />

idem, 29 aprile 1573; Id., c. 91, idem a Bartolomeo<br />

Concino, <strong>Grosseto</strong>, 29 aprile 1573; Id., f. 589, c. 132,<br />

lett. cit.; Id., c. 250, Marino <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />

<strong>Grosseto</strong>, 31 giugno 1573.<br />

86 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 589, c. 250, lett. cit.<br />

87 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 598, c. 204, lett. cit.; Id., f. 599,<br />

c. 63, Marino <strong>La</strong>nci a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 12 aprile<br />

1574.<br />

88 C. Promis 1874, p. 533.<br />

89 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 560, c. 40, Simone Genga a<br />

Francesco, Terra del Sole, 2 maggio 1571; Id., c. 23,<br />

Simone Genga a Francesco, San Martino in Mugello, 1<br />

giugno 1571.<br />

90 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 577, c. 16, Simone Genga a<br />

Francesco, San Martino in Mugello, 23 luglio 1572.


generale che <strong>di</strong> architetto vero e<br />

proprio, si de<strong>di</strong>cò fino al 1582 91 .<br />

Nel maggio del 1575 lo troviamo a<br />

lavorare al baluardo rivolto verso<br />

Orbetello, gia iniziato da Marino<br />

<strong>La</strong>nci, nel quale per essere il luogo<br />

molto paludoso si erano incontrate<br />

, gravi <strong>di</strong>fficoltà nel gettare le<br />

fondamenta 92 .<br />

91 Il Genga nei confronti del Granduca si <strong>di</strong>mostrò<br />

sempre molto ossequiente se pure Francesco non<br />

contraccambiasse questa rispettosità con una certa<br />

simpatia per il Genga, la cui partenza dall'Italia<br />

sembra, anzi, essere motivata proprio da certi<br />

sentimenti nutriti nei suoi confronti dal Granduca.<br />

Ciononostante, anche lontano dall'Italia, questi non<br />

cessò mai (ne sono documento le numerose lettere da<br />

lui scritte) <strong>di</strong> mantenere rapporti prima con Francesco e<br />

poi con Fer<strong>di</strong>nando, scrivendo a loro costantemente e<br />

sempre con quel tono <strong>di</strong> sottomissione ed affettata<br />

gentilezza che avevano, anche in passato,<br />

contrad<strong>di</strong>stinto il suo carattere. Se a lui si deve la<br />

continuazione dei lavori a Terra del Sole, al Sasso <strong>di</strong><br />

Simone, a Ra<strong>di</strong>cofani, Siena e <strong>Grosseto</strong>, non altrettanto<br />

si può concordare con il Promis (1874, p. 534)<br />

riguardo all'affermazione che la fortezza <strong>di</strong> Montalcino<br />

“sia opera sua”. A parte il fatto che la fortezza <strong>di</strong> per sé<br />

non subì mo<strong>di</strong>fiche ra<strong>di</strong>cali da un punto <strong>di</strong> vista<br />

architettonico ma ci si limitò solo a rafforzarla con una<br />

bastione <strong>di</strong> tipo moderno, sappiamo sicuramente che<br />

questa aggiunta fu opera del <strong>La</strong>nci e del figlio Marino<br />

(A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 546, c. 795, Bartolomeo Concino<br />

al governatore <strong>di</strong> Siena, Siena, 17 marzo 1570; Id., f,<br />

563, c. 284, Marino <strong>La</strong>nci a Francesco, Montalcino, 10<br />

luglio 1571). Il Genga lasciò l'Italia, <strong>di</strong>versamente da<br />

quanto sostengono il Promis ed il Rocchi, alla fine del<br />

1582. Ne sono documento numerose lettere scritte<br />

dallo stesso Genga: la prima, dopo la sua partenza, è<br />

del novembre 1584 e viene da “Micovia”, località<br />

vicino a Cracovia, dove si era recato per prestare<br />

servizio presso il re <strong>di</strong> Polonia, Stefano Batori (A.S.F.,<br />

Me<strong>di</strong>ceo, f. 780, c. 271, Simone Genga a Belisario<br />

Vinta, Micovia, 4 novembre 1584). Secondo le notizie<br />

da lui riferite nelle lettere seguenti dovette lavorare<br />

dapprima in Transilvania ed in Ungheria e solo in un<br />

secondo tempo in Lituania ed in Livonia (A.S.F.,<br />

Me<strong>di</strong>ceo, f. 780, c. 271, Simone Genga a Francesco,<br />

Cracovia, 19 mano 1587; Id., f. 786, c. 326, idem a<br />

Belisario Vinta, Varsavia, 10 marzo 1587).<br />

92 Superati gli ostacoli peggiori si era alzata una faccia<br />

del baluardo <strong>di</strong> Porta Marina <strong>di</strong>eci braccia e se n'era<br />

fatta in lunghezza ottanta braccia lavorando anche <strong>di</strong><br />

notte. Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 599, c. 63, lett. cit.; Id.,<br />

f. 673, c. 339, Simone Genga a Francesco, <strong>Grosseto</strong>,<br />

23 maggio 1575.<br />

Nell' aprile del 1576,<br />

parallelamente a questi lavori, si<br />

iniziava la costruzione del<br />

Baluardo <strong>di</strong> San Francesco la cui<br />

ubicazione precisa e tracciato era<br />

gia stata fissata nella primavera<br />

precedente 93 . Quest’ultimo doveva<br />

rappresentare una <strong>di</strong>fesa molto<br />

importante per <strong>Grosseto</strong> se più<br />

volte ne è sollecitato il<br />

completamento nelle lettera del<br />

Genga 94 .<br />

Tutto ciò, probabilmente, era da<br />

collegare al fatto che quel bastione,<br />

rivolto verso Paganico e Batignano,<br />

doveva servire a <strong>di</strong>fendere la città<br />

dai ban<strong>di</strong>ti annidati in gran<br />

numero nelle boscaglie <strong>di</strong> quelle<br />

località. A questo baluardo si<br />

continuava a lavorare l'anno<br />

successivo (1577), sia per alzare<br />

ulteriormente le mura, sia per<br />

incorporarlo con la fortezza<br />

vecchia, essendo costruito al <strong>di</strong><br />

fuori dell'antico circuito 95 .<br />

Nel novembre dello stesso anno si<br />

era cominciato a gettate le<br />

fondamenta del Baluardo delle<br />

Monache e nell'inverno successivo<br />

mentre si completava questo lavoro<br />

anche se con <strong>di</strong>fficoltà a causa del<br />

terreno eccessivamente paludoso, si<br />

gettavano le fondamenta <strong>di</strong> quella<br />

93 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo; f. 680, c. 272, Vincenzo, Gui<strong>di</strong> a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 26 <strong>di</strong>cembre 1575; Id., f. 684, c.<br />

326, Simone Genga a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 2 aprile<br />

1576; Id., f. 245, c. 146t, Francesco a Simone Genga, 9<br />

aprile 1576; Id., f. 673, c. 339, lett. cit.<br />

94 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 684, c. 326, lett. cit. Anticamente<br />

in <strong>Grosseto</strong> vi era un monastero <strong>di</strong> Benedettini (“sotto<br />

il titolo” <strong>di</strong> San Fortunato) che, abbandonato da essi<br />

nel 1220 fu occupato dai Padri Minori conventuali <strong>di</strong><br />

San Francesco. Parte <strong>di</strong> esso era gettato a terra nella<br />

costruzione del bastione omonimo. Cfr. Biblioteca<br />

Riccar<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> Firenze, G.A. Pecci, ms. cit., tomo III<br />

degli Abbozzi, c. 195.<br />

95 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 695, c. 208, Simone Genga a<br />

Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 24 marzo 1577; Id., f. 246, c.<br />

176t, Francesco a Simone Genga, 30 marzo 1577.


cortina che avrebbe dovuto unire il<br />

Baluardo delle Monache a quello <strong>di</strong><br />

San Francesco 96 .<br />

E’ significativo come per la<br />

costruzione del primo, baluardo<br />

non si abbiano tutto sommato<br />

molte remore ad abbattere il<br />

convento <strong>di</strong> Santa Chiara in quanto<br />

non si urtano, in questo caso,<br />

interessi privati ma si tende solo a<br />

salvaguardare la ragione <strong>di</strong> stato <strong>di</strong><br />

fronte alla quale le esigenze militari<br />

si rivelano prevalenti.<br />

Le ultime notizie più precise<br />

forniteci dal Genga (anchese non<br />

sono scritte <strong>di</strong> suo pugno) riguardo<br />

alla fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> risalgono<br />

al luglio del l578 97 . In questo anno<br />

la fortificazione nel suo complesso<br />

risultava ancora imperfetta e tale<br />

continuò ad essere negli anni<br />

successivi 98 .<br />

96 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 704, c. 23, lett. cit.; Id., f. 707, c.<br />

34, Simone Genga a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 14 febbraio<br />

1578. Al Baluardo delle Monache, come già si era fatto<br />

in quello <strong>di</strong> San Francesco, per far posto alla nuova<br />

fortificazione veniva <strong>di</strong>strutto il monastero delle<br />

Monache <strong>di</strong> Santa Chiara, secondo il progetto <strong>di</strong><br />

Baldassarre <strong>La</strong>nci risalente al 1571. Cfr. A.S.F.,<br />

Me<strong>di</strong>ceo, f. 560, c. 95, Baldassarre <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />

<strong>Grosseto</strong>, 29 aprile 1571.<br />

97 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2134, c.462, senza data e firma.<br />

Si può ritenere dell'anno 1578. Il Baluardo <strong>di</strong> San<br />

Francesco non era ancora "condotto in <strong>di</strong>fesa"; il<br />

Baluardo della <strong>Fortezza</strong> aveva un fianco alto appena<br />

"sino al cordone et quel <strong>di</strong> Porta Merina <strong>di</strong>eci braccia e<br />

mezzo"; in nessuno <strong>di</strong> questi due le casematte erano<br />

state condotte a termine; il Baluardo delle Monache da<br />

poco iniziato aveva un fianco all’altezza del cordone;<br />

dei sei baluar<strong>di</strong> comunque quattro erano “condotti in<br />

<strong>di</strong>fesa”, e cioè quello della <strong>Fortezza</strong>, quello delle Palle,<br />

quello dell'Oriuolo e quello <strong>di</strong> San Michele. Con il<br />

termine "mettere in <strong>di</strong>fesa" intendo in<strong>di</strong>care quei<br />

baluar<strong>di</strong> che se pure non erano completati nelle loro<br />

parti principali, tuttavia erano tra loro uniti dalle<br />

cortine.<br />

98 Ancora nel 1585 si provvedeva ad alzare <strong>di</strong> quattro<br />

braccia circa il Baluardo dell'Oriuolo e nell'aprile del<br />

1586 si proponeva <strong>di</strong> far accomodare una stanza in<br />

fortezza per il capitano. Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 771, c.<br />

83, Marco Antonio Tamagni a Francesco, <strong>Grosseto</strong>, 28<br />

gennaio 1585; Id., f. 780, c. 472, Ambrogio Colombani<br />

a Belisario Vinta, <strong>Grosseto</strong>, 20 aprile 1586.<br />

Il Genga lasciava definitivamente<br />

l’Italia nel 1582; ed è proprio in<br />

questo anno che consegna le carte e<br />

schizzi delle fortificazioni <strong>di</strong> sua<br />

competenza e Geronimo Seriacopi<br />

perchè le consegni al granduca con<br />

in<strong>di</strong>cato quanto è stato fatto e<br />

quanto ancora resta da fare 99 .<br />

In seguito, fino al 1587, le lettere<br />

relative alla fortezza sono sempre<br />

molto generiche e lamentano<br />

soprattutto lo stato <strong>di</strong> abbandono<br />

<strong>di</strong> quella città e la conseguente<br />

rovina dei baluar<strong>di</strong> e cortine. In<br />

mezzo a <strong>di</strong>fficoltà molto gravi<br />

quali, soprattutto, il mici<strong>di</strong>ale clima<br />

della Maremma 100 i lavori eseguiti a<br />

<strong>Grosseto</strong> non raggiunsero mai un<br />

vero e proprio completamento 101 .<br />

Le stesse <strong>di</strong>fficoltà che si erano<br />

frapposte alla realizzazione <strong>di</strong> un<br />

certo sviluppo economico,<br />

promosso da Cosimo e poi tentato<br />

nuovamente da Fer<strong>di</strong>nando,<br />

impe<strong>di</strong>vano l'efficienza completa <strong>di</strong><br />

questa fortezza che nonostante i<br />

vari espe<strong>di</strong>enti escogitati dai<br />

granduchi era immancabilmente<br />

abbandonata a se stessa od abitata<br />

solo spora<strong>di</strong>camente.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista militare servì<br />

per fare guerra ai ban<strong>di</strong>ti specie<br />

negli anni attorno al '90 nei quali<br />

l'acuirsi <strong>di</strong> quel fenomeno era da<br />

mettere in relazione non solo con la<br />

crisi cerealicola le carestie che<br />

colpivano la Toscana, ma anche con<br />

99 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f; 756, c. 635 Simone Genga a<br />

Francesco, Casa, 10 settembre 1582; Id., c. 303, idem,<br />

7 luglio 1582.<br />

100 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 780, c. 389, I Priori della città <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong>, febbraio 1583; Id., f. 780 c. 472, Ambrogio<br />

Colombani a Belisario Vinta, <strong>Grosseto</strong>, 20 aprile 1586.<br />

101 A.S.F., Segreteria <strong>di</strong> Gabinetto , f. 629, c. 9193,<br />

“Descrizione della città e fabbrica <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>”.<br />

Odoardo Warren, colonnello del battaglione <strong>di</strong><br />

artiglieria e <strong>di</strong>rettore generale delle fortificazioni <strong>di</strong><br />

Toscana, 1749.


l'appoggio che Alfonso Piccolomini<br />

(il più famoso capobanda del<br />

tempo) aveva da Filippo II nel<br />

tentativo <strong>di</strong> contrastare in qualche<br />

modo la politica filofrancese <strong>di</strong><br />

Fer<strong>di</strong>nando 102 .<br />

Cenni sulla con<strong>di</strong>zione della fortezza <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> durante il governo <strong>di</strong><br />

Fer<strong>di</strong>nando e nei secoli successivi<br />

Se durante il governo <strong>di</strong> Cosimo e<br />

la reggenza del principe Francesco<br />

(all'incirca negli anni 1560-72) la<br />

Maremma potè godere <strong>di</strong> una certa<br />

floridezza, in seguito, come risulta<br />

dalle relazioni inviate al granduca<br />

Fer<strong>di</strong>nando da Carlo de' Vecchi<br />

(gentiluomo senese)e da Dario<br />

Melani (notaio a <strong>Grosseto</strong>),<br />

l'economia ed il tenore <strong>di</strong> vita del<br />

paese erano andati declinando<br />

continuamente 103 .<br />

Cause principali: la malaria,i<br />

<strong>di</strong>vieti imposti nel commercio del<br />

grano, tasse c gabelle gravose, tutta<br />

una serie <strong>di</strong> oneri agli abitanti del<br />

posto costretti alle comandate per<br />

strada, fossi e guar<strong>di</strong>e, l'estensione<br />

delle ban<strong>di</strong>te 104 , incompetenze e<br />

ruberie degli amministratori locali,<br />

i ban<strong>di</strong>ti.<br />

102 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 797, c. 377, senza firma e data.<br />

Si può ritenere del 1588. Fin da questo anno Filippo II<br />

aveva aumentato le guarnigioni nello Stato dei Presi<strong>di</strong>;<br />

nel 1589, dopo l'uccisione dell'ultimo degli Appiano,<br />

inviava a Piombino ottocento soldati per togliere a<br />

Fer<strong>di</strong>nando la speranza <strong>di</strong> prendere quella città.<br />

103 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2010, c. 594, Maremma <strong>di</strong><br />

Siena, 1585- 1590; A.S.F., Miscellanea <strong>Me<strong>di</strong>cea</strong>, f. 29,<br />

ins. 23, c. 4, Proposta <strong>di</strong> Dario Melani al Granduca<br />

Fer<strong>di</strong>nando onde rendere fertile la Maremma senese,<br />

sec. XVI.<br />

104 Le “ban<strong>di</strong>te”, erano terreni riservati al pascolo e dati<br />

in affitto a prezzi molto alti. L'estensione dei pascoli<br />

fatta senza criterio alcuno, solo all'insegna della<br />

speculazione, riduceva le terre da coltivare o quanto<br />

meno le rendeva poco fertili per la degradazione a cui<br />

erano soggette.<br />

A tutta questa serie <strong>di</strong> problemi<br />

Fer<strong>di</strong>nando tentò <strong>di</strong> ovviare con<br />

una grossa opera <strong>di</strong> bonifica in<br />

tutta la Maremma (costruzione <strong>di</strong><br />

fossi per lo scolo delle acque, come<br />

quello <strong>di</strong> San Giovanni;<br />

abbattimento della Pescaia <strong>di</strong><br />

Castiglioni) e con l'emissione <strong>di</strong><br />

ban<strong>di</strong> che facilitassero il<br />

commercio. Nel 1588 105 così era<br />

permessa la libera estrazione della<br />

meta del raccolto a chi avesse<br />

prestato la sua opera in Maremma<br />

(sospesa poi nel '90 sotto la spinta<br />

della prima grave carestia), nel 1595<br />

la libera ven<strong>di</strong>ta in <strong>Grosseto</strong> del<br />

pesce e <strong>di</strong> numerosi prodotti<br />

alimentari (quali uova, polli,<br />

piccioni, uva secca e fresca, erbaggi,<br />

arance e limoni) 106 .<br />

Le tre gran<strong>di</strong> carestie che la<br />

Toscana attraversò durante il<br />

governo <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando (la prima<br />

generale e gravissima in tutta<br />

l'Europa meri<strong>di</strong>onale '90-91, la<br />

seconda '96-'97, la terza 1600-1601)<br />

certo etano state <strong>di</strong> molto incentivo<br />

a prendere seri provve<strong>di</strong>menti dal<br />

punto <strong>di</strong> vista economica. Ed in<br />

funzione <strong>di</strong> questo interesse si<br />

assiste in <strong>Grosseto</strong> 107 a tutta una<br />

sene <strong>di</strong> lavori volti a restaurare<br />

strade d'accesso alla città (in modo<br />

105 Fu appunto in questo anno che Fer<strong>di</strong>nando or<strong>di</strong>nò<br />

una visita alla Maremma grossetana a cui<br />

parteciparono Federigo Stozzi e Donato dell'Antella<br />

fiorentini, Riccardo Mazzatosti, famoso ingegnere<br />

romano, Clemente Piccolomini e Lorenzo Griffoli<br />

senese. L'anno dopo Fer<strong>di</strong>nando vi inviò il fratello Don<br />

Giovanni e due esperti il Nal<strong>di</strong>ni e G. Seriacopi,<br />

visitando <strong>di</strong> persona la Maremma nel 1590. In seguito<br />

a queste perizie fu or<strong>di</strong>nata l'escavazione delle fosse e<br />

scoli della pianura grossetana. Cfr. Biblioteca<br />

Riccar<strong>di</strong>ana, Mappe e Pianta, Fondo Palagi, 8).<br />

106 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1897, c. 85, Angelo Vanni,<br />

giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, 16 luglio 1595.<br />

107 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1889, c. 190, Carlo Fortunati a<br />

Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, Siena, 11 ottobre 1593; Id., f.<br />

1888, c. 146, idem, 18 ottobre 1593.


particolare la strada verso Istria), a<br />

lastricare e mantenere pulite quelle<br />

stesse <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, a rilasciare case<br />

e;costruire botteghe, a migliorare i<br />

rifornimenti idrici me<strong>di</strong>ante la<br />

costruzione od il risarcimento delle<br />

cisterne 108 . Tra esse negli anni<br />

intorno all’87 unica funzionante<br />

rimaneva quella dello “Spedale”,<br />

costruita dai senesi nel 1465, nei<br />

pressi della attuale chiesa <strong>di</strong> S.<br />

Francesco. Nel chiostro <strong>di</strong> questo<br />

convento sul fianco sinistro della<br />

chiesa lo stesso Fer<strong>di</strong>nando faceva<br />

costruire un pozzo detto della<br />

“Bufala” ed un'altra cisterna era<br />

costruita negli anni intorno al '90 109<br />

nella fortezza (attualmente visibile<br />

al centro <strong>di</strong> una piazza lastricata a<br />

mattoni) su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Raffaello<br />

Pagni 110 . Architetto <strong>di</strong> Fiesole, lo<br />

troviamo a lavorare soprattutto a<br />

Siena, in collaborazione con Don<br />

Pio Nuti, al palazzo <strong>di</strong> quella città<br />

ed a Pisa (dal 1588 al 1597), con<br />

spora<strong>di</strong>che presenze a <strong>Grosseto</strong> sui<br />

cui lavori si limita ad esprimere<br />

108 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1893, c. 852, idem, 24 gennaio<br />

1594. Su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Alessandro Pieroni “si fa dua<br />

casette con dua botteghe” una sulla via Citta<strong>di</strong>na, l'altra<br />

sulla via delle Prigioni con una spesa <strong>di</strong> trecento scu<strong>di</strong>.<br />

Alessandro Pieroni era stato incaricato dal Granduca<br />

ad eseguire una pianta della Maremma che lo indusse,<br />

forzatamente, a risiedere per qualche tempo a<br />

<strong>Grosseto</strong>. Cfr. Id., c. 117, Alessandro Pieroni a<br />

Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 6 gennaio 1594; Id., c.<br />

140, idem, 29 gennaio 1594; Id., c. 916, 17 febbraio<br />

1594. Sua opera è, inoltre la Chiesa della S.S.<br />

Annunziata e Livorno (1601) e la conclusione dei<br />

lavori al Duomo <strong>di</strong> quella città (1581- 1595). Cfr.<br />

Enciclope<strong>di</strong>a Italiana, vol. 21, p. 336.<br />

109 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1889, c. 151, Carlo Fortunati a<br />

Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 2 ottobre 1592; Id., f.<br />

1893, idem, 27 gennaio 1594; Id., f. 1889, c. 312,<br />

Alcibiade Trecerchi a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>,<br />

21 <strong>di</strong>cembre 1593; A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1874, c. c.,<br />

Girolamo Stampi (?) a Fer<strong>di</strong>nando, <strong>Grosseto</strong>, 2<br />

<strong>di</strong>cembre 1587.<br />

110 A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo f. 1888, c. 38, Carlo Fortunati a<br />

Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 28 maggio 1593; Id., f.<br />

1889, idem, Siena 14 ottobre 1593.<br />

pareri o a fornire <strong>di</strong>segni senza poi<br />

condurli <strong>di</strong>rettamente 111 .<br />

In questi stessi anni (1594) viene<br />

pure restaurata l'abitazione delle<br />

monache <strong>di</strong> Santa Chiara il cui<br />

convento era stato <strong>di</strong>strutta durante<br />

la costruzione delle mura <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> e non manca l'abituale<br />

sigillo religioso con l'unione della<br />

cappella <strong>di</strong> Santa Lucia in<br />

fortezza 112 .<br />

Naturalmente la decadenza<br />

economica <strong>di</strong> cui soffriva la<br />

Maremma nei primi anni del<br />

governo <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando con<br />

conseguente spopolamento 113 e<br />

degradazione dell'ambiente<br />

naturale doveva aver contribuito<br />

molto anche alla ulteriore rovina<br />

delle mura e bastioni. Oltre ai<br />

numerosi interventi a carattere<br />

economico si assiste in questi anni<br />

anche ad una ripresa dei lavori alla<br />

fortificazione <strong>di</strong> quella città. Più o<br />

meno tutti i baluar<strong>di</strong> risultano in<br />

rovina a causa delle infiltrazioni <strong>di</strong><br />

acqua piovana e del terreno<br />

paludoso nel quale erano stati<br />

costruiti 114 . Di fronte a queste<br />

111<br />

F. Gurrieri 1972, p. 78; U. Thieme- F. Becker, vol.<br />

26, 1932, p. 144.<br />

112<br />

A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 1893, c. 844, Alcibiade<br />

Trecerchi a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 31 gennaio<br />

1594.<br />

113<br />

Numerose lettere lamentano la carenza <strong>di</strong> uomini<br />

che vadano a lavorare in Maremma nonostante le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> privilegio loro offerte. <strong>La</strong> popolazione <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> (intorno ai mille abitanti), alla fine del 1500<br />

era una delle più basse anche rispetto a centri <strong>di</strong> poco<br />

importanza come Abba<strong>di</strong>a San Salvatore o<br />

Piancastagnaio. Cfr. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 2015, c. 26t e<br />

ss.; Id., f. 1889, c. 157, ss. Simone Salviati, capitano<br />

della fortezza <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, a Lorenzo, Usimbar<strong>di</strong>,<br />

<strong>Grosseto</strong>, 27 settembre 1592; Id., c. 190, Carlo<br />

Fortunati a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 11 ottobre<br />

1593<br />

114<br />

A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f. 843, c. 263, Don Giovanni dei<br />

Me<strong>di</strong>ci a Fer<strong>di</strong>nando, 26 novembre 1593; Id., f. 1893,<br />

c. 140, Alessandro Pieroni a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>,<br />

<strong>Grosseto</strong>, 29 gennaio 1594.


<strong>di</strong>fficoltà si cerca <strong>di</strong> intervenire<br />

costruendo condotti <strong>di</strong> scolo delle<br />

acque in modo da impe<strong>di</strong>re il<br />

ce<strong>di</strong>mento del terreno e contrafforti<br />

per rinforzare i punti più deboli<br />

delle mura 115 .<br />

Su questi lavori, <strong>di</strong>retti per lo più<br />

da Alessandro Pieroni (e Massimo<br />

suo fratello) 116 e seguiti dallo stesso<br />

provve<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> Carlo<br />

Fortunati (il quale con minuziose<br />

relazioni ne informa il Granduca<br />

per tramite <strong>di</strong> Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>)<br />

esprimono i loro pareri tecnici<br />

Raffaelo Pagni e Don Giovanni dei<br />

Me<strong>di</strong>a con lunghe e dettagliate<br />

proposte d’intervento 117 .<br />

Quest’ultimo come il Pagni si<br />

limita, per così <strong>di</strong>re, ad esprimere<br />

pareri a <strong>di</strong>stanza non recandosi<br />

personalmente <strong>Grosseto</strong> dove certo<br />

le con<strong>di</strong>zioni pessime <strong>di</strong> vita non<br />

dovevano invitare nessuno se non<br />

costretto dall'autorità del sovrano.<br />

Don Giovanni (1566-1621) come<br />

fratello del Granduca non doveva<br />

certo avere <strong>di</strong>fficoltà a trovate<br />

115 Nella pianta <strong>di</strong> grosseto del Warren si possono<br />

notare queste opere <strong>di</strong> rinforzo lungo tutta la cortina tra<br />

il baluardo delle monache e quello <strong>di</strong> San Michele; sul<br />

fianco del Baluardo <strong>di</strong> San Francesco; in ujn aprte<br />

della cortina tra questo baluardo e quello della<br />

fortezza; tra quello della fortezza e delle palle; tra<br />

quello infine <strong>di</strong> porta Marina e san Michele. Cfr.<br />

A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 843, c. 263, lett. cit.; Id., f. 1893, c.<br />

841, Carlo Fortunati a Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 4<br />

febbraio 1594; Id., c. 842, Alessandro Pieroni a<br />

Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 4 febbraio 1594; Id., c.<br />

805, idem, 28 febbraio 1594; Id. f. 1893, c. 69, Carlo<br />

Fortunati a Lorenzo Usimba<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 15 aprile<br />

1594.<br />

116 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 1892, c. 24, Massimo Pierini a<br />

Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong>, 8 maggio 1594.<br />

117 I <strong>di</strong>segni inviati a Fer<strong>di</strong>nando e ad Alesssandro<br />

Pieroni non sono allegati alle lettere in cui se ne fa<br />

riferimento. Di un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Alessandro Pieroni sui<br />

restauri da farte alle mura e baluar<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> si<br />

parla in una lettera <strong>di</strong> don Giovanni dei Me<strong>di</strong>ci (A.S.F.<br />

Me<strong>di</strong>ceo, f. 843, c. 263, lett. cit.); <strong>di</strong> un altro dello<br />

stesso Pieroni per il restauro del “Fortezzino” nella<br />

filza 1893 dello stesso fondo (c. 693 e c. 853).<br />

giustificazioni (in<strong>di</strong>sposizione od<br />

altro) che fossero ritenute valide<br />

per esonerarlo dai <strong>di</strong>sagi e pericoli<br />

della Maremma 118 . Pure con queste<br />

<strong>di</strong>fficoltà a trovare uomini <strong>di</strong>sposti<br />

a recarsi a <strong>Grosseto</strong> molti lavori <strong>di</strong><br />

restauro vengono eseguiti ai<br />

bastioni più rovinati 119 e a quello<br />

della <strong>Fortezza</strong>, nei pressi del quale<br />

viene pure costruita la strada<br />

coperta (“ per la sortita <strong>di</strong> fortezza<br />

") cosiddetta perché nascosta<br />

all'attaccante da un rialzo continuo<br />

<strong>di</strong> terra o spalto 120 . Nel maggio<br />

de1'93 sopra la porta ferrata<br />

d'ingresso alla fortezza<br />

(attualmente <strong>di</strong> fronte a via Aurelio<br />

Saffi) viene posto lo stemma dei<br />

Me<strong>di</strong>ci ed una lapide <strong>di</strong> marmo<br />

recante la seguente iscrizione:<br />

FERDINANDUS<br />

MEDICES ETRURIAE<br />

MAGNUS DUX TERTIUS<br />

A.S. MDXCIII 121<br />

In seguito notizie relative ai danni<br />

subiti dalle mura e bastioni <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> ci sono fornite da<br />

118 Don Giovanni deio Me<strong>di</strong>ci, come architetto, lavorò<br />

insieme al Buontalenti al forte <strong>di</strong> San Giorgio a Firenze<br />

alla chiesa <strong>di</strong> Santa Maria in Provenzano a Siena. Cfr.<br />

U. Thieme - F. Bewcker, vol. 24, 1930, p. 328.<br />

119 I bastioni più rovinati sono quelli delle Monache,<br />

delle palle e <strong>di</strong> San Francesco. A.S.F., Me<strong>di</strong>ceo, f.<br />

1889, c. 202 e c. 323; Id., f. 1893, c. 150, c. 409, c. 70.<br />

120 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo , f. 1889, c. 106, carlo Fortunati a<br />

Lorenzo usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong> 24 Aprile 1593. Questa<br />

strada è visibile nella piante <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> del Warren,<br />

dove risulta parallela all'orecchione sinistro del<br />

Bauardo della fortezza.<br />

121 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 1889, c. 105, Carlo Fortunati a<br />

Lorenzo Usimbar<strong>di</strong>, <strong>Grosseto</strong> 29 aprile 1593; Id., f.<br />

1888, c. 38, idem, 28 Maggio 1593. <strong>La</strong> spesa del<br />

“Fortezzino” ammontava ad 8500 scu<strong>di</strong>, quella per i<br />

restauri al Baluardo <strong>di</strong> San Francesco a 2500 scu<strong>di</strong>.<br />

Cfr. Id., f. 1889, c. 342, Carlo fortunati a Lorenzo<br />

Usimbar<strong>di</strong>, G4rosseto, 20 agosto, 1593.


Gabriello Ughi 122 durante una sua<br />

visita alle fortezze dello stato nel<br />

1622 123 . I danni riguardano il<br />

Baluardo delle Palle ed il Baluardo<br />

della <strong>Fortezza</strong> a quest' ultimo erano<br />

apportati i dovuti restauri su<br />

<strong>di</strong>segno dello stesso Ughi 124 .<br />

Nel 1696 una lunga relazione<br />

scritta da Antonio Marmorai ci<br />

fornisce un quadro<br />

particolareggiato della rovina<br />

praticamente <strong>di</strong> ogni genere <strong>di</strong><br />

munizioni esistenti a <strong>Grosseto</strong><br />

(polveri, artiglieria, moschetti)<br />

senza però fare alcun cenno sullo<br />

stato delle mura e bastioni <strong>di</strong> quella<br />

città 125 .<br />

Le guerre <strong>di</strong> successione che<br />

sconvolsero praticamente 1'Europa,<br />

nella prima metà del 1700,<br />

determinarono ra<strong>di</strong>cali mutamenti<br />

nell'assetto politico territoriale<br />

dell'Italia. In Toscana alla <strong>di</strong>nastia<br />

me<strong>di</strong>cea (<strong>di</strong> cui nel 1737 si estingue<br />

l’ultimo dei rappresentanti Gian<br />

Gastone) si sostituisce quella dei<br />

Lorena con Francesco <strong>di</strong> Stefano<br />

che regna fino al 1765. Con i Lorena<br />

che governano quasi<br />

122 gabriello Ughi (Firenze, 1570-1623?) fu allievo del<br />

Buontalenti e trascorse buona parte della sua vita in<br />

Ungheria al seguito <strong>di</strong> Giovanni de me<strong>di</strong>ci.<br />

123 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 1825, ins. 12, Relazione <strong>di</strong><br />

Gabriello Ughi al provve<strong>di</strong>tore della fabbrica e<br />

fortificazione <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> Gello Catastini, gennaio<br />

1622, e istituzioni a Gabriello Ughi per quello che si<br />

deve fare a <strong>Grosseto</strong> per servizi <strong>di</strong> S.A., Francesco<br />

dell'antella, firenze, 2 marzo 1623.<br />

124 A.S.F. <strong>Me<strong>di</strong>cea</strong>, f. 1825, ins. 12, Relazione <strong>di</strong><br />

Gabriello Ughi, Firenze, maggio 1624; id., Relazione<br />

<strong>di</strong> Gello Catastini, <strong>Grosseto</strong> 29 novembre 1624; lettera<br />

<strong>di</strong> Bastiano Guidotti, provve<strong>di</strong>tore generale delle<br />

fortezze, 3 <strong>di</strong>cembre 1624.<br />

125 A.S.F., me<strong>di</strong>ceo, f. 1801, ins. 46, relazione della<br />

visita fatat dal Marmorai alla fortezza e presi<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong>. Solo nell'anno successivo si ha notizia della<br />

rovina del Baluardo delle Palle. Cfr. nella stessa filza<br />

ins. 68 Relazione fatta nell'anno 1697 dal Sig. Gio.<br />

Maria del Fantasia alle fortezze <strong>di</strong> Siena, <strong>Grosseto</strong> ed<br />

altri luoghi della Maremma <strong>di</strong> Siena.<br />

ininterrottamente in Toscana (fatta<br />

eccezione del quin<strong>di</strong>cennio del<br />

governo francese del 1799 al 1814)<br />

fino alla proclamazione del Regno<br />

d'Italia si assiste ad una<br />

organizzazione dell'apparato<br />

militare e ad una revisione <strong>di</strong> tutte<br />

le opere <strong>di</strong> fortificazione dello stato.<br />

Già da un compen<strong>di</strong>o economico e<br />

militare, inviato da Luigi Viviani a<br />

re Carlo <strong>di</strong> Napoli (1733) 126 , emerge<br />

al riguardo una notevole<br />

trascuratezza nella conservazione<br />

delle fortificazioni ed una carenza<br />

<strong>di</strong> uomini nei contingenti militari<br />

<strong>di</strong>slocati per tutto lo stato. Le<br />

piazze più importanti sono<br />

Livorno, Portoferraio e <strong>Grosseto</strong>,<br />

ciascuna col suo governatore che ha<br />

competenze nell'amministrazione<br />

civile e militare.<br />

Tuttavia a giu<strong>di</strong>care dal numero<br />

dei soldati presenti in esse (1250 a<br />

Livorno, 560 a Portoferraio)<br />

<strong>Grosseto</strong> con i suoi 130 uomini ha<br />

in confronto un contingente<br />

irrisorio 127 . Come ai tempi <strong>di</strong><br />

Cosimo esistono ancora le bande<br />

<strong>di</strong>vise in terzi: quello della<br />

Romagna, della Lunigiana e della<br />

Maremma che si estende su un<br />

territorio piuttosto vasto arrivando<br />

a comprendere anche paesi della<br />

montagna senese come Ra<strong>di</strong>cofani,<br />

Castel del Piano, Pitigliano, ecc.<br />

Del 1733 è pure una pianta (fatta<br />

dal governatore <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong><br />

Cosimo Bagnesi) relativa a lavori <strong>di</strong><br />

rinforzo da fare nei pressi <strong>di</strong> Porta<br />

126<br />

Biblioteca Riccar<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> firenze, L. Viviani ms.<br />

cit. (tav. III e tav. IV)<br />

127<br />

Biblioteca Riccar<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> firenze, L. Viviani, tomo<br />

II, c. 65 e ss.


Citta<strong>di</strong>na 128 . A parte le notizie circa<br />

questi progetti <strong>di</strong> lavoro (che<br />

prevedevano la necessità <strong>di</strong><br />

costruire una palizzata dal ponte<br />

levatoio ai cancelli <strong>di</strong> ferro (I),<br />

circondano il cavaliere <strong>di</strong> terra (H)<br />

la pianta ci fornisce una chiara<br />

immagine <strong>di</strong> quella parte della<br />

fortezza che costituì per circa due<br />

secoli l'unico accesso alla città 129 .<br />

L'orecchione (G) del Baluardo <strong>di</strong><br />

Porta Marina attualmente è<br />

tagliato, al <strong>di</strong> là della porta<br />

d'ingresso (sormontata dal torrione<br />

senese) (L e M) non esiste più il<br />

corpo <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a (N) ed il rastrello<br />

(0) che erano parte integrante, delle<br />

mura rivolte verso la città.<br />

L'esecuzione. <strong>di</strong> tali lavori risulta<br />

chiara nella pianta della città <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> fatta dal colonnello<br />

Odoardo Warren nel 1749 durante<br />

una visita a tutte le fortificazioni<br />

dello stato 130 .<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>, secondo<br />

quanto ci viene riferito, non<br />

dovevano essere delle migliori:<br />

infatti a parte la rovina <strong>di</strong> alcune<br />

cortine e baluar<strong>di</strong>, imperfetti, i<br />

canali risultano ricolmi <strong>di</strong> terra, la<br />

città pressocchè <strong>di</strong>sabitata ed il<br />

fosso attorno alle mura asciutto. Si<br />

parla anche della ricchezza <strong>di</strong><br />

selvaggina e caccia grossa, del mare<br />

molto ricco <strong>di</strong> pesce, del grano<br />

abbondante e del pascolo esercitato<br />

128 A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 2417, c. 1100, cosimo Bagnesi a<br />

Carlo rinuccini, segretario <strong>di</strong> guerra, 23 novembre<br />

1733.<br />

129 l'altra porta <strong>di</strong> San Pietro chiusa durante l'epoca<br />

me<strong>di</strong>cea venne riaperta, come già si è avuto modo <strong>di</strong><br />

notare, nel 1754 e detta per questo Porta Nuova.<br />

Attualmente non vi è più traccia <strong>di</strong> questa perché le<br />

necessità <strong>di</strong> accesso alla città hanno costretto alla<br />

<strong>di</strong>struzione, in oiù punti, <strong>di</strong> buona parte delle cortine.<br />

130 A.S. F., segreteria <strong>di</strong> Gabinetto, f. 695, c. 91-92-93.<br />

Per la pianta della città <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> cfr. cc. 84-85 (Tav<br />

V)<br />

dal soliti pastorii della montagna<br />

pistoiese e senese,' ma<br />

immancabilmente si ripresenta <strong>di</strong><br />

fronte a questa ricchezza potenziale<br />

il grosso problema irrisolto della<br />

malaria che assottigliando<br />

notevolnente l'ambiente umano<br />

nello stesso tempo degrada quello<br />

fisico.<br />

Quei progetti <strong>di</strong> bonifica iniziati<br />

dai primi tre Granduchi <strong>di</strong> Toscana<br />

(Cosimo, Francesco e Fer<strong>di</strong>nando) e<br />

proseguiti se pure con minore<br />

energia dai successori nel corso del<br />

1600, furono ripresi con vigore dai<br />

Lorena,<br />

in particolare da Pietro Leopoldo I<br />

(sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Leonardo<br />

Ximenes) e da Leopoldo II (1828)<br />

sotto il cui governo i baluar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong>, trasformati in ridenti<br />

giar<strong>di</strong>ni e mantenuti tali fino ai<br />

giorni nostri, perdevano<br />

definitivamente la loro funzione<br />

militare.


In questa appen<strong>di</strong>ce sono trascritte<br />

le lettere riguardanti i lavori fatti al<br />

cassero <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> in epoca<br />

me<strong>di</strong>cea.<br />

Per gli altri documenti concernenti<br />

la costruzione della fortezza<br />

rimando alla mia tesi <strong>di</strong> laurea<br />

depositata presso l'Università degli<br />

Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Firenze, Facoltà <strong>di</strong><br />

Magistero, Istituto <strong>di</strong> Storia. (Le<br />

fortificazioni nello Stato <strong>di</strong> Siena al<br />

tempo dei granduchi Cosimo e<br />

Francesco dei Me<strong>di</strong>ci (19187),<br />

Relatore Prof. Giorgio<br />

Spuli, anno accademico 1972-1973,<br />

Parte II.)<br />

<strong>La</strong> maggior parte <strong>di</strong> questi<br />

documenti sono tratti dal fondo<br />

Me<strong>di</strong>ceo del Principato, Carteggio<br />

Universale, conservati presso<br />

1'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Firenze.<br />

I A.S.F.. Me<strong>di</strong>ceo, f. 480 c. 279,<br />

Corvatto da Perugia, <strong>Grosseto</strong> 18<br />

agosto 1559.<br />

A dì XVI del presente arrivai in<br />

<strong>Grosseto</strong> e presentai la lettera<br />

insieme con i contrassegni <strong>di</strong> V.E.I.<br />

al capitano Checco e lui subito mi<br />

consegnò la fortezza e le munizioni<br />

delle quali se ne manda memoria a<br />

V.E.I. <strong>La</strong> rocca <strong>di</strong> questo luogo è<br />

tanto in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne quanto si possa<br />

<strong>di</strong>re mai con tutte le finestre e porte<br />

eccetto tre che bisogna <strong>di</strong> farne<br />

ammanco sette o otto e bisogna <strong>di</strong><br />

far molte scale e tetti alle stanze che<br />

si possino habitare ed è necessario<br />

che V.E.I. ci provveda delle robe<br />

delle quali li mando lista. Saria<br />

APPENDICE<br />

necessaria <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci volte tanto<br />

imperò io, per dare meno spesa a<br />

V.E.I. che si può, farò con questa<br />

munizione che domando alla<br />

medesima. Ho domandate queste<br />

robe alla comunità: loro sono<br />

desiderosi <strong>di</strong> far ogni cosa per<br />

V.E.I., imperò qui non si truova<br />

nessuna <strong>di</strong> queste cose che fanno <strong>di</strong><br />

bisogno eccetto che li travi che li<br />

provederanno e i cannelli; il resto<br />

l’E.V.I. le potrà mandare per mare<br />

che al condurlo qui, loro ci daranno<br />

i bufali C...3.<br />

Lista delle robe che bisognano per<br />

la rocca e per la Torre (delle Saline):<br />

otto o <strong>di</strong>eci canne <strong>di</strong> tavolo<br />

venticinque. o trenta moggia <strong>di</strong><br />

calcina otto chiaveture con suo<br />

chiavi quattro per porta grosse e<br />

quattro piccole mille cinquecento<br />

pianelle dugento correnti duo<br />

mastri muratori cinquanta fra<br />

piastrelle e gangheri duo mila<br />

chio<strong>di</strong> <strong>di</strong> più sorti.<br />

Non altro. Dio la feliciti e contenti<br />

con sua consorte e figli.<br />

II A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 227 c. 42, il<br />

principe Francesco a Baldassarre<br />

<strong>La</strong>nci, Firenze, 9 maggio 1566.<br />

Siamo avvertiti che l’acque che<br />

penetrano per le volte della rocca <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> l'hanno ridotta in termine<br />

che minacciano presta rovina alla<br />

quale facilmente si potrebbe<br />

rime<strong>di</strong>ate con 4 us~~ che buono<br />

stecco 1...1.<br />

III : A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 227, c. 42,<br />

Francesco a Lorenzo Albizi,


Firenze, 9 maggio 1566. A maestro<br />

Baldassarre si commette la<br />

riparazione della rocca <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong><br />

e <strong>di</strong> quelle, altre torri <strong>di</strong> marina,<br />

ricordando a voi l'usare <strong>di</strong>ligenza<br />

in rivedere le cose che sono a vostra<br />

cura et rime<strong>di</strong>are quelle che<br />

n'hanno <strong>di</strong> bisogno.<br />

IV A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 521a, c. 589,<br />

Baldassarre <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />

Siena, 14 maggio 1566. A la rocca <strong>di</strong><br />

<strong>Grosseto</strong> che è una torre sola con<br />

un poco <strong>di</strong> procinto non m'è parso<br />

dovergli far cosa alcuna prima che<br />

io non ne conferissi con V.E.I.,<br />

essendo che io giu<strong>di</strong>cavo necessario<br />

abbassarla tanto che scoprissi tutto<br />

il piano e non più, essendo tant'alta<br />

al presente et appresso a un fianco<br />

d'uno baluardo che, al mio iu<strong>di</strong>tio,<br />

essendo abbatyuta porterebbe<br />

pericolo che le rovine <strong>di</strong> quella non<br />

levassero le <strong>di</strong>fese <strong>di</strong> quello. Oltre<br />

che anchor sia vero vi penetra<br />

qualche poco d'acqua per <strong>di</strong> sopra<br />

io prometterei a V.E.I. che almeno<br />

per cento anni ella non ruvinarebbe<br />

anchorche gli siamo cascati gli<br />

parapetti e merli che fa che l'acqua<br />

scorre fra il muro e la volta che per<br />

assetarla non basterebbe a<br />

restaurare <strong>di</strong> sopra la volta, ma<br />

bisognarebbe rifarli tutti quelli<br />

parapetti et poi <strong>di</strong> nuovo rifargli un<br />

battuto che venisse tutto d'un<br />

pezzo con il suo pen<strong>di</strong>o che gittasse<br />

fuora l'acqua; che quando piaccia a<br />

V.E.I. <strong>di</strong> voler che serva cosi senza<br />

abbassarla vi rimanderò i maestri a<br />

rassettarla anchorché vi stiano<br />

malvolentieri a questi tempi et<br />

contentandosi lei che si stesse per<br />

insino a ottobre che si torna a<br />

mettere mano a quella fabbrica ci<br />

tornerebbe molto comodo niente <strong>di</strong><br />

manco quella accenni quanto vole<br />

che si facci che taMo si :segullii<br />

I...].<br />

Non m'occorrendo altro in buona<br />

gratia sua reverente gli bacio le<br />

mani et me la recomando pregando<br />

il nostro Signore Id<strong>di</strong>o la conservi<br />

sana e feliciti.<br />

V A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 227, c. 48t,<br />

Francesco a Baldassarre <strong>La</strong>nci,<br />

Firenze, 17 maggio 1566. Ci piace<br />

gli or<strong>di</strong>ni che avete dato per la<br />

rocca <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong>: si loda il <strong>di</strong>segno<br />

<strong>di</strong> abbassarla<br />

VI A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 567, c. 242,<br />

Marino <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />

<strong>Grosseto</strong>, 20 novembre 1571.<br />

Inoltre ho accomodato la rocca che<br />

al presente si guarda che viene<br />

incorporata in questa fortezza dalla<br />

quale se ne cavarà gran<strong>di</strong>ssime<br />

como<strong>di</strong>tà rispetto le sue stanze.<br />

Inoltre che nella sommità <strong>di</strong> essa vi<br />

si possa tenere una mezza<br />

colobrina accompagnata da due<br />

sacri. Ma io sarei <strong>di</strong> parere quando<br />

piacessi a V.A.S. che detta torre<br />

s'abbassasse sino alla metà che sarà<br />

<strong>di</strong> trenta braccia, alla quale altezza<br />

si ritrovano bonissime muraglie <strong>di</strong><br />

un cortile <strong>di</strong> detta torre <strong>di</strong><br />

grossezza <strong>di</strong> quattro braccia, sopra<br />

la quale, comodamente, vistarebbeno<br />

sei pezzi <strong>di</strong> grossa<br />

artiglieria i quali coprirebbero gran<br />

parte della campagna e<br />

dominerebbero tutta la terra.<br />

Restami ora <strong>di</strong>re a V.A.S. che per<br />

tutto il presente mese chiuso il<br />

suddetto baluardo e fatto<br />

alloggiamenti murati et como<strong>di</strong> per<br />

venticinque soldati, sotto ai quali ci<br />

è loggia da tenere al coperto


l'artiglieria che parendole la farò<br />

quivi condurre sendo che, da quei<br />

pochi soldati presente si ritrovano<br />

in questa rocca, sarà guardata e<br />

molto più sicura che non è dove si<br />

trova al presente. Mi occorre <strong>di</strong>re a<br />

V.A.S. che l'anno passato feci fare<br />

per suo or<strong>di</strong>ne qua nella macchia <strong>di</strong><br />

Campagnatico tavoloni per<br />

dugento casse <strong>di</strong> artiglieria e<br />

quattrocento mozzi per ruote <strong>di</strong><br />

esse che tutti per ancora si trovano<br />

nell’ istessa macchia le quali<br />

standovi la presente invernata<br />

riceverebbero danno assai rispetto<br />

l'inondazioni che fa il fiume in<br />

detta machia. Così l'altissimo Id<strong>di</strong>o<br />

per sua beningnità la conservi sana<br />

e prosperi del continuo in felicita<br />

facendoli con umiltà reverentia.<br />

A.S.F. Me<strong>di</strong>ceo, f. 573, c. 127,<br />

Marino <strong>La</strong>nci a Francesco,<br />

<strong>Grosseto</strong>, 16 aprile 1572. Si è fornito<br />

ARCHIVIO DI STATO DI<br />

FIRENZE<br />

Me<strong>di</strong>ceo del Principato<br />

Minute, 1559-l587, dalla f. 3 alla f.<br />

62.<br />

Registri, 1559-1587, dalla f. 208 alla<br />

f. 270.<br />

Carteggio Universale, 1559-1593,<br />

dalla f. 475 alla f. 854.<br />

Affari <strong>di</strong> stato e <strong>di</strong> guerra, f. 1801, f.<br />

1825, f. 21~4, f. 23~6, f. 2360, f. 2417,<br />

f. 2446.<br />

Governo <strong>di</strong> città e luoghi soggetti,<br />

Siena, 1559 1595, dalla f. 1864 alla f.<br />

1900; f. 2010, f. 2014, f. 2015, f. 2029,<br />

f. 2076; Livorno, f. 2174. Capitani <strong>di</strong><br />

Parte Guelfa<br />

FONTI MANOSCRITTE<br />

<strong>di</strong> abbassare la torre al piano delle<br />

muraglie del cortile al quale, <strong>di</strong><br />

presente, ci faccio fare la volta e<br />

sotto ad essa ci accomodo un palco<br />

nel quale vi si può tenere benissimo<br />

cento cinquanta moggia <strong>di</strong> grano e<br />

sotto vi è una stanza da poter<br />

tenere altre munizione comode alla<br />

fortezza. Nella parte della torre ci<br />

sono due bonossime stanze, l'una<br />

sopra l'altra, le quali ambedue<br />

servirebbono per commode e<br />

sicurissime prigioni. E sopra<br />

l'ultima volta che serve per piazza,<br />

quando fossi con sua buona gratia,<br />

ci farei tirate due miei cannoni.<br />

In tanto sul fare la volto sopra il<br />

cortile alla quale ci se ne potrà<br />

mettere quattro o sei pezzi più e<br />

quel tanto che piacerà a V.A.S. E<br />

tutto per avviso a V.A.S. nella cui<br />

buona gratia humilmente li faccio<br />

reverentia.<br />

numen neri, f. 704, f. 707, f. 708, f.<br />

716, f. 722.<br />

Carte Strozziane<br />

serie I, f. 33, f. 35, f. 21, f. 321<br />

appen<strong>di</strong>ce 2 - Serie III (382).<br />

Magistrato dei Nove<br />

dalla f. 2316 alla f. 2323.<br />

Miscellanea <strong>Me<strong>di</strong>cea</strong><br />

f. 9 Fondo <strong>di</strong> piante. f. 29.<br />

Segretaria <strong>di</strong> Gabinetto<br />

f. 69 (Raccolta <strong>di</strong> piante delle<br />

principali città e fortezze del<br />

Granducato <strong>di</strong> Toscana, levate<br />

d'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sua maestà Imperiale


sotto la <strong>di</strong>rezione del Signor<br />

Odoardo Warren, colonnello del<br />

battaglione <strong>di</strong> aai~iuia- e <strong>di</strong>rettore<br />

generale delle fortificazioni in<br />

Toscana - 1749).<br />

ARCHIVIO DI STATO DI SIENA<br />

G.A. Pecci, Memorie storiche delle<br />

città terre e castelli che sostate e sono<br />

in dominio senese, sec. XVIII.<br />

B. Gherar<strong>di</strong>ni, Visita fatta nel 1676<br />

alle città terra e castella, comuni e<br />

comunelli dello stato e della città <strong>di</strong><br />

Siena<br />

BIBLIOTECA NAZIONALE, DI<br />

FIRENZE<br />

Descrizione <strong>di</strong> <strong>Grosseto</strong> e suoi <strong>di</strong>stretti,<br />

mss. II, V, 83, sec. XVIII.<br />

V. Ruggen, Città e castelli del senese,<br />

Palatino, C.B. 480, sec. XVII.<br />

BIBLIOTECA RICCARDIANA DI<br />

FIRENZE<br />

L. Viviani, Compen<strong>di</strong>o storico del<br />

governo economico e militare della<br />

Toscana, Tomi 2, Firenze 1717,<br />

Acquisti Mversi, 142.<br />

Mappe e Piante, Fondo Palgi, 87<br />

(Piante illustrative <strong>di</strong> progetti delle<br />

mo<strong>di</strong>fiche apportate e da apportare<br />

nella zona del lago Prile e del<br />

grossetano. Forse tutte <strong>di</strong> Serafino<br />

Calindri 178r).<br />

G.A. Pecci, Memorie storiche delle<br />

città terra e castella dello stato <strong>di</strong><br />

Siena, Tomo I-XI degli Abbonzi, sec.<br />

XVIZI.<br />

Carmen Bottarelli

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