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Le due anime del cardinale Lercaro

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volanti ». Nel novembre 1953 impedirono all'ex gesuita Alighiero<br />

Tondi di tenere una conferenza a Bologna. La polizia non intervenne<br />

per difendere il suo diritto a parlare e, meno che mai, prese provvedimenti<br />

contro i frati che lo insultavano mentre cercava di parlare.<br />

Il 12 dicembre 1954, quando l'ex gesuita tornò a Bologna,<br />

la squadra politica <strong>del</strong>la questura lo fermò, lo trattenne per molte<br />

ore e lo rispedì a Roma con il foglio di via obbligatoria. Molti anni<br />

dopo padre Toschi disse a un giornalista che <strong>Le</strong>rcaro gli aveva dato<br />

questa consegna: « Che sia spazzato via » 38 .<br />

Capitò di peggio a don Andrea Gaggero, dirigente nazionale dei<br />

Partigiani <strong>del</strong>la pace. Mentre stava parlando in una piazza bolognese<br />

gli venne fatto recapitare un pacco nel quale trovò un nodo scorsoio<br />

e un pezzo di sapone. « Sull'efficacia <strong>del</strong>lo scherzo giocato all'oratore<br />

— scrisse il quotidiano cattolico — non c'è nulla da aggiungere: un<br />

ex prete premio Stalin pensi alla corda, al sapone e ai trenta danari<br />

» 39 .<br />

Il grande attivismo da cui erano animati e il sostegno <strong>del</strong>la grande<br />

stampa non furono sufficienti per dare un indirizzo vincente ai<br />

« frati volanti ». Bruciarono nel giro di pochi anni tutte le speranze<br />

riposte in loro. A poco a poco sparirono dai giornali — ma non dalle<br />

cronache giudiziarie — e dalle piazze. Furono una breve moda e<br />

durarono meno di don Camillo e Peppone, nei quali si tentò di<br />

identificare sia <strong>Le</strong>rcaro che il sindaco comunista di Bologna Giuseppe<br />

Dozza.<br />

È un confronto che non regge anche se Guareschi ha lasciato intendere<br />

di non avere inventato i suoi personaggi, essendosi limitato a<br />

riprenderli dalla realtà politica bolognese e regionale. La cosa non<br />

è vera almeno per Bologna, perché don Camillo e Peppone sono<br />

nati alla fine degli anni Quaranta, mentre lo scontro Dozza-<strong>Le</strong>rcaro<br />

è successivo. Inoltre, è sostanziale la differenza tra i <strong>due</strong> personaggi<br />

bolognesi e quelli di Guareschi. Don Camillo e Peppone — espressione<br />

di una cultura contadina e piccolo borghese di paese — erano<br />

competitori che si battevano con durezza, ma lealmente e con bonomia<br />

e lasciavano chiaramente trasparire la reciproca stima e simpatia,<br />

anche se Guareschi favoriva immancabilmente don Camillo,<br />

senza far perdere la faccia a Peppone 40 . Al contrario, <strong>Le</strong>rcaro e<br />

Dozza — espressione di una cultura urbana e industriale — erano<br />

avversari che si battevano con durezza e senza esclusione di colpi,<br />

almeno sino all'inizio degli anni Sessanta.<br />

Nella crociata contro la sinistra <strong>Le</strong>rcaro non lasciò nulla di intentato.<br />

Per questo i « frati volanti » non potevano comportarsi come<br />

tanti don Camillo. Dovevano essere duri e aggressivi come i<br />

« guastatori ». In questo sta il limite <strong>del</strong>la loro azione, oltre che il<br />

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