Uso integrato dei dati di pioggia radar-pluviometro: analisi ... - Arpa
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A.3 Metodo <strong>di</strong> correzione per gli echi <strong>di</strong> seconda scala<br />
Il proce<strong>di</strong>mento che abbiamo implementato si basa sul confronto tra la mappa <strong>di</strong> <strong>pioggia</strong> del<br />
ottenuta dal segnale a impulso corto e quella del “me<strong>di</strong>o”. Esso analizza, uno alla volta, i pixel della<br />
mappa del corto, e, se essi segnano <strong>pioggia</strong>, in<strong>di</strong>vidua il loro corrispondente nel me<strong>di</strong>o: se né quello<br />
né gli altri 8 pixel attorno segnano <strong>pioggia</strong>, allora il pixel in questione è “sospetto” (<strong>pioggia</strong> nel<br />
corto e non nel me<strong>di</strong>o). Poiché i <strong>dati</strong> usualmente utilizzati sono quelli del corto subiscono un<br />
numero maggiore <strong>di</strong> correzioni, rispetto a quelle del me<strong>di</strong>o; ciò comporta ad esempio che il pixel in<br />
questione possa essere il frutto <strong>di</strong> una correzione per beam blocking, e perciò che l’informazione <strong>di</strong><br />
<strong>pioggia</strong> in esso contenuta sia corretta, e non da rimuovere. Per verificare questo, viene effettuato un<br />
ulteriore controllo: viene calcolata la posizione della presunta area vera <strong>di</strong> <strong>pioggia</strong> (125 km +<br />
<strong>di</strong>stanza del pixel dal centro), e si verifica se in uno <strong>dei</strong> 25 pixel che stanno attorno a tale punto del<br />
me<strong>di</strong>o c’è <strong>pioggia</strong>. In caso positivo, riteniamo che il pixel <strong>di</strong> partenza del corto sia sbagliato e<br />
rimuoviamo da esso la <strong>pioggia</strong>. Il fatto <strong>di</strong> non confrontare con un solo pixel nel me<strong>di</strong>o, ma con un<br />
gruppo (prima <strong>di</strong> 9, poi <strong>di</strong> 25) risulta necessario perché tra corto e me<strong>di</strong>o esiste un leggero<br />
sfasamento temporale; alcune prove sono state effettuate prima <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare l’intorno <strong>di</strong> pixel più<br />
appropriato.<br />
L’implementazione <strong>di</strong> tale procedura comporta la creazione <strong>di</strong> nuovi file ncdf corrispondenti alle<br />
mappe del corto. Il confronto <strong>di</strong> questi ultimi con le mappe del me<strong>di</strong>o mostra che il problema viene<br />
notevolmente ridotto. Tuttavia, trattandosi <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento separato per ogni pixel, esso non<br />
tiene conto delle macchie <strong>di</strong> <strong>pioggia</strong> nella loro totalità, perciò accade a volte che esse non vengano<br />
rimosse completamente, lasciando ad esempio <strong>dei</strong> pixel che continuano ad in<strong>di</strong>care <strong>pioggia</strong>. E’<br />
auspicabile migliorare questa tecnica, ad esempio servendosi <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> pattern recognition.<br />
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