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Ombre nella nebbia Dossier mafie in Lombardia - Narcomafie

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12<br />

La fiaba della mafia <strong>in</strong>visibile<br />

L’11 luglio 1979 venne ucciso, su mandato di S<strong>in</strong>dona, Giorgio Ambrosoli,<br />

il commissario liquidatore delle sue banche, che si rifiutò di<br />

sistemare le cose all’italiana e di far pagare ai contribuenti i costi<br />

dei crack di S<strong>in</strong>dona. Al suo funerale non partecipò nessuno della<br />

bus<strong>in</strong>ess community milanese. Il f<strong>in</strong>anziere Marco Vitale denunciò<br />

quelle assenze sulla stampa.<br />

Tecnicamente socio di Cosa nostra<br />

Nella notte di San Valent<strong>in</strong>o del 1983 vennero arrestati i cosiddetti<br />

“colletti bianchi” della mafia. I successivi processi non diedero risultati<br />

compiuti, ma già allora si capì che c’era una ben <strong>in</strong>sediata commistione<br />

di affari crim<strong>in</strong>ali, colletti bianchi, riciclaggio e anche un<br />

parziale controllo del territorio di Milano. Qui aveva sede il palazzo<br />

<strong>in</strong> cui morì Raul Gard<strong>in</strong>i, che veniva da Ravenna e che allora era<br />

al vertice della Ferruzzi, il primo gruppo <strong>in</strong>dustriale privato italiano.<br />

Gard<strong>in</strong>i era tecnicamente socio di Cosa nostra perché la sua Calcestruzzi<br />

Spa di Ravenna aveva <strong>in</strong>globato la Calcestruzzi Palermo Spa<br />

di D<strong>in</strong>o Buscemi e Giovanni B<strong>in</strong>i, ma a comandare la società che ne<br />

era risultata erano rimasti proprio questi ultimi, che rispondevano<br />

direttamente a Totò Ri<strong>in</strong>a.<br />

Il gruppo Ferruzzi era diventato dunque prestanome di Cosa nostra.<br />

Nella disattenzione generale, c’è qualche <strong>in</strong>tellettuale milanese che<br />

rifletta su questa nostra storia recente?<br />

Non si tratta di parlare della mafia <strong>in</strong> borsa – cosa che peraltro andrebbe<br />

fatta – che sembra un qualcosa di imprendibile. Qui si tratta<br />

di cose molto concrete. Nei paesi dell’h<strong>in</strong>terland milanese – lo<br />

testimoniano quei dieci maxiprocessi che sono stati fatti a Milano<br />

– c’erano <strong>in</strong>teri quartieri dove veniva esercitato il controllo del territorio,<br />

nelle stesse modalità descritte da Saviano per certi quartieri di<br />

Napoli o della Campania. Ci sono paesi, aree di quartieri milanesi e<br />

d<strong>in</strong>torni, dove ragazzi con i motor<strong>in</strong>i facevano da vedette per segnalare<br />

chiunque entrasse. Questa non è l’imprendibile mafia <strong>in</strong> borsa,<br />

ma una mafia tangibile, una mafia che ammazza, che spaccia ero<strong>in</strong>a,<br />

che controlla il territorio.<br />

L’orizzonte dell’Expo 2015<br />

Ma parliamo di Marcello Dell’Utri. Condannato a nove anni <strong>in</strong> primo<br />

grado per concorso esterno con Cosa nostra (secondo la sentenza<br />

per il suo ruolo di collegamento tra Cosa nostra e Berlusconi),<br />

Dell’Utri a Milano vive e cont<strong>in</strong>ua a svolgere la sua <strong>in</strong>tensa attività<br />

culturale. La città sembra non essersi accorta della sua condanna,<br />

anche se, certo, è soltanto <strong>in</strong> primo grado.<br />

Fior di <strong>in</strong>tellettuali, di artisti, di attori, portano il loro contributo alla<br />

sua attività, tra cui Armando Torno, giornalista; Carlo Carena, filologo;<br />

Giancarlo Vigorelli, letterato; Tullio Gregori, filosofo. Sono<br />

andati ai suoi dibattiti Massimo Cacciari, Valerio Castronovo, Laura<br />

Cur<strong>in</strong>o, Gabriele Vacis, Michele Placido, Alberto Cadioli, Ugo Volli,

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