Ombre nella nebbia Dossier mafie in Lombardia - Narcomafie
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La fiaba della mafia <strong>in</strong>visibile<br />
sa <strong>in</strong> più: dimostra, nei fatti, quello che il prefetto Lombardi nega. Vale<br />
a dire: il presidio militare della ‘ndrangheta.<br />
Bombe a destra e a manca<br />
M<strong>in</strong>acce e omertà si alternano per quasi trecento pag<strong>in</strong>e. Il 27 maggio<br />
2007 Domenico e Davide Arioli, titolari della ditta Arioli srl si ritrovano<br />
un <strong>in</strong>cendio <strong>in</strong> cantiere. Le fiamme bruciano due mezzi. Il danno sfiora<br />
i 70 mila euro. Il 10 gennaio 2007, i padr<strong>in</strong>i si sp<strong>in</strong>gono oltre, lanciando<br />
alcune bombe contro gli uffici dell’azienda. Scrive il gip: “Domenico<br />
Arioli dichiarava di non aver mai ricevuto m<strong>in</strong>acce”. Il solito muro di<br />
gomma. Poi un altro imprenditore viene ascoltato. Riporta parole sentite<br />
dagli stessi Arioli. “Oltre a riferire i suoi notevoli timori nei confronti<br />
dei concorrenti Barbaro, affermava di avere saputo da Davide Arioli che<br />
la sua ditta lavorava anche gratis per i Barbaro, i quali non pagavano<br />
le riparazioni”. La conferma degli atteggiamenti non certo amichevoli<br />
della ‘ndrangheta milanese arriva da un altro imprenditore che opera<br />
<strong>nella</strong> zona di Bucc<strong>in</strong>asco. Intercettato a parlare con Arioli ecco come<br />
parla di quei “calabresi”: “Li hanno presi a luglio perché buttavano<br />
bombe a destra e s<strong>in</strong>istra quella gentaglia di merda”. E ancora: “Quella<br />
gentaglia di merda lì andrà <strong>in</strong> giro a fare i dispetti perché loro vogliono<br />
il lavoro con la prepotenza”. Di nuovo <strong>in</strong>sulti: “Stronzi di merda è<br />
meglio che li tengono dentro. Senti che cazzo comb<strong>in</strong>ano ‘sti stronzi di<br />
merda”. Per queste parole, lo stesso imprenditore viene sentito dal pm.<br />
Chiesto di confermare, lui dice di non ricordare. Poi, ecco, la clamorosa<br />
marcia <strong>in</strong>dietro: “Si diceva <strong>in</strong> tutta Milano nell’ambiente di noi imprenditori<br />
anche prima del loro arresto che buttavano bombe a destra e a<br />
manca, era un chiacchiericcio che circolava da anni, però per quanto<br />
riguarda il rapporto con me e con le mie imprese i Barbaro e i Papalia<br />
sono stati sempre gentili, rispettosi, non sono mai stati prepotenti”. Le<br />
parole dell’imprenditore non lasciano <strong>in</strong>differente il gip, che annota:<br />
“La marcia <strong>in</strong>dietro di Petroni è a dir poco stupefacente e avrebbe un<br />
che di ridicolmente surreale, se non fosse dettata da un lampante timore<br />
di serie conseguenze: il fatto che i Barbaro tir<strong>in</strong>o bombe è solo un malevolo<br />
chiacchiericcio, l’appellativo “gentaglia di merda” è dovuto alla<br />
lettura delle notizie di stampa, le quali rivelavano il volto – sconosciuto<br />
al Petroni – di quei gentili e mai prepotenti colleghi <strong>in</strong> affari. La conclusone<br />
è che, nonostante l’arresto, Petroni cont<strong>in</strong>ua a lavorare con il socio<br />
di Barbaro rimasto libero”.<br />
Una cautela non comprensibile<br />
L’abitud<strong>in</strong>e a negare m<strong>in</strong>acce e <strong>in</strong>timidazioni è diffusa tra gli operatori<br />
dell’edilizia. Capita che qualcuno danneggi dei camion. La vittima sa<br />
bene chi è il responsabile. Lo dice agli amici e per def<strong>in</strong>irli li chiama<br />
“quelli che si scannano”. Ma, di nuovo, davanti al pm tutto viene negato.<br />
Si sa: perché c’è “il chiacchiericcio” o “la stampa”, ma <strong>nella</strong> realtà<br />
“mai avuto problemi”. E’ il caso di Antonio Cerullo. Scrive il gip: “Tra<br />
gli operatori economici della zona di Assago e Bucc<strong>in</strong>asco, vi è la ferma