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Ombre nella nebbia Dossier mafie in Lombardia - Narcomafie

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26<br />

La fiaba della mafia <strong>in</strong>visibile<br />

sa <strong>in</strong> più: dimostra, nei fatti, quello che il prefetto Lombardi nega. Vale<br />

a dire: il presidio militare della ‘ndrangheta.<br />

Bombe a destra e a manca<br />

M<strong>in</strong>acce e omertà si alternano per quasi trecento pag<strong>in</strong>e. Il 27 maggio<br />

2007 Domenico e Davide Arioli, titolari della ditta Arioli srl si ritrovano<br />

un <strong>in</strong>cendio <strong>in</strong> cantiere. Le fiamme bruciano due mezzi. Il danno sfiora<br />

i 70 mila euro. Il 10 gennaio 2007, i padr<strong>in</strong>i si sp<strong>in</strong>gono oltre, lanciando<br />

alcune bombe contro gli uffici dell’azienda. Scrive il gip: “Domenico<br />

Arioli dichiarava di non aver mai ricevuto m<strong>in</strong>acce”. Il solito muro di<br />

gomma. Poi un altro imprenditore viene ascoltato. Riporta parole sentite<br />

dagli stessi Arioli. “Oltre a riferire i suoi notevoli timori nei confronti<br />

dei concorrenti Barbaro, affermava di avere saputo da Davide Arioli che<br />

la sua ditta lavorava anche gratis per i Barbaro, i quali non pagavano<br />

le riparazioni”. La conferma degli atteggiamenti non certo amichevoli<br />

della ‘ndrangheta milanese arriva da un altro imprenditore che opera<br />

<strong>nella</strong> zona di Bucc<strong>in</strong>asco. Intercettato a parlare con Arioli ecco come<br />

parla di quei “calabresi”: “Li hanno presi a luglio perché buttavano<br />

bombe a destra e s<strong>in</strong>istra quella gentaglia di merda”. E ancora: “Quella<br />

gentaglia di merda lì andrà <strong>in</strong> giro a fare i dispetti perché loro vogliono<br />

il lavoro con la prepotenza”. Di nuovo <strong>in</strong>sulti: “Stronzi di merda è<br />

meglio che li tengono dentro. Senti che cazzo comb<strong>in</strong>ano ‘sti stronzi di<br />

merda”. Per queste parole, lo stesso imprenditore viene sentito dal pm.<br />

Chiesto di confermare, lui dice di non ricordare. Poi, ecco, la clamorosa<br />

marcia <strong>in</strong>dietro: “Si diceva <strong>in</strong> tutta Milano nell’ambiente di noi imprenditori<br />

anche prima del loro arresto che buttavano bombe a destra e a<br />

manca, era un chiacchiericcio che circolava da anni, però per quanto<br />

riguarda il rapporto con me e con le mie imprese i Barbaro e i Papalia<br />

sono stati sempre gentili, rispettosi, non sono mai stati prepotenti”. Le<br />

parole dell’imprenditore non lasciano <strong>in</strong>differente il gip, che annota:<br />

“La marcia <strong>in</strong>dietro di Petroni è a dir poco stupefacente e avrebbe un<br />

che di ridicolmente surreale, se non fosse dettata da un lampante timore<br />

di serie conseguenze: il fatto che i Barbaro tir<strong>in</strong>o bombe è solo un malevolo<br />

chiacchiericcio, l’appellativo “gentaglia di merda” è dovuto alla<br />

lettura delle notizie di stampa, le quali rivelavano il volto – sconosciuto<br />

al Petroni – di quei gentili e mai prepotenti colleghi <strong>in</strong> affari. La conclusone<br />

è che, nonostante l’arresto, Petroni cont<strong>in</strong>ua a lavorare con il socio<br />

di Barbaro rimasto libero”.<br />

Una cautela non comprensibile<br />

L’abitud<strong>in</strong>e a negare m<strong>in</strong>acce e <strong>in</strong>timidazioni è diffusa tra gli operatori<br />

dell’edilizia. Capita che qualcuno danneggi dei camion. La vittima sa<br />

bene chi è il responsabile. Lo dice agli amici e per def<strong>in</strong>irli li chiama<br />

“quelli che si scannano”. Ma, di nuovo, davanti al pm tutto viene negato.<br />

Si sa: perché c’è “il chiacchiericcio” o “la stampa”, ma <strong>nella</strong> realtà<br />

“mai avuto problemi”. E’ il caso di Antonio Cerullo. Scrive il gip: “Tra<br />

gli operatori economici della zona di Assago e Bucc<strong>in</strong>asco, vi è la ferma

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