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Ombre nella nebbia Dossier mafie in Lombardia - Narcomafie

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38<br />

Dove si ann<strong>in</strong>dano i clan<br />

a 13 anni e 8 mesi, l’accusa ne aveva chiesti 14 e 8 mesi. Condannato<br />

anche a 14 anni di reclusione il dentista Pasquale Modaffari<br />

e Antonio Palamara, 14 anni e 4 mesi, la pena più alta. Secondo<br />

l’accusa, Palamara ha organizzato con Morabito il gioco delle società<br />

fittizie per il riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di<br />

stupefacenti. Anni 14 anche per Francesco Pizz<strong>in</strong>ga; 10 anni e dieci<br />

mesi, <strong>in</strong>vece, a Leone Antelitano e Francesco Zappalà, anche lui<br />

dentista. Quest’ultimo <strong>in</strong> particolare, sempre secondo la ricostruzione<br />

fatta dall’accusa al term<strong>in</strong>e delle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i, avrebbe avuto il ruolo<br />

di organizzare e gestire il «controllo dei referenti esteri <strong>in</strong>caricati per<br />

l’<strong>in</strong>troduzione dello stupefacente» e di «predisporre e supervisionare<br />

gli strumenti operativi e f<strong>in</strong>anziari necessari ai referenti esteri per il<br />

perfezionamento delle operazioni». Al momento del blitz lo scorso<br />

anno furono sequestrati 250 kg di coca<strong>in</strong>a, la droga che f<strong>in</strong>isce nel<br />

mercato milanese, piazza molto florida e redditizia. Dopo le condanne<br />

cont<strong>in</strong>ua il processo per gli altri imputati che non hanno scelto<br />

riti alternativi e che sono già stati r<strong>in</strong>viati a giudizio nel corso delle<br />

scorse udienze. Nella sua sentenza, <strong>in</strong>oltre, il giudice ha stabilito risarcimenti<br />

da 10mila euro sia alla Sogemi, la municipalizzata che<br />

gestisce l’Ortomercato, sia al suo presidente Roberto Predol<strong>in</strong> (An).<br />

La vicenda dell’Ortomercato, al di là delle prime condanne, mette <strong>in</strong><br />

luce il sistema che usa la mafia calabrese per <strong>in</strong>filtrarsi. Un modello<br />

che rischia di mettersi <strong>in</strong> moto anche per <strong>in</strong>tercettare la pioggia di<br />

soldi <strong>in</strong> arrivo per l’Expo del 2015.<br />

Il ruolo del Morabito <strong>nella</strong> gestione degli <strong>in</strong>teressi malavitosi e <strong>nella</strong><br />

struttura dell’Ortomercato era di primissimo piano. Il compito era<br />

«organizzare le compag<strong>in</strong>i societarie operanti all’<strong>in</strong>terno delle strutture<br />

dell’ortomercato». Organizzare le società cooperative, spesso,<br />

costituite <strong>in</strong> consorzi con uffici collocati <strong>in</strong> via Lombroso 54, storica<br />

sede della Sogemi. Cooperative che avevano due f<strong>in</strong>alità, secondo<br />

l’accusa: il riciclaggio di denaro di provenienza illecita (traffico di<br />

droga), ma anche la possibilità di usare gli uffici e le strutture logistiche<br />

per mettere <strong>in</strong> atto attività illecite. Lo strapotere di Morabito<br />

era evidente: riconducibile a lui anche un night club sotto i locali<br />

della Sogemi. Per ristrutturarlo avevano ottenuto anche un prestito<br />

da una agenzia della Unicredit grazie ad un prestanome. All’<strong>in</strong>terno<br />

dell’Ortomercato, Salvatore Morabito aveva la possibilità di entrare<br />

e uscire a suo piacimento: Sogemi gli aveva rilasciato un pass, controllava<br />

un consorzio di cooperative, grazie all’arruolamento di un<br />

imprenditore. Il cui ruolo apre il capitolo degli <strong>in</strong>sospettabili.<br />

Le mani sulla città<br />

Milano piazza di spaccio e luogo di riciclaggio. La ’ndrangheta e<br />

le ’ndr<strong>in</strong>e <strong>in</strong> trasferta ai piedi della Madonn<strong>in</strong>a sono <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua<br />

evoluzione, si aggiornano, fanno affari attraverso una fitta rete di<br />

relazioni, coperture e alleanze. Senza spari, senza dare nell’occhio,<br />

con l’ala militare pronta a colpire, solo <strong>in</strong> casi estremi. Basso profilo<br />

e rapporti con impiegati di banca conniventi. Così, dopo le <strong>in</strong>chieste

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