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Incentivi selettivi - Scienze Politiche, Economiche e Sociali NUOVO ...

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Corso di laurea SAM<br />

Corso di laurea ORU<br />

Sociologia dell’organizzazione<br />

Sociologia economica e dell’organizzazione<br />

Professor Lorenzo Bordogna<br />

Dipartimento di Studi del Lavoro e del Welfare<br />

Università degli Studi di Milano<br />

A.A. 2007-2008


Argomenti discussi a lezione<br />

(quinta e sesta settimana)<br />

• La problematicità del rapporto individuo-organizzazione in Barnard,<br />

Simon e Crozier (v. anche Bonazzi, cap. 2).<br />

• Il problema della partecipazione. Beni pubblici e i paradossi<br />

dell’azione collettiva. Free riding, incentivi <strong>selettivi</strong>, dimensione dei<br />

gruppi (v. Antologia Individuo e organizzazione, cap.2, Olson).<br />

• Alcuni ‘giochi’ discussi a lezione, rappresentativi di problemi di<br />

azione collettiva a diversa ‘difficoltà di soluzione’.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 2


Sintesi concezione classica di organizzazione<br />

La concezione dell’organizzazione della teoria classica può essere<br />

sintetizzata, con qualche semplificazione, in tre elementi fondamentali:<br />

carattere strumentale dell’organizzazione rispetto a scopi esogeni,<br />

predeterminati e fissi: l’organizzazione è vista come strumento<br />

trasparente e passivo per il perseguimento razionale di scopi specifici<br />

e dati; la razionalità e legittimità degli scopi non costituiscono un<br />

problema;<br />

carattere coeso e unitario dell’organizzazione, che è in grado di<br />

imporre ‘naturalmente’ la sua razionalità ai soggetti che la<br />

compongono, e di ottenere obbedienza e conformità dei<br />

comportamenti individuali rispetto alle regole e ai ruoli prescritti. I<br />

conflitti, quindi, non hanno ragion d’essere;<br />

chiara delimitazione dei confini tra organizzazione e ambiente, tra<br />

funzionamento interno ed avvenimenti e influenze esterni, e pieno<br />

controllo di tali confini da parte dell’organizzazione.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 3


Sintesi concezione classica di organizzazione<br />

Nella concezione classica, il comportamento degli attori nelle<br />

organizzazioni non è considerato come un problema: si assume che<br />

i soggetti obbediscano alle regole e conformino i propri<br />

comportamenti al ruolo loro assegnato, connesso alla posizione che<br />

occupano nella struttura formale.<br />

I comportamenti negativi ed inefficienti non sono il risultato di una<br />

scelta dell’attore -comunque motivata: su basi psicologiche,<br />

cognitive o strategiche - ma il risultato di strutture organizzative<br />

(formali) mal congegnate e mal disegnate: essi derivano da<br />

un’imperfetta applicazione dei precetti delle teorie organizzative.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 4


Le critiche all’impianto teorico classico.<br />

Le relazioni problematiche attore-organizzazione<br />

Questo impianto teorico, in tutti i suoi elementi, è stato messo in<br />

discussione negli studi organizzativi successivi alla Scuola classica.<br />

Una linea di critica importante, che va da Barnard a Simon a Crozier (v.<br />

Bonazzi, cap. 2), riguarda precisamente il ruolo degli attori e le<br />

relazioni tra attori e organizzazione, e sottolinea:<br />

le conseguenze inattese delle strategie degli attori;<br />

i limiti della razionalità organizzativa;<br />

le dinamiche del potere all’interno dell’organizzazione.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 5


Le critiche all’impianto teorico classico.<br />

Le relazioni problematiche attore-organizzazione<br />

Chester Barnard, alto dirigente della Bell Telephone Company e poi<br />

docente alla Harvard Business School, autore di un importante<br />

saggio nel 1938 su Le funzioni del dirigente<br />

e<br />

Herbert Simon, premio Nobel per l’economia nel 1976, in un<br />

altrettanto importante libro del 1945, Il comportamento<br />

amministrativo<br />

pongono esplicitamente il problema della possibile divergenza tra scopi<br />

dell’organizzazione e moventi/interessi degli individui, e quindi il<br />

problema organizzativo e gestionale di come allineare i primi con i<br />

secondi.<br />

Barnard e Simon vedono il rapporto individuo-organizzazione in<br />

termini contrattuali.<br />

Michel Crozier, importante sociologo francese, vede questo rapporto<br />

in termini di relazioni di potere.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 6


Il problema della partecipazione.<br />

Contrattazione contributi/incentivi<br />

Secondo Barnard, le organizzazioni sono una realtà moralecooperativa,<br />

dove la cooperazione è consapevole, deliberata,<br />

orientata ad uno scopo (diversamente da quella spontanea che si<br />

realizza sul mercato), ma dove la partecipazione e cooperazione dei<br />

singoli non è scontata, è un problema da risolvere.<br />

Uno dei compiti principali dell’amministrazione è precisamente quello di<br />

allineare scopi organizzativi e moventi individuali, conciliare<br />

perseguimento dei primi con la soddisfazione delle motivazioni dei<br />

singoli partecipanti all'organizzazione.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 7


Il problema della partecipazione.<br />

Contrattazione contributi/incentivi<br />

Secondo Barnard, per ottenere tale allineamento tra scopi organizzativi<br />

e moventi individuali, le organizzazioni possono utilizzare due<br />

strumenti principali:<br />

la ‘persuasione’, che agisce sulle motivazioni personali, aumentando la<br />

disponibilità degli individui a collaborare (di qui l’importanza della cultura<br />

organizzativa, in tutte le sue dimensioni);<br />

la contrattazione tra contributi richiesti agli individui ed incentivi loro<br />

offerti dall’organizzazione stessa.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 8


Il problema della partecipazione.<br />

Contrattazione contributi/incentivi<br />

La decisione di un individuo di partecipare all'organizzazione - e di questa<br />

d’includerlo - si basa su una contrattazione di incentivi e di contributi, relativa<br />

a ciò che le parti offriranno e riceveranno.<br />

La contrattazione definisce ciò che l'organizzazione può aspettarsi dagli individui,<br />

in termini di lavoro e di prestazione, e ciò che essa garantisce loro in termini<br />

di ricompense (non solo ricompense materiali-monetarie, ma anche morali, di<br />

status, di riconoscimento, prestigio, ecc.).<br />

Tale contrattazione può essere dettagliata, formale e discreta, o implicita,<br />

informale e continua.<br />

Secondo Crozier, è un processo incessante in tutte le organizzazioni, che si<br />

configurano quindi assai più come ‘ordini negoziati’ che non come strumenti<br />

razionali per il perseguimento efficiente di fini dati, come pensava il modello<br />

classico.<br />

La contrattazione pone limiti sia al comportamento dell'individuo<br />

nell'organizzazione, sia alla prestazione che l'organizzazione può richiedere<br />

all’individuo.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 9


Il problema della partecipazione.<br />

Contrattazione contributi/incentivi<br />

La contrattazione contributi/incentivi definisce una ‘area d’indifferenza’<br />

(Barnard) o ‘zona di accettazione’ (Simon), così definita:<br />

“area per ciascun individuo nella quale gli ordini sono accettabili senza<br />

metterne consapevolmente in questione l'autorità”.<br />

Ovvero, area nella quale i lavoratori sono disposti a riconoscere l'autorità<br />

legittima dell'organizzazione e dei suoi rappresentanti (dei superiori) a<br />

decidere quali prestazioni essi devono fornire, ad impartire loro ordini circa<br />

le attività da svolgere.<br />

La maggiore o minore ampiezza della zona d’indifferenza o di accettazione<br />

dipende dal grado in cui gli incentivi (morali e materiali, positivi e negativi)<br />

offerti dall'organizzazione eccedono il costo per l'individuo di aderire e<br />

collaborare all'organizzazione stessa, fornire il proprio contributo.<br />

Tanto più ampia la zona d’indifferenza, tanto più flessibile risulterà<br />

l'organizzazione (perché tanto maggiore la gamma di prestazioni che<br />

possono essere richieste agli individui senza bisogno di ri-negoziarle ogni<br />

volta).<br />

La contrattazione offre opportunità e vincoli per entrambe le parti.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 10


Il problema della partecipazione.<br />

Le dinamiche di potere nell’organizzazione<br />

La contrattazione si configura come un processo ‘politico’ basato sul potere<br />

relativo delle parti, sulla dipendenza di ognuna dall'altra (dei lavoratori<br />

dall'organizzazione per l'accesso a mansioni desiderate; dell’organizzazione<br />

dai lavoratori per le abilità e competenze di cui essi dispongono).<br />

Non tutti gli individui all’interno di un’organizzazione dispongono dello stesso<br />

potere di negoziazione, e quindi sono in grado di ottenere gli stessi<br />

incentivi a fronte dei contributi loro richiesti.<br />

Il potere in questione ha natura diversa dal potere proprio dell’organizzazione<br />

burocratica weberiana, legato al rango gerarchico ed alla posizione formale<br />

che ciascuno individuo occupa nella struttura organizzativa.<br />

Nel modello weberiano, il potere ha carattere formale (ovvero la possibilità di<br />

emettere ordini ed ottenere obbedienza), è legato alla posizione o alla<br />

carica ricoperta e si esercita solo dall’alto verso il basso della scala<br />

gerarchica.<br />

Secondo Crozier, il potere di un individuo è la capacità di controllare i margini<br />

d’incertezza (cioè il grado di imprevedibilità) del proprio comportamento nei<br />

rapporti con gli altri individui e con l’organizzazione nel suo insieme.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 11


Il problema della partecipazione.<br />

Le dinamiche di potere nell’organizzazione<br />

Differenza con la concezione del potere in Weber.<br />

Questo tipo di potere può essere condizionato dal grado gerarchico<br />

occupato in un’organizzazione, ma non e’ strettamente legato ad<br />

esso.<br />

Questo potere non si esercita soltanto dall’alto al basso, ma anche<br />

in direzione opposta, o in senso orizzontale.<br />

Questo potere non coincide con la ‘possibilità di emettere ordini ed<br />

ottenere obbedienza’, e non ha carattere formale ma si manifesta<br />

come influenza o potere di fatto che si esercita sugli altri,<br />

condizionando il loro comportamento attraverso il controllo sui propri<br />

margini di imprevedibilità.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 12


Il problema della partecipazione.<br />

Le dinamiche di potere nell’organizzazione<br />

Questo potere è tanto maggiore quanto più le incertezze controllate da<br />

un individuo riguardano risorse critiche per gli altri individui e per<br />

l’organizzazione nel suo insieme.<br />

Esempio<br />

Se un inferiore sulla scala gerarchica (es. un tecnico informatico<br />

rispetto al direttore generale) possiede margini d’incertezza ed<br />

imprevedibilità nello svolgimento del proprio lavoro che il superiore<br />

non può controllare (es. le giornate di lavoro necessarie per<br />

informatizzare un reparto), egli esercita un potere sul superiore.<br />

=> Il possesso di competenze tecniche più o meno esclusive è<br />

certamente una fonte di potere, perché permette di disporre di<br />

margini d’incertezza difficilmente controllabili da altri, anche di grado<br />

gerarchico superiore.<br />

Ma anche chi distribuisce la posta o è al centralino telefonico di<br />

un’organizzazione dispone di margini di potere.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 13


Conseguenze sistemiche<br />

Il problema della partecipazione.<br />

Le dinamiche di potere nell’organizzazione<br />

Ciascun attore in un’organizzazione mette in atto strategie esplicite o<br />

nascoste di difesa dei propri margini d’incertezza e di potere, e ciascuno<br />

cerca di ridurre i margini d’incertezza ed imprevedibilità di coloro da cui<br />

dipende.<br />

Ciascun soggetto all’interno dell’organizzazione - dice Crozier - non è solo<br />

un cuore (relazioni umane), non è solo un braccio (taylorismo), ma è anche<br />

una mente, che, ad ogni livello gerarchico, attua strategie razionali in difesa<br />

dei propri interessi e del proprio potere nell’organizzazione.<br />

Le organizzazioni sono continuamente pervase da queste dinamiche di<br />

potere, che possono portare a circoli viziosi, a paralisi dell’organizzazione,<br />

fino al suo collasso.<br />

Questa visione del potere implica una concezione dell’organizzazione<br />

molto lontana dal modello ideale di burocrazia -strumento razionale e<br />

trasparente per il perseguimento di fini dati- di Weber e della scuola<br />

classica.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 14


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

La teoria contributi/incentivi di Barnard e Simon mostra come la<br />

partecipazione di un individuo all’organizzazione costituisca un<br />

problema: non un dato scontato, ma un risultato da acquisire in un<br />

delicato, duplice processo di scambio tra individuo ed<br />

organizzazione e tra organizzazione ed ambiente.<br />

In realtà, nelle situazioni in cui è in gioco la produzione di un bene<br />

pubblico o collettivo (concetto sconosciuto a Barnard e Simon di<br />

‘Administrative behavior’), il problema della partecipazione e della<br />

collaborazione degli individui ai fini dell’organizzazione può essere<br />

ancora più complicato.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 15


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Bene pubblico o collettivo<br />

(definizione di M. Olson, La logica dell’azione collettiva):<br />

“un bene tale per cui se un individuo in un gruppo lo consuma, esso non può<br />

essere sottratto (precluso) agli altri individui in quel gruppo. In altre parole,<br />

coloro che non pagano per un bene pubblico o collettivo non possono<br />

essere esclusi dal partecipare al consumo di quel bene, come invece è<br />

possibile quando si tratta di beni privati”.<br />

Dunque la caratteristica essenziale di un bene pubblico (secondo Olson, e ai<br />

fini del nostro discorso) è la non escludibilità dal consumo per tutti gli<br />

appartenenti al gruppo<br />

“una volta che un bene pubblico è prodotto, nessuno nel gruppo è escluso dal<br />

beneficio di quel bene”.<br />

N.B.: Non escludibilità non significa necessariamente che l’esclusione dal consumo è<br />

tecnicamente impossibile, ma che è costosa, non economica.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 16


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Bene pubblico o collettivo<br />

Un bene è tale per cui se un individuo in un gruppo lo consuma, nessun<br />

altro nel gruppo può essere escluso dalla fruizione di quel bene.<br />

Ma allora<br />

Problema del free rider<br />

Nessun individuo razionale auto-interessato è indotto ad accollarsi la<br />

propria quota di costo per la produzione di quel bene (aspettando che<br />

tutti gli altri lo facciano).<br />

Se però tutti si comportano in questo modo, il bene non viene prodotto, o<br />

viene prodotto in misura sub-ottimale.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 17


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Conseguenza della non-escludibilità<br />

Nessun individuo razionale auto-interessato ha interesse ad accollarsi la propria<br />

quota di costo per la produzione del bene pubblico.<br />

Ovvero, ciascuno è incentivato a comportarsi da ‘free rider’, a ‘prendere la corsa<br />

gratis’. Così facendo ottiene infatti un duplice risultato:<br />

ottiene il vantaggio (privato) di non accollarsi la propria quota di costo per<br />

la produzione del bene pubblico (la corsa dell’autobus, la spiaggia pulita);<br />

usufruisce comunque del bene pubblico prodotto, dal cui consumo non può<br />

essere escluso (per definizione).<br />

Ma se tutti si comportano così, il bene pubblico non verrà prodotto, o verrà<br />

prodotto in quantità sub-ottimale, e tutti staranno peggio di come sarebbero<br />

stati se si fossero accollati la propria quota di costo per la produzione del bene<br />

pubblico.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 18<br />


Bene pubblico e azione collettiva<br />

Produzione di un bene pubblico e partecipazione all’azione collettiva<br />

rappresentano lo stesso problema<br />

“UN GRUPPO HA UN PROBLEMA DI AZIONE COLLETTIVA SE SI<br />

VERIFICA CHE E’ MEGLIO PER TUTTI CHE CIASCUNO SI<br />

IMPEGNI IN UNA CERTA ATTIVITA’ DI INTERESSE COMUNE A<br />

TUTTO IL GRUPPO, MA PER CIASCUNO INDIVIDUALMENTE E’<br />

MEGLIO NON IMPEGNARSI, NON COLLABORARE<br />

ALL’ATTIVITA’ COMUNE”<br />

(J. Elster, Come si studia la società, Bologna: Il Mulino)<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 19


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Esempi di bene pubblico:<br />

a. l’aria pura in un’aula (per gli studenti presenti in quell’aula);<br />

b. la difesa dei confini nazionali (per i cittadini di quella nazione);<br />

c. barriere tariffarie in una certa industria (per i produttori di<br />

quell'industria);<br />

d. prezzi di vendita più elevati per un determinato bene (ad es. il<br />

prezzo del petrolio per i membri del cartello dell’OPEC);<br />

e. politiche pubbliche favorevoli (per i membri di un’associazione<br />

d’interessi);<br />

f. La pulizia di un parco pubblico, di un lago, di una spiaggia, del cortile<br />

della facoltà di <strong>Scienze</strong> politiche (per i potenziali utilizzatori);<br />

g. le infrastrutture pubbliche di una città o di una nazione (per gli<br />

abitanti);<br />

h. un contratto collettivo di lavoro (per i lavoratori di quell’azienda o<br />

categoria).<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 20


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Il costo della produzione di un bene pubblico in alcuni degli<br />

esempi precedenti.<br />

a. Astenersi dal fumare un sigaro in quell’aula.<br />

b. Non “imboscarsi”.<br />

d. Rispettare da parte di ciascun produttore la propria quota di<br />

produzione che permette di tenere il prezzo al livello desiderato.<br />

f. Non abbandonare l’immondizia o non buttare le cicche di sigarette<br />

sulla spiaggia, nel parco, nel lago, nel cortile della Facoltà ma<br />

raccoglierle e buttarle negli appositi cestini.<br />

g. Pagare le tasse che permettono di finanziare le infrastrutture<br />

i. Partecipare agli scioperi necessari per ottenere quel contratto, o<br />

pagare la quota sindacale necessaria per rappresentare e<br />

sostenere con successo quelle richieste.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 21


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Altro esempio<br />

Politica concordata di controllo delle retribuzioni per ottenere il bene pubblico<br />

“controllo dell’inflazione” (nell’ipotesi semplificatoria che l’inflazione dipenda<br />

solo dalla dinamica delle retribuzioni del lavoro dipendente).<br />

Per ciascun gruppo di lavoratori, la propria quota di costo per la produzione del<br />

bene pubblico è il rispetto della dinamica concordata di incremento delle<br />

retribuzioni<br />

I gruppi di lavoratori che non rispettano gli incrementi concordati ottengono il<br />

duplice beneficio:<br />

della stabilità dei prezzi e quindi della difesa del valore reale delle<br />

retribuzioni, se tutti gli altri gruppi (o la maggior parte di essi) rispettano<br />

l’accordo;<br />

del miglioramento della propria posizione relativa rispetto agli altri<br />

gruppi (che rispettano l’accordo).<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 22


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Il problema ‘olsoniano’ della partecipazione alla produzione di un bene pubblico in un<br />

gruppo di grandi dimensioni può essere trascritto nei termini del noto ‘dilemma del<br />

prigioniero’ (con n giocatori).<br />

Dilemma del prigioniero<br />

(i numeri indicano anni di carcere: 2 = utilità massima; 10 = utilità minima)<br />

A<br />

TACE<br />

(coopera)<br />

PARLA<br />

(defeziona)<br />

TACE<br />

(coopera)<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 23<br />

5<br />

2<br />

5<br />

10<br />

B<br />

PARLA<br />

(defeziona)<br />

10<br />

7<br />

2<br />

7


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Dilemma del prigioniero espresso in valori ordinali dove:<br />

1 = utilità minima<br />

4 = utilità massima<br />

A<br />

TACE<br />

(coopera)<br />

PARLA<br />

(defeziona)<br />

TACE<br />

(coopera)<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 24<br />

3<br />

4<br />

1<br />

3<br />

B<br />

PARLA<br />

(defeziona)<br />

1<br />

2<br />

4<br />

2


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Dilemma del prigioniero (anni di carcere)<br />

In questo esempio, i numeri (pay<br />

offs, cioè l’utilità che ciascun<br />

attore riceve, data la scelta dell’<br />

altro) indicano anni di carcere.<br />

In ciascuna coppia di numeri,<br />

quello in basso a sinistra indica<br />

l'esito (anni di carcere, in questo<br />

esempio) per il giocatore A,<br />

quello in alto a destra l’esito per<br />

B.<br />

La situazione olsoniana<br />

corrisponde ad un dilemma del<br />

prigioniero a n giocatori, in gruppi<br />

di grandi dimensioni, in cui uno<br />

dei due giocatori (A o B) sia<br />

sostituito da ‘tutti gli altri’.<br />

A<br />

TACE<br />

(coopera)<br />

PARLA<br />

(defeziona)<br />

TACE<br />

(coopera)<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 25<br />

5<br />

2<br />

5<br />

10<br />

B<br />

PARLA<br />

(defeziona)<br />

10<br />

7<br />

2<br />

7


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Dilemma del prigioniero<br />

Nell’esempio:<br />

C = strategia cooperativa (tacere, non fare la spia a danno dell'altro, e<br />

rinunciare allo sconto di pena).<br />

D = strategia defezionistica (fornire informazioni a danno dell'altro<br />

giocatore, guadagnando lo sconto di pena).<br />

In termini generali:<br />

C = cooperare, accollarsi la propria quota di costo per la produzione del<br />

bene pubblico.<br />

D = defezionare, fare il free rider, non partecipare, non pagare la<br />

propria quota di costo per la produzione del bene pubblico.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 26


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Dilemma del prigioniero<br />

In questo gioco ciascun attore razionale auto-interessato ha una strategia<br />

dominante, costituita dalla defezione (nell’esempio, confessare a danno<br />

dell’altro).<br />

Strategia dominante<br />

La strategia incondizionatamente migliore, quella sempre preferibile,<br />

indipendentemente dalla strategia scelta dall'altro giocatore.<br />

Per A: 2 anni di carcere invece di 5 se B tace; 7 anni invece di 10 se B parla.<br />

Proprio perché incondizionatamente migliore, la strategia dominante (in questo<br />

gioco quella defezionistica) può essere scelta “in isolamento”, senza curarsi<br />

della strategia che sceglierà l’altro giocatore.<br />

La comunicazione tra i giocatori non è sufficiente a fare scegliere la strategia<br />

cooperativa.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 27


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

L’ordine delle preferenze che definisce il dilemma del prigioniero per ciascun è<br />

giocatore è dunque il seguente:<br />

DC > CC > DD > CD<br />

dove:<br />

DC: la situazione del “defezionatore unilaterale”, l’unico free rider in un gruppo<br />

dove tutti collaborano. Per un attore razionale autointeressato è il “migliore<br />

dei mondi possibili”<br />

CD: la situazione opposta del “collaboratore unilaterale”, il peggiore dei mondi<br />

possibili per un attore razionale autointeressato.<br />

L’esito del gioco è dunque DD, nel quale tutti i giocatori stanno peggio di come<br />

sarebbero stati se avessero scelto la strategia cooperativa (vale a dire, CC).<br />

► Contrasto tra razionalità individuale e razionalità collettiva<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 28


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Soluzioni prospettate da Olson<br />

► <strong>Incentivi</strong> <strong>selettivi</strong> (positivi o negativi; morali o materiali).<br />

► Dimensione dei gruppi.<br />

► Iterazione del gioco.<br />

Soluzioni non olsoniane<br />

► Motivazioni diverse degli attori.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 29


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Soluzioni prospettate da Olson<br />

<strong>Incentivi</strong> <strong>selettivi</strong><br />

Selettivi in quanto devono essere in grado di discriminare chi coopera da<br />

chi defeziona, di premiare gli uni (o penalizzare i defezionisti) non gli<br />

altri.<br />

La funzione degli incentivi <strong>selettivi</strong> è di alterare la struttura dei pay-offs,<br />

così da rendere conveniente la strategia (cooperativa) che non lo era, o<br />

non più conveniente quella che lo era (quella defezionista).<br />

Gli incentivi <strong>selettivi</strong> devono essere anche separati o distinti dal bene<br />

pubblico (altrimenti il problema si ripropone).<br />

Gli incentivi <strong>selettivi</strong> possono essere positivi (un premio) o negativi (una<br />

multa, una penalità).<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 30


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Gli incentivi <strong>selettivi</strong> possono essere:<br />

<strong>Incentivi</strong> <strong>selettivi</strong><br />

► positivi (un premio) o negativi (una penalità, una sanzione);<br />

► monetari/materiali o morali.<br />

Gli incentivi <strong>selettivi</strong> monetari/materiali richiedono in genere la presenza di una<br />

autorità in grado di attribuire premi o sanzioni.<br />

Es: controllore che commina una multa a chi è senza biglietto sull’autobus<br />

(incentivo monetario negativo).<br />

Tra gli incentivi morali di particolare interesse nelle organizzazioni (soprattutto,<br />

ma non solo, in quelle non-commerciali, come un sindacato, o quelle di<br />

volontariato o religiose) sono gli incentivi di status e quelli di identità.<br />

Di qui anche l’importanza della dimensione culturale e valoriale nelle<br />

organizzazioni.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 31


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Soluzioni prospettate da Olson<br />

La dimensione dei gruppi: grandi e piccoli gruppi<br />

Il problema indicato da Olson si pone tipicamente nei rapporti tra individuo ed organizzazioni<br />

di grandi dimensioni (con un numero elevato di partecipanti):<br />

il contributo dell’individuo non avrà alcun un effetto rilevante sulla situazione<br />

dell'organizzazione ed allo stesso tempo egli potrà usufruire di ogni miglioramento<br />

prodotto dal contributo degli altri, anche se non ha fornito il proprio.<br />

In questa situazione la partecipazione dell’individuo razionale auto-interessato richiede<br />

presenza d’incentivi <strong>selettivi</strong> (tali da compensare i costi della partecipazione).<br />

Nei piccoli gruppi sono presenti condizioni che rendono più probabile la produzione dei<br />

beni pubblici:<br />

Maggiore visibilità del comportamento (e quindi controllo ed eventuale<br />

sanzionabilità della defezione);<br />

maggiore vulnerabilità, ovvero esposizione dell’attore alle ricadute dell’azione da lui<br />

prescelta (e quindi all'eventuale effetto negativo della scelta defezionistica).<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 32


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

La dimensione dei gruppi: grandi e piccoli gruppi<br />

=> In altre parole, nei piccoli gruppi sono presenti condizioni implicite<br />

che alterano la struttura della convenienze degli attori rispetto alla<br />

situazione dei gruppi numerosi e rendono meno probabili<br />

comportamenti di free riding e più probabile la partecipazione, la<br />

produzione del bene pubblico.<br />

Ciò è tanto più probabile se vi è una distribuzione asimmetrica tra i<br />

membri del piccolo gruppo dell’interesse che il bene pubblico venga<br />

prodotto, un sproporzionata posta in gioco di alcuni rispetto ad altri.<br />

=> Allora si può verificare il fenomeno dello sfruttamento del più grande<br />

(dell’attore con la più alta posta in gioco, che si accollerà gran parte<br />

del costo) da parte del più piccolo o dei più piccoli (quelli con<br />

minore interesse nel bene pubblico).<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 33


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Soluzioni non olsoniane<br />

► Iterazione o ripetizione del gioco per un numero indefinito di volte<br />

(con possibilità di rappresaglia e di apprendimento).<br />

L’indeterminatezza del numero di volte in cui verrà ripetuto il gioco è<br />

essenziale perché altrimenti attori razionali autointeressati<br />

cadrebbero in una regressione all’infinito che riporta la situazione a<br />

quella di un gioco ad un colpo solo, dove la strategia defezionistica<br />

è dominante.<br />

In questa situazione si innesca un meccanismo di apprendimento e<br />

rappresaglia. Possibile strategia di cooperazione condizionata - ‘tit<br />

for tat’- che porta ad un equilibrio preferibile a quello della defezione<br />

incondizionata; la strategia di cooperazione condizionata può<br />

emergere da un atteggiamento di ‘egoismo non miope,<br />

lungimirante’, che sappia valutare le conseguenze future delle azioni<br />

attuali, che non sconti troppo il futuro.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 34


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

Soluzioni non olsoniane<br />

► Motivazioni diverse degli attori: fiducia; altruismo; imperativo categorico<br />

kantiano (adotta la norma di comportamento che vorresti fosse<br />

universalmente adottata).<br />

In determinate circostanze il costo della partecipazione può trasformarsi esso<br />

stesso in un beneficio per chi coopera (Hirschman; Pizzorno).<br />

A ben vedere, queste situazioni possono essere in parte ricondotte agli incentivi<br />

<strong>selettivi</strong> morali o d’identità di Olson (presenti in quelli che Olson definisce ‘gruppi<br />

religiosi’). <strong>Incentivi</strong> che sono <strong>selettivi</strong> - perché premiano chi partecipa - ma non<br />

sono ‘separati’, distinti dal bene pubblico che deve essere prodotto: il costo della<br />

partecipazione diventa quindi un beneficio.<br />

In proposito, in contesti organizzativi, importante è il ruolo della cultura<br />

organizzativa, nel favorire l’identificazione nelle mete e valori dell’organizzazione,<br />

trasformando così i costi del partecipare in benefici, e consentendo la<br />

promozione di cooperazione attraverso incentivi <strong>selettivi</strong> morali.<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 35


Il problema della partecipazione.<br />

Beni pubblici, free riding, incentivi <strong>selettivi</strong><br />

SINTESI<br />

Il problema della partecipazione degli individui all’organizzazione e<br />

all’azione collettiva è dunque molto più complicato di quanto<br />

pensavano Taylor e Weber, che non ritenevano fosse un problema,<br />

ed anche Barnard e Simon, che non disponevano del concetto di<br />

bene pubblico.<br />

Nel funzionamento delle organizzazioni, per allineare interessi dei<br />

soggetti e finalità organizzative, gli incentivi <strong>selettivi</strong> e la dimensione<br />

dei gruppi rivestono grande importanza.<br />

Nel caso di incentivi <strong>selettivi</strong> morali importante è la dimensione<br />

valoriale e culturale (anche nelle organizzazioni commerciali)<br />

A.A. 2007-2008 Lorenzo Bordogna 36

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