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30.12.2012 n° 43<br />
Al mè dialètt...<br />
di Massimo Loschi<br />
di Massimo Loschi<br />
causando non pochi danni, il<br />
progredire della cementificazione<br />
nelle nostre periferie distrugge, dalle<br />
nostre vite, ricordi legati all’infanzia di tutti<br />
noi.<br />
al prÔGrÊs in pÊriFÊria<br />
Un murètt vêç, šgrùstlèe,<br />
rêšist’ancòr<br />
testimoni, tra un mêr d’cèmêint,<br />
d’un pìcòl mònd antigh<br />
d’pêrifêria;<br />
tra mùrr e asfêlt... ‘na marghêrìtà<br />
timida, cun quatêr<br />
fil d’êrba strìminsida<br />
l’arnóva, a un vcètt un nuvalôun<br />
d’ricôrd.<br />
Tórnèn i pinsér a prìmà<br />
dal prògrês,<br />
a prìmà dal fabrichi spùslêinti,<br />
prìmà di griš cašèrmôun in fila;<br />
lè, ó da lè pôch luntan... prêe vérd<br />
ed šógh, d’córsi mati, d’scàvarióli;<br />
lè, ó da lè pôch luntan ólm’antigh<br />
sè spçêvn’in dagli-a<strong>qui</strong> cêri<br />
di canée.<br />
Lungh i êršèn... rughlètt<br />
ed ragasóo<br />
curivn’in un vušêr aléghêr<br />
ch’l’andêva a cunfòndrès<br />
cun vêci filastrôchi ed cuntadêin<br />
cantêdi per imbrujêr dla sapa<br />
la fadiga.<br />
A l’imprùviš un scùnquas…<br />
grôsi ruspi<br />
schêvèn, spianèn la strêda<br />
al prôgrês<br />
e mêintêr d’un cólp sól…<br />
spàrìss al murètt<br />
švélt, ed stràfuš…<br />
cal vcètt<br />
squasènd la têsta al sè šluntana;<br />
‘na gòsà più tratgnuda bagna<br />
lughèe in man un pùgn<br />
ed têra,<br />
du fil d’êrba striminsida e srêda sù<br />
quêši fùss sira... cla marghêrìtà<br />
cun i ricôrd più bée ed la sò vìtà.<br />
domenica 2 dicembre, alle 20.30, al cinema<br />
ariston di san marino, proiezione del film<br />
il richiamo di stefano pasetto<br />
Finalmente donne...<br />
il proGresso in periFeria<br />
Un vecchio muricciolo scrostato,<br />
resiste ancora<br />
testimone, tra un mare di cemento,<br />
di un piccolo mondo antico di<br />
periferia;<br />
tra muro e asfalto… una margherita<br />
timida, con quattro esili<br />
fili d’erba<br />
rinnova, a un vecchietto un miriade<br />
di ricordi.<br />
Ritornano i pensieri a prima del<br />
progresso,<br />
a prima del cemento invadente,<br />
di grigi fabbricati in fila tutti uguali;<br />
lì, o da lì poco distante… prati verdi<br />
di giochi, di pazze corse, di capriole;<br />
lì, o da lì poco distanti olmi antichi<br />
si specchiavano nelle acque chiare<br />
dei canali.<br />
Lungo gli argini… gruppetti di<br />
ragazzi<br />
correvano in un vocio allegro<br />
che andava a confondersi<br />
con vecchie filastrocche di contadini<br />
cantate per ingannare della zappa<br />
la fatica.<br />
All’improvviso un scempio…<br />
grosse ruspe<br />
scavano, spianano la strada al<br />
progresso<br />
e mentre d’un colpo solo…<br />
scompare il muretto<br />
veloce, di soppiatto…<br />
quel vecchietto<br />
scuotendo la testa si allontana;<br />
una lacrima non trattenuta bagna<br />
nascosto in una mano un pugno<br />
di terra,<br />
due fili d’erba gracili e racchiusa<br />
quasi fosse sera… quella margherita<br />
con i ricordi più belli della sua vita.<br />
lucia è una hostess<br />
con la passione per<br />
il pianoforte, un marito<br />
medico e un’ombra<br />
sul cuore. Afflitta da un<br />
dolore impalpabile e tormentata<br />
da una malattia<br />
ancora da diagnosticare,<br />
Lucia scopre il tradimento<br />
del marito e l’amicizia di<br />
Lea, una giovane donna<br />
che sogna di lasciare Buenos<br />
Aires per la Patagonia,<br />
un lavoro alienante per un incarico più nobile. Legata sentimentalmente<br />
a Marco, Lea è ossessionata da un padre assente che da sempre<br />
rimanda di incontrarla e di amarla. Le lezioni di piano favoriscono<br />
l’amicizia e conducono le due donne lontano dalla città, verso se<br />
stesse. Nello sconfinato sud del mondo, dove riparano i fuggiaschi<br />
dal mondo, troveranno lo spazio e poseranno l’irre<strong>qui</strong>etezza.<br />
Opera seconda di stefano pasetto, <strong>Il</strong> richiamo racconta del disagio<br />
e di fughe possibili. Abitato finalmente da donne e scritto da una<br />
donna, il dramma minimalista e dolente di Pasetto gravita attorno<br />
a due nodi narrativi: il caso e l’occasione. <strong>Il</strong> caso offre alle protagoniste,<br />
‘acrobate’ in bilico sui cornicioni di crisi diffuse e contagiose,<br />
l’occasione di dare una svolta alla propria vita e di farne esperienza.<br />
Assediate da una paura che non nasce da quello che vedono ma<br />
da quello che percepiscono a occhi chiusi, Lucia fissa sulla carta i<br />
fantasmi annidati nella memoria, Lea li rievoca attraverso una collezione<br />
di ‘oggetti magici’, una chiave, uno specchio, una fotografia,<br />
una barca. Scritto a quattro mani con Veronica Cascelli, <strong>Il</strong> richiamo<br />
è diviso in due, un nord metropolitano finito e un sud selvaggio e<br />
smisurato, che scandisce la svolta narrativa e diventa teatro naturale<br />
della costituzione identitaria delle protagoniste. <strong>Se</strong> le donne cercano<br />
la ricomposizione attraverso la fuga, gli uomini sono ‘comparse’ che<br />
scivolano come ombre nel loro mondo affettivo. Cortocircuitando<br />
femminilità e natura, Pasetto libera i corpi femminili, troppo spesso<br />
imbrigliati dal e nel cinema italiano, ‘isolandoli’ in un paesaggio di<br />
accecante bellezza e poi reintegrandoli dentro un epilogo indebolito<br />
da sogni didascalici, intenzioni ribadite e scioglimenti rinviati.<br />
un’occasione<br />
sprecata<br />
cara clarissa,<br />
sono andata a manifestare<br />
a mirandola contro il Governo<br />
perchè sono in difficoltà<br />
a causa terremoto, ma sono<br />
rimasta delusa e me ne sono<br />
andata subito. Bandiere rosse,<br />
simboli del partito comunista,<br />
slogan. e’ stata sprecata un’importante<br />
occasione per sentirci<br />
vicini e uniti contro ingiustizie<br />
inaccettabili ai nostri danni,<br />
ingiustizie che non trovano<br />
voce tra le istituzioni. ci hanno<br />
sempre detto che all’a<strong>qui</strong>la il<br />
post terremoto era stato gestito<br />
malissimo, mentre a ben<br />
guardare per noi emiliani quello<br />
che hanno avuto loro oggi è<br />
un sogno. se qualche disonesto<br />
all’a<strong>qui</strong>la ha potuto sprecare<br />
soldi è perché là sono arrivati:<br />
<strong>qui</strong> non arriva niente, neanche<br />
l’indispensabile, il dannato minimo<br />
sindacale che dovrebbe<br />
spettare alle persone oneste<br />
che vivono in questo paese che<br />
merita di fallire.<br />
morena<br />
cara Morena, tutti i giorni in<br />
radio o sui social network<br />
qualcuno auspica la rivoluzione,<br />
c’è una sfiducia generalizzata,<br />
un’amarezza palpabile. Chi<br />
ha subito danni diretti e indiretti<br />
dal terremoto sta iniziando a capire,<br />
documentandosi, che anche<br />
la propaganda dei rimborsi fino<br />
all’80% nasconde un’altra verità<br />
domenica 2 dicembre, alle 15, al cinema ariston<br />
di san marino, proiezione del film di animazione<br />
madagascar 3 - ricercati in europa<br />
il cinema dei piccoli<br />
alex il leone, Marty<br />
la zebra, Melman<br />
la giraffa e Gloria<br />
l’ippopotamo, fuggiti dallo<br />
zoo di New York City e<br />
sbarcati prima in Madagascar<br />
e poi nell’Africa<br />
centrale, hanno nostalgia<br />
della Grande Mela<br />
e per questo nuotano<br />
fino a Monte Carlo, alla<br />
ricerca dell’aeroplano dei<br />
pinguini. Sul suolo francese,<br />
però, una poliziotta<br />
pronta a tutto li elegge<br />
a nemico numero uno.<br />
Scappare con il treno di<br />
un circo è la loro unica<br />
speranza: un impresario<br />
americano a Londra potrebbe<br />
comprare lo show e riportarli tutti a casa. L’esibizione, però,<br />
è tutta da inventare.<br />
Che quello del circo sia un tremendo cliché lo verbalizza il film stesso,<br />
ad un certo punto, ma le invenzioni sono tali e tante che presto lo<br />
scrupolo viene messo da parte e ci si gode lo spettacolo nello spettacolo.<br />
Aumentano le incursioni nella comicità surreale, non più solo<br />
grazie alla squadra dei pinguini ma anche all’arcinemico di turno,<br />
la poliziotta DuBois, mossa non certo da una missione per conto<br />
della legge ma solo dal desiderio sfrenato di appendere la testa di<br />
un leone alla propria parete. Sopra tutti, come sempre, sebbene il<br />
terzo capitolo gli riservi molte meno “pose”, è il re dei lemuri Julien:<br />
personaggio straordinario, la cui partecipazione al gruppo è ingiustificata<br />
come tutto quel che fa e che dice, e la cui imprevedibilità, che<br />
è la chiave della sua bellezza, questa volta lo porta ad innamorarsi<br />
romanticamente di un orso in bicicletta col tutù.<br />
<strong>Il</strong> film chiude il cerchio rientrando alla base, anche se ciò non basterà<br />
a impedire che i nostri vengano spediti al Polo o su Marte, se<br />
la convenienza economica lo richiederà, ma non è per questo un<br />
capitolo minore.<br />
di clarissa martinelli<br />
clarissa.martinelli@radiobruno.it<br />
(quanti sanno che si recupereranno<br />
gli aiuti solo col credito d’imposta?).<br />
Le imprese e gli artigiani<br />
ora stanno cercando di reperire<br />
li<strong>qui</strong>dità per pagare tutte le tasse,<br />
incluse quelle arretrate, più le<br />
tredicesime ai dipendenti; molti<br />
chiamano in lacrime le associazioni<br />
di categoria chiedendo tutele<br />
che nessuno è in grado di dare.<br />
Le banche non concedono prestiti<br />
nemmeno per le tasse se l’azienda<br />
naviga in cattive acque. Anche<br />
per questo credo che in una<br />
situazione del genere, in cui tutti<br />
dovrebbero essere uniti contro palesi<br />
ingiustizie, non ci dovrebbero<br />
essere bandiere politiche o manifesti<br />
di partito. <strong>Il</strong> Governo tecnico<br />
di Monti, voluto dal presidente<br />
della Repubblica Napolitano, è<br />
appoggiato con ampi consensi<br />
mercoledì 5 dicembre, alle 15, al cinema corso,<br />
proiezione del film the help, di tate taylor.<br />
commento al film di chiesi e federico baracchi<br />
pomeriggio al cinema...<br />
17<br />
dal più grande partito di Centrosinistra<br />
e dal più grosso partito di<br />
Centrodestra e nessuno ha preso<br />
a cuore seriamente la faccenda<br />
“terremoto in Emilia”: sono tutti<br />
troppo presi da questioni interne<br />
mentre il lavoro sporco lo fanno i<br />
ragionieri chiamati a commissariare<br />
il Parlamento.<br />
Le appartenenze politiche sono<br />
superate dagli eventi. Alla manifestazione<br />
di Mirandola era<br />
presente il Guernica di Modena<br />
e concordo che in quell’occasione<br />
avrebbe dovuto rinunciare a<br />
esporre i propri totem ideologici.<br />
Ma auspico ci sia la volontà di<br />
continuare a far sentire la propria<br />
voce, stavolta magari con i sindaci<br />
accanto: sono stati eletti per<br />
rappresentare la propria cittadinanza,<br />
non i ragionieri di Stato.<br />
Jackson, Mississippi. Inizio degli Anni ‘60. Skeeter si è appena<br />
laureata e il primo impiego che ottiene è presso un giornale<br />
locale in cui deve rispondere alla posta delle casalinghe. Le viene<br />
però un’idea migliore. Circondata com’è da un razzismo tanto<br />
ipocrita quanto esibito e consapevole del fatto che l’educazione<br />
dei piccoli, come lo è stata la sua, è nelle mani delle domestiche di<br />
colore, decide di raccontare la vita dei bianchi osservata dal punto<br />
di vista delle collaboratrici familiari ‘negre’ (come allora venivano<br />
dispregiativamente chiamate). Inizialmente trova delle ovvie resistenze<br />
ma, in concomitanza con la campagna che una delle ‘ladies’ lancia<br />
affinché nelle abitazioni dei bianchi ci sia un gabinetto riservato<br />
alle cameriere, qualche bocca inizia ad aprirsi. La prima a parlare è<br />
Aibileen seguita poi da Minny. <strong>Il</strong> libro di Skeeter comincia a prendere<br />
forma e, al contempo, a non essere più ‘suo’ ma delle donne che le<br />
confidano le umiliazioni patite. Film corale al femminile (gli uomini<br />
hanno ruoli del tutto secondari) ispirato al romanzo omonimo di<br />
Kathryn stockett (grande successo negli Stati Uniti) The Help ha<br />
il pregio di costituire un’efficace ossimoro. E’ tanto attuale quanto<br />
old style. Perché vedendolo la memoria va a film come La lunga<br />
strada verso casa, 1990, che vedeva sissy spacek (presente anche<br />
<strong>qui</strong>) al fianco di Woopi Goldberg. <strong>Il</strong> film riproponendoci un<br />
passato apparentemente così lontano ci fa ‘sentire’ (potremmo dire<br />
quasi ‘fisicamente’) che la sottile, insidiosa linea rossa che separa<br />
l’integrazione razziale dal rifiuto non ha interrotto il suo percorso.<br />
Mentre osserviamo le vicende di ieri ci viene da chiederci se quei<br />
problemi siano stati risolti una<br />
volta per tutte e non solo negli<br />
States. La risposta è purtroppo<br />
negativa. Una sensazione di<br />
rabbia impotente promana dallo<br />
schermo quando si assiste a<br />
soprusi mascherati dal bon ton<br />
così come all’emarginazione di<br />
chi, dalla parte di chi ha la pelle<br />
meno scura, osa ‘disturbare’ un<br />
<strong>qui</strong>eto vivere che per conservarsi<br />
tale ‘deve’ ignorare i diritti di<br />
persone dal cui lavoro dipende<br />
il proprio benessere.