il sommesso gesto di una mano tesa - Chiesa Cattolica Italiana

21 marzo 2009 - n. 11 - anno 57° – Poste Italiane s.p.a. - sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DCB Reggio Emilia – Euro 0,78
Curare le so ferenze e portare speranza
“ N
on vi è dubbio che la lettera sia
sua (di papa Benedetto) dalla
prima parola all’ultima”, ha
dichiarato il portavoce della
Santa Sede padre Federico Lombardi. A una
settimana dalla pubblicazione (giovedì 12
marzo) quella lettera inaspettata deve continuare
ad interpellarci. Ci limitiamo a richiamare
l’attenzione su quattro punti.
1. L’accusa al Papa “di volere tornare indietro a
prima del Concilio”. Chiaramente le argomentazioni
della lettera smentiscono questo attacco.
Del resto sospettare che papa Ratzinger sia
ostile al Vaticano II vuol dire ignorare il suo
grande contributo teologico come esperto,
anche circa il rapporto verso gli ebrei. Non si
dimentichi comunque che pure Paolo VI e
Giovanni Paolo II furono accusati di tradire il
Concilio.
2. Altre sono al momento attuale le priorità e le
urgenze? Il Papa risponde che la sua priorità è
l’annuncio del Vangelo, mentre “in vaste zone
Il Papa
in Africa
Il Papa e la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani
“IL SOMMESSO GESTO DI UNA MANO TESA”
della terra la fede è nel pericolo di spegnersi”.
Ma la contrapposizione toglie credibilità all’annuncio.
La revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani
voleva essere “il sommesso gesto di una
mano tesa” per facilitare il ritorno all’unità,
prima che le posizioni di irrigidiscano con il
tempo. Non si intendeva dare una legittimazione,
dal momento che l’esercizio del ministero
episcopale rimane illecito. È la stessa preoccupazione
che ha ispirato la lettera alla Chiesa
cinese in data 27 maggio 2007 relativamente ai
vescovi ordinati senza il mandato della Santa
Sede. Pure allora il Papa scrisse che l’esercizio
del ministero episcopale era valido, ma illegittimo.
E anche allora egli cercò di favorire la
piena comunione con la grande Chiesa.
3. Una carente informazione riconosciuta dal
Papa. Quanto alle dichiarazioni negazioniste
del vescovo lefebvriano Williamson così si è
espresso: “Mi è stato detto che seguire con
attenzione le notizie raggiungibili mediante
l’internet avrebbe dato la possibilità di venir
tempestivamente a conoscenza del problema.
Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa
Sede dovremo prestar più attenzione a quella
fonte di notizie”.
4. In questa lettera Benedetto XVI fa una descrizione
cruda e franca degli eventi che gli hanno
procurato amarezza. Egli non teme di denunciare
fenomeni di intolleranza in ambito civile
ed anche ecclesiale che spingono a trattare
gruppi e persone “con odio senza timore e
riserbo”. E verso la fine della lettera arriva persino
a commentare così il passo di San Paolo ai
Galati 5,13-15: “Purtroppo questo mordere e
n’ideale staffetta con
Giovanni Paolo II,
che proprio da Yaoundé,
nel 1995, promulgò l’Esortazione
Ecclesia in Africa,a seguito del
primo Sinodo africano dopo il
Vaticano II. Ora, portando il testo
dell’Instrumentum Laboris della
2a U
Assemblea Sinodale (Roma,
ottobre 2009), Papa Benedetto XVI
si colloca sulla scia del suo
venerabile predecessore.
Guardando al Camerun, una sorta
di “Africa in miniatura”, egli
addita i mali del continente
(povertà e fame, malattie e morte,
sofferenze e ingiustizie, corruzione
e abuso di potere, violenze e
schiavitù, lotte etniche e razziali,
conflitti e oppressione...) e
ne indica i rimedi (la fede in
Cristo, unico salvatore dell’uomo,
la promozione della dignità
umana, in particolare della
donna, la via della riconciliazione
e della pace tra famiglie, tribù
ed etnie, la civiltà dell’amore...).
L’occasione del viaggio sono gli
anniversari dell’annuncio del
Vangelo (120 anni in Camerun e
500 anni in Angola); il modello
è Santa Josephine Bakita,
“splendido esempio”, ha detto il
Papa, “della trasformazione che
l’incontro con il Dio vivente può
portare in una situazione di
grande sofferenza ed ingiustizia”.
divorare esiste anche oggi nella Chiesa come
espressione di una libertà mal interpretata”.
È il caso di ricordare che quasi 37 anni fa, il 29
giugno 1972, papa Montini nel IX anniversario
della sua incoronazione nell’omelia per la festa
di Pietro e Paolo, riferendosi alla situazione
della Chiesa di allora, confessò di avere la sensazione
che "da qualche fessura sia entrato il
fumo di Satana nel tempio di Dio ... Si credeva
che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata
di sole per la storia della Chiesa. È venuta
invece una giornata di nuvole, di tempesta, di
buio, di ricerca, di incertezza. Predichiamo l’ecumenismo
e ci distacchiamo sempre di più
dagli altri. Cerchiamo di scavare abissi invece
di colmarli”.
Allora era un’omelia e quindi meno personale;
questa volta è una lettera coraggiosa, senza
infingimenti curiali, che intende spiegare il
sommesso gesto di una mano tesa.
d. E. L.

2
21 marzo 2009
BREVI DIOCESANE
Ai parroci e a tutti i sacerdoti. Moduli statistici
delle parrocchie e schede curriculum dei sacerdoti
Sabato 21 marzo scade il termine per la consegna dei moduli
statistici delle comunità parrocchiali relativi all’anno 2008.
I dati, infatti, rielaborati dal direttore dell’Ufficio diocesano di
Statistica, devono essere inviati al più presto, come ogni anno,
alla Santa Sede per la compilazione dell’Annuario Pontificio.
I dati serviranno in parte anche per la compilazione della nuova
Guida pastorale diocesana che si ha intenzione di pubblicare
per la Pentecoste, a fine maggio dunque.
A tal proposito si ricorda che entro il 31 marzo dovranno pervenire
al suddetto Ufficio di Curia anche le schede sul curriculum
di ogni presbitero diocesano, schede che da alcuni anni,
in particolare dalla scomparsa di don Mario Gianferrari,
non sono più state aggiornate.
È possibile che i parroci o i sacerdoti abbiano “perso” la lettera
inviata dall’Ausiliare con i moduli da compilare: questi si
possono richiedere direttamente a don Franco Gallingani in
Curia al 0522.432654 (e-mail: curia@diocesi.re.it), oppure al
diacono Marco del Vescovado, tel. 0522.437766, fax
0522.435935. Agli stessi recapiti è possibile far arrivare celermente
le schede compilate, anziché spedirle via posta.
Domenica 22 marzo: nuova ammissione
di catecumeni pronti ai sacramenti pasquali
L’itinerario catecumenale diocesano, a 10 anni ormai dall’avvio,
è caratterizzato in Quaresima da alcuni momenti forti,
che avvengono sotto la presidenza del Vescovo o del suo incaricato
diocesano, il direttore dell’Ufficio catechistico don
Achille Melegari.
Dopo il rito di elezione di 12 catecumeni nella prima stazione
quaresimale cittadina, il 6 marzo scorso, il secondo appuntamento
diocesano è il ritiro spirituale, il pomeriggio di domenica
22 marzo: come gli altri anni, la domenica è la IV di
Quaresima, e il luogo è l’Oratorio di Canali, dove è parroco
don Melegari. È stato chiamato a guidare il ritiro il nostro professore
di teologia morale in Seminario, don Roberto Pinetti.
Quest’anno ci sarà una novità importante: al termine del ritiro,
nel momento di preghiera presieduto dall’Ausiliare Lorenzo,
verranno accolte le domande di ammissione al Battesimo,
alla Confermazione e all’Eucaristia nella Veglia Pasquale per
altri 16 catecumeni: una di un giovane che non ha potuto essere
presente la sera del 6 marzo in Ghiara e 15 di giovani e
adulti della comunità ghanese. La loro preparazione è stata avviata
due anni fa con padre Thomas, dall’estate scorsa rientrato
in Ghana, e sostituito da padre Samuel, con il quale è stata verificata
l’idoneità dei candidati in questi giorni.
ISSR. Parte un Laboratorio di Catechesi degli adulti
Venerdì 27 marzo, alle 18.45, prenderà il via, in Seminario, il
Laboratorio di Catechesi degli adulti, proposto dall'Istituto Superiore
Scienze Religiose "Mons. Tondelli". È indirizzato agli
operatori pastorali e agli accompagnatori delle famiglie, per
prepararli a organizzare e accompagnare la formazione degli
adulti nelle comunità parrocchiali. Avrà come insegnanti don
Giancarlo Gozzi e don Achille Melegari e si articolerà in otto
serate. Per informazioni e iscrizioni: segreteria ISSR, tel.
0522.433320 (e-mail: issr@diocesi.re.it).
Ufficio di Pastorale Sociale. Un dibattito sul Ptcp
Sabato 28 marzo, dalle 9.45 alle 12, nell'Aula Mater dell’Oratorio
“Don Bosco” di via Adua (Reggio Emilia), si terrà un incontro
pubblico sul tema "Società e terra: dopo il Ptcp (Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale) quale sviluppo,
quali scelte nei piani e nei fatti". All’introduzione di don Gianni
Bedogni (direttore dell'Ufficio diocesano di Pastorale sociale
e del Lavoro), seguirà un'intervista-dibattito condotta da
Enrico Bussi (del Centro Italiano Servizi dalla Terra alla Tavola)
con Luigi Gilli (già Assessore regionale alla pianificazione),
Giuliana Motti (Assessore Cultura Provincia di Reggio), Ugo
Ferrari (Assessore comunale Urbanistica e Edilizia) e Corrado
Pignagnoli (Associazione RuRe - Rurali Reggiani).
COVIOLO: intitolata al seminarista martire Rolando Rivi
la Casa della Comunità Propedeutica del Seminario
Durante la Visita pastorale alle parrocchie di Coviolo e San Giuseppe,
il Vescovo Adriano ha benedetto la targa della intitolazione
a Rolando Rivi, il seminarista martire presto beato, della
casa che ospita, a Coviolo, la Comunità Propedeutica del Seminario,
cioè i candidati all'ingresso nel primo anno di teologia,
in vista del cammino verso il sacerdozio.
Rolando Rivi, seminarista non ancora 15enne, fu ucciso da partigiani
comunisti il 13 aprile 1945, pochi giorni prima della fine
della guerra, per la sola colpa di indossare l'abito talare e di
testimoniare la fede cristiana.
CATTEDRALE
Vita diocesana
Nel decennale della morte don Gianotti ne traccia un profilo di vescovo conciliare
La luce del Concilio sul Vescovo Baroni
Erano presenti la sorella e i familiari;20 anni fa il commiato dalla Diocesi
Duomo, venerdì
13 marzo 2009:
don Daniele
Gianotti tiene
l'omelia nella
celebrazione del
10° annivesario
della morte
del vescovo
Gilberto Baroni,
morto il
14 marzo 1999
(a sinistra, sui
gradini del
presbiterio,
la foto che lo
ritrae durante
una delle
liturgie
a Reggio).
a sera di venerdì 13
marzo, nella Cattedrale
splendente dopo i restauri,
con la partecipazione
di numerosi sacerdoti e diaconi
e di tanti fedeli, la 2a L
stazione
quaresimale cittadina
è stata abbinata al decennale
della morte del vescovo
Gilberto. Erano presenti sia il
Vescovo Adriano che l’Ausiliare,
oltre alle sorelle e ai famigliari
di mons. Baroni.
Era stato proprio lui ad introdurre
in città, negli anni
Settanta, le stazioni quaresimali
con una grande partecipazione
di gente, in particolare
di giovani.
In realtà l'anniversario sarebbe
stato il giorno dopo,
dato che il Vescovo Gilberto
è morto il 14 marzo 1999, poco
dopo le 22; avrebbe compiuto
86 anni un mese dopo
(il 15 aprile). Il funerale fu celebrato
la mattina del 17
marzo nella Cattedrale di
Reggio gremita di gente, presieduto
dal card. Giacomo
Biffi, arcivescovo di Bologna.
Baroni è sepolto nella cripta
del Duomo, ora inaccessibile
per i lavori in corso.
Al decennale della morte si
aggiungeva quest’anno il
ventennale dalla partenza
del vescovo Baroni dalla diocesi
reggiana: il 10 settembre
1989 in una gremitissima
piazza del Duomo aveva dato
il saluto alla diocesi e il 22
settembre, alle 18.30, aveva
silenziosamente lasciato
Reggio Emilia per andarsene
a S. Pietro in Casale, in diocesi
di Bologna, presso il fratello
parroco don Alfonso e
con la sorella Maria.
“ D
a un SÌ nasce speranza”.
Con questo titolo l’Ufficio
diocesano di Pastorale familiare,
in collaborazione con il Centro di
Aiuto alla Vita (Cav) e con l’Azione Cattolica
diocesana, ha promosso per la sera di
martedì 24 marzo, alle 21, nella Cattedrale
di Reggio Emilia, un incontro di preghiera,
testimonianza e arte per celebrare
il dono della vita, in ogni stagione.
La data dell’iniziativa non è stata scelta
a caso: è la vigilia della solennità dell’Annunciazione,
momento particolarmente
significativo per chi s’impegna
quotidianemente nella tutela della vita
più debole e indifesa, come quella dell’embrione
umano.
L’Annuncio a Maria ci racconta il concepimento
verginale del Figlio di Dio e la
compartecipazione della Madre ai misteri
della nostra salvezza. Nella serata del
24 marzo, che sarà condotta dal presidente
del Movimento per la Vita reggiano
Diego Noci, si farà anzitutto memoria di
queste verità di fede attraverso la lettura
Il ministero episcopale di
mons. Baroni nella diocesi
reggiana è durato 24
anni. Era infatti arrivato domenica
5 giugno 1965. È stato
un periodo ricco di molte
novità introdotte nel dopo
Concilio, e però anche carico
di inquietudini, di sperimentazioni,
nella ricerca di
vie e modalità nuove nell’attività
pastorale.
Della sua partecipazione alle
sessioni conciliari e del suo
costante riferimento al Concilio
ha parlato don Daniele
Gianotti, cui è stata affidata
l'omelia della celebrazione.
Proponiamo
la prima parte
del suo intervento.
Quando il vescovoGilberto
arrivò a
Reggio, nel
giugno del
1965, si erano
già tenute tre
delle quattro
sessioni conciliari.
"Il Vescovo
paragonò il Concilio a
un momento di aratura", ha
ricordato don Gianotti, "che
in qualche modo buttava tutto
all’aria... Ecco, dunque: il
Concilio come il momento
dell’aratura, alla quale doveva
seguire la coltivazione ordinata
e positiva, per la crescita
della Chiesa. È questo il
compito che il Vescovo si assunse
all’indomani del Concilio
per la Diocesi reggiana".
Al Concilio Baroni, vescovo
da 10 anni al momento della
sua venuta a Reggio, aveva
partecipato fin dalla fase pre-
Era stato il vescovo
Baroni,negli anni
Settanta,a reintrodurre
le stazioni quaresimali
in città.Da lui stesso
presiedute,furono
fin dall'inizio
gremite di fedeli,
soprattutto giovani
paratoria; vi contribuì poi di
persona con due interventi
scritti.
Dopo il suo ingresso in
diocesi il concilio è
continuamente presente
nella parola di mons.
Baroni. "Per almeno un paio
d’anni", osserva ancora don
Gianotti, "pressoché tutti i
suoi interventi contengono
riferimenti ai documenti
conciliari, su vari temi: Chiesa,
liturgia, ecumenismo,
Maria, missioni, apostolato
dei laici, matrimonio, pace,
educazione, mezzi di comunicazione,
questioni sociali...
Il nuovo
vescovo di
Reggio si richiama
al
Concilio fin
dall’omelia
pronunciata
il giorno del
suo ingresso
in diocesi; vi
torna sopra
nei mesi successivi,
soprattutto per invitare
la Diocesi alla preghiera
in vista dell’ultimo periodo
dei lavori conciliari".
Nei suoi interventi Baroni
guarda avanti, verso il post-
Concilio: "Ciascuno di noi",
scriveva da Roma durante
l'ultima sessione, autunno
1965, "deve far vivere il Concilio;
i suoi insegnamenti sono
patrimonio di tutti e devono
scendere nella vita concreta
e diventare alimento di
tutti. È venuto il momento in
cui il Concilio entra a far parte
della vita di tutta la Chiesa,
e tutta la Chiesa deve mobilitarsi
nella luce e dietro la
spinta che viene dal Concilio".
Al ritorno dai lavori romani,
Baroni consegna alla Diocesi
i documenti conciliari, nel
corso di una celebrazione
che si svolge in cattedrale il
10 dicembre 1965 - presente
l’arcivescovo di Tananarive.
In quella sede dà una prima
lettura complessiva dell’evento
conciliare e del compito
che ora sta davanti alle
Chiese particolari. Il Vescovo
individua tre fasi della vicenda
conciliare.
"
Un primo momentod’entusiasmo",
quello
dell'annucio e delle attese,
quasi un soffio di primavera
che passava sulla Chiesa:
stupore, letizia, speranza colsero
l’annunzio dell’attesa e
pure inattesa convocazione;
"un soffio di primavera passò
al principio su tutti gli animi
-sulla Chiesa - vecchio albero
che ama la primavera".
Il secondo momento è quello
della effettiva celebrazione
del Concilio, "caratterizzato",
prosegue sempre Gianotti
citando lo stesso Baroni,
"dalla problematicità,
sorta dall’incontro e dal contatto
di mentalità e di culture,
di difficoltà e di attese;
maturata in dibattiti sofferti
e appassionati, aperti e sinceri
nella ricerca del vero volto
della Chiesa e di strumenti
provvidenziali per il suo
rinnovamento", al punto -
nota ancora il Vescovo - da
suscitare inquietudini e arbitrii
nell’opinione pubblica...".
Il terzo momento è ora quello
della comprensione: "All’aratura
sovvertitrice del
campo succede la coltivazione
ordinata e positiva. La
Chiesa si ricompone nelle
nuove norme che il Concilio
le ha dato: la fedeltà la caratterizza;
una novità la qualifica,
quella della accresciuta
coscienza della comunione
ecclesiale, della sua meravigliosa
compagine, della maggiore
carità che deve unire,
attivare, santificare la comunione
gerarchica della Chiesa.
È questo il momento
dell’aggiornamento, che ...
vorrà dire per noi penetrazione
sapiente dello spirito del celebrato
Concilio, e applicazione
fedele delle sue norme".
In Cattedrale, martedì 24 marzo, ore 21: veglia per la Vita “Da un SÌ nasce speranza”
IL SÌ DI MARIA, SPERANZA PER LA VITA DELL’UOMO
della Parola di Dio ed il canto.
Su “Dire sì alla vita che nasce, alla vita
che ti mette alla prova, alla vita che accompagna
alla morte…” interverrà quindi
Lucia Bellaspiga, una delle giornaliste
più apprezzate del quotidiano cattolico
Avvenire.
Dopo di lei toccherà a Laura, una mamma
che ha incontrato il prezioso volontariato
del Cav, raccontare la sua toccante vicenda.
Per invitare ad accogliere la vita nascente,
anche in tempi e modi inattesi, sull’esempio
della Serva del Signore che accettò
che si compisse in Lei il mistero dell’Incarnazione,
divenendo modello per
tutte le madri di questo mondo.
La seconda parte della seata offrirà la performance
artistica di “Doine”: due ballerini
professionisti della Compagnia di Balletto
Classico interpreteranno una coreografia
di Liliana Cosi ispirata alla figura di
Maria, partendo proprio dall’Annunciazione
per giungere sotto la Croce.
Sarà il vescovo Adriano Caprioli a concludere
l’incontro.

Cari Confratelli nel ministero episcopale!
La remissione della scomunica e
la questione Williamson: proteste e attacchi
La remissione della scomunica ai quattro Vescovi,
consacrati nell’anno 1988 dall’Arcivescovo
Lefebvre senza mandato della Santa
Sede, per molteplici ragioni ha suscitato all’interno
e fuori della Chiesa Cattolica una discussione
di una tale veemenza quale da molto tempo
non si era più sperimentata. Molti Vescovi si sono
sentiti perplessi davanti a un avvenimento verificatosi
inaspettatamente e difficile da inquadrare
positivamente nelle questioni e nei compiti della
Chiesa di oggi. Anche se molti Vescovi e fedeli in
linea di principio erano disposti a valutare in modo
positivo la disposizione del Papa alla riconciliazione,
a ciò tuttavia si contrapponeva la questione
circa la convenienza di un simile gesto a
fronte delle vere urgenze di una vita di fede nel
nostro tempo. Alcuni gruppi, invece, accusavano
apertamente il Papa di voler tornare indietro, a
prima del Concilio: si scatenava così una valanga
di proteste, la cui amarezza rivelava ferite risalenti
al di là del momento. Mi sento perciò spinto a
rivolgere a voi, cari Confratelli, una parola chiarificatrice,
che deve aiutare a comprendere le intenzioni
che in questo passo hanno guidato me e
gli organi competenti della Santa Sede. Spero di
contribuire in questo modo alla pace nella Chiesa.
Una disavventura per me imprevedibile è
stata il fatto che il caso Williamson si è
sovrapposto alla remissione della scomunica.
Il gesto discreto di misericordia verso quattro
Vescovi, ordinati validamente ma non legittimamente,
è apparso all’improvviso come una cosa
totalmente diversa: come la smentita della riconciliazione
tra cristiani ed ebrei, e quindi come
la revoca di ciò che in questa materia il Concilio
aveva chiarito per il cammino della Chiesa. Un
invito alla riconciliazione con un gruppo ecclesiale
implicato in un processo di separazione si
trasformò così nel suo contrario: un apparente ritorno
indietro rispetto a tutti i passi di riconciliazione
tra cristiani ed ebrei fatti a partire dal Concilio
– passi la cui condivisione e promozione fin
dall’inizio era stato un obiettivo del mio personale
lavoro teologico. Che questo sovrapporsi di
due processi contrapposti sia successo e per un
momento abbia disturbato la pace tra cristiani ed
ebrei come pure la pace all’interno della Chiesa,
è cosa che posso soltanto deplorare profondamente.
Mi è stato detto che seguire con attenzione
le notizie raggiungibili mediante l’internet
avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente
a conoscenza del problema. Ne traggo la
lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo
prestar più attenzione a quella fonte di notizie.
Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici,
che in fondo avrebbero potuto sapere meglio
come stanno le cose,
abbiano pensato di dovermi
colpire con un’ostilità
pronta all’attacco.
Proprio per questo ringrazio
tanto più gli amici
ebrei che hanno aiutato
a togliere di mezzo
prontamente il malinteso
e a ristabilire l’atmosfera
di amicizia e di fiducia,
che – come nel
tempo di Papa Giovanni Paolo II – anche durante
tutto il periodo del mio pontificato è esistita e,
grazie a Dio, continua ad esistere.
I motivi dottrinali della
non comunione della Fraternità San Pio X
Un altro sbaglio, per il quale mi rammarico
sinceramente, consiste nel fatto che la
portata e i limiti del provvedimento del
21 gennaio 2009 non sono stati illustrati in modo
sufficientemente chiaro al momento della sua
pubblicazione. La scomunica colpisce persone,
non istituzioni. Un’Ordinazione episcopale senza
il mandato pontificio significa il pericolo di
uno scisma, perché mette in questione l’unità del
collegio episcopale con il Papa. Perciò la Chiesa
deve reagire con la punizione più dura, la scomunica,
al fine di richiamare le persone punite in
questo modo al pentimento e al ritorno all’unità.
A vent’anni dalle Ordinazioni, questo obiettivo
purtroppo non è stato ancora raggiunto. La remissione
della scomunica mira allo stesso scopo a
cui serve la punizione: invitare i quattro Vescovi
ancora una volta al ritorno. Questo gesto era possibile
dopo che gli interessati avevano espresso il
loro riconoscimento in linea di principio del Papa
e della sua potestà di Pastore, anche se con delle
riserve in materia di obbedienza alla sua autorità
dottrinale e a quella del Concilio. Con ciò ritorno
alla distinzione tra persona ed istituzione. La re-
missione della scomunica era un provvedimento
nell’ambito della disciplina ecclesiastica: le persone
venivano liberate dal peso di coscienza costituito
dalla punizione ecclesiastica più grave.
Occorre distinguere questo livello disciplinare
dall’ambito dottrinale. Il fatto che la Fraternità San
Pio X non possieda una posizione canonica nella
Chiesa, non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari
ma dottrinali. Finché la Fraternità non
ha una posizione canonica nella Chiesa, anche i
suoi ministri non esercitano ministeri legittimi nella
Chiesa. Bisogna quindi distinguere tra il livello
disciplinare, che concerne le persone come tali, e
il livello dottrinale in cui sono in questione il ministero
e l’istituzione. Per precisarlo ancora una
volta: finché le questioni concernenti la dottrina
non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno
stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri –
anche se sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica
– non esercitano in modo legittimo alcun
ministero nella Chiesa.
Alla luce di questa situazione è mia intenzione
di collegare in futuro la Pontificia
Commissione "Ecclesia Dei" – istituzione
dal 1988 competente per quelle comunità e persone
che, provenendo dalla Fraternità San Pio X o
da simili raggruppamenti, vogliono tornare nella
piena comunione col Papa – con la Congregazione
per la Dottrina della Fede. Con ciò viene chiarito
che i problemi che devono ora essere trattati
sono di natura essenzialmente dottrinale e riguardano
soprattutto
l’accettazione del Concilio
Vaticano II e del
magistero post-conciliare
dei Papi. Gli organismi
collegiali con i quali
la Congregazione studia
le questioni che si presentano
(specialmente la
consueta adunanza dei
Cardinali al mercoledì e
la Plenaria annuale o
biennale) garantiscono il coinvolgimento dei Prefetti
di varie Congregazioni romane e dei rappresentanti
dell’Episcopato mondiale nelle decisioni
da prendere. Non si può congelare l’autorità magisteriale
della Chiesa all’anno 1962 – ciò deve
essere ben chiaro alla Fraternità. Ma ad alcuni di
coloro che si segnalano come grandi difensori del
Concilio deve essere pure richiamato alla memoria
che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale
della Chiesa. Chi vuole essere obbediente
al Concilio, deve accettare la fede professata nel
corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui
l’albero vive.
Le priorità del magistero di Pietro
Spero, cari Confratelli, che con ciò sia chiarito
il significato positivo come anche il limite
del provvedimento del 21 gennaio 2009.
Ora però rimane la questione: Era tale provvedimento
necessario? Costituiva veramente una priorità?
Non ci sono forse cose molto più importanti?
Certamente ci sono delle cose più importanti e
più urgenti. Penso di aver evidenziato le priorità
del mio Pontificato nei discorsi da me pronunciati
al suo inizio. Ciò che ho detto allora rimane in
modo inalterato la mia linea direttiva. La prima
priorità per il Successore di Pietro è stata fissata
dal Signore nel Cenacolo in modo inequivocabile:
"Tu … conferma i tuoi fratelli" (Lc 22, 32). Pietro
stesso ha formulato in modo nuovo questa
Primo Piano 21 marzo 2009 3
Il testo integrale della Lettera del Papa ai Vescovi del mondo sulla revoca della scomunica dei quattro Vescovi lefebvriani e sulle successive roventi polemiche
BENEDETTO XVI: UNA DECISIONE SOFFERTA, IN LINEA COL VANGELO
“Sono rimasto rattristato
dal fatto che anche cattolici,
che in fondo avrebbero potuto
sapere meglio come stanno
le cose, abbiano pensato
di dovermi colpire con
un’ostilità pronta all’attacco”
priorità nella sua prima Lettera: "Siate sempre
pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione
della speranza che è in voi" (1 Pt 3, 15). Nel
nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede
è nel pericolo di spegnersi come una fiamma
che non trova più nutrimento, la priorità che sta
al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in
questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a
Dio. Non ad un qualsiasi dio, ma a quel Dio che
ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo
nell’amore spinto sino alla fine (cfr Gv
13, 1) – in Gesù Cristo crocifisso e risorto. Il vero
problema in questo nostro momento della storia è
La lettera del Papa, che qui pubblichiamo integralmente (titoli e sottolineature sono della nostra
redazione), ha finalmente portato chiarezza e serenità, dopo che la notizia della revoca della scomunica
ai quattro vescovi lefebvriani - unitamente alle sciagurate dichiarazioni di mons. Williamson, uno dei
quattro, che nega la Shoah - aveva scatenato polemiche anche feroci fuori e dentro la Chiesa.
che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e
che con lo spegnersi della luce proveniente da
Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di
orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano
sempre di più.
Condurre gli uomini verso Dio, verso il Dio
che parla nella Bibbia: questa è la priorità
suprema e fondamentale della Chiesa e
del Successore di Pietro in questo tempo. Da qui
deriva come logica conseguenza che dobbiamo
avere a cuore l’unità dei credenti. La loro discordia,
infatti, la loro contrapposizione interna mette
in dubbio la credibilità del loro parlare di Dio.
Per questo lo sforzo per la comune testimonianza
di fede dei cristiani – per l’ecumenismo – è incluso
nella priorità suprema. A ciò si aggiunge la necessità
che tutti coloro che credono in Dio cerchino
insieme la pace, tentino di avvicinarsi gli uni
agli altri, per andare insieme, pur nella diversità
delle loro immagini di Dio, verso la fonte della
Luce – è questo il dialogo interreligioso. Chi annuncia
Dio come Amore "sino alla fine" deve dare
la testimonianza dell’amore: dedicarsi con
amore ai sofferenti, respingere l’odio e l’inimicizia
– è la dimensione sociale della fede cristiana,
di cui ho parlato nell’Enciclica Deus caritas est.
"Il sommesso gesto di una mano tesa"
Se dunque l’impegno faticoso per la fede,
per la speranza e per l’amore nel mondo
costituisce in questo momento (e, in forme
diverse, sempre) la vera priorità per la Chiesa, allora
ne fanno parte anche le riconciliazioni piccole
e medie. Che il sommesso gesto di una mano
tesa abbia dato origine ad un grande chiasso,
trasformandosi proprio
così nel contrario di una
riconciliazione, è un fatto
di cui dobbiamo prendere
atto. Ma ora domando:
Era ed è veramente
sbagliato andare
anche in questo caso incontro
al fratello che "ha
qualche cosa contro di
te" (cfr Mt 5, 23s) e cercare
la riconciliazione?
Non deve forse anche la
società civile tentare di
prevenire le radicalizzazioni e di reintegrare i loro
eventuali aderenti – per quanto possibile – nelle
grandi forze che plasmano la vita sociale, per evitarne
la segregazione con tutte le sue conseguenze?
Può essere totalmente errato l’impegnarsi per
lo scioglimento di irrigidimenti e di restringimenti,
così da far spazio a ciò che vi è di positivo e di ricuperabile
per l’insieme? Io stesso ho visto, negli
anni dopo il 1988, come mediante il ritorno di
comunità prima separate da Roma sia cambiato il
loro clima interno; come il ritorno nella grande
“Il sommesso gesto di una
mano tesa è diventato il contrario
di una riconciliazione.
Era ed è veramente sbagliato
andare incontro a 491
sacerdoti, 215 seminaristi,
6 seminari, 88 scuole,
2 Istituti universitari, 117 frati,
164 suore e migliaia di fedeli?“
ed ampia Chiesa comune abbia fatto superare
posizioni unilaterali e sciolto irrigidimenti così
che poi ne sono emerse forze positive per l’insieme.
Può lasciarci totalmente indifferenti una comunità
nella quale si trovano 491 sacerdoti, 215
seminaristi, 6 seminari, 88 scuole, 2 Istituti universitari,
117 frati, 164 suore e migliaia di fedeli?
Dobbiamo davvero tranquillamente lasciarli andare
alla deriva lontani dalla Chiesa? Penso ad
esempio ai 491 sacerdoti. Non possiamo conoscere
l’intreccio delle loro motivazioni. Penso tuttavia
che non si sarebbero decisi per il sacerdozio
se, accanto a diversi elementi distorti e malati,
non ci fosse stato l’amore per Cristo e la volontà
di annunciare Lui e con Lui il Dio vivente. Possiamo
noi semplicemente escluderli, come rappresentanti
di un gruppo marginale radicale, dalla ricerca
della riconciliazione e dell’unità? Che ne
sarà poi?
Certamente, da molto tempo e poi di nuovo
in quest’occasione concreta abbiamo sentito
da rappresentanti di quella comunità
molte cose stonate – superbia e saccenteria, fissazione
su unilateralismi ecc. Per amore della verità
devo aggiungere che ho ricevuto anche una serie
di testimonianze commoventi di gratitudine, nelle
quali si rendeva percepibile un’apertura dei cuori.
Ma non dovrebbe la grande Chiesa permettersi di
essere anche generosa nella consapevolezza del
lungo respiro che possiede; nella consapevolezza
della promessa che le è stata data? Non dovremmo
come buoni educatori essere capaci anche di
non badare a diverse cose non buone e premurarci
di condurre fuori dalle strettezze? E non dobbiamo
forse ammettere che anche nell’ambiente
ecclesiale è emersa qualche stonatura? A volte si
ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno
di un gruppo almeno, al quale non riservare
alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente
scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi
– in questo caso il Papa – perde anche
lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere
trattato con odio senza timore e riserbo.
"Questo «mordere» e «divorare»
esiste anche oggi nella Chiesa"
Cari Confratelli, nei giorni in cui mi è venuto
in mente di scrivere questa lettera, è capitato
per caso che nel Seminario Romano
ho dovuto interpretare e commentare il brano di
Gal 5, 13 – 15. Ho notato con sorpresa l’immediatezza
con cui queste frasi ci parlano del momento
attuale: "Che la libertà non divenga un
pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante
la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta
la legge infatti trova la sua pienezza in un solo
precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso.
Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate
almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!"
Sono stato sempre incline a considerare questa
frase come una delle esagerazioni retoriche
che a volte si trovano in san Paolo. Sotto certi
aspetti può essere anche così. Ma purtroppo questo
"mordere e divorare" esiste anche oggi nella
Chiesa come espressione di una libertà mal interpretata.
È forse motivo di sorpresa che anche noi
non siamo migliori dei Galati? Che almeno siamo
minacciati dalle stesse tentazioni? Che dobbiamo
imparare sempre di nuovo l’uso giusto della libertà?
E che sempre di nuovo dobbiamo imparare la
priorità suprema: l’amore? Nel giorno in cui ho
parlato di ciò nel Seminario maggiore, a Roma si
celebrava la festa della Madonna della Fiducia.
Di fatto: Maria ci insegna la fiducia. Ella ci conduce
al Figlio, di cui noi tutti possiamo fidarci.
Egli ci guiderà – anche in tempi turbolenti. Vorrei
così ringraziare di cuore tutti quei numerosi Vescovi,
che in questo tempo mi hanno donato segni
commoventi di fiducia e di affetto e soprattutto
mi hanno assicurato
la loro preghiera. Questo
ringraziamento vale anche
per tutti i fedeli che
in questo tempo mi hanno
dato testimonianza
della loro fedeltà immutata
verso il Successore
di san Pietro. Il Signore
protegga tutti noi e ci
conduca sulla via della
pace. È un augurio che
mi sgorga spontaneo dal
cuore in questo inizio di
Quaresima, che è tempo liturgico particolarmente
favorevole alla purificazione interiore e che tutti
ci invita a guardare con speranza rinnovata al
traguardo luminoso della Pasqua.
Con una speciale Benedizione Apostolica mi
confermo Vostro nel Signore
Dal Vaticano, 10 marzo 2009
BENEDETTO XVI

4
21 marzo 2009
Ora, questa salvezza, dice Paolo,
ci è data. Noi non l’abbiamo
conquistata e neanche
l’abbiamo meritata. Anzi ci è data gratuitamente.
Nemmeno ci è data per il
nostro impegno a osservare i comandamenti,
i precetti e le virtù… come se la
salvezza fosse il premio per quelli che
si sono conquistati la santità con le loro
forze (che è la visione dell’uomo virtuoso
secondo il pensiero ellenistico).
Non è così. L’alleanza che il Signore ci
ha proposto fin dall’inizio è un’alleanza
gratuita. Nella Lettera ai Romani,
Paolo dirà: “Dio dimostra il suo amore
verso di noi, perché mentre eravamo
ancora peccatori, Cristo è morto per
noi” (Rm 5,8). Una salvezza, diciamo
così, scandalosamente gratuita. Solo
dopo quest’esperienza dell’essere salvati
nascerà un corretto cammino di
santificazione: come risposta di un
cuore grato e riconoscente per la bellezza
del dono ricevuto. La morale cristiana
non parte dalla buona volontà,
dall’intenzione di fare bene, dalla ricerca
della perfezione, o della propria realizzazione
in senso anche solo morale.
La morale cristiana è la risposta di un
cuore grato e riconoscente che, commosso
dalla bellezza del dono ricevuto,
non può che comportarsi secondo
quello che il Signore vuole. Ecco quello
che opera la salvezza dataci gratuitamente.
Inoltre, questa salvezza dal peccato,
dal male e dalla morte, ci sorprende e
in qualche modo ci scandalizza – almeno
per i Giudei è stato così – per la
sua universalità. Non è una salvezza
offerta solo al popolo di Israele, agli
eletti, ma anche ai Greci, ai pagani, e
al mondo intero. Ricordiamo l’elenco
dei popoli negli Atti degli Apostoli il
giorno di Pentecoste. Sono nominati in
tanti, che parlavano lingue diverse perché
venivano da paesi diversi: dal Mediterraneo,
dall’Est, dall’Ovest, dal Sud,
dal Nord. La salvezza è offerta a tutti i
popoli. Tutti ascoltano Pietro e si convertono,
senza distinzioni di culture, di
ricchezza o di povertà, di lingua, di tradizioni
religiose. Non erano solo ebrei
quelli che ascoltano la predicazione di
Pietro, ma ancor meno quelli che
ascoltano la predicazione di Paolo: sono
in prevalenza dei pagani. E sono
chiamati a diventare fratelli, legati cioè
dalla comunione con Cristo. Non è la
comunione che nasce dai rapporti affettivi,
dalla simpatia, dall’amicizia, dal
condividere le stesse opinioni; e neanche
da una parentela di sangue, di clan
o di razza. È una salvezza universale
offerta a tutti, che lega con vincoli nuovi.
E ancora, per Paolo, al centro del Vangelo
c’è la debolezza del messaggio
salvifico: un dato che ci mette davvero
in difficoltà, che ci sorprende e anche
di nuovo ci scandalizza. Certo, c’è la
potenza di Dio che si manifesta nella
diffusione del Vangelo, nella nascita e
nella crescita della Chiesa: ma questa
potenza di Dio non si vede così chiaramente,
è velata. In realtà è solo nella
fede che noi riusciamo a vedere come
Dio sta operando nella storia e attraverso
la Chiesa. Ed è solo con la fede che
anche nella vita di Chiesa riusciamo a
vedere l’azione di Dio, perché con le
sue debolezze ci appare umanamente
un’aggregazione come tutte le altre.
Vista dall’esterno, la croce di Cristo
sembra una fine misera, un fallimento
che non ha cambiato il mondo. Un
Dio così poco “onnipotente”, che non
difende neanche il suo prestigio, scandalizza
il giudeo. Un Dio così inutile
nella storia del mondo e il cui intervento
attraverso Gesù Cristo sembra così
privo di senso, scandalizza il greco. Sia
il giudeo che il greco sono messi in difficoltà
da questa rivelazione debole.
Eppure, nella sua debolezza, la morte
in croce di Cristo è il segno più importante
di tutti i miracoli, il massimo della
rivelazione della sapienza di Dio. È difficile
far entrare questo dato nella nostra
fede: è la croce che, più di tutto,
manifesta il centro del Vangelo. È qui
che si manifesta al massimo la sapienza
di Dio, perché essa manifesta l’amore,
che è la vera essenza di Dio. Non
l’intelligenza, la conoscenza, la potenza,
il valore, la creatività – tutte qualità
che Dio ha in sommo grado – ma è l’amore
l’essenziale della sua vita. È nella
croce del suo Figlio che lo manifesta. E
Paolo ci insegna a tener ferma questa
bella notizia, al centro del Vangelo. È
essenziale annunciare anche oggi, nel-
Anno Paolino. Ritiro quaresimale per i laici
La seconda parte della meditazione del Vescovo Ausiliare Lorenzo su San Paolo
(Ritiro quaresimale dei laici adulti di Azione Cattolica - Seminario, domenica 1° marzo 2009)
PAOLO, CRISTIANO E APOSTOLO
le condizioni della Chiesa che accennavamo
prima, il messaggio della croce:
Cristo crocifisso, rivelazione della
gratuità dell’amore di Dio per noi, della
sua universalità e della debolezza sapiente
del Padre, ben superiore alla
stoltezza potente degli uomini.
Ora noi, gli evangelizzatori, i testimoni,
i sacerdoti, i laici, i cattolici impegnati,
anche nelle tensioni che ci troviamo a
vivere con la cultura dominante, nelle
fatiche educative, nella lotta quotidiana
per la fedeltà alle nostre scelte, non
possiamo evitare queste caratteristiche
– gratuità, universalità, debolezza sapiente
– perché sia manifestato attraver-
so di noi il centro del Vangelo: la potenza
dell’amore di Dio.
3. Da persecutore ad apostolo:
vocazione e missione di Paolo
(Galati 1,11-17)
Continuiamo a seguire Paolo.
Qui entriamo proprio nel suo
itinerario personale, per arricchirci
della sua spiritualità e anche per
capire meglio il suo messaggio fondamentale.
Come per ogni patriarca o
profeta dell’Antico Testamento, anche
per Paolo c’è un’esperienza fondante,
che si ritroverà poi in tutta la sua attività,
nelle sue lettere, nel suo pensiero
teologico. Paolo stesso, nella Lettera ai
Galati, nel capitolo 1°, legge la sua vocazione
e missione alla luce di quelle
dei profeti. In particolare Paolo utilizza
le parole di Geremia e del Servo del Signore,
nella terza parte del libro di
Isaia. Leggiamo il testo:
“Voi avete certamente sentito parlare
della mia condotta di un tempo nel
giudaismo, come io perseguitassi fieramente
la Chiesa di Dio e la devastassi,
superando nel giudaismo la maggior
parte dei miei coetanei e connazionali,
accanito com’ero nel sostenere le tradizioni
dei padri.
Ma quando colui che mi scelse fin dal
seno di mia madre (è l’elezione) e mi
chiamò con la sua grazia (è la vocazione)
si compiacque di rivelare a me suo
Figlio (è l’incontro storico con Gesù
Cristo) perché lo annunziassi in mezzo
ai pagani (è la missione che gli viene
affidata), subito, senza consultare nessun
uomo, senza andare a Gerusalemme
da coloro che erano apostoli prima
di me, mi recai in Arabia e poi ritornai
a Damasco” (Gal 1,13-17).
Paolo non rivendica qui solo la sua
chiamata come apostolo, al pari degli
altri apostoli, ma rilegge la sua vocazione
e missione alla luce delle categorie
fondamentali dell’Antico Testamento
nei più importanti racconti di chiamata:
l’elezione, la vocazione specifica,
la manifestazione “storica” della
chiamata (un certo giorno, sulla via di
Damasco) e la missione (il fine della
vocazione). Anche Luca racconta, nel
libro degli Atti degli Apostoli, la chiamata
di Paolo per ben tre volte, con
sfumature diverse, secondo le persone
alle quali viene raccontato l’evento.
Ma la sostanza dei racconti è che Paolo
passa dallo stato di persecutore fanatico,
violento (Paolo era presente all’uccisione
di Stefano) e instancabile… a
quello di discepolo. Un passaggio brusco,
radicale, quasi violento, una nasci-
ta forzata (forse è questa l’allusione che
sta sotto a: “da ultimo apparve anche a
me come ad un aborto”). Ciò che viene
sottolineato negli Atti degli Apostoli
è che questa sua trasformazione è inaspettata,
improvvisa. Che è come dire:
avvenuta per pura grazia. Paolo non
aveva certo meritato di diventare discepolo,
né aveva fatto nulla a quel
fine; anzi, non voleva che i discepoli
crescessero. Eppure, per pura grazia,
per puro dono dell’iniziativa divina,
venne trasformato. Divenire
addirittura “il missionario dei pagani”,
fu chiaramente un’opera di Dio:
non andava incontro a nessun desiderio
e a nessuno dei suoi progetti
di fariseo osservante, anzi…
Si può notare che la frase centrale del
suo incontro con Cristo, nella via di
Damasco, fu: “Io sono Gesù che tu
perseguiti” (tre volte, cfr At 9,5 e paralleli).
Questa frase fece scoprire a Paolo
almeno tre verità, che poi condizionarono
anche la sua vita e il suo messaggio.
La prima verità fu che Gesù era vivo,
non morto come credeva lui (per questo
perseguitava i cristiani, falsificatori).
Gesù non era morto, era vivo, dunque
era risorto! Ma se era risorto voleva dire
che Dio aveva approvato il suo messaggio
e le sue scelte, se no non l’avrebbe
risuscitato! Egli era veramente il
Messia!
La seconda verità fu la scoperta che la
Chiesa è in misteriosa comunione con
il Cristo risorto: chi ferisce la Chiesa
colpisce il Signore; chi ama la Chiesa
ama il Signore.
La terza verità fu che Gesù voleva salvare
anche lui, Paolo, il persecutore, il
suo nemico.
Questa esperienza fondante guidò Paolo
per tutta la vita. Nelle sue lettere tor-
Riguardo a la
mi sione de la
Chiesa oggi, è chiaro,
grazie a Paolo,
che il Vangelo de la
grazia va annunziato
a tu ti, prima di ogni
altro comandamento
o dovere
nerà spesso su questo tema: noi non
siamo salvati per la nostra bontà o per
la santità delle nostre opere, ma perché
c’è una salvezza che viene da Dio e
opera in noi. Certo essa opera grazie
alla disponibilità della nostra fede, cioè
se sappiamo affidarci alla sua grazia,
ma è lei che opera in noi.
Riprendiamo il versetto della 1a lettera
ai Corinzi – dove Paolo dice: “Ultimo
fra tutti apparve anche a me come a un
aborto. Io infatti sono l’infimo degli
apostoli, e non sono degno neppure di
essere chiamato apostolo, perché ho
perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia
di Dio però sono quello che sono,
e la sua grazia in me non è stata vana;
anzi ho faticato più di tutti loro (gli altri
apostoli), non io però, ma la grazia di
Dio che è con me”.
Egli è sempre stupito e meravigliato
quando ripensa a questo fatto della sua
vita: al passaggio straordinario, improvviso,
inaspettato da persecutore ad
apostolo, da persecutore a missionario.
La dottrina della quale era stato il principale
nemico era la stessa di cui ora
era diventato il principale servitore. Per
pura gratuità Dio aveva voluto cercarlo,
attirarlo, coinvolgerlo, mandarlo, lui
che si sentiva, ed era stato davvero, “un
bestemmiatore, un persecutore, un violento”
(1 Tm 1,13), indegno di quello
che gli era capitato. Questa trasformazione
richiese però anche un cambiamento
interiore notevolissimo: “Ho faticato
più di tutti loro”; e un lavoro sulla
sua personalità precedente, che si
Pubblichiamo la seconda
parte della meditazione
del Vescovo Ausiliare
ai laici di Azione
Cattolica (ritiro di Quaresima,
in seminario,
domenica 1° marzo
2009). La prima parte è
stata pubblicata nel numero
della scorsa settimana.
Il testo, trascritto
da registrazione e rivisto
dall’autore - è scaricabile
dal sito diocesano
(www.reggioemilia.
chiesacattolica.it).
Nell’immagine: Valentin
de Boulogne (ca. 1594-
1632), “S. Paolo scrive
le sue lettere”, 1620
circa, Museum of Fine
Arts, Houston (Texas).
coglie anche dal suo frequente richiamo
alla differenza rispetto al passato.
Certo anche i profeti antichi, come
Isaia o Geremia o il Servo del Signore,
avevano dovuto accettare la loro indegnità,
lasciarsi purificare e conquistare
dal Signore, prima di mettersi a servizio
di missioni straordinarie, superiori alle
loro forze. Avevano dovuto cambiare
vita. A lui però, in più, era stata data la
grazia dell’incontro con Gesù Cristo risorto,
manifestazione visibile dell’invisibile
amore del Padre. Perciò anche se
gli costò molto, fu inevitabile cambiare
sia il contenuto della sua fede di osservante
israelita, sia i suoi atteggiamenti,
perché da apostolo di Cristo non poteva
più essere un fondamentalista, un
persecutore, un offensore, un violento,
con nessuno! Avrebbe smentito il comando
più importante del Vangelo che
predicava!
Divenire apostolo, cioè un cristiano
adulto, responsabile, missionario,
impegnato con tutte le sue forze per
il Vangelo volle dire un cambiamento
non tanto forse dal punto di vista
morale (Paolo osservava la legge),
ma soprattutto dal punto di vista
teologico, della sua fede in Dio. Era
un Dio diverso quello che gli apparve
in Cristo risorto, che gli chiese di
lasciarsi amare e di lasciarsi salvare
scoprendosi davanti a lui in tutta la
sua debolezza, non più il Dio che
salvava solo i suoi eletti se trovati
già puri, forti e santi.
Dal punto di vista dei suoi atteggiamenti,
Paolo comprese che l’apostolo
cristiano non può imporre se stesso;
non può nemmeno imporre la
fede in Dio. Non può usare il potere
come i grandi della terra, non può
fare azioni spettacolari e clamorose
per stupire e sedurre (che sono le tre
tentazioni di Gesù all’inizio del suo
ministero); non può evitare di passare
attraverso l’appello alla libertà e
alla responsabilità di ciascuno, faticosamente
educate e purificate fino
all’adesione piena a Cristo. Come
Gesù anche Paolo da vero apostolo
cristiano, vive della parola di Dio, non
mette alla prova Dio, adora solo Dio
(sono le tre risposte di Gesù). Da apostolo
cristiano annuncia Gesù Cristo
nella sobrietà e nella mitezza, ma anche
nella verità e nella trasparenza,
senza mai mettere se stesso al centro
per non fare ombra al Signore.
Non abbiamo nella storia di Paolo
molte delle caratteristiche della vocazione
e della missione anche del
laico che è impegnato nell’azione
apostolica, in collaborazione con i ministri
ordinati?
4. Conquistato da Cristo
(Filippesi 3,3-15)
N
el passo di Filippesi 3 Paolo
completa la descrizione della
sua esperienza spirituale:
“(...) quello che poteva essere per me
un guadagno, l’ho considerato una
perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto
ormai io reputo una perdita di fronte
alla sublimità della conoscenza di Cristo
Gesù, mio Signore, per il quale ho
lasciato perdere tutte queste cose e le
considero come spazzatura, al fine di
guadagnare Cristo e di essere trovato in
lui, non con una mia giustizia derivante
dalla legge, ma con quella che deriva
dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia
che deriva da Dio, basata sulla fede.
E questo perché io possa conoscere lui,
la potenza della sua risurrezione, la
partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli
conforme nella morte, con
la speranza di giungere alla risurrezione
dai morti.
Non però che io abbia già conquistato
il premio o sia ormai arrivato alla perfezione;
solo mi sforzo di correre per
conquistarlo, perché anch’io sono stato
conquistato da Gesù Cristo. Fratelli,
io non ritengo ancora di esservi giunto,
questo soltanto so: dimentico del passato
e proteso verso il futuro, corro verso
la mèta per arrivare al premio che
Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo
Gesù.”
La sua trasformazione interiore di Paolo
è evidente: la chiamata di Dio e la missione
gli cambiarono l’identità.
Paolo non è passivo, non riceve e basta
la salvezza, la grazia, l’amore di Dio.
Rincorso e catturato da Dio, da Gesù
Cristo, si mette ora a correre per conquistare
a sua volta Gesù. Altro che seguire
Gesù in modo passivo e tranquillizzante.
Tutto il passato è abbandonato,
rifiutato: ora conta solo la meta, afferrare
Gesù Cristo, amarlo per sempre,
con tutto se stesso. Tutto ciò che prima
voleva mettere a suo merito, ora lo
considera un danno, spazzatura. Paolo
ha trovato qualcosa di immensamente
più grande, ha scoperto che il vero volto
di Dio è “grazia”, è “misericordia”, è
“perdono”, è amore “sino alla fine”.
In sintesi, Paolo comprese, grazie alla
sua chiamata e all’esperienza dell’incontro
con Gesù Cristo risorto, che il
senso della morte e risurrezione di Cristo
è nel “per noi”, per ciascuno di noi,
e anche per lui, nonostante che fosse
stato il persecutore. Capì che la logica
che guida la storia della salvezza è l’amore
gratuito di Dio; che la salvezza è
“gratia gratis data”, non opera umana;
e la grazia è il criterio della nuova esistenza
cristiana, condotta nella gratitudine,
nel rendimento di grazia a Dio,
nella riconciliazione coi fratelli.
Grazie al suo approfondimento, anche
noi, ora, possiamo avere più chiaro,
per la nostra vita di fede, che il rapporto
con Dio dovrà essere segnato dall’accoglienza
del suo dono di sé e dalla
gratitudine. Anche noi possiamo dire
che i rapporti nella comunità dovranno
essere segnati dalla donazione reciproca,
che il rapporto della Chiesa col
mondo dovrà essere di servizio, non di
autoaffermazione.
E, riguardo al nostro apostolato, alla
missione della Chiesa oggi, abbiamo
più chiaro, grazie a Paolo, che il Vangelo
della grazia va annunziato a tutti,
prima di ogni altro comandamento o
dovere. Prima di ogni altra cosa c’è il
“sì” di Dio a noi, a ciascuno di noi, poi
c’è la nostra risposta.
E ancora, abbiamo più chiaro che la
salvezza per grazia è universale e va
annunciata a tutti: tutte le culture possono
accogliere Cristo e tutte le culture
ne hanno bisogno. Nessuna cultura,
nessuna società, nessun periodo storico
è autosufficiente, nessuno è indegno;
tutte le genti, diciamo con Paolo, possono
e devono lasciarsi salvare.
E infine, abbiamo più chiaro che la gratuità
è la vera direzione dell’esistenza:
l’uomo è, prima di tutto, esistenza regalata;
deve quindi farsi dono gratuito
per tutti, non possesso per sé, non affermazione
di sé, ma servizio ai fratelli.
+ Lorenzo Ghizzoni, Ausiliare
(2 a parte - fine)

VISITA PASTORALE
Il Vescovo nelle parrocchie di Coviolo e San Giuseppe, a Reggio città
L'incontro con un'affettuosa paternità
Ai genitori: “Non delegate la formazione cristiana dei vostri figli”
Per quattro giorni il Vescovo
Adriano ha messo
i suoi occhi negli occhi
dei fedeli delle comunità
di Coviolo e San Giuseppe, lasciando
in tutti il suo sorriso
insieme a una grande disponibilità
e attenzione. La maratona,
perché è stato veramente
così, è iniziata il pomeriggio
di giovedì 12 marzo
con l'incontro davanti alla
chiesa di Coviolo con don Alberto
Camellini, che avendo
servito la comunità per quasi
30 anni non ha voluto
mancare di portare il suo saluto
al Vescovo.
Subito dopo sono stati i bambini
della scuola dell'infanzia
a fianco della chiesa a battere
le mani all'ingresso di
mons. Adriano, che ha portato
il suo saluto alle maestre,
al personale e alla cuoca, ricordando
l'importanza di
questo ruolo in tutte le comunità.
Con i bambini ha incontrato
anche i genitori, sottolineando
il ruolo educativo
ed insostituibile della famiglia,
che non può essere delegato
a nessuna scuola.
Immancabile è stata la breve
visita al cimitero parrocchiale
per fare memoria del passato
e pregare per i defunti
della parrocchia.
Ma bisogna fare in
fretta, i malati delle
due comunità aspettano
con ansia a casa. La gioia
di questa visita tanto attesa è
sui volti che aprono la porta
al parroco don Umberto Iotti
e al diacono Oreste e che
accolgono il Vescovo quasi a
volerlo abbracciare.
Momento centrale di questa
prima giornata è stata la celebrazione
eucaristica nella
chiesa di Coviolo, con l'intitolazione
della casa che ospita
la Comunità vocazionale e
Propedeutica al Seminario al
seminarista martire Rolando
Rivi, giovane reggiano di San
Valentino, vero testimone
della fede, pronto a sacrificare
la giovane vita per amore
del Signore.
Una breve cena con i presbiteri
e i diaconi dell'Unità pastorale
ha preceduto l'importante
assemblea pastorale a
Coviolo per le due parrocchie.
Dopo aver ascoltato le
relazioni preparate dai Consigli
pastorali, il Vescovo ha
sottolineato l'atteggiamento
onesto e sincero di chi evidenzia
soprattutto le difficoltà
piuttosto che i punti di forza.
In risposta alle numerose
domande non ha mancato di
proporre soluzioni e consigli.
La corsa è ripresa venerdì
pomeriggio con la festosa
accoglienza dei
bambini della scuola dell'infanzia
di San Giuseppe, dove
il Vescovo ha ricevuto in regalo
una bellissima Croce
che occuperà un posto d'onore
in quello che chiama or-
mai da tempo il "Museo della
Visita pastorale".
A due passi dalla scuola, basta
solo attraversare la strada,
è il centro diurno "Il Sogno".
Nella sala comune una quarantina
di anziani hanno intonato
un canto alla Madonna
che ha veramente commosso
mons. Adriano, il qua-
1 2
3 4
Vita diocesana 21 marzo 2009 5
le non ha mancato di felicitarsi
per questa bella realtà
presente nel territorio dell'Unità
pastorale.
Un momento particolarmente
toccante è stata la visita al
Centro Fa.Ce. (Famiglie Cerebrolesi)
di via Bergonzi, in
una sala al piano terra circondata
dagli alti condomìni
della zona. È stato ricordato
Carlo Vasconi, figura di riferimento
di questo centro che
accoglie ragazzi con gravi
disabilità, con tante e tali ricchezze
dentro, che emergono
Dopo aver ascoltato le relazioni dei Consigli
pastorali,il Vescovo ha sottolineato l’onestà
e la sincerità dell’aver evidenziato soprattutto
le difficoltà piuttosto che i punti di forza
con forza solo conoscendoli
e frequentandoli.
I ragazzi hanno regalato una
loro opera al Vescovo, ma,
confermando di essere dentro
delle persone speciali,
hanno consegnato un presente
anche al parroco, segno
questo di una grande sensibilità.
7
Sabato 14 marzo la Visita
ha ripreso il suo ritmo
incalzante. All'abbraccio
dei bambini del catechismo
delle due parrocchie, il
Vescovo ha risposto ringraziando
tutti per la presenza,
ricordando però che Gesù li
aspetta nell'Eucaristia tutte
le domeniche.
Il momento di preghiera in
una saletta sotto i condomìni
di via Bergonzi, piena fino a
scoppiare di anziani delle
due parrocchie, ha lasciato in
tutti i cuori un segno importante,
con l'invito del Vescovo
a proseguire e diffondere
sempre più questa bella realtà,
segno di profondo interesse
dell'Unità pastorale per gli
anziani della comunità, spesso
lasciati soli a se stessi.
Un momento di particolare
attenzione ha poi riservato
alle famiglie arrivate da poco
in parrocchia, incontrandone
alcune riunite in un appartamento,
autentico segno
di benvenuto che spesso
manca nelle nostre comunità.
L'attenzione alla pastorale
familiare è proseguita alla
sera con il ritrovo nel salone
di Coviolo di tutte le famiglie
delle due parrocchie. Il ruolo
educativo svolto dai genitori
non è delegabile né al catechismo,
né alla scuola e né ad
altre istituzioni, ma l'iniziare
alla fede i propri figli è compito
della famiglia; non bisogna
chiedere "Hai pregato?",
ma pregare insieme a loro.
Finalmente, domenica 15, la
chiesa di San Giuseppe, stracolma
di gente, ha ospitato il
culmine della Visita, la solenne
Celebrazione eucaristica.
Nell'omelia monsignor Caprioli
non ha mancato di sottolineare
le tante cose belle di
questi quattro giorni e le ricchezze
di cui dispongono le
due comunità.
I Vespri solenni, nella cappella
della Casa della Carità della
B.V della Ghiara, hanno
chiuso i quattro giorni col
nostro Vescovo, che, come
sovrappiù di attenzione, s'è
fermato a cenare con gli ospiti
e gli ausiliari della Casa.
Valeria Marino
Giuseppe Maria Codazzi
Foto 1: l’incontro coi bimbi della scuola dell'infanzia di S. Giuseppe. Foto 2: con alcuni ospiti
dell’associazione Fa.Ce. (Famiglie Cerebrolesi). Foto 3: l'incontro coi nonni delle due parrocchie. Foto
4: coi ragazzi del catechismo, nella chiesa di Coviolo. Foto 5: l'ingresso alla Messa di domenica 15
marzo, in S. Giuseppe. Foto 6: con un bambino al microfono. Foto 7: la processione offertoriale.
Foto 8: l'incontro coi ragazzi post-cresima delle parrocchie della zona (qui, con un gruppo di lavoro).
5
6
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ACCADRÀ A REGGIO
Centro Giovanni XXIII. La macchina del tempo
Venerdì 20 marzo, ore 16, Centro Giovanni XXIII: incontro
Uciim con Laura Patrizii su "Nella macchina del tempo. L'esperienza
LHC al Cern di Ginevra".
S. Stefano. Incontro della Milizia dell'Immacolata
Sabato 21 marzo, ore 15, chiesa di S. Stefano: incontro Milizia
dell'Immacolata (rosario, catechesi, condivisione).
Museo Diocesano. Un libro su Matilde e la storia
Sabato 21 marzo, ore 16, Sala conferenze del Museo Diocesano:
presentazione del libro "Matilda di Canossa. Vita di
una donna che trasformò la storia", di Michèle K. Spike.
S. Spiridione. Concerto: l'Arte della fuga di J.S. Bach
Sabato 21 marzo, ore 21, chiesa di S. Spiridione (via Nuova):
per "Soli Deo Gloria", concerto dell'Ensemble Aglàia
(violini, viola, violoncello e clavicembalo) "Buon compleanno
J.S. Bach" ("Arte della fuga": esecuzione integrale).
Ghiara. Assemblea dei Ministri della S. Comunione
Domenica 22 marzo, ore 15.30, Basilica della Ghiara: 30ª
Assemblea dei Ministri straordinari della S. Comunione.
Centro Giovanni XXIII. Adeguamento liturgico del Duomo
Lunedì 23 marzo, ore 16, Centro Giovanni XXIII (via Prevostura):
nel 2° dei tre incontri (a cura di Ufficio diocesano
Beni Culturali, Uciim, Aimc e circolo Toniolo) sull'adeguamento
liturgico della Cattedrale, monsignor Tiziano Ghirelli,
Claudio Parmiggiani e l'avvocato Ferdinando del Sante
interverranno su "La ricerca di un artista".
Roncina. Corso per volontari in servizio alla Vita
Lunedì 23 marzo, ore 21, parrocchia di Roncina (via dei
Templari 2), corso per i volontari della futura Casa Ester
(donne in gravidanza), promosso da Cav e cooperativa Madre
Teresa, 3° incontro: le ostetriche Faccia e Lo Russo parlano
di "Aspetti medici della gravidanza e dei bambini".
Centro Simonazzi. Massimo Toschi: chiamati al servizio
Lunedì 23 marzo, ore 21, Centro Simonazzi (via Turri 71 -
Cisl): per il percorso giovani "Chiamati al servizio" (associazioni
Rabbunì e Effatà), incontro con Massimo Toschi su
"Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito".
Oratorio. Serata per educatori Acr e giovani
Martedì 24 marzo, ore 20.45, Oratorio Don Bosco di via
Adua: seconda serata per educatori Acr e giovani-giovanissimi,
con la testimonianza di un'esperienza di Azione Cattolica
particolarmente ricca ed efficace.
Cattedrale. Vigilia dell'Annunciazione: il sì alla vita
Martedì 24 marzo, ore 21, Cattedrale: Veglia di preghiera e
testimonianza "Da un sì nasce speranza" (si veda a pag. 2).
Regina Pacis. Incontro sulla B.V. di Guadalupe
Martedì 24 marzo, ore 21, parrocchia di Regina Pacis: il
Gruppo di preghiera "Maria Madre di Misericordia" invita
all'incontro con Antonio Strina su "Nostra Signora di Guadalupe:
storia, cultura e scienza".
Seminario. Scuola di preghiera per i giovani
Mercoledì 25 marzo, ore 20.45, in seminario: per la Scuola
di Preghiera 2008-2009, pregare col Salmo 138 (137), la preghiera
di ringraziamento.
Centro Giovanni XXIII. Don Moretto: la Resurrezione
Giovedì 26 marzo, ore 17.30, Centro Giovanni XXIII: il gruppo
di studio "Christifideles Laici" propone un seminario di
spiritualità introdotto dal professor don Daniele Moretto
su "La Resurrezione nel Vecchio e nel Nuovo Testamento".
S. Girolamo. Messa missionaria per il Rwanda
Giovedì 26 marzo, ore 21, Casa della Carità di S. Girolamo:
S. Messa missionaria quaresimale, per la missione diocesana
in Rwanda; presiede don Daniele Gianotti. Giovedì 2
aprile la Messa sarà per il Kosovo, con don Gabriele Burani.
Ghiara. Meditazione sulla Pasqua: Gesù risorto
Giovedì 26 marzo, ore 21, Basilica della Ghiara: il Circolo "B.
Pascal" invita alla meditazione di don Giacomo Tantardini
sulla Pasqua "La testimonianza di Gesù risorto".
Centro Giovanni XXIII. Maria e Sandro Chesi su Matilde
Venerdì 27 marzo, ore 16, Centro Giovanni XXIII: la prof.
Aurelia Anceschi Fresta presenterà libro "Medioevo canossiano
e la grande Matilde" di Maria Chesi e Sandro Chesi.
Oratorio. Società e terra: quale sviluppo, quali scelte
Sabato 28 marzo, ore 9.45-12, Oratorio Don Bosco (via
Adua): incontro su "Società e terra: dopo il Ptcp quale sviluppo,
quali scelte nei piani e nei fatti" (si veda a pag. 2).
Rivalta. Con padre Lo Feudo gli adoratori perpetui
Sabato 28 marzo, ore 21, parrocchia di Rivalta: il missionario
padre Justo Lo Feudo incontrerà i partecipanti all'adorazione
perpetua della chiesa dell'Arcispedale S. Maria Nuova.
Caritas. Ricomincia il corso "Il Formamondo"
Lunedì 30 marzo, ore 19, sede Caritas (via dell'Aeronautica):
per la 2 a parte di "Il Formamondo", corso di formazione
alla mondialità e al servizio, a cura del Granello di Senapa,
incontro su "L'apprendimento esperienziale".
Caritas. Incontro dei Centri d'Ascolto sull'attuale crisi
Giovedì 2 aprile, ore 21, sede Caritas (via dell'Aeronautica):
la Caritas diocesana incontra i responsabili dei Centri di
Ascolto parrocchiali sull'attuale crisi economica e sulle iniziative
di sostegno alle persone e famiglie in difficoltà.

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21 marzo 2009
DUE TURNI: 1°-14 MARZO
Sette giorni scanditi dalla
testimonianza delle suore,
dalla preghiera e dalla
vivacità dei piccoli ospiti
Isette bambini del Cenacolo
Francescano di Reggio
hanno avuto, dall’1 al
14 marzo, la compagnia di alcune
ospiti un po’ speciali.
Settimana in comunità
rano le 12 ragazze che
hanno partecipato alle
"Settimane comunitarie"
vocazionali. Le giovani,
pur continuando a svolgere le
consuete attività di studio e
lavoro, hanno condiviso per
una settimana la vita quotidiana
delle suore: la preghiera,
i pasti, i momenti di lavoro
e svago, il sonno.
L’iniziativa è ormai una consuetudine
per i giovani di 4a e
5a E
superiore del gruppo vocazionale
Samuel. Ma quest’anno,
per la prima volta, la stessa
opportunità è stata offerta
anche a ragazze universitarie
e lavoratrici.
Le settimane comunitarie –
dall’1 all’6 marzo per i Samuel
e dall’8 al 13 marzo per
i ventenni e oltre – sono una
proposta congiunta di Cenacolo
Francescano e Comunità
del Seminario (i seminaristi
e i loro educatori hanno
ospitato negli stessi giorni alcuni
ragazzi) e si inserisce nel
progetto di apertura ai giovani
condiviso dalle due comunità.
Alla prima settimana hanno
partecipato sette ragazze di
18 e 19 anni residenti a Reggio.
Dall’8 al 13 marzo quattro
studentesse universitarie
e una giovane insegnante, di
età compresa fra i 19 e i 29 anni,
hanno vissuto al Cenacolo
Francescano, insieme alle
suore Piccole Figlie di San
Francesco d’Assisi, un’intensa
esperienza comunitaria di
servizio e preghiera.
Servizio Vocazioni
Metti una settimana al Cenacolo
L’esperienza di vita di 12 ragazze insieme alle Piccole Figlie di S.Francesco
A sinistra: in gioco coi bambini. A destra: a pranzo con le suore. Dodici ragazze (otto 18-19enni nel 1° turno e quattro ultraventenni
nel 2°) hanno accolto l'invito di trascorrere una settimana presso le Suore del Cenacolo per un'esperienza comunitaria vocazionale.
La preghiera carburante
“
Abbiamo conosciuto
una vera famiglia,
le sorelle sono
tutte mamme per questi
bimbi”, commenta Daniela
Giaquinto, 19enne di Casalgrande,
1° anno di Giurisprudenza.
“Prima di venire qui
sapevo poco di questa Comunità
e ogni giorno ne ho
conosciuto un aspetto nuovo.
Lo stile della preghiera quotidiana,
ad esempio. A casa
ho bisogno di momenti prestabiliti,
qui la preghiera è
una costante e diventa stimolo
e carburante di ogni attività”.
Le fa eco la 18enne Francesca
Giudici, del gruppo Samuel,
residente a Villa Sesso,
a pochi mesi dal diploma all’Istituto
Matilde di Canossa
di Reggio: “Anche per me la
testimonianza delle suore è
stata molto importante. Con
loro ci siamo confrontate e
tutte, chi più chi meno, ab-
biamo voluto conoscere il loro
percorso vocazionale”.
“Abbiamo scoperto che anche
le religiose hanno avuto
dei dubbi”, aggiunge la 22enne
Roberta Martini, studentessa
in Servizio sociale all’Università
di Bologna e catechista
a Casalgrande, riprendendo
le parole di Francesca.
“La disponibilità delle sorelle
a farsi conoscere”, prosegue
Roberta, “ha dato vita a preziosi
momenti di dialogo personale”.
“È stato bello vedere come le
suore vivono la loro quotidianità”,
interviene Clara Pattini,
29 anni di Reggio, insegnante
all’istituto “Gobetti”
di Scandiano: “anche se
ognuna ha mansioni diverse
– cucina, lavanderia, forma-
zione dei bambini - tutte vivono
il proprio compito, piacevole
o meno, come un servizio
al Signore”.
Servizio a pieno ritmo
Le ragazze che hanno
partecipato alle settimane
comunitarie sono
state accompagnate in particolar
modo dalla sassolese –
"Per la preghiera,a casa ho bisogno di momenti
prestabiliti.Qui la preghiera è una costante e
diventa stimolo e carburante di ogni attività"
della parrocchia di Rometta -
suor Daniela Baldoni, 38 anni,
e da suor Paola Lugli, 30
anni, della parrocchia di San
Quirino a Correggio. Entrambe,
il prossimo 4 ottobre, prenderanno
i voti definitivi.
“Non è spontaneo accettare
di fare ciò che non piace”,
commenta suor Daniela, “tuttavia
vivere nel servizio, sen-
za un compito fisso, ti rende
più libera, perché abitua a vedere
i bisogni degli altri”.
“Ogni giorno sperimentiamo
che le richieste di Gesù sono
sempre ciò che è meglio per
noi”, aggiunge suor Paola.
La vita delle sei suore del Cenacolo
è scandita dalla preghiera
e dalle necessità dei
sette bimbi della casa. Cinque
frequentano la scuola
materna interna all’istituto,
mentre gli altri due vanno alle
elementari poco lontano
dal Cenacolo.
Le suore, con la collaborazione
di psicologi, per sanare le
ferite affettive dei bambini,
stabiliscono con ognuno di
loro una relazione personale.
“Spesso credono di essere
stati abbandonati dai genitori
a causa dei loro capricci.
Noi cerchiamo di far sentire
loro di essere amati e li accompagniamo
per alcuni mesi,
finché non vengono adottati”,
spiega suor Paola. Anche
le giovani delle settimane comunitarie
hanno preso parte
a questo processo e hanno rivisto
i propri ritmi di vita in
funzione dei piccoli.
A scuola di vita dai bimbi
H
“
o scelto la Settimanacomunitaria
per mettermi
in gioco”, afferma Silvia
De Pietri, 20 anni, di Reggio,
che al Cenacolo è di casa poiché
ogni lunedì trascorre alcune
ore con i bambini. “Desideravo
conoscere meglio la
Comunità e i bambini. Stare
con i piccoli è una scuola di
ascolto e attenzione: ci insegnano
ad uscire da noi stessi
per aprirci all’altro”.
“Per partecipare alla settimana
comunitaria al Cenacolo”,
sostiene Giulia Trevisi, 25 anni,
di Casalgrande, iscritta al
2° anno di Economia e Gestione
delle reti e dell’innovazione
a Reggio e con la passione
per il calcetto, “ho dovuto
rivedere i miei impegni
ed eliminare le attività superflue.
È stato bello iniziare
ogni giornata con la Messa alle
6.30, condividere i pasti e il
servizio ai bambini con le
suore”. Cecilia Masini, 19 anni
della parrocchia di San
Prospero Strinati, è entusiasta
della settimana trascorsa
con le suore, nonostante che
con il gruppo Samuel abbia
già partecipato ad altre esperienze
comunitarie. “Stare
con i bambini tutti i giorni
per una settimana è impegnativo,
ma dà tanta gioia. Il
legame con i bimbi e il maggior
spazio per la preghiera
sono ciò che più mi è rimasto
di questa esperienza”.
Emanuele Borghi

Rivalta. Continua il gradimento degli incontri culturali
Quasi duecento persone hanno partecipato, domenica 15
marzo, all'incontro culturale Rivalta nel Medioevo: evoluzione
del territorio e storia della sua antica Pieve, guidato da
mons. Tiziano Ghirelli e dal prof. Danilo Morini, e promosso
da Circolo Anspi "Il Nuovo Galileo Galilei", "Comunità Educante"
e parrocchia di Sant’Ambrogio.
Prossimo appuntamento con la storia rivaltese (organizzato
in collaborazione con la IV Circoscrizione, la Biblioteca decentrata
di San Pellegrino e le due edicole di Rivalta) sarà domenica
19 aprile, alle 21, con la presentazione del libro Il
Messale dei Templari di Reggio Emilia. (b. g.)
Da Sassuolo a Radio Maria. Un ricordo di don Ugolini
È ancora vivo, nel cuore dei sassolesi,
il ricordo di don Alfonso
Ugolini, col suo tenero, 'esagerato'
amore per Maria, la sua dedizione
incondizionata ai poveri,
agli ammalati, agli ultimi.
A seguito delle numerose richieste
pervenute alla parrocchia di
San Giorgio in Sassuolo, è stato
costituito un Comitato promotore
della sua causa di beatificazione,
al quale hanno poi aderito
il card. Camillo Ruini e i vescovi Luciano Monari, Paolo
Gibertini, Germano Bernardini, Sergio Govi, oltre allo scrittore
e giornalista Vittorio Messori. Nell'attesa di ricevere il
benestare del Vescovo Adriano e dell'Ausiliare Lorenzo – che
già hanno dimostrato tutto il loro interesse – giovedì 26 marzo,
alle 21, don Erio Bertolotti illustrerà dai microfoni di Radio
Maria, per la consueta Serata sacerdotale, la vita di don
Alfonso. Lo stesso don Erio ne aveva già ampiamente parlato
nel suo libro Don Alfonso Ugolini. Goia e vittoria della carità
(Bizzocchi, 2000) - che ha ottenuto successo di consensi
e diffusione ben oltre il Sassolese. (r. c.)
S. Rocco di Guastalla. In festa con le Suore delle Poverelle
"So che ad ingannarmi non è l'Amore" è
l'iniziativa di animazione per giovani (il
titolo si ispira alle parole di una canzone
dei Nomadi del 2003, Io voglio vivere) che
da venerdì 27 a domenica 29 marzo metterà
in ideale collegamento le parrocchie
di Quarantoli e Limidi (diocesi di Carpi)
e l'unità pastorale di San Rocco-San Giacomo
di Guastalla. A promuovere questi
momenti di divertimento e riflessione sono
le Suore delle Poverelle (presenti anche a S. Vittoria di
Gualtieri), che hanno la loro Casa madre a Bergamo. Si tratta
di un anno particolarmente significativo per le realtà parrocchiali
in cui operano queste religiose: a Limidi e Quarantoli
infatti si festeggiano un 50° e un 60° di consacrazione
(suor Simonetta Marzari, suor Giannagnese Meneghello).
San Rocco e San Giacomo sono in festa per il 50° di consacrazione
religiosa di suor Rosacarmen Quagliato (foto).
Sabato 28 marzo, dalle 15, le Suore delle Poverelle animeranno
la Caccia al tesoro all'oratorio di San Rocco di Guastalla,
comunità che – assieme a San Giacomo – 'prolungherà'
il suo "grazie" riconoscente per il servizio di suor Quagliato
e delle consorelle nella giornata di sabato 9 maggio, a
Bergamo, prendendo parte alla celebrazione eucaristica del
pomeriggio, durante la quale la religiosa rinnoverà le Promesse
al Signore presso la chiesa della sua congregazione.
Imembri dei consigli
di oratorio ed i
rappresentanti delle
strutture oratoriali della
Bassa reggiana si sono
dati appuntamento,
il pomeriggio del 14
marzo, al Centro giovanile
"Don Bosco" di
Guastalla, per proseguire
il lavoro di scambio
e confronto sulle
realtà educative del Vicariato
intrapreso nel
corso della «due giorni»
sugli Oratori del
12-13 gennaio 2008.
Si è trattato, di fatto,
del 1° ritrovo annuale di 'aggiornamento
operativo' e formazione seguìto a quell'enclave,
che vide la sottoscrizione e approvazione
in via definitiva del Documento sugli
Oratori. Il testo, al punto 3 – riferendosi agli
organi preposti alla vita e alla pastorale d'Oratorio
–, raccomanda la formulazione di
"un progetto educativo quale punto di riferimento
per le varie figure educative, in sintonia
con il consiglio pastorale".
Su questo presupposto l'équipe di Pastorale
giovanile del Vicariato guastallese
ha promosso la Giornata del 14
marzo, incentrandola sul tema Come si fa
un progetto educativo? L'incontro, strutturato
in due momenti – uno, introduttivo, 'di
Brevi di cronaca e appuntamenti
ascolto'; l'altro più attivamente partecipativo
per gli educatori presenti –, comincia
con la relazione di Elisabetta "Betti" Fraracci,
dal titolo Il progetto educativo, uno
strumento per aiutare nella crescita.
"Betti", capo-scout del gruppo Reggio Emilia
2, insegnante e dirigente scolastico, è
anche caporedattrice della rivista nazionale
Camminiamo insieme, dell'Agesci.
Forte della sua lunga esperienza a contatto
con bambini, ragazzi e adolescenti,
Elisabetta guida un'interessante
relazione nella quale fornisce suggerimenti
e spunti preziosi su come indirizzare
l'azione educativa a partire da quel preciso
contesto che è l'oratorio.
Vita di Chiesa 21 marzo 2009 7
Bagno. Assemblea annuale del Comitato zonale Anspi
L'Anspi zonale sede di Reggio Emilia convoca la sua assemblea
annuale per sabato 28 marzo, dalle 9, al Circolo Anspi
"San Giovanni Battista" di Bagno, in via Lasagni 2.
"Vorremmo costituire gruppi di lavoro" – spiega il presidente
zonale don Carlo Castellini – "formati da esperti e persone
che operano in concreto nei rispettivi circoli, oratori e associazioni
al fine di arrivare ad avere, per ogni ente attivo nel
nostro Comitato (sport, turismo, teatro e musica), un'équipe
che collabori ed elabori progetti di collegamento fra le realtà
esistenti e operanti nei nostri circoli, per poter finalmente
arricchirci l'uno delle esperienze dell'altro".
Alla seduta – che valuterà varie questioni – seguirà il pranzo
insieme, al quale occorre prenotarsi. Nel corso dell'incontro
si potrà assistere ad una breve esibizione del gruppo "Unione
Campanari Reggiani" da poco costituito e affiliato all'Anspi,
con la possibilità di una visita guidata nella cella campanaria
del campanile di Bagno. Info: segreteria@anspi.re.it.
Reggiolo. Gli allievi delle Orsoline espongono per Avo
L'associazione Volontari Ospedalieri (Avo) di Guastalla sarà
presente, domenica 29 marzo, con un suo gazebo, alla Festa
del cioccolato di Reggiolo; esporra palloncini, pupazzi e piccoli
lavori artigianali, per far conoscere a un pubblico sempre
maggiore la sua preziosa opera di volontariato.
In quell'occasione verranno anche offerti i "fiori di carta" realizzati
dalla V primaria dell'Istituto S. Orsola di Guastalla. I
bambini stessi hanno coniato uno slogan per il lavoro svolto
con tanto impegno: Mi diverto, imparo e creo... per gli altri.
Reggio. Rinnovamento nello Spirito Santo:
Salvatore Martinez al Buon Pastore il 3 aprile
Venerdì 3 aprile,
1° Venerdì
del mese, per
gli incontri
mensili animati
dal Rinnovamento
nello Spirito
Santo (RnS),
alle 21, presso
la chiesa del
Buon Pastore
di Reggio interverràSalvatore
Martinez (a destra nella foto), presidente nazionale RnS.
Siciliano, originario di Enna, sposato, Martinez è un apprezzato
scrittore e conferenziere, invitato in Italia e all'estero a
trattare temi legati alla vita della Chiesa. Compositore di musica
sacra, è membro di diversi organismi nazionali e internazionali
per la promozione della nuova evangelizzazione.
Fu anche tra i promotori del Comitato Scienza e Vita per la
Legge 40/2004 e lavorò attivamente nel Comitato preparatorio
del IV Convegno Ecclesiale nazionale di Verona (2006). Nel
2008 il Papa lo ha nominato Consultore del Pontificio Consiglio
per i Laici.
Al termine della Messa, celebrata da mons. Francesco Marmiroli,
Martinez interverrà con una meditazione su Ricordati...
La Parola di Dio non è incatenata (2 Tm 2,8-9); successivamente
guiderà la preghiera di adorazione e di intercessione
per i malati e i sofferenti. Dal 30 aprile Martinez sarà a Rimini
per la XXXII Convocazione nazionale dei gruppi e comunità
del RnS, della quale terrà la relazione conclusiva, domenica
3 maggio. Info: Ermanno Codeluppi, 333.5706512.
GUASTALLA. Al 1° incontro annuale dei consigli di oratorio, l’esperienza di “Betti” Fraracci, capo scout a Reggio
PROGETTI EDUCATIVI: CONCRETEZZA AI GRANDI VALORI
A destra: Elisabetta "Betti" Fraracci guida l'incontro sul tema "Come si fa un
progetto educativo" all'oratorio di Guastalla. A sinistra: alcuni dei partecipanti.
Concluso l'intervento,
gli educatori presenti
– divisi per gruppi –
vengono coinvolti in
un'originale proposta:
progettare, dal punto
di vista architettonicoedilizio,
un edificio
(quale lo decide ogni
singolo gruppo), come
metafora del 'costruire'
l'oratorio. Da
quali priorità, sistemi
di valori, princìpi, risorse,
rischi e bisogni
partire? Quali gli
obiettivi da raggiungere?
Attraverso quali
iniziative? Ne scaturiscono riflessioni e valutazioni
pastorali davvero interessanti.
"
Betti ci insegna" – commenta, prima
di congedare l'assemblea, il
vicario foraneo don Alberto Nicelli
– "che obiettivi importanti come questi
si possono realizzare solo se la nostra
forte passione educativa si accompagna all'instaurarsi
di una reale collaborazione fra
le varie realtà educative della comunità, alla
capacità di lavorare 'di concerto', protesi
verso un unico obiettivo. Un patto educativo",
conclude, "che ha il suo punto di
partenza nel Documento sugli Oratori, del
quale poi occorre realizzare una traduzione
concreta nelle singole realtà". (m. g.)
ACCADRÀ IN DIOCESI
Pieve Rossa. Esercizi spirituali per le famiglie
Sabato 21 (ore 9-12 e 16.30-19.30) e domenica 22 marzo
(ore 9-12.30), parrocchia di Pieve Rossa: esercizi spirituali
per le famiglie, con Daniela della comunità di Caresto, su
"La Riconciliazione". Info: michele.fiaccadori1@tin.it.
S. Ilario. Incontri sulla Bibbia: il Cantico dei Cantici
Sabato 21 marzo, ore 16.15, centro Mavarta di S. Ilario: incontro
con la prof. Elena Bartolini sul Cantico dei Cantici.
Scandiano. Cappuccini: Preghiera di Taizé
Domenica 22 marzo, ore 21, chiesa dei Cappuccini a Scandiano:
preghiera di Taizé (alle 20.30, prova dei canti).
Guastalla. Visita alle realtà pro-Vita di Reggio
Domenica 22 marzo, ore 15.30, partenza dal Santuario B.V.
della Porta: il Movimento per la Vita di Guastalla promuove
una visita a Reggio Emilia, alle realtà reggiane impegnate
nella tutela della vita (Movimento per la Vita, Centro di
Aiuto alla Vita, cooperativa sociale Madre Teresa, associazione
Scienza & Vita). Info: Carlo Artoni, tel. 0522.830587.
Bagnolo. I disturbi alimentari nella preadolescenza
Lunedì 23 marzo, ore 18.30, parrocchia di Bagnolo, 4° incontro
sul "Pianeta Adolescenti", a cura di Ac e Unità pastorale,
assieme a Uciim e A.Ge: il prof. Umberto Nizzoli interverrà
su "Taglia 38/42: i disturbi alimentari nella preadolescenza"
. Lunedì 30 marzo, "Happy hours & drink".
Montecavolo. Percorso formativo Caritas parrocchiale
Lunedì 23 marzo, ore 21, parrocchia di Montecavolo: nel 1°
incontro formativo della Caritas parrocchiale di Montecavolo
- Quattro Castella, don Romano Zanni interverrà su "La carità
nella Parola di Dio. Fondamenti biblico-teologici".
Fabbrico. Papato e Impero ai tempi di Matilde
Lunedì 23 marzo, ore 21, parrocchia di Fabbrico, 4° e ultimo
degli "Incontri con la Storia", a cura dei Circoli S. Genesio
e Anspi: il dottor Dario Pedrazzini parlerà di "La lotta
fra Papato e Impero ai tempi di Matilde".
S. Prospero di Correggio. Il disagio anche nello sport
Lunedì 23 marzo, ore 21.15, parrocchia di S. Prospero di
Correggio: agli operatori sportivi Mario Cipressi, del CeIS di
Reggio Emilia, parlerà del disagio anche nello sport.
Guastalla. Veglia di preghiera per i missionari martiri
Martedì 24 marzo, ore 21, Concattedrale di Guastalla: Veglia
di preghiera in memoria dei missionari martiri (v. pag. 9).
Praticello di Gattatico. Giovedì pro missioni
Giovedì 26 marzo, ore 16-21.30, chiesa di Praticello: per i
Giovedì di Quaresima, Adorazione e S. Messa (ore 20.30)
pro Madagascar. Giovedì 2 aprile, a Taneto: pro Rwanda.
Villa Minozzo. Lavoro e Dottrina sociale della Chiesa
Giovedì 26 marzo, ore 20.15, Sala civica "I Mantellini" di
Villa Minozzo: nel 2° incontro sulla Dottrina sociale della
Chiesa Giuseppe Pagani, segretario provinciale della Cisl,
interverrà su "Il lavoro nella Dottrina sociale della Chiesa".
S. Martino in Rio. Il concetto di persona
Giovedì 26 marzo, ore 21, teatro dei Cappuccini di S. Martino
in Rio: il Circolo "J. Maritain" propone l'incontro col prof.
Paolo Pagani, docente di antropologia filosofica all'Università
Ca' Foscari di Venezia, su "Il concetto di «persona»".
Bagno. Anspi: assemblea annuale
Sabato 28 marzo, ore 9.30, Circolo Anspi di Bagno: assemblea
annuale dell'Anspi zonale (si veda anche a lato).
Sassuolo. Carmelo: lectio delle letture della domenica
Sabato 28 marzo, ore 16, Carmelo di Sassuolo: lectio delle
letture della domenica, cui seguiranno i Primi Vespri.
Arceto. Cena di solidarietà pro Sighet (Romania)
Sabato 28 marzo, ore 19.30, presso la parrocchia di Arceto:
cena di solidarietà a favore dei progetti di padre Filippo
Aliani, cappuccino, a Sighet (Romania), con testimonianze e
spettacolo di danza etnica; prenotarsi a info@amicidisighet.it.
Sassuolo. Mons. D'Ercole e Saverio Gaeta su Medjugorje
Sabato 28 marzo, ore 20.45, Istituto "San Giuseppe" di Sassuolo
(via Farosi, 16): incontro con mons. Giovanni D'Ercole,
vicedirettore della Sala Stampa Vaticana, e con Saverio
Gaeta, vaticanista e caporedattore di "Famiglia Cristiana",
sulle apparizioni mariane a Medjugorje.
Massenzatico. Concerto rock dei giovani di Mantova
Sabato 28 marzo, ore 21, chiesa di Massenzatico: Concerto
"Praise" del "MinOrock", gruppo di rock cristiano degli
Oratori Mantovani (Pastorale giovanile di Mantova).
Albinea. Catechesi per ragazzi come catecumenato
Domenica 29 marzo, ore 15.45, sala "Maramotti" di Albinea
(parrocchia San Gaetano): don Andrea Fontana, responsabile
della catechesi e del catecumenato per la diocesi di Torino,
interverrà su "Per una iniziazione cristiana dei bambini
e dei ragazzi ispirata al Catecumenato".
Cagnola. I cristiani di fronte alla crisi economica
Lunedì 30 marzo, ore 21, Casa della Carità di Cagnola, 2° incontro
di Caritas diocesana e Vicariato Bismantova sui cristiani
e la crisi: Matteo Gandini interverrà su "Consumare
il giusto, evitare gli sprechi: impegno cristiano e sociale".
Boretto. Il professor Cavazzuti e la Sacra Sindone
Martedì 31 marzo, ore 21, Oratorio di Boretto: prof. Francesco
Cavazzuti, "Alla ricerca della verità sulla Sindone".

Mi fido di te: educazione al servizio
"Ho scoperto di me che posso vincere la mia
timidezza e
migliorare
la mia capacità
di
socializzare
soltanto
ponendomi
né sopra
né sotto,
ma alla
pari dell’altro,chiunque
egli
sia" (Francesca, 15 anni).
Un percorso di servizio può diventare un’occasione
di crescita importante, soprattutto
negli anni dell’adolescenza in cui si comincia
ad esplorare il mondo. Anche quest’anno
la diocesi ha proposto il progetto "Mi fido
di te": un percorso di educazione al servizio
destinato agli adolescenti del territorio
diocesano. Attraverso il progetto abbiamo
incontrato un’ottantina di ragazzi di 7 parrocchie
della diocesi, coi quali abbiamo riflettuto
del valore del servizio nella vita di
una persona. Con una sessantina di loro abbiamo
cominciato anche a costruire alcuni
percorsi di volontariato. Al momento questi
ragazzi sono in servizio una volta alla settimana
presso alcuni centri sparsi nel territorio
diocesano: i compiti con bambini, la
tombola con anziani, il teatro con disabili o
l’incontro con situazioni di povertà. Tramite
il servizio
si
esplora il
mondo
dell’altro,
lo si conosce
e si capiscemeglio
se stessi.
"Ho imparato
a
muovermi
nelle situazioni
difficili da chi ha difficoltà a camminare"
(Daniele, 16 anni).
Download gli atti del Convegno
Sul sito www.pastoralegiovani.re.it, alla sezione
approfondimenti, è possibile scaricare
gli atti del convegno del 7 marzo "Educare
la fede".
www.apostoline.it
Èil sito redatto dalle suore Apostoline di don
Alberione, curatrici fra l’altro della rivista vocazionale
"Se vuoi". Alla sezione "Le voci
della musica" è possibile trovare molti brani
musicali con piste di analisi e riflessione
da utilizzare nelle attività educative.
Pastorale Giovanile
8 21 marzo 2009
Quaresima Missionaria 21 marzo 2009 9
Domenica 5 aprile, alle 15.30, al Palakeope di Casalgrande
AGORÀ DEI GIOVANI: IL "DENTRO"
Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano
contatto_
rubrica a cura del
Dopo un viaggio riflettendo
sui confini
lontani, dopo un’analisi
di quello che
capita vicino, è giunta l’ora di
fermarsi e guardarsi dentro.
L’appuntamento è per domenica
5 aprile, Giornata Mondiale
della Gioventù, al Palakeope
di Casalgrande, dalle
15.30. Sarà la terza tappa
dell’«Agorà» dei giovani.
Sino gli estremi confini. Il
dentro. Le scelte. Da che parte
stiamo? Ci facciamo carico
di quello che incontriamo
lungo il cammino? Rifletteremo
alla luce della Parola. Sarà
la parabola del buon Samaritano,
proclamata e poi
attualizzata dai ragazzi di
"MaMiMò" a guidare la riflessione.
Ci saranno dei testimoni
che, avendo fatto
qualche passo in più nel
cammino, ci racconteranno
la loro storia e condivideranno
con noi cosa si prova davanti
alle grandi scelte:
• racconti da dentro il carcere
con Maurizio Sarnelli,
guardia all’Opg;
• da dentro le favelas con i ragazzi
"Pe no chao" di Recife
(Brasile);
• da dentro la Locride con
suor Carolina Iavazzo, già nel
quartiere Brancaccio, di Palermo,
insieme a don Puglisi,
il prete martire ucciso dalla
mafia.
L’inizio è per le 15.30: per più
di un’ora il piazzale antistante
il Palakeope diventerà una
vera e propria agorà, una
piazza dove incontrarsi, esibirsi
e raccontarsi. Verranno
aperti alcuni workshop di
skateboarding, writing, percussioni,
danze e giocoleria.
I ragazzi sono invitati a portare
i propri attrezzi del mestiere.
A seguire, la parte di riflessione,
che si concluderà
verso le 18.45, non dopo aver
apprezzato le danze dei ragazzi
"Pe no chao" che si esibiranno
in alcune tipiche
danze brasiliane.
Si ringraziano in anticipo i ragazzi
di Ac per il servizio d’ordine
e i giovani del vicariato
di Scandiano e Rubiera che
stanno preparando l’accoglienza.
L’ingresso in palestra
è consentito solo con scarpe
con suola di gomma.
i ovani
La formazione di animatori ed educatori per l’estate 2009
UN’ESTATE A TUTTO CAMPO
Chi si trova, oggi, ad operare nel mondo
della catechesi, dell’animazione,
della pastorale giovanile e del volontariato
educativo in genere, si accorge giorno
per giorno della necessità di non improvvisarsi
educatori o animatori, ma di
maturare e sviluppare competenze formative,
spirituali, pedagogiche che consentano
di intervenire con efficacia e di costruire
relazioni significative con i ragazzi coinvolti.
È proprio il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza
che richiede queste nuove
competenze, attraverso l’emergere di bisogni,
difficoltà, richieste ed attenzioni differenti
rispetto al passato. Per operare, quindi,
con efficacia in questo ambito così af-
fascinante ed impegnativo è necessario
formare gli educatori e gli animatori, affinché
possano agire nelle loro realtà quotidiane
con sempre rinnovato entusiasmo
e passione educativa, nella fedeltà ai valori
del Vangelo, alla Chiesa, ma sapendo rinnovare
i linguaggi con cui comunicarli.
Stare insieme ai ragazzi, camminare con
loro, educare e animare non è quindi un
“mestiere” facile; non ci s’improvvisa. Ci sono
obiettivi e mete da decidere e tentare di
raggiungere, scelte da fare, esperienze da
proporre e da vivere... Bisogna mettersi
continuamente in discussione.
Per dare un’anima all’estate e non renderla
solo animata… è importante allora prepararla
bene, con slancio e vivacità, con la
voglia di buttarsi e di mettersi in gioco, con
pazienza e disponibilità verso i ragazzi, con
generosità e fantasia, con la forza della grazia
e della preghiera che ci viene donata.
Èper questi motivi che, per il terzo anno
consecutivo, Pastorale Giovanile,
Centro Sportivo Italiano, Anspi,
Creativ e Granello di Senapa propongono
un percorso formativo rivolto agli educatori-animatori
(dai 14 anni in poi) e agli
adulti e coordinatori dei GrEst, Estate Ragazzi
e Campi Estivi, perché l’estate che si
sta per trascorrere insieme rimanga nella
memoria dei ragazzi e degli animatori con
la certezza di essere amati e degni di valore.
La proposta sarà modulare a seconda dell’età
dei partecipanti e del ruolo svolto nel-
l’esperienza educativa e si strutturerà in
quattro incontri. Saranno proposti momenti
di conferenza animata, laboratori,
grandi giochi, riflessioni. Sarà rilasciato un
attestato di frequenza a coloro che avranno
partecipato almeno a tre incontri completi.
La novità di quest’anno è la "due giorni residenziale"
per educatori e coordinatori
esperti, che faremo a Tabiano Bagni nelle
giornate del 9-10 maggio 2009.
Ci sembrano due proposte complete e
adatte alle esigenze educative; le mettiamo
a disposizione delle Zone pastorali e dei Vicariati,
sperando di fare cosa gradita e di
rispondere bene ai bisogni. Buon lavoro.
don Luigi Rossi
Pastorale Giovanile diocesana
1. Percorso di formazione per animatori, educatori, coordinatori
di GrEst, Campi Estivi, Oratori - Estate 2009
Il percorso è promosso da Pastorale Giovanile,
Centro Sportivo Italiano, Anspi e Creativ.
Destinatari:
• Educatori “consolidati” (Superjunior, cioè
con almeno tre anni continuativi di esperienza
educativa coi gruppi di ragazzi dei GrEst,
Campi Estivi, Estate Ragazzi... negli oratori o
nelle parrocchie).
• Educatori “alle prime armi” (Junior, cioè
alle prime esperienze di servizio di impegno e
animazione coi bambini e ragazzi).
La finalità è di verificare e rafforzare le motivazioni
di questo servizio e offrire gli strumenti
per poterlo vivere e realizzare con qualità
e competenza.
Il percorso è offerto ai Vicariati e alle Zone
pastorali della diocesi, disponibili ad organiz-
2. “Due giorni residenziale” di formazione educatori e coordinatori
di GrEst, Campi Estivi, Oratori - Estate 2009
sabato 9 e domenica 10 maggio 2009 a Tabiano Bagni (PR)
Centro Congressi IECR - Grand Hotel Terme Astro
Destinatari: “educatori esperti” e coordinatori
di GrEst, Campi Estivi, Oratori... dai 17 anni
in su, con almeno 4 anni continuativi di esperienza
educativa con gruppi ragazzi; o che
comunque abbiano vissuto un cammino per-
zarne e a gestirne la partecipazione e la realizzazione.
Si articola in quattro incontri, da tenere nel
periodo fra il 20 aprile e la fine di maggio
(concordare il periodo con Creativ, tel.
0522.873011/874051), per un massimo di 70
iscritti per ogni corso (contributo di 20 euro a
persona, da versare all’iscrizione).
Questa l’articolazione dei quattro incontri:
1. Cerco l’estate tutto l’anno: la relazione
educativa;
2: Funghi buoni e funghi velenosi;
3. Narrare e narrarsi bene per educare meglio;
4. Educare con il gioco e la musica.
Ogni incontro avrà laboratori divisi per
Superjunior e Junior.
Ogni serata sarà dalle 19 alle 22.30 circa.
sonale di fede già tracciato e sperimentato
nella e con la comunità ecclesiale e sociale; o
che abbiano maturato una buona esperienza
nel progettare e condurre GrEst, Campi e nelle
attività di Oratorio eccetera.
Per informazioni su entrambi i corsi: www.pastoralegiovani.re.it - www.creativementi.it
VEGLIA A GUASTALLA
IN CONCATTEDRALE
MARTEDÌ 24 MARZO
ALLE ORE 21
Martiri: persone,
Chiese, popoli
Martire può essere
una persona…
La storia è ricca di
esempi anche molto attuali e
vicini, da mons. Oscar Romero,
vescovo simbolo del martirio
cristiano contemporaneo,
a p. Daniele Badiali (Perù,
1977), alla dr.essa Luisa
Guidotti (Zimbabwe, 1979),
ad Annalisa Tonelli (Somalia,
2005), a don Leo Commissari
(Brasile, 1998), tutti emiliani
o romagnoli, uccisi in questi
decenni, tutti impegnati
con fede e con amore al servizio
dei più deboli.
Martire può essere
una Chiesa…
Valga, come esempio,
il calvario della Chiesa
albanese sotto il governo comunista
di Enver Hoxha
(1944-1985): decenni di terrore,
di torture, di crimini
contro la libertà e la dignità
delle persone, contro la fede
e i credenti, soprattutto cattolici.
Se l’Albania avrà un
giorno i suoi 40 martiri beatificati
e portati sugli altari,
non potrà certo non pensare
anche a tutte le vittime anonime
di una persecuzione sistematica,
che non ha risparmiato
nessuno e che ha costretto
dal 1944 al ’90 la Chiesa
cattolica a vivere come
nelle catacombe e a pagare
un altissimo contributo di
sangue.
Martire può essere un
popolo, o intere popolazioni…
Come non pensare allo sterminio
degli ebrei e degli zingari
durante la seconda guerra
mondiale, all’eliminazione
di intere popolazioni amazzoniche,
gli indios, iniziata
secoli fa e mai definitivamente
conclusa, ai massacri avvenuti
in un passato più o
meno recente in Ucraina, in
Cambogia, in Vietnam, in
Rwanda, in Tibet, in Colombia?
Potremmo e dovremmo
citare anche altre situazioni
di calvario e di martirio più
vicine a noi nel tempo, in Cecenia,
in Iraq, in Palestina, in
Darfur, nel Kivu…
Qualcuno dirà che non si può
generalizzare, chiamando
martirio ogni tipo di violenza
subìta e considerando martire
ogni vittima di ingiustizia e
di odio.
D’accordissimo! Ovvio che
non si è trattato sempre di
persecuzione religiosa. Ovvio
che non tutte le vittime sono
morte pregando per i loro
carnefici. Però si tratta pur
sempre di vittime, spesso innocenti
ed inermi. Anche
I
nostri giornali italiani (anche in
edizione on-line) non ne hanno
ancora parlato se non per accenni
e, dopo alcuni “articoli ad effetto”,
si sono stancati di interessarsi. Alcuni
Tg a livello nazionale hanno esagerato
parlando di “guerra civile”. Tuttavia,
non si può negare che quello che sta
vivendo il Madagascar - Paese molto
caro alla Chiesa reggiano-guastallese -
sia uno dei momenti più difficili per la
giovane democrazia malgascia, a causa
delle forti tensioni tra il presidente
della Repubblica e il suo oppositore,
ex sindaco della capitale, Antananarivo.
Da quando sono iniziati gli scontri
e le manifestazioni (ultima settimana
di gennaio), non sono mancate violenze
e vittime, soprattutto in capitale,
ma anche in altre città come Fiana-
Un albero in ricordo di ogni martire
Agenzia Fides: venti i missionari uccisi nel 2008 nel mondo
Vicariato di Guastalla - Centro Missionario Diocesano
In occasione della STAZIONE QUARESIMALE VICARIALE
martedì 24 marzo - ore 21
Concattedrale di Guastalla
XVII Giornata di preghiera e digiuno
in memoria dei Missionari Martiri
VEGLIA DI PREGHIERA
“IN CATENE PER CRISTO, LIBERI DI AMARE”
Testimonianza di padre Marcello Storgato, Saveriano
senza volerlo o saperlo, qualcosa
di grande in comune
con Gesù Cristo lo hanno vissuto.
Il sangue l’hanno versato.
E se non è il sangue di Cristo,
è pur sempre quello di
Abele, il giusto!...
Passy, martire
della purezza
Al riguardo, vorrei portare
una testimonianza
che può farci toccare
con mano che, forse, più
spesso di quanto non si pensi
o si sappia, dietro il sangue
di una vittima c’è davvero la
voce di un martire o la preghiera
di una martire, come
Pascasia Munguhashire, per
esempio…
Le amiche la chiamavano
Passy. Era nata nel 1985 nella
zona del Kivu ed era stata
battezzata a Mugogo, dove
fece anche la prima comunione
e la cresima. Frequentava
la scuola di alfabetizza-
rantsoa e Ambositra.
In Madagascar la nostra Chiesa ha il
numero più alto di missionari e volontari
del Cmd e di Rtm, che stanno
vivendo giorni di apprensione, specialmente
quelli della capitale, anche
se le ultime mail e telefonate sono un
po’ più tranquillizzanti. Esplicitamente
essi si dissociano dai toni di “guerra
civile” usati dai nostri media nazionali,
anche se, aggiungono, tutto potrebbe
effettivamente accadere.
Il direttore del Cmd, don Emanuele
Benatti, nel ritiro quaresimale
dei preti, mercoledì 11 marzo a
zione presso le Suore a Bukavu.
Lunedì 4 aprile 2003, in
preparazione alla Pasqua,
aveva partecipato con le
compagne ad un ritiro spirituale,
aveva visto un film su
Gesù, si era confessata e comunicata.
Pochi giorni dopo
era partita insieme al fratello
maggiore per rientrare a Mugogo...
Lungo la strada, a Ci-
riri, si imbattono in lotte fra
militari di diverse fazioni.
Fuggendo, si perdono di vista.
Passy arriva sola a Mugogo,
ritrova due compagne più
giovani, ma molta gente è
fuggita in foresta. Alcuni soldati
congolesi si aggirano per
il villaggio. Mentre Passy e le
amiche preparano una cena
• Don Pedro D. Orellana
Hidalgo, Venezuela - Diocesano
- 6 gennaio, Caracas
(Venezuela)
• P. Jesus Reynaldo Roda,
Filippine - Missionari Oblati
di Maria Immacolata - 15
gennaio, Tabawan (Filippine)
• Don Michael K. Ithondeka,
Kenya - Diocesano - 26 gennaio,
Nakuru (Kenya)
• S. E. Mons. Paulos Faraj
Rahho, Iraq - Arcivescovo
Caldeo di Mosul (Iraq) -
13 marzo (?), Mosul (Iraq)
• Fratel Joseph Douet, Francia
- Fratelli dell’istruzione
cristiana di S. Gabriele -
8 aprile, Katako (Guinea C.)
• P. Brian Thorp, Inghilterra -
Missionari di Mill Hill MHM
- 9 aprile, Lamu (Kenya)
• Don Mariampillai Xavier
Karunaratnam, Sri Lanka -
Diocesano - 20 aprile,
Ambalkulam (Sri Lanka)
• Don Julio Cesar Mendoza
Acuma, Messico - Diocesano
2 maggio, Città del Messico
• P. Johnson Moyalan, India
- Salesiani (SDB) - 1° luglio –
Sirsia (Nepal)
• Don Jaime Ossa Toro, Colombia
- Istituto Missioni
di verdure e manioca per i familiari
ancora dispersi, tre
soldati entrano e afferrano
Passy con l’intenzione di
usarle violenza davanti alle
compagne. Passy resiste con
tutte le forze, viene ferita alle
mani con un coltellaccio, ma
urla la sua decisione: “Uccidetemi,
ma io non cederò!”.
Inferociti e umiliati, i soldati
“Una Chiesa che dimentica i martiri
di ieri e ignora quelli di oggi, non è degna
di essere chiamata Chiesa cattolica
(universale)!” (card. Etchegaray)
ELENCO DEI MISSIONARI
UCCISI NELL’ANNO 2008
“Come agli inizi, anche oggi Cristo ha bisogno di apostoli
pronti a sacrificare se stessi. Ha bisogno di testimoni e di
martiri come san Paolo: un tempo persecutore violento dei
cristiani, quando sulla via di Damasco cadde a terra abbagliato
dalla luce divina, passò senza esitazione dalla parte
del Crocifisso e lo seguì senza ripensamenti. Visse e lavorò
per Cristo; per Lui soffrì e morì. Quanto attuale è oggi il
suo esempio!” (Benedetto XVI)
sparano due pallottole al petto
di Passy, violentano le amiche
terrorizzate e impotenti,
poi si allontanano in fretta.
Passy tenta di preparare la
cena con le forze che le restano,
ma ha perduto molto
sangue. Chiede la corona del
rosario e prega. Alla sorella,
arrivata nel frattempo prima
estere di Yarumal - 13 agosto,
Medellin (Colombia)
• P. Thomas Pandippallyil,
India - Carmelitano - 16 agosto,
Mosalikunta (India)
• Don Nilson José Brasiliano,
Brasile - Diocesano -
24 agosto, Tieté (Brasile)
• Don John Mark Ikpiki,
Nigeria - Diocesano - 1 settembre,
Isiokolo (Nigeria)
• Don Gerardo Manuel
Miranda Avalos, Messico -
Diocesano - 2 settembre, Los
Reyes (Messico)
• Don Samuel Francis, India
- Diocesano - 20 settembre
(?), Chota Rampur
(India)
• Mercy Bahadur, India -
laica - 20 settembre (?),
Chota Rampur (India)
• Don Bernard Digal, India -
Diocesano - 28 ottobre,
Chennaio (India)
• Padre Otto Messmer,
Kazakhstan - Gesuita - 27/28
ottobre, Mosca (Russia)
• Padre Victor Betancourt,
Ecuador - Gesuita - 27/28
ottobre, Mosca (Russia)
• Boduin Ntamenya, R. D.
Congo - laico - 15 dicembre,
Rutshuru (R. D. Congo)
di altri familiari, dice: “Guarda
come mi hanno ridotto,
perché ho rifiutato”. Poi aggiunge:
“Chiedi perdono per
me a coloro che ho offeso. Io
perdono tutti quelli che mi
hanno fatto del male”. Muore
poco dopo, con il rosario in
mano: è la sera dell’8 aprile
2003.
Forse Pascasia non sarà mai
sugli altari, come Maria Goretti,
però le sarà vicina per
sempre.
Tanti martiri
vicini e lontani
Chi racconterà la morte
interiore delle ragazze
violentate nell’andare
ad attingere acqua o nelle
campagne, stuprate sotto gli
occhi dei familiari, da militari
pieni di Aids e di ogni altra
malattia?
Chi dirà la desolazione sconfinata
di fidanzate e mamme
buone ormai solo per la stra-
La crisi politica iniziata a fine gennaio. Nessun pericolo per i nostri missionari e volontari
MADAGASCAR: LA NOSTRA PREGHIERA PER L’ISOLA SCOSSA DA VENTI DI GUERRA
Marola, ha riferito della grave situazione
nell’Isola Rossa, soprattutto per
gli sbocchi che potrebbe avere. In Cattedrale,
venerdì scorso, nel decennale
di Baroni, il pensiero e la preghiera di
chi conosce un po’ la situazione erano
rivolti al Madagascar e a nostri missionari
e volontari. Da loro ci è arrivato
anche questo recentissimo messaggio:
“Sentiamo la vostra vicinanza, ci
dispiace essere causa di preoccupazione.
Se la situazione dovesse aggravarsi,
valuteremo l’eventualità del rientro
dei giovani volontari. Non ci interessa
fare gli eroi, ma possiamo dire
che, nonostante tutto, siamo sereni e in
da, perché rigettate dalla
stessa famiglia?
E la dignità immensa, la santità
vera di chi ha preferito,
come Passy, essere uccisa,
spesso barbaramente, anziché
subire lo stupro?
Persone, comunità, popolazioni
vittime, martiri.
Prendiamone coscienza: sono
tante e ce ne sono sempre,
vicino o lontano.
Ricordiamole: con la preghiera,
con l’impegno di fedeltà
al Vangelo, con un segno-totem,
una specie di
“memoriale”, piantando un
albero, un albero d’ulivo o
una quercia, per esempio, nel
giardino di casa, nel cortile
della scuola o dell’oratorio, in
una piazza del paese, o davanti
alla chiesa…
I martiri come
alberi della vita
Perché un albero?! Almeno
per due ragioni:
anzitutto per ricordare
la Chiesa, la Chiesa dei santi
e dei martiri, la Chiesa particolare
ed universale, la Chiesa,
questo “vecchio albero
che ama la primavera”, come
ebbe a dire mons. Baroni.
Poi per una ragione ecologica,
ambientale: un albero è
un affascinante microcosmo
vitale, un vero patrimonio. In
un anno, un albero di medie
dimensioni è capace di assorbire
dodici kg di anidride
carbonica e di liberare nell’ambiente
altrettanto ossigeno.
Si tratta di energia pura, a
costo zero! Gli alberi sono insostituibili
non solo per fare
legname, ma per la stabilità
dei suoli, la rigenerazione
dell’aria, la garanzia della
biodiversità e la salvaguardia
del creato. Proprio come un
martire!…
Chiunque esso sia, uomo o
donna, consacrato nella vita
religiosa o matrimoniale, ragazzo
o adulto, è un testimone
della grazia di Dio che “dona
agli inermi la forza del
martirio” (dalla Liturgia), è
uno stimolo alla fedeltà evangelica
e al coraggio profetico,
è un segno tangibile della comunione
dei santi, garanzia
di intercessione e di sostegno
dall’alto. Per questo, come
scriveva il card. Etchegaray:
“Una Chiesa che dimentica i
martiri di ieri e ignora quelli
di oggi, non è degna di essere
chiamata Chiesa cattolica
(universale)!”.
Piantare un albero, con fierezza
e con riconoscenza, per
onorare i martiri, magari legando
poi i loro nomi ai rami,
liberi di danzare al vento
il loro canto di gloria e di pace!
don Emanuele Benatti
pace perché abbiamo fiducia in Dio”
(don Giovanni Ruozi).
Notizie dell'ultima ora (martedì
17 marzo) annunciano che il
presidente Ravalomanana si
sarebbe dimesso e che il potere sarebbe
stato preso dal comandante dell'esercito
Ramaroson. Il sindaco di Antananarivo,
Rajoelina, dichiara che anche
ben otto ministri avrebbero dato le
dimissioni. L'Unione Africana e l'Unione
Europea seguono attentamente
l'evolversi della situazione e mettono
in guardia contro qualsiasi colpo di
stato e ogni azione violenta.
Per conoscere gli sviluppi della vicenda
in tempo reale, conviene visitare il
sito web dell’Agenzia Missionaria Internazionale
(www.misna.org).

10
21 marzo 2009
LATTERIE D’APPENNINO 2009
CELEBRAZIONI AL VIA:
SABATO 21 MARZO
CONVEGNO A MAROLA 850
In principio era il formadio.
13 aprile 1159, Corniano di
Bibbiano: data e luogo
'storici', davvero il caso di dirlo.
Quel giorno, Martino, Giovanni
e Domenico, tre fratelli
provenienti dal paesello carpinetano
di Formolaria (altro
nome dal suono emblematico),
prendono in affitto alcuni
terreni appartenenti ai Benedettini
di Marola; in cambio si
impegnano con denari ed altri
prodotti. Fra questi preziosi
beni di scambio compaiono
«tres aporto de formadio».
Il vocabolo, antesignano dell'odierno
Parmigiano Reggiano,
compare su una pergamena
redatta per i monaci dell'Abbazia,
voluta circa cent'anni
prima dalla stessa Matilde
di Canossa .
Una vicenda e un'ambientazione
dal fascino
(e dal 'sapore') di
leggenda. Non fosse che si
tratta di fatti storici.
In realtà, la scoperta di quello
scritto in sé non è una novità.
Lo è la conferma – a conclusione
di anni di ricerche – che
si tratti di una testimonianza
del tutto attendibile.
Con una conferenza stampa
nella sala del Consiglio Provinciale,
a Palazzo Allende di
Reggio. Giovani studenti contro il razzismo
Sabato 21 marzo, Giornata
internazionale contro
le discriminazioni, alle
ore 9, presso il Centro
internazionale Loris Malaguzzi
di Reggio Emilia
(via Bligny 1) si svolgerà
un meeting di studenti
delle superiori che presenteranno
i propri lavori
sul tema del razzismo.
Reggio. Riapre il punto REstoro solidale
Sabato 21 marzo, alle 15, presso il parco lungo Crostolo, nelle vicinanze
di via Fucini, a Reggio, la cooperativa sociale "Il Girasole",
impegnata nell'inserimento sociale dei disabili, riapre il punto
REstoro del Parco con prodotti equosolidali. In programma
una merenda per i bambini e, a seguire, uno spettacolo di clown.
Reggio. Le ombre della violenza sulle donne
Sabato 21 marzo, alle 21, nel teatro della Cavallerizza di Reggio
Emilia (viale Allegri 8) il "Teatro dell'Orsa" presenta Nudi. Le ombre
della violenza sulle donne. Un uomo e una donna, Bernardino
Bonzani e Monica Morini, dialogano sui temi dell'incesto e
della violenza sessuale. Ingresso libero. Info: tel. 0522.374135.
Rivalta. Spettacolo in vernacolo bolognese
Sabato 21 marzo alle 21.15, al teatro Corso di Rivalta, la Compagnia
"Lanzarini" di Bologna porterà in scena la commedia Una valis
arpiatè di Antonio Guidetti, tradotta in dialetto bolognese da
Franco Frabboni. Ingresso 7 euro, ridotto 4. Info: tel. 339.7117163.
Reggio. Etica e politica con Fernando Savater
Mercoledì 25 marzo, alle 21, nell’aula magna dell’Università di
Modena e Reggio Emilia di viale Allegri 15 l'associazione culturale
Telecitofono festeggia cinque anni di attività con una lezione-dibattito
sul tema Etica e politica per un figlio condotta dal
filosofo spagnolo Fernando Savater.
Reggio. "Mistero buffo" di Fo secondo Antonio Guidetti
Giovedì 26 marzo, alle 21, presso il cinema Rosebud di Reggio,
Antonio Guidetti porterà in scena cinque episodi del Mistero buffo
di Dario Fo. Info e prenotazioni: tel. 0522.555113.
Società & Cultura
anni di buon «formadio»
Parmigiano Reggiano:la conferma di una tradizione plurisecolare
Conferenza stampa del 16 marzo. Nelle due foto, da sinistra: Giovanni Lombardini, Clementina Santi, Giuseppe Alai, Roberta Rivi, Nilde Montemerli, Afro Rinaldi,
Umberto Beltrami, Ubaldo Montruccoli. A destra: il passo della pergamena in cui si cita il «formàdio» e il logo delle celebrazioni realizzato dall’artista Davide Cadei.
Reggio Emilia, l'edizione 2009
di Latterie d'Appennino si
apre – la mattina di lunedì 16
marzo – all'insegna dell'entusiasmo,
per una scoperta che
con molta probabilità rimetterà
in discussione 'certezze'
storiche date per acquisite.
"Quest'anno portiamo all'attenzione
pubblica uno studio
unico", spiega Giuseppe
Alai, presidente del Consorzio
del Formaggio Parmigiano
Reggiano, riferendosi all'avvincente
disputa sul dove
ed il quando precisi del primo
'avvistamento' di Parmigiano
Reggiano. Sinora, infatti
– storicamente parlando –
si era fermi a due attestazio-
ni del 1300.
Al tavolo siedono numerose
personalità, abilmente
coordinate da
Gabriele Arlotti, giornalista e
referente degli eventi per le
celebrazioni degli 850 anni.
Nilde Montemerli, Afro Rinaldi
e Clementina Santi per la
Comunità Montana (rispettivamente,
presidente, assessore
all'Agricoltura e assessore
alla Cultura); Roberta Rivi, assessore
provinciale all'Agricoltura;
Umberto Beltrami
per il Comune di Bibbiano
(esempio unico di assessore
"al Parmigiano Reggiano");
Giovanni Lombardini, presi-
Guastalla. Il comico ritorno di "Tito e Palanca"
Venerdì 27 marzo, alle 20.30, al teatro Ruggeri di Guastalla tornano,
a grande richiesta, Antonio Guidetti e Mauro Incerti con
"Tito e Palanca", spettacolo comico in due atti. Ingresso 7 euro;
ridotto 5 euro. Info e prenotazioni: tel. 0522.839755/839757.
Bagnolo. Frankenstein Junior a teatro
dente della Società Agraria di
Reggio; Ubaldo Montruccoli,
regista del film-documentario
Sulle tracce di un Re, che sarà
proiettato in anteprima al cinema
teatro Bismantova di
Castelnovo Monti venerdì 20
marzo alle 20.30. "Un viaggio",
spiega, "alle origini del
Parmigiano Reggiano, ma anche
nel mondo della Contessa,
guerriera, donna del suo
popolo, donna di fede".
" È
fondamentale",
sottolinea poi la
Santi, "riuscire a
collocare, presentare e vendere
i nostri prodotti mettendone
in risalto il forte legame col
Notizie da Città & Paesi
Sabato 28 e domenica 29 marzo, al Teatro Gonzaga "Ilva Ligabue"
di Bagnolo in Piano, verrà messa in scena la trasposizione
teatrale di "Frankenstein Junior", film cult del 1974 diretto da
Mel Brooks. La rappresentazione, eseguita dalla "Compagnia del
Limone" con la regia di Gianluca Paoli, vuole ricostruire fedelmente
le atmosfere e le situazioni tragicomiche di uno dei film
più riusciti del geniale regista americano. Prenotazione dei biglietti
(ingresso10 euro, ridotto 5) presso l'ufficio della segreteria
parrocchiale di Bagnolo in Piano, tel. 0522.951080 oppure
338.6138413; altre notizie su www.coralesfrancescodapaola.it.
Cadelbosco Sopra. 1° Rassegna corale "Terre del Fojonco"
Organizzata dalla
Corale "Il Bosco"
di Cadelbosco Sopra
(nella foto), si
terrà - sabato 28
marzo, alle 21 -
presso il teatro comunale
"L'altro
Teatro" di Cadelbosco
Sopra, la 1 a
edizione della rassegna
corale "Terre
del Fojonco". Parteciperanno il Coro Castiglionese di Castiglione
dei Pepoli (BO) e il Coro Ettore ed Antonio Ricci di Massalombarda,
oltre alla Corale locale, che aprirà la serata con alcuni
dei più bei canti popolari del proprio repertorio.
Cà Marastoni. Messa in ricordo della Pasqua di sangue
Domenica 29 marzo, a Cà Marastoni di Toano, Alpi e Apc (Liberi
partigiani italiani e cristiani) presso la propria cappella-sacrario
ricorderanno la "Pasqua di sangue" del 1° aprile 1945. Alle
10.30 il prof. don Aldo Benevelli, presidente della sezione Alpi di
Cuneo, presiederà la S. Messa in suffragio dei caduti in guerra e
a ricordo degli iscritti ad Alpi e Apc recentemente scomparsi.
territorio e la nostra storia".
L'intuizione di accostare l'agricoltura
locale (aspetto trainante,
costitutivo dell'economia
reggiana) a un ritorno –
meglio, a una genuina perpetuazione
– delle buone pratiche
culturali e sociali del passato,
viene messa in risalto, in
modi diversi, da tutti i relatori.
Si tratta, a tutti gli effetti, di un
evento a carattere culturale,
che tuttavia va ad innestarsi
su un discorso anche economico,
di rilancio e valorizzazione
territoriale; un'operazione
fedeltà quanto mai opportuna,
specie in un momento
di crisi come quello
attuale.
Reggio. Xilografie in mostra nella chiesa di San Filippo
La chiesa di San Filippo Neri a Reggio ospita la mostra di incisioni
dal titolo Arte e società nella xilografia - Dalle origini al Settecento,
a cura di Zeno Davoli e Chiara Panizzi. L'esposizione, ad
ingresso libero, rimarrà aperta fino al 19 aprile. Orari di visita:
martedì-domenica; 10-13/16-19. Info: tel. 0522.456055.
Vezzano. Le star del teatro amatoriale
Domenica 15 marzo
al Teatro Manzoni di
Vezzano sono state
premiate le star del
teatro amatoriale e
della poesia dialettale
che hanno partecipato
alla XXVII Rassegna
teatrale organizzata
dal Circolo Anspi
"Don Primo Mazzolari".
I trofei del teatro amatoriale sono stati vinti da "Qui ed Cadross"
per le compagnie, da Mauro Bertozzi ("I Ferr Vecc") per gli
attori protagonisti, da Roberta Francia ("Qui ed Cadross") per le
attrici protagoniste, da Claudio Curti (I Ferr Vecc) per gli attori
non protagonisti, da Sarah Marchetti (Teatro Aperto) per le attrici
non protagoniste, da "La Duchessa" per la scenografia. Mauro
Bertozzi (nella foto con mons. Antenore Vezzosi), grazie al voto
più alto (9.66 su 10), ha vinto il supertrofeo per gli attori, mentre
"Artemisia Teater" lo ha vinto per le compagnie.
Rosa Dalla Salda con la poesia "La médra ed la spousa", si è aggiudicata,
per il secondo anno consecutivo, con 60 voti su 114,
l'11° Premio di Poesia dialettale. (Antonio Bergianti)
Reggio. Una biblioteca per gli anziani
La serie di iniziative proseguirà
sabato 21 marzo
– dalle 8.30, presso
l'Abbazia di Marola – con il
convegno internazionale 850
anni, formadio, al quale interverranno
ospiti di tutto rilievo,
fra cui Jean Charles Arnaud
(presidente dell'Institut
national des Appellations d'Origine),
l'abate Giustino Farnedi
(direttore dell'Archivio
storico San Pietro di Perugia),
Angelo Stella (linguista della
«Crusca»), Gerard Beneyton
(presidente del Centro internazionale
per la Salvaguardia
dei Formaggi di montagna).
Matteo Gelmini
Da alcuni giorni gli ospiti delle strutture residenziali di Rete -
Reggio Emilia Terza Età - possono contare su una nuova biblioteca
creata grazie alla donazione di videocassette e volumi dalla
biblioteca centrale "Antonio Panizzi" di Reggio Emilia. Il materiale
sarà reso fruibile agli ospiti grazie agli operatori, che passeranno
a ritirare libri e cassette dal reparto.
Reggio. Il numero 138 del Bollettino storico reggiano
Si apre con un intervento di Franca Manenti Valli su "Il palazzo
dell'Imperatore sulla via della Ghiara" il numero 138 del Bolletino
storico reggiano. La pubblicazione, giunta al 41° anno di età,
è diretta da Ugo Bellocchi ed è resa possibile grazie al contributo
dei soci della Deputazione Reggiana di Storia Patria.

NOSTRA
INTERVISTA
Chiesa & Cultura 21 marzo 2009 11
Incontro a Montericco con il direttore della Specola Vaticana, il sacerdote gesuita
padre José Gabriel Funes. Le scoperte dell'astronomo e le domande del credente
Scienza e fede in dialogo tra le stelle
L'anno internazionale dell'astronomia segue un'orbita popolare
Da Castel Gandolfo a
Montericco il paesaggio
cambia, ma
si ritrova nelle prime
fioriture che cominciano
a rivestire alberi e
aiuole. Oggi, a dire il vero, più
che intorno viene da guardare in
alto, in considerazione dell'ospite
venuto a tenere una conferenza
alla Madonna dell'Uliveto,
padre José Gabriel Funes, il
direttore della Specola Vaticana,
ossia l'osservatorio astronomico
del Palazzo Pontificio.
Argentino, 46 anni, padre Funes
si è laureato in Astronomia nel
suo Paese d'orgine, prima di entrare
nei gesuiti e imparare anche
filosofia e teologia. Dopo
l'ordinazione sacerdotale, ha
fatto il dottorato di ricerca a Padova,
perfezionando i suoi studi
di astrofisica sui buchi neri
delle galassie. Alla Specola è approdato
nel 2000; sei anni dopo
è stato nominato direttore.
A fine marzo, spiega con modi
affabili e in ottimo italiano, il
personale dell'osservatorio -
dodici gesuiti, un prete diocesano
di Padova (don Alessandro
Omizzolo) e altri dipendenti laici
non astro-
nomi - traslocherà
dalla sede
storica, occupata
dal
1935, al vicino
monastero
delle basiliane
situato al confine
tra le Ville
Pontificie ed
Albano. Studi,
laboratori e biblioteca
della Specola avranno
qui una nuova sistemazione. La
loro propaggine più importante
si trova oltreoceano, nel gruppo
di ricerca dell'Arizona, dotato di
un telescopio d'avanguardia
che, inaugurato nel 1993, ha fatto
scuola per la costruzione dei
grandi telescopi binoculari, con
specchi da otto metri ciascuno.
Ma l'interesse della Chiesa per
il cielo risale a più di quattro secoli
orsono, precisamente a
quel papa Gregorio XIII che fu
artefice della riforma del calendario
nel 1582.
Padre Funes, cosa dicono i
vostri studi circa il "movimento"
dell'universo?
Che l'universo si espande e si
espande in modo accelerato. I
dati provengono dalle osservazioni
di stelle supernove che
esplodono. Affinché l'universo
possa espandersi, dev'esserci
quella che i cosmologi chiama-
Per il teologo non
cambia molto
avere a che fare con
un solo universo di
miliardi di galassie
o con infiniti
universi...
no "energia oscura": si tratta di
una forza che imprime accelerazione
all'universo e che si oppone
all'altra forza, quella di
gravità, che fa sì che un oggetto
collassi.
Ma se l'universo s'allarga, significa
che non è propriamente
infinito...
L'universo osservabile, quello
che noi riusciamo in qualche
modo a misurare, è finito, e
possiamo definirne l'età: 14
miliardi di anni. Se ha un'età,
significa che ha pure un limite
spaziale.
Negli ultimi anni s'è fatta largo
l'idea del "multiverso": il nostro
sarebbe solo un universo
possibile di infiniti universi. La
fisica permette di sviluppare
questa teoria, ma non c'è accordo
su come l'ipotesi possa
essere provata...
E questo non mette in crisi
la fede cristiana?
Credo di no. Ammettiamo anche
che l'ipotesi possa essere
dimostrata. Pensiamo solo al
nostro universo. Le osservazioni
scientifiche informano che
esso è composto di 100 miliardi
di galassie, ognuna delle quali
formata da
cento miliardi
di stelle; sappiamo
poi che
più di 300 stelle
hanno pianeti
che vi
ruotano attorno.
Non si può
escludere che
la vita si sia
sviluppata anche
altrove:
questo lo sosteneva già il reggiano
padre Angelo Secchi nell'Ottocento.
Voglio dire che concettualmente,
per il filosofo o
per il teologo, non cambia molto
avere a che fare con infiniti
universi o con un solo universo
di miliardi di galassie.
Certo, sono sfide che la scienza
pone alla fede, ma abbiamo le
risorse per darvi una risposta
coerente con la tradizione cattolica.
L'onnipotenza di Dio
non può forse contemplare altri
mondi?
Apparentemente la teoria
sull'origine dell'universo è
incompatibile con il racconto
della creazione contenuto
nella Genesi. Qual è il suo
giudizio?
Quella del big bang è la migliore
spiegazione scientifica dell'origine
dell'universo che sia
stata formulata fino ad oggi. Ma
ciò non contraddice la Bibbia,
che non è un libro di scienze.
Il 2009 è anche il bicentenario
della nascita di Darwin.
Da astronomo cristiano, come
vede l'evoluzione "universale"?
Posso solo dire che dall'osservazione
delle stelle emerge un
chiaro processo evolutivo. Ma
restano impregiudicate le verità
fondamentali: Dio è il creatore,
noi non siamo figli del caso.
Cosa pensa della teoria evolutiva
dell'intelligent design
(disegno intelligente)?
Che non è buona scienza e
neanche buona teologia. L'evoluzione
biologica non è in conflitto
con l'idea di un Dio creatore,
che ha un progetto d'amore
per ciascuno di noi. Ma questo
"progetto" non va confuso
con il concetto - insito nella
teoria del disegno intelligente -
di un Dio che interviene direttamente
nell'evoluzione biologica,
perché questa identificazione
può portare a malintesi e,
in qualche modo, arrivare a ne-
gare il Padre di Gesù.
Qual è il senso dell'anno internazionaledell'astronomia?
Si tratta di un'iniziativa lanciata
su scala mondiale dall'Unesco
e dall'Unione Internazionale
dell'Astronomia, di cui fa parte
anche lo Stato del Vaticano, con
lo scopo di far conoscere al
grande pubblico le ultime scoperte.
L'astronomia ha un valore
profondamente umano,
apre il cuore e la mente: tutti
siamo nati per scrutare il cielo,
anche se la fretta in cui viviamo
ci fa trascurare di contemplare
le bellezze del creato.
Così torniamo sul versante
"religioso". Gli scienziati atei
non saranno entusiasti...
Credo che per la Chiesa l'anno
galileiano rappresenti una
grande occasione per far vedere
che, diversamente da quanto
tendono ad affermare molti
mass media, scienza e fede non
entrano in collisione. Non esi-
Al convegno del 14 marzo le immagini della cripta e le onorificenze “Paul Harris Fellow”
IL ROTARY CLUB E IL RECUPERO DELLA CATTEDRALE DI REGGIO
Reggio, Università, sabato 14 marzo, convegno "Nel segno del
recupero: la Cattedrale di Reggio Emilia"; da sinistra, Paolo Ampollini
(presidente del Rotary Club di Reggio Emilia), Ferdinando Del Sante
(coordinatore del convegno), monsignor Tiziano Ghirelli (direttore
Ufficio diocesano Beni culturali), Mauro Severi (direttore dei restauri)
e Fabio Storchi (presidente del Comitato per il restauro).
Il convegno organizzato dal Rotary Club di Reggio Emilia
e dalla "Fabbrica del Duomo" sabato 14 marzo nell'Aula
magna dell'Università reggiana ha permesso ai presenti di
ammirare le immagini della cripta della Cattedrale, tuttora in
fase di restauro, e i mosaici di età tardo-romana rinvenuti
nello spazio sottostante. Nel corso della mattinata l'avvocato
Franco Mazza, per conto del Rotary, ha assegnato le onorificenze
"Paul Harris Fellow" all'architetto progettista e direttore
dei lavori Mauro Severi, al presidente del Comitato
per i restauri Fabio Storchi, al direttore dell'Ufficio diocesano
per i Beni culturali monsignor Tiziano Ghirelli e al Vescovo
monsignor Adriano Caprioli (il riconoscimento è stato ritirato
dal suo Ausiliare monsignor Lorenzo Ghizzoni).
A conclusione dell'incontro è stato annunciato il progetto di
documentare il valore sociale, artistico e culturale del massimo
tempio reggiano in due volumi storici che verranno presto
pubblicati grazie al contributo della Fondazione Manodori.
ste contraddizione tra quello
che sappiamo attraverso la fede
e quanto apprendiamo dalla
scienza. Si può essere bravi
scienziati e allo stesso tempo
uomini o donne di fede.
Fa dunque sua la necessità
del dialogo tra fede e ragione
ribadita più volte da Benedetto
XVI?
Il Papa ha già citato l'anno internazionale
dell'astronomia in
diverse circostanze. Ha parlato
alla Pontificia Accademia delle
Scienze e si è riferito a Galileo;
all'Angelus
prima di Natale
ha ricordato
i pontefici che
si sono interessatiall'astronomia;
il
giorno dell'Epifania
ha descritto
Galileo
Galilei come
uomo di
scienza e di fede.
E il prossimo 16 ottobre allestiremo
in Vaticano, in collaborazione
con l'Inaf (Istituto
Nazionale di Astrofisica Italiano),
una mostra degli strumenti
di osservazione dal tempo di
Galileo fino ad oggi.
Con quali istituzioni collabora
la Specola Vaticana?
Il nostro principale partner in
questo momento è l'Università
dell'Arizona. Da più d'un anno
stiamo poi valutando la possibilità
di costituire un consorzio
di università cattoliche con un
dipartimento di astronomia, tra
cui la Catholic University di
Washington e la Pontificia Università
cattolica del Cile. All'Università
"La Sapienza" ci lega
un accordo per lo studio dell'astrofisica
relativistica. Ogni due
anni, infine, la Specola organizza
a Castel Gandolfo una scuo-
Questo anno
galileiano offre alla
Chiesa una buona
occasione per far
capire che scienza
e fede non sono in
contrapposizione
Padre José Gabriel
Funes, direttore
dell'osservatorio
astronomico della
Santa Sede, davanti
alla Casa Madonna
dell'Uliveto di
Montericco e durante
l'intervista.
Nella foto sotto, uno
scorcio della sede di
Castel Gandolfo,
attualmente in fase di
trasloco; il sacerdote
sulla sedia è il gesuita
americano padre
George Coyne,
predecessore di Funes
alla guida della
Specola Vaticana.
la di astrofisica di quattro settimane
per giovani astronomi
provenienti da tutto il mondo,
con una corsia preferenziale
per chi arriva da Paesi in via di
sviluppo.
Su quali progetti sta lavorando?
Io mi occupo di galassie vicine,
cioè quelle non più lontane di
100 milioni di anni luce. Studiare
il "vicino" aiuta a capire meglio
cosa accade "lontano". Provo
a spiegarmi. Un problema
dell'astrofisica attuale, per
esempio, è lo
studio della
formazione ed
evoluzione
delle galassie
nel tempo.
Dobbiamo
considerare
che la luce
viaggia a
300.000 km al
secondo, così
la luce delle
galassie lontane ci arriva visibilmente
dopo undici o dodici
miliardi di anni (!).
Nelle galassie distanti da noi
"solo" 10 milioni di anni luce,
invece, possiamo vedere come
il gas si trasformava in stelle
"appena" 10 milioni di anni fa.
Cosa legge nelle stelle?
Cerco di capire come si formano
le stelle nelle galassie nane
dell'universo vicino, che è il
"presente", tra l'altro. Ho visto
che la formazione stellare è intensa
in alcuni periodi (di milioni
di anni) e rallenta in altri.
Poi studio i buchi neri "supermassicci"
che si trovano al centro
delle galassie. Pensi che secondo
alcuni studiosi potrebbero
esere l'origine di un altro
big bang...
Edoardo Tincani

12
NUOVO PSC
21 marzo 2009
uesta può essere una
bella storia moderna,
di quelle che aprono il
cuore e la mente, e insegnano
come i bambini sappiano
accogliere, comprendere
e vivere le diversità con
molta più semplicità e apertura
di tutti noi adulti.
"Ringrazio il Signore per avermi
fatto questo dono!". A pronunciare
questa frase è una
mamma che vive a Barco, di
nome Donatella; chiameremo
suo figlio Tommi, come
diminutivo del suo vero nome:
Tommaso.
La mamma stessa desidera
dirne il nome, vuole che si
sappia. "Una volta ero in imbarazzo
a chiedere aiuto" –
racconta – "ma poi, quando
l’ho superato, ho capito che
Tommi era troppo importante
per gli altri. Per tutti: bambini,
adulti... Una volta la dottoressa
che lo segue mi disse
che nelle mattine in cui fa fatica
ad alzarsi – perché stanca,
giù di morale, senza voglia di
sorridere – pensa a Tommi, e
tutto le passa; è sufficiente un
pensiero, respirare la gioia di
vivere di questo bambino, per
'cambiare' un po' tutte le persone
che gli stanno accanto".
davvero un percorso di
crescita 'nuovo' quello
verificatosi in questi
anni nel cuore dei 17 bambini
che, fin dalla prima elementare,
sono in classe con
Tommi, all’Istituto "Maria Ausiliatrice"
di Bibbiano; arrivati
ormai alla 5a Q
È
, lo hanno accolto
e accompagnato dal primissimo
giorno di scuola con
una sensibilità e un’attenzione
a detta di tutti provvidenziale.
Maestre della classe, genitori
e tutti i membri della
comunità educante dell’Istituto,
in questi anni, hanno
avuto il grande dono di poter
vedere crescere Tommi, ma
soprattutto di vederlo crescere
con accanto questi compagni;
nessuno, in tutto questo
tempo, ha mai dovuto insegnar
loro come comportarsi,
come relazionarsi. Nessuno
mai li ha dovuti spingere.
Il prodigio è merito di Tommi,
capacissimo di saper calamitare
gli altri verso di sé. Ma è
anche per una naturale incli-
Visto da E. T.
nazione dei bimbi ad essere
accoglienti, a saper vivere con
semplicità quello che noi
adulti riteniamo faticoso.
Vi mostriamo la foto di questa
classe. La mamma e il papà
tengono molto a pubblicarla,
Vi mostriamo la foto di questa
classe perché il volto di Tommi
colpisca il vostro cuore, per
dimostrare che avere un «handicap»
può anche significare
riuscire a godere delle stesse
esperienze di tutti. La sua presenza
con gli altri compagni
sta a significare che 'vivere
normale' è l'essere con loro,
vivere, ridere e sorridere con
È nato a Reggio il nuovo PSC. Il solito Piano Strutturale Comunale?
No, l'originale Partito dei Suggestionati da Calatrava, che il 12 marzo
ha celebrato il primo congresso su scala Industriale al centro Malaguzzi.
Più che un partito assomiglia alla curva area-Nord di uno
stadio, con ultras non-ghetto pronti a fare la ola ad Alta Velocità fra
la futura Stazione Mediopadana e il centro, non si sa ancora con
quali mezzi. "Ci sono cose che non si possono pagare: per tutto il
resto c'è Masterplan", avrebbero detto alcuni assi-industria seduti
in platea, abili a sognare nuove Città eleggendo vecchi Borghi.
Al congresso del nuovo PSC, tra magnati & magneti della finanza,
è accaduto che più l'archistar catalano parlava dei suoi ultimi schizzi
(una porta meridionale di qua, una torre di là), più il suo pubblico
se ne lasciava calamitare e finiva per idolatrarlo, in un'unica parola
si calatrava, giustappunto.
Questo PSC ha un forte culto della personalità del Fondatore, gran
sacerdote di una nuova religione civile, anzi urbanistica: il Cammino
di Santiago, quel percorso mistico che, partendo da una lectio
emiliana si spinge al di là Delrio per navigare tra le onde a vele spiegate,
costruendo ponti tra Venezia e Manhattan, dove abita il Mito.
È un partito trasversale: di fronte al carisma del leader anche il vostro
principale anti-sindaco che fa? Cala-braga e mette gli archi nei
cartelloni elettorali. Come San Paolo, anche San Tiago presto scriverà
direttamente alla comunità dei seguaci di Filippi.
Chiesa & Società
BIBBIANO
I compagni dell'Istituto "Maria Ausiliatrice" continuano a prendersi cura di lui. Ora faranno insieme le medie
Tommi e la sua classe, scuola di vita per tutti
La storia di un bimbo disabile accolto dagli amici contagia tante famiglie
Istituto salesiano “Maria Ausiliatrice” di Bibbiano. Tommi portato “in trionfo” dai suoi compagni.
loro, allo stesso modo, con le
stesse aspettative di vita.
Gli episodi si intrecciano,
sono molteplici: a
scuola, alle feste, durante
il gioco... i bimbi riescono
ad avere mille attenzioni.
Tommi stesso le richiede, in
quanto spesso può perdere
l’equilibrio e cadere malamente;
la meraviglia sta proprio
nell’osservare i suoi compagni
che, senza bisogno di
avere vicino i loro genitori,
sanno già di cosa ha bisogno
Tommi. Non glielo si deve insegnare,
poiché nasce spon-
Martedì 17 marzo era il «Noi non segnaliamo
day», atto di protesta contro il provvedimento
di legge – in discussione alla Camera
– in base al quale i medici che si trovino a dover
prestare le proprie cure ad immigrati "irregolari"
saranno tenuti a segnalarli alle autorità. Intenzione
del Governo è quella di sopprimere il divieto
- attualmente in vigore - di segnalazione dei
clandestini. Il Noi non segnaliamo day, celebrato in 20
città italiane, è stato promosso da numerose sigle e associazioni,
in particolare dalla Società Italiana di Medicina delle
Migrazioni attraverso i Gruppi Immigrazione e Salute, in col-
taneo dai loro pensieri. Le
maestre di classe raccontano
di compagni che si trasformano
in 'operatori di settore' –
da logopedisti a fisioterapisti
–, in grado di vedere i cambiamenti
di Tommi, di lodarlo
di fronte a un progresso, di
stupirsi con la "bocca spalancata"
(come la prima volta
che ha letto benissimo, da solo,
un’intera frase). Di chiedergli
di appoggiare meglio
un piede nel fare le scale, di
prenderlo per mano nel 'modo
giusto', così come spiegato
dalla mamma, cioè "tenendo
il braccio verso il basso
e non verso l’alto". E se lo ricordano
persino meglio degli
adulti stessi, che a volte – presi
dalla fretta – non sono così
'meticolosi'.
Quest’anno, però, si è
davvero raggiunto il
massimo nella collaborazione
tra le famiglie
della classe per il bene di
Tommi. Si prospettava per lui
una difficoltà nel passaggio
alla scuola media dell’Istituto
"Maria Ausiliatrice", in quanto
non è previsto, per le scuole
medie paritarie, che lo Stato
fornisca i fondi per le inse-
Medici e associazioni contrari alla proposta governativa di “segnalare” i clandestini avuti in cura
“NOI NON SEGNALIAMO DAY”: CARITAS REGGIANA C’È
laborazione con Medici Senza Frontiere, associazione
Studi Giuridici sull’Immigrazione, Osservatorio
Italiano sulla Salute Globale.
Anche la Caritas diocesana ha aderito, organizzando
– nella sede di via dell’Aereonautica – una
conferenza stampa per spiegare i motivi del "no",
cui hanno preso parte il direttore Gianmarco Marzocchini
e i dottori Renato Pisi (direttore sanitario
del Poliambulatorio Caritas «Querce di Mamre»), Pietro
Spadoni (medico legale e medico di famiglia), Mara Manghi
(medico pediatra), Marina Greci (medico igienista) e
Ivens Chiesi (docente al corso di laurea in Infermieristica).
gnanti di sostegno, se non per
3 ore alla settimana; è però
fondamentale – a detta di tutti
– che Tommi rimanga nella
scuola di Don Bosco, per continuare
ad essere insieme ai
suoi compagni, ma soprattutto
per vivere ancora in un ambiente
salesiano dove "ragione,
religione e amorevolezza"
hanno saputo creare per lui
un terreno di crescita vitale.
Questo terreno, assicurato
dalle famiglie,
dalla scuola e dai bimbi,
è così fertile – e sin
dagli anni passati – che la
scuola ha elaborato un progetto
per ottenere finanziamenti,
rivolto in particolare al
Comune di Bibbiano, attore
principale, in tutta questa bellissima
storia. L’Ufficio scuola
ha dimostrato – grazie alla
sensibilità e attenzione dell’assessore
– la disponibilità,
così come lo è stato in questi
anni, a fornire una quota che
possa coprire alcune ore di
Tommi alla scuola media.
Il resto dei fondi, e qui sta il
vero piccolo miracolo, lo
stanno raccogliendo la mamma,
il papà e i genitori dei
compagni, attraverso iniziative
o vere e proprie donazioni
che saranno utilizzate per pagare
l’insegnante di sostegno.
L’apertura dei compagni è
stata contagiosa anche per le
famiglie: si sono inventati di
tutto... persino due giornate di
lavoro frenetico per produrre
fino a 50 chili di cappelletti.
Non terminiamo col
detto "...e vissero felici
e contenti", ma con
"c’è più gioia nel dare che nel
ricevere". Chiunque lo ha sperimentato
fa esperienza di crescita
autentica, come i bimbi
di questa classe. Sicuramente
la presenza di Tommi è stata e
sarà per loro una scuola di vita,
che li aiuterà a diventare
uomini e donne capaci di accettare
ed accogliere di cuore
quanti incontreranno.
Chi volesse contribuire a questa
raccolta fondi può rivolgersi
direttamente all’economa
dell’Istituto o telefonare
allo 0522.881163.
Sara Bertoletti
Sequestrata merce senza marchio Cee.
11 marzo. Fiamme Gialle in azione: scoperti
numerosi prodotti a uso scolastico, sseetttteeggiioorrnnii relazione extraconiugale tramite chat.
Misterioso rogo di una betoniera, si indaga
a Brescello. 14 marzo: 70mila euro
di fabbricazione cinese, non conformi
di danni. I pezzi di stoffa imbevuti di li-
alle norme di sicurezza Ue (impiego di
quido infiammabile accanto all'auto-
vernici tossiche, difetti di costruzione).
mezzo non lasciano dubbi: incendio do-
Mucca 'pazza' fugge dalla stalla e semiloso.
Ma i proprietari, due coniugi calana
il panico. S. Martino di Guastalla.
bresi, dicono di non saperne nulla.
Protagonista un bell'esemplare di «ros-
Mette annuncio sul web: "Cerco cane
sa reggiana» dell'azienda Benatti. Vani
per fare sesso". Il messaggio compare a
gli sforzi dei proprietari di tranquilliz-
firma di "un maschio di 46 anni, zona
zarla. L'animale 'carica' come una furia
Reggio e Parma". L'Associazione Italia-
chiunque tenti di avvicinarsi. Per evitana
Difesa Animali e Ambiente: "Dere
pericolosi sconfinamenti in strada viene narcotizzata. nunceremo per istigazione al maltrattamento di animali".
Sorpreso con un «tirapugni» in ferro: denunciato. Scandia- Reggiana, disastro veronese: derubata del pullman e sconno:
i buttafuori del «Corallo» bloccano un 22enne reggiano e fitta. 15 marzo: per i granata, domenica nera. Durante la not-
lo fanno arrestare vedendolo calzare l'arma sulle nocche e dite in albergo, prima del match, ladri ignoti si portano via il
rigersi verso la pista da ballo. Secondo gli inquirenti il giova- torpedone della «Gaspari viaggi»: 300mila euro di danni.
ne, indole litigiosa, intendeva usarlo in uno scontro fisico. Spariti anche calzoncini e casacche. Poi la batosta del 2-1.
Delitto di San Martino in Rio, prostitute condannate. 12 Assaltano l'ufficio postale con la ruspa. Reggio, Canalina.
marzo: 24 anni a Fathia Hamidate, 21 a Maria Bessara, accu- Verso l'una di notte malviventi si portano in via Colonna col
sate dell'assassinio (febbraio '06) del loro sfruttatore Abdel- pesante mezzo e, utilizzandone il braccio meccanico, scarmounaim
Tamri, trovato fra i cassonetti sfregiato dall'acido. dinano il «Postamat». Nel frattempo, molti residenti si ac-
Condanna a 18 mesi per il giovane che uccise dopo il rave corgono del rumore affacciandosi alle finestre, ma quelli
party abusivo. Simone Gecchele, 18enne torinese, il 10 ago- continuano 'sfacciatamente' il loro lavoro, caricano il disto
2008 lasciò la golena di Guastalla in stato di alterazione spositivo su un camion e fuggono. Bottino: 60mila euro .
psicofisica da droghe, investendo e uccidendo con l'auto il Ginocchiata nella pancia alla compagna incinta. 16 marzo.
28enne borettese Yuri Benassi, alla guida di uno scooter. Fuori dal Mc Donald's di via Emilia Ospizio viene bloccato un
Luzzara: uccise per gelosia, lei aveva un altro. 13 marzo: il marocchino 42enne mentre picchia selvaggiamente la don-
Pm Salvi chiude l'inchiesta sull'omicidio di Liana An-Nuni, na da cui aspetta un figlio; il bimbo si salverà. Altro caso di
30enne russa. Fu il marito Hicham Nouni (marocchino violenza sulle donne al mercato di via Turri il 17 marzo: bru-
36enne) a ucciderla la notte del 23 agosto 2008, scoperta una tale aggressione di un nigeriano ad una connazionale.

Il Congresso provinciale ha confermato Giuseppe Pagani segretario generale
CISL: OBIETTIVO SOLIDARIETÀ
I temi: crisi economica,unità ed autonomia sindacale
Platea gremita ed ospiti
d'eccezione all'8° congresso
provinciale della
Cisl tenutosi il 16 e 17 marzo e
che ha riconfermato Giuseppe
Pagani alla guida dell'organizzazione
per il prossimo quadriennio.
Parlamentari, amministratori
comunali e provinciali,
futuri candidati all'incarico
di sindaco della città di Reggio,
la segreteria della Cgil con
Mirto Bassoli segretario provinciale,
hanno fatto corona alla
relazione con la quale Pagani
ha dato il via ai lavori congressuali.
Come rapido "antipasto", la visione
di un interessante video
ha proposto ai congressisti dieci
personaggi che, in rappresentanza
del mondo religioso,
economico, imprenditoriale e
sociale parlano della Cisl reggiana
giudicandone il suo muoversi
nel contesto del quadro
che sta delineandosi in periodo
di crisi, anche nella nostra provincia.
Dichiarazioni che, nel
complesso, lasciano trasparire
l'interesse e l'attenzione verso
una Confederazione che in pochi
anni ha saputo ringiovanirsi
attraverso l'aumento degli
iscritti, degli operatori, delle
proprie sedi, e la proposta di essere
un sindacato attivo e rappresentativo
delle diverse problematiche
coinvolgenti tutte
le realtà del territorio.
Sindacato autonomo
dalla politica
Con questi presupposti la
relazione di Pagani ha
tracciato un ampio quadro
dal quale è emersa la capacità
della Cisl reggiana di "umanizzare
l'umano che c'è in noi
senza mai anteporre fedi, culture,
idee politiche" nelle nostre
comunità "soffocate da un individualismo
ossessivo", il che
aggiunge ulteriori valori alla
"nostra esperienza".
Persone con Persone era il tema
del congresso 2009, a conclusione
di un percorso di otto anni
di segreteria caratterizzati
dall'Abitare il futuro (congresso
2001), e Noi Cisl (congresso
2005) alla ricerca di un contributo
nuovo al dibattito sul lavoro
e sulla comunità provinciale,
con l'impegno di "fare
giustizia insieme" per dare dignità
e rappresentanza a coloro
che sono esclusi, emarginati, o
soltanto periferici. Il tutto in to-
Il tavolo della presidenza all'apertura del congresso provinciale della
Cisl, il 16 marzo scorso. Da sinistra: Margherita Salvioli, membro della
segreteria territoriale, Romano Lentini, 88 anni, memoria storica della
Cisl reggiana, e Giuseppe Pagani, riconfermato segretario generale.
tale autonomia dai poteri politici
e dai poteri forti.
Il discorso di Pagani si è poi addentrato
nell'analisi della crisi
che stiamo vivendo, che potrà
concludersi - a detta dell'oratore
- in una svolta etica e nella
comprensione dei cambiamenti;
decisiva per definire una linea
riformista che interpreti la
modernità e le trasformazioni.
Basta, quindi, con le imposta-
zioni che interpretano la società
attraverso vecchi modelli e
paradigmi del secolo scorso. È
necessario cogliere l'occasione
dei cambiamenti in atto, per riflettere
sulle questioni che stanno
a cuore sia ai lavoratori che
alle famiglie ed alle imprese reggiane,
colpite dall'attuale situazione
economica.
Sabato 14 marzo, alla mattina, è stata inaugurata, nei
pressi dell'Ospedale Santa Maria Nuova, in via Quattro
Giornate di Napoli, alla presenza del Vescovo Ausiliare
Lorenzo e del sindaco Delrio, la nuova sede
della Casa di accoglienza dell'associazione Cilla. L'organizzazione,
che conta anche una casa a Correggio, è attiva
dal 2002 ed ha ospitato finora più di 2.000 persone, parenti
di ammalati ricoverati nei luoghi di cura della città, e che
si trovano non solo in particolari difficoltà logistiche ed
economiche, ma anche di comunicazione con i sanitari.
Al taglio del nastro sono intervenuti Salvatore Albanese,
presidente di Cilla, Ivan Trenti, direttore generale dell'A-
Società & Cultura 21 marzo 2009 13
Un forte richiamo
all’unità sindacale
Èpoi seguita la narrazione
della sofferenza sulla
contrattazione collettiva
nazionale, sfociata nel dissenso
della Cgil che, nello scorso mese
di gennaio, si è sfilata dall'accordo
che persegue l'obiettivo
di una puntuale e precisa difesa
dei salari. "Solo la Cgil non fir-
I NUMERI DELLA CISL REGGIANA
Iscritti: 37.000
Sedi e recapiti: 28
Media annua
contatti Caaf:
50.000
Pratiche di
Patronato: 13.000
Contratti addette
alla compagnia:
1.000
Istanze di
regolarizzazione
del lavoro di
immigrati
presentate: 4.000
ma - dice Pagani -; è un accordo
separato o piuttosto è la Cgil
che si è isolata dagli altri, da tutti?".
A detta di Pagani, se non si
supera l'impasse di questa divisione,
cadono tutte le prospettive
per il lavoro italiano al di
fuori dell'unità delle organizzazioni
sindacali. Non è infatti accettabile
che il bipolarismo po-
litico si trasferisca anche nei
rapporti fra i sindacati, creando
una sorta di bipartitismo sociale;
la rottura odierna rappresenta
un aspetto di maggior
gravità, per la sua ricaduta sulle
famiglie, causa anche l'inadeguata
azione messa in campo
dal Governo. Né si può chiedere
alla Cisl di modificare la
propria azione in base alle caratteristiche
politiche dell'interlocutore,
perché "non intraprenderemo
iniziative di lotta
contro una maggioranza di Governo.
I governi infatti si cambiano
con le elezioni; la Cisl è
un sindacato - ha detto ancora
il segretario provinciale della
Cisl - che vuol fare il proprio dovere
come sindacato".
Di conseguenza dev'essere riconosciuto
il ruolo di difesa
svolto nel mondo del lavoro e
non è accettabile che gli insulti
e le provocazioni dipingano la
Cisl stessa come traditrice dei
lavoratori. La stessa proposta
di referendum, irricevibile (in
democrazia occorrono regole
condivise), oltre a dividere i lavoratori,
si trasformerebbe in
un giudizio sulle organizzazioni
sindacali, caricato di strumentalizzazioni
diffuse a piene mani
nel mondo del lavoro.
L’impegno della Cisl
oltre le difficoltà
Se anche la tempesta politico-sindacale
non accenna
a placarsi, Pagani ha dichiarato
l'impegno della Cisl -
nonostante le ostilità che la bersagliano
(o di qua con Berlusconi
o di là con il centro sinistra) -
a mantenere accesa la fiammella
della solidarietà, dei diritti e
delle tutele in un mondo completamente
trasformato.
Alla sua relazione, lungamente
applaudita, hanno fatto sèguito
i messaggi di saluto del sindaco
di Reggio Emilia Graziano Delrio
e della presidente della Provincia
Sonia Masini e quindi i
numerosi interventi dei delegati
che hanno vivacizzato il congresso
durante due lunghe ed
impegnative giornate.
Al termine dei lavori il congresso
ha riconfermato il mandato
di segretario generale a Giuseppe
Pagani. Margherita Salvioli e
Michele Del Fabbro restano
confermati come membri della
segreteria territoriale Cisl.
CILLA. In via Quattro Giornate di Napoli, a Reggio, inaugurata sabato 14 marzo la nuova sede
15 POSTI PER OSPITARE PARENTI DI AMMALATI
Pietro Ferri
Al tavolo, da sinistra:
Ivan Trenti, direttore
generale dell'Azienda
ospedaliera di Reggio
Emilia, Riccardo Mammi,
responsabile reggiano di
Cilla; Graziano Delrio,
sindaco di Reggio Emilia;
Salvatore Albanese,
presidente nazionale di
Cilla. Nella foto di
destra, il Vescovo
Ausiliare monsignor
Lorenzo Ghizzoni
benedice i nuovi locali.
zienda Ospedaliera di Reggio Emilia e Antonella Spaggiari,
presidente della Fondazione Manodori, ente sempre
sensibile a iniziative di questo genere. Il Vescovo Lorenzo,
benedicendo i locali della nuova sede che possono ospitare
fino a 15 persone, ha sottolineato l'importanza di questo
servizio, teso a dare una mano a persone che si trovano
di fronte a grandi difficoltà che spesso sconvolgono in
maniera crudele la vita delle persone. Certamente l'accoglienza
approntata da casa Cilla fornisce loro un importante,
nuovo motivo di speranza per il futuro.
Giuseppe Maria Codazzi
INFORMANZIANI
Rubrica della F.N.P.
Federazione
Nazionale
Pensionati
CISL
a cura di Pietro Ferri
pietro.ferri@cislreggioemilia.it
Donne in pensione a 65 anni?
No, grazie
Non concordiamo sulla proposta del Governo (ovvero su
una delle solite ed estemporanee uscite del ministro Brunetta)
di aumentare, seppur gradualmente, l’età pensionabile
per le donne in servizio presso le amministrazioni
pubbliche. Vi diciamo anche il perché: è inammissibile,
innanzi tutto, che l’Esecutivo decida unilateralmente
sulla specifica materia previdenziale, senza aprire un
confronto con le organizzazioni sindacali. Secondariamente
perché la materia del pensionamento è soggetta a
regole non sovvertibili con iniziative improvvisate capaci
di portare scompiglio nel piccolo bagaglio di certezze
che ognuno si crea, disegnando il proprio futuro.
L’irruenza di Brunetta è stata in parte frenata dal ministro
del Lavoro Maurizio Sacconi, dopo le proteste dei sinda-
cati. Attualmente l’Inpdap stabilisce che il requisito per la
pensione di vecchiaia è fissato, per le lavoratrici, al compimento
del 60° anno d’età, prolungabile al 65° solo su richiesta
volontaria delle interessate.
La proposta del Governo invece, aumenta l’età pensionabile
delle lavoratrici pubbliche attraverso l’istituzione
di 5 gradini che, ogni due anni, aumentano i requisiti per
la soglia di accesso. E così dal 2010 occorreranno 61 anni,
che diventeranno 62 nel 2012, 63 nel 2014, 64 nel 2016,
65 dal 1° gennaio 2018. Al Governo, che ribatte alle critiche
tirando in ballo la richiesta dell’Ue, secondo cui la
spesa previdenziale italiana è superiore alla media europea,
risponde il segretario generale di Fnp-Cisl Antonio
Uda, ricordando che se in Italia si fosse divisa la spesa assistenziale
da quella previdenziale il nostro Paese non solo
rientrerebbe nella spesa media europea ma, anzi, registrebbe
un costo inferiore di tre punti.
La stessa Europa ammette che in questi ultimi due anni
la spesa pensionistica italiana cresce meno delle medie
degli altri Paesi, grazie anche all’accordo del 2007 (governo
Prodi) che ha portato l’Inps a registrare l’avanzo record
di 11,2 miliardi di euro. Ma ciò che importa oggi è il mantenimento
dei criteri di accesso alla pensione di vecchiaia,
che garantiscano uguaglianza alle lavoratrici, siano
esse pubbliche o private.
Giova anche ricordare che per moltissime donne il pensionamento
precoce è imposto, a volte, da particolari
condizioni familiari, dalle cure per i figli e per gli anziani.
In altri termini, bisognerà che il Governo intervenga innanzitutto
sui fattori che permettono la conciliazione dei
tempi vita-lavoro, potenziando la rete degli asili nido e
l’assistenza domiciliare per gli anziani. Dopo di che, si
potrà parlare di aumento dell’età pensionabile come prospettiva
valutabile in un futuro – non certo roseo – per
chi, abbandonando il lavoro, potrà contare su una pensione
calcolata esclusivamente sui versamenti previdenziali
e non sulle retribuzioni. Il che produrrà risultati di
gran lunga inferiori alle più ottimistiche aspettative.
Tassa di solidarietà: siamo d'accordo
La Cisl è d’accordo e sostiene con forza la proposta del segretario
del Pd, Dario Franceschini, d’inserire una "tassa
di solidarietà" sui redditi più alti per sostenere quelli più
bassi. Lo ha detto a Sky Tg24 Raffaele Bonanni, segretario
generale della Cisl. "Sono d’accordo perché ci sono
persone che non riescono a sbarcare il lunario e le condizioni
di vita si sono ristrette. Dare un segnale d’attenzione
è sempre giusto". "La sosteniamo con forza – ha
aggiunto Bonanni – ma occorre anche dire che bisogna ripristinare
la progressività, attraverso la tracciabilità delle
spese di chi non ha la ritenuta alla fonte".
Il coraggio di ricominciare
Il ministro Sacconi
Nell’ambito delle iniziative di Primavera Donna patrocinate
dal Comune di Reggio, il Coordinamento Donne Fnp
propone, mercoledì 25 marzo alle 15.30, presso il Centro
servizi Cisl di via Turrri (sala Simonazzi) un incontro sul
tema "Donne: il coraggio di ricominciare".
L’incontro prevede alcune testimonianze di donne che,
dopo un periodo difficile della loro vita, racconteranno
come siano riuscite, con coraggio, fede e speranza, a riprendere
un nuovo percorso. La conduzione dell’evento
è affidata a Margherita Salvioli, responsabile delle politiche
sociali della Cisl e coordinatrice regionale delle donne.
L’ingresso è libero.

14
AGENDA DEL VESCOVO
AGENDA DELL’AUSILIARE
21 marzo 2009
Da venerdì 20 a domenica 22 marzo
Il Vescovo compie la visita pastorale nella parrocchia
di Sant'Antonio.
Sabato 21 marzo
Alle 16.30, nella parrocchia di Sant'Antonio il Vescovo
incontra gli educatori e alle 20 in Sant'Anselmo
incontra le famiglie della Zona di Sant'Antonio-San
Luigi-Sant'Anselmo.
Domenica 22 marzo
Alle 17.30, nella parrocchia di Sant'Antonio il Vescovo
incontra i giovani delle Superiori e alle 19 in
San Luigi incontra i giovani Universitari e Lavoratori
della Zona di S.Antonio-S.Luigi-S.Anselmo.
Lunedì 23 marzo
Alle 20.30, a San Luigi Gonzaga, nell'ambito della
Visita pastorale, il Vescovo incontra i cresimandi
delle parrocchie di S. Luigi e Sant'Anselmo.
Martedì 24 marzo
Alle 15.30, in Vescovado, mons. Caprioli e mons.
Ghizzoni incontrano i Vicari episcopali e i direttori
degli Uffici pastorali per la verifica a metà dell'anno
pastorale (l'incontro previsto per il 10 marzo
era stato rinviato a motivo della partecipazione dei
Vescovi alle esequie del Vescovo emerito di Parma).
Alle 21.00, in Cattedrale, nella vigilia della solennità
dell'Annunciazione, il Vescovo e l'Ausiliare partecipano
all'incontro di preghiera e testimonianza
Da un SÌ nasce speranza, promosso dall'Ufficio di
pastorale familiare, dal Centro Aiuto alla Vita e dall'Azione
Cattolica.
Mercoledì 25 marzo
Nel pomeriggio e nella sera, presso il Centro diocesano
di spiritualità a Marola, il Vescovo partecipa
al quarto e ultimo ritiro quaresimale con i presbiteri
e i diaconi.
Giovedì 26 marzo
Nel pomeriggio e nella sera, il Vescovo compie la
Visita pastorale nella parrocchia di Sant'Anselmo.
Venerdì 27 marzo
Nel pomeriggio e nella sera, compie la Visita pastorale
nella parrocchia di San Luigi Gonzaga.
Dal pomeriggio di sabato 28
al pomeriggio di domenica 29 marzo
Il Vescovo conclude la Visita pastorale alle comunità
di Sant'Anselmo e San Luigi.
Sabato 21 marzo
Alle 9, presso l'Abbazia di Marola, mons. Ghizzoni
porta il saluto della Diocesi al Convegno nazionale
per gli 850 anni della pergamena dei monaci di
Marola, la prima che parla del "formadio", ovvero
il prodotto divenuto noto come Parmigiano Reggiano.
Alle 16, presso la Sala conferenze del Museo Diocesano,
mons. Ghizzoni partecipa all'incontro di
presentazione del volume Matilda di Canossa. Vita
di una donna che trasformò la storia di Michèle
K. Spike, presenti l'Autrice e l'Abate Dom Michael
John Zielinski, vicepresidente della Pontificia
Commissione per i Beni Culturali della Chiesa.
Domenica 22 marzo
Alle 16.30, nella Basilica B. V. della Ghiara, l'Ausiliare
presiede la celebrazione eucaristica della IV
Domenica di Quaresima, con il rinnovo del mandato
ai ministri straordinari della Santa Comunione
in occasione della loro XXX Assemblea plenaria.
Alle 18, presso la chiesa di Canali, a conclusione
del ritiro spirituale dei catecumeni, presiede il rito
di iscrizione del nome dei catecumeni che hanno
concluso la preparazione nella comunità ghanese.
Mercoledì 25 marzo
In mattinata, a Cervarezza, incontra i sacerdoti del
Vicariato 10 di "Santa Maria Maddalena".
Nel pomeriggio, presso il Centro Diocesano di spiritualità
a Marola, l'Ausiliare guida il quarto ed ultimo
ritiro quaresimale dei preti e dei diaconi sul
cap. 2° della Lettera ai Filippesi.
Giovedì 26 e venerdì 27 marzo
Nel pomeriggio di giovedì e nella mattinata di venerdì,
a Roma, mons. Ghizzoni partecipa al Corso
di aggiornamento presso la Pontificia Università
Gregoriana.
Venerdì 27 marzo
Alle 21, nella parrocchia di San Luigi Gonzaga a
Reggio, l'Ausiliare partecipa all'assemblea parrocchiale
in occasione della Visita pastorale.
Sabato 28 marzo
Alle 9.30, in Curia, l’Ausiliare partecipa all'incontro
della Commissione Diocesana per l'Architettura e
le Arti per la Liturgia e i Beni Culturali.
Domenica 29 marzo
Alle 11, a Sant'Antonino di Casalgrande, l'Ausiliare
presiede la celebrazione eucaristica della V Domenica
di Quaresima.
La Settimana
IL SANTO DELLA SETTIMANA
23 marzo
Beata Annunciata Cocchetti, vergine
Rovato (BS), 9 maggio 1800 - 23 marzo 1882
Fondatrice delle Suore Dorotee di Cemmo, madre
Annunciata Cocchetti nacque a Rovato (Brescia) il 9
maggio 1800; a sette anni rimase orfana dei genitori
e fu la nonna paterna a prendersi cura di lei, non facendole
mancare affetto e cure, educandola a grandi ideali.
Le furono direttori e guide spirituali nella crescita umana
e cristiana i sacerdoti della parrocchia e in particolare
don Luca dei Conti Passi. A 17 anni aprì nella sua casa
una scuola per le fanciulle povere del paese. A 22 anni si
diplomò maestra divenendo la prima insegnante della
scuola femminile di Rovato; in quel periodo ebbe l'occasione
di incontrare la beata Maddalena di Canossa, intenta
a realizzare l'idea di apertura di una casa della sua
Congregazione nella zona bresciana; Maddalena intuì che
la giovane Annunciata era destinata ad un cammino diverso
e glielo predisse.
Nel 1824, quando aveva 24 anni, le morì la nonna e lo zio
Carlo, tutore degli altri tre fratelli orfani, uomo di affari e
di politica, si trasferì a Milano. Dopo poco anche Annunciata
lo raggiunse ma, pur acquisendo nuove esperienze,
non rinunciò alla sua vocazione che ormai era sempre
più chiara, sin da quando
aveva chiesto alla beata Maddalena
di Canossa di entrare
fra le sue figlie. Nel 1831 lasciò
Milano e andò a Cemmo
in Valcamonica, seguendo la
guida di don Luca Passi. Lì
c'era una scuola aperta dalla
nobile Erminia Panzerini,
che fin dal 1821 con alcune
pie donne la gestiva nello spirito
dell'Opera di S. Dorotea;
ma l'istituzione non aveva
successo: Annunciata Cocchetti si mise al fianco della
Panzerini come maestra, incrementando le iniziative scolastiche
e di assistenza alle giovani.
Fu fedele collaboratrice per dieci anni, obbediente ed
attiva verso la direttrice della scuola che amò e stimò,
nonostante la profonda diversità di temperamento e
mentalità; divenne madre e maestra per tutte le ragazze
della valle, desiderose di istruzione e di educazione.
Nel 1842 la Panzerini morì e lei si ritenne libera per la vita
religiosa; si trasferì a Venezia vestendo l'abito religioso
delle Suore Dorotee, appena fondate da don Luca Passi;
nell'ottobre dello stesso anno ritornò a Cemmo con altre
due religiose fondandovi praticamente l'Istituto, emettendo
nel 1843 i voti.
Per 40 anni fu l'apostola della Valcamonica, donna di spiritualità
pratica e robusta, eccelse per spirito di preghiera
e per zelo ardente della salvezza della gioventù. Ogni
domenica, con ogni tempo girava per le parrocchie dei
paesi vicini, raggiungendole a piedi, dove l'attendevano le
animatrici dell'Opera di S. Dorotea. Pur muovendosi nello
spirito dell'Opera di S. Dorotea, di cui fu convinta apostola
in tutta la Valle, impresse al suo Istituto una fisionomia
tutta propria, istituendo sin dal 1853 a Cemmo un
noviziato proprio, sviluppandolo in modo autonomo e
diffondendosi anche fuori d'Italia. Alle sue figlie lasciò
l'esempio di una vita piena di fede viva, di preghiera, di
zelo operoso. Morì a 82 anni il 23 marzo 1882. Il suo corpo
riposa dal 1951 nella casa santificata dalla sua presenza
a Cemmo. È stata beatificata da papa Giovanni Paolo
II il 21 aprile 1991.
Redazione: Reggio Emilia - Viale Timavo, 93
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e-mail: laliberta@libero.it www.laliberta.info
Antonio Borrelli
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Chiuso in redazione alle 18.00 di mercoledì 18 marzo 2009
Tiratura del 14 marzo 2009: 5.100 copie
UNO SGUARDO ALLE LETTURE
22 marzo 2009
IV Domenica di Quaresima
1 a lettura: 2 Cr 36,14-
16.19-23 - Con l’esilio e la
liberazione del popolo
si manifesta l’ira e la
misericordia del Signore.
Dal salmo 136: Il ricordo
di te, Signore,
è la nostra gioia.
2 a lettura: Ef 2,4-10
Morti per i peccati, siamo
stati salvati per grazia.
Vangelo: Gv 3,14-21
Dio ha mandato il Figlio
perché il mondo si salvi
per mezzo di lui.
Le parole chiave delle letture di questa quarta domenica
di Quaresima sono misericordia e amore. La
prima lettura presenta il brano conclusivo dei libri
delle Cronache, dove viene riassunta teologicamente la
storia del regno di Giuda: i culti idolatrici prendono il sopravvento,
contaminando il tempio di Dio e disattendendo
il patto stipulato con Lui.
A questa grave infedeltà del popolo, Dio risponde con premure
e amore fedele. Per far giungere il popolo alla salvezza
dovrà fargli vivere l'esperienza della sofferenza, la
distruzione del tempio, l'esilio. In questo brano inoltre il
riferimento alle parole dei profeti ci mostra la fedeltà di
Dio che opera sempre in un piano di salvezza, che chiede
all'uomo accoglienza e collaborazione.
Nella seconda lettura l'apostolo Paolo ci presenta il disegno
di salvezza operato dal Signore, il quale desidera incontrarci
con il Suo amore e la Sua grazia. Gesù, assumendo
un corpo simile al nostro con la Sua morte, vince
la nostra morte e con la redenzione ci apre alla vita.
Attraverso questo dono ogni opera umana può trovare il
suo significato più autentico permettendo all'uomo di
sentirsi nuova creatura.
Nel brano del vangelo Gesù rivela la Sua identità e il futuro
che lo attende, la missione ricevuta dal Padre e il Suo
esito tra gli uomini. Vediamo come Gesù paragona se stesso
al serpente di bronzo che Mosè aveva utilizzato per
mettere in salvo da morte certa il popolo peccatore.
Il serpente rappresenta la morte ma anche il suo rimedio.
Notiamo come Gesù sulla croce, posto come maledetto,
rappresenti il punto più alto dell'ignominia e nello stesso
tempo l'apice della Sua gloria.
Dobbiamo allora domandarci: come posso corrispondere
a tanto amore? Allora, ci accorgeremo
che molte volte non siamo stati fedeli alla sua amicizia.
Molte volte abbiamo interrotto il rapporto personale
di amore tra noi e Lui. Molte volte abbiamo tradito l'amore.
Ognuno di noi desidera la vita, ma l'effettiva realtà
della morte ci circonda; per far sì che la vita cresca è necessario
inserirsi nella fonte della vita che ci è data da Cristo.
Questo tempo di Quaresima, in cui possiamo approfondire
il nostro dialogo con Gesù, può acquistare un significato
nuovo, se non distogliamo il nostro sguardo dalla croce;
in noi vivificherà la testimonianza dello Spirito e in noi ci
saranno lacrime di pentimento e di gioia.
L'amore del Padre che dona il Suo Figlio per la salvezza di
ogni uomo ci invita a credere in Gesù; lasciamoci dunque
amare da Dio, sarà il modo migliore per affrettarci con fede
viva e generoso impegno a celebrare la Pasqua di Cristo.
Stefano Manfredini (seminarista)
LA A LIBERTÀ LIBERTÀ
VIGILATA VIGIL
dalle pagine di 50 anni fa
"Sincero plauso per il Vescovo di Felina": è il titolo che, su
"La Libertà" del 21 marzo 1959, presenta un articolo del direttore
su un incontro tenuto agli amministratori civici dal
reggiano monsignor Sergio Pignedoli, arcivescovo ausiliare
di Milano, nella Sala Borsa della Camera di Commercio.
Una corrispondenza da Rubiera di don Wilson Pignagnoli
racconta di Arnaldo Degoli, titolare del "più celebre ristorante
della provincia".
A livello ecclesiale, due le notizie importanti. La prima: ricorrono
i vent'anni dalla consacrazione episcopale di monsignor
Socche (avvenuta il 19 marzo 1939). La seconda:
monsignor Angelo Zambarbieri (al centro della foto, con a
fianco i genitori ed i due fratelli, sacerdoti orionini) è stato
eletto vescovo ausiliare di Guastalla, al fianco del vescovo
Giacomo Zaffrani, infermo, con diritto di successione.

La pagina dei Lettori 21 marzo 2009 15
In questa pagina ospitiamo lettere, opinioni o contributi dei lettori, purché non inviati anche ad altri giornali. Scritti eccedenti le 1.500 battute potrebbero non trovare spazio o essere necessariamente
tagliati. NON VERRANNO IN OGNI CASO PUBBLICATE LETTERE NON FIRMATE. Recapiti per scriverci: viale Timavo 93, 42100 Reggio Emilia; fax 0522.434058; e-mail: laliberta@libero.it
Fiocco azzurro
Domenica 15 marzo 2009 è nato
Raffaele Cirillo
Rallegramenti alla mamma, Chiara Morani,
e a papà Michele, collaboratore di Radio Pace
Redazione Reggiana e dei Servizi televisivi diocesani.
Al piccolo Raffaele il più affettuoso benvenuto
anche dalla famiglia de “La Libertà”.
LAUREA
La comunità parrocchiale di Rio
Saliceto e l’Unione Campanari
Reggiani all’amico IVAN GALIOTTO
esprimono la loro gioia e le loro congratulazioni
per la Laurea in Economia
e Commercio recentemente e brillantemente
ottenuta presso l’Università
di Modena e Reggio Emilia.
LAVORO: FEMMINILE PLURALE
Sull’età pensionabile
vaporosa «parità»
La proposta che il Governo discuterà con le parti sociali
prevede che le donne nel settore pubblico vadano in
pensione come gli uomini a 65 anni. Questo per una
questione di parità tra uomo e donna e per le richieste della
Ue. La prima osservazione riguarda il fatto che posticipando
l'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego verrebbe
ancora compromessa la possibilità per le generazioni giovani
di accedere al mondo del lavoro. Si pensi all'insegnamento, in
cui è numericamente molto forte la presenza femminile. Stuoli
di laureati aspettano un'opportunità, mentre magari insegnanti
che da più di 30 anni sono nella scuola desidererebbero
passare il testimone.
Ma poi di quale parità parliamo? Senza voler togliere nulla all'insostituibile
ruolo maschile, sappiamo tutti che l'impegno
di cura della famiglia, dei figli e degli anziani è ancora oggi soprattutto
svolto dalle mogli, dalle madri, dalle nonne.
Quindi le donne - oltre che del lavoro e della professione - si
occupano in modo concreto della vita familiare, svolgendo
una funzione sociale insostituibile, soprattutto per la tenuta
dei legami familiari e del tessuto sociale.
Non riconoscere di fatto questo doppio lavoro e questo
duplice impegno, svolto con inevitabile fatica ma
encomiabile dedizione, vuol dire non guardare in
faccia la realtà e parlare quindi di una parità teorica e astratta,
che di fatto penalizzerebbe le famiglie.
Sappiamo che la realtà familiare oggi è complessa, i figli spesso
restano in casa in cerca di un lavoro stabile, all'interno delle
famiglie la presenza degli anziani costituisce un impegno
importante, di cura e di attenzione, che non può sempre essere
delegato a figure esterne. Le nonne se possono si occupano dei
nipoti e forniscono un ausilio importante anche per chi manda
i bambini al nido o alla scuola dell'infanzia. Questo impegno
quotidiano è svolto con un valore aggiunto che nessuna
struttura o servizio sociale può offrire. Proprio perché si tratta
della cura dei propri figli, dei propri genitori o nipoti ed è
quindi una risorsa oltre che un bene sociale.
Certo, ci sono anche donne che non hanno impegni di cura e
che non desiderano lasciare il loro impegno lavorativo.
Lasciamo quindi a tutte la possibilità di scegliere se restare al
lavoro o se andare in pensione, una volta raggiunti i requisiti
necessari, in base a situazioni concrete personali e familiari.
Si dimostrerebbe così di comprendere un problema vitale
per la nostra società, cioè la tenuta di una realtà umana come
la famiglia, in cui la presenza femminile è non solo necessaria
ma anche insostituibile.
Stefania Di Raimo
Sindacato delle famiglie di Reggio Emilia - sidefre@libero.it
Il Papa amareggiato ci richiama all’unità
C
aro direttore,
nella lettera del Papa a tutti vescovi
della Chiesa Cattolica, Benedetto
XVI sottolinea l'incomprensione
del suo atto di misericordia verso i quattro
vescovi lefebvriani.
Amaramente il Papa nota di essere stato
più capito da alcuni ebrei che da certi suoi
figli. È proprio vero: da tempo avvertiamo
una sottile distanza in alcuni settori della
Chiesa dallo spirito che muove le decisioni
del Papa. Il Papa manifesta ancora una
volta l'accorata sollecitudine del Padre che
vuole guidare la Chiesa verso un nuovo capitolo
della sua missione.
"La fede è nel pericolo di spegnersi, come
una fiamma che non ha più nutrimento".
"Dio sparisce dall'orizzonte degli uomini",
e così l'umanità cade in una totale mancanza
di orientamento".
Una discutibile
cittadinanza onoraria
È stata attribuita (pur con
contrasti) la cittadinanza onoraria
di Firenze al signor Englaro.Non
entro nel merito.
Trovo strano tuttavia che nessuno
abbia pensato di concedere
una cittadinanza onoraria o
richiedere al presidente della Repubblica
un'onorificenza "al
merito" per le Suore di Lecco che
per 17 lunghi anni giorno e notte
hanno amorevolmente assistito
e curato la povera Eluana.
Molte onorificenze sono state
concesse per molto meno.
Luigi Pecchini
Montecchio Emilia
Perché non si proietta
"Katyn"? Merita
Caro direttore,
il 10 marzo è stata inviata all'Amministrazione
comunale di
Reggio, via e-mail, una lettera
aperta per promuovere la proiezione
(nelle sale a gestione comunale
"Rosebud" e "Nuovo
Corso", ndr), di un film molto
bello, di forte denuncia degli orrori
del comunismo in Europa,
film che in Italia non passa nella
distribuzione.Ecco alcuni passi
della lettera: «Abbiamo appreso,
con una certa sorpesa, dagli
organi di informazione (vedi in
particolare "Avvenire" dell'8
marzo) che la pellicola "Katyn"
di Andrzej Wajda - nella sua versione
integrale non mutilata
dalla censura comunista - è stata
programmata per pochi giorni
in solo 12 città italiane (due
proiezioni a Milano, una a Firenze,
tanto per fare un esempio)
per poi scomparire dalla
distribuzione. Al riguardo va ricordato
che la pellicola di Wajda
(il cui padre fu tra le stesse vittime
di Katyn) rievoca il massacro,
avvenuto nell'omonima località,
di circa 22 mila ufficiali e sottufficiali
polacchi per ordine di Stalin,
intenzionato ad eliminare
buona parte della classe dirigente
e dell'intellighentia della Polonia
al fine di favorire il processo
di sovietizzazione del Paese.
Riteniamo che la proiezione del
film rappresenti un doveroso tributo
alla verità della storia che
si cerca di occultare, ancor oggi
a tanti anni di distanza da quei
tragici eventi, attraverso la censura
della distribuzione cinematografica
ed un omaggio alle vittime
di uno degli episodi più
brutali e vergognosi della Seconda
Guerra Mondiale, un episodio
che si dovrebbe pure ricordare
anche nelle celebrazioni
del prossimo 25 aprile. (...)
Riteniamo che anche la semplice
visione di "Katyn" possa contribuire
al civile moto di recupero
di una memoria storica capace
di unire nella verità le nuove
e le vecchie generazioni».
Luigi Bottazzi
circolo G. Toniolo - Reggio Emilia
Intacca il portafoglio,
ma è una crisi di valori
Caro direttore,
per decenni siamo vissuti in
un sistema economico basato
sull'idea che la gente doveva essere
invogliata a spendere anche
il denaro che non riusciva a
guadagnare. Il consumismo ha
continuato a creare sempre falsi
bisogni, inducendo le persone a
soddisfarli ricorrendo al credito.
Siamo entrati in un periodo di
grave difficoltà economica che
sta sconvolgendo molte di quelle
certezze a cui eravamo abituati.
Ciò nasce da una crisi di
valori che ha investito tutti, dalla
ricerca sfrenata del profitto
che ha messo in secondo piano il
profondo significato del lavoro
umano.
I sintomi di difficoltà si evidenziano
anche nella nostra
provincia; ne è testimone la Caritas,
a cui si presenta un accresciuto
numero di famiglie.
Un uomo saggio costruisce la
propria abitazione sulla pietra;
sulla sabbia costruisce chi investe
solo sulle cose visibili, sul successo,
sul denaro.
Paolo Pagliani
Banche e Costituzione
Caro direttore,
sinceramente non capisco tutta
questa polemica sul controllo
delle banche; articolo 47 della
Costituzione Italiana:
"La Repubblica incoraggia e
tutela il risparmio in tutte le sue
forme; disciplina, coordina e
controlla l'esercizio del credito".
In queste poche ma chiare righe,
è spiegato tutto.
Cordiali saluti.
Gianni Furlani
Storia rubierese
nel segno di Matilde
Benedetto XVI all'Angelus del 15 marzo.
Il paese di Rubiera è l'antica
Corte de Herberia (tale nome deriva
dal celtico er-beria, vale a
dire in mezzo alla pianura).
Nel 696 il Monastero del S. Salvatore
di Pavia possedeva una
terza parte della Corte, con una
cappella dedicata a S. Faustino,
che nel 980 divenne Plebana del
Vescovo di Reggio (a quei tempi
padroni probabilmente anche
delle altre due parti). Nel 1033 la
Corte di Rubiera venne usurpata
da Adalberto Marchese di Toscana,
che volle assegnarla al
Monastero di Castiglione: quando
il Marchese di Toscana passò
ai Canossa, di costoro fu pure la
Corte di Rubiera. Al centro della
Corte doveva già essere stato edificato
un Castello.
Al tempo delle lotte tra Matilde
ed Enrico IV, questo riuscì a
conquistare Rubiera; poi la Contessa
lo riebbe e lo sottopose alla
custodia dei suoi capitani. Dal
1099 diventa nota la famiglia
dei Da Herberia: alcuni suoi
componenti sono presenti ad un
"placito" di Matilde. Alla morte
della Contessa si ripresentarono,
pretendendo la Corte di Rubiera,
i superiori del Monastero del S.
Salvatore: il papa Eugenio III risolvette
la questione concedendo
ad essi la metà dei beni della
Corte medesima, affidando la
parte restante al Vescovo di Reggio.
A Rubiera esisteva pure un
mulino, di cui si ha memoria
sin dal 1070, anno in cui Matilde
ne fece dono al Monastero
delle Monache di S. Raffaele di
Reggio.
Ecco riassunta una pagina di
storia rubierese (da "Un viaggio
nel passato", pubblicato su un
giornale del Comune di Rubiera),
legata alla straordinaria vita
della Contessa Matilde di Canossa.
Bernardetta Iori
Giudizio positivo sul piano
del Governo per l'edilizia
In questo Paese il fardello della
burocrazia che ogni cittadino
sopporta è asfissiante, tanto più
in un momento di crisi come
questo e quindi ben vengano
tutte le iniziative che vanno nella
direzione di sfoltire e semplificare
controlli e controllori.
In un settore come quello dell'edilizia,
che è un volano straordinario
di sviluppo economico e
che in questo momento ha subìto
un preoccupante rallentamento
per effetto della crisi,
questa che si appresta ad approvare
il Governo è un'iniziativa
positiva che può dare spinta ed
energia ad un settore che, di ri-
Cav. PROSPERO VECCHI
Come non ricordare lo sgomento di
Paolo VI in un altro tempo, ma con
la stessa sofferenza, verso l'incomprensione
di settori della Chiesa, preoccupati
di non dispiacere al mondo? Il Papa
desidera che l'uomo del nostro tempo possa
aprirsi a quegli orizzonti che possono illuminare
il cammino e permettere di affrontare
i drammi del dolore, della morte,
della solitudine, ma anche che permettono
di gioire della creazione e degli altri doni di
Dio. Benedetto XVI non teme di mostrare il
suo cuore ferito,ma non vuole rassegnarsi al
male. Non ha comandamenti da imporre o
censure da operare: vuole indicare ai cristiani
il dovere di testimoniare anche attraverso
la loro unità il volto di quel Dio che li
ha scelti. Non c'è Cristo senza Chiesa!
Maurizio Rizzolo
flesso, produce tantissime opportunità
ed energie.
Un ulteriore segnale positivo si
riscontra nella promozione dell'istituto
della premialità riservata
a chi passa a soluzioni abitative
puntando sul risparmio
energetico.
Siamo convinti, come Confartigianato,
che bisogna incentivare
chi realizza oggi un'edilizia
con un forte risparmio energetico.
Non dobbiamo perdere l'occasione
di cogliere questa opportunità,
positiva sul piano
tecnologico ed ambientale.
Tutto quello che contribuisce a
mettere in moto l'economia è
positivo; è importante, inoltre,
pensare anche alle tante opere di
manutenzione ordinaria, asfalti
stradali, ristrutturazioni negli
edifici pubblici, che potrebbero
essere realizzate a breve, come
previsto anche dal pacchetto
presentato dal Comune di Reggio
Emilia, specialmente se a
queste iniziative si associa la
possibilità di accesso al credito
in modo facilitato per i fornitori
pubblici.
Per favorire la ripresa del volano
dell'economia bisogna
mettere in campo al più presto
tutte le risorse disponibili, quindi
nei casi dei Comuni più virtuosi
bisogna rendere più flessibile
il patto di stabilità, il che significa
mettere in circolazione
immediatamente delle risorse
aggiuntive.
Rodolfo Manotti
presidente Confartigianato Imprese
Gianni Vezzani
presidente Confartigianato Federimpresa
Reggio Emilia
MARIA VECCHI
I figli ricordano insieme il papà Cav. Prospero Vecchi, nel 17° anniversario
della sua morte (avvenuta il 26 marzo 1992), e la mamma signora
Maria Vecchi, che è tornata alla Casa del Padre il 6 gennaio 2007.

Ha svolto incarichi di grande
resposabilità e delicatezza, monsignor
Prospero Simonelli; ma questo
non gli ha mai impedito di essere semplice
e sereno come un bambino, amante delle
scampagnate (foto 1) e degli scherzi fin
da studente (foto 4), imperturbabile (anzi,
sorridente sotto i baffi) se i suoi studenti del
Liceo Clasico gli scrivevano “don Pedana”
sulla lavagna (foto 2) o se mettevano il suo
cappello a un asino (foto 3). Grandissima,
poi, l’allegria con gli studernti universitari
(foto 6) e altrettanto grande la capacità di
farsi piccolo con i piccoli (foto 6). Risvolti
biografici non insoliti, ma spesso dimenticati
nelle biografie di tanti autentici “monsignori”
della Chiesa reggiana.
1
Il sorrIso dI MonsIgnor ProsPero sIMonellI
2
5 6
3
4
N. 9
21 Marzo 2009
Supplemento al N. 11
21 Marzo 2009
del settimanale diocesano reggiano
“La Libertà”
3Dai “Preti della Missione”
alle missioni dei preti diocesani
di Reggio 9
Cappuccini reggiani già dal
1600 evangelizzatori d’Africa,
America e Asia
Studi e divulgazione di storia
della Chiesa reggiano-guastallese
Settant’anni fa
a Valdagno
la consacrazione
episcopale
di Monsignor
Beniamino
Socche
il filo che collega
un prete, un maggiore, una
14Salvaterra:
villa e una maestà

In questo numero
Copertina Monsignor Beniamino
Socche: ritratto per la consacrazione
episcopale il 19 marzo1939
2 S.E. Mons. A. Caprioli – Mons.
Agosti, un libro aperto
3 Giuseppe Giovanelli – Dai
“Preti della Missione” alle missioni
dei preti diocesani di Reggio
7 –– Grazie, Google!
8 Umberto M. Zappi – Don
Giuseppe Marioni (1756-1823)
“maestro” dei primi missionari diocesani
9 Fra Ginepro – I Cappuccini
reggiani già dal 1600 evangelizzatori
d’Africa, America e Asia
10 (L.Z.) – 1926: il primo viaggio
missionario del comboniano padre
Leone Zanni
12 Guidobono Mazzucchini – Alle
origini dell’Oratorio della B. V. della
Prugna un curioso miracolo e una
contestata gestione delle oferte
13 –– Settant’anni fa la consacrazione
episcopale di Mons.
Beniamino Socche
14 Mariano Mammi – Il filo che
collega un prete, un maggiore, una
villa e una maestà
15 –– Il panorama della repubblica
letteraria reggiana in un serto per le
sorelle Gabbi che si fan monache
Questo inserto
è un omaggio del
Centro Diocesano Studi Storici
Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla
Direzione:
Giovanni Costi – Giuseppe Giovanelli
Redazione:
Seminario, Via San Donnino 138
42033 Marola (RE)
“Memoria Ecclesiæ”
è parte integrante de “La Libertà” settimanale
della Diocesi di Reggio Emilia,
separatamente dal quale non può essere
ceduto. A garanzia della sua ricezione si
consiglia l’abbonamento al settimanale.
Mons.Agosti,un libro aperto
Io ero l’ultimo arrivato… per poter prendere
dall’inizio la parola a questo nostro convenire
attorno alla figura di Monsignor Guido
Agosti — permettetemi di sottolineare questo
titolo, da me conferito, che tanto lo ha fatto contento!
—, “Don Guido” semplicemente per tanti
dei presenti.
La mia presenza voleva dare voce, nella persona
del Vescovo, al debito di riconoscenza di
tutta una Chiesa alla figura di questo sacerdote
uomo di fede e di cultura. Il mio compito era
anzitutto di ascoltare le voci di quanti da vicino
lo hanno conosciuto, apprezzato, amato.
Ma non è troppo prematuro — a poco più di
un anno da quel 23 dicembre 2007 in prossimità
del Santo Natale del Signore — studiare l’opera
e la figura di una persona che tutti hanno conosciuto?
Non potrebbero prevalere più l’affetto,
la devozione, o comunque la passione di una
vicenda comune e, per tanti aspetti, complessa
quale fu quella di una Chiesa e società negli anni
passati?
La storia, si dice, ha bisogno di una certa
distanza. Ed è vero. Ma è altrettanto vero che
ogni generazione dà una sua interpretazione della
storia; in questa prospettiva, è già possibile incominciare
a raccogliere e ordinare il materiale e
avviare, se possibile, le prime linee di interpretazione,
avvantaggiati del resto anche dalla presenza
di alcuni testimoni — “qui cum eo fuimus” di
francescana memoria — particolarmente vicini
alla figura e all’opera di Don Guido.
Nel ringraziare quanti sono intervenuti prima
di me, vorrei rivolgere a tutti un invito. Abbiamo
bisogno anche oggi di ritornare a leggere la storia,
la nostra storia. Certo con la ragione critica
dello storico, ma anche con gli occhi della fede,
perché nessun aspetto della verità del Verbo fatto
carne venga trascurata: insegnamento, carità,
arte, cultura, feste, tradizioni, istituzioni...
Mons. Agosti ha dedicato gran parte della sua
vita con amore alla ricerca delle fonti e allo studio
dei segni della presenza della fede nella storia di
questa nostra Chiesa, a partire da “I miracula
Beati Prosperi”, i miracoli di S. Prospero, padre
della Chiesa reggiana.
Così dobbiamo amare e studiare la storia della
Chiesa, che è al tempo stesso storia di una società
e cultura, e insegnarla, come amava pensarla il
giovane sacerdote G. B. Montini, poi Paolo VI,
in un suo progetto di studi per i suoi giovani
universitari: come il terreno dove l’“Eterno ha
lasciato le sue tracce nel tempo”, con al centro
la figura del Cristo e la originalità stessa del fatto
cristiano.
Mons. Agosti è venuto meno proprio nel
momento in cui c’era più di bisogno di lui nel
nostro progetto di “Storia della Diocesi” che
abbiamo avviato, lasciando una eredità che altri
non mancheranno di continuare, se non vogliamo
tagliare... il ramo dell’albero su cui siamo seduti!
Mons. Agosti ha lasciato tanti e diversi libri, ma,
prima ancora, ha avuto cura dell’archivio storico
diocesano, che un giorno mi aveva fatto visitare
come un tesoro di famiglia. Valga per lui quello
che Romano Guardini scrisse nel suo Elogio del
libro (Morcelliana, Brescia 1985):
di S. E. Mons. Adriano Caprioli
“Chi ama il libro, prende in mano, col
sentimento di una tranquilla familiarità,
quell’oggetto che così chiama, stampato su carta
e rilegato in cuoio o pergamena. Lo sente come
una creatura, che si tiene in onore e si cura, e
della cui concretezza materiale si è lieti… Questo
vero amante del libro lo si riconosce già dal modo
in cui lo prende dallo scaffale, lo apre, lo sfoglia
e lo rimette al suo posto. D’altra parte quello che
io intendo non è tuttavia il puro bibliofilo, che
considera il libro solo come un prodotto estetico
o come oggetto di collezione. Costui non va al
di là del fatto esteriore — sebbene a me una
persona del genere sia comunque più gradita
di colui che prende il libro come puro mezzo
allo scopo e che provoca così un’impressione
simile a quella che si ha, quando un uomo tratta
animali al solo fine di uno studio scientifico o di
valutazione pratica...
Quello che io voglio dire può essere espresso
anche in un altro modo: l’amore per il libro è
proprio di colui che se ne sta seduto alla sera
nella sua stanza, mentre intorno è silenzio
— presupposto, ovviamente, che intorno a
lui, al fortunato, sia veramente silenzio — ed
ecco che, improvvisamente, i libri presenti
nella stanza diventano per lui come esseri
viventi. Singolarmente viventi. Oggetti piccoli,
eppure pieni di mondo. Che stanno lì senza
muoversi e senza fare rumore, e tuttavia pronti
in ogni momento ad aprire le proprie pagine e
a cominciare un dialogo: forte o tenero, pieno
di gioia o di tristezza, un dialogo che racconta
del passato, che rimanda al futuro, o che invoca
l’eternità, e tanto più inesauribile, quanto più ne
sa attingere colui che ad essi si avvicina”.
Sì, per Mons. Agosti il libro non era solo un
oggetto di studio, un libro da leggere, ma un
dialogo da tenere aperto sul presente, rivolti al
futuro, senza dimenticare il passato. Se si apre
invece un romanzo dei nostri tempi (di Samuel
Beckett o di qualche esponente del nouveau
roman), si è immediatamente colpiti dall’assenza
di una storia. Si ha l’impressione che passato e
futuro siano cancellati, per lasciare tutto lo spazio
a un presente ossessivo e ripetitivo.
Da quando Gesù ha promesso: “Ecco, io sono
con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”
(Matteo 28,20), la storia non è solo “la guerra
illustre contro il tempo” di manzoniana memoria,
né la “storia di una idea”, secondo la definizione
gentiliana, ma — come ricordavo prima citando
Montini — la “traccia dell’Eterno nel tempo”:
traccia che resta nei documenti, nei monumenti,
come anche nella cultura, nella mentalità, nel
sentire della gente...
Per noi, questa sera, Mons. Agosti è diventato
lui stesso — più che oggetto di studio — soggetto
di dialogo, libro di vita da tenere aperto al nostro
sguardo e alla nostra preghiera con le parole della
liturgia: “Non togliere, Signore, il suo nome
dal libro della vita” (cf. Rito ambrosiano delle
Esequie).
+ Adriano VESCOVO
Reggio Emilia – Centro Giovanni XXIII,
20 febbraio 2009
2 15
Nel 1765 le sorelle marchesine Cecilia
e Francesca Gabbi si facevano
monache, insieme, tra le benedettine
del “nobilissimo” monastero cittadino di
San Tommaso dove per dieci anni erano state
educande. Entrando in “religione” assumevano
i nomi, rispettivamente, di Maria Fedele
e Maria Vittoria. Si sapeva bene che la prima
a scegliere questa strada era stata Cecilia,la
maggiore, seguita poi, con grande decisione,
da Francesca. In un panorama di
monacazioni frequenti (Reggio aveva
in quegli anni undici monasteri femminili),
ciò che colpiva era la rinuncia
a scelte di prestigio cui potevano
aspirare le due sorelle “ degli anni ne
l’april che ride e splende” e, in particolare,
il fatto di scegliere insieme la
via del monastero. Risulta infatti che
la loro decisione sia stata non poco
contrastata dai genitori, segnata dai
pianti della madre e dalle rimostranze
del padre che le tacciava d’ingratitudine,
ma che infine cedette nel pieno
rispetto della volontà delle figlie.
Dati i legami di parentela e di amicizia
dei marchesi Gabbi con Carlo
III di Spagna e suo fratello minore
Filippo, Infante di Parma, l’evento
coinvolge la nobiltà non solo di
Reggio, ma di Modena, Bologna e
Parma e altre città. Suscita interrogativi
e le immancabili chiacchiere
dell’“l’empia turba impura”. Il fatto
è prettamente religioso, ma è accompagnato
da ritualità anche civili che
comprendono un viaggio delle due
sorelle nelle vicine città – le amene
rive di Panaro, Parma e Reno, luoghi
di “prischi affetti” e “agi” delle
marchesine – a titolo di saluto ai
richiami del mondo e alle amicizie
di famiglie.
La monacazione viene a richiedere
manifestazioni augurali che prendono
la forma di un elegante libro
(un “serto” di 140 pagine) dal titolo
“Rime in occasione che assunsero i nomi di
Donna Maria fedele e Donna Maria Vittoria
nel nobilissimo Monistero di San Tommaso
le due nobili figlie signore sorelle Cecilia e
Francesca Marchese Gabbi”.
è oggi interessante perché ci
dà un quadro di quelle che allora
L’opera
erano le firme e le tendenze più
importanti della poesia religiosa di Reggio
e di altre città dell’Emilia Romagna. Al
gentil serto, infatti, concorsero ben 76 poeti
da Modena (17), Bologna (7), Imola (4),
Lettere ed editoria nella Reggio del Settecento
Un panorama della repubblica
letteraria reggiana in un “serto” poetico per
le marchesine Gabbi che si fanno monache
Verona (7), Parma (6), Pavia (1), Ferrara
(9), Guastalla (1), Carpi (1), Piacenza (1).
Reggio detenne ovviamente il record con 22
partecipanti. Le accademie più rappresentate:
Ipocondriaci, Dissonanti, Arcadi, Muti,
Teopneusti, Argonauti, Ingenui Meccanici,
Affidati, Informi, Intrepidi, Argonauti.
Il desiderio di partecipare a un evento
che domina la vita cittadina pone ai letterati
il problema di superare frasi e temi di cir-
Una pagina dell’elegante “serto” stampato nel 1765 in
Reggio nella Ducale Stamperia di Giuseppe Davolio
costanza; cose non facili visto il ricorrente
accenno alla fuga da un mondo dall’“aer
grave, nebuloso e tetro” verso le “fortunate
sponde” della città di Dio che è il monastero.
Invece, la straordinarietà del fatto induce a
riflessioni sul percorso vocazionale delle due
ragazze narrato in un vero e proprio poemetto
dal marchese Andrea Cortese, “Principe dell’Accademia
Ducale di Modena” che immagina
un duello tra Piacere e Virtù, e vede
questa vincente pur in una Reggio che per il
Piacere va superba e gli pone a servizio le più
belle intelligenze e le più rinomate tradizioni,
come il commercio e la fiera di maggio.
I
nomi dei reggiani sembrano dare un
quadro della “repubblica letteraria della
città, i più ormai caduti nel dimenticatoio,
pochi ancora ricorrenti nelle storie della
letteratura. In ordine di presentazione: Antonio
Frizzi, Francesco Ungarelli, don Ippolito
Sironi, don Giovanni Montruccoli, Giuseppe
Monti, don Andrea Menozzi, don Antonio
Gennari, don Antonio Boncompagni,
don Giovanni Denti, don Vincenzo
Cattellani, Bernardino Besenzi, Carlo
Belloni, Agostino Paradisi, signor
M.P.P., Giuseppe Borni, Abate Genesio
Mussini, Abate Pellegrino Salandri,
padre Bernardo Santi, don Antonio
Gambarini, Abate Vincenzo Regnani,
Don D. J, abate Demetrio Pacchioni.
In gran parte Ipocondriaci, essi rappresentano
le maggiori istituzioni culturali
cittadine: l’università, il collegio, il
convitto, il seminario, le scuole, le
parrocchie anche esterne alla città (SS.
Giacomo e Filippo, San Bartolomeo,
Rolo, Cavriago).
La poesia, strumento principe della
comunicazione letteraria e mondana, è
inevitabilmente dominata da accademismo
e luoghi comuni; tuttavia alcune
voci si distinguono: don Vincenzo
Cattelani prefetto del Seminario con
undici ottave ricche di immagini e linguaggi
biblici; e soprattutto Agostino
Paradisi con 31 quartine di veloci ottonari
che cercano ispirazione da Orazio,
Rousseau, Aristofane e Lucrezio. Non
per originalità e scioltezza soltanto, il
“signor Abate Domenico Pacchioni,
maestro di Latine Lettere nella Scuola
dell’Illustrissimo Pubblico” guadagnerebbe
le simpatie del lettore moderno,
ma anche per alcune osservazioni sulla
Reggio di quegli anni, tra le cui vie
“Le moli sterminate / De’ Chiostri
omai tra poco / A le magion private /
Usurperanno il loco”. Forse la voce
più “laica” in così ampio coro e dai troppo
frequenti richiami alle divinità pagane, tanto
che il serto deve chiudersi con questa singolare
“protesta” con la quale gli Autori cercano di
ritornare al mistero della fede cristiana sottolineato
dall’evento: “O Santa Fè, che schiudi
per lucido sentiero / Il varco, ond’uom sollevisi
a l’innegabil vero, / Se dj [dei] bugiardi
scherzano su le lingue de’ Vati, / Dj che furo
da stolta credulità sognati, / Orror non ti comprenda,
che inestinguibil foco / Per Te gli arde
nel petto, e vi tien primo il loco”.
q

Storie fra territorio ed archivio parrocchiale
Il filo che collega un prete, un
maggiore, una villa e una maestà
MARIANO MAMMI
Ormai nessuno più sa chi era Don
Francesco Serri, dove si trova Villa
Segrè, le origini di quella cappellina
all’incrocio e tanto meno chi è quel
Reverberi che ha dato il nome alla principale
via di Salvaterra…
…per una volontà del destino questi
quattro nomi, sono collegati da avvenimenti
accaduti tra la fine del 1800 e l’inizio del
1900.
Fortemente radicati nel nostro territorio,
in quanto proprietari di innumerevoli fondi,
erano i discendenti di una famosa stirpe di
origini ebraiche, i Segrè. Risulta da antichi
documenti che a Scandiano esisteva il ghetto
ebraico già dal 1500 circa e che erano
dediti a particolari attività che li rendevano
economicamente autonomi e con la complicità
dei governanti gestivano i cosiddetti
banchi di prestito; attività questa cessata con
un editto del Duca Francesco III d’Este del
20 Giugno 1767.
Agli inizi del 1800, il Rabbino della
Comunità ebraica di Scandiano, certo
Salvador Segrè era proprietario di una notevole
quantità di poderi a Salvaterra, prevalentemente
sulla riva del fiume Secchia.
Tutti questi beni vennero ereditati dal
nipote Leopoldo che abitava nella lussuosa
villa padronale situata nel bel mezzo delle
sue proprietà salvaterresi, Villa Segrè, oggi
situata in fondo a via Reverberi, in prossimità
della borgata “Ergastel”.
La famiglia Segrè di fede israelita
decide di concedere alla figlia 22enne
Ida Carolina Maria la possibilità di
accostarsi al Sacramento del Battesimo e di
conseguenza essere accolta nella comunità
di fedeli della Chiesa Cattolica.
Infatti nella mattina di sabato 5 Settembre
del 1885 Don Francesco Serri, chiesto e
ottenuto il benestare dell’allora Vescovo di
Reggio Emilia, Monsignor Guido Rocca,
le amministra solennemente il Sacramento
. Padrini sono l’ingegner Egidio Reverberi
di Montecchio e la moglie Pia, nata Segrè,
sorella della battezzanda
Un altro avvenimento lega la famiglia
Segrè alla edicola votiva del vecchio mulino,
situata in prossimità dell’incrocio tra via
Reverberi, via XXV Aprile e via S.Lorenzo;
protagonista ancora Ida Carolina Maria.
Il fatto accaduto risultò eccezionale in
quanto la ragazza era in stato di gravidanza
e narra che, partita da casa in calesse, diretta
al centro del paese, non riuscì a governare il
cavallo che, imbizzarrito, la trascinò a terra
fin oltre il crocevia, lasciandola però illesa.
La famiglia, considerando un miracolo
ciò che era accaduto, per Grazia Ricevuta
fece costruire, proprio in quel punto, questa
maestà dove fin d’allora, viene venerata la
Madonna del Mulino, perché in prossimità
di un vecchio mulino che ora non esiste
più.
Nel 1886, ai signori Reverberi, padrini
di battesimo di Ida Carolina
Maria Segré, nacque un figlio, al
quale diedero il nome del nonno materno
Leopoldo.Scoppia la prima guerra mondiale
e questo figlio, divenuto ufficiale dell’esercito,
viene chiamato alle armi; dopo una brillante
carriera presso l’Accademia Militare
di Modena, è incaricato di comandare un
Battaglione sul fronte in Albania. Durante
un violento attacco a Stulas in Albania il
7 Luglio 1918, viene ferito a morte; per
questa ragione il 2 Giugno 1921, con Regio
Decreto, verrà insignito di medaglia d’oro al
valor militare.
Come il maggiore Reverberi (alla cui
famiglia appartiene il santo “prete Carità”,
don Giuseppe), anche parecchi “ragazzi del
‘99” di Salvaterra non tornarono e a Don
Francesco Serri, spettò l’onere di dover
consolare le famiglie chiuse nel dolore per
le gravissime perdite.
Chiamati in adunanza i rappresentanti
delle maggiori famiglie in una specie di
Consiglio Pastorale, si prese la decisione di
erigere un Monumento o Sacrario a ricordo
dei caduti, idea che fu accolta di buon grado,
ma nonostante l’Arciprete avesse già fatto
stilare il progetto, le difficoltà economiche
del momento non gli permisero di portarlo
a termine.
Il tempo passava e ancora nessuno si
era preso l’incarico di fare qualcosa
per ricordare i nostri cari deceduti
nella grande guerra.Nel 1921, il Distretto
Militare di Modena comunicò l’avvenuta
consegna della medaglia d’oro ai famigliari
del Maggiore Reverberi, ed è immediatamente
dopo questa cerimonia che si prende
la decisione di fare affiggere sulla facciata
del campanile rivolta al centro del paese,
una più modesta lapide in marmo con incisi
i nomi dei caduti.
Non pienamente soddisfatto e anche un
po’ deluso per non essere riuscito nel primo
intento, don Francesco Serri, in accordo
con gli amministratori comunali, si prodigò
affinché la via principale del nostro paese
fosse intitolata a quel valoroso ragazzo che,
lui ricorda bene essere erede di una famiglia
di fede israelita, ma che prima di spirare
richiese i conforti di quella religione cattolica
che segnò un cambiamento all’interno
della sua famiglia.
q
Don Francesco Serri
Villa Segré
Maestà del Mulino
Maggiore Leopoldo Reverberi
14
Dai “Preti della Missione”
alle missioni dei preti di Reggio
Appunti per la storia dimenticata di una
Congregazione religiosa che lasciò alla Diocesi
un forte e ininterrotto spirito missionario
GIUSEPPE GIOVANELLI
L a
Congregazione della Missione (la
cui fondazione, da parte di San
Vincenzo de’ Paoli, è fatta risalire
agli anni 1617-1625). Ebbe la sua prima
approvazione pontificia da papa Urbano
VIII nel 1633. I suoi membri erano chiamati
ora “Vincenziani”, ora “Lazzaristi”,
ora “Preti (o “Signori”) della Missione” e le
loro sedi furono generalmente dette “Casa
della Missione”. “il nostro Istituto – aveva
scritto San Vincenzo – non ha che due fini
principali, e cioè l’istruzione della povera
gente di campagna ed i seminari”. Il primo
fine veniva raggiunto mediante cicli di predicazione
straordinaria detti appunto “missioni”;
il secondo gli esercizi agli ordinandi
per verificarne la’utenticità della vocazione
e formarne lo spirito ecclesiastico. A ciò
si aggiunse subito anche il cappellanato
ai cristiani schiavi degi musulmani della
costa nordafricana e le missioni ad gentes
(Madagascar, Nordamerica, Goa...).
Risale al 1642 la loro prima sede in
Italia, a Roma, presso Monte Citorio, da cui
si diffusero rapidamente in tutta la penisola,
grazie proprio a quel senso missionario
verso i poveri e nell’accettazione incondizionata
degli incarichi più difficili che
venissero loro richiesti.
A Reggio furono chiamati nel 1681 per
iniziativa del vescovo Augusto Bellincini
(1625-1700). Una chiamata che risulta a
tutto suo onore, tant’è che essa appare fra
i titoli d’onore citati nell’epigrafe tombale
posta in duomo: “Domus Missionis amantissimus
Conditor”. In effetti, la stima e la
lode ch’egli ebbe per questi sacerdoti traspare
nelle relazioni delle visite ad limina
che egli inoltra a Roma.
La “societas christiana” reggiana
neLL’uLtimo quarto deL 1600
A l
suo ingresso, nella primavera del
1675, la diocesi gli si presenta con
cifre che dicono di una presenza
massiccia della Chiesa nel tessuto sociale:
una popolazione di 120 mila abitanti alla
quale sovrintendono 235 parrocchie suddivise
in 44 vicariati o Congregazioni solo in
parte corrispondenti alle antiche pievi. La
città conta 11.500 abitanti ed è suddivisa in
21 parrocchie comprese anche la cattedrale,
3
la Basilica di San Prospero
e la Collegiata di San
Nicolò 1 . I sacerdoti secolari
sono quasi 1800 2 dei quali
circa 500 residenti in città,
e quasi 700 i chierici. In
più, sempre e solo entro le
mura cittadine, ci sono 12
ordini religiosi maschili con
relative case o monasteri e
chiese 3 ; 11 monasteri femminili
4 ; 4 consorzi o comunità
femminili 5 .
La religiosità prettamente
laicale si esprime in
città con 12 Confraternite 6 ,
ciascuna col suo oratorio
e con le proprie opere.
Partecipano tutte, con le
relative cappe, alle processioni
eccetto quella di San
Girolamo che non ha abito
particolare. Nelle parrocchie
della diocesi prevalgono
invece le confraternite
del Rosario, del SS.mo e del
Carmelo.
Vistosa quanto la devozione
è anche la presenza
nelle opere di carità in cui
si distinguono, tutti dipendenti
dal vescovo, i “pii luoghi”:
1 la Casa della Carità
(“Domus de Charitate”)
gestita dai frati Terziari di
San Francesco detti “frati del
parolo” per l’aiuto ai poveri
e ai carcerati; 2 il Monte di
Pietà per il prestito in denaro
ai poveri; 3 la Casa dei
Catecumeni per l’aiuto agli
ebrei che si convertono; 4
la casa dei fanciulli e delle
fanciulle mendicanti; 5 la casa degli orfani;
6 l’Ospedale di Santa Maria del Carmine
per gli infermi; 7 l’ospedale dei pellegrini e
dei viandanti; 8 l’ospedale per i dementi e
gli incurabili; 9 l’ospedale (brefotrofio) per
i neonati esposti; 10 l’opera del Consorzio
per l’aiuto ai poveri (specie sacerdoti) in
tempo di miseria e carestia. Si contano poi a
decine gli “hospitalia”, di varia grandezza e
di varia finalità (ma soprattutto per infermi e
pellegrini) dispersi nelle varie parrocchie.
Il vescovo mons. Augusto Bellincini (1675-1700). fondatore
della “Casa della Missione” di Reggio gestita dai sacerdoti
di San Vincenzo de’ Paoli.
iL progetto pastoraLe deL vescovo
augusto BeLLincini
A
fine ottobre 1875, visitata la città
e attinte informazioni di massima
per il resto della diocesi, il vescovo
Bellincini riassume così il suo progetto
pastorale teso alla piena applicazione del
Concilio di Trento concluso – è il caso di
ricordarlo – da 112 anni:
“difendere i buoni costumi, correggere
i depravati; spronare le popolazioni,

mediante esortazioni e ammonizioni, alla
religiosità, alla pace, all’innocenza di vita;
far sì che i pastori delle anime compiano
i loro doveri nutrendo le popolazioni loro
affidate con i sacramenti, con l’insegnamento
della dottrina e precedendole con
l’esempio; curare l’esecuzione dei lasciti
pii testamentari e l’esatta distribuzione dei
beni dei poveri; impegnarsi a far sì che le
opere di pietà siano ovunque alimentate e
incrementate” 7 .
Per l’attuazione di un progetto pastorale
di questo genere, la predicazione – dopo la
personale testimonianza di vita – diventa lo
strumento primo. Del resto, proprio su questa,
il secondo Sinodo Marliani, nella settima
Costituzione si era espresso chiedendo
ai parroci l’istruzione catechistica festiva
per tutti i loro fedeli, oltre alla frequente
predicazione 8 .
Ma i parroci, soprattutto nelle aree rurali,
quale scuola di predicazione avevano?
Quali esempi?
Di norma faceva scuola la predicazione
dei religiosi degli ordini presenti in diocesi
che fornivano la quasi totalità del personale
per i corsi di predicazione quaresimale, per
i ritiri spirituali e per i corsi di missioni
popolari. Accadeva, però, che i predicatori
più rinomati (e anche più retribuiti) fossero
perciò destinati alle parrocchie cittadine o
comunque più centrali 9 , restando scoperte le
aree più povere e fuori mano della diocesi.
Questo fatto deve certamente costituire un
elemento di insoddisfazione che, dopo sei
anni dipresenza a Reggio, induce il vescovo
Bellincini, nonostante i tredici ordini
religiosi presenti nella sol città, a chiamare
i Preti della Missione la cui fama – come
visto – si andava rapidamente estendendo e
che si può supporre egli avesse conosciuto
nel soggiorno romano che aveva preceduto
il suo ingresso a Reggio. Ecco come narra
la loro chiamata:
“Da ultimo viene la Casa di questa
Congregazione della Missione da me appena
appena eretta nei limiti delle mie poche
forze. In essa vi è posto non solo per i
sette od otto sacerdoti che vi abitano, ma
anche per una ventina di chierici che qui
vengono ospitati al tempo delle ordinazioni
per farvi gli esercizi spirituali di dieci
giorni nel rispetto di quanto prescritto da
Sommo Pontefice Alessandro VII e secondo
la volontà del regnante Pontefice Innocenzo
XI. E’ cosa ammirevole vedere come, con
l’aiuto della divina grazia, si accresca negli
ecclesiastici lo spirito sacerdotale. Devo
ringraziare Dio Onnipotente sia perché si è
degnato di chiamarmi al governo di questa
Chiesa nonostante l’inadeguatezza dei miei
meriti, sia perché, ciò nonostante, nella sua
infinita bontà, ha decretato di affiancarmi
operai così solleciti.
I sacerdoti di questa casa per otto mesi
all’anno, cominciando dalla festività di
Tutti i Santi fino a tutto il mese di Giugno,
percorrono una certa parte della diocesi
insegnando, istruendo, predicando, amministrando
i sacramenti della confessione e
della Comunione e adempiendo altre opere
di pietà, così da essere altamente utili con
la parola e con l’esempio, con ingente gua-
dagno di anime a Dio” 10 .
iL metodo dirompente dei vincenziani
R ispetto
alla predicazione tradizionale,
i Preti della Missione portano
un metodo dirompente: da un
lato rievangelizzano sistematicamente, a
tappeto, intere plaghe – e di norma le più
difficili e abbandonate – con la catechesi
dei sacramenti, con la predicazione delle
missioni, con l’esempio di una vita totalmente
dedita all’apostolato: “evangelizare
pauperibus misit me...” 11 . Essi predicano
L’insegna dei Preti della Missione
la semplicità e la nudità del vangelo; non
conoscono l’ampollosità dell’oratoria seicentesca.
Non mirano a fama da uomini di
cultura o a gloria temporale. Da un’altra
parte curano la formazione del clero con gli
esercizi spirituali residenziali non solo degli
ordinandi, ma anche di gran parte del clero
cittadino. Dopo alcuni anni il vescovo può
dirsi tanto soddisfatto nel constatare come
lo spirito ecclesiastico vada riaccendendosi
in tanti sacerdoti da progettare di costituire
un “seminario esterno” da aggregare alla
Casa della Missione.
I sacerdoti di San Vincenzo non sono i
soli a coadiuvarlo. Ci sono i gesuiti che si
esprimono anche a Reggio con predicatori
quali Paolo Segneri, di cui rimangono in
memoria le missioni predicate nel reggiano
(1673 a Carpi; 1674 a Castelnovo
Sotto e Guastalla; 1677 a Santa Caterina di
Carpineti; e a Baiso; 1678 a Massenzatico,
Cadelbosco Sopra, Bagno e Campagnola) 12 .
E ci sono i filippini, giunti a Reggio nel
1674 che si dedicano soprattutto gli adolescenti
della città; ma la predilezione del
Bellincini va sempre per i primi, proprio
per quello spirito missionario che li porta
ad agire nelle missioni diocesane con quel-
lo stesso spirito con cui si indirizzano alle
missioni “ad gentes”; spirito, poi, che lentamente
vanno trasfondendo nelle persone più
sensibili del clero locale.
Nella sua relazione all’ultima visita ad
limina il Bellincini afferma che la loro
opera ha risultati di massimo effetto e attira
– segno certo di ammirazione da parte della
città – sempre maggiori lasciti testamentari
per aumentare la loro Casa e la loro operatività
13 .
“praesertim in montanas paroecias”
N onostante
l’arrivo in città di altri
due ordini religiosi (Carmelitani
Scalzi e Minimi di San Francesco
da Paola), la stessa predilezione di Bellincini
per i Preti della Missione la ritroviamo anche
nei vescovi successivi. E’ un fatto che pone
non pochi interrogativi. Monsignor Ottavio
Picenardi spera in loro per riprendere, senza
successo, l’idea del “seminario esterno” 14 .
Insieme ai Filippini, essi costituiscono “le
due mani del vescovo”, ma la loro competenza
è sempre per la formazione del clero e
per le missioni popolari 15 . Monsignor Forni
ricorre a loro per inviarli nelle parrocchie
dove maggiori sono la povertà e il bisogno
di istruzione religiosa, di pacificazione
sociale 16 . I preti della Missione sono un
“istituto mai abbastanza raccomandato”:
“evangelizzano incessantemente i poveri
contadini” trasformando “campi sterili o
abbandonati dove il seme da loro gettato
produce una messe eletta” 17 .
In termini del tutto analoghi si esprimono
i vescovi Gian Maria Castelvetri (1750-
1785) e Francesco Maria d’Este (1785-
1820). Mentre alcuni preti della Missione
attendono in sede alla verifica vocazionale
degli ordinandi e agli esercizi spirituali
annuali del clero e dei nobili (provenienti
da città e stati viciniori), altri si dedicano
per i soliti otto mesi alle missioni popolari
“praesertim in montanas paroecias”, tanto
più quanto maggiori si stanno facendo le
difficoltà opposte dal governo degli ultimi
due duchi estensi.
iL trapasso deLLo spirito vincenziano
neL cLero diocesano
C ome
noto, i governi ispirantisi alla
Rivoluzione Francese finiranno
di spazzare via tutti gli istituti e
ordini religiosi rimasti dopo le prime soppressioni
estensi. I preti della missione
saranno gli ultimi, tra il 1805 e il 1810 18 .
Duecentoventicinque anni di permanenza in
diocesi e di lavoro indefesso non sono tuttavia
passati invano. Il loro spirito missionario
si è fortemente radicato in una parte
di clero diocesano che, tramontato il regno
napoleonico, si impegna nella ricostruzione
morale delle comunità reggiane.
Su questo “trapasso” dello spirito missionario
non abbiamo molti dati che, se
esistono, sono dispersi nei vari archivi parrocchiali.
Valga un esempio per tutti: la
prima associazione di fatto di quattro missionari:
don Giuseppe Maria Fontana da
Rossena, arciprete di Rivalta dal 1813 al
4
Cesare Negri che non accettava la riserva
del beneplacito apostolico.
La causa fu così riaperta in seconda
istanza – ma non decisa – davanti
a Sua Eminenza il Cardinale Legato
di Bologna. Giulio Cesare Negri ricorse
alla Sacra Congregazione del Concilio
per ottenere il suddetto beneplacito. La
Sacra Congregazione chiese informazioni
al Vicario Capitolare.
Questi rispose di aver deciso di costringere
il Boccalari al rendiconto per diversi
motivi, ma specialmente perché, con le
donazioni avute dalla Serafini che assorbivano
tutti gli stabili della donatrice, egli
stesso ne diventava donatario universale; e
di aver costretto il ricorrente Giulio Cesare
Negri a richiedere il beneplacito apostolico
perché il debito della Serafini verso l’Oratorio
risultava chiaro, e tutto da liquidare,
poiché si riteneva che esso assorbisse parimente
l’intera sua eredità. Ciò risultava
sia dalla amministrazione delle offerte,
sia dalla già citata eredità della Soliani,
da devolvere, secondo l’intenzione della
testatrice, all’Oratorio. Era sorto dunque il
dubbio che l’eredità lasciata dalla Serafini
all’Oratorio e così surrogata a quella della
Soliani, e quella delle offerte, delle quali
si ignorava chi le avesse fatte e per quale
motivo, se impiegate per erigere il beneficio
con giuspatronato della famiglia Negri,
pur con gli oneri da imporsi al detto
Oratorio, non avrebbe potuto coinvolgere
la sola autorità dell’Ordinario locale.
Ora, comunque, Francesco Negri,
figlio di Giovanni Battista ha
fatto nuova supplica alla Sacra
Congregazione del Concilio per ottenere
il beneplacito apostolico alla erezione del
beneficio. La Congregazione mi ha chiesto,
udite tutte le parti aventi interesse, di
fare una relazione. Tuttavia, non avendo le
parti interessate espletate le dovute incombenze,
io non ho ancora potuto trasmettere
il documento richiesto. Nel frattempo
l’amministrazione spirituale e materiale
dell’Oratorio viene gestita da un economo
da me scelto che mi tiene opportunamente
informato su tutto ciò che si fa e si amministra.
Nell’Oratorio si celebra la messa
in tutti i giorni festivi; si celebrano inoltre,
per legato del fu Alessandro Pavesi,
altre ventisei messe annue e molte altre
vengono celebrate per i benefattori e per
i devoti offerenti. Nella ricorrenza di San
Giovanni Battista, con la partecipazione di
una dignità del Capitolo della Collegiata
di San Pietro in Guastalla, si celebra una
messa solenne e, dopo i vespri, si espone il
Santissimo Sacramento.
* Abate di Guastalla dal 1712 al 1755.
Nel 1730 dovette però ritirarsi nel palazzo
di famiglia a Viadana governando l’abbazia
per interposta persona. Avanti negli
anni e ammalato, nel 1745 venne affiancato
da un abate coadiutore con diritto
di successione, Francesco Tirelli. Questi,
ricordandolo, scrisse che il Mazzucchini,
nei suoi 43 anni aveva governato “lodevolmente,
per pietà e dottrina”.
13
Settant’anni fa
la consacrazione episcopale di
Mons. Beniamino Socche
A destra:
mons. Socche giovane
maestro a San Pietro in Gù e
militare nella Grande Guerra.
Sotto:
un momento della
consacrazione episcopale
nella chiesa di Valdagno
(19 marzo 1939)
IL 19 MARzo 1939, S. E. Mons. Beniamino Socche riceveva la consacrazione
episcopale nella sua chiesa arcipretale di Valdagno, una enorme parrocchia di
quarantamila abitanti. Sacerdote dal 1913, era la terza volta che veniva scelto
per il ministero episcopale. Se per le prime due aveva trovato ragioni per rinunciare,
non potè la terza, chiamato da S.S. Pio XI (ma con lettera firmata successivamente
da Pio XII) a reggere la diocesi di Cesena in anni che già si annunciavano
quanto mai difficili per l’imminenza della guerra che risulterà devastante. A Cesena
faceva il suo ingresso il 14 maggio successivo, portandovi – come scrisse mons.
Torreggiani – “tutto il fuoco e la passione del suo temperamento e del suo zelo
apostolico”. Mons. Giuseppe zaffonato, vescovo di Vicenza, ne riassunse così i
sei anni cesenati: “Amò e difese i sacerdoti, ebbe cure particolari per il Seminario,
tenne una visita pastorale e , con la sua presenza, confortò il suo popolo in
quegli anni tristi per i disagi della guerra, organizzò missioni al popolo, promosse
attività assistenziali per i bisognosi, gli sfollati, le famiglie dei militari e dei dispersi,
assistenza che si prolungò per tutta la durata della guerra e assunse forme
straordinarie negli ultimi mesi del conflitto mondiale, difese la città quando tutte le
autorità fuggirono nel Veneto. Espressione della stima e della riconoscenza di tutto
il popolo per il suo eroismo fu la cittadinanza onoraria decretatagli dal Consiglio
Comunale di Cesena nel 1955”. Dopo una così intensa prima esperienza episcopale,
il 13 febbraio 1946 veniva chiamato a reggere la diocesi di Reggio Emilia.

Guastalla – Dall’Archivio Segreto Vaticano
Alle origini dell’Oratorio della B.V. della Prugna
un curioso miracolo e una contestata gestione delle offerte
GUIDOBONO MAZZUCCHINI*
N el
podere di Giovanni
Negri, nella parrocchia
della Pieve di Guastalla,
un tronco di pruno, già da lungo
tempo secco, sorreggeva un muro
ormai disfatto sul quale era dipinta
una immagine della Vergine
Madre di Dio. Inspiegabilmente
questo tronco fiorì suscitando a
tal punto la devozione dei fedeli
che, con le abbondanti offerte,
fu eretto sul luogo un oratorio in
onore della Beata Vergine detta,
per quanto sopra, della Brugna.
Ciò avvenne intorno all’anno
1670.
Il Negri, con l’assenso dell’Ordinario,
ottenne l’amministrazione
di tutti i beni e le offerte
dell’oratorio e, in particolare, dell’eredità
che, quale suo esecutore
testamentario, gli aveva lasciato
la fu Eufrasia Soliani, con facoltà
di disporre di tali beni a suo piacimento
in favore dell’oratorio.
Egli proseguì poi in tale amministrazione
fino alla morte, allorché
istituì sua erede universale
la moglie Laura Serafini. Essa,
entrata in possesso dell’eredità del
marito, ma senza norme di legge e
senza inventario, ne proseguì fin
che visse il modo di amministrare.
Nel frattempo, fece testamento
indicando il suo erede nella persona
di Luigi Boccalari; fondò
poi una cappellania nell’oratorio
e lasciò altri beni, a titolo di donazione
tra vivi e con l’onere di
diverse messe, ad Antonio figlio
del detto Luigi.
Convocata poi in giudizio dal
procuratore dell’oratorio per non
aver mai reso ragione dell’amministrazione
sia sua che del marito,
riportò una sentenza di condanna
perché nessuno dei due aveva mai
rispettato se non in parte le norme
di legge. Non potendo dare ragioni
della sua amministrazione, si
addivenne ad una transazione,
accettata dall’Ordinario nell’anno
1697, con la quale essa cedeva
all’oratorio tutti i suoi beni, eccettuati
quelli dei quali poteva dimostrare
la testabilità da parte sua.
Di tutti i beni le fu riservato
l’usufrutto con la condizione che,
alla sua morte, fossero usati per
erigere il beneficio dell’oratorio,
con l’onere delle messe, riservan-
Nel gennaio 1743 l’abate Guidobono Mazzucchini effettuava
la prima visita ad limina richiestagli in quanto “ordinario” della
“abbazia nullius” di Guastalla (nella foto sopra: l’attestato della
visita alla tomba di San Paolo). Dalla lunga relazione sullo
stato della “diocesi”, ricca di dati originali e spesso inediti, togliamo
- rendendola in italiano corrente - la storia delle origini
dell’oratorio-Santuario della “Madonna della Prugna” sorto in
quegli anni in località Baccanellio.
L’evento venne così riassunto da Ireneo Affò nelle “Antichità
e Pregi della Chiesa Guastallese”: «Intorno a
quei giorni avvenne, che con manifesto prodigio rinverdeggiar
mirossi nella villa del Baccanello un arido tronco
di prugno, reciso da radice, che serviva di puntello
ad una colonna, su cui era dipinta un’immagine di Maria.
La meraviglia eccitata nel popolo, fece dedurre, che
la gran Madre di Dio volesse essere in quell’immagine
venerata; poiché il mettersi foglie, fiori e frutta da un
secco albero non poteva che essere segno celeste, e
sovrumano. Però alcuni fedeli nel medesimo luogo edificarono
un oratorio, nel cui maggiore altare fu collocata
la divota effige, e rinserrato il tronco medesimo, che
ancora al dì d’oggi si vede. L’origine di quell’oratorio io
l’ho ritratta da libro settimo della Storia di Guastalla,
compilata dal fu eruditissimo sig. Canonico don Giuseppe
Negri, letterato insigne».
done il giuspatronato alla famiglia
di Giovanni Battista Negri, fratello
del suo defunto marito
Nel frattempo, per cautela, di
tutti i beni ceduti nel modo ora
detto, venne dato il possesso al
Procuratore dell’oratorio costituito
in base ad apposita clausola
della transazione. Detti beni sono
gli stessi riguardanti la cappellania
e le donazioni Boccalari.
Naturalmente venne fatto salvo
l’anzidetto usufrutto.
La Laura Serafini morì
nell’anno 1702. Giovanni
Battista Negri si fece avanti,
a tenore della transazione, per
costituire il beneficio e darne investitura
a suo figlio Giulio Cesare.
Ma, morto anche Luigi Boccalari,
suo figlio Antonio si oppose rivendicando
le donazioni avute dalla
Laura Serafini. Istruito il giudizio,
de iure tantum, dinanzi a
Compromissari, si ebbe da questi,
nel 1708, un parere discordante.
Atttesa a lungo ma mai emessa
dalle Parti, cui era riservata,
l’elezione di un giudice terzo,
Giulio Cesare Negri adì l’Ordinario
per l’erezione del beneficio.
Convocate tutte le persone che
ritenevano di avere interesse nella
causa, soprattutto il Boccalari e il
Procuratore dell’Oratorio, la causa
provocò un’asperrima discussione
tra le parti che durò fino al mese di
ottobre 1710.
In quell’anno, a sede abbaziale
vacante, il Vicario Capitolare
sentenziò: a) assoluzione per il
Procuratore dell’Oratorio relativamente
alle donazioni richiestegli
da Antonio Boccalari se non per
quanto il Boccalari poteva legittimamente
rivendicare come erede
e donatario della Laura Serafini; i
beni restanti della Serafini (quelli
prima della amministrazione sopra
detta e quelli dopo delle donazioni
ai Boccalari), spettare all’oratorio.
Quanto ai beni ceduti dalla
Serafini nella transazione, doversi
con essi erigere il beneficio a giuspatronato
della famiglia Negri,
dopo averne riportato il beneplacito
della Santa Sede.
La sentenza fu appellata
sia dal Boccalari in quanto
astretto al rendiconto
amministrativo, sia da Giulio
12
1846; don Pietro Valcavi da Pantano, arciprete
di San Polo dal 1806 al 1846; don
Adolfo Giafferri, arciprete di Albinea dal
1820 al 1837; don Giuseppe Marioni da
Vetto, rettore di Pantano dal 1786 al 1822
e quindi, dal 6 novembre di quell’anno,
arciprete di Castelnovo ne’ Monti fino alla
morte occorsagli a Vetto, mentre predicava
una missione, il 21 giugno 1823.
Don Fontana è il promotore dell’associazione.
Don Marioni, che doveva aver conosciuto
i Preti della Missione se non altro
per l’obbligo di fare con loro gli esercizi
previ all’ordinazione, e conosceva pure i
gesuiti presso i quali aveva studiato, è il
loro organizzatore, “missionario indefesso,
anzi capo e maestro d’altri missionari, che
egli aveva scelti tra i parrochi più dotti e
zelanti della diocesi di Reggio”. La sua
predicazione ha alcune basi tanto semplici
quanto salde: santità personale di vita, spirito
di penitenza, dottrina e studio, capacità
di comunicare con il popolo con linguaggio
piano e comprensibile, anche se necessario
dialettale; spirito di servizio e povertà 19 .
L’identità con lo spirito dei preti di San
Vincenzo si direbbe totale.
Anche di don Pietro Valcavi abbiamo
notizie interessanti. Arriva al sacerdozio
dopo gli studi del notariato proprio negli
anni di maggior persecuzione della chiesa.
Nel 1806 è arciprete a San Polo. Anche lui
partecipa all’organizzazione di questi primi
missionari diocesani che operano anche
in diocesi di Parma chiamati dal vescovo
Giovanni Neuschel 20 .
“gioia e corona deL mio episcopato”
N umerose
sono le missioni popolari
tenute da questo gruppo al
quale presto associano anche altri
sacerdoti di due dei quali abbiamo il nome:
don Luigi Brandani di Cavriago e don
Angelo Brugnoli di Campegine. Un conteggio
relativo alle missioni che hanno visto
la partecipazione del Valcavi parlano di
oltre ottanta missioni popolari che spesso
duravano anche tre o quattro settimane nelle
parrocchie più disagiate; in più quaresimali,
esercizi e ritiri spirituali. Nel corso di queste
predicazioni si sedavano liti e inimicizie,
si restituiva la refurtiva o l’illecitamente
posseduto, si regolarizzavano posizioni
familiari, si amministravano i sacramenti
particolarmente quello della confessione.
Tutto come i Preti della Missione. Tra le
più famose, ricordate in una breve biografia
del Marioni, vi sono le missioni di
Felina nell’estate 1822 e, subito dopo, di
Castelnovo ne’ Monti, in seguito alla quale i
castelnovesi chiedono e ottengono di averlo
come loro arciprete. Muore però mentre,
quasi senza tregua sta predicando un’altra
missione a Vetto.
Come accettano i vescovi questa iniziativa
dei loro parroci? Il crescente successo
dell’associazione richiede il sostegno
dei vescovi, senza il quale i parroci non
avrebbero mai potuto lasciare le loro parrocchie
soprattutto per tempi lunghi come
quelli delle missioni. Mancando poi tutta
5
la disponibilità degli ordini religiosi
soppresi (ritornano soltanto
i Gesuiti, i Minori Conventuali
Osservanti e i Cappuccini), la possibilità
di un ricorso qualificato al
clero diocesano diventa una scelta
irrinunciabile.
Il vescovo Filippo Cattani
(1826-1849) nella sua relazione
del 1834 parla di predicatori da
lui inviati per “pascere i popoli
con la parola di Dio, per accrescere
l’istruzione religiosa e il
culto divino, anche per far fronte
all’ignavia o all’incapacità di alcuni
parroci”. Altrettanto, quasi con
le stesse parole, dice il vescovo
Pietro Raffaelli (1849-1866) nella
Relazione del 1853, aggiungendo
di perseguire tali obiettvi non
solo con le “sacræ expeditiones”
(missioni), ma con la più oculata
scelta del clero da destinare alla
cura d’anime.
Il riferimento all’associazione
di fatto dei missionari diocesani
diventa esplicito, invece, nella sua
relazione del 1865:
“Molti parroci hanno cura non
solo dei loro fedeli, ma anche
di quelli d’altre parrocchie. Essi,
uniti nel vincolo della carità in
una sorta di società sotto la mia
dipendenza, a gruppi di tre o quattro
vanno ora in questa, ora in
quella parrocchia, anche d’altra
diocesi, per tenervi corsi di esercizi
spirituali o sacre missioni,
ovunque con ingente frutto delle
anime, come hanno fatto in questo
stesso anno in occasione del Sacro
Giubileo”.
Ed ecco il suo giudizio su questi
parroci: “Il mio animo si riempie
di vera letizia quando considero
quanti e quali pastori d’anime
ho in questa mia diocesi che mi
aiutano nel coltivare la vigna del
Signore. E questa lode non va
solo ai parroci, ma anche ad altri
sacerdoti perché sono tanti, fra di
loro, quelli che si distinguono per
pietà, dottrina, austerità di vita,
zelo per le anime. Essi, mentre
sono gioia e corona del mio episcopato,
illustrano città e paesi
con la loro predicazione e con il
loro esempio” 21 .
La congregazione missionaria
diocesana
N el
gruppo di questi parroci
viene ricordato il prevosto
di Correggio don
Pietro Rota 22 , futuro vescovo di
Guastalla e di Mantova che riassume
l’immagine del vecchio “Prete
della Missione” nella sua stessa
persona: uomo di studio, di
preghiera e di penitenza; sempre
allegro pur nelle avversità e nelle
asprezze della vita; tutto dedito
Don Bosco (sopra, in una inedita foto ritrovata
presso la Biblioteca del Seminario di Viale Timavo)
ebbe diversi contatti con sacerdoti reggiani che
ne ammiravano lo stile missionario. Sotto: mons.
Pietro Rota, Vescovo di Guastalla e Mantova, fu nel
gruppo dei primi parroci missionari reggiani.

alla evangelizzazione della sua parrocchia,
ma pronto a qualsiasi “spedizione sacra”
gli venga richiesta dal suo vescovo. E con
lui altri che lasciarono grande fama di missionari:
don Luigi Rossi parroco di Borzano
, amico di mons. Rota e suo collega in
diverse predicazioni e numerosi altri che
le memorie citano sommariamente come “i
Serrini 23 , i Cappelli, i Brugnoli, i Cucchi,
i Lusetti, i Catellani, i Bigi che tanto bene
operarono fra noi prima e dopo l’Episcopato
Cattani” 24 .
I n
termini praticamente uguali viene ripetuto
anche dalla relazione Rocca del
1876:
“Esiste in diocesi un gruppo di parroci
e di preti che, sotto la stretta dipendenza
del vescovo, si recano a evangelizzare il
popolo, ovunque siano chiamati, con grande
frutto del popolo stesso e profitto della
religione. Talvolta, con il dovuto permesso
dei superiori, sono chiamati anche in altre
diocesi dove diffondono la parola di vita
eterna, come hanno fatto nello scorso Anno
Santo” 25 .
E’ questo l’ambiente diocesano, reggiano
e guastallese, nel quale, grazie anche ai
tanti contatti con don Bosco, il futuro card.
Cagliero e altri protagonisti che daranno
vita ai nuovi istituti per le missioni estere,
o con ordini religiosi con salde tradizioni
in loco come i gesuiti e i cappuccini, l’idea
di recarsi ad evangelizzare le più lontane
genti del mondo inizia lentamente a penetrare
nel clero e nella gioventù reggiana e a
dare primi missionari ad gentes di non poco
spessore quale p. Valentino Sante Bigi (ad
Hyderabad dal 1857 al 1906) 26 .
Nel 1884 l’associazione di fatto si costituisce
ufficialmente in “Congregazione dei
sacerdoti Missionari Diocesani”. Promotore
don Prospero Campioli, priore di San
Donnino, don Diego Bigi arciprete della
Mucciatella, don Domenico Castellini prevosto
di Montericco, don Prospero Maiocchi
rettore di San Zenone 27 .
L’abito che assumono durante la predicazione
(fascia con infisso un grande crocifisso)
è identico a quello dei missionari
dei nuovi istituti per le missioni “estere”.
Esprime al meglio quella dedizione alla
evangelizzazione che, nella prima metà del
‘900, vedrà uno stuolo di reggiani andare
in Africa, in Cina soprattutto attraverso
l’adesione i nuovi istituti per le missioni
estere (PIME, Comboniani, Saveriani, Padri
Bianchi) quasi in attesa della porta che verrà
direttamente aperta ai diocesani attraverso
la “Fidei Donum” del 1957.
Nei suoi circa 80 anni di piena attività
annovererà tra le sue schiere i sacerdoti più
attivi e più generosi della diocesi. Tra gli
ultimi, più in vista, don Mario Prandi, don
Dino Torreggiani e don Artemio Zanni, una
terna che si specializzerà anche in missioni
extradiocesane, soprattutto fra i carcerati e
aprirà nuove missioni in India, Madagascar,
America Latina. Ma questa è una storia
ancora tutta da scrivere.
NOTE
1 1 SS. Giacomo e Filippo; 2 S. Giacomo minore;
3 S. Giovanni Evangelista; 4 San Lorenzo; 5
San Paolo; 6 San Silvestro;
7 San Salvatore: 8 San
Biagio: 9 San Nazario;
10 San Zenone; 11 San
Bartolomeo (“ad quam
16 ab hinc annis translata
fuit cura Parrochiae
S a n c t i Michaelis,
cuius ecclesia suppressa
extitit auctoritate apostolica”);
12 Santo Stefano;
13 San Tommaso; 124
San Raffaele; 15 Santa
M. Maddalena; 16 San
Pietro; 17 Sant’Agostino;
18 San Leonardo. – Le
prime 11 hanno un rettore;
le altre sono governate
da curati amovibili eccetto
la chiesa abbaziale di
San Leonardo retta da
un vicario perpetuo solitamente
designato dall’Abate
Commendatario
che, nel 1675, è il Cardinale Carlo Barberini
(dalla relazione della visita ad limina del 1675,
Archivio Segreto Vaticano. Nelle citazioni
seguenti “Relazione” seguita dall’anno).
2 Esattamente 1879 nel 1689 (Relazione
1689).
3 1. Canonici Lateranensi in Santa Maria delle
Grazie; 2 Canonici del S. Salvatore in San
Marco: 3 Monaci Beneddettini Cassinesi in
San Pietro; 4 Agostiniani in Sant’Apollinare;
5 Domenicanio in San Domenico; 6 Minori
Conventuali in San Francesco; 7 Minori
Osservanti in Santo Spirito; 8 Terz’Ordine di
San Francesco in SS. Cosma e Damiano; 9
Carnelitani della Congregazione mantovana
in SantaMaria del carmelo; 10 Servi di Maria
nella Ghiara; 1 Cappuccini nella Chiesa dell’Immacolata;
12 Gesuiti nella Chiesa di San
Giorgio (Relazione 1675).
4 1 San Tommaso; 2 Santa Maria Maddalena; 3
Santa Chiara alias Sant’Antonio; 4 Ascensione;
5 Sant’Ilario; 6 Santa Caterina da Siena, tutte
sotto il governo vescovile; – 7 San Pietro
Martire sotto la cura dei Canonici Regolari
Lateranensi; – 8 Corpus Domini; 9 San Raffaele
sotto il governo dei frati domenicani; – 10 Santa
Maria del Popolo sotto i frati carmelitani; – 11
Santa Maria della Misericordia sotto la cura dei
frati minori dell’Osservanza (ibid.).
5 1 Conservatorio della Santissima Trinità
per fanciulle orfane; 2 Casa delle Converse
(“Refugium pro mulieribus lapsis et conversis”);
3 Orsoline, la maggior parte delle
quali abitano nelle case paterne; 4 Cappuccine
(ibid.).
6 1 Sant’Agostino, 2 Sant’Egidio; 3 San Carlo;
4 Servi della Croce; 5 San Domenico; 6 San
Francesco; 7 San Girolamo; 8 Santa Maria;
9 San Pietro; 10 San Rocco; 11 Santissimo
Sacramento; 12 Santo Stefano (ibid.).
7 “Et inter primas mihi cura fuit ut bonos mores
tuerer, corrigerem pravos, populorum cohortationibus
et admonitionibus ad religionem,
pacem et innocentiam accenderem, utque animarum
pastores sua munera implerent, populosque
sibi commissos sacramentis et doctrinae
pabulo pascentes, eisque virtutum exemplo
praelucentes. Nec minus cordi fuit ut piae
testantium voluntatis executioni mandarentur,
Un manuale di preghiere e canti, stampato a Reggio nel 1823,
attesta l’attività dei missionari diocesani ai primi dell’ottocento
pauperorum patrimonia fideliter distribuerentur,
et ubique pietatis studium nutriretur et
augeretur” (ibid.).
8 “Inter praecipuas pastoralis officij curas
habeat Christianam Doctrinam quolibet
die festo non solum utriusque sexus pueros
& adolescentes, sed & populum totum ....
Populi pietatem frequentibus alere sermonibus
Parochorum munus proprium est” (“Secundæ
Dioecesanæ Synodi Regiensis Constitutiones
et decreta”, del vescovo Marliani, ediz. a
stampa senza data – così almeno l’esemplare
consultato da chi scrive –, ma probabilmente
identificabile con l’edizione voluta nel 1685
dal vescovo Bellincini).
9 Cfr. ACuRE, Predicatori, Filza I “Approvazione
di Predicatori dal 1607 al 1786”.
10 “Ultimo loco succedit locus [sic, per Domus]
Congregationis Missionis a me nuperrime
quantum potuit virium mearum tenuitas
extructa. Mansiones in ea sunt non solum pro
septem vel octo sacerdotibus inibi commorantibus,
se etiam pro viginti et ultra clericis qui
ordinationum tempore ad eam conveniunt pro
explendis spiritualibis exercitiis dierum decem
ad prescriptum Summi Pontificis Alexandri
VII et iuxta Innocentii XI modo regnantis
mentem, et mirum est quam in ecclesiasticis
divina favente gratia vocationis suae spiritus
augeatur. Multum quidem Omnipotenti Deo
teneor et quod me ad huius Ecclesiae regimen
meritis quidem longe imparibus assumere
dignatus sit, magis tamen quod operarios tam
sollicitos mihi adiungere infinita eius bonitate
decreverit. – Sacerdotes huius Domus per octo
anni menses incipiendo a festivitate Omnium
Sanctorum usque ad finem mensis Junii partem
aliquam Dioecesis percurrunt docendo, erudiendo,
praedicando, sacramenta confessionis
et Communionis administrando, aliave pietatis
opera persolvendo, ut summopere verbo e
exemplo proficiant et ingens animarum lucrum
Deo proveniat” (Relaz. 1684).
11 Lc 4, 16ss.; cf. Is 61, 1ss..
12 G. Saccani, La Missione del P. Paolo Segneri
alla Pieve di Carpineti, Parma, Stamperia
Bodoniana, 1927
13 “Domus missionis, seu Presbiterorum, ad
speciale et tam necessarium hoc opus mis-
6 11
insieme!! Si veggono le due sponde tutte verdeggianti,
ricche di grandi boschi, di grosse
piante eternamente verdi. Migliaia e migliaia
di uccelli di differenti razze, colori e grandezze
popolano le rive e le acque del Nilo.
Sulle rive, a pochi metri da noi, grossi
serpenti sonnecchiano al sole e, lì vicino a
loro, grossi e spaventosi coccodrilli gonfi
di carne umana (quanti neri non mangiano
queste bestie! Quando le donne o i bambini
vanno con le brocche di creta a prendere
l’acqua, l’insidioso animale è sempre pronto
in qualunque punto essi vadano, li prende per
Padre Leone zanni (a destra) con padre Alceste Corbelli, originario
di Pantano. Dopo un nuovo attacco di febbre nera, dalla
quale guarì miracolosamente per intercessione dell’allora Servo
di Dio Daniele Comboni, padre Leone ritotnò in Italia per un
periodo di riposo e ritotnò quindi in missione fra le popolazioni
Amhara del Lago Tana.
le gambe o le braccia e scompare nei gorghi
del profondo fiume) si beano al calore del sole,
sdraiati come il buongustaio in attesa che il
cibo già mangiato lasci il posto per altro cibo
già adocchiato. Sugli alberi vicino al Nilo c’è
qualche leopardo e si ode di notte il ruggito
del grande re della foresta il leone. Nelle paludi
si veggono gli elefanti coricati placidamente
sul pantano come un qualunque Mohammed
farebbe sul suo tappeto di velluto.
Quello però che è più carattestico è la
vista degli ippopotami. Essi vengono anche
a dieci metri di distanza e sembra che ben
poca paura faccia loro il rumore del motore.
Vengono nascosti sotto l’acqua come fossero
sottomarini ed ogni cinque o sei minuti
gettano fuori la loro enorme e spaventosa
testa aprendo quanto più possono la loro non
meno enorme e spaventosa bocca. Essi pesani
fino a 35-40 quintali ed è meravigliooso
vederli camminare nell’acqua con tanta velocità
e galleggiare sulla medesima come tante
canne di bambù. Essi non mangiano che erba
e di notte, a questo scopo, vanno sulla riva e
anche nelle pianure.
Quando sentono rumori non assalgono, ma
precipitosamente si tuffano nell’acqua come
enormi massi di pietra. Però se hanno i piccoli
sono cacciati, oh, allora sono ferocissimi.
Se trovano barche, che non siano superiori ai
tre metri di larghezza e cinque o sei di lunghezza,
le rovesciano, prendendo gli uomini
nelle loro bocche, li schiacciano come uova e
li gettano in pasto ad altri animali.
Q uesta
è poesia o, direbbe lo Stoppani,
un bello orrido. C’è qualche cosa,
però, che riempie il cuore di mestizia
quando non lo riempie di lacrime. Lungo
queste sponde non solo si veggono animali,
ma di quando in quando si veggono degli
esseri umani. Essi, al passaggio di qualche
battellino, sbucano dalle folte erbe e con le
loro lance in mano, ignudi e sporchi, si presentano
sulla riva, guardano con un senso di
speciale stupore, di
grande meraviglia,
e, passato il battello,
scompaiono di nuovo
in mezzo alle folte
erbe.
Le loro capanne
si veggono lontane
nell’orizzonte, fra gli
alberi, a centinaia
e centinaia. Quanti
sono questi poveri
infelici? Abbiamo
nelle mani varie statistiche,
ma credo
che sarà ancora
molto difficile che
essi si avvicinino alla
Verità. Quanti sono,
invece, quelli che si
curano di loro? Mio
Dio! Passano, è vero,
molti bianchi su questi
battelli e vanno nel
paese dei neri e fanno
anche qualche sacrificio,
ma lo scopo?
Fare denaro!! Ecco,
essi vanno in mezzo a questi infelici non per
fare loro del bene, ma per servirsene come
strumenti dei loro guadagni, quando non se
ne servono a sfogo delle loro passioni.
Oh, Signore, dico delle volte, levate da
questo popolo la maledizione di Cam e
suscitate nel cuore di tanta gioventù che vive
nelle città d’Europa una vita fiacca,oziosa,
se non peccaminosa e scandalosa, fiamme
di amore per voi e per le vostre anime, per
la vostra gloria; chiamate dal mondo novelli
Saverii che convertano a voi queste migliaia
di poveri infelici. Ispirate a tanto, buona
gioventù – desiderosa di far del bene, ma
che trova nella sua terra campo ristretto per
il suo ardente e giovanile zelo – di venire in
queste terre a sacrificarsi, a dar la vita per
questi poveri infelici camiti.
Preghi così anche lei e speriamo che il
Signore ci ascolti. Preghi anche perché quelli
che ebbero da Dio questa ispirazione siano
fedeli alla chiamata e non si rendano mai
indegni di tanta grandezza.
D opo
circa 610 chilometri arrivai ad
una delle nostre prime stazioni missionarie,
Detuvok. Lasciai alcune
casse, salutai e avanti. Arrivai poscia a Lul,
seconda nostra stazione. Qui potei correre a
visitare il Signore e la chiesa. Salutai e partii.
Questa notte arrivai a Malakal, da dove scrivo.
Alle due dopo pranzo partiremo e domani
notte, al più tardi, arriverò a Tonga.
Quando mi sarò messo bene a posto, le
scriverò di nuovo. Io sono sano e svelto,
felice di arrivare finalmente in mezzo a quel
popolo che fu sempre il grande mio sogno.
Di nuovo preghi per me. Io pregherò per
lei. Aiutiamoci a vicenda, confortiamoci a
vicenda. Siamo missionari insieme: io con
l’opera, lei con la preghiera, uniti sempre
con lo spirito. Il Sacro Cuore di Gesù e la
buona Madonna ci aiuteranno sempre.
Saluti tutti gli amici e i conoscenti. Il caro
Nanni Onorio e la signora Rosa, Potrebbe
far leggere, o leggere lei, la presente al caro
Augusto e alla sua Signora? Ed anche a
quelli del Circolo? Mi farebbe grande favore
poiché, smontato dal battello, non avrò più
tempo per poter scrivere a tutti quelli cui
dovrei pure, per obbligo, scrivere.
Coraggio sempre, Margherita. Non si avvilisca,
come fa, di certe piccole difficoltà e
certe piccole prove. Qualche volta, pensando
a lei, vedo le sue piccole miserie come vedo
le mie, e le sue piccole vittorie. Coraggio,
coraggio, coraggio. Dio ci vuol bene, la
Madonna ci predilige. Siamno sempre suoi.
Con fraterno affetto, riconoscentissimo P. L.
M. Zanni
Tonga, 9 settembre 1926. Carissima
Margherita, sarà illusa aprendo la
presente e vedendo che si tratta di due
righe in croce e non di una lunga descrizione
della vita di missione. Mi perdoni. Appena
ricevuta la sua, mi ero proposto di rispondere
subito secondo i desideri che mi aveva
espresso, ma l’uomo propone e Dio dispone...
Sia sempre fatta la sua divina volontà. Tra
parentesi, le dico di tenere nel suo cuore
ciò che le dirò, poiché ho appena scritto al
babbo: “sano, svelto e contento”. E, come
al solito, una confidenza: due giorni dopo la
sua, una bella febbre di 42 gradi mi colpisce
quasi all’improvviso.
Abbandono il lavoro, vado a letto, mi sento
meglio. Viene avvisato il medico inglese che si
trova a dodici ore di battello da Tonga. Viene
col battello e mi conduce via in una specie di
ospedale. Prima di partire ricevo il buon Gesù
in forma di viatico. Otto di sera. Faccio viaggio
sul Nilo di notte, arrivo il giorno dopo a
posto. Iniezioni in quantità, cessa, improvvisa
come era venuta, la febbre. Incomincio a star
bene, a mangiare e, dopo dodici giorni, sano,
forte, sempre allegro come prrima. Riprendo
il battellino, torno alla mia terra fra i miei
cari ed amatio neri. Dio sia benedetto. Sono
ancora l’uomo più felice della terra. Però l’assicuro
che sarei stato contento di sacrificare
la mia vita per la redenzione di questi infelici
e andare a vedere il mio Dio e la Mamma mia
santissima. Sia fatta sempre la santa volontà di
Dio. Ora sono per un po’ di tempo a riposo.
Mi perdona, vero? Le scriverò in avvenire.

Pellicciari, 1736 -1827). Laico, compagno
laborioso dei missionari dal 1861.
Deceduto a Trebisonda.
Padre Fabiano da Scandiano
(Alessandro Morsiani, nato a San Donnino
di Casalgrande nel 1810, deceduto a Roma
nel 1884). Prefetto della missione di Rio
de Janeiro, commissario generale delle
missioni in Brasile, secondo procuratore
generale delle missioni in Roma e rettore
del Collegio di San Fedele, consultore
del S. Ufficio e della S. Congregazione
di Propaganda Fide. Religioso chiaro per
dottrina e virtù, eminente nella prudenza.
Padre Pietro da Reggio (Ferdinando
Bianchi, 1817-1885). A trentacinque anni
va missionario in Cile. Viceprefetto della
missione di Valdivia, insigne per zelo
apostolico e santità di vita tra gli araucani.
Morì a Santiago del Cile.
Padre Marco da Luzzara (Ovidio
Domenico Anselmo Forattini, 1827-1862).
Giovane missionario in Agra, dove morì
dopo soli cinque mesi dall’arrivo.
Padre Basilio da Barco (Bertolini
Francesco, 1833-1790), missionario in
Turchia e per 25 anni a Mersina dove
costruì una bella chiesa, due scuole e un
cimitero. Morì a Mersina vivamente compianto
dagli stessi acattolici.
Padre Sisto da Reggio (Angelo
Grazioli, San Prospero Strinati 1872
– Reggio 1956). Predicatore popolare.
Missionario nel Maranhão (Brasile) per
un settennio.
Padre Angelo da Vignola (Edmondo
Graziosi, Vignola 1885, Reggio 1949).
Missionario nel Maranhão (Brasile) dal
1908 al 1937, ove fu più volte superiore
e , per tre anni, nel vicariato apostolico di
Harar nell’Africa Orientale.
Padre Geremia da Toano (Sante
Castagni, 1892-1959). Missionario in
Turchia per 5 anni dal 1926; cappellano
militare in Etiopia”.
Padre Prospero da Ospitaletto
(Domenico Germini, 1903-1961).
Segretario per le missioni, più volte definitore,
ministro provinciale, superiore
regolare ed ecclesiastico della missione di
Trebisonda.
Su queste figure il lettore può sviluppare
qualche approfondimento
nel capitolo “Le missioni estere
dei cappuccini emiliani e romagnoli” del
volume “I cappuccini in Emilia Romagna”
a cura di Giovanni Pozzi e Paolo Prodi. O,
meglio ancora, può sfogliare le annate del
periodico reggiano “Frate Francesco”.
Ma già da questi soli appunti è ben
comprensibile come attorno ai conventi
cappuccini reggiani fossero di casa le
missioni cattoliche in Congo, Georgia,
Turchia, Mozambico, Brasile, Chile,
Georgia, Indostan e altre. E se è vero che
per andare missionari bisognava passare
attraverso un ordine religioso, è anche
vero che un ordine religioso come i cappuccini
fu uno dei più popolari diffusori
delle tematiche e degli ideali missionari
in terra reggiana.
q
Una lettera inedita
1926: il primo viaggio missionario
del comboniano padre Leone Zanni
Leone Zanni (1897-1975), di famiglia mezzadrile residente a Castellazzo,
terminata la Grande Guerra che lo aveva visto combattente
sul Podgora, entra nel seminario di Reggio per farsi prete
e, poco dopo, missionario nell’ancor giovane Istituto fondato dal
San Daniele Comboni. Sacerdote nel 1925, l’anno seguente parte
per le missioni comboniane del sud Sudan. Nonostante navi,
treni e battelli, il viaggio è ancora all’insegna del rischio totale,
com’era accaduto pochi mesi prima al suo confratello, pure reggiano,
padre Cesare Bezzecchi, morto su quello stesso battello nel
quale viaggia anche padre Leone. La lettera è indirizzata ad una
zelatrice delle missioni, una non meglio identificata Margherita.
C ome
le avevo già detto, dovevo partire
da Khartoum per inoltrarmi sempre
più nel centro dell’Africa. Per
la morte di altri due nostri fu ritardata la
mia partenza e solo domenica 11 partii da
Khar. Devo percorrere al sud di Khartoum
circa 810 km. La mia destinazione è Tonga.
L’indirizzo: Padre Leone Zanni, Catholic
Mission, Tonga, Upper Nile, Province Sudan
Africa.
Questo è come un prologo: ora, se permette,
le racconto qualche cosa del mio viaggio incominciando
da Verona. Credo di farle piacere
non avendo potuto ricevere le mie due prime
lettere. Il tempo, ora, non mi manca. Sono su
di un piccolo battello da mattina a sera.
La prima fermata nel porto di Ancona
e, siccome vi si trovava pronto il treno per
Loreto, facemmo una breve visita a quel
Santuario. Dieci minuti: baciai e toccai quei
muri che furono testimoni di tanto sacrificio
e di tanto amore. Traversammo poi l’Adriatico
e ci portammo a Spalato. Da Spalato a
Bari riattraversando l’Adriatico. Da Bari a
Brindisi. Da Brindisi a Corfù, a Creta e finalmente
ad Alessandria. Arrivammo il giorno
20. Nel viaggio non ebbi disturbi fisici se non
un po’ di mal di mare, insignificante davvero.
Potemmo quasi ogni giorno celebrare.
Ad Alessandria, però, le cose non andarono
così. (Al babbo, meglio a nessuno, ho detto
quanto dirò ora a lei come speciale confidente,
sono certo che non dirà nulla). Smontato
dal bastimento, feci una visita alle Suore della
Nigrizia che si trovavano all’ospedale come
inservienti. Dopo un pezzo di strada sotto un
sole cocente, sentii come una freccia che mi
passasse la testa da parte a parte.
Tornato dai Salesiani in attesa del treno per
il Cairo, sentii brividi per tutta la vita e una
febbre da 41 gradi si impossessò della mia
persona. Che fare? Io non l’avevo chiamata;
essa era venuta senza chiedermi permesso.
Ora era in casa mia come signora e padrona.
Non c’era che chinare il capo. Però alle
ore 5 del medesimo giorno feci ogni sforzo
per reggermi e poter fare, far credere a quei
buoni Salesiani che stavo bene. Infatti montai
sul treno e partii. Durante i 130 chilometri
non feci che vomitare e soffrire dal mal di
capo. Mi pareva proprio di morire e mi pareva
anche di essere pronto a fare questo. Al
Cairo fui accolto dai nostri (abbiano al Cairo
una casa, una chiesa e due padri) con tutte
le possibili cure. Dopo sette giorni di letto io
potevo camminare ancora colle mie gambe,
forte, allegro e giulivo, contento come prima.
Sia benedetto il Signore.
Partendo da Verona ero indirizzato nel
Bahr-el-Gazal, ma al Cairo mi dovetti fermare
perché, essendo il tempo delle piogge,
partendo avrei dovuto fare circa 180
chilometri in mezzo all’acqua sino al petto.
Nel frattempo un telegramma da Verona mi
raggiungeva al Cairo e diceva di andare non
a Wau (Bahr-el-Gazal), ma fra le tribù degli
scilluk (i più infelici e barbari dei nostri neri).
Come può comprendere, non vedevo l’ora di
poter raggiungere i miei neri.
Dopo circa due mesi di fermata al Cairo,
partii e, un po’ col treno, un po’ col battello,
feci quelle centinaia e centinaia di chilometri
che mi separavano da Khartoum, la
più grande città dell’Africa (barbara) dove
abbiamo una casa-procura per le stazioni
che sono nel centro, una chiesa e una scuola,
e dove pure sono una trentina di suore con
scuola e pensionato.
A
Khartoum, mentre mi preparavo per
la partenza, mi arriva un altro telegramma
di fermarmi ad aiutare il
procuratore della casa. Che cosa dire? Sia
fatta la volontà di Dio. Dal dicembre 1925
al giugno 1926 non feci che lavorare a procurare
il necessario ai padri delle stazioni
del centro. Predicavo, facevo catechismo,
confessavo e cercavo di rendermi padrone
delle due lingue araba ed inglese. Non le ho
imparate, ma so manifestare i miei desideri e
comprendere quelli degli altri.
Finalmente, una settimana fa, il Superiore
mi chiama e mi dice che partirò per la missione
del centro. Dio sia benedetto !!
Preparai i miei fagotti e partii. Sono già
quattro giorni e quattro notti che sono su di
un battello sulle acque di questo misterioso
Nilo. Quanta poesia e quanta mestizia
10 7
sionum per Dioecesim peragendarum, et ad
instruendos Clericos in Exercitiis Spiritualibus
ante Ordinum susceptionem, addictorum; sicuti
maximi profectus opus est insigne; sic quotidie
maiora ex ultimis piorum Testatorum voluntatis
recipit augumenta” (Relazione 1700).
14 “Accedit Domus Congregationis Missionis,
cuius sacerdotes per octo menses anni
Apostolico munere fungentes aliquam partem
Diœcesis percurrunt missiones spirituales peragendo
cum maximo animarum profecto. Erecta
fuit a predecessore meo et hodie ita est aucta ut
sit capax pro clericis ordinandis qui sub eorum
directione Spiritualia exercitia peragunt, et pro
seminario denominato externo, quod, nisi presentium
temporum calamitates obstitissent, jam
esset institutum, et hoc unum in votis habeo,
ut Ecclesiastici ad coeterum aedificationem
doctrina et recta ratione vivendi commodius
instituantur.” (Picenardi, Relazione 1714)
15 “Accedunt Congregatio P.P. S. Philippi Nerii et
Congregatio Sacerdotum Missionis tamquam duæ
Pastoris manus, quorum altera in Sacramentis
administrandis puerisque in rebus fidei erudiendis,
altera in sacris missionibus peragendis et in
clericis ordinandis per Sancta Exercitia instruendis
instituti sui finem assequitur” (Picenardi,
Relazione 1720).
16 “... Ego ipse tempore quadragesimae selectos
concionatores sive regulares sive ex clero saeculari
sacerdotes mitto ad ecclesias Plebium et statis
temporibus sacerdotes Missionis ad Paroecias ad
quas pro populi indigentia magis expediendos
mihi in Domino videtur” (Forni, Relazione 1730):
“... sedulam curam habeo ut eant sacerdotes
memoratae Domus Missionis statis temporibus ad
incipiendum praedicationis semen in his locis, in
quibus maior necessitas sit componendi dissidia,
evellendi offensionis lapides et expurgandi a vitiorum
zizania electas segetes ut feliciter maturescere
valeant” (Forni, Relazione 1741); “Sacerdotes
vero eiusdem Congregationis ... in Dioecesi ubicumque
maior est necessitas insudant pro salute
animarum, evangelizando villicis et pauperibus
Verbum Dei” (Forni, Relazione 1744).
17 “Sacerdotes huius Domus Missionis, qui ex
eorum tam utili unquam satis commendato
Instituto evangelizare non cessant pauperibus
rusticalis et praedicationis semen inicere in agros
vel destitutos, vel sterile, vel fecundos tantum
vepribus expedi praecipue in ea loca in quibus
magna Messis apostolicis indiget operariis, qui
submoto quocumque offensionis lapide et avulsa
zizania, elaborent, ut afflante Sancto Spiritu campestris
electa seges salubriter permaturescat”.
(Forni, Relazione 1738).
18 Da scheda di Francesco Milani.
19 Vita del fu don Giuseppe Marioni Rettore
di Pantano poscia Arciprete di Castelnovo ne’
Monti, di autore anonimo, edita a Reggio “Per
Torreggiani e Compagno” nel 1849.
20 B. Veratti, Cenni biografici intorno all’arciprete
Pietro Valcavi, in Opuscoli religiosi,
letterari e morali, Modena, 1871
21 “Et quoniam de parochis sermo est, silentio
praeterire non possum nec debeo, quod plures
ex ipsis, quibus non suarum tantum cura est
ovium, sed alienas quoque ipsorum zelo complectitur,
vinculo charitatis inter se coniuncti,
et veluti societatis speciem sub omnimoda
mei dependentia efformantes, terni quaternove
modo in hanc, modo in illam Paroeciam, nec
tantum ad Dioecesim meam, verum etiam ad
alienam spectantem, advocati se conferunt
et spiritualibus exercitiis, vel sacris expeditionibus
illarum incolas excolunt, ingentem
ubique animarum fructum reportantes. Hoc
ipso anno Sacri Jubilei occasione arrepta, in
pluribus Paroecis sacras missiones aut exercitia
spiritualia dederunt; dum in aliis Paroecis,
aut Praedicatores regulares, aut Missionarii
extranei Populorum poenitentiam, religionem
et promovebant. Neque Parochorum tantum
haec laus est, sed aliorum quoque Sacerdotum.
Numero namque plures sunt sacerdotes pietate,
doctrina, morum gravitate et animarum zelo
spectatissimi, qui dum coronam et gaudium
meum efficiunt, urbes, oppida, rura paredicatione
et suis virtutibus illustrant” (Raffaelli,
Relazione 1865).
22 Pietro Rota (1855 - 1871), nato a San
Prospero di Correggio nel 1805, fu prevosto
per 16 anni di San Quirino di Correggio. Nel
1850 fu nominato rettore del seminario urbano,
dove insegnò anche diritto. Fu poi nominato
Canonico della Cattedrale ed esaminatore.
Eletto Vescovo di Guastalla nel 1855, guidò
con zelo la sua diocesi, ampliò il seminario e
chiamò a insegnarvi ottimi docenti, ma, dopo
il 1859, dovette subire tante persecuzioni dal
nuovo Governo italiano. Nel 1859 dovette
ritirarsi a Modena e, quindi, a San Rocco di
Guastalla, dove raccolse i seminaristi dispersi;
nel 1866 trovò accoglienza a Torino, presso
Don Bosco. Nello stesso 1866 ricevette 13
parrocchie dalla diocesi di Reggio. Nel 1871
fu trasferito a Mantova, dove rimase 8 anni,
perseguitato anche là (fu messo anche in prigione).
Nel 1879, provato da tante lotte, fu
chiamato a Roma, nominato Canonico della
Basilica Vaticana e promosso alla sede titolare
arcivescovile di Cartagine; da questa passò
nel 1884 a quella di Tebe. Morì a Roma, in
fama di santità, il 3 febbraio 1890. Sepolto
a Roma, le venerate spoglie furono poi portate
a Correggio e deposte nella cripta di
San Quirino (a. GamBarelli, Cronotassi dei
Vescovi della Diocesi di Guastalla, Marola,
Centro Diocesano Studi Storici, pro man.).
23 Don Rinaldo Serrini (1822-1891), già priore
di Marmirolo, arciprete di Pieve Modolena
dal 1880 al 1891. “esaminatore sinodale,
Missionario zelantissimo della Diocesi, dotto
ed erudito” (G. Saccani, Pieve Modolena,
Memorie storiche, Reggio Emilia, 1926).
24 21 Novembre 1904, Pel 1° Anniversario
dalla morte di D. Luigi Rossi Prevosto, Reggio
Emilia, 1904.
25 “In dispensatione divini eloquii et in fractione
panis Verbi Dei extat in Dioecesi numerus
parrochorum et etiam presbyterorum qui sub
omnimoda dependentia et missione episcopi se
conferunt ubi vocantur ad evangelizandas gentes
magno cum fructu populi er religionis proventu.
Quandoque etiam ad alienas Dioeceseos
semper cum debita licentia Superiorum, verbum
vitae aeternae portant ac disseminant,
prout factum est elapso anno Sancti Maximi
Jubilei” (Rocca, Relazione 1876).
26 S. Spreafico, Storia e Vangelo nelle esperienze
postconciliari dei Missionari reggiani,
Bologna, Cappelli Editore, 1988
27 S. Spreafico, La Chiesa di Reggio Emilia
tra antichi e nuovi regimi, vol. II, Bologna,
Cappelli Editore, 1982
q
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Don Giuseppe Marioni (1756-1823)
“maestro” dei primi missionari diocesani
UMBERTO M. ZAPPI
C’è davvero somiglianza di spirito missionario
tra i Preti della Missione
e i primi sacerdoti diocesani che,
alla loro cacciata, ne proseguono l’opera?
Appare una indubbia identità tra lo spirito
dei primi elogiati dai loro vescovi e lo spirito
dei secondi per cui la risposta non sembra
che affermativa. Tuttavia, per averne una
ragione in più, possiamo esaminare il profilo
biografico di don Giuseppe Marioni, uno di
questi primi missionari diocesani, morto nel
1823 in concetto di santità e del quale, per
quanto anonimo, ci è giunto un breve profilo
biografico edito nel 1859 dal tipografo
vescovile Torreggiani e Compagno.
Don Giuseppe Marioni nasce a Vetto nel
1756 da famiglia povera, ma saldamente
religiosa. Frequenta gli studi presso la scuola
della parrocchia proseguendoli poi, in filosofia
e teologia, a Reggio presso i Gesuiti
di San Giorgio. Li compie tutti con ottimo
profitto, ma ancor più quelli biblici (storia
sacra) e storici: una accoppiata interessante
che dice il suo interesse per una Parola
di Dio concretamente incarnata nella vita
dell’uomo e sottolinea la sua futura linea
pastorale.
Sacerdote a 25 anni, viene destinato come
cappellano coadiutore presso la “parrocchia
vescovile” di Massenzatico. Questa nomina
presuppone la fiducia diretta del vescovo,
in quel tempo monsignor GianMaria
Castelvetri, trattandosi di una parrocchia il
cui titolare è lo stesso vescovo che la cura
per mezzo di un “vicario”. Uguale fiducia
egli merita da monsignor Francesco Maria
d’Este, succeduto nel 1785 al Castelvetri nel
governo della diocesi reggiana, che lo invita
ad andare parroco, dietro regolare concorso,
a Pantano. Tra le righe di questo passaggio
sembra di leggere non solo una promozione
di grado come dice l’autore, ma piuttosto
l’inserimento del Marioni nel contesto ecclesiale
montano per fargli svolgere un’attività
di promozione pastorale a più largo raggio.
Pantano egli inizia la sua carriera di
A predicatore, acquistandosi ben presto
larga fama anche in altre parrocchie dalle
quali numerosa gente viene ad ascoltare i
suoi sermoni, tanto che egli è costretto ad
allungare la chiesa per renderla più capace. E
nel frattempo la rende più accogliente e più
funzionale al culto con un nuovo concerto
di campane, un organo “eccellente”, due
nuovi altari di scagliola, pitture del reggiano
Camuncoli e nuovi apparati liturgici. Quasi
tutto a sue spese e perfino con il suo stes-
Continuò, da Pantano, l’eredità dei “Preti della Missione”
so lavoro manuale, con un atteggiamento,
dunque, di totale dono e servizio alla parrocchia.
La popolazione è colpita dal suo stile
di carità che egli vive prima ancora di
predicarlo. Scrive il biografo: «Da quale
spirito di carità non si mostrò animato, e
con quanta perseveranza non seguì egli gli
impulsi del suo cuore amoroso a sollievo del
povero, e del mendico in tutte le circostanze
calamitose, ma specialmente in occasione
della carestia del 1817, quando la miseria,
e la fame opprimeva i suoi parrocchiani,
e tant’altri popoli vicini? Allora fu che si
vide circondato da una turba d’affamati, di
pezzenti, di bisognosi, che al padre comune
non indarno ricorrevano per implorare soccorso,
e vita. Allora fu che distribuì ai poveri
quanto di denaro e di generi possedeva fino
a lasciare la famiglia sprovvista dell’occorrevole
sostentamento: allora fu che si trasse
le vesti di dosso per coprire l’altrui nudità, si
levò il pane dalla bocca per satollare i famelici,
si privò perfino della moneta ricavata
dalla predicazione, e alle elemosine delle
messe per ristorare l’infermo languente,
appoggiare il pellegrino errante, soccorrere
l’indigente, provvedere il tapino, insomma
praticò tutte le opere di pietà, e misericordia
nel grado più eroico ed eminente».
questo aggiunge la penitenza, la mor-
A tificazione personale, lunghi tempi di
preghiera, di meditazione, di adorazione.
Un modo di vivere veramente austero che
tuttavia non gli toglie – quasi a segno della
sua autenticità – di mostrarsi sempre ilare,
amabile, gioviale. E’ grazie a questa “credibilità”
che egli riesce a trascinare i benestanti
del paese ad imitarlo nell’aiuto dei poveri
così che, ad esempio nella grande carestia
del 1816/17 – che vede decine e decine di
morti per fame nelle parrocchie vicine – a
Pantano nessuno dovrà soccombere a tanto
triste destino.
Santità e testimonianza di vita determinano,
ovviamente, anche lo stile della predicazione
nella quale egli cerca di scomparire
per far posto, in primo piano, alla Parola di
Dio, esattamente come era nello spirito dei
missionari di San Vincenzo de’ Paoli. Bene
lo evidenzia l’anonimo biografo affermando,
sulla base di testimoni diretti, che don
Marioni “predicava non se stesso, ma unicamente
Gesù Cristo”:
“Avvenne quindi che aveva sempre gran
concorso di popolo alla sua Chiesa, e che
ovunque portavasi a predicare era seguito
da molta gente avida del pascolo della
sua divina parola, a guisa del Redentore
accompagnato dalle Turbe fino al Deserto.
Infatti la parola di Dio al dire dell’Apostolo
è viva ed efficace, e più penetrante di una
spada a due tagli per ferire e commuovere
il cuore umano – Vivus est sermo Dei, et
efficax, penetrabilior omni gladio ancipiti
– e siccome il Marioni la predicava non – in
sublimitate sermonis, non in persuasibilibus
humanae sapientiae verbis, – ma quale si
deve predicare – in ostensione spiritus, et
virtutis – in stile semplice, chiaro, adattato
alla capacità ed intelligenza di tutti, e perfino
in dialetto volgare, come vuole il sacro
Concilio di Trento, così ella produceva sempre
buoni effetti, e convertiva i peccatori più
ostinati, illuminati nell’intelletto, e tocchi
nel cuore”. Non corrisponde, forse, tutto ciò
– letteralmente – al “piccolo modello” della
predicazione vincenziana?
Le missioni, seguendo la tradizione dei
Gesuiti e Preti della Missione seguono
lo schema classico delle istruzioni, vere e
proprie catechesi “sceneggiate” nelle quali
uno dei due predicatori fa la parte del non
credente e l’altro gli spiega le verità della
fede o della morale; meditazioni; pie pratiche
di devozione e di penitenza, amministrazione
dei sacramenti della confessione e
della comunione.
Il tema centrale era costituito dai “novissimi”
nei quali ritrovare il significato ultimo
del vivere; cioè una catechesi non teorica,
ma rapportata alla quotidianità della vita
individuale che ravvivava la Fede, rafforzava
la Speranza, accendeva la Carità. Le numerose
conversioni non rimanevano un fatto
privato, ma si trasformavano in eventi che
toccavano il vivere civile; tali erano gli atti
di perdono, le conciliazioni, le restituzioni
del maltolto.
Il biografo, a titolo di esempio, ricorda la
missione tenuta dal Marioni a Felina nel 1822
insieme a don Giuseppe Maria Fontana, don
Pietro Valcavi e don Adolfo Giafferri, una
squadra collaudata e pioniera delle grandi
predicazioni con le quali la Chiesa reggiana
cercava di riconquistare alla pratica
religiosa i tanti che erano usciti “squassati”
dal ventennio rivoluzionario. Subito dopo
ne predicò un’altra a Castelnovo ne’ Monti
che piacque tanto da indurre i castelnovesi a
chiederlo e a ottenerlo come loro arciprete.
Don Marioni sostenne in modo ottimale
l’esame di concorso, ma le forze ormai, a 67
anni suonati, cominciavano a declinare. Morì
infatti il 6 giugno 1823 mentre era intento
a predicare un’altra missione a Vetto, suo
paese natìo. “I missionari – scrive il biografo
– perdettero in lui il consigliere, il direttore,
il maestro”.
q
8
Cappuccini reggiani già dal 1600
evangelizzatori d’Africa, America e Asia
Frate GINEPRO
Diffusero lo spirito missionario anche fra la gente più umile
Quale sia stato il ruolo dei cappuccini
nella diffusione dell’ideale
missionario nel reggiano è presto
detto: L’ordine, che inizia la sua avventura
attorno al 1525/1528 come radicale
ritorno al francescanesimo, si distingue
subito per l’accentuato servizio alla diffusione
del Vangelo fra le “genti” che costituisce,
forse, il connotato vocazionale se
non preminente, almeno più vistoso per la
grande dedizione che esso comportava.
I cappuccini, sull’orma di Francesco che
vuole “andare verso Morocho per predicare
allo ammiraglio che era signiore
di quelli Saracini e di convertire lui e la
sua giente alla fede di Cristo”, si rendono
disponibili ad andare in qualunque parte
del mondo allora conosciuto, soprattutto
nei paesi più lontani e nei più difficili
come fece, ad esempio, Giovanni da Pian
del Carpine che, nel 1245, andò in missione
presso il Gran Kan dei tartari.
I cappuccini giungono a Reggio nel
1571, ospitati provvisoriamente presso
la chiesa cittadina di San Salvatore
già appartenente alla Pieve di Campiola
(Castelnovo ne’ Monti); quindi presso
il nuovo convento fondato in un orto
della signora Costanza Zoboli, vedova di
Sigismondo Malaguzzi. In questo orto,
dopo alterne vicende, il convento si trova
tuttora.
Altri conventi cappuccini sorgono ben
presto anche in provincia: a Sassuolo
(1585), Guastalla (1591), Correggio
(1601), San Martino in Rio (1614) e
Scandiano (1622).
La peculiarità dell’ordine è l’estrema
vicinanza alla popolazione, come lo stesso
Manzoni mette in buona evidenza nei suoi
“Promessi Sposi”. La gente si avvicina
volentieri ai conventi; ascolta con passione
i predicatori cappuccini; accoglie nelle
sue case i questuanti, che non sempre sono
frati laici analfabeti (capaci comunque di
trasmettere informazioni ai più umili),
ma anche sacerdoti e uomini di cultura
che vivono la questua come esercizio di
umiltà e come contatto “apostolico” con
la popolazione.
Per queste vie, tutto ciò che è vita dell’ordine
viene conosciuto e risaputo dalla
popolazione, figure e “avventure missionarie
comprese”, soprattutto quando un ex
misisonario vive nel convento locale. Se
ciò spiega le tante vocazioni, anche umili
e “tardive” che l’ordine raccoglie nel reggiano,
dice anche della diffusa conoscenza
dei problemi e degli ideali missionari.
9
Il lettore può desumere
alcune figure di missionari
cappuccini reggiani
dal “necrologio dei cappuccini
emiliani” pubblicato nel
1963 da Felice da Mareto.
Qui – seguendo l’ordine
della nascita, buon indice
della continuità generazionale
dell’impegno misisonario
– ci limitiamo solo a dati
anagrafici, invitando però gli
storiografi della diocesi ad
indagare e a scoprire quali e
quanti eventi e quanta dedizione
al Vangelo nascondono
questi semplici dati.
Padre Prospero da Reggio
(Panciroli Giacinto Agostino,
1602-1659). Destinato prefetto
dei missionari nel
Congo (1645), dal governo di
Spagna non gli fu consentito
di raggiungere quelle missioni
e da Lisbona passò a
Tunisi. Morto a Modena.
Padre Michelangelo da
Reggio (Ambrogio Guattini,
1637-1668). Missionario in
Congo nel 1667 dove muore,
l’anno seguente, presso
Bamba. Di lui sono note le
lettere dalla missione, ripetutamente
tradotte e pubblicate.
Padre Cherubino da
Correggio (Bernardino
Giaccarelli, 1638 - 1728). E’
soprattutto uomo di cultura,
insegnante, poliglotta, controversista,
memorialista. Lo
segnaliamo come cappellano
della flotta contro i turchi
nell’agosto 1669, un’avventura
che lo porta ad incontrare
mondi “lontani” in attesa
del Vangelo.
Padre Angelo Francesco
da Carpi (Gaspare Francesco
Maggi, Carpi, 1684 – Reggio
1750). Missionario nel Congo (1714),
prefetto della missione nel Pernambuco
(1725), predicatore e guardiano in
Provincia.
Padre Antonio Maria da Reggio
(Camillo Bazzani, 1687-1740). Predicatore
missionario a Tunisi, insieme a padre
Claudio da Reggio, dove fu anche prefetto
della Missione.
Padre Claudio da Reggio (Francesco
Ponti, 1689-1751). Missionario a Tunisi
Una ingenua stampa raffigurante padre MIchelangelo
Guattini, missionario cappuccino reggiano in Congo nel
1666 e qui deceduto l’anno seguente.
(1719) e in Georgia (1724). “Religioso
zelante e intelligenre, esperto nella lingua
e nei costumi georgiani, nel 1739 fu
nominato prefetto di quelle missioni, ma
impedito di raggiungere la Georgia per
una persecuzione insorta contro i missionari,
si trattenne a Smirne, dove poi passò
a Costantinopoli. Gli si attribuisce la traduzione
dei Vangeli in turco e in armeno”.
Deceduto a Costantinopoli
Frate Luca da Cavazzoli (Olivo