re: “Rialzati, uomo: per te Dio si è - Chiesa Cattolica Italiana

19 dicembre 2009 - n. 45 - anno 57° – Poste Italiane s.p.a. - sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DCB Reggio Emilia – Euro 0,78
“
NATALE 2009
Coraggio, per te
Dio si è fatto uomo!
E
xpergiscere, homo: quia pro te Deus
factus est homo”. L’esortazione del
vescovo di Ippona, S. Agostino, in
uno dei suoi Discorsi sul Natale, si può tradurre:
“Rialzati, uomo: per te Dio si è fatto uomo”,
ma anche: “svegliati” o più liberamente: “fattii
coraggio uomo…”. E sembra un invito molto
adatto per la celebrazione del Natale del Signore
in questo 2009, anno di fatiche, di ansie, di crisi
per molte famiglie e singole persone.
La frase di questo grande padre della Chiesa è
insieme un annuncio di vita e di dignità per l’uomo,
per ogni uomo; un invito a celebrare nella
gioia uno dei misteri centrali della fede cristiana;
un impulso alla testimonianza coraggiosa in
ogni tempo e circostanza.
Dio infatti si è degnato di farsi uomo come noi
assumendo la nostra carne debole ed esposta al
dolore, perché ci ritiene degni di essere salvati
dalla corruzione e dalle schiavitù, perché “siamo
preziosi ai suoi occhi”, e ci vuole liberi e
pronti a vivere pienamente da fratelli che si amano.
Con l’incarnazione del Figlio ci ha restituito
la dignità, come il padre col figlio prodigo al
suo ritorno a casa. Ogni uomo e ogni donna
hanno perciò una dignità assoluta, che non può
essere diminuita o svenduta, umiliata o sacrificata
né per obiettivi generali né per l’interesse,
il piacere o il potere di qualcuno. Ogni uomo e
ogni donna sono sotto la protezione di Dio e del
suo Figlio: chi viola questa dignità dovrà fare i
conti con Loro, per quanto piccole o poco significative
siano certe persone per le logiche
del mondo.
L’annuncio del Dio incarnato, inoltre, ci colma
tutti di gioia e la gratitudine ci spinge al “rendimento
di grazie” (eucaristia), alla celebrazione
del fatto che ha cambiato la storia degli uomini.
Esso continua a portare luce nelle tenebre
che avvolgono il cuore di tanti che abusano dei
loro simili, pace là dove il desiderio di vendetta
o il male subìto genera violenze, e responsabilità
là dove si riprende coscienza della capacità
e del dovere di trasformare anche i rapporti
sociali più deteriorati. Dalla liturgia del Natale
nasce anche la dimensione sociale della carità.
Nei nostri giorni però molti si tirano indietro,
perché i tempi sono duri e non ci sono risorse
finanziarie né forza morale per farsi carico anche
dei problemi degli altri. Oppure si dice che
non ci sono gli stimoli ideali perché i grandi (...)
+ Lorenzo Ghizzoni, Vescovo Ausiliare
(segue a pag. 2)
Marko Rupnik, La Natività - Casa incontri cristiani, Capiago (CO)
“RIDISEGNARE IL VOLTO
DELLA CITTÀ DELL’UOMO”
BUON NATALE
Una Chiesa viva sa unire contemplazione, spiritualità
profonda e presenza attiva nell’edificazione
della città terrena. Il Forum di Santa Lucia,
svoltosi la sera del 14 dicembre all’Università di
Reggio, ha presentato il documento “Ridisegnare
il volto della città dell’uomo. Verso quale speranza?”,
voluto fermamente dal Vescovo Adriano.
Famiglia, impegno educativo, coesione e collaborazione
sociale, progetto di Città e rispetto del
territorio, immigrazione, crisi economica e futuro
dell’economia reggiana (e più in generale futuro
delle nostre terre) sono le tematiche propo-
CON LUI
O SENZA LUI
CAMBIA TUTTO
D
io oggi.
Con lui
o senza di lui
tutto cambia.
Era il tema del
convegno della
Cei su Dio (10-
12 dicembre).
A quel titolo si
ispira l’apertura
di questa pagina.
Chi dall’ateismo
o dall’agnosticismo
è approdatoall’incontro
con Dio
- che ha rivelato
il suo volto nel
Verbo eterno diventato
uomo,
anzi bambino -
scopre che davvero
tutto è cambiato.
Non siamo
figli del caso,
lanciati in un
cosmo sordo e
muto; il cielo
non è vuoto,
anzi in Gesù
si è chinato sulla
terra, dando
ad ogni uomo
dignità e un destinostraordinario.
Ma il credente
sa custodire
e trasmettere
questo stupore
sempre nuovo?
ste non solo ad amministratori e politici, ma a
tutti coloro che hanno a cuore le sorti di questo
tempo e delle prossime generazioni.
L’amore cristiano cambia l’intimo della persona;
pertanto ispira la costruzione di nuove relazioni
interpersonali e la trasformazione delle diverse
realtà sociali.
Il testo, pubblicato in un fascicoletto di una trentina
di pagine, offre numerosi spunti di riflessione
e di confronto fruttuoso, se condotto secondo
l’ispirazione del documento. Lo si trova integrale
anche nelle pagine 3, 4 e 5.

2
19 dicembre 2009
(segue dalla prima pagina)
disegni di trasformazione sociale e di sviluppo dell’uomo
sono stati depotenziati dagli egoismi, dalle strutture
economiche e politiche chiuse sugli interessi di pochi,
che se ne approfittano senza scrupoli. Anche le relazioni
da persona a persona si sono fatte più difensive e sospettose,
più aggressive; ci si lascia e si chiudono più facilmente
amicizie anche lunghe. La prospettiva però -
per noi che abbiamo fatto dell’Incarnazione di Dio il
mistero centrale della nostra fede - non può essere per
nulla quella di addormentarci sotto la tristezza dei tempi.
“Svegliati, alzati, coraggio… uomo”: è l’annuncio
obbligatorio che dobbiamo trasmettere con una vita che
diffonde una gioia intensa, una disponibilità senza ombre
alla verità, una carità generosa e attenta ai particolari
della vita dell’altro.
Il primo annuncio ai nostri fratelli, oggi così disorientati
dagli idoli del mondo che li hanno illusi e traditi, è
questo: “Per te Dio si è fatto uomo!” e ti propone una
nuova via, nella semplicità, nella sobrietà, nell’umiltà
del presepio. Se lo imiti, non brillerai di gloria, non peserà
il tuo potere, non accumulerai molti beni, ma troverai
te stesso. Quanto più riconoscerai Lui tanto più
scoprirai te stesso, il senso della tuo esistere nel mondo
e la possibilità di realizzarti nel dono sincero di te agli
altri, come ha fatto Lui.
Buon Natale.
NATALE 2009
Coraggio, per te Dio si è fatto uomo!
+ Lorenzo Ghizzoni, Vescovo Ausiliare
AI LETTORI
Questo è l’ultimo numero del 2009. Il prossimo
uscirà dopo le feste, il 9 gennaio 2010.
Preghiamo i collaboratori di inviare i contributi non
oltre sabato 2 gennaio, dal momento che la redazione
consegnerà la prossima edizione in tipografia
la sera di martedì 5 gennaio (merdoledì 6 è la
festa dell’Epifania). Grazie di cuore.
Rinnoviamo il più sincero ringraziamento per la
fedeltà e l’affetto che sempre ci dimostrate.
Il Natale è accogliere il Dio che si fa uomo. La sua
prima voce umana è il vagito di un bimbo. È un invito
a farci anche noi piccoli, infanti (coiè “incapaci di
parola”). A partire da quanti, come i redattori del
giornale, hanno il compito del ricorso continuo, forse
eccessivo, alle parole. Non ci resta che tacere e contemplare,
pieni di stupore. Buon Natale.
BREVI DIOCESANE Giovedì 24 dicembre
Museo Diocesano. Vengono presentati i primi volumi
dei Convegni sulla Chiesa reggiana
Saranno presentati sabato 19 dicembre alle 16.30, nella
Sala Convegni del Museo Diocesano (Palazzo vescovile),
i primi due volumi degli atti dei Convegni della Chiesa
reggiana che, con il titolo "Ubi Episcopus", hanno accompagnato
questi anni di restauro della Cattedrale.
I due volumi sono pubblicati nella Collana Ecclesia Regiensis,
promossa dall’Ufficio diocesano per i Beni culturali,
dal Comitato per il restauro del Duomo e dal Museo
Diocesano grazie alla sensibilità della Fondazione
Manodori: il 1°, a cura di Paolo Prodi e Tiziano Ghirelli,
si intitola "Il Mistero del Tempio"; il 2°, a cura di Alba
Maria Orselli, "Il Vescovo, la Città, la Cattedrale. Prolegomeni
al caso reggiano".
Don Alcide Mariotti nuovo direttore
dell'Unione Apostolica Clero della nostra diocesi
In data 1° dicembre 2009 il Vescovo mons. Adriano Caprioli
ha nominato don Alcide Mariotti, parroco a S. Antonio
di Sassuolo, direttore dell'Unine Apostolica del
Clero della diocesi di Reggio Emilia - Guastalla per il
quinquennio 2009-2014, in sostituzione di don Ennio
Munari, che ha concluso il suo mandato.
10° anniversario di don Alberto Altana
Martedì 22 dicembre ricorre il 10° anniversario della
morte di don Alberto Altana. Come ogni anno, don Alberto
sarà ricordato in modo particolare nella chiesa di
S. Giuseppe al Migliolungo martedì 5 gennaio, nella
Messa delle 18.30, insieme a due suoi grandi amici, i diaconi
Osvaldo Piacentini e Luciano Forte.
Per questo anniversario, sabato 16 gennaio, all’Oratorio
Don Bosco di via Adua, un’intera giornata di studio (mattina)
e di raccolta di testimonianze (pomeriggio) permetterà
alla Diocesi, all’Istituto dei Servi e Serve della
Chiesa, alla Comunità del Diaconato, ai vecchi e nuovi
amici di don Alberto di farne conoscenza e memoria.
Chiusura della Curia nel tempo natalizio
Gli Uffici della Curia vescovile e dell’Istituto diocesano
sostentamento del Clero rimarranno chiusi nel tempo
natalizio a partire da giovedì 24 dicembre 2009. Riapriranno
giovedì 7 gennaio 2010.
Vigilia del S. Natale
Vita di Chiesa
La gioia del Natale nelle parole del Papa ai piccoli e ai grandi che hanno portato il Bambinello
Vivere il presepe a Natale e ogni giorno
"È Lui il centro di tutto,il cuore del mondo","la fonte della vera gioia"
Il Natale "ci aiuta a riscoprire
il senso e il gusto
della gioia cristiana, così
diversa da quella del mondo".
A ricordarlo è stato papa
Benedetto alla recita dell'Angelus
di domenica 13 dicembre.
In piazza San Pietro c'erano
i bambini con le statuette
del Bambinello del
presepio tra le mani a ricordare
che il festeggiato è Lui,
il Bambino nato in una mangiatoia,
il Signore che si è fatto
povero e piccolo incarnandosi
nella storia dell'umanità.
È motivo di gioia, dice
il Papa ai bambini, sapere
che "nelle vostre famiglie si
conserva l'usanza di fare il
presepe. Però non basta ripetere
un gesto tradizionale,
per quanto importante. Bisogna
cercare di vivere nella
realtà di tutti i giorni quello
che il presepe rappresenta,
cioè l'amore di Cristo, la sua
umiltà, la sua povertà".
Nel presepio "possiamo
imparare il segreto
della vera gioia.
Questa non consiste nell'avere
tante cose, ma nel sentirsi
amati dal Signore, nel
farsi dono per gli altri e nel
volersi bene". E lo spiega il
Papa guardando a Maria e a
Giuseppe, a questa famiglia
"non molto fortunata", almeno
al primo sguardo.
"Hanno avuto il loro primo
figlio in mezzo a grandi disagi;
eppure sono pieni di intima
gioia, perché si amano,
• In Cattedrale a Reggio ci saranno a disposizione
alcuni sacerdoti per le Confessioni
dalle 15.30 alle 19. Anche il Vescovo,
nella seconda parte del pomeriggio si
metterà a disposizione per confessare.
Già da alcuni mesi, è stato incaricato come
Canonico penitenziere mons. Carlo
Pasotti; si trova in Duomo per le Confessioni
ogni sabato (non festivo) dalle 10 alle
12 e nell’ultima domenica del mese
(quando si celebrano le Cresime dei giovani),
dalle 17 alle 19.
Venerdì 25 dicembre - Solennità del
Natale di Nostro Signore Gesù Cristo
• Messa della Notte di Natale, concelebrata
dal Vescovo e dall’Ausiliare con le
comunità della Cattedrale, San Prospero e
Santa Teresa; al termine della Messa il Vescovo
impartirà la benedizione apostolica
a nome del Santo Padre, con il dono dell’indulgenza
plenaria a coloro che pentiti
dei propri peccati, sono confessati (o si impegnano
a confessarsi entro breve tempo),
partecipano pienamente all’Eucaristia della
Notte di Natale, recitano il Credo con la
comunità e pregano secondo le intenzioni
del Papa (Cattedrale, a mezzanotte).
• Messa del Giorno di Natale presieduta
dall’Ausiliare all’Opg con due Cresime
(ore 9).
• Messa del Giorno di Natale presieduta
dal Vescovo alla Casa circondariale (ore
10).
• Alle ore 18, in Cattedrale, Messa solenne
presieduta dal delegato episcopale,
mons. Francesco Marmiroli.
Domenica 27 dicembre
Festa della Santa Famiglia
di Gesù, Maria e Giuseppe
•Vespri della Santa Famiglia promossi dall’Ufficio
di Pastorale familiare (Roncina,
si aiutano, e soprattutto sono
certi che nella loro storia
è all'opera Dio, il quale si è
fatto presente nel piccolo
"Vivere nella realtà di tutti i giorni quello
che il presepe rappresenta,cioè l'amore
di Cristo,la sua umiltà,la sua povertà"
Domenica 13 dicembre, piazza San Pietro: secondo un'antica tradizione, all'Angelus il Papa benedice
le statuine di Gesù Bambino, quelle che saranno poste nel presepe la sera della Vigilia di Natale.
Gesù. E i pastori? Che motivo
avrebbero di rallegrarsi?
Quel Neonato non cambierà
certo la loro condizione di
povertà e di emarginazione.
Ma la fede li aiuta a riconoscere
nel bambino avvolto in
fasce, adagiato in una mangiatoia,
il 'segno' del compiersi
delle promesse di Dio
per tutti gli uomini che egli
ama, anche per loro".
La vera gioia, afferma
papa Benedetto, "è il
sentire che la nostra
esistenza personale e comunitaria
viene visitata e riem-
CALENDARIO
del Tempo di Natale
ore 17).
• Alle ore 18, in Cattedrale, Messa solenne
presieduta dal delegato episcopale,
mons. Francesco Marmiroli e conferimento
della Cresima ai giovani che devono
completare l’Iniziazione cristiana. Le iscrizioni
dei nomi devono essere fate presso
il diacono incaricato, Pierangelo Roncali
entro il giovedì 24 dicembre telefonando
in Curia (0522.432654; fax 0522 402207)
o scrivendo a pierangelo.beatrice@alice.it.
Prossima data delle Cresime, domenica 31
gennaio alle 18 (nei mesi di febbraio e
marzo saranno sospese, come per tutta la
Quaresima).
Giovedì 31 dicembre - Ringraziamento
a conclusione dell’anno 2009
• Celebrazione eucaristica presieduta dall’Ausiliare
Lorenzo per le parrocchie del
Centro storico di Reggio, nella Solennità di
Maria SS.ma Madre di Dio, con il canto
del Te Deum (Basilica della Ghiara, ore
18.30).
* Marcia di preghiera e testimonianza per
la pace lungo le strade della città, promossa
dal dal Centro Missionario, dalla
Caritas e dal Servizio di Pastorale Giovanile.
Conclusione con la Veglia di preghiera
in Seminario a cura del Cmd (Reggio
Emilia, con ritrovo alle ore 21 davanti
al centro giovanile “La Gabella” di via Roma).
Venerdì 1° gennaio 2010 - Solennità
di Maria Santissima Madre di Dio
- 43ª Giornata Mondiale della Pace -
Inizio dell’anno del Signore 2010
•Per il terzo anno consecutivo i reggiani
potranno offrire l’omaggio floreale alla
Vergine in piazza della Cattedrale, sulla
pita da un mistero grande, il
mistero dell'amore di Dio.
Per gioire abbiamo bisogno
non solo di cose, ma di amore
e di verità: abbiamo bisogno
di un Dio vicino, che riscalda
il nostro cuore, e risponde
alle nostre attese
profonde". Il Bambinello del
presepio "è il centro di tutto,
è il cuore del mondo", "fonte
della vera gioia".
Fabio Zavattaro
cui sommità risplende l’immagine della
Madre con il Bambino Gesù. Questo il
programma: raduno alle 17.15 in piazza
Duomo, con la presenza del Vescovo
Adriano, del Comitato del Duomo e delle
autorità: dopo un momento con alcuni
canti mariani eseguiti da due corali, verrà
innalzata alla Madre di Dio una preghiera
e poi l’omaggio floreale, grazie alla disponibilità
dei Vigili del Fuoco di Reggio.
Seguirà il concerto di campane eseguito
dai Campanari Reggiani.
Alle 18, in Duomo, il Vescovo presiederà
la solenne celebrazione eucaristica, con il
tradizionale canto del Veni Creator e la
preghiera per la pace, nella 43° Giornata
mondiale, indetta dal Papa.
• Alle 18, alla B.V. della Porta di Guastalla,
solenne celebrazione eucaristica presieduta
dall’Ausiliare, con la preghiera per
l’inizio del nuovo anno e per la pace.
Mercoledì 6 gennaio
Solennità dell’Epifania del Signore
• Messa della Solennità e Festa dei Popoli
presiedute dall’Ausiliare, con l’annuncio
del Giorno di Pasqua, con i canti e letture
nelle lingue delle diverse comunità
cattoliche immigrate a Reggio e processione
dei Magi animata dai giovani dello
Sri Lanka (Cattedrale, ore 10.30).
• Alle ore 18, in Cattedrale, Messa solenne
presieduta dal delegato episcopale,
mons. Francesco Marmiroli.
Domenica 10 gennaio
Solennità del Battesimo del Signore
• Alle 17.30, nella chiesa di Mancasale,
Messa in latino celebrata da mons. Carlo
Pasotti: l’appuntamento mensile è posticipato
di una settimana e secondo il Messale
del Beato Giovanni XXIII si celebra in
questa domenica la Festa della Sacra Famiglia
di Gesù, Maria e Giuseppe).
• Alle ore 18, in Cattedrale, Messa solenne
presieduta dal delegato episcopale,
mons. Francesco Marmiroli.

FORUM DI SANTA LUCIA
UNIVERSITÀ, 14 DICEMBRE
PARTECIPAZIONE
NUMEROSA E QUALIFICATA Una
Èuna Chiesa capace di
“ridisegnare” il volto di
città e paesi, quella che
esce dal Forum di Santa Lucia
del 14 dicembre. Una
Chiesa che offre volentieri un
contributo d’idee per progettare
il futuro del “suo” territorio,
dalla Montagna alla Bassa
e da Reggio al Sassolese. E lo
fa senza perdere mai di vista
la speranza dell’uomo.
La sede del convegno, l’Università
reggiana, dice già
molto della volontà del vescovo
Caprioli di “uscire dal
tempio”. Il colpo d’occhio
sull’aula magna gremita conferma
come tale intento sia
riconosciuto ed apprezzato.
Oltre a diversi parroci, vicari
episcopali, responsabili di uffici
diocesani, centri culturali
e aggregazioni di laici cristiani,
partecipano infatti all’incontro
sindaci, assessori e
consiglieri sia comunali che
provinciali, nonché vari rappresentanti
delle associazioni
economiche, professionali
e del terzo settore.
Tradizionalmente il Forum
di Santa Lucia riprende
i temi affrontati
dal Vescovo nell’omelia di
San Prospero. La novità di
quest’anno, a suggello dell’articolato
cammino di riflessione
sul Bene comune
intrapreso dalla Chiesa reggiano-guastallese,
è la presentazione
del documento
pastorale “Ridisegnare il volto
della città dell’uomo.Verso
quale speranza?”. Il testo è
stato elaborato dalla Commissione
diocesana per l’impegno
sociale e politico, rinnovata
nel gennaio scorso.
Oltre al Vescovo Adriano, la
compongono il suo Ausiliare
Lorenzo Ghizzoni, don Giancarlo
Gozzi, don Gianni Be-
L’impegno nel sociale e l’inserirsi in
modo vivo e vivificante nel territorio
sono costitutivi dell’azione pastorale
della Chiesa che è in Reggio Emilia-
Guastalla. La sua storia ed esperienza
hanno saputo generare, nei secoli, forme
efficaci di sollecitudine ai bisogni,
attenzione alle istituzioni, opere educative,
sociali, economiche umanizzanti.
Nell’alveo di questa lunga, sapiente
e ricca Tradizione, desideriamo
inserire questo testo, frutto di un lavoro
di studio e di confronto del Vescovo
con la Commissione diocesana per
l’impegno sociale e politico.
INTRODUZIONE
La finalità del documento è offrire un
contributo da parte della Comunità
diocesana alla riflessione sul futuro
della nostra Città e Provincia, in ordine
alle scelte che le diverse Amministrazioni
dovranno compiere, a vari livelli.
In particolare sulla famiglia, sull’emergenza
educativa, sull’abitare la
Città, sull’immigrazione, sulla produzione
e distribuzione della ricchezza,
sul futuro sociale della nostra terra.
Le considerazioni che il documento
propone sono di natura etico-culturale,
non tecnica. Si pone dunque sul
piano della “progettazione” non della
mera programmazione. Immediatamente
appare singolare questa distinzione.
La Chiesa intende offrire una propria
visione di persona e di società, in particolare
individuare i valori che rendono
possibile elaborare un’idea di bene
comune condiviso e di sviluppo armonico
ed equilibrato. Si tratta allora
di condividere la necessità di avere
punti di riferimento per saper guardare
e conferire senso al futuro e non
subirlo.
Spetta, invece, alle Amministrazioni la
“programmazione”, nella quale si prospetteranno
strumenti e modalità per
realizzare il progetto.
Si desidera, inoltre, infondere nelle
nostre Comunità cristiane, la consapevolezza
d’essere parte attiva nell’edificazione
della Comunità civile e, in un
certo senso, incoraggiarle a riscoprire
la loro ”anima politica”, nel nuovo
contesto di pluralismo delle opzioni
partitiche che caratterizzano l’attuale
fase storica.
Il documento si rivolge nello stesso
tempo a tutte le persone, in particolare
a quelle impegnate sotto i diversi
profili nei compiti di amministrazione
dei Comuni e della Provincia, compresa
la zona di Sassuolo nella quale
si estende la Diocesi di Reggio Emilia-
Guastalla.
Amministrare una Città, un Paese non
è solo offrire servizi, adempiere con
precisione e competenza professionale
il proprio ruolo, ma anche riconoscere
la valenza del vissuto umano e
interpretarlo nei suoi cambiamenti.
Amministrare una Città, un paese è
amministrare l’uomo.
L’enciclica Redemptor Hominis di
Giovanni Paolo II, della quale ricorre
Il documento su Chiesa e Città 19 dicembre 2009 3
Chiesa che progetta speranza
Presentato il documento della Commissione diocesana per l’impegno sociale e politico
A sinistra, il tavolo dei relatori del 14 dicembre: il prorettore Luigi Grasselli, Renzo Boni, Emilio Ricchetti, monsignor Adriano
Caprioli, Edoardo Tincani (coordinatore) e Federico Mioni. A destra, una parte del folto pubblico nell'aula magna dell'Università.
dogni, Azio Barani, Renzo
Boni, Marina Bortolani, Luigi
Bottazzi, Emanuela Caselli,
Cristian Immovilli, Vanna Iori,
Luisa Martelli Manenti, Federico
Mioni, Emilio Ricchetti,
Giovanni Teneggi e Luciano
Vallery.
Di “speranza da ricostruire”
parla in apertura
il “padrone di casa”,
il prorettore dell’Università
di Modena e Reggio Emilia
Luigi Grasselli, ricordando
lo sforzo che il Coro dell’Ateneo
locale ha compiuto
con il concerto di sabato
scorso al Teatro Ariosto per
soccorrere i colleghi dell’Abruzzo
terremotato. Ma di
speranza ha bisogno l’intero
Paese, che il Rapporto Censis
2009 descrive in “una forte
crisi di fiducia riguardo al futuro
e alla capacità di cambiare”.
Sono i dati da cui parte mons.
Adriano Caprioli nella sua
introduzione. Il presule richiama
gli ambiti sui quali il
nuovo documento contiene
non solo analisi, ma numerosi
suggerimenti: la famiglia,
l’emergenza educativa, l’abitare
e l’uso del territorio, l’immigrazione,
il futuro dell’economia
e del welfare nelle
nostre terre.
“ N
on tocca alla
Chiesa - afferma
- fare programmi
elettorali né amministrativi
comunali e provinciali.
Programmare è fare scelte di
carattere tecnico, individuare
risorse economiche, predi-
sporre adeguati servizi. L’intento
di questo documento è
un altro: dare un contributo a
non smettere di progettare.
Progettare è interrogarsi sul
modello umano di sviluppo
della città, far crescere forme
di democrazia partecipata, in
particolare nei confronti delle
fasce più deboli”.
Nelle parole del Vescovo risuona
soprattutto la preoccupazione
per i giovani, per
il vacillare di un’occupazione
piena e stabile, per la difficoltà
– acuita dalla crisi – a mettere
in cantiere la formazione
di nuove famiglie.
Proprio sulla famiglia, a
cui è dedicata la prima
parte del documento,
interviene Emilio Ricchetti,
presidente del Forum provinciale
delle associazioni familiari
di Reggio Emilia. L’esposizione
del giurista è a metà
strada fra un’arringa da avvo-
In gennaio La Libertà aprirà un forum
sul nuovo documento pastorale. Inviare
contributi scritti (massimo 3.000 caratteri)
cato difensore – della definizione
costituzionale di famiglia,
anzitutto, e poi del suo
valore sociale, come luogo di
assunzione di responsabilità
e “ricchezza collettiva” – e la
requisitoria di un Pm, quando
chiede ai politici presenti
che la “cultura della famiglia”
si sostanzi in adeguate politiche
fiscali ed abitative, premianti
verso la famiglia in
quanto tale, non solo se in
stato di bisogno.
in questo anno 2009 il trentesimo anniversario
di pubblicazione, ci ricorda
che “l’uomo è via della Chiesa” (cfr.
n. 14). All’uomo, nella sua concretezza
e condizione storica, la Comunità
cristiana guarda e si rivolge, per condividere
gioie e tribolazioni, paure e
speranze e sostenerne le migliori aspirazioni
(cfr. CONCILIO VATICANO II, Gaudium
et spes 1).
PARTE PRIMA
L’ATTENZIONE ALLA PERSONA
ELAVALORIZZAZIONE DELL’UMANO
Secondo il Magistero sociale della
Chiesa, ogni società e, al suo interno,
ogni istituzione ha il compito di avere
cura e offrire protezione e sviluppo affinché
ogni suo membro si realizzi in
pienezza (cfr. Gaudium et Spes 74).
Per questo la persona umana è soggetto,
fine e fondamento della vita, quindi
dell’agire sociale ed economico. La
prospettiva antropologica cristiana riconosce
dignità e valore assoluto all’umano,
desiderando che ogni scelta
o determinazione sociale abbia come
scopo la promozione della persona.
A. SOSTENERE LA FAMIGLIA
Poi sale in cattedra Renzo
Boni, già vicesindaco
del Comune capoluogo
e presidente di Rete
(Reggio Emilia Terza Età). Sul
tema dell’abitare la città, che
apre la seconda parte del documento
pastorale, il docente
riprende alcune considerazioni
della Commissione diocesana,
sia “in negativo” -
evitare per esempio che si
creino quartieri-dormitorio o
“etnici” - che in chiave propositiva,
come l’invito all’urbanistica
affinché freni il
consumo di territorio e si
espanda in modo ordinato,
“intorno a ciò che già esiste”,
come la scuola, il centro sociale
o l’oratorio parrocchiale.
Tra le diverse proposte per
favorire l’integrazione culturale
dei nuovi arrivati, Boni
insiste sulla necessità di offrire
agli immigrati corsi di formazione
e orientamento per
sviluppare le “abilità di base”
tanto care a don Lorenzo Milani.
Con Federico Mioni, direttore
del Cis – Scuola
per la gestione d’im-
Il testo integrale del documento pastorale e culturale redatto dalla Commissione per
l’impegno sociale e politico e presentato al Forum di Santa Lucia lunedì 14 dicembre
RIDISEGNARE IL VOLTO
DELLA CITTÀ DELL’UOMO
Verso quale speranza?
Non c’è questione cruciale del nostro
tempo che non abbia delle ricadute
sulla famiglia. L’ultima prova è la crisi
economica che stiamo vivendo, la
quale fa sentire i suoi effetti in modo
particolare sul quotidiano di ogni nucleo
familiare. Anche la stessa emergenza
educativa, imputabile senz’altro
a molti fattori, è il segno che il venir
meno della funzione educativa della
presa degli Industriali di Reggio
Emilia, si parla invece di
economia. “Questa non è una
crisi congiunturale o strutturale,
ma epocale”, esordisce,
commentando i dati “di ieri”
sulla realtà reggiana, abituata
ad un fatturato di 17 miliardi
di euro, di cui quasi la metà
dovuti all’export.
Ora cosa ci accadrà, visto che
all’origine della recessione
non c’è stata solo la mala-finanza,
ma pure una sovraproduzione
a livello mondiale,
di cui si parla troppo poco?
Si stanno venendo a creare
due fasce di “nuovi poveri”:
i giovani e i lavoratori
“over 50”. Nonostante le prospettive
non incoraggianti,
dice Mioni, il documento individua
alcune carte su cui
puntare: un manifatturiero
che investa in formazione e
ricerca, la meccatronica, il
settore delle energie rinnovabili.
Tanta la carne al fuoco,
è evidente. Anche per
questo pubblichiamo
integralmente, di seguito, il
testo presentato al convegno.
Come ricordato da don Giancarlo
Gozzi nel saluto conclusivo,
il confronto sui contenuti
proseguirà secondo
due strade. La prima è la disponibilità
offerta dal Vescovo
stesso “a incontri con le
varie categorie di persone,
istituzioni e amministrazioni,
andando sul territorio”. La
seconda, più immediata, è la
possibilità aperta a tutti i lettori
di inviare a “La Libertà”
propri contributi scritti (massimo
3.000 caratteri) così che
il “Forum”, da gennaio, abbia
un’appendice sulle pagine
del settimanale diocesano.
Per ora, buona lettura.
famiglia ha purtroppo giocato un peso
determinante.
Sotto questo profilo, è necessario restituire
e riconoscere più decisamente la
soggettività della famiglia: per l’insostituibile
ruolo educativo, per la creazione
di risorse economiche e risposta
ai bisogni dei suoi componenti, come
titolare — in quanto tale, secondo la
visione propria della nostra Costituzione
— di diritti e di doveri.
La crisi dell’istituto familiare è oggi
evidente; l’elevato numero delle separazioni
e dei divorzi conferma che la
cultura individualista, relativista ed
edonista ha imposto una mentalità
troppo distante da quella connaturale
alla famiglia, che comporta relazioni
profonde e stabili, solidarietà, spirito
di sacrificio. Le conseguenze nel vissuto
sociale sono devastanti. Le fragilità
e i disagi sofferti dai genitori e dai
loro figli, l’impoverimento conseguente,
la sofferenza interiore e l’immiserimento
spirituale, stanno sfilacciando il
nostro tessuto sociale. Ogni crisi familiare
non è mai solo un fatto privato.
Quando i suoi membri, poi, occupano
ruoli importanti nella società, maggiore
deve essere la coerenza. Chi svolge un
ruolo pubblico ha un dovere di responsabilità
educativa notevole perché
i suoi comportamenti hanno un influsso
sulle modalità di vita del privato.
Occorre, innanzitutto, recuperare la
rilevanza sociale della famiglia, intesa
come ambito di mediazione tra individuo
e società, come crocevia tra pubblico
e privato. La famiglia è lo spazio
libero delle persone, in cui esse possono
sperimentare il necessario equilibrio
tra la libertà individuale e il bene
comune. Per questo la famiglia è ritenuta
la “cellula della società”.
(segue a pag. 4)

4
(segue da pag. 3)
19 dicembre 2009
La società nelle sue varie articolazioni,
ad iniziare da quelle istituzionali,
dovrebbe considerare la famiglia una
risorsa, non un problema e ribadire la
centralità e la insostituibilità del suo
ruolo di soggetto attivo.
È urgente quanto indispensabile promuovere
una rinnovata “cultura della
famiglia”, società naturale fondata sul
matrimonio (art. 29 della Costituzione).
Le istituzioni, politiche o no, poco
possono incidere sul modo di pensare
delle persone, sull’ethos dominante.
Tuttavia, è loro compito orientare
la programmazione amministrativa
al fine di favorire scelte e consapevolezze:
ogni politica sociale è, o dovrebbe
essere, una politica familiare.
Ci permettiamo al riguardo offrire alcuni
suggerimenti:
a) riconoscere una funzione e un ruolo
attivo all’associazionismo familiare,
con la costituzione in seno alle amministrazioni
di apposite Consulte, come
luogo che permetta di ascoltare e raccogliere
le esperienze, elaborare proposte,
comprendere meglio la realtà
per poi, insieme, agire;
b) provvedere a politiche abitative
volte a favorire rapporti di vicinato. Le
cosiddette riqualificazioni urbane dovrebbero
contemplare, al momento
della loro progettazione, una visione
di “ambiente” fatto per le persone, le
loro esigenze. Tutto ciò si oppone a
logiche meramente commerciali o industriali,
ad una visione funzionale e
anonima dell’abitare. Il rapporto di vicinato
è occasione e proposta di solidarietà,
di aiuto reciproco, di sicurezza
e controllo del territorio;
c) rispondere alle perduranti difficoltà
che le giovani coppie incontrano
quando scelgono il matrimonio. Casa,
sicurezza del lavoro, servizi all’infanzia
sono ambiti su cui, soprattutto in
questi tempi di crisi, sono stati messi a
disposizione da Enti locali pubblici e
privati vari strumenti, nonostante l’esiguità
di risorse a disposizione. Un’attenzione
sempre più forte sosterrebbe
la creazione di nuovi nuclei familiari;
d) valorizzare l’apporto originale che
la famiglia può offrire alla società come
risorsa e protagonista di un’autocura,
non solo quale destinataria di
servizi.
B. NON SMETTERE DI EDUCARE
per rispondere all’emergenza educativa
Sono note le difficoltà che ha la famiglia
nell’adempiere al suo compito
educativo e non solo per mancanza di
tempo. Non minori problemi al riguardo
ha anche la stessa istituzione
scolastica: non tanto per mancanza di
strumenti quanto di autorevolezza necessaria
perché l’azione educativa
porti i suoi frutti. La stessa generazione
di adulti è debole nel presentarsi
quale modello di valori e punto di riferimento.
Si parla oggi di “sequestro delle età”.
Lo scarto culturale e l’afasia valoriale
(e non solo) separano le diverse generazioni
in mondi lontani tra loro. Educare
non è soltanto trasmettere nozioni
e contenuti: è innanzitutto proporre
un’esperienza di vita, dare un senso
all’esistenza, offrire risposte alle domande
fondamentali della persona,
valorizzare le capacità e far crescere il
senso di responsabilità di ciascuno.
Non si è ancora usciti del tutto dai
condizionamenti delle varie ideologie
che hanno purtroppo guidato l’impegno
educativo per tanto tempo, come
ad esempio:
- la progressiva intrusione di modelli
consumistici anche nel rapporto genitori-figli;
- l’enfasi sull’“antiautoritarismo” in cui
l’adulto e, in specie, il genitore non è
più un modello;
- la visione utilitaristica del vivere …
I gravissimi fenomeni come quelli dell’alcolismo,
delle tossicodipendenze,
del bullismo, dell’eccesso di velocità
sulle strade, non si contrastano solo
con norme e divieti severi. L’autentica
prevenzione consiste nello sviluppare
relazioni affettive, umane e virtuose
corrispondenti alle esigenze del cuore
di tutti, giovani e no.
Oltre a garantire il servizio scolastico
e a promuovere politiche familiari,
l’Ente locale potrebbe pure:
a) garantire il diritto alla libertà di
educazione, adempiendo così il dettato
costituzionale. Ciò sosterrebbe l’impegno
educativo proprio della famiglia
senza, per questo, gravare oltremodo
sui bilanci pubblici. Anzi le stime
e i dati confermano che a parità di
servizio, molto spesso, la scuola “privata”
è meno onerosa di quella pubblica;
b) promuovere una rete di relazioni
sul territorio per sviluppare armonicamente
sinergie educative tra i vari sog-
getti attivi: oratori, associazioni sportive
e associazionismo in genere, circoli,
ecc. oltre ovviamente i plessi scolatici
operanti.
C. AGIRE IN UNA VISIONE COLLABORATIVA
L’obiettivo del “saper educare”, in una
società complessa, chiede di non separare
la dimensione socio-politica
dall’etica, e, nello stesso tempo, di
promuovere una cultura della condivisione.
D’altra parte, non si diventa
capaci di condividere se non ci si sente
partecipi. Affinché ciò avvenga, è
necessario diffondere il senso della
partecipazione alla res pubblica, e alla
vita del territorio. Tutto ciò si traduce
nell’etica della responsabilità: “tutti
responsabili di tutti” (cfr. GIOVANNI
PAOLO II, Sollicitudo rei socialis 38).
L’intento “partecipativo” si potrà proporre
ad ogni livello e in ogni ambito,
in uno stile relazionale fondato sul
dialogo e finalizzato a promuovere
quei “beni invisibili” (onestà, rispetto,
progettualità…) indispensabili alla vita
sociale. Si tratta, in altre parole, di dare
forza e contenuti al principio di
sussidiarietà. Sussidiarietà è investire
sulle risorse umane, sociali e culturali,
presenti nella società nelle più svariate
forme, secondo un pluralismo di
espressioni che è un indubbio segno
di ricchezza e di vivacità: dall’associazionismo
al volontariato, dalle categorie
economiche ai gruppi sociali, dalle
fondazioni alle parrocchie, ai circoli...
È questo un principio costituzionale
(artt. 2, 3, 118) che intende riconoscere
e promuovere il ruolo della fami-
glia e dei corpi intermedi,
superando la
contrapposizione tra
pubblico e privato
per dare risposte adeguate
ai bisogni dei
cittadini. Non solo la
Costituzione, ma anche
la tradizione della
nostra Città, della
nostra Provincia e di
Sassuolo, così aperta
alla socialità e coraggiosa
nella imprenditorialità,
invita le amministrazioni
pubbliche a favorire la
corresponsabilità da parte dei gruppi
sociali di cui il territorio è ricco.
Il messaggio qui si fa concreto: da una
parte, è necessario che l’Ente locale
valorizzi strategie e metodi partecipativi
in grado di far crescere le diverse
realtà; dall’altra, è indispensabile si
sviluppi il senso di responsabilità e di
“intrapresa sociale” da parte di tutti.
Talvolta è più facile ridurre ogni questione
a un problema di semplice assi-
Il documento su Chiesa e Città
stenza, sia per chi deve erogare la prestazione,
sia per chi pretende di riceverla.
Ecco alcune indicazioni:
a) valorizzare le competenze in tutte
le forme di lavoro dipendente ed autonomo:
dal lavoratore all’imprenditore,
dal professionista al pubblico dipendente…
i quali, tutti, hanno da offrire
innanzitutto intelligenza e umanità, e
non solo prestazioni;
b) investire sulla formazione degli
operatori dei servizi alla persona, come
è stato fatto in questi anni, al fine
di valorizzarne l’intelligenza “progettuale”
e i compiti relazionali;
c) proseguire nella collaborazione con
il privato sociale, con la sua soggettività
e potenzialità, non solo in quanto
risorsa “esterna” a cui rivolgersi in caso
di carenza finanziaria ed operativa
dei servizi sociali, ma anche come coprotagonista
nell’ambito dell’analisi
della situazione e, conseguentemente,
nella elaborazione delle soluzioni;
d) offrire occasioni di ascolto, orientamento
e accompagnamento ai cittadini.
Il sorgere dei diversi Comitati esprime
certamente una positiva sollecitudine
civica. Però è necessario saper
interpretare gli aspetti dei diversi problemi
con lungimiranza, documentarli
adeguatamente, valutare le istanze
particolari in un’ottica più ampia,
quella del bene comune, ed insieme,
poi, condividere la soluzione ottimale;
e) sottolineare, all’interno del compito
di promuovere il valore della partecipazione,
la necessità del coinvolgimento
dei giovani. È vero che non è
semplice e facile il rapporto tra i giovani
e le Istituzioni; occorre una grande
creatività per aiutarli ad essere cittadini.
Per questo è importante offrire
loro vere occasioni di partecipazione
nelle Istituzioni e anche nelle scelte
che toccano la vita della Città e dei
paesi.
PARTE SECONDA
I NODI PROBLEMATICI
ELESPERANZE POSSIBILI
«È urgente quanto
indispensabile
promuovere una
rinnovata cultura
della famiglia,
società naturale
fondata sul matrimonio
(articolo 29
della Costituzione)»
Un’altra convinzione che ci accompagna
nel sentirci partecipi della vita del
nostro tempo è che, all’interno di ogni
comunità, ognuno
possa ricevere ciò di
cui necessita per il
raggiungimento della
propria realizzazione
nel rispetto dell’esigenze
degli altri e nel
riconoscere l’apporto
che ciascuno può
dare al bene comune.
In questa ottica ci
sembra opportuno
affrontare alcune tematiche
più rilevanti
sia riguardo alle difficoltà
di soluzione sia
per l’aspetto etico e culturale.
A. IDEA DI CITTÀ, USO DEL TERRITORIO,
ARMONIA DELL’ABITARE
La Città, anche in senso territoriale
ampio comprendente i Comuni, è il
luogo dove potersi incontrare, stare
con gli altri e abitare nella propria casa.
Oggi, però, le grandi trasformazioni
del nostro tempo ci piovono addos-
so invadendo tutti gli ambiti della nostra
vita, personale e sociale, e creando
tensioni. Per questo la Città è diventata
un grande luogo di incontro
ma anche di conflitto.
Si parla di città complessa: succede
quando i suoi abitanti si trovano presi
dentro una rete intricata di relazioni,
sempre più numerose e diversificate.
In ciascuna di esse vigono regole di
comportamento difformi, alla fine autoreferenziali
(attività commerciali, attività
di tempo libero…). E così la divaricazione
tra le singole sfere di rapporto
complica all’infinito la vita quotidiana
delle persone: la vita di casa e
d’ufficio, di chiesa e di piazza, dando
tempi, misura, regole anche alle “distese”
dei bar, ai concerti...
Ogni Ente locale che amministri una
città, piccola o grande, si trova di
fronte a nodi problematici che, spesso,
assillano i cittadini, assumendo le
dimensioni e la gravità dell’emergenza.
Si tratta, ovviamente, delle questioni:
sicurezza, mobilità, inquinamento
ambientale e acustico, e pianificazione
territoriale.
In modo evidente, la complessità delle
situazioni citate chiede risposte non
solo tecniche, ma soprattutto etiche e
culturali.
Lo stile di vita diffuso e la compulsività
dei ritmi socio-economici non possono
essere modificati per delibera.
Tuttavia, scelte politiche ed economiche
possono indurre comportamenti
“sostenibili”. È indispensabile ripensare
il concetto di “qualità della vita”, di
autentico sviluppo economico, di servizio
sociale e di “modi di abitare”.
Alcuni suggerimenti ci sembrano utili:
a) promuovere tavoli di concertazione
della buona vita cittadina e delle sue
regole di convivenza, già avviati da alcuni
Comuni, dando ascolto alle varie
associazioni, in spe-
cie quelle “familiari”,
come prevede la
“Legge sui congedi
parentali” (L. 53
dell’8 marzo 2000,
capo VII – I tempi
delle città);
b) agevolare da parte
dei Comuni, con una
politica di incentivi,
la ristrutturazione dei
fabbricati vincolati e
il loro adeguamento
ai bisogni attuali delle
famiglie; favorendo politiche urbanistiche
che evitino, il più possibile, la
diffusione di “quartieri dormitorio”.
Offrire, cioè, ad ogni insediamento
esistente o in progettazione, opportunità
di luoghi di socializzazione, che
non siano però sempre e soltanto i
centri commerciali, riaprendo alla circolazione
anche i centri storici, favorendo
forme aggregative per giovani e
luoghi di partecipazione alla vita comunitaria
per anziani e per famiglie
con i figli piccoli;
c) attivare il censimento degli abitanti
dei centri storici per una maggiore sicurezza,
onde evitare abusi, sfruttamento,
situazioni di clandestinità e di
illegalità; pure adoperarsi per il censimento
degli appartamenti sfitti al fine
di poter offrire, a chi ne ha bisogno,
delle opportunità senza necessariamente
dover costruire nuovi stabili.
Inoltre favorire, mediante investimenti
che vanno considerati operazioni di
edilizia popolare, la creazione di
cooperative tra futuri proprietari anche
attraverso la sottoscrizione di fideiussioni
su mutui agevolati. Vanno riconosciuti
gli sforzi finanziari compiuti
dagli Enti locali per sostenere a livello
abitativo le fasce più deboli o a rischio
di lavoro. Infatti, per molti, oggi, perdere
il lavoro significa perdere la casa.
L’impossibilità di pagare gli affitti e/o
le rate debitorie crea nuovi senzatetto
e, in ogni modo, moltiplica gravemente
disagi e sofferenze fino a situazioni
di famiglie oggetto di sfratto;
d) monitorare e qualificare l’utilizzo
del territorio. Occorrerebbe un maggiore
controllo nel “consumo di territorio”,
bene, in sé, non rinnovabile, e
impegnarsi a sostenere l’ipotesi di riqualificare
il patrimonio abitativo esi-
«L’invito è a conservare
alla città quel
contesto umano che
è dato anzitutto dall’abitare,
mettendo
al centro le persone
soggetti di relazioni,
ridando piena cittadinanza
alla famiglia»
stente, più che allargare le aree di territorio
edificabile;
e) semplificare processi e dinamiche
burocratiche potendo così individuare
quali sono le Autorità competenti soprattutto
nel campo della grande viabilità,
la gestione delle acque, i controlli
alimentari. Il numero degli Enti e
l’enorme mole di regolamenti, leggi e
decreti, spesso rendono impossibile
individuare l’interlocutore pubblico
competente e soprattutto garantire efficacia
e applicazione delle soluzioni.
L’invito è a conservare alla città quel
contesto umano che è dato anzitutto
dall’abitare. Come? Mettendo al centro
non l’individuo, ma le persone
soggetti di relazioni, ridando piena
cittadinanza alla famiglia; non riducendo
quindi la Città, in particolare i
centri storici, ad apparati di servizi, i
cittadini a clienti che reclamano prestazioni
per ciò che hanno pagato. La
sfida è progettuale e culturale insieme.
B. IL MONDO DELLE IMMIGRAZIONI:
le possibili cittadinanze
Particolare attenzione chiede l’approccio
al mondo delle immigrazioni.
Un fenomeno che è presente non solo
in Italia. All’origine di tale fenomeno
ci sono motivi di carattere materiale;
sono cioè connessi a necessità elementari
come quelle del pane e del
lavoro, oltre a motivi di carattere politico
e religioso. E, tuttavia, la migrazione,
intrapresa sotto la pressione di
quelle necessità, genera anche una
trasformazione culturale di quanti ne
sono coinvolti. La lettura del fenomeno
migratorio sfida obiettivamente la
nostra cultura occidentale.
La problematica giuridica, ad esempio,
riguardante le collaboratrici familiari
o “badanti” mette in evidenza
il nuovo ruolo delle famiglie come datrici
di lavoro degli immigrati. Infatti,
quei cittadini che te-
mono e rifiutano
l’immigrato straniero
come figura astratta e
minacciosa, molte
volte lo ricercano attivamente
e lo assumono
perché conosciuto
personalmente
senza accertarsi della
titolarità dei permessi
e autorizzazioni, specialmente
quando
devono far fronte a
esigenze domestiche
e assistenziali che non trovano risposte
adeguate nel welfare pubblico.
Il problema migratorio è complesso,
senza dubbio, con i suoi risvolti inquietanti
di illegalità, alle volte enfatizzati
dai mass media. La questione è
la difficoltà a entrare in Italia per lavoro
in modo regolare, un modo tuttora
non pienamente risolto dalle ultime
legislature. Sotto questo profilo rimane
un problema, anzi il problema,
il quale chiede un coinvolgimento,
non solo dello Stato, ma anche di Provincia
e Comuni, secondo il principio
della sussidiarietà.
Questi sono corresponsabili, insieme
a tutta la società civile, per:
a) dedicare maggiori risorse all’offerta
e ricerca di lavoro, impegno di cui va
dato atto ai Centri provinciali per l’impiego,
lasciando allo Stato quella opportuna
verifica di presenze sul nostro
territorio per scoraggiare spazi di manovra
da parte delle organizzazioni
criminali;
b) promuovere le iniziative dello stesso
mondo del lavoro, del sindacato,
del volontariato, delle parrocchie,
quali corsi di formazione e orientamento
che comprendano l’apprendimento
della lingua, l’alfabeto della integrazione
culturale, le abilità e competenze,
la conoscenza della nostra
cultura e delle istituzioni, rafforzando
tutte quelle attività pubbliche e private
che già vengono realizzate;
c) sostenere gli sforzi della scuola,
creando per quanto possibile le condizioni
favorevoli per consegnare ai
bambini, ragazzi e giovani gli
(segue a pag. 5)

(segue da pag. 4)
strumenti con i quali crescere nella reciproca
conoscenza, difendersi dai
sentimenti di indifferenza e di sospetto,
per costruire un mondo giusto e libero,
solidale e pacificato. Non è da
escludere, presso la stessa Università,
l’istituzione di corsi di formazione sui
contesti socio-culturali d’origine degli
immigrati, in modo da favorire una
più diffusa comprensione dei rispettivi
atteggiamenti e stili di vita;
d) proporre e magari imporre a chi costruisce
nuovi insediamenti di destinare
una percentuale agli alloggi per fasce
deboli della popolazione.
Certamente non è compito della
Chiesa ordinare il flusso dei nuovi immigrati
e tanto meno vigilare sulla loro
posizione giuridica. Per noi sono
persone che arrivano con i loro problemi
e i loro drammi di lavoro, di inserimento
sociale, di diritto alla presenza
familiare. Noi possiamo offrire i
nostri punti di forza tradizionali della
convivialità e della solidarietà: come
non ricordare, tra i volti dell’accoglienza
della nostra Chiesa, l’impegno
della Caritas con i suoi centri zonali o
vicariali di ascolto delle povertà, la
Mensa e il centro di accoglienza in
Via Adua, la Mensa del Povero in Vescovado
e la Mensa dei Cappuccini,
l’accoglienza nelle
parrocchie della Città
dei senzatetto nel
periodo invernale,
ma anche l’iniziativa
del Granello di Senapa
per l’educazione
alla mondialità
nelle scuole...? Piace
constatare, inoltre, a
partire dalle iniziative
di alcune nostre
parrocchie, la presa
di coscienza del caso
serio della immigrazione
e l’offerta
di un significativo contributo di riflessione
e di lettura evangelica alla questione.
La nostra Chiesa, in questi anni, sta
conoscendo un vero arricchimento
spirituale (come dimostra l’iniziativa
ormai consolidata della “Festa dei Popoli”
in Cattedrale) per la presenza di
comunità cattoliche come quelle polacca,
ucraina di rito greco, ghanese e
nigeriana, del Burkina Faso, filippina,
dello Sri Lanka..., che hanno le loro
celebrazioni in lingua ma anche partecipano
sempre più alla vita delle nostre
parrocchie. Comunità inoltre come
quelle russo-ortodossa, rumenoortodossa
ed egiziano-copta sono
ospitate nei nostri luoghi di culto. E
nelle nostre città, famiglie e ambiti di
lavoro, le une come le altre testimoniano
spirito di servizio, senso comunitario
e di festa, doni di spiritualità e
di cultura. L’incontro in particolare
con le comunità ortodosse e con
quelle di matrice evangelica va collocato
nell’ottica dello “scambio di doni”
da iscrivere dentro il cammino
ecumenico verso l’unità della grande
famiglia cristiana. Non sono, tutti questi
sopra ricordati, passi verso quell’integrazione,
via obbligata per garantire
quelle possibilità di sicurezza particolarmente
avvertite tra le preoccupazioni
oggi della nostra gente?
La sfida, tuttavia, va oltre l’aiuto fraterno
e la convivenza pacifica. Tocca ai
cittadini l’offerta di un patrimonio di
spiritualità e di cultura. Il mondo cattolico
non ha dubbi sulla validità perenne
e sulla attualità del Vangelo di
Gesù di Nazareth. Come in ogni tempo
della Chiesa, nel rispetto delle coscienze
e della libertà religiosa, continueremo
ad offrire il Vangelo a tutti: ai
fedeli cristiani, agli indifferenti e anche
ai nuovi arrivati di altre religioni.
Alla Chiesa, intesa come comunità
cristiana, è fatto carico anzitutto un
compito educativo, che potremmo vedere
orientato a conservare e valorizzare
questa nostra identità, promuovendo
per quanto possibile la comprensione
reciproca, la riconciliazione,
la pace e la collaborazione anche
con popoli di matrici religiose e culturali
diverse. Solo così potranno essere
smentite le voci che continuano a parlare
di “scontro di civiltà”.
«Al centro di tutto
ci sono le persone, non
solo quali destinatarie
finali, ma come protagoniste
dello sviluppo.
In generale... si deve
essere ancor più attenti
alle potenzialità
umane e intellettuali
delle persone...»
C. IL FUTURO DELL’ECONOMIA REGGIANA
L’attuale e perdurante crisi darà un
nuovo volto all’economia mondiale,
compresa ovviamente quella reggiana.
Le previsioni occupazionali a breve
periodo sono preoccupanti, nonostante
i dichiarati (e previsti) segnali di ripresa.
Già da ora si sta profilando un
nuovo modello di organizzazione
produttiva e finanziaria che sta focalizzando
settori economici diversi da
quelli che avevano attirato, fino ad
ora, la maggior parte di capitali e
quindi la speculazione.
Tra i settori, invece, che meritano nuova
attenzione vi sono gli ambiti relativi
all’agroalimentare, all’energia, al
manifatturiero. L’auspicato ritorno dell’etica
sarà presto messo a dura prova
dai continui assalti della finanza speculativa
che non da ieri determina,
con prepotenza, i prezzi di generi indispensabili
alla vita delle persone,
con grave ricaduta sulle condizioni di
vita di un numero sempre maggiore di
persone. L’economia, passata la fase
acuta della crisi, dovrà inevitabilmente
ridursi e concentrarsi su alcuni beni;
e produrre meno significa avere
meno lavoratori occupati, e più aziende
chiuse.
Come riuscire dunque a immaginare
un modello produttivo di questo terri-
torio che riporti ai livelli
di occupazione
eccezionali di cui
godevamo fino a pochi
mesi fa, che abbia
un impatto più ridotto
in termini ambientali,
e che consenta
alle imprese di
rimanere competitive
non solo nei prossimi
due anni? Può
sembrare la quadratura
del cerchio, ma,
pur essendo complesso,
questo non
costituisce un obiettivo impossibile.
Siamo consapevoli che non si può
parlare di produzione e di lavoro senza
individuare un quadro di valori da
promuovere e da tutelare come ad
esempio la piena occupazione, il sostegno
alle famiglie, la solidarietà con
i più deboli. Proprio in questa prospettiva,
vorremmo proporre di salvaguardare
le condizioni per un forte manifatturiero,
cioè per l’attività industriale
in senso stretto che occupa molta manodopera
e può evitare chiusure e trasferimenti
all’estero della produzione.
Ancor di più, un manifatturiero ad alto
valore aggiunto, che contenga cioè un
contenuto tecnologico che fa riconoscere
un prezzo più alto e che, in tal
modo, consente di finanziare molta ricerca
e formazione nelle scuole e negli
istituti universitari. Sono queste le
due leve che consentiranno una produzione
di qualità e quindi ottenere
nuovo “valore” da destinare al welfare,
al reddito dei privati, alla sicurezza
sociale e ai tanti servizi per cittadini.
Allo stesso tempo, conservare un forte
manifatturiero non significa occupare
altre importanti porzioni di territorio,
ma avere aree industriali attrezzate
più concentrate, utilizzando aree dismesse.
Dunque quell’obiettivo non è
in contrasto con una politica che contenga
lo sviluppo urbanistico, ed è
corretta la scelta di concentrare in alcune
aree le imprese che vorrebbero
crescere, salvaguardando il resto del
territorio da una spinta a costruire.
Il documento su Chiesa e Città 19 dicembre 2009 5
A Reggio e in Provincia, un settore
che assorba manodopera, eviti lo spostamento
all’estero della produzione e
faccia conservare la competitività c’è
già, ed è la meccatronica; le condizioni
per un nuovo settore ad alta tecnologia,
come quello delle energie
rinnovabili, ci sono, e dunque è giusta
l’idea di creare un polo tecnologico
nel capoluogo. Su queste due direttri-
ci, così come su una tradizione qualificata
di questa terra nei servizi alla
persona e nelle politiche formative, si
deve puntare per garantire a un territorio
di eccellenza (nel privato e nel
pubblico) un futuro sicuro in termini
occupazionali e di qualità dello sviluppo.
Ci stanno particolarmente a cuore, come
comunità cristiana e come cittadini
corresponsabili, due istanze:
a) la sicurezza di un lavoro deve riguardare
anche quei tantissimi lavoratori
che vengono dall’estero, che “non
devono essere trattati come qualsiasi
altro fattore di produzione” (BENEDET-
TO XVI, Caritas in Veritate, n. 62), ossia
come mera forza intercambiabile, da
abbandonare agli altalenanti andamenti
economici, secondo una mentalità
utilitaristica e funzionale, ma come
persone di cui si deve rispettare
sempre la dignità, non solo nei periodi
in cui la crescita economica ci fa
avere bisogno di loro, per poi scaricarle
quando l’economia rallenta;
b) la solidarietà riguarda costoro, ma
anche i lavoratori e le famiglie reggiane
che già oggi devono reggere la fatica
della disoccupazione o l’incertezza
del futuro. Per gli uni e per gli altri
dobbiamo chiederci, col Papa, “che
cosa significa la parola decenza applicata
al lavoro” (Caritas in Veritate 63);
e, per le imprese, gli istituti di credito,
come per i piccoli imprenditori, artigiani
o commercianti, deve valere l’idea
di una forte disponibilità a investimenti
ispirati al bene comune: “Bisogna
evitare che il motivo per l’impiego
delle risorse finanziarie sia speculativo
e ceda alla tentazione di ricercare
solo profitto di breve termine, e
non anche la sostenibilità dell’impresa
a lungo termine, il suo puntuale servizio
all’economia reale e l’attenzione
alla promozione, in modo adeguato
ed opportuno, di iniziative economi-
che anche nei Paesi bisognosi di sviluppo”
(Caritas in Veritate 40).
Al centro di tutto, in definitiva, ci sono
le persone, non solo quali destinatarie
finali dello sviluppo, ma come protagoniste
di esso. In generale, per conservare
l’eccellenza produttiva e nei
servizi pubblici di questa Provincia si
deve essere ancor più attenti alle potenzialità
umane e intellettuali delle
persone, e prima ancora alle virtù. Ciò
è cosa buona in termini di cittadinanza
e di accoglienza, ma è anche cosa
utile in quanto vero e proprio “investimento”
sui talenti delle persone, e dei
giovani in particolare, spesso relegati
a condizioni di precarietà e incertezza
sul futuro. I giovani, infatti, sono una
delle categorie di “nuovi poveri” del
Duemila, poveri di prospettive sicure
per un lavoro e una famiglia, e assediati
da una cultura consumista ed
edonista che li blandisce come consu-
matori e non li difende come soggetti
di diritti.
D. IL FUTURO DEL SOCIALE (WELFARE)
IN TERRA REGGIANA
Una particolare attenzione deve essere
sempre assicurata ai servizi che
ogni persona ed ogni famiglia in stato
di bisogno e di assistenza, specialmente
nell’ultima fase della vita, devono
poter conoscere e utilizzare perché
siano assicurate a tutti pari opportunità
di salute, lavoro e formazione
della personalità.
Si ha la percezione che una parte
sempre più consistente di società e
del vissuto delle persone sfugga all’analisi
degli sportelli sociali o alle statistiche
economiche, e si trasformi in
problema solo quando diventa questione
di sicurezza, di povertà visibile,
di disordine sociale.
È una percezione grave di vulnerabilità
quella che si traduce più facilmente
in paura e conflitto sociale invece che
in mutualità e solidarietà. Infatti, la
crisi economica, impoverendo più velocemente
il trasferimento di risorse
dai redditi familiari e di impresa ai servizi
sociali e di previdenza, mette a
nudo immediatamente, e in modo
drammatico, questo stato di difficoltà
e chiede nuove soluzioni.
Il limite sempre più evidente delle po-
litiche e delle azioni
amministrative nel
contenere il disagio
sociale e soprattutto
nel promuovere salute
e benessere deve
generare nella comunità
due diverse attenzioni:
una è rivolta
alla persona e alla famiglia,
l’altra allo Stato
e alla società civile
e politica nel suo
complesso.
La prima richiama una nuova e più incisiva
sollecitudine individuale e comunitaria
verso i bisogni. Questi aumenteranno
e più pressante sarà la
domanda di coloro che ognuno di noi
incontra nel proprio cammino. Una
comunità locale matura deve dire a se
stessa e a tutta la società che solo attraverso
una più intensa storia di sollecitudine
prossima al bisogno potrà far
fronte, anche in terra reggiana, alle attese
che l’attualità pone alla nostra vita.
Peraltro, anche la tradizione della
Dottrina sociale della Chiesa mai disgiunge
il principio di sussidiarietà da
quello della solidarietà sociale, e non
vi è riconoscimento politico di tali
principi, se prima questi non si rappresentano
nei comportamenti individuali
e comunitari.
Nessuna amministrazione locale e
nemmeno i Comuni reggiani possono
affrontare i temi della assistenza o della
sicurezza sociale per mera delega
dei cittadini, ma solo “con” una comunità
di cittadini in cui cresce una
propria responsabilità di interesse sociale,
di prima assistenza al bisogno,
di mutualità familiare e di vicinato, di
intraprendenza sulle questioni. Non
v’è etica e non v’è responsabilità politica
che non si alimentino di una forte
e matura cittadinanza, che nella tradi-
«La nostra Chiesa
confida di tenere
viva la tradizione cattolica
come presenza
indispensabile dentro
una convivenza civile
pluralista, perché
crede nella forza
del Vangelo...»
zione della Chiesa prende il nome
della carità.
La seconda guarda invece a chi amministra
affinché sappia cogliere con
realismo questa responsabilità
storica. Per una lunga fase, caratterizzata
sul nostro territorio da abbondanza
di risorse e da un forte e omogeneo
tessuto sociale, all’amministrazione
della cosa pubblica si è chiesta una
buona gestione e questa è stata assicurata
con buoni esiti nella struttura e
nella presenza di servizi socio-sanitari
sul territorio.
Oggi si pone all’amministrazione una
nuova urgenza di sostenibilità e sviluppo
di questo sistema e le questioni dell’efficienza,
dell’innovazione, dell’equità
sociale sono nuovamente sfide da
affrontare a partire dal riconoscimento
dei problemi e delle difficoltà che la
nuova dimensione sociale e culturale
del territorio reggiano propone.
Occorre che le amministrazioni, da
un lato, rinnovino i modelli di gestione
dei servizi, oggi pressoché totalmente
pubblici, per salvaguardare la
continuità; dall’altro, riconoscendo le
difficoltà delle famiglie, dei lavoratori,
degli imprenditori, sappiano introdurre
nuove opportunità e strumenti di
sostegno.
Troppo spesso emerge la tentazione
della pubblica amministrazione di
“sedare” le preoccupazioni con “misure
tampone” o buone azioni di comunicazione.
Ci permettiamo al riguardo di offrire
alcuni suggerimenti:
a) promuovere il privato sociale (cooperative
sociali, fondazioni, associazioni…)
perché questo settore maturi
la vocazione imprenditoriale, al fine
di rendere più prossima e ampia, in
collaborazione con le amministrazioni
pubbliche, l’offerta di servizi ai cittadini;
b) portare sul territorio e dentro la comunità
la promozione e la cura della
salute, valorizzando il lavoro associato
delle professioni sanitarie (medici
di medicina generale, pediatri, infermieri…)
e la rete dei presidii già capillarmente
presenti (farmacie, case protette,
centri diurni, “casa della salute”…),
per aumentare le opportunità
domiciliari e territoriali di prima cura
e prevenzione, nonché diminuire velocemente
il ricorso generico all’ospedale
e al pronto soccorso;
CONCLUSIONE
c) sostenere il risparmio
previdenziale
delle famiglie educando
a stili di vita
più sobri; agevolare
forme assicurative
popolari e mutualistiche
per aumentare
il grado di solvibilità
a fronte di nuovi bisogni
di assistenza e
per venire incontro
ad una tendenza che
fa registrare un calo
dei redditi.
In conclusione, la Chiesa reggianoguastallese,
pur riconoscendo una
certa carenza delle proprie forze e la
difficoltà di interpretare il rapidissimo
cambiamento, desidera venir incontro
alle aspettative della comunità locale,
che sono molto alte oggi.
Essa confida di tenere viva la tradizione
cattolica come presenza indispensabile
dentro una convivenza civile
pluralista, perché crede nella forza del
Vangelo come dono da offrire a tutti.
Rivolge la sua preghiera a Dio, Creatore
e Padre di ogni persona, perché le
dia il coraggio, nelle vicende della nostra
storia, di continuare a testimoniare
la speranza cristiana, memori della
profezia del noto sindaco di Firenze,
Giorgio La Pira, secondo cui “il mondo
appartiene a chi gli offre la speranza
migliore”.
ADRIANO CAPRIOLI, Vescovo
LORENZO GHIZZONI, Ausiliare
Commissione diocesana
per l’impegno sociale e politico
Reggio Emilia, 24 novembre 2009
Festa di S. Prospero, patrono
della Città di Reggio e della Diocesi

6
19 dicembre 2009
MARTEDÌ 15 DICEMBRE
IN DUOMO I NUOVI LETTORI
E ACCOLITI FRA I SEMINARISTI
E I CANDIDATI AL
DIACONATO PERMANENTE
Domenica 24 gennaio
2010 sarà la seconda
Giornata diocesana
del Seminario.
La comunità dei seminaristi,
con il rettore don Gabriele
Burani ed il vice don Fabio
Ferrari, intende proporre ai
lettori de La Libertà, a partire
da questo numero, una sorta
di preparazione remota alla
Giornata, per far conoscere
come si svolge la vita del seminario
(l’anno scorso fu la
serie d’interviste “Preti di domani”).
Ebbene, il gruppo vocazionale
ha pensato di iniziare il
racconto da chi in viale Timavo
93 ci lavora, raccogliendo
alcune rapide testimonianze,
pubblicate di seguito.
Lo Studio Teologico e
l’Istituto di Scienze Religiose
Cos’è. Lo Studio Teologico e
l’Istituto Superiore di Scienze
Religiose, che hanno la loro
sede in seminario, si propongono
di dare una solida e
completa formazione teologica
a coloro che si apprestano
a diventare sacerdoti, a
coloro che stanno facendo il
cammino per il diaconato, a
coloro che intendono insegnare
religione nelle scuole o
anche semplicemente ottenere
una formazione di base
per il catechismo, per il proprio
impegno in parrocchia e
per la propria vita di fede.
Che tipo di studi si fanno. Per
quanto riguarda la formazione
intellettuale, generalmente
lo studio teologico intende
fornire la comprensione dell’esperienza
cristiana in tutti
i suoi aspetti e implicazioni.
È una formazione non legata
specificatamente al presbiterato,
ma utile per ogni credente
e addirittura per un
non credente.
Differenze tra Sudio teologico
alla mattina e Istituto
scienze religiose alla sera. Lo
studio per i seminaristi risulta
più ricco del parallelo insegnamento
ai laici, sia per il
maggior numero di ore, sia
per l’aggiunta di discipline
orientate alla pastorale.
Significato del servizio per il
ministero del prete. Questo
servizio è occasione favorevole
per approfondire la mia
fede cristiana. Il confronto
con giovani e ragazzi ben disposti
è ulteriormente stimolante
per la mia crescita personale.
La sintesi cristiana
della mia personale espressione
di fede è il frutto di questa
applicazione intellettuale,
vivificata dal contatto
umano dell’insegnamento.
(Un insegnante)
Personale dell’economato
Cos’è. L’economato si occupa
della gestione economica
dell’entrate e delle uscite del
seminario, delle forniture varie,
della gestione del personale,
degli imprevisti e della
manutenzione della struttura.
Punto di vista. Il seminario è
una struttura importante dal
punto di vista della diocesi
per quello che costa e per
quello che dà formando il futuro
del clero reggiano, i giovani
chiamati al sacerdozio.
Inoltre è residenza per una
parte del clero dedita all’insegnamento,
agli uffici di curia
e a vari impegni pastorali
del centro urbano.
Stile. Disponibilità verso tut-
Comunità del Seminario
Il Seminario: tutto per i futuri sacerdoti
Domenica 24 gennaio sarà la Giornata diocesana del Seminario
È stata una delle giornate più
intense, quest’anno, per la
vita dei seminaristi: martedì
15 dicembre, in Cattedrale,
tre di loro hanno ricevuto il ministero di
lettore e quattro quello di accolito. Nella
stessa celebrazione sono diventati lettore
(uno) e accoliti (dieci) ben undici candidati
al diaconato permanente. “Una felice
scelta”, ha commentato don Gabriele
Burani, rettore del Seminario, “quella di
conferire questi ministeri nella stessa
celebrazione a seminaristi e a candidati
al diaconato permanente: è segno che
preti e diaconi sono chiamati a servire lo
stesso Vescovo e la stessa Chiesa e testimoniano
la ricchezza e varietà di carismi
della comunità”.
“In un’antica chiesa siriaca”, ha osservato
il Vescovo Adriano all’omelia, “c’erano
due sale laterali: una per i rotoli della
ti, cercando di mantenere un
certo rigore per evitare gli
sprechi. Non ci si possono
permettere spese inutili e per
questo viene valutata ogni
singola situazione, in particolare
nei confronti dei seminaristi
che hanno maggior
difficoltà dal punto di vista
economico.
Borse di studio? Tutti dovremmo
avere nel cuore il seminario,
poiché i seminaristi
formati al suo interno in vista
del presbiterato saranno
poi al servizio della comuni-
Ho partecipato,
giovedì
10 dicembre, al ritiro di Avvento
per sacerdoti, diaconi e seminaristi del
vicariato di Sassuolo, al Santuario della
B.V. del Castello di Fiorano (MO). La meditazione
è stata guidata da don Giancarlo
Gozzi; il testo di riferimento era Romani
4.
La tesi fondamentale del capitolo, espressa
in Rom 1, 16-17, riguarda cosa sia e a
chi sia rivolta la giustizia di Dio, e cosa significhi
che "il giusto vivrà per fede". Paolo
si rivolge alla comunità di Roma e sottolinea
l’importanza della fede per la crescita
personale e per la vita in comunione.
La vicenda di Abramo viene ripresa e
illustrata per mostrare come la fede gli permise
di essere accreditato come giusto e di
divenire padre di tutti coloro che credono,
indipendentemente dalla loro appartenenza
al popolo ebraico. Dio giustifica per
grazia, non per merito e questa gratuità è
mossa dall’amore per il mondo. Le opere
buone sono importanti, ma non rendono
giusto il cristiano, devono necessariamente
essere la conseguenza della fede e del-
tà diocesana. In particolare le
comunità parrocchiali potrebbero
contribuire con un
aiuto concreto (chiamiamolo
“borsa di studio”?) per i seminaristi
che necessitano di
un sostegno economico.
Significato personale. Dopo
la mia ordinazione diaconale
il vescovo Lorenzo mi ha
chiesto la disponibilità per la
gestione dell’immobile, servizio
che avrei fatto alla diocesi.
Non sono pentito di aver
dato la mia disponibilità in
una realtà dove posso vivere
1 2
3 4
In Cattedrale e in seminario, il 15 dicembre scorso
LA FESTA DEI SEMINARISTI E DELLE LORO FAMIGLIE
Scrittura e una per il servizio ai poveri.
Così è ora per questi nuovi ministri: i lettori
sono al servizio della Parola di Dio,
gli accoliti a servizio della mensa (quella
dell’altare e quella della condivisione)”.
Questi i nomi dei nuovi lettori fra i seminaristi:
Luca Fornaciari (parrocchia della
Consolata, Sassuolo), Felix Baffour Gyawu
(Ghana, diocesi di Khumasi) e Antonio
Marini (Ospizio, R.E.). Questi gli accoliti
(sempre seminaristi): Stefano Borghi
(S. Ilario), Andrea Cristalli (Montecchio),
Stefano Manfredini (S. Teresa città) e
Giovanni Valentini (Codemondo).
Dopo la celebrazione, si è svolta, in
seminario, la festa delle famiglie dei
seminaristi. Nel corridoio delle aule di
il cristianesimo in pienezza
grazie anche alle persone con
cui mi relaziono in seminario.
(Il diacono economo)
Personale della biblioteca
Cos’è. La biblioteca del seminario
è un luogo di consultazione,
si occupa della catalogazione
e del prestito dei libri;
presso la biblioteca è
inoltre possibile leggere varie
riviste di settore.
Punto di vista. Io trovo utile
UN SEMINARISTA AL RITIRO DI PRETI E DIACONI DI SASSUOLO
la preghiera. Nella pastorale, ha osservato
don Giancarlo, molti sforzi sono orientati
al fare, dimenticando che le opere devono
essere sostenute e promosse dalla preghiera,
che rischia di rimanere l’ultimo
momento, una cornice al tutto.
C
i si è poi soffermati sulla difficoltà
di riconoscere ed accogliere i tempi
di Dio, poiché la fecondità che
il Padre ci promette, talvolta tarda ad arrivare;
in un momento in cui tutto dev’essere
immediato e produttivo rischiamo di essere
proiettati verso il risultato, e non capire
che il momento della semina è necessario
e precedente a quello del raccolto. Il
cardinale Montini in un’omelia metteva in
guardia dall’essere assorbiti dalla mentalità
di questo mondo e invitava ad avere la forza
di superare il fascino dei risultati.
Così il sacerdote non dovrebbe fare nulla
per mestiere, ma avere uno sguardo di fiducia
e pazienza, che si apprende soprattutto
nella preghiera, nella condivisione
frequente con chi sta camminando nella
insegnamento erano preparate
le tavole per la cena comune:
oltre ai seminaristi e ai
loro familiari (quasi 120), c’erano
i giovani del propedeutico, i superiori,
diversi sacerdoti fra insegnanti e
residenti, e qualcuno del personale. Una
bella festa, resa più calorosa dagli auguri
di Natale: i bambini presenti, una quindicina,
nipoti dei seminaristi, hanno ricevuto
un regalo davanti al presepe allestito
nell’atrio.
Le immagini: 1. don Gabriele Burani presenta
al Vescovo i seminaristi candidati ai
ministeri; 2. davanti al Vescovo gli undici
candidati al diaconato permanente e i
sette seminaristi; 3. Stefano Borghi riceve
dal Vescovo Ausiliare Ghizzoni il ministero
di accolito; 4. foto di gruppo al termine
della celebrazione in Duomo.
l’apertura della scuola ai laici,
il rapporto col mondo esterno
per mezzo dello studio e
della cultura. Ciò permette al
seminario di non essere una
struttura isolata.
Perché la biblioteca in seminario.
Il seminario è stato
istituito come luogo di cultura
religiosa e la biblioteca è
un elemento di memoria storica
i cui libri ne sono una testimonianza.
La biblioteca è
un servizio molto importante
anche per gli utenti esterni,
per chi si vuole interessare di
stessa vocazione e
con la comunità parrocchiale.
Ritengo che sia stato un momento
positivo di confronto e condivisione
tra sacerdoti; per me seminarista
è stata un'utile occasione di incontro e di
ascolto. Sono riuscito a cogliere molti
spunti di riflessione sia nei momenti di preghiera
sia in quelli conviviali, ma in particolare
nella condivisione finale, dove sono
state messe in luce gioie e difficoltà del
ministero pastorale. È stata infine l'occasione
per ripensare al valore che diamo allo
studio, alla preghiera e alla comunità in
questi anni di formazione. In molti hanno
sottolineato il desiderio di trovare momenti
di amicizia, di preghiera, di condivisione
tra sacerdoti, oltre a quelli proposti
dalla diocesi. Il volersi bene, il maturare
nella fede con altri permette un arricchimento
reciproco; l’aver meditato la Parola
di Dio assieme rende più efficace e attuale
il suo annuncio.
Luca Fornaciari, seminarista
libri che non si trovano nelle
biblioteche pubbliche. Il prestito
è aperto a tutti ed è molto
importante che le persone
possano portare i libri a casa.
In questo ultimo periodo in
particolare c’è stato una crescita
nelle cure e nelle attenzioni
verso la biblioteca, grazie
alla direzione competente
di don Daniele Gianotti.
Svolgono un ruolo importante
nell’organizzazione i volontari
Giovannantonio Moretto
e Lorenzo Bellini. Inoltre
abbiamo aderito ad un
progetto che fa capo alla CEI
che ci permetterà di entrare
nel sistema bibliotecario internazionale,
rendendo possibile
l’accesso al nostro catalogo
a tutti per mezzo di internet.
Significato. Il Seminario non
è solo il luogo dove lavoro,
ma anche dove ho trovato un
ambiente per la mia crescita
personale. Ho instaurato legami
di amicizia importanti
che mi hanno permesso di
raggiungere una certa tranquillità,
fondamentali per lavorare
in modo sereno.
(La responsabile
della biblioteca)
Personale della portineria
Cos’è. La portineria svolge un
importante attività di filtro
tra utenti e residenti del seminario;
esplica un servizio
di vigilanza e sorveglianza e
inoltre è importante per
quella prima impressione
che hanno le persone che entrano
in seminario. Il principale
compito della portineria
è l’accoglienza: avere attenzione
sia per le persone esterne
sia per i residenti, essere
centro operativo e aggregante
per chiunque ha bisogno.
Punto di vista. Il seminario
per me è un luogo spirituale
dove ci devono essere relazioni
non solo tra sacerdoti e
seminaristi, ma anche tra dipendenti
e comunità del seminario.
Tale relazione per
me viene prima della mansione
ordinaria. È importante
che questa relazione sia
positiva.
Punto di vista dei residenti.
Lavorando qui da molto ho
notato, riguardo alla comunità
dei teologi, un cambiamento:
fino a dieci anni fa
c’era netta distinzione tra seminaristi
e preti, erano due
comunità ben distinte dove il
sacerdote godeva di un senso
di appartenenza molto più
forte rispetto al seminarista,
che viveva il tempo di seminario
come un periodo transitorio.
Ora i seminaristi sembrano
godere di molta più libertà
e questa distinzione si è
attenuata, lo si nota ad esempio
nella condivisione dei locali.
Significato. In questi anni
spesso nel servizio in portineria
ho vissuto lunghi momenti
di silenzio, soprattutto
d’estate quando il seminario
è poco frequentato. Per me
questi momenti sono stati
importanti: mi hanno consentito
di leggere, studiare e
respirare aria di fede. La comunità
presente in seminario
è una comunità che prega
e ha una sua dimensione spirituale,
così anch'io nel mio
lavoro cerco non solo di utilizzare
le competenze ma di
vivere anche i criteri evangelici
della sobrietà, della prudenza
e della pacatezza.
(Un addetto
della portineria)

La sera dell’ultimo dell’anno, dalle 21, la marcia della Pace. Ritrovo a Porta S. Croce (“La Gabella”)
31 DICEMBRE: IN MARCIA PER LA PACE
Faremo anche quest’anno la MARCIA DELLA PACE, in alternativa
al cenone, la sera del 31 dicembre per le strade
della città. Continuare a Reggio questa più che decennale
tradizione significa riaffermare che la pace cammina con noi e
che tale cammino non si arresta con l’anno che finisce; significa
andare incontro al nuovo anno
e iniziarlo in piedi, in cammino,
con le fiaccole accese,
facendo soste di riflessione
per rinnovare e rilanciare un
impegno fondamentale e comune.
Inoltre, concludere la
marcia con un breve momento
per gli auguri e la benedizione
del Vescovo e poi, per
chi lo desidera, continuare
con la Veglia di preghiera, significa
affidare la nuova tappa
del cammino a Colei che ci
ha dato il Re della Pace e della
Giustizia; significa affermare
che la Pace per noi ha un
nome, un volto, uno stile, ed
è anzitutto un dono da chiedere,
da accogliere, da custodire
e da condividere con tutti
coloro che incontreremo nel
nostro cammino o che affiancheremo
nel loro, nella quotidianità
dei giorni, nella molteplicità
degli incontri e delle
relazioni, nella diversità dei
luoghi, delle culture e dei ruoli.
Il tema della marcia è tratto
dal Messaggio del Papa
per la Giornata mondiale
della Pace, il 1° gennaio, tema
già annunciato da tempo: “Se
vuoi coltivare la pace, custodisci
il creato”.
Va detto che la pubblicazione del Messaggio stesso è stata posticipata
al 15 dicembre, in coincidenza con il “vertice dei 27”
sul clima a Copenhagen. Come da previsioni, le trattative sono
state complesse e faticose, sofferte e insoddisfacenti. E non è detto
che poi saranno realizzate con coscienza e coerenza. Oltretutto
i Paesi più poveri, che pagano pesantemente le conseguenze
dei cambiamenti climatici (siccità o alluvioni, scarsità di cibo, di
acqua potabile, di medicine, crescita di epidemie eccetera) hanno
già espresso la loro insoddisfazione e preoccupazione.
Giornata mondiale della Pace, 1° gennaio 2010. La sintesi del Messaggio di Benedetto XVI
“SE VUOI COLTIVARE LA PACE, CUSTODISCI IL CREATO”
«La salvaguardia del creato e la realizzazione
della pace sono realtà tra loro intimamente
connesse». Lo afferma Benedetto
XVI nel suo Messaggio per la celebrazione
della Giornata mondiale della Pace
che ricorre il 1° gennaio 2010, intitolato
“Se vuoi coltivare la pace, custodisci il
creato”. Il messaggio è stato presentato il
15 dicembre in sala stampa vaticana.
SERVE «ALLEANZA
TRA UOMO E AMBIENTE»
«Se, infatti, a causa della crudeltà dell’uomo
sull’uomo – scrive il Papa – numerose
sono le minacce che incombono sulla pace
e sull’autentico sviluppo umano integrale
– guerre, conflitti internazionali e regionali,
atti terroristici e violazioni dei diritti
umani – non meno preoccupanti sono
le minacce originate dalla noncuranza – se
non addirittura dall’abuso – nei confronti
della terra e dei beni naturali che Dio ha
elargito. Per tale motivo è indispensabile
che l’umanità rinnovi e rafforzi "quell’alleanza
tra essere umano e ambiente, che
deve essere specchio dell’amore creatore
di Dio, dal quale proveniamo e verso il
quale siamo in cammino"». Il Papa ricorda
«i doveri derivanti dal rapporto dell’uomo
con l’ambiente naturale, considerato
come un dono di Dio a tutti, il cui uso
comporta una comune responsabilità verso
l’umanità intera, in special modo verso
i poveri e le generazioni future».
«RIVEDERE MODELLO
DI SVILUPPO ECONOMICO»
Una «revisione profonda e lungimirante
del modello di sviluppo» per «correggerne
le disfunzioni e le distorsioni». E l’adozione,
invece, di un modello «fondato sulla
centralità dell’essere umano, sulla promozione
e condivisione del bene comune,
sulla responsabilità, sulla consapevolezza
del necessario cambiamento degli stili di
vita e sulla prudenza». «Come rimanere
indifferenti – si chiede il Papa – di fronte al-
le problematiche che derivano da fenomeni
quali i cambiamenti climatici, la desertificazione,
il degrado e la perdita di
produttività di vaste aree agricole, l’inquinamento
dei fiumi e delle falde acquifere,
la perdita della biodiversità, l’aumento di
eventi naturali estremi, il disboscamento
delle aree equatoriali e tropicali? Come
trascurare il crescente fenomeno dei cosiddetti
"profughi ambientali"…? Come
non reagire di fronte ai conflitti già in atto
e a quelli potenziali legati all’accesso alle
risorse naturali?». «L’umanità – sottolinea
- ha bisogno di un profondo rinnovamento
culturale», di un modo di vivere
«improntato alla sobrietà e alla solidarietà,
con nuove regole e forme di impegno,
puntando con fiducia e coraggio sulle
esperienze positive compiute e rigettando
con decisione quelle negative». Purtroppo,
osserva, si deve constatare «in diversi Paesi
e regioni del pianeta» la «negligenza» o
il «rifiuto, da parte di tanti, di esercitare un
governo responsabile sull’ambiente». In
questo modo «l’attuale ritmo di sfruttamento
mette seriamente in pericolo la disponibilità
di alcune risorse naturali non
solo per la generazione presente, ma soprattutto
per quelle future». «Il degrado ambientale
– denuncia il Papa – è spesso il risultato
della mancanza di progetti politici
lungimiranti o del perseguimento di miopi
interessi economici, che si trasformano,
purtroppo, in una seria minaccia per il
creato». «L’attività economica», deve quindi
rispettare «maggiormente l’ambiente».
AI GOVERNI: «CONTRASTARE
I DANNI ALL’AMBIENTE»
«Compete alla comunità internazionale e
ai governi nazionali dare i giusti segnali
per contrastare in modo efficace quelle
modalità d’utilizzo dell’ambiente che risultino
ad esso dannose». È l’appello di
Benedetto XVI. «Per proteggere l’ambiente,
per tutelare le risorse e il clima – suggerisce
– occorre, da una parte, agire nel
rispetto di norme ben definite anche dal
Chiesa e Missione 19 dicembre 2009 7
Nel corso della marcia rifletteremo su problemi locali legati al tema
dell’ecologia sia umana che ambientale, come l’intercultura
e la legalità, l’acqua, bene comune, gli stili e una disciplina di
vita, la produzione e lo smaltimento dei rifiuti, la riqualificazione
del territorio, la bellezza del creato. Realtà concrete, di fronte
alle quali i promotori (Pastorale
giovanile, Caritas,
Centro Missionario e cooperativa
“L’Ovile”) e i gruppi
coinvolti (giovani de “La Gabella”,
Comitato provinciale
Acqua Bene Comune, “Il Granello
di Senapa”, associazione
dei Rurali Reggiani e Seminario
diocesano) si sono impegnati
ad offrire una breve
analisi della situazione locale,
insieme a poche ma precise
proposte di comportamenti
virtuosi individuali e
collettivi.
La crisi ecologica va affrontata
globalmente dai
governi e dalle autorità
competenti… ma va vissuta
con tenacia e responsabilità,
con coscienza e disponibilità
al coinvolgimento anche da
parte dei singoli cittadini e dalle
organizzazioni e forze della
cosiddetta società civile:
“tutti gli esseri dipendono gli
uni dagli altri nell’ordine universale
stabilito dal Creatore…
Se la famiglia umana non saprà
far fronte alle nuove sfide
con un rinnovato senso della
giustizia ed equità sociali e
della solidarietà internazionale,
si corre il rischio di seminare
violenza tra i popoli e tra
le generazioni presenti e quelle
future” (comunicato del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace).
L’aumento delle tragedie umanitarie e ambientali sul pianeta terra
rende ancora più urgente un sussulto di coscienza e un impegno
permanente: ecco perché invitiamo a marciare e a vegliare,
proprio in una notte in cui molti cederanno alla tentazione
di non pensare o di aggravare la situazione…
don Emanuele Benatti
punto di vista giuridico ed economico e,
dall’altra, tenere conto della solidarietà
dovuta a quanti abitano le regioni più povere
della terra e alle future generazioni».
È urgente «una rinnovata solidarietà intragenerazionale,
specialmente nei rapporti
tra i Paesi in via di sviluppo e quelli altamente
industrializzati» e «una solidarietà
che si proietti nello spazio e nel tempo».
«È infatti importante riconoscere – sottolinea
– fra le cause dell’attuale crisi ecologica,
la responsabilità storica dei Paesi industrializzati»,
anche se i Paesi meno sviluppati
ed emergenti «non sono tuttavia
esonerati dalla propria responsabilità».
«PROMUOVERE ENERGIE DI
MINORE IMPATTO AMBIENTALE»
Il Papa rivolge anche un invito alla comunità
internazionale a «promuovere la ricerca
e l’applicazione di energie di minore
impatto ambientale», sfruttando ad
esempio «la grande potenzialità dell’energia
solare» e dando attenzione alla
«questione oramai planetaria dell’acqua
ed al sistema idrogeologico globale». Ed
invita ad esplorare «appropriate strategie di
sviluppo rurale incentrate sui piccoli coltivatori
e sulle loro famiglie», ad «approntare
idonee politiche per la gestione delle
foreste, per lo smaltimento dei rifiuti, per
la valorizzazione delle sinergie esistenti tra
il contrasto ai cambiamenti climatici e la
lotta alla povertà». Invoca inoltre «politiche
nazionali ambiziose», uscendo «dalla
logica del mero consumo» per «forme di
produzione agricola e industriale rispettose
dell’ordine della creazione e soddisfacenti
per i bisogni primari di tutti». Benedetto
XVI chiede alla comunità internazionale
«un mondo privo di armi nucleari» ed
a ciascuno una revisione dei «comportamenti»
degli «stili di vita e i modelli di consumo»:
«Tutti siamo responsabili della protezione
e della cura del creato».
a cura di Patrizia Caiffa
Sir
BREVI DI CHIESA E MISSIONE
Luciano Lanzoni è rientrato dal Madagascar
Lunedì 14 dicembre è ritornato in Italia Luciano Lanzoni, servo
della Chiesa missionario in Madagascar, dopo il ferimento
subito durante un tentativo di furto. Dopo la prima fase di
recupero della salute nell’ospedale della capital malgascia, è
rientrato a Reggio per altri accertamenti e terapie. Luciano si
fermerà alcune settimane prima di raggiungere gli altri volontari
in servizio a Manakara.
Epifania. Giornata dell'Infanzia missionaria
“La Buona Notizia viaggia senza passaporto” è lo slogan che
accompagna il cammino di preparazione alla Giornata dell’Infanzia
missionaria (o Giornata missionaria dei Ragazzi), il
6 gennaio 2010, proposto dalla Direzione nazionale delle
Pontificie Opere Missionarie (Pom) dell’Italia. “I Ragazzi missionari
custodiscono e portano la Buona Notizia per le scuole
in Italia e per quelle in altri Paesi, e non solo per le scuole,
ma per i luoghi di gioco, le squadre sportive, gli oratori, le piazze
dove parlarsi, i gruppi musicali e in tutti i momenti di incontro",
scrive don Gianni Cesena, direttore nazionale delle
Pom presentando il sussidio destinato all’animazione missionaria
dei ragazzi.
Richiamando la celebrazione dell’Anno sacerdotale, padre
Andrea Rossi invita a riflettere sul rapporto esistente tra sacerdozio
e missione universale della Chiesa: “I nostri ragazzi per
poter credere e vivere l’universalità della Chiesa e il suo carattere
missionario hanno bisogno di vedere nei loro genitori,
catechisti, educatori, e soprattutto nei loro preti, non solo dei
maestri, ma dei testimoni di universalità, di missionarietà, di
mondialità, di tolleranza, di apertura alla diversità”.
L’incontro con monsignor HENRI TEISSIER,
vescovo emerito di Algeri, su cristianesimo e islam
“Il dialogo tra cristiani e musulmani non è una relazione tra
due partiti politici, ma tra credenti, e i passi più significativi avvengono
negli incontri interpersonali. La vocazione di tutti gli
esseri umani è la stessa: amare Dio e amare il prossimo”. Sono
parole di monsignor Henri Teissier, arcivescovo emerito di
Algeri in visita a Reggio martedì 8 dicembre, solennità dell’Immacolata,
per ricambiare il pellegrinaggio della parrocchia
di Pratofontana in terra algerina nel novembre scorso e
per parlare di dialogo tra cristiani e musulmani.
Mons. Teissier ha accompagnato per 20 anni la Chiesa algerina.
Era lui il pastore tra il 1994 e il 1996, durante gli anni della
violenza terrorista in cui morirono 19 religiosi. Fra i martiri
di questa spirale d’odio, sette monaci trappisti del monastero
di Tibhirine rapiti e uccisi nel 1996. In quei tragici momenti
il vescovo è rimasto con coraggio
in Algeria nonostante le prove e
le minacce. Dal maggio 2008 il
vescovo di Algeri è mons. Ghaleb
Moussa Abdallah Bader e mons.
Teissier risiede a Tlemcem nel
nord ovest dell’Algeria, nella diocesi
di Orano.
Quanto al dialogo tra cristiani e
musulmani, mons. Teissier alle
parole preferisce i fatti e la testi-
monianza delle persone che hanno
speso la vita per gli altri.
Il 30 novembre, racconta, si sono
mons. Henri Teissier
svolti i funerali di una religiosa che lavorava come infermiera
nella città di Mascara, nel Nord-ovest del Paese. “Ha lavorato
nel dispensario della missione fino al mattino del giorno in cui
è morta. Svolgeva il suo servizio solo per musulmani, perché
tali si professano tutti gli abitanti della città. La sua sepoltura è
stata un evento islamo-cristiano”. Ovviamente i musulmani
non sono andati a Messa, ma al cimitero si sono dati appuntamento
moltissime delle persone che la religiosa aveva servito.
Durante la sepoltura è intervenuto un capo musulmano
che ha voluto raccontare agli altri chi era la defunta e cosa aveva
fatto. Per parlare della religiosa l’algerino ha utilizzato un’espressione
del Corano che a sua volta riprende un versetto del
vangelo di Matteo: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare,
ero straniero e mi avete accolto...». “Sono tornato dal funerale”,
ha concluso il presule, “pensando che fosse stata più
utile alla causa del dialogo islamo-cristiano quell’occasione di
confronto al cimitero di tanti convegni universitari. Con esempi
come quello di questa religiosa, che si è spesa per gli altri
ed è entrata nel cuore di tanti musulmani, possiamo davvero
sperare di poter essere insieme, cristiani e musulmani, di fronte
alla malattia e alla miseria delle persone sofferenti”.
E chi vive qui in Italia, gli chiedo alla conclusione della Messa
celebrata nella chiesa di Pratofontana, come può favorire
e accompagnare il dialogo fra cristiani e musulmani? “Bisogna
innanzitutto lavorare per l’incontro tra cristiani e musulmani.
Ma l’incontro non si fa senza impegni comuni e settori in cui
si può lavorare insieme. Si può ad esempio insegnare la lingua
italiana e aiutare gli stranieri nelle pratiche burocratiche.
Dal servizio insieme viene a poco a poco la fiducia e dalla fiducia
l’amicizia. Quando c’è l’amicizia possiamo essere impegnati
insieme per cercare soluzioni ai problemi più ampi
della relazione tra le due comunità. I cristiani soli non possono
cambiare la situazione. I rapporti possono evolvere solo se
ci sono persone impegnate nei due campi”. Poi l’invito a tutti
a visitare l’Algeria. E a questo proposito mons. Tessier aggiunge:
“La visita di un gruppo di cristiani di Pratofontana in
Algeria dal 22 al 25 novembre scorsi è un segno che l’islamofobia
non è l’unico sentimento riguardo ai musulmani in
Europa, nonostante quel che dicono gli estremisti. Un gruppo
di cristiani che non aveva niente a che fare con l’Algeria si è
avvicinato perché Gesù ci ha detto di cercare il prossimo. Ringrazio
quelli che sono venuti a visitarci in Algeria e a ricevere
il messaggio di vita dei nostri fratelli monaci di Tibhirine”.
Emanuele Borghi

8
19 dicembre 2009
Pubblicità

VISITA PASTORALE
Il Vescovo incontra la comunità di VILLA CELLA (Vicariato urbano)
"Un padre che viene a trovare i suoi figli"
Alle famiglie: "Siate in rete educativa fra voi e con la parrocchia"
" È
stato come un padre
che viene a incontrare
i suoi figli":
l'hanno detto più di un
parrocchiano, al termine della
Visita pastorale del Vescovo
a Villa Cella.
Così l'hanno percepito in
tanti, anche coloro che, per
età, potrebbero essere loro i
fratelli maggiori del Vescovo,
gli anziani di Villa Margherita
o i "nonni" incontrati in parrocchia.
Questo carattere -
della familiarità, del rapporto
diretto e spontaneo - è stato
un po' il segno distintivo degli
incontri che si sono succeduti.
La parrocchia (3.200
abitanti, di cui non più
dell'8% assidui ai sacramenti)
si stende sulla via Emilia,
nel tratto fra Pieve Modolena
e Cadè, una zona fra le più
difficili del Vicariato urbano.
Ma il parroco, il polacco don
Bogumil Krankowski, da 12
anni alla guida di questa comunità,
non se ne dà troppo
pensiero: "incontriamo tutti
- dice - aiutati in questo dalla
testimonianza della Casa della
Carità, vera famiglia fra le
case, quella a cui sono affidati
i figli più deboli e sofferenti".
La comunità non è nuova
a incontri importanti.
Qui venne anche papa
Giovanni Paolo II, durante
la visita alla Chiesa reggianoguastallese
(5-6 giugno 1988),
per l'incontro con la Casa
della Carità: proprio nel campo
dove sorgeva il tendone
per quell'incontro è stata poi
costruita la nuova chiesa,
"dedicata" durante il Giubileo
(il 9 settembre 2000). Alla
Casa della Carità anche il Vescovo
Adriano ha prestato
un'attenzione particolare, in
quanto fermento di evangelizzazione
("si evangelizza
meglio, se si ricorre alla testimonianza
della carità") e
"motore di relazione nella
comunità" (così ha detto, nel
saluto finale, il rappresentante
del consiglio pastorale parrocchiale).
Tra venerdì 11 e domenica 13
* * * IL LIBRO
dicembre il succedersi degli
incontri è stato davvero serrato:
con gli anziani di Villa
Margherita, con la scuola
d'Infanzia comunale, con le
famiglie "Sinti", con gli ammalati
nelle loro case, con i
ragazzi del catechismo e
quelli del dopo-cresima, con
i catechisti-animatori-educatori-allenatori,
con le famiglie
(anche quelle nuove, sia
straniere che da altre zone
d'Italia). E poi, gli incontri
"zonali": col Centro d'Ascolto
Caritas (giovedì 3 dicembre),
con i catechisti, educatori e
allenatori (sabato 12) e con
gli universitari e giovani lavoratori
(domenica 13).
Umberto Neri
"LA BIBBIA, PAROLA DI DIO.
Introduzione generale alla Scrittura"
Edizioni San Lorenzo, Reggio Emilia,
novembre 2009, 13 euro
1 2
Vita di Chiesa 19 dicembre 2009 9
Le attenzioni principali
di mons. Caprioli sono
state per le famiglie, i
genitori: "Trovate il tempo
per stare in famiglia", si è
raccomandato; "solo così potete
contrastare i messaggi
che arrivano dalla cultura oggi
dominante". E ancora:
"Questa visita ha rigenerato la comunità:abbiamo
scoperto di essere ciò che non sapevamo,cioè
cristiani vicini alla gente,nella preghiera,nell'annuncio
della Parola e nel servizio della carità"
Il volume (200 pagine) raccoglie le 11
lezioni fatte da don Umberto Neri ad
alcuni fratelli della Piccola Famiglia
dell'Annunziata a Monteveglio (Casa
San Benedetto) nel 1988. Esse hanno
il loro senso ultimo nell'enunciato "La
Bibbia è davvero parola «di Dio»": qui
tendono e da qui ripartono per esplicitarne
le conseguenze teologiche ed
interpretative che evitino una lettura
fondamentalista e rispettino le esigenze filologiche e storiche,
pur restando sempre innestate nel dato di fede.
Pur nella sua brevità, l'impianto di questa introduzione
alla Bibbia riprende il classico schema "ispirazione - canone
- ermeneutica (interpretazione)", secondo questa
scansione:
1. la trattazione del Canone;
2. lo sguardo alla tradizione ebraica;
3. la crisi post-moderna razionalista in riferimento al-
3
Foto 1: Il Vescovo con una famiglia. Foto 2: con un'ospite della Casa della Carità, durante la Messa.
Foto 3: con don Bogumil, il parroco. Foto 4: la Messa dell'assemblea. Foto 5: il taglio della torta.
"Non dimenticate la preghiera
in casa: è importante che i
bambini vedano i genitori
pregare fra loro". Quanto all'impegno
educativo, ha insistito
perché sia condiviso con
le altre famiglie e con la comunità
parrocchiale, in una
rete di convergenza educativa
e culturale. Anche agli anziani
ha raccomandato di es-
4
sere strumenti vivi di trasmissione
della fede ai nipoti
e alle famiglie dei loro figli.
Ha poi avuto parole di elogio
per il "gruppo famiglie" che
si trovano ogni mese. "State
vicini anche alle famiglie non
regolari", ha esortato nell'omelia
della Messa: "il Vangelo
è per tutti e a tutti vanno
offerti gli strumenti della salvezza,
a partire dal battesimo".
"Questa Visita pastorale", ha
concluso il saluto del consiglio
pastorale, "ha rigenerato
la comunità: abbiamo scoperto
di essere ciò che non
sapevamo, cioè di essere cristiani
vicini alla gente, nella
preghiera, nell'annuncio della
Parola di Dio e nel servizio
della carità". In questo, l'esempio
del Vescovo, che ha
incontrato tutti, andando anche
di casa in casa, è stato
uno stimolo efficacissimo.
l'accettazione o meno del "kerygma"
(l'annuncio essenziale della salvezza);
4. l'ispirazione da Dio;
5. l'ermeneutica biblica, preceduta da
una presentazione della modalità di
una lettura credente del testo;
6. una raccolta di regole per l'esegesi e
di esempi di lettura di testi.
In ogni parte, anche avvalendosi della
tradizione rabbinica e dell'esegesi storico-critica,
l'autore afferma il valore
della Bibbia come Parola di Dio e come
libro unico, al di là dei diversi percorsi
di composizione e redazione.
Don Umberto Neri (1930-1997), della
diocesi di Bologna, dal 1960 ha fatto
parte della Piccola Famiglia dell'Annunziata, la comunità
monastica fondata da don Giuseppe Dossetti senior.
Si è dedicato principalmente allo studio della Bibbia e
della tradizione ebraica e cristiana più antica. Ha soggiornato
a lungo in Grecia, India e Terra Santa, a contatto
diretto con le fonti del cristianesimo e con le religioni
dell'Oriente. Collaborò alla revisione della Bibbia della
Cei. Fu responsabile di diverse collane e progetti editoriali
legati alla Scrittura.
5
ACCADRÀ A REGGIO
Museo Diocesano. Convegni della Cattedrale, gli Atti
Sabato 19 dicembre, ore 16.30, Museo Diocesano: presentazione
degli Atti delle giornate sulla Cattedrale (v. a pag. 2).
Centro Giovanni XXIII. Il caso Galileo Galilei
Sabato 19 dicembre, ore 16, Centro Giovanni XXIII (via Prevostura):
il Gruppo "Christifideles Laici" propone un incontro
su Galileo Galilei, con letture di pagine galileiane e
tavola rotonda su "Il caso Galileo nel suo contesto filosofico,
tecnico-scientifico, religioso, storico".
Rivalta. Natale con i cori "Isicoro" e "Harmony"
Domenica 20 dicembre, ore 17, chiesa di Rivalta: concerto
natalizio con "Isicoro", diretto da Franco Trapani, e col
coro "Harmony", diretto da Luciana Contin.
Teatro ReGiò. Comunione e Liberazione: canti di Natale
Domenica 20 dicembre, ore 18.30, Sala-Teatro ReGiò (via
Agosti 6): canti di Natale dei bambini, giovani e adulti di
Comunione e Liberazione (ingresso 7 euro, a favore dei
progetti Avsi in Birmania, Uganda, Messico e Terra Santa).
Canali. Messa natalizia per gli sportivi
Martedì 22 dicembre, ore 19, chiesa di Canali: NatalArbor,
Messa della Società sportiva «Arbor», presieduta dal consulente
del Csi, don Pietro Adani, e animata dal Coro di
Roncaglio di Canossa, diretto da Sara Rossi.
Cinema Olimpia. Natale col Coro Monte Cusna
Martedì 22 dicembre, ore 21, Cinema Olimpia (S. Pellegrino):
Natale col Coro Monte Cusna, concerto di canti della
tradizione popolare e natalizia, pro opere parrocchiali di
San Pellegrino. La notte di giovedì 24 dicembre, ore 24,
Cattedrale: S. Messa di Natale presieduta dal Vescovo, che
il Coro Monte Cusna accompagna coi canti di Natale.
Ospizio. Natale con "Giovani & Riconciliazione"
Mercoledì 23 dicembre, ore 7-23, parrocchia S. Francesco
da Paola all'Ospizio: "Festa del Perdono", confessioni guidate
da "Giovani & Riconciliazione", con numerosi sacerdoti
(ore 18.30, S. Messa).
Da Porta S. Croce al Seminario. La Marcia della Pace
Giovedì 31 dicembre, dalle 21, Marcia della Pace a Reggio
Emilia, con partenza da Porta S. Croce (v. a pag. 7).
San Giuseppe. S. Messa per don Alberto Altana
Martedì 5 gennaio, ore 18.30, chiesa di S. Giuseppe (via
F.lli Rosselli): S. Messa in suffragio di don Alberto Altana e
dei diaconi Osvaldo Piacentini e Luciano Forte (v. a pag. 2).
Regina Pacis. Serata eucaristica
Giovedì 7 gennaio, dalle 13, chiesa di Regina Pacis: Serata
eucaristica del gruppo "Maria Madre di Misericordia", guidata
da don Riccardo Camellini (ore 13: adorazione, ore 15:
Ora della Divina Misericordia; ore 18.30: S. Messa).
San Girolamo. Riprendono le S. Messe missionarie
Giovedì 7 gennaio, ore 21, Casa della Carità di San Girolamo:
S. Messa missionaria presieduta da don Luigi Gibellini,
fidei donum in Brasile. Segue Adorazione notturna.
Centro Giovanni XXIII. Andrea Tornielli su Paolo VI
Martedì 12 gennaio, ore 20.30, Centro Giovanni XXIII (via
Prevostura): per il ciclo "Fede e Cultura", il Circolo "G. Toniolo"
(con Ac, Acli, A.Ge, Aimc, Apc, Cif, Fism, Uciim e Vicariato
urbano) propone un incontro con Andrea Tornielli,
biografo dei papi, su "Paolo VI, l'audacia di un Papa".
IDEA-REGALO DI NATALE?
IL CD "PER TE CANTERÒ" DELL'IDML
A corto di idee per i regali di Natale?
Un’ottima strenna potrebbe
essere il cd di canti per la liturgia
"Per Te canterò" (Edb), realizzato
dal Coro e Ensemble strumentale
dell'Istituto Diocesano di Musica
e Liturgia (www.idml.altervista.org)
e presentato con un concerto in
Cattedrale a Reggio Emilia lo scorso
18 ottobre.
"Per te canterò" - disponibile in seminario
presso l’Idml e la segreteria dell’Istituto Superiore di
Scienze Religiose, nonché alla sede della Caritas diocesana -
raccoglie 18 brani del repertorio degli ultimi decenni di attività
formativa e musicale dell'Istituto "Don Luigi Guglielmi". Molte
delle tracce sono piuttosto conosciute in diocesi (Inno di Natale,
Camminerò alla tua presenza, Ora non è più notte, Dio Padre
e Madre, Il Signore è il mio pastore, Kaire Maria, Il dono
sempre nuovo del suo amore per noi...). La presentazione dei
testi per il libretto che accompagna il cd è a cura di don Daniele
Gianotti. All'interno del cd (leggibile anche come cd rom) è inserito
un file formato .pdf con tutte le partiture dei canti.

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19 dicembre 2009
ACCADRÀ IN DIOCESI
Guastalla. Mostra su "Pinocchio, ieri oggi e domani"
Venerdì 18 dicembre, ore 18, Guastalla, ex Museo Civico:
apre la Mostra Pinocchio, ieri oggi e domani promossa da
"Brommo" (don Ambrogio Morani).
Montericco. Hospice: Festa di Natale
Sabato 19 dicembre, dalle 10, Festa di Natale dell'Hospice
"Madonna dell'Uliveto" di Montericco: ore 10, riflessione
di Franco Mosconi, camaldolese, su Liberati dalla paura
della morte; ore 11.30, Messa in ricordo di coloro che sono
stati ospiti della struttura; ore 13, buffet; ore 14.30, Mosconi
su Una vita che annuncia.
Novellara. Preghiera di Taizé e Adorazione
Sabato 19 dicembre, alle 21, presso la Casa della Carità di
Novellara: preghiera di Taizé; seguirà l'Adorazione eucaristica
notturna. Info: Massimo Salsi, tel. 349.2863863.
Scandiano. Lectio divina: IV domenica di Avvento
Sabato 19 dicembre, ore 21, chiesa dei Cappuccini in Scandiano:
lectio divina sulla IV domenica di Avvento promossa
da Fraternità Francescana Secolare.
Bagnolo. Concerto di Natale di ReGospel Coro
Sabato 19 dicembre, ore 21, Teatro "Gonzaga - I. Ligabue",
Bagnolo: ReGospel Coro in concerto pro cooperativa sociale
"Il Girasole"(ingresso libero: prenotazione 0522.351513).
Cadè. Concerto di Natale per soli, orchestra e cori
Sabato 19 dicembre, ore 21, chiesa di Cadè: Concerto di Natale
coi solisti J. Carenza (soprano), A. Maffezzoli (basso) accompagnati
da ensemble da camera Amici della Musica e
Cori Vocinsieme (Gattatico) e "Polifonico Mavarta" (S. Ilario).
Scandiano. Cappuccini: Preghiera di Taizé
Sabato 19 dicembre, ore 21, chiesa dei Cappuccini di Scandiano:
Preghiera di Taizé (dalle 20.45: prove dei «canoni»).
S. Faustino di Rubiera. Concerto "Cantiamo il Natale"
Sabato 19 dicembre, ore 21.15, pieve di S. Faustino: Concerto
Cantiamo il Natale con i cori "I Ragazzi della Pieve",
"S. Faustino", coro parrocchiale di Prato e coro parrocchiale
di S. Giovanni e Santa Maria della Fossa di Novellara.
Cadelbosco Sopra. Biblioteca "Don Castagnetti"
Domenica 20 dicembre, ore 11.30, Cadelbosco Sopra: inaugurazione
della rinnovata Biblioteca parrocchiale (ospitata
- assieme alla Scuola Biblica - nei locali della Sala "Don Pellegrino
D'Oglio") intitolata a don Carlo Castagnetti, il quale
servì da curato - con mons. Pietro Braglia - fino al 1966.
Villarotta. Concerto-veglia "I miei passi verso Te"
Domenica 20 dicembre, ore 21, chiesa di Villarotta (Luzzara):
l'unità pastorale B.V. dello Spino (Brugneto, S. Girolamo,
Villarotta, Casoni), con la "Kuka Band" presenta il concerto-veglia
I miei passi verso Te. In cammino verso il Natale
sulle orme di San Rocco. Ingresso ad offerta libera.
Lentigione. Già visitabile lo storico presepe
Domenica 20 (ore 14.30-18.30), giovedì 24 (ore 22-0.30) e
dal 25 dicembre al 6 gennaio tutti i pomeriggi (ore 14.30-
18.30) è visitabile il presepe di Lentigione (v. a pag. 12).
Correggio. Branduardi e L'infinitamente piccolo
Domenica 20 dicembre, ore 20.30, Teatro Asioli, Correggio,
nell'VIII centenario della Regola francescana: spettacolo
musicale L'infinitamente piccolo pro House of Charity di
Mumbai, di e con Angelo Branduardi (nella veste di voce
narrante), Corale San Francesco da Paola e coro voci bianche
"Piccoli cantori di S. Francesco" e strumentisti della
"NonSoloNote Orchestra" (v. a pag. 16).
Guastalla, B.V. Porta. ReGospel Coro pro Avis
Mercoledì 23 dicembre, alle 21, nel Santuario della B.V. della
Porta di Guastalla (via Piave): concerto natalizio con Re-
Gospel Coro, promosso tradizionalmente dall'Avis locale.
Reggiolo, Rocca. XXV mostra dei presepi artistici
Dal 25 dicembre al 6 gennaio, a Reggiolo, nella Rocca medievale:
XXV Mostra di presepi artistici organizzata dal Circolo
Acli "S. Ancellotti". Giorni e orari: nei festivi, dalle 9 alle
12 e dalle 15 alle 19; nei feriali, dalle 15 alle 19.
Montecchio. Presepe vivente alla chiesa nuova
Sabato 26 dicembre, ore 15.30, chiesa nuova di Montecchio:
sacra rappresentazione del Presepe vivente.
Sassuolo, Braida. Pratica dei "Primi Venerdì del mese"
Venerdì 1° gennaio, ore 20, chiesa di Braida: Messa e pratica
del Primo Venerdì del mese, con confessioni dalle 19.15.
Guastalla. Un ciclo sull'educare a nuovi stili di vita
Martedì 12 gennaio, ore 21, Oratorio Don Bosco di Guastalla:
parte il 1° di 5 incontri per il ciclo "Educare a nuovi stili
di vita", per educatori dei ragazzi del dopo-cresima.
Vita di Chiesa
Albinea. Serata per gli "Amici di Terra Santa"
Gli "Amici di Terra
Santa" si sono ritrovati
per una cena
di beneficenza
mercoledì sera 9
dicembre, nella
Sala Maramotti di
Albinea. Per l’occasione
la sala era
gremita di 380 invitati
che, oltre a
scambiarsi gli auguri natalizi, si sono ritrovati per fini benefici.
Riconoscenza e meriti per l'ospitalità vanno a don Giuseppe
Bassissi e alla sua comunità parrocchiale. Proprio in questa occasione,
mons. Gianfranco Gazzotti (al centro nella foto) ha compiuto
i 75 anni e a lui sono andati gli affettuosi e calorosi auguri
di tutti i presenti. La serata ha visto poi gli interventi di padre
Giuseppe Ferrari, commissario di Terra Santa Emilia Romagna,
e del dottor Giuseppe Caffulli, direttore della rivista "Terra Santa".
Alcuni canti natalizi del soprano Loredana Bigi, accompagnata
all'organo da don Gianfranco Iotti, hanno allietato la serata. La
giovane pittrice reggiana Claudia Torricelli ha inoltre donato cinque
suoi quadri, che saranno poi venduti: il ricavato verrà devoluto
all'orfanatrofio di Betlemme. (Domenico Amidati)
S. Martino in Rio. È morto fra "Marchino" da Cognento
Alle 20 di sabato 12 dicembre, presso l'Arcispedale Santa Maria
Nuova di Reggio, è deceduto fra Marco Ottavio Benassi da Cognento
di Campagnola Emilia. Era il più anziano del gruppo di
San Martino in Rio, ma dimostrava uno spirito giovanissimo,
con una dolcezza sincera e affettuosa come quella di un bambino.
Il funerale è stato celebrato martedì 15 dicembre alle 14.30
presso la chiesa dei Cappuccini di San Martino in Rio; le spoglie
sono state sepolte nel cimitero di Cognento.
Fogliano. La celebrazione d'Avvento dell'Idml
Sabato 12 dicembre
la chiesa di Fogliano
ha ospitato, in un clima
di grande cordialità,
l'Istituto Diocesano
di Musica e Liturgia
(Idml), nell'ormai
consueta celebrazione
d'Avvento.
Studenti, insegnanti,
famiglie e amici del
coro diocesano si sono ritrovati per cantare le lodi del Signore e
trascorrere un momento di convivialità, scambiandosi gli auguri
di Natale. La Liturgia è stata presieduta da don Daniele Gianotti.
Al termine sono stati consegnati gli attestati di «Animatore
musicale della liturgia» a quattro studenti che hanno terminato
il 1° ciclo di quattro anni di corso: Laura Bertocchi (parrocchia
di Cavazzoli); Azeredo Luca Bertolani (parrocchia San
Luigi Gonzaga); Lucia Braghiroli (parrocchia di sant’Alberto);
Stefano Zanni (parrocchia di San Giuseppe al Migliolungo).
Bagnolo. I 30 anni di Messa di don Giancarlo Pergreffi
Sabato 12 dicembre, nella chiesa di Bagnolo,
è stato celebrato il 30° di ordinazione
sacerdotale di don Giancarlo Pergreffi,
originario di Pieve Rossa, ora nuovo parroco
a Castelnovo Sotto. La celebrazione è
stata preceduta da un triduo di preghiera.
L'unità pastorale di Bagnolo, Pieve Rossa,
San Michele e San Tomaso si sta anche
preparando all'ordinazione sacerdotale
del diacono don Roberto Ruozi; sua è stata la bella testimonianza
del giovedì sul rapporto tra presbitero e presbiterio.
RUBIERA, DANZA E MUSICA PER L’ORATORIO
" M
usica nell'anima", ma anche nel cuore, ha aggiunto
al titolo del tema conduttore della serata
di giovedì sera 10 dicembre il parroco di Rubiera
don Claudio Gonzaga, intervenuto al Concerto tenutosi al Teatro
Herberia a favore dell'oratorio "Don Bosco". L'oratorio è soprattutto
luogo di formazione e di aggregazione - ha affermato
in apertura -, per tutti e di tutti, opinione condivisa anche dal
sindaco Baccarani, presente per l'occasione.
Col contributo dell'amministrazione comunale, della Litografia
«Italgraf» e del Fiorista Tacchetti,
sul palco si sono esibiti diversi artisti,
gli allievi di Saura Foffano
Leonardi (organizzatrice anche
dei concerti per l'A.S.C.M.A.D.,
l'associazione per lo studio e cura
dell'apparato digerente e tumori
in genere, dell'ospedale S.
Maria Nuova di Reggio Emilia),
promotrice dell'iniziativa insieme
a Sara Ferraboschi e alla cantante
Monica Fantini. Sono intervenuti
anche Roberto Severi,
l'attore comico Simone Longagnani
e altri artisti ugualmente preparati (desiderosi di dare una
mano in questa iniziativa di solidarietà), i volontari Brunello
Ferrari e Ketty Menabò alla biglietteria, i tecnici e gli scenografi,
così preziosi per la buona riuscita di questa manifestazione.
Lo spettacolo, presentato dal dottor Enrico Spallanzani dell'Avis-Aido,
è stato intervallato dai balletti di danza "Hip hop" del-
Brevi di cronaca e appuntamenti
Regnano. Concerto natalizio a Casola di Querciola
Sabato 19 dicembre, alle 21, nella chiesa di Casola Querciola, a
Regnano, si terrà un interessante concerto di musicisti provenienti
da Cremona, che eseguiranno musiche di G.F. Haendel e
J. Stanley. Informazioni: Renato Negri, Ufficio Cultura del Comune
di Reggio (0522.456766, renato.negri@municipio.re.it).
Correggio. Il ritiro dei Giovanissimi di Azione Cattolica
"Full of joy! It's ACG style!", ovvero:
lo stile dell’Ac giovani è essere
pieni di gioia. Questo è lo
slogan che ha accompagnato i
70 ragazzi del ritiro d'Avvento
dei Giovanissimi di Ac, il cui tema
è stato appunto Vi annuncio
una grande gioia!.
Educatori e giovani Ac sono attesi
per lunedì 21 dicembre alle
21 nella chiesa del Buon Pastore,
a Reggio, per una veglia di preparazione al Natale.
Guastalla. La Mostra su "Pinocchio, ieri oggi e domani"
Venerdì 18 dicembre, alle 18, a Guastalla, presso l'ex Museo Civico
(corso Garibaldi) apre i battenti la mostra "Pinocchio, ieri
oggi e domani", promossa da Brommo (mons. Ambrogio Morani),
con opere artistico-culturali ispirate al burattino di Collodi.
La mostra (info 338.3758665) resterà aperta ogni sabato e domenica
fino al 3 gennaio. Le offerte raccolte andranno per la
nuova scuola d'infanzia di S. Rocco e per la Biblioteca Maldotti.
Canali. Gli auguri di NatalArbor 2009
Appuntamento per martedì
22 dicembre, a Canali di
Reggio Emilia (300 gli invitati),
per i tradizionali auguri
natalizi del «NatalArbor
2009». Dopo la Messa
delle 19 (presieduta dal
consulente Csi don Pietro
Adani e animata dal Coro di
Roncaglio di Canossa, diretto
da Sara Rossi), tutti alla
pizzata presso il "Piccolo Paradiso" di Canali. Il ricavato della
serata andrà a favore dei progetti di don Giovanni Ruozi in Madagascar,
dove nascerà una Unione Sportiva Arbor malgascia tra
i ragazzi delle scuole dei missionari reggiani.
Guastalla. Un corso su "Educare a nuovi stili di vita"
L'équipe vicariale di Pastorale giovanile e la Scuola di formazione
teologica in collaborazione col "Granello di Senapa" promuovono,
tra gennaio e febbraio, al "Don Bosco" di Guastalla, il
corso di formazione alla persona Educare a nuovi stili di vita, rivolto
agli educatori del dopo-cresima. Si parte martedì 12 gennaio,
con Globalizzazione, crisi economica e coscienza critica . Gli
incontri si terranno ogni martedì fino al 9 febbraio (ore 21- 23).
Iscrizione: 20 euro. Info: segreteria "Don Bosco", 0522.824243.
Reggio. La Mensa del Vescovo e il Natale cristiano
Reggiani soli, anziani con pensioni minime, madri di famiglia in
condizioni disperate, giovani disadattati che non trovano lavoro,
poi una moltitudine multietnica di persone senza lavoro e in
condizioni precarie, infine le badanti... Sono i numerosissimi
ospiti della Mensa del Vescovo. Ne parla la presidente, Mariachiara
Visconti: "Viviamo prima di tutto del lavoro dei circa 30
volontari. Solo per la loro meritevole disponibilità riusciamo a
preparare e distribuire i quasi 400 pasti giornalieri (fino a pochi
anni fa erano 150). In loro ci è dato ogni giorno di amare Gesù
che adoriamo nella misera culla di Betlemme".
la palestra "Black Jack", il gruppo di danza moderna diretto dall'insegnante
Federica Molinari, con i canti del coro di San Faustino
e dei "Ragazzi della Pieve", diretti da Giorgio Ferraboschi.
Alla serata ha partecipato anche il viceparroco don Guerrino
Franzoni, con uno sketch comico, riscuotendo la
simpatia del pubblico, in un momento – come quello attuale
– in cui una sana risata risolleva lo spirito, mentre il vicesindaco
Emanuele Cavallaro, al piano (con Giuliano Nora al saxofono),
ha suonato un pezzo
davvero ben interpretato, con
scioltezza e disinvoltura.
Il concerto rientra in una serie di
iniziative pro oratorio già collaudate
da tempo, quali il gioco
mensile del pinnacolo, le serate
organizzate al Cinema Excelsior,
le cene in oratorio, la festa annuale
in pista, la vendita a scopo
benefico dello gnocco fritto...
Ben vengano quindi queste e altre
iniziative volte a raccogliere fondi,
un incentivo per pensare con ottimismo
a una nuova scommessa: la risistemazione della Canonica.
Il dono fatto dal parroco ai promotori e agli artisti (alcuni quadri
e ricordini raffiguranti Santa Cecilia, patrona dei musicisti) sono
stati un gesto simbolico di riconoscenza molto apprezzato.
Mary Pagani

Speciale Natale - 1 19 dicembre 2009 11
Dalle memorie di monsignor Miecyslaw Mokrzycki, secondo segretario privato di Giovanni Paolo II negli ultimi anni del pontificato
NATALE IN CASA WOJTYLA
Da San Nicola a Capodanno. I regali più graditi al Papa. Le serate cantando i tradizionali canti di Natale polacchi
Un giorno ho chiesto all’arcivescovo
in che cosa Giovanni
Paolo II lo ha sorpreso.
Ma sorpreso davvero, tanto da
spingerlo a pensare: “Questo, dal
Santo Padre, non me lo sarei
aspettato!”. Alla mia banale domanda
è arrivata una risposta tutt’altro
che banale: “I regali di San
Nicola. Rimasi molto stupito
quando, nel mio primo anno di
servizio, arrivò il 6 dicembre. Una
delle suore entrò, travestita da San
Nicola. C’erano anche gli angioletti
e i regali, per ognuno di noi. Per
me fu una sorpresa enorme. Infatti
eravamo adulti. Sia noi che le suore.
Ma quella festa, in qualche modo,
in casa del Santo Padre era
sempre molto sentita. Così come
ce la ricordavamo dall’infanzia”.
Cioè come?
Dopo cena entrava nel refettorio
san Nicola con un campanellino e
con gli angioletti. Naturalmente
aveva un sacco con i regali. All’inizio
c’era una parte umoristica, artistica,
si può dire. San Nicola diceva
sempre qualcosa riguardo al
Santo Padre, riguardo ai segretari,
riguardo alle suore. Chi era stato
buono e chi no. Poi c’era la distribuzione
dei regali.
Che cosa ricevevate?
Ricevevamo dei piccoli ricordi,
simbolici: dei dolci, una sciarpa, a
volte una camicia.
E il Santo Padre che cosa riceveva?
Le stesse cose?
Direi di sì. Prevalentemente erano
dolci, che gli piacevano tanto, a
volte della frutta. Ma ricordo anche
una sciarpa, dei guanti.
Era così ogni anno?
Al Santo Padre piaceva molto. Era
una gioiosa tradizione del papa. Io
la trovai così in casa del Santo Padre.
E così rimase fino alla fine. Le
suore organizzavano la distribuzione
dei regali ogni anno. Sapevano
quanto il Santo Padre ci tenesse.
Non so bene perché. Forse gli
ricordava l’infanzia, Wadowice? Rideva
di cuore quando riceveva da
san Nicola un regalo. E noi ridevamo
con lui.
Chi faceva san Nicola? Quale
delle suore?
Questo è un nostro segreto... Perché
se lo dicessi, le suore poi mi
sgriderebbero.
D’
altra parte non c’erano
regali sotto l’albero di
Natale. Fino alla fine restarono
dominio esclusivo di san
Nicola, all’inizio di dicembre. Il
Natale era tradizionale, polacco e
molto familiare.
“Per il Santo Padre era importante
trascorrere il Natale in famiglia. La
vigilia si svolgeva dunque in una
cerchia più ampia di persone: il
Santo Padre, i segretari e le suore
che lavoravano in cucina. Invitava
sempre anche il cardinale Deskur,
con le suore, il professor Tadeusz
Styczen, qualcuno della diocesi di
Cracovia, il vescovo Stanislaw
Rylko o un altro sacerdote, che lavorava
a Roma. A volte c’era il vescovo
Jozef Kowalczyk o, più tardi,
l’arcivescovo Henryk Nowacki. Arrivava
anche una famiglia da Cracovia,
una della cosiddetta cerchia
di Cracovia di Karol Wojtyla, amici
cari, ancora dei tempi delle gite in
kayak. Venivano senza figli. Poi, ormai
durante le feste, si aggiungevano
a volte altre coppie, due o tre.
La vigilia cominciava verso le 18 o
le 19. Cominciava in modo tradizionale,
polacco, con la lettura della
Bibbia. Il Santo Padre ci porgeva
brevemente gli auguri. Poi c’era un
canto natalizio e la cena”.
Cominciamo dall’inizio. In cielo
Mons. Miecyslaw Mokrzycki, attualmente arcivescovo
di Leopoli, fu per nove anni secondo segretario di Giovanni
Paolo II. Ebbe così la possibilità, assieme al primo
segretario, l'attuale card. Stanislaw Dziwisz, arcivescovo
di Cracovia, di condividere col Papa non solo
gli eventi ufficiali - udienze, celebrazioni, viaggi... -
ma anche la vita privata, negli appartamenti pontifici.
Su come il Papa viveva nella dimensione familiare
compare la prima stella...
Di solito verso le 18 il Santo Padre
andava alla finestra e accendeva
una candela, come nel 1981. In seguito
fece così ogni anno, fino alla
morte. Quello era il simbolo del
suo legame con i polacchi. Alcuni
anni prima, con quelli che soffrivano
per lo stato di guerra. In seguito,
ormai nell’epoca della libertà,
con tutti coloro che semplicemente
avevano bisogno della sua
preghiera, del suo sostegno.
Aveva nostalgia delle feste passate
in Polonia? Della vigilia di
Natale polacca?
Sicuramente provava nostalgia.
Noi però facevamo
di tutto perché avesse una
vigilia polacca in Vaticano.
Perciò gli ospiti polacchi, i
più cari al Santo Padre.
Nella sua stanza, sia in camera
da letto che nello
studio, aveva sempre un
abete vivo, trasportato apposta
per lui da Zakopane.
Lo decoravano le suore. Il
Santo Padre senza dubbio
l’avrebbe decorato volentieri
personalmente, ma
non ne aveva mai il tempo.
Gli piaceva guardarlo. Ed
emanava un buon profumo.
C’erano degli alberi di
Natale anche nel refettorio
e nel corridoio.
E probabilmente c’era
anche un presepio.
Doveva esserci. Il Santo Padre
adorava i presepi. I dipendenti
del Vaticano facevano
ogni anno il presepio
apposta per lui. Era nel corridoio.
Era molto bello e originale.
Inventavano sempre qualcosa che
piaceva al Santo Padre.
L’
arcivescovo racconta che
la vigilia di Natale cominciava
in modo tradizionale,
con la lettura di un brano della
Bibbia. Lo leggeva di solito uno
degli ospiti: don Rylko o don
Styczen. Poi si facevano gli auguri
spezzando l’oplatek 1 . Era commovente.
Come una volta in casa di
ognuno di loro, in Polonia. Il Santo
Padre augurava loro di incontrare
Cristo appena nato e che egli riempisse
i loro cuori di gioia e di
pace. E poi c’erano i canti natalizi.
Per Giovanni Paolo II quella era la
parte che preferiva della sera della
vigilia. “C’erano i canti natalizi all’inizio,
c’erano dopo cena. Nella
casa di Giovanni Paolo II quella era
una tradizione importante. Era
stato così a Cracovia. Era così an-
che in Vaticano. Al Santo Padre
piaceva molto cantare, soprattutto
i canti di Natale. Cantava ad alta
voce e vedevamo che era molto
contento. Il canto della sera della
vigilia non durava molto. Mezz’ora,
forse un po’ di più. Ma la vigilia
per noi era solo l’inizio dell’esecuzione
dei canti natalizi. Invitavamo
sempre due o tre sacerdoti polacchi.
A meno che non fossero già
delle sue stanze mons. Mokrzycki parla nel libro "I
martedì di Karol. La vita quotidiana di Giovanni Paolo
II", redatto in forma di narrazione e di intervista
dalla giornalista polacca Brygida Grysiak.
Del libro (Edizioni San Paolo, 2009) pubblichiamo le
pagine che descrivono come si vivevano le feste di Natale
nella casa e nella "famiglia" di papa Wojtyla, nel
suo appartamento privato del palazzo pontificio.
previsti altri ospiti. E dopo cena
per mezz’ora, quaranta minuti,
cantavamo i canti di Natale, da Fa’
la nanna, piccolo Gesù (Lulajze, Jezuniu),
fino a Dio nasce (Bóg sie
rodzi)".
Qual era il canto che al Santo
Padre piaceva di più?
Penso che fosse Ohi, Piccino, Piccino
(Oj,Maluski, Maluski). Tutto
quello che era montanaro era caro
al suo cuore.
Ai segretari piacevano quelle
serate di canti natalizi? Non vi
stancavate di cantare?
No, non ci stancavamo. Ci
faceva piacere, piuttosto.
Inoltre il Santo Padre aveva
il dono di convincerci a fare
tutto, di contagiarci con
tutto. Con l’energia positiva,
con l’umile preghiera e
con il canto di Ohi, Piccino,
Piccino.
Sulla tavola c’erano dodici
portate 2 ?
Sì, sempre. Se ne occupavano
le suore. C’erano la
zuppa di barbabietole, i ravioli,
la carpa. C’erano insalate
e naturalmente i
dolci. Quelle erano sempre
serate splendide, straordinarie.
Sedendo a tavola
con Giovanni Paolo II, non
solo la vigilia, benché allora
in modo particolare, si
avvertiva la presenza di
Cristo. Con noi c’erano
sempre degli amici di Cracovia
del Santo Padre. La
loro presenza faceva sì che
il papa fosse più sereno del solito,
che sorridesse più spesso. Perché
si sentiva più a suo agio, ancora
più in famiglia.
Lei ricorda la vostra ultima vigilia
di Natale insieme? Fu in
qualche modo diversa dalle
precedenti?
No, non fu diversa. Fu come al solito.
Il Santo Padre stava ancora relativamente
bene. C’erano con noi
degli ospiti. Cantammo i canti di
Natale, c’erano le dodici portate, e
poi la messa di mezzanotte.
La Basilica di San Pietro era
gremita di gente. Mancavano
sempre i biglietti d’invito. La
folla in piazza San Pietro guardava
i maxischermi e sentiva la voce,
sempre più debole, del papa, sempre
più anziano. I suoi segretari
non finivano mai di chiedersi come
potesse esserci tanta forza in
quella voce. Giovanni Paolo II si
preparò alla messa di mezzanotte
nella cappella privata. Pregò, come
faceva prima di ogni messa. Rafforzato
da Dio, uscì a incontrare le
folle parlò di Cristo appena nato.
Dopo la messa, simbolicamente
depose il Bambino nella mangiatoia
del presepe presso la basilica
di San Pietro. “Per tutti i cattolici e
per i polacchi in particolar modo,
quelle natalizie sono feste che parlano
al cuore. Il Salvatore viene al
mondo, porta la speranza e una
grande gioia. Questo è il significato
religioso. Ma c’è in più la tradizione,
a cui il Santo Padre era affezionato.
L’albero, il presepe e i
canti natalizi. Tutto ciò riempiva
lui, come noi tutti, di pace interiore”.
Festeggiava la vigilia e il Natale
in una cerchia più ampia
di persone, perché gli piaceva
così. Trascorreva San Silvestro e
Capodanno con i più stretti collaboratori.
Voleva così. A mezzanotte
del 31 dicembre, alla messa di
ringraziamento nella cappella privata,
partecipavano solo i segretari
e le suore che lavoravano negli appartamenti
del papa. E, come dice
l’arcivescovo Mokrzycki, a volte
uno dei dipendenti della curia.
Non sapevano perché, ma neppure
lo chiedevano. Sembrava che
Giovanni Paolo II volesse vivere gli
ultimi momenti dell’anno vecchio
nel silenzio e nel raccoglimento.
Sentiva molto quel ringraziamento
notturno. Perché aveva cose di cui
ringraziare, di un altro anno di
pontificato sempre difficile, ma
positivo. E aveva cose da chiedere:
la forza per i successivi 365 giorni.
Nessuno può sapere cosa chiese a
mezzanotte del 2004. Probabilmente
fu come al solito. Almeno a
quanto poterono vedere e sentire
le persone a lui più vicine. Quando
stava uscendo dalla cappella, il papa
augurò loro, come ogni anno,
che potessero continuare a stare
insieme e che tutto andasse bene.
Credevano che così sarebbe stato.
Pregavano perché fosse così. Dopo
la messa il Santo Padre si ritirò nelle
sue stanze e i segretari cominciarono
solo allora a festeggiare.
Come festeggiavate?
In modo simbolico, con un bicchiere
di champagne.
Solo voi segretari?
Festeggiavamo con don Dziwisz e
con le suore. Solo che le suore non
bevono alcolici, quindi bevevamo
solo noi due.
Festeggiavate a lungo in quel
modo?
A volte per troppo tempo. Ma non
così a lungo da non poterci alzare
al mattino, come ogni giorno, e da
non poter accompagnare il Santo
Padre nella messa di Capodanno
nella basilica di San Pietro”.
1. L'opratek (dal latino oblatum, dono
sacrificale) è un'ostia non consacrata,
rettangolare, che si mangia in Polonia
scambiandosi gli auguri di Natale.
2. Per la cena della vigilia di Natale la
tradizione polacca prevede che ci siano
dodici portate, tante quanti erano
gli apostoli.

Speciale Natale - 2
12 19 dicembre 2009
Speciale Natale - 3 19 dicembre 2009 13
Visitabile in via Imperiale lo storico presepe realizzato dagli «Amici del Presepio»
LENTIGIONE, UNO STUPORE
LUNGO VENTICINQUE ANNI
V
enticinque anni di maestria artigianale, di
passione artistica e di dedizione a servizio
del Bambinello. Tanto è il tempo che gli
«Amici del Presepio» di Lentigione hanno donato –
dal 1984 ad oggi – per realizzare lo «storico Presepe»,
creazione che ha travalicato i confini della
piccola comunità brescellese, facendo parlare di sé
in tutto il reggiano ma anche nel parmense, nel
mantovano, nel cremonese, nel piacentino.
Ci accoglie uno dei veterani del gruppo, Paolo Sanfelici,
negli ambienti di via Imperiale, una vecchia
stalla (... quale luogo più appropriato?) ora risistemata,
alla quale si giunge con facilità, guidati dai
numerosi cartelli segnaletici. "Abbiamo cominciato
nella chiesa di Lentigione, grazie alla disponibilità
dell'allora parroco don Lazzaro Marani", racconta.
"Poi, anno dopo anno, si è sparsa la voce e
la cosa ha preso piede. Quando l'afflusso inziava
ad essere considerevole, ci siamo resi conto che in
chiesa lo spazio (e lo stesso tempo a disposizione
per lavorarci) era quel che era...". Comprensibile: ci
si poteva andare solo in alcuni giorni e in certi orari,
e ovviamente era necessario star sempre attenti
a sporcare il meno possibile. "In una seconda fase,
dal 1990 al 1995", spiega Sanfelici, "ci trasferimmo
nell'antico «Oratorio Lateranense», sempre in via
Imperiale. La grossa notorietà a livello territoriale è
arrivata in quel periodo". In breve l'impegno diventa
considerevole anche quanto ai tempi.
"Occorrevano diversi mesi di lavoro per realizzare
l'intera l'opera (oggi siamo impegnati all'incirca da
febbraio a dicembre), e nel mese di maggio – per
fare solo un esempio – non potevamo rimanere
nell'«Oratorio», per la concomitanza col Rosario.
Così parlammo con il sindaco, chiedendo di poter
utilizzare questo stabile comunale (allora quasi in
abbandono e adibito a magazzino)". L'evangelica
insistenza venne premiata e – fino ad oggi – tutte
le successive amministrazioni comunali hanno rinnovato
la loro disponibilità". Nato dalla passione di
alcuni volontari in ambiente parrocchiale, il Presepe
di Lentigione è sicuramente un esempio riuscito
di collaborazione con le istituzioni civili.
Ovviamente non tutto si è risolto nel momento
in cui i nostri amici riuscirono a
ottenere la stalla. Dovendola rendere uno
spazio espositivo accogliente, aperto al pubblico,
si resero necessari faticosi e pazienti lavori di adeguamento,
ristrutturazione e abbellimento.
Attualmente l'équipe di lavoro – che organizza anche
«Corsi di Presepistica» durante l'anno, con docenti
del calibro di Antonio Pigozzi (info
340.9061213) – si compone di 5 volontari. Oltre a
Paolo: Alberto Tomasini, Vittorio Stasi, Cosimo Greco
e Stefano Avanzini. "Curioso il nostro incontro
con quest'ultimo", spiega Sanfelici. "Stefano fa il
casaro e abita a Colorno di Parma; passava da que-
ste parti per venire a ritirare il latte. Un giorno si fermò,
quasi per caso (era il '95), ad ammirare il Presepe:
«Io sono appassionato di queste cose, vorrei
imparare. Mi prendete con voi?»... Ed eccoci qua".
Quest'anno, entrando, il visitatore è accolto
da otto pregevoli diorami, in gesso:
L'Annunciazione, La ricerca dell'alloggio,
La Natività, L'adorazione dei pastori, L'adorazione
dei magi, La fuga in Egitto, I primi passi di
Gesù, e una Vigilia di Natale secondo la tipica ambientazione
della civiltà contadina delle nostre zone.
Insieme alla Natività, posta nel Presepe centrale,
costituiscono la novità 2009-2010. Il diorama,
ci spiega Sanfelici, è un presepe piccolo – quasi una
miniatura – ma molto sviluppato in profondità, caratterizzato
da lunghe «fughe» prospettiche e da
un largo impiego delle proporzioni.
Entriamo nel laboratorio, e Sanfelici indica alcuni
pezzi ancora allo stato grezzo; la stanza ne è davvero
piena, fin sugli scaffali. Su un ripiano con la
sagomatura di un antico borgo, Paolo ha appena
versato una colata 'ruvida' di cartongesso – che poi
dipingerà – a dare l'idea di un terreno diseguale, ir-
regolare, sconnesso. È quell'imperfezione che rende
meglio la verosimiglianza del manufatto.
Il Presepe principale (il primo nucleo costruito
in ordine di tempo) è di 80 metri quadri (8x10),
in polistirolo lavorato al pirografo. Attorno a
questo blocco centrale sono disposti diversi quadri,
con temi tratti sempre dai «Vangeli dell'Infanzia».
Ogni scena è realizzata rispettando rigorosamente
le proporzioni visive e calcolando le dimensioni in
prospettiva di figure, oggetti ed elementi naturali.
Per realizzare le sole montagne, che si stagliano
imponenti sullo sfondo, sono stati impiegati 5 quintali
di gesso. Tutto il complesso presepiale è regolato
da un computer e controllato da un sofisticato
pannello elettronico.
Sanfelici accende questa mini-centrale operativa e,
uno dopo l'altro, prendono letteralmente vita personaggi,
attrezzi da lavoro, animali, intere vallate,
eventi atmosferici... Ci sono il temporale – con la
riproduzione del fragore dei tuoni e del bagliore dei
lampi – ed un suggestivo scorcio con la neve; la
pioggerellina e l'acquazzone; il ciclo delle ore del
giorno (dall'alba al tramonto) e un'affascinante volta
stellata notturna. Il suono è avvolgente, diffuso in
stereofonia. In sottofondo si sentono i più diversi rumori
della campagna, in lontananza il canto di un
gallo. Ogni visitatore, invitato alla contemplazione
e al raccoglimento, viene accompagnato a vivere
lo stupore e l'adorazione al Dio fattosi uomo. Quel
fragile Bambino capace, lungo i secoli ed i millenni,
di ispirare tanta pace e tanta bellezza.
Matteo Gelmini
Natale è l'inizio del capovolgimento totale, di un
nuovo ordinamento di tutte le cose. Non è facile
il Natale, non è un quadretto idilliaco, inizia la
conversione della storia.
È da qui, dove l'infinitamente grande si fa infinitamente
piccolo, che i cristiani cominciano a contare gli anni,
a raccontare la storia. Questo è il nodo vivo del tempo. Attorno
ad esso danzano i secoli e tutto cambia.
Solo due Vangeli raccontano la nascita di Gesù: Matteo e Luca.
Mentre Matteo incentra il racconto attorno alla figura di
Giuseppe, l'uomo dei sogni, in un'atmosfera drammatica, innervata
da riferimenti diretti all'Antico Testamento, Luca, in
capitoli pieni di ali di angeli, in un'ambientazione serena, dà
il massimo rilievo al ruolo di Maria, e introduce l'inedito: una
donna che parla con Dio e con gli angeli come un profeta o
un patriarca. E per la prima volta nel dialogo con il cielo è a
una creatura della terra che spetta l'ultima parola:
Io ti ho detto sì.
Ti porto come si porta un bambino,
fatta pesante di vita.
Entra ancora più profondamente in me,
Signore,
vieni,
aprimi il cuore, fai spazio,
fammi tenera argilla nelle tue mani.
Affonda le mani nel folto delle fibre del mio cuore
nei muscoli, nella carne...
Il modo che Dio ha ideato per incarnarsi esalta la bellezza
del corpo, canta il valore della carne, benedetta, assunta,
amata: dolce carne fatta cielo. Non dentro la carne è venuto,
ma carne lui stesso, in ogni fibra Dio. Non è misconoscendola
che noi diventeremo più spirituali.
Ci fu un censimento in tutto l'impero
Luca ci presenta la nascita di Gesù fondendo insieme l'umile
concretezza dei particolari e il respiro della grande storia, la cronaca
di una notte senza data e i grandi calendari degli imperi.
La prima condizione storica è il censimento: la grande macchina
imperiale ha preteso questo rigoroso controllo su tutti,
probabilmente per aggiornare l'anagrafe tributaria. Qualcosa
di minaccioso presiede alla nascita del Salvatore: "Anche la
tua vita mi serve per alimentare le casse dello Stato". Ed ecco
che, dentro la durezza di questo meccanismo, quando l'uo-
In giro si trovano anche quest'anno
diverse proposte per vivere
l'incanto del presepio, cioè la ricerca
di allestimenti artigianali al posto
dei set preconfezionati da centro
commerciale. Ma c'è un modo solo,
dalle nostre parti, per riscoprire tutto
questo "a monte": imboccare LA VIA
DEI PRESEPI tracciata dalla Comunità
Montana dell'Appennino Reggiano
(con Parco Nazionale Appennino
Tosco Emiliano, Provincia di Reggio,
Unione dei Comuni dell'Appennino
Reggiano ed Enìa).
"La Via dei Presepi — dichiara Giorgio
Pregheffi, assessore alla Cultura
della Comunità Montana - disegna
un itinerario ideale di luoghi, mostre
ed eventi che, partendo da Reggio
Emilia, raggiunge la nostra montagna,
valicando nei territori della Garfagnana,
della Lunigiana e delle Cinque
Terre. Si tratta di una buona occasione
per attraversare un Appennino
che tante volte, e soprattutto a
Natale, può sembrare un grande presepio
a cielo aperto".
Uno degli appuntamenti più
attesi è senza dubbio il Presepe
vivente di Casina, giunto
quest'anno alla IX edizione: andrà in
scena sabato 19 dicembre per le
strade del borgo medievale di Cortogno.
Il "cast" prevede più di un centinaio
di figuranti. Accanto alla Sacra
Famiglia e ai personaggi tipici del
presepe, come le pattuglie romane, i
pastori con il gregge e i maniscalchi,
infatti, verranno presentati anche
mestieri tipici della civiltà contadina
montanara, il tutto allietato da musiche
natalizie, cori e zampogne. La
collocazione appenninica della rappresentazione
sarà poi sottolineata
dagli stand gastronomici, i cui proventi
andranno a finalità solidali.
Oltre a quello di Casina, altri presepi
viventi verranno rappresentati a
Campolungo di Castelnovo Monti
giovedì 24 dicembre e a Ceredolo dei
Coppi (comune di Canossa) domenica
3 gennaio; poi dal 23 al 26 dicembre
a San Terenzio Monti nel comune
di Fivizzano, dal 24 al 27 a Equi Terme
in provincia di Massa, dal 25 al 27
dicembre e il 6 gennaio a Ortonovo
di La Spezia.
Lanciata nel 2001 dall'allora assessore
alla Cultura della Comunità
Montana Clementina
L’INVENTORE DELL’UNIVERSO SI FA PICCOLO E RICOMINCIA TUTTO DA BETLEMME
UN BIMBO CAMBIA LA STORIA
mo è semplicemente ridotto a numero e quantità, lì si produce
la nascita dell'uomo nuovo.
Un impero brutale nei confronti dei deboli salva dall'anonimato
tre poveri: Maria, Giuseppe e un bambino. Quasi che la
pressione dei poteri oscuri della storia costringesse Dio a rivelare
la luce.
Lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia
Una mangiatoia, il posto del
cibo, in Betlemme, che in
ebraico significa casa-delpane:
questo Bambino deposto
nella madia più umile
è davvero il cibo per ogni
creatura. Il pane è un segno
bellissimo e terribile. Ti fa vivere
e si annulla per te; ti
nutre fino a farti partecipe di
se stesso e si distrugge. Dio
non chiede più sacrifici, è
Lui che sacrifica se stesso.
L'amore non protegge, espone
e disarma. Dio si espone
per noi in un piccolo d'uomo,
in una mangiatoia, in
una notte di respiro su respiro.
Nelle icone della scuola di
Novgorod il bambino è collocato
in una mangiatoia
che ha la forma di un sepolcro:
il primo gesto di Maria
è profezia dell'ultimo, la deposizione
nella tomba. Nei Vangeli della natività un anticipo
del Vangelo totale, dentro il Natale la Pasqua.
Ma perché Dio si è incarnato? Scrive Origene: prima ha patito,
poi si è incarnato. Ha patito per amore (caritas est passio)
vedendo quanto lontano era andato l'uomo: l'amore, anche
quello di Dio, è, nella sua bella ambivalenza, passione e patimento.
Si è incarnato perché ha fatto piaga nel suo cuore la
Santi, "La Via dei Presepi" si presenta
anche quest'anno con un calendario
appetitoso. Prima sosta a Reggio,
nella Basilica della Ghiara (legata alla
montagna per la provenienza di Marchino
e per i lasciti dei signori di Vallisnera),
con la Natività di Pellegrino
de Risi (orari 8-12 e 15-19.30), il medesimo
autore che dal 18 dicembre
espone i suoi diorami nella chiesa di
Montalto (8-12 e 15-19.30). Nella
chiesa di Pecorile, dopo il tramonto
si può vedere il presepe con giochi di
luci e ombre (fino all'Epifania), men-
somma del dolore del mondo (Ungaretti).
Pace in terra agli uomini che Dio ama
Una nuvola di canto avvolge i pastori, e vanno dove l'angelo
aveva detto. È così bello che Luca prenda nota di questa sola
visita. È bello per tutti i poveri, gli ultimi, gli anonimi, i dimenticati.
È davvero una buona notizia: la storia cambia
direzione.
Dio scommette su coloro sui
quali la storia non scommette,
sceglie la via della periferia.
La grande ruota della
storia aveva sempre girato in
un unico senso: dal basso
verso l'alto, dal piccolo verso
il grande, dal debole verso
il forte.
Quando Gesù nasce, anzi
quando il Figlio di Dio è
partorito da una donna, il
movimento del meccanismo
della storia per un
istante si inceppa e poi
prende a scorrere nel senso
opposto, nel senso del forte
che si fa servo del debole,
dell'eterno che cammina
fra le età dell'uomo, il fiume
di fuoco che si abbrevia
in una scintilla, l'infinito
nel frammento.
A Natale la Parola
è un bambino che non sa parlare, Verbum infans
Il Dio che aveva plasmato Adamo con la polvere del suolo
ora si fa Lui stesso polvere del nostro suolo. Il vasaio che aveva
plasmato l'uomo come un vaso di argilla diventa Lui stesso
argilla di un piccolo vaso, luce custodita in un guscio di creta,
ruvido di terra e fremente di luce.
Colui che ha riempito il cielo con miliardi di galassie, l'in-
Torna, fino al 31 gennaio, la “Via dei Presepi” tra Emilia, Toscana e Liguria
L’ARIA DI MONTAGNA CHE FA BENE AL NATALE
Sabato 19 dicembre, a Cortogno (Casina), la IX edizione del Presepe vivente
tre a Palazzo Ducale di Castelnovo
Monti è ambientato "Il presepe e
l'antica Roma" (10-12 e 15-18), con
30 scene e 60 fotografie di Enzo Rosaniglia.
Sempre nel capoluogo montano, la
chiesa della Resurrezione ospita il
grande diorama di Antonio Pigozzi
"Natività all'ombra della Pietra" e
l'Oratorio di Casale "Il presepe della
tradizione e della contemporaneità"
(feriali 14-19; festivi 10-19).
Una breve deviazione porta in Val
d'Enza, alla Chiesa di S. Lorenzo di
Vetto, per altri lavori di Pigozzil (Natività
orientale e teatrino in forma di
diorama) ed un presepe monumentale
che era del compianto don Ugo
Petrolini. Risalendo la Val d'Enza si
può arrivare fino a Pieve San Vincenzo
con una "Natività e annuncio dei
pastori".
Dall'altra parte, in Val di Secchia, a
Baiso, nella chiesa di S. Lorenzo, c'è
un presepe panoramico fatto con
materiali di riciclo, mentre nel centro
del paese il presepe è stato realizzato
in una grotta naturale.
ventore dell'universo, si fa piccolo e ricomincia da Betlemme.
Colui che ha separato la luce dalle tenebre è deposto in
una greppia per animali.
Ecco il prodigio più grande: Dio di carne, è questa la parola
rivoluzionaria, la parola appassionata del Natale. L'impensabile
di Dio, la vertigine della storia.
Dio si è fatto uomo, anzi bambino. E per capire di più penso
al bambino che cerca il latte della madre e dico: il Verbo si è
fatto fame. Penso al bambino che piange e ha bisogno di tutto
e dico: il Verbo si è fatto pianto e bisogno di madre.
Poi penso agli abbracci che Gesù ha riservato ai più piccoli e
dico: il Verbo si è fatto carezza; al pianto di Gesù davanti alla
tomba dell'amico Lazzaro: il Verbo si è fatto lacrime. Penso a
quel velo di fango messo sugli occhi del cieco e dico: il Verbo
si è fatto polvere e mano e saliva e occhi nuovi. Alla croce:
il Verbo si è fatto agnello, carne in cui grida il dolore.
A Natale Dio viene come un bambino: un neonato non può
far paura, si affida, vive solo se qualcuno lo ama e si prende
cura di lui. Così le madri fanno vivere i loro figli: li nutrono di
latte, di cure e di sogni, ma prima ancora di amore. Come
ogni neonato, Gesù vivrà solo perché amato. Viene Dio,
mendicante d'amore.
C'è un bambino in me che a Natale gli parli di Dio e lui lo
sente respirare. Gli dici che è Natale e lui vede un volo di angeli
che aprono il cielo.
C'è in me un uomo disilluso, che ha visto il cielo svuotarsi di
stelle. Gli dici "Betlemme" e lui risponde che duemila anni di
storia hanno portato solo a un muro alto 7 metri che separa
Betlemme dall'orizzonte e taglia in due la casa del pane. Ma
in me c'è anche un uomo che crede e prega:
Mio Dio, mio Dio bambino, povero come l'amore,
piccolo come un piccolo d'uomo, umile come la paglia dove
[sei nato;
mio piccolo Dio, che impari a vivere questa nostra stessa vita,
incapace di difenderti e di aggredire e di fare del male,
che vivi solo se sei amato,
che cingi per sempre in un abbraccio
l'amarezza di ogni tua creatura malata di solitudine,
insegnami che mio destino è diventare come te.
Destino di ogni creatura è diventare sillaba di Dio, carne intrisa
di cielo.
Ermes Ronchi e Marina Marcolini
NATALE, IL VAGITO DI DIO
FRA LE BRACCIA DI UNA DONNA
Ancora, al Centro Studi "I Ceccati"
di Corneto (Toano) sarà
allestito un laboratorio-mostra
di presepe popolare a partire dal 23
dicembre e fino al 7 gennaio. L'accogliente
Gazzano (Villa Minozzo), con
la sua fama italiana di "paese dei
presepi", espone la straordinaria collezione
permanente di Antonio Pigozzi
(ore 11-19).
A Felina è acceso il primo "presepe
di luci", lungo la variante a lato della
sede montana di Enìa, ma altri presepi
di luce sono visibili al Passo del
Cerreto, al Passo di Pradarena e a
Gazzolo di Ramiseto, tutti rigorosamente
a led per risparmiare energia
elettrica.
Due le proposte di Ligonchio: una
nel Municipio dove ci sono "Le pietre
di Germano Spartaco Boiardi e dei
suoi allievi", l'altra a Piolo, nella parrocchiale,
con una "Natività" del
Gruppo Amici del Presepio di Penne
(Pescara).
Boiardi ritorna protagonista a Busana,
nella chiesa di Santa Maria Maddalena,
dove si possono vedere "Le
immagini e il colore nel Presepe del
maestro Boiardi".
Presepi a cielo aperto, ambientati
nella natura e con personaggi a grandezza
naturale sono visitabili a Susineta
di Casina ("Presepe nel bosco") e
a Cerezzola di Canossa ("Presepe della
solidarietà").
L'
artista carpinetano Ermanno
Beretti ha disegnato la mappa
de "La Via dei Presepi".
Per informazioni sono a disposizione
gli uffici comunali di Castelnovo
Monti (0522.810430) e Rossena - Canossa
(0522.872225).
Anche quest'anno la strada per Betlemme
passa dal crinale.
Edoardo Tincani
PRESEPI IN BREVE
CEREZZOLA. UN PRESEPE DI SOLIDARIETÀ
A GRANDEZZA NATURALE
Sarà, come negli anni precedenti, un presepe a cielo aperto
quello del borgo di Cerezzola di Canossa. Allestito dall'Associazione
"Amici di Cerezzola", il presepe sarà visitabile fino a
domenica 10 gennaio 2010.
Costruito artigianalmente dai membri dell'associazione e quasi
totalmente rinnovato ogni anno, l'allestimento s'avvale del
contributo delle nuove e vecchie maestranze artigiane ancora
presenti sul territorio della frazione.
Si tratta di un raro esempio di presepe a grandezza naturale,
con scenografie che fanno respirare l'aria d'altri tempi e di
luoghi lontani. Il visitatore è avvolto da un'atmosfera particolarmente
suggestiva, sia alla luce del giorno che nelle penombre
soffuse della sera. Visitarlo non vuol dire un semplice
vedere un presepe, ma quasi viverlo dal di dentro.
Le offerte e il materiale acquisito saranno destinati: alla cooperativa
sociale "Laboratorio Lesignola", che si occupa di disagio
minorile, alla cooperativa "Madre Teresa"; alla Croce
Rossa - Comitato di Canossa, al reparto di pediatria dell'Arcispedale
Santa Maria Nuova di Reggio, ai bambini del comune
di Casacolenda, in Abruzzo, duramente colpito dal terremoto.
Per questo il presepe prende il nome di "candela della
solidarietà": chi lo visita può accendere una candela e lasciare
un'offerta. (Massimiliano Lanzi)
GAZZATA. PRESEPE CON
SCENE IN MOVIMENTO DI VITA CONTADINA
La famiglia
Longagnani, di
Gazzata di San
Martino in Rio,
apre la propria
casa a chi desidera
riscoprire
la bellezza del
presepe, con la
rappresentazione
della Natività
di Gesù e circa
50 statuine
in movimento, che riproducono scene e mestieri di vita contadina.
Il presepe è visitabile al numero 12 di via Sant’Anna,
a Gazzata, nei giorni 26 e 27 dicembre, 3 e 6 gennaio dalle
15 alle 18 (info: tel. 0522.696615). (Simona Longagnani)
SAN BIAGIO (MN). MAGIA DEL PRESEPE VIVENTE
Sarà la XVII edizione quella di questo Natale 2009. Un traguardo
inatteso per l'associazione "Notte di Luce" e per la
parrocchia di San Biagio di Mantova (Comune di Bagnolo S.
Vito, MN). Quest'anno il Presepe vivente avrà anche nuove
scene, che si aggiungeranno alle 60 della scorsa edizione, con
più di 300 figuranti di tutte le età e condizioni, che si alterneranno
a raffigurare circa 200 personaggi. Non poco, per una
frazione di 2.000 abitanti, anche se col contributo delle borgate
vicine. Anche la Sacra Famiglia di Betlemme sarà impersonata,
come sempre, da una famiglia vera: sono quattro le famiglie
che si alterneranno, nelle diverse giornate.
Lo scorso anno non meno di 20mila persone hanno assistito,
nelle sei serate, alla rappresentazione, provenienti anche da
province e regioni limitrofe.
La manifestazione si divide in tre fasi: ore 15.30, in attesa del
Messia; ore 17, la Natività; ore 18, vita a Betlemme. Il tutto si
svolge nel campo sportivo attiguo alla chiesa parrocchiale su
un’area di circa 5.000 mq, in uno scenario di magica atmosfera,
nella penombra, e di assoluto silenzio, rotto solo dalle
musiche sacre, da canti e letture di brani di vangelo; solo torce,
fuochi e lanterne illuminano Betlemme.
Date delle manifestazioni: 25, 26 e 27, dicembre 2009 e 3, 6,
10 e 17 gennaio 2010. San Biagio si trova non lontano dall’uscita
MN Sud dell'Autostrada 22 del Brennero. Info: parrocchia
di San Biagio 0376.415015; Andrea Bernini
0376.414818; Maurizio Riccadonna 0376.415142 (sito
www.presepeviventesanbiagio.it). (Maurizio Riccadonna)

14
19 dicembre 2009
Speciale Natale - 4
Natale 1952. Quando i bambini scrivevano a Gesù Bambino i loro propositi per l’anno nuovo
LA LETTERINA DI UN BIMBO DISTRATTO
Acasa nostra la letterina a Gesù
Bambino la si metteva sotto il piatto
della mamma. Così, nei giorni
precedenti ciascuno di noi tre più piccoli
(Lidia, la più grande, aveva superato l’età…),
ci davamo da fare a scrivere, in bella
grafia, i buoni propositi per l’anno che
sarebbe venuto.
Ma c’erano due problemi. Il primo
era che la letterina doveva restare
un totale segreto, fino alla
fatidica sera della Vigilia. Non solo per
la mamma, ma soprattutto per gli altri
fratelli: farsi leggere il testo era come garantirsi
giorni interi di prese in giro. Un
tormento.
Il secondo era che, anche se veniva buio
presto, a casa nostra la lampada della cucina
restava spenta finché un filo di luce
filtrava dalla finestra. Ma non ce n’era abbastanza
per scrivere. E non si
poteva neanche andare in camera,
dove faceva un freddo
cane. Occorreva allora aspettare
che la mamma finalmente
accendesse la luce. Solo allora
si poteva prendere fuori l’occorrente
(un foglio di carta per
la brutta copia, la cannuccia e
il pennino, il calamaio con l’inchiostro,
la carta assorbente…),
mettersi in un angolo del tavolo…
e far finta di finire i compiti
per il giorno dopo. Ma non
era sufficiente una matita, per
la brutta copia? Certo, ma per
la messinscena dei compiti la
matita non andava bene.
“Perché non li hai fatti prima, i
compiti, quando c’era ancora
luce?”, obiettava subito la
mamma. “Perché prima ho fatto
il problema di aritmetica”, rispondevo;
“adesso c’ho i pensierini
di italiano”. “Ancora i pensierini!
Ma non vi fa scrivere altro la maestra?”,
attaccava subito lei, che ce l’aveva ancora
dall’anno prima, quando, per i miei mancati
pensieri sulle pecore “che non avevo
mai visto”, m’ero beccata una nota sul
quaderno e lei una ramanzina. “Adesso
me la sbrigo”, dicevo io. Allora prendevo
il mio foglio, lo mettevo sul sussidiario
aperto, alzavo la parte sinistra del libro
per ripararmi da sguardi indiscreti, intingevo
il pennino e mi mettevo a scrivere.
aro Gesù Bambino…”. E qui
“ Cmi fermavo. Perché, distratto
com’ero, cominciavo a pensarci
solo in quel momento a cosa avrei
dovuto scrivere. Così mi restavano lo
sguardo perso e il pennino per aria, mentre
i fratelli, che alla letterina avevano già
pensato nei giorni precedenti (quando,
poi, che non me n’ero accorto?), facevano
il solito chiasso, dall’altra parte del tavolo.
“Com’è che non ti viene niente da
scrivere?”, faceva ancora la mamma. “Fa
niente”, rispondevo io, “tanto, non è per
domani…”. Il rischio era che la scena si
ripetesse per diverse sere di seguito, in
quel dicembre 1952.
Come Dio volle, qualche sera dopo
il testo fu pronto. Ora si trattava di
trovare uno di quei magnifici fogli
di finta pergamena, con i fregi dorati e gli
angiolini svolazzanti e la busta intarsiata
e trascrivere il tutto in bella copia. Roba
da dieci e lode, se la vedeva la maestra.
Ma non era per lei. Qui c’era da scrivere
a Gesù Bambino e da commuovere la
mamma la sera della Vigilia, altro che un
compito di scuola. Ci veniva in aiuto, in
questi casi, la Lidia, la sorella più grande.
C’era, in centro – e c’è tuttora – vicino al
Duomo, uno di quei negozi da lasciarci
gli occhi, il naso schiacciato sul vetro
(“ma vieni via, non senti che freddo?”, faceva
lei): file di luci e candele colorate, di
statuine e casette del presepe di tutte le
fogge e misure, di libri illustrati e di immagini
colorate di Gesù e della Madonna
e di tutti i santi… Insomma, era Bizzoc-
chi, santi e candelotti. Era lei che si prendeva
il compito di accompagnarci noi
fratelli più piccoli. La scelta non era un
problema, per me: si trattava soltanto di
scegliere, fra le tante buste e lettere di
Natale pronte per la bella copia, la più
bella ed elegante. Che era anche la più
costosa (e ci andava quasi intera la “paghetta”
della settimana).
Conclusione: tornato a casa, ricopiai
il testo nel foglio appena comprato,
con i fregi dorati e gli angioletti
svolazzanti (una sudata, col pennino
sempre intinto, la lingua fra i denti, la carta
assorbente sulla parte bassa del foglio…)
e nascosi la busta, pronta e sigillata,
nel sussidiario. L’avrei tirata fuori solo
la sera della vigilia, quando tutto fosse
stato pronto: il presepe sotto il tavolino
d‘angolo (chiuso da un telo come sipario),
i tortelli di zucca pronti per la cottura
(non potevano mancare, per il papà, che
ne andava matto), i tortellini dolci al forno
(preparati da giorni e nascosti - chissà
dove - ai nostri occhi golosi)... Poi, durante
le ultime avemarie del rosario, noi tre
più piccoli, finendo di apparecchiare,
avremmo riposto le letterine a Gesù Bam-
bino fra i due piatti della mamma senza
che lei se ne accorgesse (a casa nostra si
mangiava sempre in un piatto solo, minestra
e pietanza, ma Natale era un’altra cosa…).
Poi, quando tutti fossimo stati a tavola,
la mamma avrebbe finto la grande
sorpresa (“ma che roba è questa”, “tre buste
per me”, “ma chi ce le ha messe”, e
cose del genere). E avrebbe letto il tutto
ad alta voce, fra “oh” di stupore, “eh” di
commozione e “ah” di gioia.
* * *
Ma quella volta le cose andarono
diversamente. Quando feci per
prendere la letterina… nel sussidiario
non c’era più. Ne sfogliai ogni pagina…
niente. Rovesciai la cartella sul letto,
scartabellai quaderni, diario, album da
disegno e fogli d’ogni tipo… niente. Ero
impietrito. E adesso? C’era da
mandare all’aria apertura di
presepe, recita di poesia e “Tu
scendi dalle stelle” da cantare
insieme. Senza contare lo sconforto
della letterina mancante
sotto il piatto della mamma. E
la cena della Vigilia ridotta a un
pianto.
Fu la Lidia ad accorgersi che
qualcosa non andava. Venne
da me in camera e… tra un singhiozzo
e un balbettio seppe
cos’era. “C’hai almeno la brutta
copia?”, chiese. Scossi il capo,
chissà dov’era finita. Fu rapidissima.
Col fazzoletto m’asciugò
il volto, dai suoi libri di futura
ragioniera sfilò un foglio bianco,
mi mise in mano la sua stilografica
(“attento al pennino!”)
e mi dettò: “Cara mamma, ho
perso la letterina a Gesù Bambino
con tutti i miei propositi
per l’anno nuovo. Però prometto che sarò
bravo lo stesso. Anzi, anche di più. Il tuo
bimbo distratto”.
* * *
Andò benissimo. Gli altri due fratelli
mi presero in giro, com’era naturale.
Ma la mamma mi prese fra le
braccia e mi coprì di baci il volto bagnato
di lacrime. Poi, per tutto il resto, quella
Vigilia andò benissimo.
Nei giorni successivi, ad ogni marachella
la mamma mi ricordò la promessa fatta a
Gesù Bambino. Ma sempre con un sorriso
e un bacio d’aggiunta. Finché giunse
l’Epifania e il ritorno a scuola, il giorno
dopo. “Hai dimenticato questa”, mi fermò
la bidella, “era sotto al banco!”. Era la
famosa busta intarsiata, con il suo bel foglio
di finta pergamena, i fregi dorati, gli
angiolini svolazzanti e, in bella grafia, tutta
la trafila delle mie promesse per l’anno
nuovo. Ma ormai non me ne importava
più nulla. Avevo avuto, dalla mamma,
più baci e sorrisi di tutte le altre volte. E la
busta finì nel cestino.
Parla anche arabo e cinese il presepe del Museo Diocesano. Torna il concorso della letterina di Natale
“CARO GESÙ BAMBINO, TI SCRIVO .”
C
on la premiazione dei
bambini e ragazzi che lo
scorso Natale hanno
scritto una lettera a Gesù Bambino,
si sono aperti sabato 12 dicembre
i festeggiamenti per il 3°
compleanno del Museo Diocesano
di Reggio Emilia. È stata l'occasione
per rilanciare il concorso
"Caro Gesù Bambino, Ti scrivo",
che ha visto nella passata edizione
la partecipazione di 150 ragazzi
e, soprattutto, per inaugurare il
nuovo presepe e per accendere l'albero
di Natale allestito nel cortile della Curia.
Il presepe, con figure quasi a grandezza
naturale, ha subito magnetizzato l'attenzione
di piccoli e grandi, particolarmente
numerosi in centro storico in questi
giorni. L'allestimento di quest'anno vorrebbe
trasformare il visitatore da spettatore
a "parte" della rappresentazione, facendolo
entrare all'interno stesso dell'evento
storico. L'invito ad accorrere alla
mangiatoia di Betlemme è proclamato
da un angelo che all’esterno del palazzo
vescovile annuncia la nascita del Salvatore
nelle lingue che a Reggio si parlano
insieme all'italiano: l'inglese, il rumeno,
il cinese e l'arabo.
È anche in questo modo che il Museo
Diocesano vuole porgere gli auguri di
gioia e di pace alla Comunità locale a
agli ospiti che sempre più numerosi visitano
la nostra città.
a. m.
Il Presepe e l’albero di Natale
sono frutto della collaborazione
con il Museo Diocesano
della ditta Maioli di Salvaterra,
che ha messo a disposizione un
bellissimo abete di oltre 7 metri,
della ditta Terzi & Franceschini di
Correggio per l’illuminazione e
dell’impresa Gianni Gazzotti di
Toano per l’ambientazione.
L’immagine dell’angelo scelta come
“annunciatore” della gioia del
Natale è quella dell’angelo-guida
che, in occasione della recente mostra
sulla figura di Matilde, ha accompagnato
i visitatori del Museo in una performance
proposta dal Teatro di Reggio Emilia.
Momento forte del compleanno dell'istituto
culturale della diocesi sarà la presentazione,
sabato 19 dicembre, nella
Sala convegni dello stesso Museo, dei
primi 2 quaderni degli Atti delle Giornate
di studio svoltesi nell'ambito del restauro
della Cattedrale reggiana.
Sassuolo: Avvento da ottobre a Natale in casa Gianaroli
IL PRESEPE IN UNA STANZA
Renato Gianaroli e Laura Mattioli, 71 e 67 anni, vivono
al numero 28 di Viale Sassari, poco distante dalla chiesa
di Rometta, a Sassuolo. Si sposarono nel 1964 e, oltre
a tantissime altre affinità, misero in comune la passione per
il Presepe.
Come dice il proverbio, “Dio li fa poi li accompagna”. Lei, cresciuta
nella parrocchia di Braida, aveva ancora negli occhi e nel
cuore i grandi presepi di sua nonna, costruiti nella stalla; lui, coartefice
dei notevoli presepi del Ricreatorio San Francesco, meta
di tantissimi visitatori, portava una ricca esperienza nel ramo.
Fu così che, Natale dopo Natale, costruirono il Presepe in regime
di comunione: sempre più grande e ogni anno diverso,
per la gioia delle due figlie e poi delle tre nipotine, Sara (11 anni),
Giorgia (8) e Manuela (7).
A casa loro, al pianterreno di una palazzina abitata tutta da parenti,
in quella che in tempi normali è la stanza da pranzo, da
metà ottobre a fine gennaio restano il mobile credenza e, nella
parete contigua, un divano: il resto è tutto Presepe. È evidente
che qui Maria, Giuseppe e il Bambino non hanno difficoltà a
“trovare posto”. “Per i pranzi delle Feste - dice con naturalezza
Laura - ci stringiamo tutti in cucina e nessuno si è mai lamentato
per la mancanza di spazio”.
Con un buon anticipo sull’inizio del nuovo anno liturgico,
ogni ottobre i Gianaroli danno l’incipit all’ Avvento
di famiglia con la progettazione, la preparazione e
la “rifinitura” del Presepe, che è ormai come un terzo figlio, o
come il quarto nipote!
Innanzitutto, come lo scriba del Vangelo, traggono da due enormi
cassoni conservati in soffitta le cose antiche (alcune statuine
portano scritto "Lire 30") e… le cose nuove (cioè tutte le piccole
aggiunte che nel corso dell’anno arrivano in dono da amici
e parenti di ritorno da viaggi o che Renato stesso ha racimolato
nei posti e nei modi più disparati). “Poi buttiamo giù
qualche schizzo per la disposizione – soggiunge Laura - e cominciamo
a ragionare di come organizzare il tutto. Partiamo
sempre dalla Capanna. Esponiamo in bella vista tutto il materiale
(altro che mercatini di Natale!) e poi... partiamo”.
“Quanto occorre per finirlo, un mese?” chiedo. “ Anche di più
- risponde Renato mentre si avvia all’interruttore luci -. Vede
questo trasformatore? La corrente entra a 220 ed esce a 160, così
non c’è pericolo che qualcosa prenda fuoco. E queste lampadine
a 3 candele, non le fanno quasi più, ma me ne sono procurato
una bella scorta!”. Un clic… ed ecco finestrine illuminate,
focolari rischiarati, ombre e penombre…
A luci accese o a luci spente cambiano i particolari messi in risalto,
ma la suggestione è la stessa. L’immancabile pastore con
le braccia alzate sembra snocciolare, ispirato, le antiche antifone
"O"; il giovane pastorello inclina la testa sotto il peso dell’immacolato
agnellino; un giovanottone sventola un improbabile
cappello in segno di saluto; l’immancabile guardiana di
oche arriva con il suo seguito di ali bianche in fila.
Nella capanna Giuseppe e Maria guardano la paglia
nella culla vuota, in attesa della Notte Santa. “Questa
l’ha fatta mia figlia” sorride Laura orgogliosa.
“…Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle
valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in
sorgenti. Pianterò cedri nel deserto, acacie mirti e ulivi; porrò
nella steppa cipressi, olmi insieme con abeti…" (Isaia 41,18-20).
Prendo a prestito le pittoresche immagini di Isaia dalle letture
di questi giorni per dare un’idea dello “stupore da Presepe”
in questa stanza che sembra, davvero, non avere più
pareti: vorresti abbattere il muro di fondo per fare spazio ancora
a grotte, anfratti, cascatelle, fontane, greggi di piccole
pecore dal collare rosso…
“Quelle guardie di Erode - mi segnala Renato- sono una rarità,
adesso non se ne trovano più...”. Mentre lo ascolto l’occhio corre
alla maniglia della porta. C’è un cartellino: "Non entrare, vietato".
“Ah, quello – mi spiega Laura ridendo - lo abbiamo messo
perché non ne potevamo più di suggerimenti, critiche e consigli
in corso d’opera. Qui ognuno entrerebbe a dire la
sua…”. Sacrosanto diritto di privacy!
“I suggerimenti li fa lei - ribatte Renato -. Alla sera io vado a letto
con le galline e lei rimane alzata. Quando entro nella stanza
al mattino trovo qualche modifica e… comincio a valutare
e a soppesare; poi mi adeguo”. Succede nelle migliori famiglie!
Mentre saluto e ringrazio non posso non pensare che
di Presepe abbiamo ancora tanto bisogno, soprattutto
di quelle rarità che il presepe ci dona e che non sono
le guardie di Erode, ma la vigilanza, la gioia di preparare,
di cambiare, di aspettare… Repetita iuvant: nel nostro mondo
del "tutto e subito" e del "giàvisto", ben vengano ancora, ogni
anno, i pastori e gli angeli e tutti i protagonisti di questo Vangelo
a rispiegarci il pensiero di Dio, buoni complici i Gianaroli
e tutti quelli che con fede e amore tramandano a figli e nipoti
le sane tradizioni degli antichi padri!
Pellegrina Pinelli

Vita consacrata 19 dicembre 2009 15
ANNIVERSARIO
Fedeli al carisma di Madre Giovanna
MORIVA 25 ANNI FA
QUESTA SERVA DI DIO,
AL SECOLO LUISA FERRARI
Ricorre il 21 dicembre il
25° anniversario della
morte della Serva di Dio
Madre Giovanna Francesca
dello Spirito Santo, al secolo
Luisa Ferrari, reggiana d'origine
e missionaria "mondiale"
per elezione, fondatrice delle
Missionarie Francescane del
Verbo Incarnato.
Il programma prevede, lunedì
21 ad Assisi, una solenne celebrazione
eucaristica presieduta
alle 11 dal vescovo di Prato, dal
parroco di Santa Marta in Pisa e
dal parroco di Pian del Mugnone
(Fiesole). Da domenica 20, le
"figlie" di Madre Giovanna saranno
in preghiera continua fino
alla festa dell'indomani. In
tutte le parrocchie dove le religiose
sono presenti, in Italia e
Svizzera, verranno inoltre diffusi
poster e dépliant da distribuire
ai fedeli presenti alle varie
Messe festive, dopo la debita
memoria nella liturgia.
Avvento 1984
Per riproporre il carisma
di questa nostra concittadina,
tentiamo una
sorta di flash-back agiografico,
facendoci aiutare da suor Celeste
Ganapini, originaria di Carpineti,
che incontriamo nella
Casa provinciale operativa di
via Ferrari Bonini 3 a Reggio
Emilia, di cui è Superiora.
Madre Giovanna morì in concetto
di santità a Fiesole (Firenze)
il 21 dicembre 1984, all'età
di 96 anni.
I solenni funerali si tennero nella
cattedrale di Fiesole il 23 dicembre
alle 15, presieduti dal
vescovo diocesano Luciano
Giovanetti, con il quale concelebrarono
mons. Antonio Bagnoli,
vescovo emerito di Fiesole,
mons. Camillo Ruini, vescovo
ausiliare di Reggio Emilia,
l'abate di Vallombrosa mons.
Enrico Baccetti ed una quarantina
di sacerdoti diocesani, minori
francescani, parroci ed
amici. Il giorno seguente il funerale,
la salma della Madre fu
trasferita ad Assisi, esaudendo
una sua richiesta scritta del 17
ottobre 1968.
Fama di santità
Luisa è ricordata come
una donna di gracile costituzione
fisica, dalla fi-
"Nata per l'irradiazione della vita,
vi lascio la gioia,
che è il mistero del Verbo Incarnato
in mezzo a noi"
Ècon queste parole che Madre Giovanna, al
secolo Luisa Ferrari, inizia il suo Testamento
spirituale.., sono state queste stesse parole,
ascoltate, lette, meditate, ad aprire un varco nella
mia adesione al carisma di Madre Giovanna. In
queste poche righe ella esprime la passione per la
vita che porta nel cuore; la vita umana generata dal
soffio divino, ma anche la Vita con la V maiuscola,
che è Dio stesso, tanto da considerarla come fine
della sua stessa vita: irradiarla!
Il significato della parola irradiare, più appropriato
al testo, direi che è estendersi e propagarsi all'intorno,
in direzioni diverse, perché credo che Madre Giovanna
fosse proprio così, una donna di Dio capace di estendere e propagare
intorno a sé, in diverse direzioni il Mistero della presenza di
Dio fatto uomo, vicino, prossimo, fratello.
La sua passione per l'uomo, per ogni uomo, nelle condizioni di
disagio più svariate (dal frenocomio ai ciechi dell'Istituto Marro,
dalle giovani in difficoltà alla povertà materiale, morale e spirituale dei
poveri come dei benestanti, degli operai come dei professionisti), Madre
Giovanna l'ha espressa nell'incontrarlo, nell'accoglierlo, nel farlo
sentire amato da Dio, perché suo unico desiderio è dare gloria, nell'uomo,
alla presenza di Gesù, Verbo che si fa carne. E a sua volta
l'uomo può scoprire, attraverso di lei, la dignità della sua vita quale
dono di Dio e la potenza del suo Amore.
Fondò le Missionarie Francescane del Verbo Incarnato
gura scarna e minuta, "paurosa
ed audace nello stesso tempo",
intelligente e poetica, essenziale,
austera. In un clima familiare
imbevuto di anticlericalismo,
Luisa dovette faticare non poco
per esprimere la propria religiosità,
il che la rese particolarmente
sensibile ai "lontani".
In quest'Anno sacerdotale piace
poi rammentare la stima e la
venerazione che Madre Giovanna
nutriva verso i presbiteri per
la loro alta dignità e per il loro
insostituibile ministero ecclesiale,
al quale ricorreva con fede.
Molte persone, di ogni categoria
e ceto, si sentirono "avvolte"
dalla sua spiritualità e
maternità, e trovarono il coraggio
di una vita cristiana più impegnata,
a cui ella sempre spronava.
Era evidente - dicono in
tanti e conferma oggi suor Celeste
- la sua intensa "passione"
per il Verbo Incarnato: "passione
della Sposa che Lo contempla
e Lo ama in tutti i suoi
aspetti, soprattutto come Amore-Crocifisso".
Impronte reggiane
Questa donna straordinaria
era nata a Reggio
Emilia il 14 settembre
1888, settima figlia dei
coniugi benestanti Giuseppe
Ferrari ed Eurosia Salami: dal
padre ricevette soprattutto il carattere
volitivo, dalla madre l'indole
aperta alla vita cristiana.
Nel 1907 conseguì il diploma di
abilitazione all'insegnamento
elementare, già coltivando nell'intimo
il desiderio di consacrarsi
a Dio.
Come maestra elementare esercitò
alcune supplenze, ma molto
più mise a servizio la sua cultura
in svariati servizi formativi,
anche di singolare impegno direttivo
quale quello nella Colonia-scuola
"A. Marro" di Reggio
Emilia per bambini e ragazzi
con disturbi psichiatrici e quello
nell'Istituto Ciechi reggiano.
Nella giovinezza Luisa si aprì al
progetto della consacrazione
verginale a Cristo, avvertendo
presto "una potentissima e dolcissima
attrazione divina al Verbo,
prima ancora di conoscer-
Lo bene": un carisma per la
Chiesa e per il suo servizio al
mondo. La scoperta di questa
vocazione coincise con l'incontro
di Luisa con San Francesco e
la sua spiritualità. Nel 1907 iniziò
il cammino francescano che
la portò non solo a diventare
una Terziaria con la professione
emessa nel 1909, ma anche a
porre tutta se stessa a servizio
della diffusione dell'ideale francescano,
come attestano l'incarico
di Segretaria della Congregazione
del Terz'Ordine Francescano
di Reggio Emilia (dal
1914 al 1922) e poi di Ministra
(1922-23).
Il Verbo Incarnato
L'
intuizione fondamentale
che caratterizzò la
vita e la spiritualità di
Madre Giovanna partì dalla luce
primordiale del Verbo-Figlio
in quanto preesistente all'Incarnazione.
Un'esperienza intensissima
fu a Loreto, dove il
16 luglio 1923 insieme alla sua
prima compagna Margherita
Bertolotti (poi madre Paola),
leggendo la scritta posta sull'al-
tare della Santa Casa "Hic Verbum
caro factum est", avvertì la
chiamata a "glorificare l'incarnazione
di Dio nelle anime lontane
e smarrite, con un'opera
pulsante di sacrificio e di donazione
assoluta alla sua vittoria
ed al suo ritorno".
Dal 1927 ebbe il conforto della
direzione spirituale di padre
Daniele Coppini da Torricella
ofm cap., oggi venerabile. Con
la sua collaborazione, il 10 dicembre
1929, nell'Oratorio detto
delle Otto facce a Reggio
Emilia, radunerà le prime compagne
decise ad impegnarsi
con lei nella realizzazione del
progetto di Dio.
L'anno successivo, 1930, nel
medesimo giorno avvenne l'apertura
della Casa di Motta Filocastro
in Calabria da parte
delle prime sorelle, là inviate
dopo la provvidenziale chiamata
del parroco padre Achille Fosco
ofm conv. Fu l'inizio della
nuova Famiglia spirituale con la
COSÌ HO ACCOLTO IN EREDITÀ LA GIOIA DELLA SUA MISSIONE
Questa esperienza non può che far nascere
in lei un sentimento profondo di gioia
tale, da lasciarlo in eredità alle sue figlie,
insieme alla missione di preparare le vie
del Signore, perché Egli possa trovare casa nel cuore
dell'uomo, e di annunciare la Parola che può salvare
la sua vita.
Percorrendo le vie del paese in cui abito, Villarotta,
incontrando le persone e ripensando agli inizi
della Famiglia religiosa (era il 1933 quando le suore
giunsero in questo luogo chiamate dal Vescovo,
monsignor Zaffrani) percepisco di essere parte di
una storia che si arricchisce dell'oggi, ma che è costruita,
pagina dopo pagina, dall'originalità di ciascuna
sorella, che mi ha preceduto, e dalla profondità
dello sguardo di Madre Giovanna, che molta
gente qui ricorda, per la sua capacità di guardare
nell'anima, con quegli occhi piccoli e luminosi, e di farti sentire
oggetto della misericordia e della tenerezza di Dio, soprattutto là dove
le ferite sono più profonde e le umiliazioni più cocenti.
Ricordo la testimonianza di alcune sorelle che strette dall'abbraccio
della Madre si sentivano dire "sei mia", cioè, conquistate
per mezzo suo, a Cristo!
Credo di aver ricevuto tanto accogliendo questa eredità e, insieme
ad ognuna delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato, protesa
verso il futuro e custode del tesoro carismatico ricevuto, lodo,
ringrazio e benedico il Signore della vita.
suor Stefania Stabile
1 2
3 4
Foto 1: la reggiana Madre Giovanna Francesca dello Spirito Santo (Luisa Ferrari), per la quale il 25 marzo 2006 si è concluso a Fiesole il processo
diocesano per la canonizzazione. Foto 2: il vescovo Caprioli visita la Casa provincializia di via Ferrari Bonini 3, a Reggio Emilia, il 5 novembre scorso.
Ad accoglierlo la superiora suor Celeste Ganapini e, sulla destra, suor Tersilla Della Rodolfa, membro del Consiglio pastorale diocesano. Suor
Stefania Stabile, che firma la testimonianza a fondo pagina, risiede a Villarotta, insegna Religione a Novellara e collabora con l'Ufficio Catechistico
diocesano e con il progetto vocazionale "Per un passo nel cammino". Foto 3: la cappella di preghiera della Casa reggiana. Foto 4: commemorazione
delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato defunte, il 1° novembre scorso al cimitero monumentale di Reggio Emilia.
denominazione di "Spose del
Verbo". Luisa, che aveva preso
il nome di Madre Giovanna, impegnata
nell'assistenza ai genitori
anziani e malati, dovrà rimandare
fino alla loro morte il
suo concreto congiungimento
alla Comunità che aveva fondato,
prima in Calabria, quindi in
Emilia, dove il gruppo si andava
estendendo con l'apertura della
casa di Sabbione (1932) e poi
di Villarotta di Luzzara (1933).
Riconoscimento
Dopo non pochi ostacoli
intra-ecclesali, solo il 2
luglio 1947, con l'approvazione
diocesana, e l'11 ottobre
dello stesso anno, con il
proto-decreto pontificio, il
gruppo, con la nuova denominazione
di "Missionarie Francescane
del Verbo Incarnato",
trovò la sua collocazione ufficiale
nella Chiesa, confermata
con il decreto di lode del 1972.
Madre Giovanna, fortemente
provata nella salute, ma gioiosa
nella ritrovata atmosfera spirituale
francescana e riconoscente
per l'approvazione ricevuta,
emise la Professione perpetua
il 3 luglio 1947 a S. Antonio
Morignone (Sondrio) nelle
mani di padre Agatangelo Carpaneto
da Langasco ofm cap.,
delegato della Sacra Congregazione
per i Religiosi e gli Istituti
secolari. Nonostante gli acciacchi,
non rinunciò ad affrontare
viaggi missionari disagevoli:
con la nave nel 1952-
53 in Uruguay, con l'aereo nel
1961 in Uruguay e Cile.
Natale 2009
Oggi l'Istituto fondato da
Madre Giovanna, retto
dalla Superiora generale
suor Liliana Signori, è costituito
da due Province: "Vergine Lauretana"
(Italia e Svizzera), di cui
è superiora suor Celeste, con circa
125 sorelle, e "Nostra Signora
della Speranza", con superiora
suor Mariana Marguery e una
sessantina di religiose, la cui
presenza è ramificata in Brasile,
Bolivia e Uruguay.
La Provincia italo-svizzera, cui
fa capo anche una missione in
Centrafrica con quattro religiose,
comprende case nel Canton
Grigione (Grono), a Ceppina
(Sondrio), a Rivoltella (Verona),
a Camogli e Genova Rivarolo in
Liguria, a La Verna, Assisi, Fiesole,
Firenze, Pisa, Roma e Calabria
(Motta Filocastro e Lamezia
Terme). Articolata la presenza
in Emilia Romagna: Salsomaggiore,
Solignano (Modena)
e, nella nostra diocesi, Villarotta,
Sabbione, Reggio
Emilia e Sassuolo (dal 1955).
L'attuale casa provincializia
operativa di via Ferrari Bonini
(la sede ufficiale resta ad Assisi)
raduna otto Missionarie Francescane
del Verbo Incarnato; fu
benedetta dal vescovo Socche
nel 1953, ma le suore erano già
presenti in città dal 1939 con
l'opera di San Giuseppe, di fatto
co-fondata da don Alberto
Altana. La missione, spiega
suor Celeste, si espande alle
più diverse necessità della famiglia,
della parrocchia, degli
"ultimi". A Sabbione quattro
suore lavorano nella scuola
materna "Divina Provvidenza"
e sette risiedono nella Casa di
preghiera. A Sassuolo sono presenti
anche due postulanti,
mentre sei consacrate servono
la pastorale parrocchiale e l'assistenza
ai disabili. Tra Villarotta
e Luzzara, infine, sono attive
quattro religiose, che non fanno
mancare il loro aiuto alla casa
di riposo.
Suor Celeste ha una sorella,
suor Annunziata Ganapini,
che le ha fatto da
"battistrada" in Istituto. Lei entrò
in noviziato a 22 anni e visse
i primi 10 anni da consacrata alla
"Casa delle giovani" di Lugano.
Oltre che a Reggio, molti
hanno apprezzato la sua opera
a Puianello. Però non vuole che
oggi si parli oltre di lei.
A pochi giorni dal Natale di Cristo,
la Chiesa è invitata a ricordarsi
di un'esile donna reggiana,
Luisa Ferrari, Serva di Dio.
Dalla cui luce interiore, garantisce
suor Celeste, si rimaneva
"abbagliati".
Edoardo Tincani

16
19 dicembre 2009
CORDOGLIO A REGGIO
PER ALFREDO MIETTO
Profondo cordoglio ha suscitato la notizia della
scomparsa del prof. Alfredo Mietto, personalità di
particolare rilievo in campo ecclesiale, politico e
scolastico. Il prof. Mietto si è spento nella tarda serata di
domenica 13 dicembre, festa di Santa Lucia, all’Arcispedale
di Reggio Emilia, dove si trovava ricoverato.
Nato nel 1921 e originario del quartiere di Santa Croce,
aveva iniziato
nella parrocchia
di San Giacomo
città – fucina in
cui si sono formati
noti esponentidell’associazionismocattolico
e professionale
e del
mondo politico –
il suo servizio
nell’Azione Cattolica,ricoprendo
l’incarico di
presidente parrocchiale
della
Giac. Diplomatosi
maestro, aveva
poi conseguito la
maturità scientifica e si era laureato in matematica a Parma.
Aveva partecipato al secondo conflitto mondiale come
ufficiale ed era stato prigioniero in Algeria. Nel dopoguerra
era stato presidente diocesano della Gioventù
di Azione Cattolica. Venne in seguito eletto segretario
provinciale della Democrazia Cristiana, incarico che poi
rivestì anche la moglie Carla Corbelli. Aveva altresì ricoperto
il ruolo di consigliere dell’Amministrazione dell’Arcispedale.
Era stato docente assai rigoroso, competente
e apprezzato di matematica prima nella scuola media
«Leonardo Da Vinci», poi nel Liceo scientifico «Spallanzani»,
sapendo stabilire un proficuo dialogo educativo
con generazioni di studenti e con tanti colleghi. Era
stato anche preside del Liceo «Moro». Il prof. Mietto
amava dipingere, rappresentando nei suoi quadri anche
il nostro Appennino, della cui vista godeva da Marola.
I funerali si sono svolti nella mattina di mercoledì 16 dicembre
nella chiesa parrocchiale di San Giacomo, dove
era cresciuto e si era formato. Lascia il figlio Marco.
Giuseppe Adriano Rossi
INTERVISTA
Società & Cultura
Primo Iotti spiega le proposte dell'associazione corale San Francesco da Paola
Buona musica per grandi e piccoli
La rassegna concertistica e la scuola tra Bagnolo e Gavassa
Si conclude l'intervista al
maestro Primo Iotti,direttore
della Corale San
Francesco da Paola di Bagnolo.
Dopo il lancio del cd di canti natalizi
"Come sole che sorge" (cf.
La Libertà del 12 dicembre, pag.
13), qui presenta i prossimi appuntamenti
in calendario e la
scuola di musica "NonSoloNote".
Il prossimo appuntamento
per la rassegna "...di musica
e parole...",il 20 dicembre all'Asioli
di Correggio, vedrà
come ospite d'onore Angelo
Branduardi. Come vi è riuscito
il "colpo"?
Nel 2008 avevamo portato in
scena la sua opera musicale su
San Francesco, "L'Infinitamente
Piccolo", e già allora Branduardi
ci aveva rilasciato un'intervista
sulle soddisfazioni di
quel filone artistico. Quest'anno,
nell'ottavo centenario dell'approvazione
della Regola
francescana, ci è sembrato interessante
riproporre lo spettacolo
in forma di concerto, domenica
20 dicembre alle 20.30
al Teatro Asioli, con il patrocinio
del Comune di Correggio.
Protagonisti della serata saranno
le voci della Corale S. Francesco
da Paola e dei Piccoli
Cantori di San Francesco, con
gli strumentisti della scuola
"NonSoloNote" e Angelo Branduardi
nell'insolita veste di voce
narrante.
La prevendita dei biglietti (platea
15 euro, plachi 10 euro) è
iniziata presso le segreterie parrocchiali
di Bagnolo e Correggio
e alla libreria Paoline di Reggio.
Nell'associazione corale San Francesco da Paola di Bagnolo in Piano
rientrano anche i "Piccoli Cantori di San Francesco". Eccoli in concerto.
Il ricavato della serata andrà alla
House of Charity di Mumbai.
E per l'Epifania?
Mercoledì 6 gennaio alle 18,
nella chiesa di S. Tommaso della
Fossa, il duo argentino formato
dal soprano Daniela Veronesi
e dal chitarrista Hernàn
Diego Loza proporrà un programma
natalizio dal titolo "La
musica sacra con chitarra". Gli
altri appuntamenti, a partire
dal 20 febbraio, possono essere
consultati sul nostro sito web
(www.coralesfrancescodapaola.it).
Concludiamo con uno
sguardo all'attività della
scuola di musica. Non vi siete
sobbarcati un impegno
troppo gravoso?
Crediamo molto nel valore formativo
della musica, una delle
poche attività aggreganti per i
bambini ed i ragazzi che non
siano ludiche o sportive. E in
ogni paese è importante la presenza
di una scuola di musica
di base, per dare a tanti la possibilità
di apprendere quest'alfabeto.
La scuola non è partita dal
nulla, però...
No di certo: s'inserisce nella
lunga storia della Corale ed ha
ereditato la tradizione della
Scuola comunale di Musica di
Bagnolo. In occasione del 20°
anno scolastico, poi, gli allievi le
hanno cambiato il nome in
"NonSoloNote". Perché oltre a
tanta musica - individuale e
d'insieme - vi trovano amicizia,
condivisione, volontariato. E il
"buon esempio" dei docenti,
che non si limitano a fare lezione,
ma suonano insieme ai ragazzi
nei concerti. Quale miglior
pratica?
Come vanno le iscrizioni?
Nell'anno scolastico 2008/2009
gli iscritti erano quasi 190, di cui
30 nella sede distaccata di Gavassa.
Negli ultimi anni qualche
nostro allievo, superando l'esame
di ammissione, ha proseguito
il piano di studi in Conservatorio;
nel 2009 ben 6 allievi
(4 di pianoforte, 1 di violino, 1
di flauto) sono passati all'Istituto
"Achille Peri" di Reggio.
Nessuna concorrenza?
I nostri sono corsi di base, comodi
per chi abita in zona. Possono
anzi fare da "ponte" verso
altri percorsi formativi, come
appunto quelli del conservatorio
o dell'Istituto Diocesano di
Musica e Liturgia.
Cosa offre l'anno scolastico
in corso?
Oltre ai collaudati corsi di pianoforte,
organo, chitarra acustica
ed elettrica, basso, batteria e
percussioni, saxofono, clarinetto,
flauto traverso e dolce, violino,
violoncello e canto solistico
e corale con il coro di voci bianche,
sarà riproposto il corso di
Avviamento alla musica con un
percorso melodico, ritmico e di
scoperta di tutti gli strumenti.
Inoltre saranno attivi i corsi collettivi
di Musica d'insieme e
Elementi di composizione che
completano, con Solfeggio, l'offerta
formativa.

Cortogno di Casina. Cinque generazioni di donne
Emma Fornaciari, di
un mese, ha mamma,
nonna, bisnonna e
trisavola. Un record
per la piccola Emma:
la mamma Stefania
Domenichini, di anni
25 (maestra presso
l'asilo parrocchiale di
Casina), la nonna
Morena Mazzoni di
anni 44 (titolare del
discount Ecu di Casina),
la giovane bisnonna
Tite di anni 64 (che gestisce il bar di Cortogno) e infine la
trisavola Olga Ferri di anni 92. In questa Italia del "crollo" demografico
c'è ancora chi non rinuncia alle gioie della maternità. La
neonata Emma appartiene a una famiglia di Cortogno, cinque
generazioni racchiuse in pochi lustri. Nella foto: le donne di casa
Domenichini. (Domenico Amidati)
Reggio. I nuovi cittadini reggiani si presentano
Venerdì 18 dicembre, alle ore 18, nell'ambito della Giornata internazionale
della tutela dei diritti dei migranti promossa dall'Onu,
le istituzioni locali incontrano i nuovi cittadini italiani nella
Sala del Tricolore, sede del Consiglio comunale di Reggio. In
mattinata, alle ore 9.30, preso l'istituto "Scaruffi-Levi" di Reggio
andrà in scena lo spettacolo teatrale Mille e una notte. Storie di vite
sospese a cura di SS9 Teatro. Per il programma completo delle
iniziative per la Giornata del migrante: www.municipio.re.it.
Reggio. Accoglienza notturna per donne tossicodipendenti
Sabato 19 dicembre prenderà il via il nuovo servizio di accoglienza
notturna per donne con problemi di dipendenza da stupefacenti
attivato dal Comune di Reggio in collaborazione con
l'associazione Papa Giovanni XXIII e l'Ausl di Reggio. "A casa di
Ercole" - la struttura comunale di via Dalmazia che ospiterà il
progetto - offrirà un posto dove dormire, un pasto caldo e la possibilità
di elaborare un percorso di cura e di reinserimento.
Rubiera. "Ricky" e "Planet 51" all'Excelsior
Sabato 19 dicembre, alle ore 21, al cinema teatro Excelsior di Rubiera
(in via Trento 3/d) verrà proiettato Ricky. Una storia d'amore
e libertà. Domenica 20 e 27 dicembre (alle ore 14.30 e 16.30) e
venerdì 25 e sabato 26 dicembre (alle ore 15.30 e 17.30) sarà proposto
il film di animazione Planet 51. Info: tel. 0522 626888.
Società & Cultura 19 dicembre 2009 17
TESTIMONIANZA
Il ballo «nuovo» imparato da Samanta
IL LINGUAGGIO
DELLA DANZA
«OLTRE» LA DISABILITÀ
Samanta Valisena ha 22
anni, abita a Scandiano,
frequenta l'ultimo anno
di Scienze dell'Educazione all'Università
di Reggio Emilia e,
piccolo particolare, è disabile
dalla nascita. Ha alle spalle
una famiglia d'oro, con mamma
Morena e papà Beppe che
incoraggiano la loro unica figlia,
sempre disponibili ad accompagnarla
in lungo e in
largo con la sua carrozzella.
Per esempio hanno spronato
la ragazza ad assecondare la
passione per il ballo, "ereditata"
probabilmente dalla nonna,
anche quando lei non si
sentiva molto convinta di tentare.
Ora che è diventata campionessa
italiana di wheelchair
dance (danza in carrozzella),
Samanta ammette: "la passione
per il ballo ce l'ho fin da
piccola, ma... essendo quei
tempi non maturi per questo
tipo di corso, ho dovuto
aspettare fino ai 21 anni,
quando mi si è presentata
l'occasione che sognavo da
sempre". Praticamente l'altro
ieri.
Qui intervengono i due
ballerini professionisti
che preparano Samanta
nella palestra
all'interno dello Stadio Mirabello.
Sara Magli, 30 anni, e Francesco
Bortone, 28, formano una
coppia nel ballo come nella vita
e sono i direttori tecnici dell'associazione
sportiva dilettantistica
"Obiettivo Danza"
(www.obiettivodanza.com),
aperta nel 2004 e aderente alla
Federazione Italiana Dan-
Una giovane campionessa di «wheelchair dance» si racconta
za Sportiva. Lavorano in città
ma spesso sono fuori sede per
esibirsi ad alti livelli. Prima di
Natale, per esempio, erano in
Israele per il campionato europeo
danze standard categoria
professionisti.
"Abbiamo conosciuto Samanta
tramite il Comitato
Paralimpico locale. Aveva già
fatto esperienze di ballo, ma
non in coppia", racconta Sara.
"E così - prosegue - abbiamo
'importato' a Reggio la
wheelchair dance, una disciplina
già diffusa da tempo nel
mondo anglosassone e russo,
che funziona sia con coppie
di disabili, sia con un partner
portatore di handicap e l'altro
normodotato".
Francesco e Sara hanno
iniziato a muoversi a
tempo di musica sin da
bambini. Grazie ad alcuni collaboratori
erano già abituati
ad ospitare nella loro scuola le
lezioni più disparate, dalle
danze caraibiche all'Hip hop
e dal ballo liscio alla danza del
ventre. Incontrando Samanta,
però, si è aperta una strada
nuova. "Le diciamo sempre
che è stata la nostra musa ispiratrice",
confidano i due professionisti,
che hanno già allenato
ragazzi sordomuti e tra
gli iscritti attuali annoverano
alcuni Down.
"Per ora - spiega Samanta -
siamo in due a praticare
wheelchair dance: io eseguo
Notizie da Città & Paesi
Novellara. Il Canto di Natale di Dickens
Domenica 20 dicembre, alle ore 16.30, nella Sala Baracchi del
Museo della Rocca di Novellara, il gruppo di lettura Proloco "La
Spezieria" propone la lettura recitata della storia di Ebenizer
Scrooge dal Canto di Natale di Charles Dickens.
Casalgrande. Via alla stagione teatrale del "Don Milani"
Inizia domenica 20 dicembre, alle ore 20.30, la nuova stagione del
Teatro Don Milani di Casalgrande. Il primo spettacolo in cartellone
è La Locandiera di Goldoni proposto dalla Compagnia "I
Torsoli di Mela" di Castellarano. Fra i prossimi appuntamenti si
segnalano una rassegna di teatro comico, musica (etnica e leggera),
una rassegna corale e serate dedicate alla videoproiezione
di foto e video. Tutto sul sito www.casalgrandeviva.it.
Coviolo. L'Ottocento in Villa
danze standard (walzer inglese,
tango, walzer viennese,
slow fox, quick step), mentre
l'altro ballerino 'carrozzato' fa
i latino-americani (samba,
cha cha cha, rumba, paso doble
e jive). I nostri partner sono
ballerini normodotati che,
oltre ad essere davvero bravi,
sono molto pazienti".
A
Rimini, nel giugno
scorso, si è disputato il
primo campionato
competitivo italiano di wheelchair
dance e Samanta si è
classificata al primo posto. Al
di là dei risultati, però, sottolinea
Francesco, "è stato bello
vedere il cambio di atteggiamento
di Samanta, che ha su-
Martedì 22 dicembre, alle ore 17, a Villa Levi (in via fratelli Rosselli
107) in Coviolo verrà presentato il volume Residenze di campagna
nel reggiano a cura di Umberto Nobili per Vittoria Maselli
Editore. L'autore del volume discuterà con Giuseppe Adani.
Reggio. Le foto del professor Macrì a Palazzo Casotti
Rimane aperta fino a domenica 27 dicembre a Palazzo Casotti di
Reggio (in piazza Casotti) la prima mostra personale di Diego
Maria Macrì, docente all'Università di Modena e Reggio. L'esposizione
presenta cinquanta fotografie a colori che colgono il rapporto
tra un'immagine fissa - un dipinto o un manifesto pubblicitario
- e la presenza di una persona, intenta a guardare o semplicemente
a passare davanti all'immagine. La mostra è aperta
dal martedì al venerdì, (15.30-19); sabato e domenica (10-13) e
(15.30-19). Informazioni chiamando lo 0522.444406.
Coppie di ballo.
Nella prima
foto, Samanta
Valisena è con
Achille Battista,
14 anni, il suo
attuale partner
di danza in
carrozzella (lo
considera un
"fratellino",
dicono i suoi
istruttori).
Nella seconda,
Sara Magli e
Francesco
Bortone
nell'atrio del
seminario
di Reggio.
perato gli imbarazzi iniziali e
ora a scuola è 'coccolata' da
tutti". E lei, Samanta, esprime
la sua soddisfazione con molta
chiarezza: "Quando ballo posso
dire di dimenticare chi sono
e vivo in un'altra dimensione!
E quando il pubblico applaude
me e il mio ballerino, voglio
pensare che apprezzi il nostro
impegno, e che non creda che
danziamo per pietismo, perché
ciò sarebbe svilire il nostro
lavoro e quello di chi ci insegna.
Questo rapporto con il
ballo mi ha permesso di forgiare
il mio carattere, smussando
alcuni aspetti che non
sopportavo, e mi ha aperto
nuove opportunità che intendo
portare avanti".
" L
Castelnovo Monti. In mostra le acqueforti di Viappiani
Fino al 6 gennaio in via Roma 50/b a Castelnovo Monti è possibile
visitare la personale dell'incisore e calligrafo Ugo Viappiani.
Protagoniste della mostra saranno le acqueforti, opere particolari
che richiedono anche 50 ore di lavoro, con cui Viappiani ha
immortalato incantevoli scorci dell'Appennino.
Brescello. Le opere di Carlo Bisi alla Casa della Musica
Dopo l’inaugurazione del 13 dicembre, prosegue fino al 5 aprile,
presso la Casa della Musica di via Cavallotti a Brescello, la
mostra antologica del pittore e disegnatore brescellese Carlo
Bisi (1890-1982). In esposizione circa 130 opere.
Correggio. Premiati gli studenti volontari in ospedale
L'Its "Luigi Einaudi" di
Correggio ha vinto il
primo premio al Concorso
nazionale "Guido
e Marcella Caccia",
per la cooperazione
tra il mondo della
scuola e il mondo della
sanità. Il progetto
premiato è ER: Studenti
in prima linea, attivato nel 2006. I giovani dell'istituto Einaudi
si recano volontariamente due volte a settimana al reparto
di Riabilitazione Neurologica dell'ospedale San Sebastiano di
Correggio per tenere compagnia a pazienti, per lo più giovani,
usciti dal coma in seguito a gravi incidenti stradali. La premiazione
(foto) è avvenuta a Lecco nell'ambito di un convegno promosso
dal network Ospedali di Andrea.
Reggio. Opportunità per la formazione
a nostra idea è che
possono ballare
tutti", sintetizzano
Sara e Francesco. E per dare
concretezza al proposito, dato
che l'attrezzatura per wheelchair
dance è piuttosto costosa,
in collaborazione con i colleghi
del programma Rai "Ballando
con le stelle" hanno organizzato
la generosa iniziativa
di raccolta fondi "Ballando
con il cuore". La seconda
edizione, prevista per la primavera
2010, contribuirà invece
a finanziare il "Progetto
Pulcino" della Neonatologia
reggiana.
Intanto gli allenamenti di Samanta
continuano. "La vediamo
due volte alla settimana;
nel primo incontro studiamo
insieme le coreografie adatte
per lei e per Achille (il suo
partner), mentre la seconda
prova, con la musica, è più di
performance", aggiorna Francesco.
Samanta partecipa anche
all'accademia formativa
del sabato pomeriggio,
aperta ai 250 iscritti della
scuola (dai 3 agli oltre 70 anni),
con lezioni tenute da
esperti di danza, psicologi,
nutrizionisti. Studia molto volentieri.
E, dopo la danza, ha
ben presente il prossimo
obiettivo post-laurea: "Voglio
lavorare con i bambini.
Spiegherò loro che anche una
persona disabile può arrivare,
credendoci, a realizzare i suoi
sogni fin dove gli altri, ma anche
lei stessa, non avrebbe potuto
immaginare".
Edoardo Tincani
Il 12 dicembre sono stati consegnati i diplomi a conclusione del
1° Master Grave cerebro lesione acquisita, progetto riabilitativo
con approccio multidisciplinare organizzato dall'Università di
Modena e Reggio Emilia e sostenuto dalla Fondazione Manodori.
Il corso, della durata di un anno, è il primo del genere in Italia
e ha attirato nella nostra provincia una ventina di professionisti
del settore, provenienti da tutto il territorio nazionale.
Il 15 gennaio scadrà invece il bando di presentazione delle domande
per l'assegnazione di 25 borse di studio per diplomati o
laureati della provincia di Reggio per stage professionali e di studio
in Europa. Il progetto Oltre Genius offre la possibilità di soggiornare
alcuni mesi all'estero (aprile-luglio e settembre dicembre
2010), con l'opportunità di acquisire conoscenze e competenze
poi riconosciute a livello europeo. Info: 0522.444193.

18
19 dicembre 2009
MEDICINA & RICERCA
Scienza e Vita
Tumori infantili, c'è ancora tanto da fare
LA BATTAGLIA PER
CONOSCERE E CURARE
LE NEOPLASIE NEI BIMBI
" O
rmai è passato
un anno. Era il 6
dicembre 2008
quando una banale ecografia
di controllo ci catapultava
in un mondo che neanche
pensavamo esistesse... E invece,
eccoci qui, senza Andrea,
e con la triste scoperta
e consapevolezza che i tumori
ci sono anche per i
bambini, in tutte le fasce d'età...
che ce ne sono più d’una
decina di tipi – tra cui il più
temuto, quello che ha ucciso
Andrea –, e che purtroppo
sono in continuo aumento".
Si è aperta con le toccanti parole
pronunciate da Anna
Nani – domenica 6 dicembre
2009, al Centro sociale «1°
maggio» di Guastalla – la
conferenza e pranzo di beneficienza
intitolata al piccolo
Andrea Pizzetti, un bimbo di
due anni e dieci mesi che un
anno fa, di questi giorni (era
il 16 dicembre) si spegneva
tra le braccia della mamma e
del papà nel reparto di Oncologia
pediatrica all'Ospedale
«Maggiore» di Parma.
Andrea era un bimbo sano
e robusto, ma il male
che l'ha aggredito – il
«neuroblastoma» – è riuscito
fino all'ultimo a mascherarsi
in modo subdolo e ingannevole,
come spesso avviene
proprio nei bambini, il cui
organismo è in rapida crescita.
"Forse domani toccherà a
un'altra famiglia affrontare
questo orrendo male", ha ripreso
Anna, "…ma dopo
quel che è successo, abbiamo
deciso di combattere la
guerra che Andrea non ha
nemmeno potuto cominciare.
Questo per non rendere
vana la sua morte, per proteggere
gli altri figli che il Signore
vorrà darci, e con loro
tutti gli altri bambini!".
Anna è cresciuta nella comunità
di Santa Vittoria di Gualtieri.
Non è persona abituata
a parlare in pubblico. È una
ragazza normalissima, semplice,
concreta. Ma è anche
una donna forte, e lo ha dimostrato
da madre e da spo-
Guastalla:il convegno pubblico nel nome del piccolo Andrea Pizzetti
Da sinistra: il piccolo Andrea Pizzetti, nel cui nome si è tenuta la giornata del 6 dicembre. Nella foto a fianco: Anna Nani, la
mamma, introduce il convegno. A destra il tavolo dei relatori: Filippo Leonardo (Associazione italiana per la Lotta al Neuroblastoma);
Nella Capretti (associazione "Noi per loro", Parma); Giancarlo Izzi, primario di Oncologia pediatrica al "Maggiore", Parma; il sindaco
di Guastalla Giorgio Benaglia, già direttore dell'Unità di Pediatria nel centro ospedaliero della Bassa. (foto Gabriele Maestri)
sa, restando in ogni istante
accanto al piccolo Andrea e
al fianco di suo marito, Michele
Pizzetti, col quale vive,
a San Giacomo di Guastalla.
Alla conferenza Anna ha preso
il coraggio a due mani e si
è rivolta ai presenti con determinazione.
"Non vivete
nell'ignoranza di queste malattie,
pensando «Tanto a me
non capiterà...». Sappiate che
se ora ho un grande rammarico,
è proprio quello d'aver
vissuto per oltre 2 anni nella
totale disinformazione e di
esserci poi piombata dentro
nel peggiore dei modi".
"
L'unica arma che
abbiamo", si è rivolta
ancora Anna
alla numerosa platea – oltre
cento persone – "è la conoscenza".
La battaglia contro
questi tumori, capaci di
sconvolgere all'improvviso
l'intera vita e l'organizzazione
di una famiglia, si combatte
su due fronti. Il primo è
quello di dare il proprio aiuto
e sostegno a chi si occupa
dei bambini malati e delle loro
famiglie. "Per questo abbiamo
voluto che sentiste direttamente
dalla loro viva voce
quanto, oggigiorno, questo
problema sia serio e diffuso"
ha detto prima di lasciare il
CHE COS'È IL «NEUROBLASTOMA»
Il «neuroblastoma» è la prima causa di morte per malattia in età prescolare.
È un grave tumore – in realtà un insieme di tumori – che colpisce
i bambini nei primi anni di vita, il più frequente entro i 5 anni (età
media alla diagnosi: intorno ai 2). Ha origine nel sistema nervoso, a
livello cerebrale. Fondamentale è la diagnosi tempestiva. Più della metà
dei piccoli che si ammala presenta sintomi (... anemia, inappetenza,
ecchimosi alle palpebre, pallore, gonfiore dell'addome, febbriciattola
persistente...) che possono trarre in inganno, poiché scambiabili
talvolta per semplici stati influenzali; 'segni' che precedono di settimane
o mesi la scoperta della malattia e ne rappresentano, di fatto,
l’unica evidenza. Questo spiega perché la diagnosi precoce sia – purtroppo
– spesso ritardata, specie quando il tumore primitivo è di piccole
dimensioni oppure localizzato nel «retroperitoneo alto», sede molto
difficile da raggiungere con l’esplorazione clinica. L'Associazione Lotta
al Neuroblastoma (nata nel 1993, per volontà di un gruppo di genitori
direttamente coinvolti ed oncologi che ne avevano in cura i figli)
è riuscita a individuare un gene, l'«ALK», che sembra predisporre alla
malattia, e sta mettendo a punto una terapia più mirata per i bambini
che non la sola chemioterapia, la quale distrugge in modo indifferenziato,
insieme con le cellule cattive, anche quelle 'buone'.
microfono agli esperti.
Al tavolo dei relatori stavano
persone che da
decenni lottano incessantemente
contro i tumori
dei bambini. Uno di questi è
il dottor Filippo Leonardo,
vicepresidente della Associazione
italiana per la Lotta al
Neuroblastoma."Trent'anni
fa non si conosceva alcuna
terapia efficace", ha spiegato
ai presenti, "oggi invece oltre
il 70% dei bambini può gua-
rire, soprattutto grazie alla
tempestività nella diagnosi
ed alla collaborazione tra i
centri di specializzazione ed
eccellenza presenti nel Paese.
La nostra Associazione è
il punto di riferimento in Italia
per il neuroblastoma.
Quando noi medici non riusciamo
a salvare un bambino
soffriamo molto... ma vedere
il coraggio e la forza di
famiglie come questa ci spinge
ad andare avanti". L'Associazione
fa ricerca scientifica
RU486, QUELL’INDAGINE CONFERMA I DUBBI
Il 30 luglio, con voto a maggioranza,
il Consiglio d’amministrazione dell’Aifa
(Agenzia Italiana per il Farmaco)
ha dato via libera all’uso della pillola
abortiva Ru486 negli ospedali italiani.
Il giorno successivo il ministro del Welfare
Maurizio Sacconi scrisse all’Aifa,
chiedendo di "indicare nel dettaglio le
modalità con cui garantire il pieno rispetto
della legge 194, la quale impone il
ricovero in una struttura sanitaria" sino
ad aborto avvenuto. Poi – al termine di
un’«Indagine conoscitiva» condotta dalla
12ª Commissione permanente (Igiene
e Sanità) del Senato, sulle caratteristiche
e l’utilizzo della Ru486 in Italia – si chiese
all’Aifa di modificare la delibera di lugli
precisando che il ricovero è da intendersi
"ordinario", ovvero senza scorciatoie
di day hospital e di dimissioni immediate.
Il Cda dell’Aifa il 2 dicembre ha
respinto la richiesta, rimandando la scelta
sulle modalità d’impiego della Ru486
a governo e Regioni. Sacconi ha replicato,
comunicando che "se non si riscontrerà
la effettiva, diffusa, pratica del ricovero
ospedaliero ordinario per le persone sottoposte
ad aborto farmacologico, si evidenzierà
una manifesta incompatibilità
con la legge 194".
Alcuni giorni prima che l’Aifa respingesse
la richiesta di modifica della delibera,
il dottor Lorenzo Calabrese – medico chirurgo,
nostro collaboratore – ci aveva in-
viato un contributo che si sofferma sulle
conclusioni dell'«Indagine conoscitiva»
condotta dalla Commissione Sanità del
Senato. Ne riportiamo alcuni passaggi.
La porta dell'abisso è stata ormai
aperta e attraverso di essa è entrato
purtroppo, in questo mondo fin
troppo saturo di guai, il "pesticida umano",
nuovo farmaco per il progresso dell'umanità,
salutato con gli onori del caso
dal mondo a-scientifico e ideologico,
in totale abiura del giuramento Ippocratico
e a dispregio della legge di Dio (cf. Gn
9,5), alla quale però tutti, volenti o nolenti,
dovranno rendere conto (...)
Umberto Veronesi.
Aveva definito
''una vergogna
nazionale''
lo stop deciso
dalla Commissione
Sanità del Senato
al commercio della
pillola abortiva
Ru486.
La legge normativa in merito, ovvero la
Legge 194 del 1978, all’articolo 8 prevede,
guarda caso, che l’Interruzione volontaria
di gravidanza possa avvenire
esclusivamente in ambito ospedaliero,
in strutture espressamente indicate dalla
stessa legge. Ne deriva che perché l’Ivg
con la Ru486 sia ricondotta all’interno
delle limitazioni previste dalla normativa
italiana, essa debba avvenire, in ogni
sua fase, fino a completamento della
procedura, all’interno di una delle strutture
indicate dall’articolo 8 della citata
legge n. 194 ovvero in altre parole l’intera
procedura abortiva, nelle sue diverse
fasi, deve essere effettuata in regime di
ricovero ordinario e non di day hospital
come da alcuni prospettato, perché sarebbe
impossibile il monitoraggio di
eventi avversi ed effetti collaterali, né è
prevedibile il momento in cui avverrà
l’espulsione dell’embrione morto.
Ragion per cui davvero non si capisce –
se non ascrivendola a ragioni pretestuose
– tutta questa lamentela mediatica,
sia dell'opposizione che di personaggi
del mondo scientifico ad essa legati, come
l'oncologo Umberto Veronesi, che
farnetica di vergogna nazionale sul Corriere
della Sera, dicendo che non possiamo
restare fuori dall’Europa. (...)
Altra questione è quella riguardante se e
in quale misura possa essere alterato
dalla metodica dell’aborto chimico l’impianto
della 194: circa le ricadute nell’immaginario
collettivo, la pillola abortiva
potrebbe apparire più invogliante
dell’aborto chirurgico, quando è risaputo
che è esattamente vero il contrario...
Lorenzo Calabrese
e il suo scopo principale è
proprio quello di promuovere
iniziative destinate a raccogliere
fondi, il cui ricavato
viene sempre devoluto allo
studio del neuroblastoma e
dei tumori cerebrali pediatrici.
Oggi l'Associazione (che
ha sede a Genova, presso l'Ospedale
e Istituto «Gaslini»)
conta 45 ricercatori e dispone
di attrezzature all'avanguardia
per un approccio terapeutico
particolareggiato
sulle specificità di ogni bambino
colpito dalla malattia
(Numero verde 800.910056,web:
www.neuroblastoma.org).
Prima del dottor Leonardo
aveva preso la parola
il prof. Giancarlo Izzi,
Primario del reparto di
Oncoematologia Pediatrica
all'Ospedale «Maggiore» di
Parma. Accanto a lui, la signora
Nella Capretti, presidente
dell’associazione «Noi
per loro» (sede: Parma, via P.
Rubini 12; tel. 0521.981741,
www.noiperloro.it), una realtà
che dal 1984 opera a fianco
delle famiglie di bambini
ricoverati e a sostegno del lavoro
del personale medico e
infermieristico del «Maggiore».
Gran parte degli sforzi
compiuti da questa associazione
ha lo scopo di ricreare
– attorno al piccolo paziente
– un contesto di relazioni
umane, nonché di ambienti,
che gli assicuri una «cura globale»,
abbracciando tutti gli
ambiti della sua vita. Ad
esempio attraverso la costruzione,
l'allestimento e l'arredo
di spazi accoglienti, pieni
di calore e di colore, luoghi
che mettano il bimbo e i suoi
genitori a proprio agio, dove
i piccoli possano giocare sentendosi
quasi come a casa.
La giornata del 6 dicembre,
già di per sé, si è rivelata
un grande traguardo,
e ha riservato non
pochi momenti di autentica
commozione. Al termine, i
familiari di Andrea sono riusciti
a raccogliere ben quattromila
euro, subito consegnati
– ripartiti equamente –
ai responsabili delle Associazioni
presenti. Lo sguardo di
Anna e Michele è sereno.
Sanno di aver fatto molto,
per ora tutto il possibile. Ma
nelle loro intenzioni questa è
la prima di una serie di importanti
iniziative di conoscenza
e sensibilizzazione.
"Perché", spiegano, "si parla
e si conosce ancora troppo
poco riguardo a queste realtà".
Quando è nata l'idea di
realizzare questo convegno?,
chiediamo loro a evento concluso.
"Il giorno dopo la morte
di Andrea. Da subito è partita
la voglia di fare qualcosa.
Anziché sfogare il dolore su
noi stessi... metterci a piangere
su un divano (che non
sarebbe servito a ridarci nostro
figlio), ci siamo lasciati
smuovere e guidare dal desiderio
di fare qualcosa 'in positivo',
di 'rivoltare' la rabbia
che avevamo dentro. Volevamo
testimoniare, nel nostro
piccolo, che si può realmente
uscire – anche se con grande
dolore – da quanto abbiamo
sperimentato. La ricerca"
– concludono – "è l'unica via
reale per assicurare una speranza
di vita a questi nostri
figli, nipoti, piccoli amici...".
Matteo Gelmini
UN PASSO AVANTI VERSO
I «DIRITTI DEL CONCEPITO»
È
stata presentata giovedì 3 dicembre, al Senato, la
proposta di legge per riconoscere i diritti della persona
"fin dal concepimento" e introdurre nel Codice
vivile la dizione: "Ogni essere umano ha la «capacità giuridica»
fin dal momento del concepimento". Elaborata dall’eurodeputato
Carlo Casini, presidente del Movimento per
la Vita (MpV), e già presentata dall’Udc, è sostenuta anche
dal presidente dei senatori del PdL Maurizio Gasparri e dai
vicepresidenti Gaetano Quagliariello e Laura Bianconi.
L’iniziativa sembra concretizzare le migliaia di firme raccolte
già nel maggio 1996 e depositate presso gli organi istituzionali.
A vent’anni dalla dichiarazione dei «diritti del
fanciullo» è significativa la convergenza su un tema così
decisivo. È sicuramente un progresso nella cultura giuridica,
perché attraverso il riconoscimento dei diritti del concepito
si favorisce il sostegno dei diritti di tutti.
In materia di riduzione degli aborti - obiettivo da tutti condiviso
- il presidente del MpV ha portato l’esempio delle legislazioni
di Polonia e Spagna. Le due leggi sull’interruzione
volontaria di gravidanza in Polonia e in Spagna sono identiche,ma
il numero degli aborti in Polonia nel 2007 è stato di
313, mentre in Spagna ha toccato quota 120.000! Nella legge
polacca per l’interruzione di gravidanza si indica, al primo
punto, il concepito come «persona», mentre in quella spagnola
il concepito è 'un qualcosa' che non gode di diritti.
Lo strabiliante divario del numero degli aborti sta tutto in
questo principio, che riconosce anche al «concepito» gli stessi
diritti che noi tutti desideriamo. È evidente, peraltro, che
oltre a sancire per legge un diritto naturale, si promuove in
questo modo una 'cultura' dei diritti inalienabili, cultura
ragionevole e facilmente comprensibile anche dai giovani.
Gabriele Soliani

Il volume "Le sfide del terzo millennio. Giovani alle prese con il mondo che cambia"
Martini e Bianchi in dialogo
con i giovani del Duemila
All'inzio dell'anno, il giornalista
ex-vaticanista del
"Corriere" Luigi Accattoli
ha curato la pubblicazione di
una serie di scritti e discorsi
dell'arcivescovo emerito di Milano
ai giovani dal titolo Liberi
di credere. I giovani verso una
fede consapevole per offrire uno
strumento privilegiato per la
formazione delle coscienze,
perché "scegliere di servire il
Signore" è il frutto di un lungo
ed intenso itinerario di scoperta
delle propria libertà. Il testo
è stato presentato al Centro
Giovanni XXIII di Reggio, alla
presenza del curatore, al primo
incontro del ciclo "Fede e cultura"
promosso dal Circolo G.
Toniolo.
In questi giorni, con lo stesso
intento di colpire l'attenzione
del mondo giovanile,
non solo cattolico, ma anche di
coinvolgerlo con il necessario
entusiasmo, è fresco di stampa
il volume Le sfide del terzo millennio.
Giovani alle prese con il
mondo che cambia. Un lavoro a
quattro mani di Carlo Maria
Martini e Enzo Bianchi, per la
casa editrice "In dialogo" di Milano.
Il testo raccoglie due scritti inediti
e preziosi, quasi una conversazione
a distanza fra i due
autori, che si rivolgono direttamente
ai giovani d'oggi, per
scoprire con loro la strada della
felicità di una vita piena e ricca
di relazioni positive con gli
altri, nella città e nella Chiesa.
Domande impegnative stanno
alla base delle riflessioni di
Martini e Bianchi: chi è e come
vive un giovane che vuole dirsi
"cristiano", oggi, in un mondo
che cambia e che sembra travolgere
nella sua frenesia tante
facili certezze? E ancora: dov'è
Ragazzina di 13 anni tenta il suicidio. 9 dicembre,
Rubiera: si era trasferita in Emilia
l'estate scorsa dal suo Paese d'origine e pa- sseetttteeggiioorrnnii cembre. Tante famiglie allo stadio per il
match dell'«Heineken Cup», coi giallorossi
del Monte dei Paschi di Siena Viadana
re siano state le difficoltà d'ambientamen-
sconfitti dai gallesi dell'«Ospreys».
to a spingerla al gesto estremo. Sono le 7 di
Coppia di Rom obbligava bambini a ru-
mattina quando si getta dal balcone della
bare. Reggio: in cella Silvana Novati e Da-
sua camera, al 2° piano di un condominio,
nil Duric, alla viglia dell'ennesimo colpo;
davanti agli occhi impietriti del fratellino,
costringevano 8 minori a svaligiare appar-
che può solo assistere impotente. Fratture
tamenti, minacciandoli con frasi come:
multiple, grave in Rianimazione.
"Se non vai a rubare ti spacco la testa".
Omicidio di Reggiolo, due ergastoli: inuti-
Tabaccaia seguita fin sotto casa e derubale
la confessione di Ravarelli. 10 dicemta.
13 dicembre, Castelnovo Sotto. Sottratbre.
Bologna: anche l'Assise d'Appello rito
l'incasso di giorni di lavoro a Giuliana
tiene ci siano prove schiaccianti contro gli ex amanti, colpevoli Cagossi, 51 anni, titolare de «Il Mosaico». Avendo il ladro incate-
di aver pianificato l'efferato delitto dell'artigiano Christian Canato il cancello automatico a casa della donna, la signora è 'covaletti.
A nulla serve il tentativo di lui di scagionare all'ultimo stretta' a scendere per controllare il motivo della mancata aper-
momento la Brandoli, dichiarando di essere stato l'accoltellatotura; negli istanti in cui è lontana dall'auto, la borsa viene presa.
re. La madre della vittima dopo la sentenza: "Lacrime di gioia". Riesce a bloccare un rapinatore, che però gli rompe un polso.
Lieve terremoto tra Luzzara e il Mantovano. Alle 13.20 avverti- 14 dicembre, Reggio: un 22enne commesso dell'«Intersport» inta
una scossa di magnitudo 2,6; nessun danno a persone o cosegue e trattiene Adil Elbetouly, clandestino 24enne, marocchise.
L'epicentro viene localizzato tra il comune della Bassa regno, che ha appena rubato una tuta firmata al negozio Nike. Il
giana e le località di Suzzara, Motteggiana, Borgoforte e Dosolo. giovane dipendente resiste senza mollare la presa seppur dolo-
«Skate Park», arrestato 26enne che spaccia eroina ai ragazzini. rante (nella colluttazione il malvivente gli ha spezzato il polso).
11 dicembre, Reggio. Operazione del reparto antidroga della Mu- Due giovani coniugi intossicati dal monossido di carbonio. Toanicipale
nel quartiere Regina Pacis. Il pusher è un tunisino, Mono: il pericoloso gas - invisibile e inodore - si sprigiona da un brastapha
Amire. Sconterà 1 anno e 8 mesi agli arresti domiciliari. ciere acceso, probabilmente non a norma. Abdel e Fatiha Malek,
In manette la titolare di un laboratorio-lager clandestino. Reg- 36 e 35 anni, avvertono vertigini e mal di testa; compreso che
gio: blitz dei carabinieri in via Bulgarelli 2 a Reggio. Catturata qualcosa non va, avvisano il 118. Li trasportano a Fidenza in ca-
Souxia Wang, 41 anni: gestiva un'attività di stiratura e confeziomera iperbarica, sottoposti a trattamento di ossigenazione.
namento abiti; alle sue dipendenze aveva lavoratori abusivi, che Una notte di vetrate sfondate in provincia. 15 dicembre. Colpi
teneva reclusi in regime di schiavitù in un seminterrato. in svariati negozi nel Novellarese, a Bagno, a Bagnolo, con auto-
Migliaia di spettatori al «Giglio» per la partita di rugby. 12 diariete oppure coperchi di tombini scagliati contro le vetrine.
Società & Cultura 19 dicembre 2009 19
Il cardinale Carlo Maria Martini fotografato ad un incontro con i giovani quando era arcivescovo di Milano.
A destra Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, a Magnano, in provincia di Biella.
la differenza che mostriamo in
quanto cristiani rispetto alla vita
del mondo? La risposta ai
due grandi maestri della fede:
il cardinal Martini, per tanti anni
alla guida della Chiesa di Milano,
fine biblista e conoscitore
dell'animo umano, e padre
Bianchi, monaco, priore del
Monastero di Bose, uno dei
"profeti" più ascoltati nel nostro
tempo.
Prendiamo dal testo, molto
snello e con una prosa
lineare e convolgente dei
due autori, alcuni passaggi. Il
card. Martini, là dove tratta con
sapiente lucidità l'esigenza di
"seminare speranza": Occorre
seminare speranza e la prima
qualità che si richiede è di vivere
l'amicizia per la città e per coloro
che la abitano. Bisogna giocarsi
per la città, bisogna amarla
evangelicamente, amare le
persone come sono, amare quelli
che giungono dal di fuori e
quelli che incutono più paura,
Nel testo gli autori si rivolgono
ai giovani per scoprire con loro la strada
della felicità di una vita piena
di relazioni nella città e nella Chiesa
che non sappiamo come avvicinare.
La vostra vocazione è
quella di creare piazze di incontro,
luoghi nei quali si possono
scambiare le opinioni, i pensieri,
le intenzioni, i desideri e cercare
insieme ciò che maggiormente
giova al bene comune
della città.
L'affondo del monaco di Bose è
altrettanto esplicito in tempi
ove la sensibilità religiosa pare
quella di costruirsi un Dio "fai
da te" , al solo scopo di rifuggire
dalla tentazione della noia:
Un cristiano giovane deve imparare
a lottare contro la dissipazione,
l'agitazione, che poi sovente
ha come terribile risvolto
la tentazione della noia. Questa
è una delle lotte più grandi. Si
tratta, nella vostra vita, di imparare
a sottrarre del tempo per
voi, da dedicare alla cura di ciascuno
di voi, uno spazio di silenzio,
uno spazio di solitudine.Voi
dovete imparare a trovare del
tempo nella giornata per pensare,
perché, alla vostra età, è più
importante pensare che pregare.
Perché chi pensa ed è credente,
dalla fede è indotto a pregare.
Allora chiediamo troppo ai giovani,
se diciamo di guardare
avanti con coraggio sui fondamenti
che indicano questi
"maestri"!
Luigi Bottazzi
Correggio. Il romanzo Bianco del giovane scrittore vince il Premio Tondelli
MISSIROLI SI LAUREA A PALAZZO DEI PRINCIPI
Si è svolta venerdì 11 e sabato 12 dicembre a Correggio
la nona edizione delle "Giornate Tondelli",
dedicate allo scrittore correggese Pier Vittorio Tondelli
scomparso nel 1991 e attivo negli anni Ottanta.
Dopo un seminario, che ha visto le riflessioni di numerosi
studiosi dell'opera tondelliana provenienti
da università italiane e straniere, nel pomeriggio di
sabato 12 è stato proclamato il vincitore del Premio
Tondelli per opere edite di giovani narratori: si trat-
ta di Marco Missiroli, autore del romanzo Bianco
edito da Guanda.
Il romanzo è ambientato nella nudità polverosa e
secca di un'America sudista in un imprecisato, ma
feroce per quanto riguarda il tema della differenza
razziale, spazio del Novecento. Marco Missiroli è
nato nel 1981 a Rimini. Con il suo primo romanzo,
Senza coda (Fanucci, 2005), ha vinto il Premio
Campiello opera prima. Vive e lavora a Milano.
L'AGGRESSIONE AL PREMIER
CONDANNA SENZA SCONTI
PIÙ IMPEGNO EDUCATIVO
L’
aggressione è stata violenta e brutale e le conseguenze
alla persona del presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi, avrebbero potuto essere anche
più gravi. Gravissimo è poi l’episodio in sé, tale da indurre
alla solidarietà, alla «sincera vicinanza» espressa immediatamente
dalla stessa presidenza della Cei.
Accanto all’espressione di solidarietà si pone una riflessione,
su molteplici piani. Il primo è relativo alla pressoché
inspiegabile «surenchère» – si direbbe con un’espressione
francese – cioè quel febbrile gioco al rialzo, quella 'spirale'
che ha segnato la vicenda politica italiana negli ultimi
tempi. Una spirale finalizzata certo a interessi a corto raggio,
in cui molti osservatori hanno colto tratti della crisi
che ha caratterizzato i primi anni Novanta: con tutto quel
che consegue ai «déjà vu», francamente desolanti. Per non
parlare degli «avatar» degli anni Settanta che sono comparsi
in questi giorni intorno a piazza Fontana.
Sembra che di fronte alla possibilità di chiudere almeno alcuni
aspetti di una lunghissima 'transizione' che ha segnato
il nostro Paese, ci si ritragga. E questo è tanto più
grave, perché tutti gli attori devono essere consapevoli che
la grande crisi economico-finanziaria del 2007, di cui sembra
si possa intravvedere una pur provvisoria soluzione,
non fa sconti a nessuno dei competitori internazionali.
Siamo, infine, alle questioni più profonde, relative al
tono del sistema-Paese. Da questo punto di vista sono
illuminanti le osservazioni del comunicato della
Presidenza della Cei, che riprende tanti interventi degli ultimi
mesi del cardinale Angelo Bagnasco il quale, proprio
pochi giorni fa, ha fatto appello a «un linguaggio serio e sereno».
Le parole del comunicato diffuso ieri – «auspichiamo
per il nostro Paese un clima culturale più sereno e rispettoso
al fine di realizzare nella coesione sociale e nella
responsabilità politica il bene di tutti e di ciascuno» – si
pongono così in continuità con l’invito ad affrontare le più
gravi e grandi questioni del Paese nel rispetto delle persone
che esprimono diverse posizioni.
Dalla Chiesa italiana, dunque, un richiamo al senso di responsabilità
collettiva.
È, per concludere, il momento della chiarezza: il momento
di dire dei «no» convinti, senza alcuna reticenza,
alla violenza, alla demonizzazione dell’avversario
come nemico. Con la consapevolezza che una «spirale»
di odio è molto facile da innescare e assai difficile da
spegnere, da superare.
Ecco, allora, la necessità di un convinto e condiviso investimento
culturale ed educativo per fare crescere insieme
il Paese, isolare i violenti e andare avanti con convinzione
nella concretezza.
SET IN THE CITY
Visto da E. T.
Francesco Bonini
Piazza San Prospero set hollywoodiano? Il 15 dicembre una civetta
insolita (al posto dei piccioni soliti) della Piazzetta di Reggio ha
finalmente acceso le luci del gossip in questo stanco natal. Ma sì,
come, non sapete? Pare che Antonia Ellis, produttrice della serie
non proprio puritana "Sex and the City", passeggiando per la vostra
cine-città sia rimasta stregata dalla piazza dei leoni (c'è chi
giura di averli sentiti ruggire come quello della Metro-Goldwyn-Mayer).
Così avrebbe espresso il desiderio di ambientarci una nuova
commedia romantica, con attrici tipo Jessica Alba o Eva Longoria,
quella di "Desperate housewives".
Tra "sesso in città" e "casalinghe disperate", nessuno si è chiesto che
genere di commedia romantica sarà... Indiscrezioni lasciano trapelare
che si tratterà del normale ménage fra un trans piantato in
asso dal fidanzato della figlia incinta e una massaia che dopo il terzo
divorzio sceglie di convivere stabilmente per un paio di mesi.
Comunque è bastato l'annuncio per far fantasticare intere categorie:
la generazione "X Factor" già sogna una comparsata, mentre i commercianti
della piazza gongolano all'idea di essere visitati dai divi
americani, pronti ad accoglierli al grido "Yes, we fan!". Ora i negozianti
concorrenti sguinzaglieranno i loro zero zero set per fiutare
nuove location. E qualcuno vuol vedere tutt'un altro film, da girare
in Area nord per la regia del maestro Ciakatrava. Tra Archistar e
Cine-star, cosa non fareste per un dado (Star?) di notorietà...

20
19 dicembre 2009
INFORMANZIANI
Rubrica della F.N.P.
Federazione
Nazionale
Pensionati
CISL
a cura di Pietro Ferri
pietro.ferri@cislreggioemilia.it
Brutte notizie...
...per noi pensionati. La perequazione delle nostre pensioni
per il 2010, calcolata sull’indice del costo della vita, sarà
dello 0,7% (capite bene: 7 centesimi lordi ogni 100 euro
percepiti), secondo la percentuale fissata dal decreto del
Ministero dell’Economia e del Lavoro che riduce altresì dal
3,3 al 3,2% la quota di perequazione fissata nel 2009. Per effetto
della riduzione sugli aumenti del 2009, le pensioni in
pagamento nel mese di gennaio risulteranno più basse rispetto
a dicembre. L’aumento, scontato il recupero 2009,
tornerà visibile con l’assegno del mese febbraio.
Cominciamo bene... anzi male, molto male. Da tempo non
si parla più di aumentare le pensioni in base al loro reale
potere d’acquisto, né si è data adeguata notizia sul provvedimento
ministeriale circa il "minimissimo" ritocco dovuto
all’aumento del costo della vita. La variazione percentuale
verificatasi negli indici dei prezzi al consumo (senza
tabacchi) per le famiglie di operai ed impiegati – tra il periodo
di gennaio/dicembre 2008 ed il periodo di gennaio/dicembre
2009 – risulta, per i ministri Tremonti e Sacconi, pari
allo 0,7%. Tuttavia, nella selva della statistica sappiamo
bene che il costo dei soli generi alimentari è aumentato mediamente
nel corso dell’anno dell’1,2%, che si preannunciano
aumenti sulle bollette del gas e di altri servizi pubblici,
mentre nulla è stato detto ad esempio sull’aumento dei
medicinali o del prezzo dei giornali
che, in sordina, hanno aggiunto
almeno 20 centesimi al costo
normale del quotidiano. Con
questo andazzo e con questi colpi
di lima, il potere d’acquisto delle
pensioni continua a perdere terreno,
complicando la vita a chi già
si trova in difficoltà per sbarcare a
fine mese. Siamo di fronte ad una
situazione (checché se ne dica) di
malcontento generale e strisciante,
aumentata dal fatto che con la
Legge finanziaria il Governo ha
prosciugato dall’Inps – senza alcun
accordo coi sindacati e i datori di lavoro – 3 miliardi di
euro dal Fondo Tfr, colà depositati, per coprire una spesa
corrente che corre senza limiti. Né parleremo della presa in
giro rappresentata dal rinvio del pagamento dell’acconto
Irpef di novembre, spacciato per un provvedimento dettato
dall’ansia di dare liquidità agli asfittici portafogli dei lavoratori
dipendenti, che però – nel prossimo mese di giugno –
dovranno restituire la maggior disponibilità ricevuta. Siamo
lontani, e molto, dagli obiettivi per i quali ci battiamo
da anni. La rivalutazione del potere di acquisto delle pensioni
con il provvedimento odierno sembra allontanarsi all’infinito,
mentre resta parcheggiata nel paradiso dei desideri
la richiesta di una minor tassazione per i nuclei famigliari
numerosi e per i più indigenti. E dire che lavoratori dipendenti
e pensionati concorrono per l’80% alle entrate Irpef
del nostro Paese. Si mediti pure su questa situazione,
ma domandiamoci anche se è sufficiente l’auspicato abbassamento
dei toni della politica e della polemica per riportare
serenità nei rapporti quotidiani, soprattutto in questo
periodo in cui il messaggio natalizio dovrebbe aprire i
cuori e le menti a una più convinta solidarietà e alla condivisione
dei bisogni di una gran parte dei nostri concittadini.
Buon Natale, amici lettori; con l’augurio, nel 2010, di poter
riferire notizie meno sconfortanti. (p. f.)
"Non luoghi"... e betoniere...
Non poteva finire diversamente – e, soprattutto, non convinceva
– l’idea, ripetutamente propagandata, che bastassero
le firme e i timbri sui protocolli ufficiali per dare via
libera al mega cantiere per la realizzazione della "città
nord". Gli accordi paventati dalle cronache giornalistiche
– che surrettiziamente venivano presentati come ampiamente
definiti tra le diverse controparti in causa – si sono
dimostrati fragili e bisognosi di un maggiore e più ampio
consenso, attraverso un radicale riesame del noto e dibattuto
Psc (esempio: idea di sviluppo della città, pianificazione
territoriale provinciale, viabilità, trasporti, cementificazione
aree agricole a fronte di immobili commerciali e
civili per circa 8.000 appartamenti risultanti invenduti).
Sono riaffiorati quegli interessi contrapposti, seppur legittimi,
che richiedono, da parte dei vari soggetti (amministrazioni
pubbliche, istituzioni, controparti economiche
e sociali, rappresentanze dei cittadini), una trasparente e
approfondita riflessione. Si ridiscutano, quindi, tutte le
problematiche in gioco, i "sogni" di qualcuno, oltre che –
cosa più corposa – anche quei sette punti proposti dal noto
imprenditore Maramotti. Ma, per favore, una buona volta,
si rinunci a indicare come unica questione centrale il
tempo libero e i luccicanti modelli commerciali e speculativi.
La degenerazione consumistica ed egoistica è così
forte che la si può combattere solo con l’adesione a principi
sociali basati su valori profondi, che perseguano il
bene comune. (G. P.T.)
Società & Cultura
A BARAGALLA. IL RICORDO DI UN EX ALLIEVO
50 anni fa nasceva coi Gesuiti
la Scuola di Formazione sociale
Il 10 maggio 1956, in località
Baragalla, su terreni del
beneficio parrocchiale di
Rivalta, avviene la posa della
prima pietra – da parte di
mons. Beniamino Socche, vescovo
di Reggio Emilia – dell’erigenda
Casa del Sacro
Cuore, retta dai Padri Gesuiti,
cui diede un forte impulso il
primo direttore Padre Gaetano
Galbiati (1911-1987). Il 28
ottobre 1956, con un suggestiva
cerimonia nella piazza
del Duomo a Reggio Emilia,
Papa Pio XII da Roma accende
via radio la lampada multicolore
posta davanti alla statua
del Sacro Cuore di Gesù
(opera della nota scultrice
Carmela Adani), poi innalzata
su apposito traliccio, come
simbolo di amore nella fede
verso le genti emiliane ancora
abbacinate dal verbo ateo e
marxista. L’inaugurazione ufficiale
del Centro ha luogo il
25 aprile 1958, con un intenso
discorso del card. Giacomo
Lercaro di Bologna durante la
Santa Messa concelebrata dai
vescovi di Reggio Emilia, Piacenza
e Modena.
La Scuola Superiore di Scienze
Sociali, rivolta alla formazione
dei laici cristiani, nasce
in quel contesto per volontà
dei vescovi dell’allora Regione
Ecclesiatica Emiliana (Piacenza,
Fidenza, Parma, Reggio
Emilia, Guastalla, Carpi,
Modena) e col plauso di eminenti
personalità quali il card.
Montini, mons. Pignedoli,
l’on. Fanfani e l’on. Ferrari Aggradi.
La direzione delle scuola fu
affidata ai dinamici Padri Gesuiti
del Centro S. Fedele di
Milano – editori delle famosa
rivista «Aggiornamenti sociali»
– attraverso la lungimirante
e tenace azione di Padre
Luigi Rosa (1920-1980), nominato
vicepreside e vero animatore
di quella formidabile
esperienza formativa (il preside
è mons. Amici, arcivescovo
di Modena).
Il primo anno accademico
viene inaugurato il 14 novembre
1959, con una elevata
prolusione di mons. Prati
e la lezione magistrale affidata
al prof. Siro Lombardini,
dell’Università Cattolica di
Milano. Nel secondo anno accademico
la lezione inaugurale
la tiene il prof. Giuseppe
Lazzati, già costituente della
Dc con Fanfani, Dossetti e La
Pira e allora docente di Letteratura
cristiana all'Università
Cattolica. Il programma trien-
Venerdì 11 dicembre il Forum
provinciale delle associazioni
familiari, riunito in assemblea
nella sua sede di via Veneri 94, a Reggio
Emilia, ha provveduto al rinnovo
degli organismi dirigenti che resteranno
in carica per il triennio 2010-2012.
È stato eletto presidente l’avv. Emilio
Ricchetti, dell’Unione Giuristi Cattolici
Italiani, mentre faranno parte della
Segreteria esecutiva: Cristina Bassoli
(Centro Italiano Femminile), Donatella
Cappucci (associazione «Cilla»),
Eleonora Crialesi (Azione Cattolica
Italiana), Stefania Di Raimo (Sindacato
delle Famiglie), Pietro Moggi
(Associazione «Comunità delle Beatitudini»),
Diego Noci (Movimento per
la Vita), Matteo Orlandini (Centro Aiuto
alla Vita) e Luigi Picchi (Associazione
Nazionale Famiglie Numerose).
Il presidente Ricchetti ha nominato vi-
Due immagini da "La Libertà" del 21 novembre 1959: a Reggio,
l'inaugurazione della Scuola Superiore di Scienze Sociali. In alto:
parla il prof. Lombardini (gli sono accanto mons. Prati, vescovo
di Carpi, e padre Rosa). Sotto: l'aula durante la prolusione.
nale di studi era di livello
para-universitario, con quattro
sezioni disciplinari (teologia
e filosofia, metodologia e
storia, economia e sociologia),
per un complesso di
quindici materie e relativi
esami annuali. Lo Statuto della
Scuola enuncia che "nel
contesto della società italiana
concorre a preparare i giovani
cattolici alla migliore assunzione
delle responsabilità alle
quali sono chiamati come cittadini
dello Stato democratico".
Il Centro dei Gesuiti fu
dunque, nell’insieme, una
vera novità, una realtà viva,
dinamica, aperta al vento
dello spirito conciliare 'giovanneo'
e ai mutamenti della
società italiana, una fucina di
nuove iniziative parrocchiali
e locali nel campo della catechesi,
della pastorale e della
cultura non solo sociale (ad
esempio, con i cineforum),
promuovendo e ospitando
anche un Istituto di pastorale
e di Scienze sociali per il Clero
«Giovanni XXIII», che aveva
come docente – fra gli altri
– un giovane padre Carlo Maria
Martini. E ancora si offriva
alla varie realtà ecclesiali e associative
un servizio di predicazione,
un calendario di
esercizi spirituali, una serie di
...poi il servizio religioso e spirituale che
i Gesuiti avevano portato con competenza
e generosità...venne gradualmente disatteso,
incontrando, se non ostacoli, certo molte
disattenzioni ed incomprensioni...
incontri specializzati e convegni,
che spaziavano in tutta la
Regione emiliana e nelle vicine
diocesi della Lombardia
(Mantova, Cremona...).
Itempi però cambiarono –
forse in modo più veloce
del previsto –, mutò il contesto
ecclesiale, l’associazionismo
cattolico entrò in crisi,
subentrarono altre agenzie
formative anche in ambito
socio-politico, il 'servizio' religioso
e spirituale che i Gesuiti
avevano portato con
competenza e generosità in
terra emiliana venne gradualmente
disatteso, incontrando,
se non ostacoli, certo mol-
ce-presidente Pietro Moggi e la Segreteria
ha designato come Segretario-tesoriere
Marcello Montanari.
Le designazioni sono avvenute all’unanimità,
al termine di una proficua
serata di dibattito nella quale sono intervenute,
con un proprio rappresentante
o delegato, 14 delle associazioni
che attualmente aderiscono al Forum
provinciale.
te disattenzioni ed incomprensioni,
nel clero secolare e
non solo. La Scuola, che aveva
gettato tanti 'semi' di alta e
valida formazione sociale,
chiuse i battenti – dopo soli
sette anni di attività – nel giugno
1966, per la carenza di un
adeguato numero di partecipanti,
e forse perché dalle
parrocchie non esisteva più
un forte anelito alla formazione
sociale. I Gesuiti lasciarono
ufficialmente e 'in punta
di piedi' Reggio nell’Emilia ed
il Centro del Sacro Cuore il 12
ottobre 1975; una Santa Messa
di saluto, con un incontro
conviviale, si tenne nella sola
parrocchia di Rivalta, per
esprimere la gratitudine di
tutta la comunità ai Gesuiti.
Il 17 maggio 1978 il vescovo
Gilberto Baroni eresse
con proprio decreto la
parrocchia di Baragalla, dedicandola
al «Sacro Cuore di
Gesù». Forse qualcuno di quei
semi diede, nel tempo, un
qualche 'germoglio' importante:
nel 1983, a chiusura del
Sinodo diocesano, il vescovo
Baroni avviò una Scuola di
formazione sociale – diretta
dall'ausiliare mons. Camillo
Ruini –, che tuttavia (anch'essa)
nel volgere di un lustro
cessò, per riprendere poi a
metà degli anni '90 per iniziativa
del Vicariato urbano, della
Cisl e delle Acli, nel contesto
di un più vasto Progetto
culturale della Cei, che aveva
favorito – dopo il Convegno
ecclesiale di Palermo del novembre
1995 – la creazione di
una consistente e articolata
rete di «Scuole di formazione
all’impegno sociale e politico».
Strutture e momenti formativi
poi andati via via spegnendosi,
anche se non del
tutto (oggi ne sono attivi una
trentina) a seguito dei mutamenti,
taluni repentini, del
contesto antropologico, politico
ed ecclesiale nel nostro
Paese.
Quello che può far riflettere
oggi, a fronte
della «sfida educativa»
che con forza ripropone
il Papa e la Chiesa tutta, è
se non sia il caso di riprendere
al meglio quelle esperienze,
per dare spazio e sollecitazioni
forti ad un «pensiero sociale
cristiano» non episodico
o di corto respiro, ma capace
di aggiornarsi e di farsi all’altezza
dei tempi.
Luigi Bottazzi
FORUM FAMIGLIE DI REGGIO: RINNOVATE LE CARICHE
Sono state ribadite le finalità del Forum,
sulle quali si intende proseguire
il lavoro nel triennio prossimo: quella
«culturale» di promozione e salvaguardia
dell’istituto familiare, secondo
i dettati della nostra Costituzione
(articoli 29-30-31); quella «istituzionale»
di valorizzazione del ruolo sociale
della famiglia attraverso il sostegno e
lo sviluppo dell’associazionismo familiare;
quella «politica» di dialogo
con le istituzioni, sia nel quadro nazionale
che a livello locale, allo scopo
di promuovere scelte politiche che siano
realmente a sostegno della famiglia,
sia nella sua identità, che nei suoi
compiti, che di fronte alle necessità
della vita quotidiana.
Forum provinciale delle associazioni
familiari di Reggio Emilia
segreteria@forumfamigliereggio.it

AGENDA DEL VESCOVO
AGENDA DELL’AUSILIARE
Venerdì 18 dicembre
Nel pomeriggio e la sera il Vescovo inizia la Visita pastorale
a S. Croce e a S. Paolo. Per l’occasione incontra anche
ragazzi ed educatori del Get e del Cep in Oratorio.
Sabato 19 dicembre
Nel pomeriggio e nella sera continua la V. p. nell’Unità pastorale
S. Croce -S. Paolo e a Mancasale. Per l’occasione
incontra il gruppo Agesci Reggio Emilia 3 in Oratorio.
Domenica 20 dicembre
Presiede la Messa della V. p. alle 9.30 in chiesa di Mancasale
e alle 11.15, nel salone dell’Oratorio “Don Bosco”
di via Adua per le parrocchie di Santa Croce-San Paolo.
Lunedì 21 dicembre
Alle 18.30, nella cappellina del Vescovado, mons. Caprioli
presiede la Messa in preparazione al Natale con i
volontari e le volontarie della Mensa del Povero.
Alle 21, in seminario, presiede il Vespro con studenti ed
insegnanti dell’Issr e consegna i Diplomi di studio.
Martedì 22 dicembre
Alle 11.50, nella Sala Conferenze del Museo Diocesano,
Vescovo e Ausiliare incontrano per uno scambio augurale
tutti i collaboratori di Curia e degli Uffici pastorali.
Venerdì 25 dicembre – Natale del Signore
In Duomo presiede la Messa della Notte di Natale (24 dicembre,
inizio a mezzanotte); alle 10 presiede la Messa
del Giorno di Natale nella Casa circondariale. Alle 12.30
è a Montecchio (Casa del Clero), per il pranzo di Natale.
Giovedì 31 dicembre
L’ultima sera dell’anno, alle 21, presso la sede del Centro
giovanile Gabella di via Roma a Reggio, mons. Caprioli
introduce alla Veglia di preghiera e testimonianza per la
pace, in cammino per le vie della città fino al seminario.
Venerdì 1° gennaio 2010
Alle 17.15, in piazza del Duomo a Reggio, presiede l’atto
di affidamento a Maria del nuovo anno (omaggio alla
Madonna Dorata posta sulla sommità della facciata del
Duomo); alle 18, in Cattedrale, presiede la Messa di Maria
Santissima, Madre di Dio, 43ª Giornata della Pace.
Sabato 2 e domenica 3 gennaio
A Canali guida la due giorni di ritiro per l’Ordo Virginum.
Martedì 5 gennaio
Alle 18.30, nella chiesa di San Giuseppe a Reggio, il Vescovo
presiede la Messa per don Alberto Altana e del diacono
Luciano Forte nel 10° anniversario della scomparsa,
e del diacono Osvaldo Piacentini nel 25° della morte.
Giovedì 7 gennaio
In mattinata, in Seminario, il Vescovo e l’Ausiliare partecipano
alla riunione del Consiglio Presbiterale diocesano.
Dal pomeriggio del 7 a domenica 10 gennaio
Riprende la V. p. al Vicariato urbano (Zona Nord) incontrando
le parrocchie S. Giovanni Bosco-S. Prospero Strinati.
Venerdì 18 dicembre
V. p.: alle 21, in Aula Mater (Oratorio Don Bosco), modera
l’Assemblea dell’u.p. Santa Croce e San Paolo.
Sabato 19 dicembre
Ore 16.30, sala Conferenze del Museo Diocesano: partecipa
all’incontro di presentazione dei Quaderni degli Atti
delle Giornate di Studio sulla Cattedrale di Reggio.
Alle 18.30, al Teatro ReGio, l’Ausiliare presiede la Messa
in preparazione al Natale, per sportivi e dirigenti del Csi.
Lunedì 21 dicembre
Ore 9.30, in Caritas: incontra il Comitato promozione e gestione
del Fondo diocesano di solidarietà Famiglia-Lavoro.
Ore 21, chiesa del Buon Pastore, Reggio: presiede la Veglia
di Avvento con i giovani di Azione Cattolica.
Mercoledì 23 dicembre
A fine mattinata, presso l’Istituto Scolastico San Vincenzo,
partecipa all’incontro augurale col preside e gli insegnanti.
Venerdì 25 dicembre – Natale del Signore
L’Ausiliare concelebra alla Messa della Notte di Natale
(v. sopra); alle 9 presiede la Messa del Giorno di Natale
all’Opg e conferisce la Cresima a due detenuti.
Giovedì 31 dicembre e Venerdì 1° gennaio 2010
Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio: il 31 dicembre alle
18.30 presiede la Messa in Ghiara a Reggio per le parrocchie
del centro storico, col canto del «Te Deum». Il 1°
gennaio alle 18 presiede la Messa a Guastalla (Santuario
B.V. Porta) con la preghiera per il nuovo anno e la pace.
Mercoledì 6 gennaio
Alle 10.30 in Cattedrale, l’Ausiliare presiede la Messa dell’Epifania
del Signore e la Festa dei Popoli.
Giovedì 7 gennaio
Alle 21, in S. Giovanni Bosco città, modera l’Assemblea
parrocchiale in occasione della Visita pastorale.
Venerdì 8 gennaio
Alle 19.30, nell’oratorio di S. Ilario, presiede la Messa per
Mons. Pietro Margini nel 20° della morte.
Alle 21, a San Prospero Strinati, l’Ausiliare modera l’Assemblea
parrocchiale in occasione della Visita pastorale.
La Settimana 19 dicembre 2009 21
IL SANTO DELLA SETTIMANA
21 dicembre
Beato Pietro Friedhofen
Religioso e fondatore
Weitersburg, 25 febbraio 1819 – Coblenza, 21 dicembre 1860
Se non esiste un patrono degli spazzacamini, il Beato Pietro
Friedhofen potrebbe senz’altro esserlo, nonostante
sia stato anche e soprattutto un fondatore di Congregazione
religiosa. Pietro nacque a Weitersburg presso Vallendar
(Coblenza) in Germania il 25 febbraio 1819, sesto dei sette figli
di Pietro Friedhofen ed Anna Maria Klug. Ha appena un anno
quando muore il padre. A 9 anni rimane orfano anche della
madre; i figli rimangono in uno stato di totale abbandono e
povertà, tanto che il Comune di Vallendar si deve assumere
l’onere della loro assistenza. Una buona donna del paese si
prende cura dei tre più piccoli, ma la povertà non permette a
Pietro nemmeno una frequenza costante della scuola elementare.
A 13 anni, dopo aver ricevuto la Prima Comunione,
raggiunge ad Ahrweiler il fratello più grande, Giacobbe, spazzacamino
della città, per apprendere anche lui questo mestiere
faticoso ma necessario; a 18 anni diviene spazzacamino e
grazie alla sua serietà e competenza, nel 1842, a 23 anni, è assunto
dal Comune come maestro spazzacamino.
Colpito dall’indifferenza religiosa
dei giovani del paese,
comincia a raccogliere
in gruppi distinti ragazzi e ragazze;
risveglia le associazioni di S.
Luigi, istituendone di nuove e
scrivendone gli Statuti. Canta sui
tetti canzoni mariane e invita i ragazzi
che si adunavano nella strada
a unirsi a lui almeno per il ritornello.
Ma ben presto una lunga
malattia di petto gli rende impossibile
continuare. A 26 anni nel
1845 è ospite per un breve periodo
nel noviziato dei Redentoristi a
Wittem, in Olanda; rimane molto colpito dal fervore che lì si vive
e si accende in lui l’amore del chiostro; forse vi rimarrebbe,
ma in ottobre muore suo fratello Giacobbe, lasciando 10 figli e
la moglie incinta. Non si sente di abbandonarli alla miseria, e
pur essendo ormai licenziato perché dimissionario, si fa assumere
come spazzacamino al posto del fratello defunto.
Nel frattempo continua a promuovere tra i giovani un’assidua
frequenza ai sacramenti, giungendo a fondare per
questo scopo un’associazione intitolata a S. Luigi Gonzaga.
Il vescovo di Treviri lo ricevé il 2 luglio 1847 insieme ad
una delegazione e approvò la regola di vita, da lui stesso scritta.
Poi, il 16 novembre 1850, compiuto il noviziato, può inaugurare
il convento di Weitersburg del suo nuovo Ordine dei «Fratelli
della Misericordia di Maria Ausiliatrice». Il 25 marzo 1851 Pietro
riceve l’abito e finalmente, il 28 febbraio 1852 il vescovo di
Treviri Arnoldi decreta il costituirsi della nuova Istituzione, stabilendone
il fine nell’assistenza ai malati e nominando il parroco
di Coblenza, Filippo De Lorenzi, loro superiore ecclesiastico.
Con l’aiuto del De Lorenzi, partendo dalla Regola dei Celliti,
Friedhofen compone la Regola della nuova Congregazione. Ancora
vivente il fondatore, l’Istituto si diffonde anche a Kylburg,
Lussemburgo e poi in America, Asia, Africa e Roma.
Pietro dal 14 marzo 1852 è «superiore dei Fratelli» e in tale qualità
rimane fino alla morte. Le sue condizioni di salute però non
sono buone (fin dal 1843 soffre per una grave malattia polmonare).
Si spegne il 21 dicembre 1860 a Coblenza. Il 27 luglio 1928
i suoi resti vengono traslati a Treviri, nella Cappella di Maria Ausiliatrice.
È beatificato da Giovanni Paolo II il 23 giugno 1985.
Antonio Borrelli
La Libertà
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Chiuso in redazione alle 21.30 di mercoledì 16 dicembre 2009
Tiratura del 12 dicembre 2009: 5.150 copie
UNO SGUARDO ALLE LETTURE
20 dicembre
IV Domenica di Avvento
1
Al centro di questa pagina del Vangelo c’è l’incontro
tra due donne, Maria ed Elisabetta, che in realtà
diventa l’incontro tra i due bambini che esse portano
in grembo: Gesù e Giovanni il Battista. L’angelo aveva
annunciato a Maria la maternità dell’anziana parente
Elisabetta, come segno che tutto è possibile a Dio. Per
questo Maria corre da Elisabetta, per verificare il segno,
ma anche perché ha una grande gioia da comunicare e
desidera incontrare qualcuno che la possa capire. Quando
le due donne si incontrano, Giovanni, nel grembo di
Elisabetta, “danza” di gioia, quasi ad anticipare il suo ruolo
futuro di battistrada di Gesù. Questo spinge Elisabetta
a intuire che Maria, che le sta di fronte, è la madre del Signore
e a salutarla come portatrice di una grande gioia. È
come se la lunga attesa dell’Antico Testamento accogliesse
il compimento delle promesse di Dio. Elisabetta (e Giovanni
nel suo grembo) rappresentano tutto il popolo di
Israele che ha aspettato il Salvatore, ma anche l’umanità
intera che, consapevole o no, esprime attraverso le sue attese
e le sue speranze, un immenso bisogno di salvezza.
Elisabetta e Maria sono due donne che portano un segreto
che è fonte di gioia, ma è anche difficile da comunicare.
Quando esse si incontrano, per un dono di Dio,
ciascuna di loro si sente capita, accolta, accettata all’altra.
Scompare il timore e rimane la gioia per i grandi doni
che hanno ricevuto da Dio. La comunicazione è una
delle nostre esigenze più profonde; ed è un grande dono
di Dio trovare qualcuno che ci sa capire, come è un grande
regalo che facciamo agli altri quando siamo disponibili
ad ascoltarli e cerchiamo di capirli. Occorre però imparare
l’arte di comunicare.
La comunicazione è vera quando tocca delle cose
profonde, importanti; se resta in superficie, non
soddisfa. La comunicazione più profonda, per due
persone credenti, è quella che riguarda la propria fede:
parlare del Signore e di ciò che egli fa per noi. È cosa difficile,
per cui non lo si sente fare molto spesso. Ma è la base
di una comunione vera e profonda. Elisabetta dice a
Maria: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di
ciò che il Signore le ha detto” (vedi Luca 11,27-28: “Beati
quelli che ascoltano la Parola di Dio; oppure: Gv 20,29:
“Beati coloro che crederanno”). La grandezza di Maria,
come la nostra, si misura dalla grandezza della sua fede.
Chi crede è definito “beato”, cioè felice e fortunato: è un
essere ben riuscito secondo il progetto per cui Dio l’ha voluto.
La libertà umana ha come suo esito positivo l’atto di
fede. Infatti siamo creati per amare: la vita ci è stata data
perché non ci rinchiudiamo in noi stessi, ma entriamo in
una relazione di amore e di fiducia con qualcuno. Ma poiché
soltanto Dio merita abbandono e fiducia incondizionata,
soltanto Dio non delude, in Lui la nostra vocazione
ad aprirci a qualcuno può trovare il suo esito più bello,
quello che le permette di non fallire.
a lettura Mi 5,1-4a
Da te uscirà per me colui che
deve essere il dominatore in Israele.
Salmo responsoriale (Sal 79)
Signore, fa’ splendere il tuo
volto e noi saremo salvi.
2a lettura Eb 10,5-10
Ecco, io vengo per fare,
o Dio, la tua volontà.
Vangelo Lc 1,39-45
A che cosa devo che la madre
del mio Signore venga da me?
don Edoardo Ruina
LA A LIBERTÀ LIBERTÀ
VIGILATA VIGIL
dalle pagine di 50 anni fa
L'ultimo numero de "La Libertà" del 1959, datato come
quest'anno 19 dicembre, presenta una lettera aperta ai lettori
con gli auguri di Natale e l'invito a sostenere e diffondere
il settimanale cattolico reggiano. Un servizio del direttore
rievoca la figura di don Luigi Manfredi, a cui il 13 dicembre è
stata dedicata una lapide nella chiesa di Budrio di Correggio
(si veda la foto, con il vescovo Socche), a fianco della quale il
sacerdote era stato assassinato da due sicari quindici anni
prima, la sera del 14 dicembre 1944.
Un articolo di Amleto Zarattini commenta la rassegna del disegno
e della scenografia allestita all'Isolato San Rocco di Reggio
dalla scuola media di via Emilia San Pietro 41.
Vengono infine pubblicate diverse nomine di canonici e parroci;
tra le notizie, domenica 20 dicembre don Giovanni Cipolli
prende possesso della parrocchia di Casalgrande.

22
19 dicembre 2009
«DANNI COLLATERALI»
Uranio a fini bellici:
correlazioni e misteri
Danni collaterali: con quest'espressione, piuttosto
disinvolta, si indicano le perdite umane, non desiderate,
cioè non direttamente riferibili ad un nemico
militante, che avvengono per fatti bellici. Le più incresciose,
perché più evitabili, sono quelle differite, poiché
sono dovute all'uso di sostanze letali che compiono la
loro funzione anche quando il nemico non c'è più, anzi
nella maggior parte dei casi, quando è già stato sopraffatto.
Su "La Libertà" sono stati pubblicati, tempo fa, due miei
articoli che precisavano il significato deprecatorio corretto
da attribuire sia alle "cluster bomb", cioè alle bombe
che si sminuzzano in bombette (il che non significa necessariamente
una letalità differita, ma ciò può essere voluto)
ed anche ai proiettili perforanti all'Uranio impoverito.
Circa i secondi, pur non mettendo in dubbio che qualche
cosa di fosco ci dovesse essere, tendevo a ricercare altrove
le cause, in questo appoggiandomi a medici ricercatori,
dato che:
1) le neoplasie per ingestione d'Uranio sono a carico del sistema
urinario (a cominciare dai reni) e non di tipo leucemico
come si dice sia la pressoché totalità di quelle dei reduci;
2) poiché si tratta di contaminazione persistente, non volatile,
non a breve decadimento, le popolazioni locali dovrebbero
soffrirne ben più che i soldati che l'hanno sparsa
e poi se ne sono rapidamente andati; ma quest'aspetto non
viene mai evocato.
Ecco però che il quotidiano londinese "The Guardian",
nel numero del 14 novembre scorso, racconta che a
Falluja, dove nel 2004 vi fu, durata due settimane con
i soliti bombardamenti, la repressione della rivolta dei fedeli
di Saddam Hussein, vi è una spaventosa diffusione di
malattie genetiche in neonati, come nascite con due teste,
con tumori multipli, malformazioni d'ogni genere e paralisi
con una frequenza 15 volte superiore a quella del resto
dell'Iraq; patologie del genere, si dice, di quelle dei figli
di alcuni veterani
americani. Per
questi ultimi si ipotizzò
perfino che
l'origine potesse essere
il solito Uranio
(ma dai casi europei
non risulta) oppure
lo stress tipico della
guerra, come se
questi due eventi (il
secondo dei quali è
con noi da epoca
immemorabile) potessero
essere assimilabili.
Vi è anche
chi accusa le bombe
al fosforo, usate,
confessano gli
Americani, per illuminare
i bersagli:
ma davvero non
hanno nulla di più
economico ed efficiente?
Tuttavia,
nella seconda guerra
mondiale, in ordine
cronologico,
Rotterdam, Coventry,
Amburgo,
soprattutto, furono
distrutte con bombe al fosforo con immense sofferenze,
ma senza effetti genetici differiti. L'uso dell'Uranio, inoltre,
è vantaggioso solo qualora si debbano perforare corazze di
carri armati molto robusti: in una battaglia in città sarebbe
inefficiente, un ritorno alle palle di ferro o di ghisa che
sono state raccolte e murate sulle facciate delle chiese di
San Maurizio e Mancasale. Risulterebbe, inoltre, che nelle
due guerre del Golfo si sarebbero impiegate 1.200 tonnellate
di Uranio, il che non è compatibile, a parte l'incoerenza
fra danno e causa, con l'uso disinvolto ed inutile in una
guerriglia urbana. Non sorprendentemente si è invocata
azione da parte dell'Onu per vedere di chiarire ragioni, cause,
effetti. Sostanze chimiche capaci di dare effetti genetici
se ne conoscono (basta citare la Talidomide), ma l'interazione
con cellule viventi è solo possibile con complessità
chimiche che non sono compatibili con la combustione.
Le Arsine, impiegate da noi nella prima guerra mondiale ed
in Etiopia, liberano Cloro, Arsenico e Potassa Caustica,
esplodendo, che sono micidiali, ma senza effetti genetici:
per ottenerli bisogna farlo apposta magari impiegando
anche radionuclidi di tipo ben diverso dall'Uranio. Ma allora
il moderno ospedale di Falluja, inaugurato (a titolo
compensativo?) lo scorso agosto, dovrebbe rivelarli con
un semplice Geiger con grande facilità e così dicasi degli
eventuali contaminamenti chimici.
Certo è che non se ne è data colpa ai fantomatici stock
di Saddam, cari a G.W. Bush, per cui il mistero resta,
anche se, sia pure a titolo presuntivo, è difficile indicare
dei responsabili diversi da quelli verso cui tutti guardano
e con i quali persistiamo a collaborare sul campo di
battaglia.
Giorgio Ferrari
La pagina dei Lettori
Grazie a chi mette ancora al centro i bambini
Una nostra abbonata ha indirizzato una
lettera di ringraziamento alle "Suore delle
Poverelle" di San Rocco di Guastalla,
suor Rosa Carmen e consorelle, in occasione
dell'inaugurazione della nuova
scuola materna locale.
La trasmette anche a La Libertà, insieme
agli auguri natalizi, "per rendere partecipe
tutta la Diocesi del dono più grande
che abbiamo, l'amore per i piccoli della
Terra" e come "testimonianza di dedizione,
segno di speranza e annuncio di gioia"
in questi ultimi giorni d'Avvento.
Volentieri ne pubblichiamo ampi passaggi.
Quale luogo più bello dove accogliere
Dio se non il cuore pulito e
semplice di un bambino? "Lasciate
che i bambini vengano a
me e non impediteglielo perché è di essi
il regno dei cieli".
È questa la più grande verità che spesso
noi adulti appesantiti dalla zavorra della
vita quotidiana dimentichiamo e giorno
dopo giorno ne distruggiamo il significato
autentico per fare posto alle cose superflue
del consumismo e manipolare così la bellezza
che sta nel cuore di ogni piccola creatura,
icona stupenda dell'immagine del
volto di Dio. Insegniamo ai nostri bambini
ad avere sempre di più, a scegliere amicizie
convenienti, a stare solo vicino a coetanei
simili per non perdere vani e soffocanti
privilegi. "In verità vi dico: chi non
accoglie il regno di Dio come un bambi-
Le nostre campane
per un giusto clima
Caro Direttore,
solo per segnalare che domenica
13 dicembre a mezzogiorno
il geometra Franco Torricelli
è salito nella cella campanaria
della Cattedrale di Reggio Emilia
per suonare con il "Campanòun"
i 350 rintocchi previsti.
Cordiali saluti.
Mario Ferrari
Ricordiamo però anche il motivo:quei
350 rintocchi erano richiesti
dall'iniziativa promossa
da Conferenza delle Chiese Europee
(Kek) e Consiglio delle
Conferenze Episcopali Europee
no, non entrerà in esso. E prendendoli fra
le braccia e ponendo le mani sopra di loro
li benediceva".
Nel mondo antico del tempo di Gesù i
bambini non erano tenuti in considerazione...
Fuori casa occuparsi dei bambini
era considerato dal mondo greco ed ebraico
una perdita di tempo (...), ma il Maestro
ribalta la mentalità e come nel suo
stile provoca quel mondo già allora inquinato
dal pregiudizio e pone al centro "i
piccoli". (...)
(Ccee), cui la nostra Diocesi ha
aderito, per manifestare preoccupazione
nei confronti dello
stato di salute della Terra, con
particolare riferimento al riscaldamento
del pianeta, in
«collegamento» con la Conferenza
Onu sul clima di Copenhagen.
Ciò spiega anche il numero:
350 parti per milione è ritenuta
da molti scienziati la soglia
massima di sicurezza di
anidride carbonica nell'atmosfera.
Ma oggi siamo a 390...
La Giornata mondiale della Pace
2010 e la marcia del 31 dicembre
per le vie di Reggio
continueranno a rammentarci
questa doverosa attenzione all'ambiente.
Buon Natale. (e. t.)
1° ANNIVERSARIO
CRISTINA CIGARINI
Una Messa nel ricordo di Cristina sarà celebrata domenica 27
dicembre alle ore 10 nella chiesa parrocchiale di Rivalta.
I familiari
Un momento dell'inaugurazione della nuova
sede della scuola materna "Santi Innocenti" di
San Rocco di Guastalla, l'8 dicembre scorso.
Sullo sfondo, le "Suore delle Poverelle".
.... Su ali d’aquila ti reggerò
e ti farò brillare come il sole
così nelle mie mani vivrai...
2° ANNIVERSARIO
ROBERTO FERRARI
“La morte non è nulla,
sono soltanto passato
dall’altra parte:
è come fossi nascosto
nella stanza accanto...
Non sono lontano,
sono dall’altra parte,
proprio dietro l’angolo”
(Henry Scott Holland)
Una S. Messa di suffragio verrà
celebrata martedì 22 dicembre
alle ore 20.30 nella chiesa
parrocchiale di Levizzano.
Auguri di Natale
pensando al Crocifisso
Caro Direttore,
il Crocifisso fa parte della storia
del mondo! Quel Gesù Cristo
che l'amarissimo strappo europeo
avrebbe inteso togliere dalle
aule scolastiche, è lo stesso Figlio
di Dio che in questi giorni ricordiamo
nella culla.
Auguri a tutti i lettori!
Antonio Maccagnani
Filo diretto
col Forum delle Famiglie
Caro Direttore,
La ringrazio per il bell'articolo
che ha dedicato al Forum del-
Anche in questo millennio la società
emargina i bambini, forse in modo
meno visibile, ma subdolo e sottile:
i bambini, i nostri figli, sono idolatrati,
vezzeggiati, ma non amati. Una società
che non ama i bambini è destinata al fallimento,
una società che rifiuta i crocefissi
non può amare i bambini perché sono il
volto di Dio che interroga ed è troppo scomodo.
A Voi, sorelle, va il mio pensiero di gratitudine
per l'amore che dedicate ai nostri
"piccoli" perché la nostra speranza, la speranza
di un mondo più giusto, non muoia
nel falso ideale della bioetica, del figlio in
provetta, dell'aborto in pillola, nella perversa
idea di non essere più creature di
Dio, ma manipolatori onnipotenti, noi
stessi, della vita. Senza bambini siamo
senza Dio, senza la loro grazia e bellezza
non avremo la bellezza dell'abbraccio di
Gesù che ci consola delle nostre fragilità.
Il mio augurio e quello della mia famiglia
è proprio questo, sorelle: che la forza dello
spirito che è forte in Voi, vi incoraggi anche
nei momenti più difficili a lottare perché la
vita dei bambini a voi affidati sia nella
pienezza della gioia, senza distinzioni di
razza e di religione, tra immigrati e no, ricchi
e poveri, tutti figli di un solo Padre, tutti
fratelli dell'Unigenito, tutti investiti dello
Spirito che agli albori della creazione
aleggiava sulle acque per donare il primo
alito di vita al mondo.
Fiorenza Aldrovandi e famiglia
le associazioni familiari di cui,
dall'assemblea delle associazioni
aderenti che si è tenuta la sera
di venerdì 11 dicembre, sono
stato nominato presidente.
Essendo nel frattempo venute
meno le circostanze che mi avevano
indotto alle dimissioni, ho
accettato ben volentieri l'incarico,
confermando come vice-presidente
il caro amico prof. Pietro
Moggi.
Con l'occasione formulo, a nome
del Forum, a Lei ed a tutti i
collaboratori de "La Libertà" i
più sinceri auguri di Buon Natale
e felice anno nuovo, rinnovando
l'apprezzamento per il lavoro
e la funzione che svolgete.
Emilio Ricchetti
8° ANNIVERSARIO
LINA PASINI VIOLI
Nel ricordarla
con immutato affetto,
i suoi cari ringraziano coloro
che la ricordano nella preghiera
La Santa Messa di suffragio sarà
celebrata il giorno del Santo
Natale - venerdì 25 dicembre -
alle ore 10 nella chiesa parrocchiale
di Bibbiano.
12° ANNIVERSARIO
DON GIANNI
MAZZALI
La sorella ed i nipoti lo ricordano
con immutato e riconoscente
affetto. Domenica 27 dicembre,
alle ore 18.30, presso la
chiesa nuova (piazza della
Repubblica) di Montecchio
Emilia verrà celebrata una Santa
Messa in suo suffragio.

La pagina dei Lettori 19 dicembre 2009 23
In queste pagine ospitiamo opinioni e contributi dei lettori. La pubblicazione non significa condivisione da parte della redazione, ma invito al confronto. Scritti eccedenti le 1.500 battute potrebbero non
trovare spazio o essere tagliati. NON VERRANNO PUBBLICATE LETTERE NON FIRMATE. Recapiti per scriverci: viale Timavo 93, 42100 Reggio Emilia; fax 0522.434058; e-mail laliberta@libero.it
AUGURI SPECIALI ALLE FAMIGLIE
DI QUATTRO CASTELLA E RONCOLO:
C’È UN’OFFERTA NATALIZIA PER VOI
Tiratura straordinaria,
per questo numero de
"La Libertà". Alle 5.100
copie stampate solitamente,
se ne aggiungono
altre 1.600 destinate
alle famiglie di
Quattro Castella e Roncolo, grazie all'iniziativa
del parroco don Enrico
Ghinolfi e dei suoi collaboratori, che
nell'imminenza del Natale hanno
pensato di distribuire casa per casa il
giornale parrocchiale "Il Punto" insieme
al settimanale della Chiesa di
Reggio Emilia-Guastalla.
Siamo grati a queste comunità per
l'attenzione che ci hanno voluto riservare.
E desideriamo rivolgere ai
residenti di Quattro Castella-Roncolo
che in questi giorni si trovano a
sfogliare "La Libertà" per la prima
volta, naturalmente se reputano la
lettura sufficientemente interessante,
un'offerta specialissima di nuovo
abbonamento per tutto il 2010:
un'annata completa di 45 numeri a
soli 17 euro, cioè meno della metà
del prezzo ordinario.
Brasile: oltre l’effimero, la fatica del vivere
Tornato da un periodo di volontariato
missionario in Brasile, vorrei
tracciare un panorama generale di
questo Paese, che nel nostro immaginario
è un po' la metafora della fuga dal disagio
della civiltà, e nello stesso tempo la promessa
di una vita eccessiva, scandita dai
ritmi della samba, dalla follia del Carnevale,
dalle musiche di Carlos Jobim e Milton
Nascimento, resa ancor più affascinante
dalle manifestazioni di una natura
prodigiosa e da una miscela etnica che ha
pochi eguali al mondo. I «carioca» non
possono vivere senza calcio, senza samba
e senza spiaggia... Sogni effimeri, che cancellano
per un momento l'abisso tra la fatica
del vivere dei più e l'agiatezza eccessiva
di pochi.
Bisogna però sfatare gli stereotipi, verissimi,
ma non certo i soli a dover
far decidere una visita a questo immenso
Paese, che oltre ai sapori intensi e
dolcissimi di una gastronomia ricca e gustosa,
ai profumi sensuali, a un'irrefrenabile
gioia di vivere, magia antica e modernità
esasperate, presenta le contraddizioni,
le tragedie, i drammi quotidiani e
nazionali della droga, della prostituzione,
dell'infanzia e adolescenza negate, dei
bambini di strada, della miseria e dell'abbandono
di milioni di esseri umani. Davvero
il brasiliano è esuberante, fantasioso,
Q
uand'ero una bambina, nella
mia famiglia - nella quale si
condividevano gioie e dolori e
ci si amava profondamente -
aspettavamo con ansia il Natale.
Eravamo tre sorelle e un fratello: il papà
preparava per noi il presepio su un tavolo
che la mamma poneva in un angolo
della cucina. Era il papà a cercare,
sul greto dell'Enza, i sassolini per segnare
le strade che conducevano
alla capanna e il muschio per i
prati che l'attorniavano. Aveva
comprato lui le statuette per quel
nostro indimenticabile presepio: il
Bambino Gesù, Maria e Giuseppe,
i pastori, i Re Magi, le pecore...
La mamma lo aiutava a sistemarle
nella capanna, sui prati e nel laghetto,
sul quale c'erano pure le
ochette. Ci insegnava ad adorare
quel Bambino, che si era fatto povero
e avrebbe dato la vita per la
salvezza di tutti gli uomini. Aspettavamo
la mezzanotte per andare
Montecavolo, 17 settembre: due giovani
redattori ritirano il premio "Gio.Ca.Re - Lergh
ai szoven" per il giornale "Il Punto", dell'Unità
pastorale di Quattro Castella e Roncolo.
Per approfittarne, è sufficiente ritagliare
e spedire questo coupon a "La
Libertà" - viale Timavo 93 - 42122
Reggio Emilia o via fax al numero
0522.434058, o ancora scriverci un
messaggio di adesione in posta elettronica
(laliberta@libero.it) entro il
31 gennaio 2010.
Il versamento dei 17 euro potrà poi
focoso, ospitale, allegro e simpatico, caloroso,
disponibile verso lo straniero, inguaribilmente
ottimista... nonostante i
paradossi di uno Stato che, pur essendo
tra i 10 più progrediti del mondo, convive
ancora con le «favelas» (solo a Rio de Janeiro,
in 1.200.000 vivono dentro queste
Padre Renato Chiera insieme ad un
gruppo di ospiti della «Casa do Menor».
strutture!). Personalmente ho vissuto alcuni
giorni alla «Rocinha». Un'esperienza
incredibile: è la favela più grande del Brasile
e del Sud America (250 mila abitanti),
un centro brulicante di stretti vicoli, viuzze,
caverne scavate nella roccia, fogne a
cielo aperto, baracche fatte con mattoni,
improvvisate e ammassate l'una all'altra...
Nelle piazze, sui banchi, come al
insieme a Messa: in chiesa ci attendeva
un grande presepio, davanti al quale recitavamo
le poesie che ancora ricordo:
"Si vegliava sui monti,
erano pochi pastori
che vegliavano sui monti di Giuda...".
A scuola le maestre ci aiutavano a scrivere
la letterina da nascondere sotto il
piatto del papà, nella quale promettevamo
di essere buoni, bravi e obbedien-
avvenire tra gennaio e febbraio alle
modalità indicate in ultima pagina (e
sul sito web www.laliberta.info).
Ai lettori, vecchi e nuovi, fervidi auguri
di Buon Natale dalla stampa cattolica
locale: "Il Punto" + "La Libertà"!
mercato, si vende pubblicamente ogni tipo
di droga, e chi lo fa è armato fino ai
denti... Proprio qui ho incontrato Barbara
Olivi, di Reggio Emilia, da anni promotrice
di un gran bel progetto - Il sorriso dei
bimbi - che raccoglie bambini dalla strada
e li avvia all'educazione e scolarizzazione.
Igor, il ventenne che mi ha fatto conoscere
la «Rocinha», è nato e vissuto qui.
Insieme a Tio Lino (un uomo straordinario,
insegnante d'arte) di recente ha creato
una scuola di disegno ed attività manuali-artistiche,
che raccoglie ogni sera
decine di ragazzi dalla strada.
Sono poi passato alla «Casa do Menor»,
l'associazione di padre Renato
Chiera che festeggia il 23° anniversario
di presenza nella Baixada Fluminense,
altro luogo sterminato di violenza, miseria
e abbandono, dove le case di accoglienza
(circa 20) dei «meniños de rua» sono davvero
una luce nelle tenebre. Tutte iniziative
meravigliose, come quelle dei nostri
missionari a Rui Barbosa, nello Stato di
Salvador de Bahia. Un grande esempio per
le nuove generazioni; ecco perché auspico
che si vada nelle scuole, nelle parrocchie,
nei gruppi a parlarne. Anch'io sono disponibile
a portare una testimonianza.
Enos Rota
enosrota@libero.it
Ricordi di Natale, fra statuette e «letterine»
Offerta valida fino al 31 gennaio 2010
OFFERTA NUOVI ABBONATI
QUATTRO CASTELLA-RONCOLO
Chiedo di ricevere il settimanale diocesano
La Libertà per tutto il 2010,
al prezzo promozionale di 17 euro,
al seguente recapito:
COGNOME ____________________
NOME ________________________
INDIRIZZO _____________________
______________________________
C.A.P.__________________________
ti. Il papà la leggeva sorridendo e ne
condivideva la gioia con la mamma.
Molti anni più tardi preparavo
il presepio con i miei scolari:
anche a loro insegnavo le poesie
di Natale e li aiutavo a scrivere la
"letterina" da nascondere sotto il piatto
del papà la sera della Vigilia. Ora, dopo
tanto tempo, costruisco il presepio proprio
come facevano il papà e la
mamma: con le stesse statuine,
che conservo come un tesoro della
mia famiglia.
Auguro ai bambini di oggi di vivere,
in famiglia e a scuola,la gioia
del Natale; di attendere e adorare
quel Bimbo che ci ha amato fino a
dare la vita per tutti noi.
Carla Gibertini
già direttrice didattica
al V Circolo di Reggio Emilia
Ciano d'Enza, Natale 2009
CULTURA CONTADINA
Quando si aspettava
il Natale nella stalla
Con l’avvicinarsi dell’inverno, la famiglia contadina
si ritirava nella stalla e aveva inizio al filôs. Ultimata
la semina del grano, raccolti gli ultimi frutti
di stagione (noci, mele e pere tardive, nespole e sorbe...),
la sua attività si svolgeva prevalentemente all’interno della
casa colonica. Aveva riposto nella camera sul portico il
grano sufficiente per scavalcare l’inverno, aveva ripulito e
messi al riparo gli attrezzi sotto la “barchessa”; le donne,
con l’ultimo sole, avevano da poco fatto il bucato e si sentiva
ancora, entrando nelle camere, il profumo pulito
della cenere.
Anche le ultime fiere di paese se ne erano andate: S. Simone,
S. Caterina, S. Andrea e con loro i momenti d’incontro,
di visite ai parenti, di scambi di notizie. Ora il luogo
d’incontro serale con amici e vicini di casa diventava la
stalla dove, oltre alle chiacchiere, si discuteva sui fatti accaduti
nella zona, sull’andamento stagionale, su problemi
della famiglia, sulla prossima uccisione del maiale.
Ma al filôs era anche un’occasione di incontro fra
giovani e ragazze; magari neppure si parlavano,
bastava uno sguardo, un sorriso di nascosto dalla
madre, per garantire la presenza di entrambi alla successiva
filosèda. Non passava molto tempo dopo la cena,
che la nonna chiamava a sé i più piccoli, insieme recitavano
una preghiera, quasi sempre in dialetto; canticchiava
quindi sotto voce una breve nenia e, tenendoli per mano,
usciva dalla stalla passando vicino alle nuore, che senza
smettere di lavorare sussurravano qualcosa all’orecchio
dei bambini che andavano a letto. Si susseguivano così
lente e lunghe le serate invernali nelle nostre campagne
immerse nella neve, nella nebbia e nel silenzio.
E si aspettava, si aspettava Natale con ansia, ma senza
clamori; si aspettava la Novena di Natale recitata dal
nonno seduto sulla grande cadréga (sedia) con tutti gli
altri intorno, familiari e vicini di casa. Tutti rispondevano
alle orazioni prima di iniziare la partita a carte o dedicarsi
al lavoro della filatura o della maglia interrotto la
sera precedente. E non era raro nel silenzio della sera,
uscendo di casa, sentire il dolce soffio della cornamusa
(la piva dal carnèr) proveniente dal paese più vicino, che
pure era immerso nel buio.
Si aspettava Natale, e le prime gelate lo annunciavano
vicino. Il suo approssimarsi si avvertiva nell’aria,
senza consultare il calendario: era nell’atmosfera
familiare, negli atteggiamenti, nel parlare comune. Era
una luce là in fondo ancora non ben definita, ma che già
illuminava ogni cosa che stava attorno, pur senza alcuna
lampada accesa.
Giuliano Lusetti
La «sfida» del Natale
Se novembre è stato il “mese dei morti”, dicembre è
indubbiamente il “mese della vita”: è il mese della
nascita di Gesù. E se per caso ci dimenticassimo di
questa ricorrenza (come in qualche città sembra stia avvenendo,
per “rispetto delle religioni altrui”...), ci penserebbe
tutta una serie di altri elementi a ricordarcela: luci
sfavillanti lungo le strade, grandi pubblicità di prodotti tipici
delle festività... Ma forse, nonostante tutto questo,
avremmo ugualmente la tentazione di dimenticarci del
Natale cristiano, scegliendo un Natale commerciale, consumistico,
superficiale, in cui anche l’aspetto religioso è
solo uno degli elementi che lo compongono (forse “esaurendolo”),
una delle tante tradizioni da rispettare.
Personalmente, e con infinita modestia culturale, non mi
scandalizzo più di tanto di questa “deformazione” del Natale
cristiano. Anzi, la vedo come una “sfida” da raccogliere
per noi cristiani: una sfida per verificare, anzitutto, come
noi stessi vediamo il Natale. La vedo anche come una
domanda: una domanda di felicità, di gioia, di serenità,
quella di chi va in cerca della vera risposta.La risposta che
ogni uomo va cercando ma che - al di là delle risposte che
esso stesso sa darsi - soltanto Cristo sa indicare.
Angelo Simonazzi