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Sanità animale - IZS della Lombardia e dell'Emilia Romagna

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Tabella 2. Alveari colpiti da mortalità anomale in alcune<br />

regioni italiane. Segnalazioni con questionari pervenute<br />

nel 2008 (situazione aggiornata al giugno 2008)<br />

L<br />

Regione<br />

so che le mortalità fossero attribuibili ad agenti infettivi<br />

ed in particolare a virosi, spesso ritenute causa di<br />

mortalità massive in colonie compromesse per cause<br />

concomitanti (es. grave infestazione da varroa).<br />

Segnalazioni<br />

Oltre ai questionari pervenuti al DiSTA dell’Università<br />

di Bologna e al CRA-API, sono state raccolte ulteriori<br />

segnalazioni dall’Istituto Zooprofi lattico Sperimentale<br />

delle Venezie e dal Dipartimento di Biologia e Protezione<br />

delle Piante dell’Università di Udine provenienti<br />

da singoli apicoltori o dai Servizi Veterinari delle<br />

ASL. Tali segnalazioni indicano che nel corso del<br />

2008 le mortalità anomale hanno colpito 6.328 alveari<br />

e il numero di apicoltori coinvolti è stato di 185 (tab.<br />

2). Si deve tuttavia considerare che tali cifre sono largamente<br />

in difetto perché la maggior parte degli apicoltori<br />

non segnala le mortalità o gli spopolamenti nei<br />

propri alveari. In effetti l’Osservatorio Nazionale <strong>della</strong><br />

Produzione e del Mercato del Miele, nel suo secondo<br />

rapporto sullo spopolamento degli alveari dell’aprile<br />

scorso, indica in 50.000 gli alveari coinvolti (http://<br />

www.osservatoriomiele.org/2_rapporto2008.htm).<br />

Conclusioni<br />

Il Ministero del Lavoro, <strong>della</strong> Salute e delle Politiche<br />

Sociali (in accordo con il Ministero delle Politiche<br />

Agricole Alimentari e Forestali), anche sulla base<br />

dei risultati riportati, ha emesso un provvedimento di<br />

sospensione cautelativa dei principi attivi (Clothianidin,<br />

Thiamethoxam, Imidacloprid e Fipronil) usati<br />

nella concia delle sementi (Decreto del Ministero del<br />

Lavoro, <strong>della</strong> Salute e delle Politiche Sociali del 17<br />

settembre 2008). Il Decreto però estende il divieto anche<br />

a colture, come la barbabietola da zucchero e la<br />

patata, per le quali non sono mai stati segnalati danni<br />

alle api sia durante la semina che nelle fasi successive.<br />

Questa circostanza preoccupa molto le organizzazioni<br />

agricole, ma anche quelle apistiche per il pericoloso<br />

effetto boomerang che potrebbe produrre verso gli<br />

apicoltori ritenuti responsabili del divieto di utilizzo<br />

dei concianti verso queste coltivazioni. In ogni caso,<br />

nella consapevolezza che numerosi problemi affl iggono<br />

attualmente l’apicoltura italiana, così come quella<br />

mondiale in generale, in base alle sperimentazioni effettuate<br />

e alle conoscenze derivanti dal territorio, si<br />

’OSSERVATORIO<br />

N° alveari<br />

colpiti<br />

N° di Apicoltori<br />

<strong>Lombardia</strong> 1.513 40<br />

Piemonte 1.167 8<br />

Emilia-<strong>Romagna</strong> 187 7<br />

Veneto e Trentino 1.000 20<br />

Friuli (Greatti, 2008) 2.461 110<br />

Totale 6.328 185<br />

possono discriminare le diverse cause che hanno portato<br />

alla perdita di parte del patrimonio apistico italiano.<br />

In alcune Regioni e in alcuni periodi dell’anno i<br />

fenomeni sono da attribuire a cause interne all’alveare<br />

e segnatamente a cause patologiche, per le quali è opportuno<br />

mettere in atto appropriate iniziative di monitoraggio<br />

e sorveglianza. Ugualmente vi sono numerosi<br />

casi di mortalità causati da impropria esecuzione<br />

di trattamenti fi tosanitari, la cui soluzione richiede un<br />

più capillare controllo oltre che una costante azione di<br />

formazione e informazione di agricoltori e apicoltori.<br />

L’aspetto legato alla semina di mais conciato può essere<br />

valutato a sé. I dati disponibili raccolti dal 1999<br />

ad oggi, derivanti dalle segnalazioni provenienti dal<br />

territorio, dai risultati delle analisi su campioni di api<br />

morte, dai risultati delle sperimentazioni condotte e,<br />

in particolare le evidenze emerse dai rilievi uffi ciali<br />

e dalle analisi effettuate nella primavera del 2008<br />

nelle principali zone maidicole italiane, indicano che<br />

le operazioni di semina del mais conciato provocano<br />

una dispersione di polveri contenenti le sostanze insetticide<br />

utilizzate per la concia. Questa perdita, soprattutto<br />

dove l’estensione delle coltivazione è ampia<br />

e quando le condizioni meteorologiche sono tali da<br />

favorire la deposizione sulla vegetazione circostante<br />

e sulle api stesse, sono causa di mortalità e/spopolamento<br />

degli alveari. In seguito alla misura precauzionale<br />

adottata dal Ministero del Lavoro, <strong>della</strong> Salute<br />

e delle Politiche Sociali, è assolutamente necessario<br />

per il 2009 incentivare le segnalazioni, già utilizzate<br />

come sistema di controllo nel corso del 2008 ma il cui<br />

utilizzo andrebbe maggiormente diffuso, ed attivare<br />

contestualmente una rete nazionale di monitoraggio.<br />

Sarebbe altresì utile intraprendere l’elaborazione di<br />

mappe, su base regionale, che valutino l’effettiva presenza<br />

di fi tofagi ipogei. Tale strumento servirebbe ad<br />

utilizzare il seme conciato solo nei casi in cui vi è una<br />

reale necessità. Inoltre, nonostante la sospensione, è<br />

indispensabile mettere in atto anche gli accorgimenti<br />

tecnici utili ad eliminare la dispersione di polveri durante<br />

la semina, intervenendo sulle modalità di questa<br />

operazione e su quelle di concia, in modo tale che,<br />

indipendentemente dalle condizioni meteorologiche e<br />

da ogni altra variabile, la semina del mais avvenga<br />

senza alcun rischio per le api.<br />

1. Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali<br />

(DiSTA), Università degli Studi di Bologna<br />

2. CRA – Unità di Ricerca di Apicoltura e Bachicoltura,<br />

Bologna<br />

3. Istituto Zooprofi lattico Sperimentale delle Venezie,<br />

Legnaro (PD)<br />

4. Direzione Generale <strong>Sanità</strong> Regione <strong>Lombardia</strong>,<br />

Milano<br />

5. Istituto Zooprofi lattico Sperimentale <strong>della</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

e <strong>dell'Emilia</strong> <strong>Romagna</strong>, Brescia<br />

La bibliografi a è disponibile presso gli autori<br />

15 <strong>Sanità</strong> <strong>animale</strong>

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