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L'altare barocco della Parrocchiale di Nespoledo - Il Progetto ...

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L’altare <strong>barocco</strong> <strong>della</strong> <strong>Parrocchiale</strong> <strong>di</strong> <strong>Nespoledo</strong><br />

a cura <strong>di</strong> Maurizio Driol<br />

Caduta in <strong>di</strong>suso un po’ovunque in Friuli la scultura<br />

lignea, (che nel Cinquecento era riuscita a<br />

esprimersi in forme straor<strong>di</strong>narie e aveva raggiunto<br />

il culmine con Giovanni Martini), tra Sei<br />

e Settecento si <strong>di</strong>ffonde sempre più la scultura<br />

in marmo, sull’esempio <strong>di</strong> Venezia. <strong>Il</strong> processo <strong>di</strong><br />

rinnovamento accelera notevolmente nella seconda<br />

metà del Settecento, a causa <strong>della</strong> soppressione<br />

degli istituti religiosi decretato dalla<br />

Repubblica <strong>di</strong> Venezia e alla conseguente ven<strong>di</strong>ta<br />

dei loro beni: altari, statue e arre<strong>di</strong> sacri possono<br />

così essere acquistati a basso costo dalle parrocchie<br />

dell’entroterra. È questo il motivo principale<br />

per cui le chiese friulane conservano ancora oggi<br />

un’impronta barocca <strong>di</strong> tipo veneto, caratterizzata<br />

da una certa sobrietà espressiva, lontana<br />

dall’enfasi <strong>di</strong> altre aree d’Italia. Molto intensa la<br />

produzione <strong>di</strong> altari, in marmo bianco <strong>di</strong> Carrara<br />

Fig. 1 - San Martino e il povero, <strong>di</strong> D. Paghini.<br />

o in marmi policromi (questi ultimi utilizzati per<br />

le opere più costose).<br />

L’influenza <strong>della</strong> città lagunare è tanto più forte<br />

per la fattiva presenza <strong>di</strong> scultori veneziani <strong>di</strong><br />

grido, chiamati dai facoltosi committenti friulani:<br />

da Giovanni e Tommaso Bonazza a Giacomo<br />

Contiero, da Antonio Gai a Giorgio Massari, fino<br />

al più prestigioso scultore veneto del Settecento,<br />

Giuseppe Torretti, le cui opere sono sparse in tutta<br />

la regione (per limitarsi al solo territorio comunale<br />

<strong>di</strong> Lestizza, gli viene attribuita una Madonna<br />

con Bambino, nell’altare maggiore <strong>della</strong><br />

<strong>Parrocchiale</strong> <strong>di</strong> Santa Maria <strong>di</strong> Sclaunicco).<br />

E gli artisti friulani? Venuta a mancare una scuola<br />

autonoma, si adeguano alle nuove tendenze,<br />

grazie anche ai frequenti contatti con la capitale.<br />

Tra i più interessanti e attivi in zona: Giovanni<br />

Battista Cucchiaro, Giovanni Mattiussi e France-<br />

Scheda n° 2. 2. 4<br />

<strong>Progetto</strong> Integrato Cultura del Me<strong>di</strong>o Friuli<br />

sco Zuliani, tutti <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, e Francesco Sabba<strong>di</strong>ni<br />

<strong>di</strong> Pinzano. Tra i veneti operanti agli inizi del<br />

secolo, un certo successo riscosse Antonio Gratii<br />

(Grassi), “taiapiera de Venetia”, ma residente per<br />

un certo periodo in Friuli. Una delle prime opere<br />

a lui commissionate fu un elaborato altare maggiore<br />

in marmo bianco con inserti, nella chiesa <strong>di</strong><br />

San Martino a <strong>Nespoledo</strong>. <strong>Il</strong> Grassi si impegnò a<br />

eseguire il lavoro nel 1704 al prezzo <strong>di</strong> 600 ducati,<br />

oltre all’alloggio per tutto il tempo necessario<br />

a portarlo a termine. Portò lui stesso il materiale<br />

da Venezia fino al porticciolo fluviale <strong>di</strong> Muscoli,<br />

tra Strassoldo e Cervignano, località frequentata<br />

fino all’800 dai barconi <strong>di</strong> carico che risalivano<br />

l’Aussa. Nel paliotto è raffigurata la scena<br />

<strong>di</strong> San Martino a cavallo che dona il mantello<br />

al povero, mentre ai lati campeggiano le statue<br />

<strong>di</strong> San Martino bene<strong>di</strong>cente in vesti episcopali e<br />

Fig. 2 - L’altare <strong>di</strong> Antonio Grassi.<br />

<strong>di</strong> Sant’Agostino con il pastorale e il libro nella<br />

destra (marmo con finiture dorate). Sull’alzata,<br />

che richiama le fattezze <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio con quattro<br />

colonne, sono scolpiti numerosi putti alati,<br />

così come nel ciborio, che riporta anche i simboli<br />

eucaristici dell’uva e del grano. Fra le colonne,<br />

ci sono due piccole statue femminili, che rappresentano<br />

una la Fede con il rotolo <strong>della</strong> legge<br />

nella mano destra, e l’altra la Speranza, appoggiata<br />

a un’ancora simbolo <strong>di</strong> salvezza. Nella cimasa<br />

troviamo rappresentata la Trinità: il Padre<br />

e il Figlio sono collocati in posizione dominante<br />

tra gli angeli, mentre sotto si libra in volo la colomba<br />

dello Spirito Santo (da notare che si tratta<br />

<strong>di</strong> un soggetto non molto comune per l’epoca; <strong>di</strong><br />

gran lunga più frequenti i temi del Crocifisso, del<br />

Purgatorio e del Rosario).<br />

Elegante nelle proporzioni e riccamente scolpi-<br />

Arte<br />

L’altare <strong>barocco</strong> <strong>della</strong> <strong>Parrocchiale</strong> <strong>di</strong> <strong>Nespoledo</strong>


Arte<br />

L’altare <strong>barocco</strong> <strong>della</strong> <strong>Parrocchiale</strong> <strong>di</strong> <strong>Nespoledo</strong><br />

to, l’altare è considerato il pezzo più importante<br />

<strong>della</strong> chiesa, <strong>della</strong> quale vanno però ricordati almeno<br />

gli affreschi del presbiterio (volta del coro<br />

con Evangelisti, lunetta con Crocefissione) <strong>di</strong><br />

Giovanni Fantoni (secolo XX) e un San Martino e<br />

il povero <strong>di</strong>pinto sul soffitto <strong>della</strong> navata, opera<br />

<strong>di</strong> Domenico Paghini (secolo XIX).<br />

La realizzazione dell’altare risale a una fase molto<br />

attiva dal punto <strong>di</strong> vista <strong>della</strong> conservazione e<br />

del rinnovamento del patrimonio religioso per la<br />

comunità <strong>di</strong> <strong>Nespoledo</strong>. Un decennio prima, nel<br />

1690, era stato infatti restaurato il campanile a<br />

spese <strong>della</strong> chiesa e delle confraternite, mentre<br />

più o meno nello stesso periodo fu e<strong>di</strong>ficato anche<br />

l’altare <strong>della</strong> Santa Croce. D’altronde <strong>Nespoledo</strong>,<br />

come molte delle ville vicine, apparteneva a<br />

una delle famiglie più potenti del Friuli, i Savorgnan,<br />

in qualità <strong>di</strong> Conti <strong>di</strong> Belgrado: tali Signori<br />

Fig. 3 - Crocefissione <strong>di</strong> G. Fantoni.<br />

godevano <strong>di</strong> amplissimi privilegi (anche sull’amministrazione<br />

dei beni ecclesiastici) e il contado<br />

era considerato “Terra separata” all’interno <strong>della</strong><br />

Serenissima.<br />

Per quanto riguarda invece Antonio Grassi, dopo<br />

essersi fatto conoscere con l’altare <strong>di</strong> San Martino<br />

e con quello quasi coevo <strong>della</strong> pieve <strong>di</strong> Santa Maria<br />

Assunta a Fagagna, fu chiamato a eseguire vari<br />

altri lavori, tra cui gli altari laterali <strong>della</strong> <strong>Parrocchiale</strong><br />

<strong>di</strong> Madrisio, l’altare maggiore <strong>della</strong> chiesa<br />

<strong>di</strong> Sant’Andrea a Pozzuolo e quelli in San Pietro, in<br />

San Giacomo e nel duomo <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne (quest’ultimo<br />

poi venduto alla chiesa <strong>di</strong> Tribil <strong>di</strong> Sopra).<br />

Scheda n° 2. 2. 4<br />

Bibliografia<br />

<strong>Progetto</strong> Integrato Cultura del Me<strong>di</strong>o Friuli<br />

• G. Bergamini, P. Goi, G. Ravanello, G. Brussich,<br />

La scultura nel Friuli Venezia Giulia, vol. 2: dal<br />

Quattrocento al Novecento, a c. <strong>di</strong> Paolo Goi,<br />

Pordenone, 1988<br />

• A. De Cillia, Dal Contado <strong>di</strong> Belgrado al Comune <strong>di</strong><br />

Lestizza. Vicende <strong>di</strong> sei ville del Me<strong>di</strong>o Friuli dal XVIII al<br />

XIX secolo, Lestizza, 1990<br />

• Guida artistica del Friuli Venezia Giulia,<br />

a cura <strong>di</strong> G. Bergamini, Codroipo, 1999<br />

Per ricercare e approfon<strong>di</strong>re<br />

• Nel testo vengono nominati alcuni artisti veneti e<br />

friulani del Settecento. Raccogli notizie su <strong>di</strong> loro,<br />

cercando <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare anche in quali località si<br />

trovano le loro opere.<br />

• Sul grande cambiamento strutturale e artistico<br />

che interessò quasi tutti gli e<strong>di</strong>fici sacri principali<br />

nel Settecento, influirono anche alcune scelte <strong>di</strong> tipo<br />

liturgico, decise dalla Chiesa. Né furono le uniche: pure a<br />

seguito del Concilio <strong>di</strong> Trento (1545-1563) e del Vaticano<br />

II (1962-1965) la <strong>di</strong>sposizione interna delle chiese<br />

cambiò. Prova a scoprire come.<br />

• La Speranza e la Fede sono due delle tre virtù teologali;<br />

inoltre la tra<strong>di</strong>zione religiosa contempla quattro virtù<br />

car<strong>di</strong>nali. Sai quali sono e con quali simboli sono più<br />

spesso rappresentate nell’arte sacra?

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