Le sporte con i cartocci del mais - Progetto integrato cultura del ...
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<strong>Le</strong> <strong>sporte</strong> <strong>con</strong> i <strong>cartocci</strong> <strong>del</strong> <strong>mais</strong><br />
a cura di Ivano Urli e Paola Beltrame<br />
Fig. 1 - <strong>Le</strong> borse fatte <strong>con</strong> i <strong>cartocci</strong> <strong>del</strong> <strong>mais</strong>, semplici o <strong>con</strong> inserti colorati. Hanno la funzione <strong>del</strong>l’attuale busta di plastica. Nella sporta<br />
si porta da mangiare a quelli che lavorano in campagna.<br />
In molte case le donne sapevano lavorare i <strong>cartocci</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>mais</strong> (scartòs, scus) per fare <strong>sporte</strong>.<br />
La civiltà <strong>con</strong>tadina <strong>del</strong>la tradizione non produceva<br />
rifiuti da smaltire in forma improduttiva e<br />
inquinante. La sporta di <strong>cartocci</strong> ne è l’immagine,<br />
dove si deponeva di tutto, fra i modesti acquisti<br />
sfusi <strong>del</strong> tempo avvolti nella carta comune, multiuso<br />
essa stessa, buona se non altro per accendere<br />
il fuoco sul focolare o, <strong>con</strong> l’evoluzione <strong>del</strong>le<br />
cose, nella cucina e<strong>con</strong>omica (spolert). I <strong>cartocci</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>mais</strong>, non destinati all’utilizzo nobile <strong>del</strong>le<br />
<strong>sporte</strong>, andavano bene come lettiera nella stalla<br />
o anche da mescolare al foraggio come cibo per<br />
gli animali. E poi c’era da rinnovare ogni anno<br />
il sac<strong>con</strong>e (paion) dei letti, spiumacciando i fruscianti<br />
<strong>cartocci</strong> dove affondare a ristoro la fatica<br />
<strong>del</strong> giorno che si chiude.<br />
<strong>Le</strong> donne, nel <strong>con</strong>fezionare le <strong>sporte</strong>, disponevano<br />
di stampi in legno a forma di parallelepipedo<br />
di diversa misura, dove adattare i <strong>cartocci</strong> arrotolati<br />
su se stessi senza soluzione di <strong>con</strong>tinuità.<br />
Per le <strong>sporte</strong> proprio di lusso si facevano <strong>del</strong>le<br />
decorazioni utilizzando per alcune righe <strong>cartocci</strong><br />
colorati, che naturalmente venivano tinti in<br />
casa. Mirta è una <strong>del</strong>le ultime donne che sanno<br />
lavorare il <strong>cartocci</strong>o per farne <strong>sporte</strong>. <strong>Le</strong>i stessa<br />
ne è <strong>con</strong>sapevole, e dice che, dopo di lei e <strong>del</strong>la<br />
sua amica, che ancora produ<strong>con</strong>o le <strong>sporte</strong>,<br />
difficilmente ci sarà qualcun’altra. Non lo dice<br />
<strong>con</strong> spocchia, ma <strong>con</strong> sincero dispiacere: dice<br />
che ha cercato di insegnare a tante, ma che nessuna<br />
vuole veramente imparare. Mirta abita a<br />
Mortegliano, in una linda casa recuperata, che<br />
<strong>con</strong>serva le fattezze di una volta. Spiega volen-<br />
Scheda n° 5. 1. 19<br />
<strong>Progetto</strong> Integrato Cultura <strong>del</strong> Medio Friuli<br />
tieri come si lavora il scus. Adesso lei lo lavora<br />
fino, perché così piace ora, ma una volta si aveva<br />
premura e il tessuto <strong>del</strong>le <strong>sporte</strong> era grossolano,<br />
senza decorazioni (cence bebeis), al massimo si<br />
buttavano là uno o due giri di colore. Il colore:<br />
un tempo si usava l’anilina per colorare i <strong>cartocci</strong>,<br />
ora si adoperano le più comode tinture per<br />
stoffe. Per fare una borsa di grandezza normale<br />
si impiegano 8 ore. <strong>Le</strong> borse servivano per anni, a<br />
fare la spesa (non esistevano sacchetti né carrello,<br />
e la spesa non era grossa, perché non c’erano<br />
frigoriferi per <strong>con</strong>servare i cibi, né tanti soldi da<br />
spendere, quasi tutto si ricavava già dall’orto e<br />
dalla stalla) o a <strong>con</strong>tenere qualsiasi cosa, anche a<br />
portare da mangiare nei campi. Neanche quando<br />
erano rovinate le borse di <strong>cartocci</strong> si buttavano:<br />
infilate sul manubrio <strong>del</strong>la bicicletta, loro posto<br />
naturale, facevano da paraurti ai bidoni <strong>del</strong> latte,<br />
così non si ammaccavano (no si sgrumbulavin,<br />
no si macolavin). Nelle case si producevano più<br />
<strong>sporte</strong> di quel che servisse: passava una volta alla<br />
settimana la sportàrie, una donna che raccoglieva<br />
le <strong>sporte</strong> per venderle poi a Udine. <strong>Le</strong> ragazze<br />
si davano da fare per produrne quante più possibile:<br />
i soldi poi li prendeva la mamma, che alle<br />
figlie dava qualcosa la domenica. Se ne faceva<br />
una serie di tre, di diverse dimensioni, che stavano<br />
comode una dentro l’altra.<br />
La sporta di <strong>cartocci</strong> resta sempre bella anche<br />
dopo anni, si scurisce un po’ col tempo, per cui<br />
una borsa nuova si ri<strong>con</strong>osce dal colore chiarissimo.<br />
Non deve però prendere la pioggia.<br />
Adesso è anche difficile procurarseli, i <strong>cartocci</strong>,<br />
visto che per raccogliere il granoturco si usano le<br />
Tradizioni<br />
<strong>Le</strong> <strong>sporte</strong> <strong>con</strong> i <strong>cartocci</strong> <strong>del</strong> <strong>mais</strong>
Tradizioni<br />
<strong>Le</strong> <strong>sporte</strong> <strong>con</strong> i <strong>cartocci</strong> <strong>del</strong> <strong>mais</strong><br />
Fig. 2 - Mirta, di Mortegliano, intenta a lavorare il <strong>cartocci</strong>o (autunno<br />
2005).<br />
macchine. Per fare le <strong>sporte</strong> bisogna invece sceglierseli<br />
a mano, i <strong>cartocci</strong>. Bisogna trovare <strong>del</strong><br />
granoturco bianco (blave blancje, no rosse), scartare<br />
i più esterni e poi trattare quelli scelti <strong>con</strong><br />
polvere di zolfo. Per fare ciò si usa una vecchia<br />
pentola, <strong>con</strong> le braci, sopra la quale si pone un<br />
cestello in ferro dove si mettono i <strong>cartocci</strong> inumiditi,<br />
mezza giornata, a purgarsi nello zolfo, per<br />
evitare che vengano attaccati dai parassiti (che<br />
no fasin la bestie). Per lavorarli bisogna che siano<br />
inumiditi, per poterli tirare bene sullo stampo<br />
rettangolare. Ma bisogna anche far attenzione<br />
che l’umidità non ceda il posto alla muffa. Bisogna<br />
tagliare l’estremità dove la foglia era attaccata<br />
alla base <strong>del</strong>la pannocchia (una volta il<br />
grop veniva tagliato <strong>con</strong> i denti!) e poi preparare<br />
la corda (cuarde) che si andrà a tendere (tirâ)<br />
attorno allo stampo per preparare la base <strong>del</strong>l’intreccio.<br />
Si comincia dal fondo (dal cûl) <strong>del</strong>la<br />
borsa, per poi proseguire <strong>con</strong> le pareti.<br />
Mirta prende una foglia di granturco tra i denti<br />
e vi sfila la sezione verticale che via via serve per<br />
rimpinguare la sezione <strong>del</strong> “filo”: non c’è tempo<br />
per le forbici. Per andare più veloce ha brevettato<br />
un metodo, per cui attorciglia il cordoncino attorno<br />
alle dita <strong>con</strong> destrezza, dopo aver aggiunto<br />
man mano la striscia ricavata dalla candida ala,<br />
che pende dalle sue labbra.<br />
Una volta si facevano solo <strong>sporte</strong>, adesso anche<br />
borsette, cestini (zeuts), <strong>con</strong>tenitori per i grissini<br />
o per metterci le penne e matite, e altro ancora.<br />
L’angolo <strong>del</strong>la lingua friulana<br />
Un po’ di lessico:<br />
• Il “tutolo”, ossia quel che resta <strong>del</strong>la pannocchia<br />
dopo aver sgranato i chicchi, in friulano ha<br />
moltissimi nomi: botul, bronzul, brundul, cjanôl,<br />
Scheda n° 5. 1. 19<br />
<strong>Progetto</strong> Integrato Cultura <strong>del</strong> Medio Friuli<br />
cjanon, cjanusson, cjincul, cjon, cjoncul, cjuncul,<br />
comul, <strong>con</strong>cul, cornul, corondul, corubul, curundul,<br />
çoncul, çuncul, çunculi, maçocul, mucel,<br />
mugnule, mussul, mustul, panoglat, panoglon,<br />
panoglot, sbronzul, sbrundul, scarondul, scatùs,<br />
scjanossûl, scjatùs, sclausson, scuful, strassul.<br />
• Scartòs o scornòs o scus è invece il <strong>cartocci</strong>o,<br />
ossia la foglia, che si utilizza per il <strong>con</strong>fezionamento<br />
<strong>del</strong>le borse.<br />
Bibliografia<br />
• A. Nicoloso Ciceri, Tradizioni popolari in Friuli, (terza ed.)<br />
Udine, Chiandetti, 1992<br />
• AA. VV., Il museo carnico <strong>del</strong>le arti e tradizioni popolari,<br />
Udine, Petra, 1995<br />
• E. Dentesano e R. Tirelli, E<strong>con</strong>omia e società nella Media<br />
e Bassa Pianura, Tavagnacco, Arti Grafiche Friulane, 1988<br />
Per ricercare e approfondire<br />
• Altri prodotti ‘di scarto’ <strong>del</strong> <strong>mais</strong> sono i tutoli <strong>del</strong>le<br />
pannocchie e le canne: informati da un <strong>con</strong>tadino anziano<br />
come venivano utilizzati un tempo questi prodotti.<br />
• Dove finis<strong>con</strong>o oggi? Ti sembra un utilizzo utile?<br />
• Hai mai visto dal vero una borsa fatta coi <strong>cartocci</strong>?<br />
Esistono nell’artigianato friulano altri oggetti prodotti <strong>con</strong><br />
questo materiale?<br />
• Informati se nella tua famiglia si utilizza ancora qualche<br />
borsa per la spesa.<br />
• Come si trasportano oggi gli oggetti che si comperano,<br />
nella spesa quotidiana?<br />
• Quali sono i pregi e le difficoltà dei moderni <strong>con</strong>tenitori<br />
degli oggetti che vengono comperati?