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Interventi per coltura - Il divulgatore

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invernali umidi e miti, e qualora non vi sia la possibilità di intervenire ai primissimi stadi di sviluppo<br />

delle malerbe con una erpicatura su<strong>per</strong>ficiale in concomitanza di gelate e terreno non troppo bagnato,<br />

si è diffusa la pratica del doppio disseccamento delle infestanti con erbicidi fogliari non selettivi, di<br />

cui un’applicazione da fare anche molto tempo prima della semina <strong>per</strong> evitare che le malerbe nate nel<br />

<strong>per</strong>iodo autunno invernale - come Veronica, Stellaria, Papaver, crucifere e graminacee - sviluppino<br />

eccessivamente e una successiva in pre-emergenza ritardato addizionata agli erbicidi residuali. in<br />

queste epoche occorre non calpestare il terreno: concorrono a tale obiettivo la possibilità di intervenire<br />

in concomitanza di terreno asciutto o gelato, oltre alla sempre maggiore efficienza e larghezza delle<br />

barre, ai volumi più ridotti di acqua e a pneumatici a sezione allargata e a bassa pressione.<br />

Tuttavia, se da un lato è possibile azzerare completamente le malerbe lasciando il terreno indisturbato<br />

<strong>per</strong> una migliore emergenza della <strong>coltura</strong>, con la semina sempre più anticipata, molte malerbe a<br />

nascita primaverile precoce come Polygonum aviculare e Fallopia convolvulus emergono proprio nel<br />

<strong>per</strong>iodo compreso tra la semina e l’emergenza della bietola. Pertanto sarebbe ottimale<br />

l’impostazione di una strategia che preveda con un unico passaggio l’azzeramento della maggior<br />

parte delle malerbe nate prima dell’emergenza della <strong>coltura</strong> e la distribuzione posticipata di una<br />

quantità di erbicida residuale sufficiente <strong>per</strong> contenere o condizionare le malerbe che devono ancora<br />

emergere. tuttavia il rischio che decorsi stagionali miti e umidi favoriscano con una certa celerità<br />

l’emergenza della <strong>coltura</strong> impedendo di poter intervenire in tempo utile, porta in via precauzionale a<br />

non attendere troppo nell’esecuzione del trattamento, pena l’impossibilità dell’azzeramento delle<br />

malerbe con pesanti ri<strong>per</strong>cussioni e appesantimento delle strategie di lotta in post-emergenza. Un<br />

altro aspetto da non sottovalutare, viste le disformità agronomiche che si possono riscontrare, è quello<br />

di non attendere troppo nell’azzeramento delle malerbe <strong>per</strong> non danneggiare l’impianto. in via<br />

precauzionale è consigliabile procedere non oltre la fase della spaccatura del glomerulo e inizio<br />

emissione radichetta, mentre è da ritenersi eccessivo intervenire fino alla fase del pastorale.<br />

Riguardo alla scelta dei pochi erbicidi residuali disponibili da distribuire in preemergenza in<br />

un’innumerevole combinazione di miscele e di dosi, essa dipende essenzialmente dalle malerbe<br />

prevedibili e dalla tipologia del terreno. Le combinazioni più indicate <strong>per</strong> i terreni argillosi sono quelle<br />

di dosi medio-ridotte di metamitron + lenacil <strong>per</strong> il miglior rapporto costo/efficienza. nei terreni più<br />

sciolti si preferiscono invece <strong>per</strong> la migliore selettività le miscele di metamitron + cloridazon.<br />

La distribuzione localizzata degli erbicidi residuali dà la possibilità di svincolare l’applicazione<br />

residuale da quella di azzeramento delle malerbe, ma presenta alcune complicazioni gestionali: <strong>per</strong><br />

esempio il vincolo di una specifica attrezzatura <strong>per</strong> l’irrorazione con la seminatrice e gli svantaggi che<br />

ne derivano riguardo all’appesantimento delle macchine e il rallentamento delle o<strong>per</strong>azioni in un<br />

<strong>per</strong>iodo in cui l’andamento climatico può non essere favorevole. D’altro canto la gestione delle<br />

malerbe in post-emergenza viene influenzata dalla maggiore presenza di malerbe sull’interfila, che<br />

non sempre si riescono ad eliminare con sollecitudine con le sarchiature meccaniche a causa talvolta<br />

dell’eccessiva umidità del terreno e delle frequenti precipitazioni piovose.<br />

Riguardo ai trattamenti di post-emergenza, tra le colture industriali la barbabietola da zucchero è<br />

sicuramente quella più complessa e che richiede la massima attenzione riguardo a numerose variabili<br />

che vanno tenute sotto debito controllo, pena la non <strong>per</strong>fetta riuscita del diserbo o il danneggiamento<br />

alla <strong>coltura</strong> durante i primi stadi di sviluppo in cui cresce molto lentamente subendo la competizione<br />

da parte delle malerbe.<br />

Innanzitutto i primi elementi da considerare <strong>per</strong> impostare la migliore strategia di lotta sono la natura<br />

del terreno e le dosi di erbicida residuale distribuito in via preventiva, oltre all’epoca di semina e alle<br />

malerbe presenti e prevedibili. tra le malerbe “chiave” più difficili e impegnative nella lotta vi sono<br />

sicuramente Polygonum aviculare, che nasce precocemente, Abutilon theophrasti e Ammi majus, oltre<br />

agli amaranti, che nascono più scalarmente e tardivamente. Inoltre i terreni argillosi in genere sono<br />

caratterizzati da emergenze più anticipate delle malerbe, con una preponderanza delle specie più<br />

primaverili, mentre in genere sono meno diffuse quelle più estive come amarantacee, Solanum<br />

nigrum e graminacee. Per contro in quelli più sciolti vi è una minore emergenza di malerbe<br />

inizialmente, le quali nascono con maggiore scalarità fino a che la <strong>coltura</strong> non diviene competitiva, con<br />

una preponderanza di specie macroterme, tra cui amarantacee e graminacee estive, comprese<br />

talvolta nei terreni sciolti ma ricchi di sostanza organica, di Abutilon e Ammi. Pertanto alla luce di<br />

queste considerazioni scaturiscono i primi orientamenti da intraprendere nella lotta. inoltre non si può<br />

puntare come in altre colture a interventi unici e risolutivi, bensì a un programma di interventi<br />

integrativo che consideri il contenimento delle malerbe a partire dai trattamenti di pre-semina, preemergenza<br />

e post-emergenza con l’ausilio di complementari sarchiature meccaniche.

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