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Marzo 2013 - Parrocchiadisalo.It

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mensile<br />

della<br />

comunità<br />

di Salò<br />

ANNO LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Appuntamenti quaresimali<br />

La Parola e i Sacramenti sono il punto fermo del<br />

nostro vivere, ma anche essere «comunità» orante è<br />

l’espressione migliore del nostro essere Cristo. Nel<br />

periodo sacro della Quaresima impegniamoci ad essere<br />

presenti nei vari appuntamenti parrocchiali nelle varie<br />

chiese.<br />

8 marzo ore 20.45 Via Crucis alla Visitazione<br />

15 marzo ore 20.45 Via Crucis a S. Giovanni<br />

22 marzo ore 20.45 Via Crucis a S. Giuseppe<br />

24 marzo ore 10,30 Benedizione delle Palme<br />

in Piazza Serenissima e processione<br />

verso il Duomo con S. Messa<br />

27 marzo ore 20,45 in Duomo<br />

Celebrazione penitenziale comunitaria<br />

29 marzo ore 15,00 in Duomo liturgia della<br />

passione e morte del Signore<br />

ore 20,45 Via crucis in Duomo<br />

30 marzo ore 20,45 in Duomo Veglia Pasquale<br />

31 marzo PASQUA (S. Messe ad orario normale)<br />

Catechesi per gli Adulti<br />

L’Unità Pastorale, sulla quale siamo invitati ad<br />

esprimerci in questo tempo, è una forma nobile<br />

di «condivisione vitale e pastorale»! Per poter<br />

approfondire meglio le idee e le proposte, ecco<br />

ancora alcune date e tematiche di catechesi che<br />

faremo in Oratorio dopo Pasqua:<br />

10 aprile: La Fede in Marco: Guarigione del paralitico<br />

17 aprile: La donna emoroissa e la figlia di Giairo<br />

24 aprile: Animatori dei centri di Ascolto per incontri familiari<br />

HANNO COLLABORATO<br />

ALLA REDAZIONE<br />

Andreis mons. Francesco<br />

Cavedaghi Daniela<br />

Ciato Giovanni<br />

Cobelli Renato<br />

Dondio Lamberto<br />

Guana don Gianluca<br />

Giacomuzzi Giancarlo<br />

Lugli Nerina<br />

Madureri Luisa<br />

Manni Anna<br />

Marelli Bruno<br />

Monti Osvaldo<br />

Pollini Rosa<br />

Tomasoni don Pierluigi<br />

ALLA STAMPA<br />

Beretta Alfredo<br />

Vezzola Maurilio Elio<br />

Sant Nicola<br />

Rizza Augusto (Foto)<br />

Equipe Tipolitografia Lumini<br />

Vita di parrocchia a cura della Redazione<br />

Settimana Santa <strong>2013</strong><br />

28 marzo GIOVEDÌ santo<br />

ore 9.00 in Cattedrale: S. Messa crismale<br />

ore 15,00 in S. Bernardino S. Messa - CONFESSIONI<br />

ore 20,45 in Duomo S. Messa - Lavanda dei piedi e<br />

Adorazione Eucaristica fino a tarda ora<br />

29 marzo VENERDÌ santo<br />

GIORNO DI MAGRO E DIGIUNO<br />

ore 9.00 in S. Bernardino: recita Ufficio delle Letture e<br />

CONFESSIONI<br />

ore 15.00 in Duomo: celebrazione Liturgia - CONFESSIONI<br />

ore 20,45 in Duomo: Via Crucis - Bacio del Cristo morto<br />

30 marzo SABATO santo<br />

ore 9.00 in S. Bernardino: recita Ufficio delle Letture e<br />

CONFESSIONI<br />

ore 15,00 CONFESSIONI (Duomo - S. Bernardino)<br />

ore 20,45 in Duomo: Veglia e S. Messa Pasquale<br />

31 marzo DOMENICA Pasqua<br />

SS. Messe celebrate secondo l’orario festivo normale<br />

ore 16.00 in Duomo: Vespri solenni e Benedizione<br />

1 aprile LUNEDÌ dell’Angelo<br />

ore 9.00 S. Messa nella Chiesa di S. Bernardino<br />

ore 10.00 S. Messa al Santuario Madonna del Rio<br />

ore 11.00 S. Messa in Duomo<br />

ore 17.30 S. Messa nella Chiesa di S. Giuseppe<br />

ore 18.30 S. Messa in Duomo<br />

Tappe della vita<br />

Sono tornati alla casa del Padre:<br />

Trucco Anna Maria ved. Grossi, anni 98<br />

Milini Renzo Silvano, anni 80<br />

Martinetti Angela ved. Balzarini, anni 77<br />

Tottoli Franco, anni 80<br />

Ligasacchi Maria ved. Grendene, anni 99<br />

Bazzani Maria ved. Banalotti, anni 86<br />

Braga Marisa ved. Aliani, anni 86<br />

NUMERI UTILI PER TELEFONARE:<br />

Mons. Francesco Andreis (3480421999) Segreteria . tel. 521700<br />

FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294<br />

Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri . cel. 3492267166<br />

Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo . tel. 40296<br />

Mons. Francesco Bertoni (3318048427 Via Canottieri 2 . tel. 520302<br />

Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . . tel. 43449<br />

Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646<br />

Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039<br />

Padri Cappuccini Barbarano . . . . tel. 20447<br />

Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843<br />

Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 2<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Grazie di cuore! Sono veramente<br />

commosso! … Sento di portare<br />

tutti nella preghiera, in un<br />

presente che è quello di Dio, dove<br />

raccolgo ogni incontro, ogni viaggio,<br />

ogni visita pastorale. Tutto e tutti<br />

raccolgo nella preghiera per affidarli<br />

al Signore: perché abbiamo piena<br />

conoscenza della sua volontà, con<br />

ogni sapienza e intelligenza<br />

spirituale, e perché possiamo<br />

comportarci in maniera<br />

degna di Lui, del suo amore,<br />

portando frutto in ogni<br />

opera buona (cfr Col 1,9-10).<br />

In questo momento, c’è<br />

in me una grande fiducia,<br />

perché so, sappiamo tutti<br />

noi, che la Parola di verità<br />

del Vangelo è la forza della<br />

Chiesa, è la sua vita. Il<br />

Vangelo purifica e rinnova,<br />

porta frutto, dovunque la<br />

comunità dei credenti lo<br />

ascolta e accoglie la grazia<br />

di Dio nella verità e nella<br />

carità.<br />

Questa è la mia fiducia, questa<br />

è la mia gioia.…il Signore<br />

ci ha donato tanti giorni<br />

di sole e di brezza leggera,<br />

giorni in cui la pesca è stata abbondante;<br />

vi sono stati anche momenti in<br />

cui le acque erano agitate ed il vento<br />

contrario, come in tutta la storia della<br />

Chiesa, e il Signore sembrava dormire.<br />

Ma ho sempre saputo che in quella<br />

barca c’è il Signore e ho sempre saputo<br />

che la barca della Chiesa non è<br />

mia, non è nostra, ma è sua. …<br />

Ma non è solamente Dio che voglio<br />

ringraziare in questo momento. Un<br />

Papa non è solo nella guida della barca<br />

di Pietro, anche se è la sua prima<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

La Parola del Parroco a cura di Mons. Francesco Andreis<br />

Grazie al Papa che ringrazia!<br />

responsabilità, io non mi sono mai<br />

sentito solo nel portare la gioia e il<br />

peso del ministero petrino; il Signore<br />

mi ha messo accanto tante persone<br />

che, con generosità e amore a Dio e<br />

alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi<br />

sono state vicine.… Vorrei che il mio<br />

saluto e il mio ringraziamento giungesse<br />

poi a tutti: il cuore di un Papa si<br />

allarga al mondo intero.… In questi<br />

ultimi mesi, ho sentito che le mie forze<br />

erano diminuite, e ho chiesto a Dio<br />

con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi<br />

con la sua luce per farmi<br />

prendere la decisione più giusta non<br />

per il mio bene, ma per il bene della<br />

Chiesa.… La mia decisione di rinunciare<br />

all’esercizio attivo del ministero,<br />

non revoca questo. Non ritorno<br />

alla vita privata, a una vita di viaggi,<br />

incontri, ricevimenti, conferenze,<br />

eccetera. Non abbandono la croce,<br />

ma resto in modo nuovo presso il<br />

Signore Crocifisso. Non porto più<br />

la potestà dell’officio per il governo<br />

della Chiesa, ma nel servizio della<br />

preghiera resto, per così dire, nel recinto<br />

di san Pietro.… Invochiamo la<br />

materna intercessione della Vergine<br />

Maria Madre di Dio e della Chiesa …<br />

Cari amici! Dio guida la sua Chiesa,<br />

la sorregge sempre anche<br />

e soprattutto nei momenti<br />

difficili. Non perdiamo mai<br />

questa visione di fede, che<br />

è l’unica vera visione del<br />

cammino della Chiesa e del<br />

mondo. Nel nostro cuore,<br />

nel cuore di ciascuno di voi,<br />

ci sia sempre la gioiosa certezza<br />

che il Signore ci è accanto,<br />

non ci abbandona, ci<br />

è vicino e ci avvolge con il<br />

suo amore. Grazie!<br />

Grazie, Benedetto perché sei<br />

stato colui che ci ha aiutato<br />

a conoscere il Padre con<br />

le tue parole e col tuo stile<br />

di papà e ci hai invitato e<br />

insegnato a pregare per il<br />

tuo successore. Grazie, Benedetto<br />

che ti immergi nella<br />

preghiera come Mosè sul monte con<br />

le braccia levate al cielo per intercedere.<br />

Noi, come segno del nostro<br />

amore filiale, ti promettiamo, che,<br />

quando sarai stanco, reggeremo le<br />

tue braccia come colonne di sostegno<br />

perché tu possa elevare al Padre<br />

la lode dell’umanità ed attirare su<br />

di essa il suo sguardo di benevolenza,<br />

proprio come fecero Aronne e Cur<br />

con Mosè stanco. Permettici il dono<br />

di una carezza: confida in noi perché<br />

ti abbiamo voluto e ti vogliamo bene!<br />

In copertina: Campitura sovrastante la navata<br />

Dipinto a tempera, opera di Giovanni Antonio Cappello (Brescia 1669-1741), allievo di Pompeo<br />

Ghitti, prolifico nel bresciano nella tecnica a tempera. La campitura raffigura San Francesco di<br />

Sales, rivestito con paramenti sacri, a braccia aperte, ritto su una nube sostenuta da angioletti.<br />

Un putto sorregge la mitria; un altro il pastorale. Più in basso, una schiera di angioletti musicanti.<br />

Il Santo è sospinto verso un incontro con Cristo e la Madonna.<br />

3 Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”<br />

La scelta di Benedetto XVI<br />

Fra i fedeli, vescovi e laici, è sempre più evidente che la decisione<br />

del papa di riconsegnare il ministero petrino a Cristo e<br />

alla Chiesa è un gesto di amore verso entrambi. Esso è dettato<br />

non da un desiderio di “abdicare”, di “farsi alla fine gli affari<br />

suoi”, ma dalla passione perchè la missione della Chiesa abbia<br />

ancora più forza. Le sue considerazioni sulla mancanza di<br />

vigore che egli scopre nel suo corpo ultra-ottuagenario non<br />

sono un semplice riconoscimento di impedimento per “raggiunti<br />

limiti d’età”.<br />

Come lui stesso ha dichiarato, la sua scelta è spinta dal bisogno<br />

di “annunciare il Vangelo” “nel mondo di oggi, soggetto<br />

a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza<br />

per la vita della fede”. Nella decisione di dimettersi c’è perciò<br />

un’acuta passione missionaria perché la Chiesa possa trovare<br />

nuove vie, nuovi volti e nuove energie da dedicare all’opera<br />

che lo ha assorbito per tutta la vita: quella di rendere Cristo<br />

vicino all’uomo e soprattutto all’uomo che non lo conosce o<br />

lo disprezza. La preghiera nella clausura in cui sta per entrare<br />

saranno efficaci per la Chiesa quanto la sua parola, i suoi<br />

viaggi, le sue pubblicazioni, la sua testimonianza attiva.<br />

Ritratti di Santi<br />

I «Ritratti di Santi» sono un itinerario di fede proposto dal<br />

Movimento Carmelitano durante la Quaresima. Scritti da<br />

padre Antonio Maria Sicari col tempo si sono diffusi da<br />

Brescia verso una quindicina di altre città italiane ed estere.<br />

Padre Sicari stesso spiega il segreto del successo: nei Ritratti<br />

dei Santi, celebrati in un contesto di intensa preghiera, la<br />

gente scopre la «predica più bella», un commento vivo<br />

e attuale del Vangelo, la consapevolezza che la santità è<br />

possibile in ogni situazione vitale ed è la vocazione di tutti.<br />

Ogni anno cresce il desiderio di nuovi Ritratti perchè cresce<br />

il desiderio di conoscere ancora un po’ e ancora meglio Gesù<br />

e le meraviglie possibili alla sua grazia. Questo l’elenco dei<br />

santi di quest’anno: San Giovanni Piamarta (1841-1913)<br />

Apostolo della gioventù; Santa Katharine Mary Drexel (1858-<br />

1955), Apostola degli indiani e degli afro-americani; Shahbaz<br />

Bhatti (1968-2011), martire pakistano per la libertà religiosa;<br />

Servo di Dio fratel Ettore (1928-2004) missionario tra i<br />

barboni; San Pietro apostolo, la roccia della fede. I ritratti sono<br />

descritti all’interno della Santa Messa serale delle 20.30 nella<br />

chiesa di San Pietro in Oliveto i martedì di Quaresima. Anche<br />

quest’anno il mercoledì sono riproposti presso la chiesa di San<br />

Pietro a Roè Volciano.<br />

La Valle, il suo lavoro,<br />

la sua gente,<br />

la sua Banca.<br />

Un’altra “prova” di salute<br />

È un’esperienza che tutti attraversiamo, anche se<br />

per alcuni in modo “esasperato” e per altri in modo<br />

“normale”… fino alla soglia della prova finale:<br />

abbandono di fede in Dio per l’incontro definitivo<br />

col Signore, poi offro questa testimonianza alla<br />

urgenza di un altro ricovero in ospedale.<br />

La motivazione profonda che mi accompagna ci è stata<br />

offerta (ed io l’ho catturata) dalle catechesi su “Abramo”<br />

nostro padre nella fede, che abbiamo condiviso nelle<br />

scorse settimane nelle catechesi per gli adulti.<br />

La prima riflessione è questa: che cosa appare dalla<br />

storia di Abramo se la prendiamo come tipica storia<br />

del credente? Dobbiamo dire che Dio ci attende per<br />

la “prova” con modalità diversificate, ma con un<br />

unico obbiettivo: rendere sempre più perfetto il nostro<br />

rapporto di fede con Lui. È la sua identità vera, non<br />

una mia idea, a permeare la mia storia di persona, per<br />

cui si tratti di prove di salute (sulla nostra pelle!) o di<br />

rapporti con le persone, soprattutto quelle in casa, come<br />

la situazione generale sia della Chiesa che del sociale.<br />

Tutto penetra con (oserei dire) la dignità della prova che<br />

è questa: “Perché Dio è Dio, cioè colui che si adora nella<br />

fede, si adora attraverso un cammino di fede che suffraga<br />

un superamento di una idea di Dio originaria, per lo più<br />

sbagliata sotto certi aspetti. È da correggere attraverso<br />

ulteriori prove che identifichiamo nella quotidianità<br />

perché proprio dove emerge non solo la identità di Dio,<br />

ma pure la nostra“. Dio è il Dio della promessa (non è<br />

tutta la storia della salvezza), fino a Gesù crocifisso. Noi<br />

invece vogliamo istintivamente un Dio della sicurezza,<br />

dai suggerimenti chiari, per cui posso programmare tutta<br />

la mia esistenza, perfino negli imprevisti! (soprattutto<br />

quelli che riguardano la salute).<br />

Quante volte diciamo: Perché Dio non mi aiuti?<br />

O non ho capito Dio o Dio non c’è! Si può non pregare<br />

nella fede in qualunque situazione… il demonio non<br />

risparmia nessuno! Da ogni parte sempre una rinnovata<br />

purificazione e un totale abbandono per quella fede pura<br />

che solo in Dio trova la pace.<br />

È una semplice riflessione che vi affido alla vigila del mio<br />

ricovero in reparto per intervento con la speranza che io<br />

possa “vivere” questo tempo di degenza ospedaliera e<br />

di convalescenza, immerso nella preghiera per tutti voi e<br />

per quanti ho incontrato nella mia vita di prete.<br />

Mons. Franco Bertoni<br />

ZANCA ASS.NI S.A.S.<br />

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Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 4<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Nel cammino verso la Pasqua,<br />

nel cuore della Quaresima,<br />

incontriamo la solennità di<br />

san Giuseppe che si celebra martedì<br />

19 marzo, ed è come un’ulteriore<br />

guida nella comprensione del mistero<br />

dell’incarnazione che si manifesta<br />

pienamente nel mistero pasquale.<br />

Il culto di san Giuseppe presenta,<br />

nella storia, un andamento curioso.<br />

Praticamente inesistente per molti<br />

secoli, esso si diffonde rapidamente<br />

a partire dalla fine del Medioevo e<br />

raggiunge il suo apogeo nel secolo<br />

XIX. Il sommo pontefice Pio IX lo<br />

proclama Patrono della Chiesa universale.<br />

La sua festa, istituita nel<br />

1621, diventa solennità di precetto<br />

e sorgono innumerevoli Istituti che<br />

portano il suo nome. Dopo il Concilio<br />

Vaticano II, nonostante papa<br />

Giovanni XXIII abbia introdotto il<br />

suo nome nel Canone romano, il suo<br />

culto subisce una pausa e va anzi<br />

soggetto ad un ripensamento, nel<br />

tentativo di riportarlo a più sobrie<br />

basi bibliche.<br />

Queste basi bibliche sono ottimamente<br />

riassunte nella frase con cui<br />

si apre il Vangelo che ascolteremo<br />

martedì 19 marzo: “Giacobbe generò<br />

Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale<br />

è nato Gesù chiamato Cristo” (Mt<br />

1,16-17). Dunque i più bei titoli di<br />

Giuseppe sono ancora quelli che gli<br />

attribuisce il Vangelo: lo sposo di<br />

Maria fu un uomo “giusto”, della<br />

giustizia che Dio dona a chi aderisce<br />

alla sua volontà. Ed è a Maria che<br />

egli deve di aver saputo orientare la<br />

propria fedeltà verso una paternità<br />

spirituale nei confronti di un Figlio<br />

che avrebbe ricevuto solo da Dio.<br />

Il popolo cristiano ama questo uomo<br />

“giusto” e silenzioso e ripone fiducia<br />

nella potenza della sua intercessione.<br />

Giuseppe ci è soprattutto di esempio<br />

nella fede. La sua fede è quella semplice<br />

ed assoluta dei grandi patriarchi,<br />

con i quali ha in comune anche<br />

il mezzo con cui Dio comunica con<br />

lui e cioè il sogno. E’ la fede-obbedienza,<br />

tanto cara all’apostolo Paolo.<br />

Non consiste tanto nel credere<br />

in alcune verità, quanto nel fidarsi<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

In ascolto della Parola ... a cura di Oswald<br />

Sposo di Maria e padre di Gesù<br />

ciecamente di Dio ed eseguire puntualmente<br />

i suoi comandi. Giuseppe<br />

è l’immagine dell’uomo dimentico<br />

di sé, sempre pronto ad intervenire<br />

a favore degli altri, senza farlo pesare.<br />

Con questo spirito accompagna<br />

la sua sposa a Betlemme, cerca un<br />

rifugio, va in Egitto, torna, si stabili-<br />

sce a Nazaret dove trascorre il resto<br />

della sua vita lavorando e formando<br />

al suo mestiere il figlio che sarà chiamato<br />

infatti il figlio del carpentiere. A<br />

tre categorie di persone san Giuseppe<br />

è particolarmente di esempio: ai<br />

padri, ai pastori, ai lavoratori.<br />

La Tradizione ha chiamato san Giuseppe<br />

“padre putativo” di Gesù,<br />

per ricordare che Gesù è nato “per<br />

opera dello Spirito Santo”. In realtà,<br />

il Vangelo, pur mettendo in chiaro<br />

che Gesù è nato per opera dello Spirito<br />

Santo, non ha paura di chiamare<br />

Giuseppe semplicemente il padre di<br />

Gesù e Gesù… “Non è costui il figlio<br />

di Giuseppe?” (Lc 4,22). Parlando<br />

di Giuseppe a Gesù fanciullo, Maria<br />

dice: “Ecco, tuo padre e io…” (Lc<br />

2,48). Padre, infatti, non è solo colui<br />

che genera il figlio, ma anche colui<br />

che lo accoglie come figlio, che lo<br />

alleva con il sudore della sua fronte,<br />

che si assume la responsabilità<br />

di lui. E Giuseppe ha fatto, in modo<br />

esemplare, tutto questo nei confronti<br />

di Gesù. La formazione biblica e<br />

religiosa di Gesù è passata, come<br />

per ogni fanciullo ebreo, attraverso<br />

il padre.<br />

Giovanni Paolo II ha scritto di<br />

san Giuseppe: “La sua paternità si è<br />

espressa nell’aver fatto della sua vita<br />

un servizio, un sacrificio, al mistero<br />

dell’incarnazione e alla missione redentrice<br />

che vi è congiunta; nell’aver usato<br />

dell’autorità legale, che a lui aspettava<br />

sulla sacra Famiglia, per farle totale<br />

dono di sé, della sua vita, del suo lavoro.<br />

In una cultura come la nostra che<br />

esalta così unilateralmente l’aspetto<br />

dell’eros nel matrimonio, la figura<br />

di Giuseppe ricorda che ci sono altre<br />

cose importanti che fanno il vero<br />

matrimonio ed il vero papà. Si può<br />

aver generato, secondo la carne,<br />

molti figli e non essere “padre” di<br />

nessuno, se, una volta generati, li si<br />

trascura, o si scompare dalla scena…<br />

Una dote di san Giuseppe va soprattutto<br />

ricordata ai papà e ai mariti: la<br />

sua inalterabile calma.<br />

Mai da lui una parola di stanchezza<br />

o un segnale d’impazienza, anche<br />

nei momenti concitati della vita della<br />

sacra Famiglia. Come capo della<br />

prima Chiesa domestica, san Giuseppe<br />

è modello anche per i pastori<br />

della Chiesa ed è per questo che è<br />

stato proclamato Patrono della Chiesa<br />

universale. Quanto ai lavoratori,<br />

la Chiesa ha istituito una memoria<br />

speciale, il primo Maggio.<br />

San Giuseppe ha conosciuto alcuni<br />

dei problemi che assillano anche<br />

oggi tanti padri di famiglia: la ricerca<br />

di un alloggio, la preoccupazione<br />

del pane quotidiano, la necessità di<br />

dover fuggire dalla propria patria in<br />

cerca di sicurezza… In tutte queste<br />

situazioni possiamo intonare la preghiera:<br />

“A te, beato Giuseppe, stretti<br />

nella tribolazione ricorriamo”…<br />

E così sia!<br />

5 Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Caritas e Vita Missionaria<br />

Dalla mia cella posso vedere il mare<br />

Non è il titolo di un romanzo<br />

che Anselmo Palini, docente<br />

di materie letterarie,<br />

ha presentato il 12 dicembre 2012<br />

a Gaino, un piccolo paesino vicino<br />

a Toscolano Maderno, ma ha<br />

voluto dedicare la sua ultima fatica<br />

letteraria raccontando una vita<br />

vera, vissuta da un sacerdote don<br />

Pierluigi Murgioni, il sacerdote<br />

“fidei donum” arrestato e sottoposto<br />

a inaudite torture, rinchiuso in<br />

carcere per oltre cinque anni per la<br />

sola colpa di aver proposto, con la<br />

parola e con l’esempio, il messaggio<br />

evangelico di pace e di giustizia.<br />

Ha pagato sulla sua pelle la<br />

coerenza al messaggio evangelico,<br />

testimoniata in un paese come<br />

l’Uruguay, retto da una dittatura<br />

militare, dove predicare il Vangelo<br />

significava essere considerato un<br />

pericoloso sovversivo. Per un certo<br />

periodo nel carcere di Punta Carretas<br />

è stato detenuto nello stesso<br />

pianodell’edificio in cui era rinchiuso<br />

anche l’attuale presidente,<br />

Josè Mujica (che si fece oltre tredici<br />

anni di prigione).<br />

Don Pierluigi venne poi rilasciato<br />

ed espulso dal Paese grazie all’interessamento<br />

della Santa Sede e<br />

del pontefice in persona, Paolo VI<br />

(che l’aveva ordinato sacerdote il 3<br />

luglio 1966), del governo italiano e<br />

della Chiesa bresciana che era direttamente<br />

coinvolta nella vicenda<br />

di don Pierluigi Murgioni: da<br />

mons. Renato Monolo e don Gianbattista<br />

Tanghetti, da mons. Gianni<br />

Capra al vescovo Luigi Morstabilini,<br />

che lo visitarono in carcere e<br />

come tutti i compagni di missione<br />

e di seminario non fecero mai mancare<br />

il loro sostegno a don Pierluigi<br />

durante quegli anni terribili di<br />

prigionia. Nonostante quella triste<br />

esperienza, don Pierluigi tornò in<br />

<strong>It</strong>alia ancora più convinto del fatto<br />

che quella del Vangelo e della<br />

non violenza fosse l’unica strada<br />

da percorrere. Rientrato in diocesi<br />

a Brescia, fu curato a San Faustino<br />

in città, poi a Ghedi ed infine parroco<br />

di Gaino e Cecina, due piccoli<br />

paesini del lago di Garda.<br />

Don Pierluigi, che in quel tempo<br />

era anche Vicario zonale della nostra<br />

Zona XVI^, morì a soli 52 anni<br />

il 2 novembre 1993 a Gaino, dove<br />

è sepolto. Il libro Dalla mia cella<br />

posso vedere il mare vuole rendere<br />

giustizia a un dono che Dio ha fatto<br />

all’Umanità, alla sua famiglia,<br />

ai suoi parrocchiani al di qua e al<br />

di là dell’oceano. Gli scritti raccolti<br />

dallo scrittore, aiutano anche chi<br />

ha avuto modo di conoscere don<br />

Murgioni negli anni della scuola,<br />

del seminario, spettatori impauriti<br />

e sofferti delle sue vicende, compagni<br />

di discussione e di riflessione.<br />

Il libro porta anche a scoprire i sinceri<br />

e profondi rapporti di amicizia<br />

nati tra don Pierluigi e altri detenuti<br />

politici ai tempi della prigionia<br />

in Uruguay, ad esempio con<br />

Juan Baladàn Gadea, ora bresciano<br />

d’adozione, rinchiuso nelle carceri<br />

uruguayane per oltre tredici anni<br />

per la sua attività di opposizione<br />

al regime. Emerge anche tutta una<br />

fitta rete di rapporti di amicizia e<br />

di solidarietà che si sviluppano attorno<br />

al sacerdote, ai bergamaschi<br />

e novaresi presenti in Uruguay.<br />

Il Gruppo Missionario<br />

FILIALE DI CUNETTONE DI SALÒ<br />

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Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 6<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Le colline della Val Parma, verso<br />

Langhirano, Tizzano, sono innevate:<br />

cascine, prosciuttifici, caseifici,<br />

terre da secoli lavorate da contadini.<br />

Qui, il 16 febbraio, da sempre, si celebra<br />

la sagra di Santa Giuliana: santa Messa,<br />

processione, torta fritta, tortellini di patate,<br />

la santa c’è ed è molto amata. Anche<br />

più a nord, a Vigo di Fassa, il 16 febbraio<br />

si rinnova il culto di “Santa Giuliana<br />

Veja”, la santa patrona. Qui c’è un’antica<br />

chiesa, al limite dei boschi, la cui soglia<br />

si apre su distese di prati e di piccoli fiori<br />

invernali che bucano la neve: la chiesa<br />

è dedicata a Santa Giuliana e sull’altare<br />

maggiore ci sono le statue della Santa e<br />

di Santa Barbara, di San Vito, protettore<br />

di Fassa.<br />

“Santa Giuliana Veja” cioè “la vecchia”:<br />

negli anni si sposta la sua festa anche al<br />

3 giugno, la “Santa Juliana nova”; oggi<br />

c’è un’unica celebrazione a febbraio. La<br />

Chiesa di Santa Giuliana è molto antica,<br />

sicuramente edificata su un luogo di<br />

culto risalente alla preistoria. Sul colle a<br />

nord della Chiesa, il Col de Tzela, c’è un<br />

cerchio di antichissima pietra, un “ombelico<br />

centro della terra” sotto cui sono<br />

scavate gallerie e dove sgorga una fonte<br />

di acqua miracolosa, che gli abitanti di<br />

Fassa con devozione raccolgono per curare<br />

molti disturbi fisici.<br />

È “l’aga de San Vit”, l’acqua di San Vito:<br />

e non è solo suggestione vedere l’ombra<br />

del campanile della Chiesa di Santa<br />

Giuliana, dopo la metà di dicembre,<br />

proiettarsi proprio in questa direzione.<br />

Del resto, da sempre Santa Giuliana ama<br />

e protegge gli abitanti di Vigo di Fassa,<br />

tanto da scendere dal cielo per stare su<br />

loro: tutti talmente devoti a lei che nessuna<br />

“fassano” va all’inferno. Un giorno<br />

gli abitanti di Fassa sono in Chiesa ed il<br />

diavolo, infastidito dalla sublime presenza<br />

della Santa, si traveste da nobile<br />

e ferma la Messa. Subito accorre Santa<br />

nuove proposte d’arredo<br />

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Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

Santo del mese a cura di Luisa Madureri<br />

Santa Giuliana di Nicomedia<br />

Giuliana e con una spada lo scaccia: il<br />

diavolo fugge attraverso un varco nella<br />

roccia di Vael, lasciando un buco che si<br />

chiama “Finestra o Bus de Sent’Uljana”.<br />

Santa Giuliana protegge i “fassani” anche<br />

durante la prima guerra mondiale, tanto<br />

che ai piedi della sua Chiesa c’è un cimitero<br />

di guerra, dove tutti gli abitanti<br />

delle valli possono riposare, in virtù di<br />

un antico patto di amicizia fra le valli.<br />

Così “ai seidese de Firé” a Vigo di Fassa<br />

si ripete la sagra di Santa Giuliana, con<br />

Messa nella vecchia Chiesa, poi concerto,<br />

banda, crostoli e vin brulé.<br />

Santa Giuliana nasce a Nicomedia (Asia<br />

minore, oggi Turchia) intorno al 285.<br />

Bambina bella e aggraziata, diventa<br />

fanciulla bellissima, buona, molto amata,<br />

carattere coraggioso: incontra presto<br />

Gesù, unica della sua ricca ed influente<br />

famiglia ad abbracciare la religione cristiana,<br />

in un momento di crudele persecuzione.<br />

Il padre, seguace molto attivo<br />

degli dei del paganesimo, promette in<br />

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matrimonio la sua ambita figlia, giovanissima,<br />

ad un uomo molto potente,<br />

Evilasio. Giuliana sembra accettare, poi<br />

dichiara di voler sposare l’uomo più influente<br />

della città, Eleusio, il prefetto –<br />

si accetta questa condizione, ma subito<br />

Giuliana ne pone un’altra: il suo sposo<br />

non deve essere un pagano.<br />

Così, dopo le nozze, Giuliana rifiuta lo<br />

sposo: rimane vergine e lo sposo, pauroso<br />

e sottomesso all’Imperatore Massimiliano,<br />

la respinge, rifiuta di convertirsi<br />

e, terrorizzato dall’idea di rimanere<br />

sposato con una ragazza cristiana, la fa<br />

giudicare da un tribunale della città –<br />

del resto, lui è il prefetto, lui può tutto;<br />

impone ai giudici di torturarla, di usare<br />

le torture più orribili e dolorose; bisogna<br />

in ogni modo piegarla alla sua volontà:<br />

Giuliana deve rinnegare la sua religione,<br />

deve dire no a Gesù, deve diventare pagana.<br />

Ed ecco che, sotto la forma di un<br />

angelo, si presenta a Giuliana, già piegata<br />

dalle ferite e dalle umiliazioni del carcere,<br />

il diavolo e le dice di diventare pagana,<br />

così i suoi tormenti finiscono e torna<br />

donna libera e privilegiata.<br />

Giuliana riconosce il demonio, prega intensamente<br />

e “allora gli legò le mani di<br />

dietro e, gettandolo in terra, lo battè durissimamente<br />

con la catena con la quale<br />

era legata e il diavolo la pregava: “Madonna<br />

Giuliana, abbi misericordia di<br />

me”; Giuliana subisce il martirio: mentre<br />

pregando, offre il suo delicato collo per<br />

essere decapitata, trascina il diavolo in<br />

catene con sé”.<br />

Così muore Giuliana e con lei è decapitata<br />

anche l’amica del cuore Barbara:<br />

due giovani donne sante, coraggiose,<br />

innamorate di Dio. È il 305: Santa Giuliana<br />

ha 20 anni. Numerosi i dipinti che<br />

ci raccontano la bellezza e la giovinezza<br />

che raffigura Giuliana procedere verso il<br />

supplizio con alla catena il demonio, inferocito<br />

e definitivamente vinto.<br />

sede: SALÒ - Via Bezzecca, 8 - tel. 0365 41552 - Fax 0365 43239<br />

7 Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Il volto trasfigurato<br />

Quest’anno, il 21 aprile, si celebrerà<br />

a Brescia la Giornata Mondiale<br />

delle Vocazioni. È tipico della vita<br />

di fede “testimoniare l’esistenza di<br />

una vita nuova ed eterna e preannunziare<br />

la futura resurrezione e la<br />

gloria del regno celeste” (LG 44). Il<br />

periodo pasquale diventerà un’occasione<br />

importante per riconoscere<br />

i volti trasformati dall’incontro con<br />

Gesù Risorto. Penso al volto delle<br />

catechiste/i che settimanalmente<br />

con la parola e l’esempio annunciano<br />

il loro incontro con Gesù. Penso<br />

anche al volto di chi, ogni giorno,<br />

con umiltà si pone al servizio di coloro<br />

che, per svariati motivi, passano<br />

nei nostri ambienti. Mediante il<br />

loro servizio umile e silenzioso trasformano<br />

nella quotidianità di un<br />

Incontro la vita del nostro Oratorio<br />

e la loro. Scriveva Thomas Merton:<br />

Onnipotente e misericordioso Dio,<br />

concedici di capire che le nostre vie<br />

non sono necessariamente le tue<br />

vie, che non possiamo penetrare<br />

pienamente il mistero dei tuoi disegni,<br />

e che la stessa tempesta di<br />

potere che ora infuria in questa<br />

terra rivela la tua segreta volontà<br />

e la tua inscrutabile decisione.<br />

Concedici di vedere il tuo volto<br />

o Dio di santità, misericordioso<br />

con gli uomini. Concedici di<br />

trovare la pace dove davvero la<br />

si può trovare: nella tua volontà,<br />

o Dio, è la nostra pace!<br />

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri<br />

don Gianluca<br />

Gita sulla neve<br />

Lunedì 11 febbraio siamo andati a<br />

sciare a Lavarone di Trento. Possiamo<br />

dire che questa piccola località<br />

di montagna appena dopo Folgaria<br />

ci ha affascinati. Abbiamo bobbato<br />

tutto il giorno, fino allo sfinimento!<br />

L’esperienza ci è piaciuta molto<br />

soprattutto perchè non siamo mai<br />

rimasti soli: don Gianluca ci ha<br />

dato dei biglietti “obbligandoci” a<br />

scendere a coppie. Questa modalità<br />

ha permesso anche ai più timidi<br />

di rimanere sempre insieme ad<br />

altri. Ci inventavamo modi strani<br />

per fare delle gare tra di noi e soprattutto<br />

per scendere dalle piste<br />

creando dei veri e propri trenini<br />

con i gommoni. Nel pomeriggio<br />

abbiamo fatto più gare con degli<br />

slittini.... vinceva sempre la coppia<br />

più pesante capace di stare in pista!<br />

La giornata è stata inoltre caratterizzata<br />

dalla continua neve che<br />

ha imbiancato tutti noi, rendendo<br />

unico il paesaggio e particolare il<br />

ricordo di questa giornata passata<br />

in compagnia di amici, genitori con<br />

tanto divertimento.<br />

I giovani dell’Oratorio<br />

Carnevale in Oratorio<br />

Martedì 12 febbraio abbiamo<br />

festeggiato in Oratorio il Carnevale.<br />

Un centinaio di mascherine<br />

variopinte, accompagnate da<br />

nonne e genitori, hanno invaso<br />

allegramente l’Oratorio. Il salone<br />

solitamente sede di incontri<br />

e preghiere si è magicamente<br />

trasformato in un piccolo luogo<br />

incantato. Il Mago Giomar, venuto<br />

a trovarci per l’occasione,<br />

ha intrattenuto i bambini coinvolgendoli<br />

in numeri strabilianti.<br />

Di volta in volta chiamava<br />

dal pubblico alcuni bambini<br />

facendoli sentire protagonisti...<br />

tra di noi c’erano molti maghi!<br />

Il pomeriggio si è concluso ballando,<br />

giocando con i palloncini<br />

e gustando deliziose frittelle<br />

I sacerdoti, le zelatrici e la<br />

redazione de “Il Duomo”<br />

augurano a tutti i lettori una<br />

Buona e Santa<br />

Pasqua <strong>2013</strong><br />

preparate dalle mamme dell’Oratorio.<br />

Grazie a tutti ed al mago<br />

Giomar!!!!<br />

I giovani dell’Oratorio<br />

Ritiro quaresimale<br />

gruppo San Paolo<br />

Sabato 23 febbraio abbiamo assistito<br />

alla bellezza di un gesto semplice<br />

e grande insieme. Due ore di ritiro<br />

in cui i ragazzi del gruppo S. Paolo<br />

– che a maggio riceveranno i Sacramenti<br />

della Comunione e della<br />

Confermazione – hanno ripercorso<br />

le tappe del Giovedì e Venerdì<br />

Santo. Due momenti (nella chiesa<br />

di S. Giovanni e in Duomo) collegati<br />

tra loro da un breve percorso<br />

a piedi e dalla lettura del Vangelo<br />

che descriveva i gesti che Gesù ha<br />

compiuto in quei giorni e la Sua<br />

Passione. Segni concreti posti dai<br />

ragazzi sull’altare in S. Giovanni,<br />

accompagnati dalla preghiera:<br />

il pane, il vino, l’acqua, i fiori, un<br />

cero e il Vangelo per rivivere l’Ultima<br />

Cena e la Lavanda dei piedi<br />

e poi, davanti al crocefisso in Duomo<br />

i ragazzi hanno semplicemente<br />

messo se stessi, in silenzio, con lo<br />

sguardo fisso a Cristo in croce. Un<br />

riconoscere tutti insieme – ragazzi,<br />

catechiste, animatori – a Chi volgere<br />

lo sguardo, riaffermando che è a<br />

Lui che dobbiamo guardare e che<br />

nello stesso tempo è Lui che guarda<br />

noi e mendica il nostro amore,<br />

come abbiamo cantato: Tu mi<br />

guardi dalla croce, questa sera mio<br />

Signor, ed intanto la Tua voce, mi<br />

sussurra “Dammi il cuor!”.<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 8<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri<br />

Per un istante il mondo si è fermato.<br />

Tutti, dovunque fossimo,<br />

abbiamo sostato in silenzio,<br />

specchiandoci nei volti altrettanto<br />

stupiti di chi avevamo accanto, scrive<br />

in una lettera al quotidiano «La<br />

Repubblica» J. Carron, commentando<br />

l’annuncio del Papa. È esattamente<br />

quello che è accaduto a me<br />

e, probabilmente, anche a voi!<br />

E poi le lacrime, il dolore, per la<br />

scelta così unica e definitiva di un<br />

Papa che, eletto già anziano, ha testimoniato<br />

per molti anni la ragionevolezza<br />

della Fede “In un mondo,<br />

- per dirla con Peguy - per la prima<br />

volta dopo Cristo, senza Cristo”.<br />

Poi la mia misura, che ancora una<br />

volta si pone come giudizio: “Se il<br />

suo ministero avesse dovuto finire<br />

Dio lo avrebbe chiamato a Sè”. Ma<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

Riflessione sulle dimissioni del Papa<br />

Proviamo ad immaginare un’intervista<br />

a papa Benedetto in vista della<br />

giornata delle vocazioni... le risposte<br />

(vere) sono tratte dai suoi discorsi<br />

in merito a questo tema.<br />

Santità, come nasce una vocazione religiosa<br />

o sacerdotale?<br />

Le vocazioni sacerdotali e religiose<br />

nascono dall’esperienza<br />

dell’incontro personale con Cristo,<br />

dal dialogo sincero e confidente<br />

con Lui, per entrare nella<br />

sua volontà. È necessario, quindi,<br />

crescere nell’esperienza di fede,<br />

intesa come relazione profonda<br />

con Gesù, come ascolto interiore<br />

della sua voce, che risuona dentro<br />

di noi.<br />

Come si matura questa scelta<br />

nella comunità?<br />

Questa scelta si matura con la<br />

Preghiera... La preghiera costante<br />

e profonda fa crescere la fede<br />

della comunità cristiana, nella<br />

certezza sempre rinnovata che<br />

Dio mai abbandona il suo popolo<br />

e che lo sostiene suscitando vocazioni<br />

speciali, al sacerdozio e alla<br />

vita consacrata, perché siano se-<br />

non avevo fatto i conti con le parole<br />

che il Papa aveva detto, non avevo<br />

ancora sentito quale fosse la ragione<br />

di questa scelta così particolare.<br />

“Sono ben consapevole che questo ministero,<br />

per la sua essenza spirituale,<br />

deve essere compiuto non solo con le<br />

opere e con le parole, ma non meno soffrendo<br />

e pregando. Tuttavia, nel mondo<br />

di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e<br />

agitato da questioni di grande rilevanza<br />

per la vita della fede, per governare<br />

la barca di san Pietro e annunciare il<br />

Vangelo, è necessario anche il vigore<br />

sia del corpo, sia dell’animo, vigore<br />

che, negli ultimi mesi, in me è diminuito<br />

in modo tale da dover riconoscere la<br />

mia incapacità di amministrare bene il<br />

ministero a me affidato.” Che umiltà,<br />

che grande libertà!<br />

La cosa curiosa che questo evento<br />

mi ha fatto venire in mente è che,<br />

in questo mondo in continua evoluzione,<br />

che vorrebbe insegnare<br />

al Papa come si fa il Papa (con la<br />

stessa competenza o conoscenza<br />

della Chiesa che potrei avere io<br />

se volessi discutere delle stelle in<br />

un congresso di astrofisici!) e che<br />

continua a chiedere alla Chiesa di<br />

conformarsi al mondo, un Papa<br />

ritenuto reazionario e conservatore<br />

dai più, ha compiuto un gesto<br />

assolutamente innovativo, che ha<br />

pochissimi precedenti nella storia e<br />

che indica come il Signore non abbandoni<br />

mai la propria Chiesa.<br />

Il rinnovamento non ha la forma<br />

che il mondo si aspetta, ma è fuori<br />

dai nostri schemi e porta l’impronta<br />

di Dio.<br />

Cristina<br />

Intervista esclusiva a Benedetto XVI sulle vocazioni…<br />

gni di speranza per il mondo.<br />

Perchè segni di speranza?<br />

I presbiteri e i religiosi sono chiamati<br />

a donarsi in modo incondizionato al<br />

Popolo di Dio. Il loro è un servizio di<br />

amore al Vangelo e alla Chiesa, un servizio<br />

a quella salda speranza che solo<br />

l’apertura all’orizzonte di Dio può donare.<br />

Con la testimonianza della loro<br />

fede possono trasmettere il vivo desiderio<br />

di rispondere generosamente e<br />

prontamente a Cristo che chiama a<br />

seguirlo più da vicino.<br />

È possibile anche oggi, per la gioventù,<br />

una scelta come questa?<br />

Io mi auspico che i giovani, in mezzo<br />

a tante proposte superficiali ed<br />

effimere, sappiano coltivare l’attrazione<br />

verso i valori, le mete alte, le<br />

scelte radicali, per un servizio agli<br />

altri sulle orme di Gesù.<br />

Mi auguro che i giovani non abbiano<br />

paura di seguire Gesù e di percorrere<br />

le vie esigenti e coraggiose<br />

della carità e dell’impegno generoso!<br />

Solo così saranno felici di servire,<br />

saranno testimoni di quella<br />

gioia che il mondo non può dare,<br />

saranno fiamme vive di un amore<br />

infinito ed eterno, impareranno a<br />

«rendere ragione della speranza<br />

che è in voi» (1 Pt 3,15)!<br />

Daniela C.<br />

9 Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri<br />

Lo scorso 16 dicembre 2012, noi,<br />

ragazzi del gruppo Sant’Angela,<br />

tappa Antiochia, ci siamo recati a<br />

fare visita alla Casa delle Figlie del Sacro<br />

Cuore di Gesù di Cisano, ossia alle<br />

suore ospiti di una “casa di riposo” per<br />

religiose.<br />

Le nostre catechiste ci avevano da tempo<br />

anticipato che questo sarebbe stato<br />

un modo diverso di vivere il nostro ritiro<br />

dell’Avvento e, per questo, avevamo<br />

per settimane lavorato ad alcuni<br />

lavoretti natalizi: bigliettini, segnalibro<br />

e semplici presepi di cartoncino realizzati<br />

con tanta cura durante i nostri<br />

incontri del giovedì e del sabato, destinati<br />

a rappresentare il nostro dono per<br />

le ospiti dell’istituto. Insomma eravamo<br />

preparati sia all’incontro che alla<br />

visita.<br />

Ma, all’ingresso nell’edificio, non appena<br />

abbiamo scorto le numerosissime<br />

suore e il meraviglioso (e immenso)<br />

presepe della sala che ci ha accolto…<br />

Un incontro speciale<br />

bè, abbiamo da subito capito che quello<br />

sarebbe stato un incontro speciale. I<br />

loro sorrisi, la voglia di conoscerci, di<br />

farsi conoscere, di cantare, di scherzare<br />

o anche i loro semplici sguardi ci hanno<br />

riempito di una gioia diversa. Pensavamo<br />

di essere noi destinati ad “animare”<br />

la loro domenica, ma siamo stati<br />

travolti dal loro entusiasmo e dalla loro<br />

dolcezza.<br />

Ecco qui alcuni dei nostri commenti<br />

alla giornata:<br />

“Di quel giorno mi ricordo le suore che ci<br />

hanno offerto la merenda (che buona!) e<br />

poi, in particolare, alcune religiose indiane,<br />

che erano più giovani rispetto alle altre”.<br />

“Mi ricordo del presepe che occupava quasi<br />

metà della sala e delle suore che si sono<br />

messe a cantare guidate da una maestra di<br />

musica, anche lei suora!”.<br />

“Il ricordo più bello di quella giornata è<br />

quando abbiamo dato alle suore i regalini di<br />

Natale e loro si sono commosse”.<br />

“Di quel giorno mi ricordo di quando le<br />

suore si sono messe a cantare e, quando<br />

abbiamo distribuito alle religiose i disegni,<br />

alcune di loro si sono messe a piangere”.<br />

Ci siamo salutati infine con una promessa:<br />

quella di rivederci in Quaresima<br />

e di vivere un altro allegro pomeriggio<br />

insieme! Alla prossima, dunque…!<br />

Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede<br />

Ecco in sintesi la lettera del papa per la giornata Mondiale delle Vocazioni<br />

La speranza è attesa di qualcosa di positivo per il<br />

futuro, ma che al tempo stesso deve sostenere il<br />

nostro presente, segnato non di rado da insoddisfazioni<br />

e insuccessi.<br />

Dove si fonda la nostra speranza? Guardando alla storia<br />

del popolo di Israele narrata nell’Antico Testamento,<br />

vediamo emergere un elemento costante: la memoria<br />

delle promesse fatte da Dio ai Patriarchi. Questa memoria<br />

chiede di imitare l’atteggiamento esemplare di Abramo,<br />

il quale, «credette, saldo nella speranza contro ogni<br />

speranza » (Rm 4,18). Una verità consolante e illuminante<br />

che emerge da tutta la storia della salvezza è allora<br />

la fedeltà di Dio all’alleanza, che è giunta a sigillare la<br />

nuova ed eterna alleanza con l’uomo, attraverso il sangue<br />

del suo Figlio, morto e risorto per la nostra salvezza.<br />

Qui sta il fondamento sicuro di ogni speranza: Dio non<br />

ci lascia mai soli ed è fedele alla parola data.<br />

In che cosa consiste dunque la fedeltà di Dio? Nel suo<br />

amore, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo. L’amore<br />

di Dio segue a volte percorsi impensabili, ma raggiunge<br />

sempre coloro che si lasciano trovare. «Che cosa<br />

sarebbe la vostra vita senza questo amore? Dio si prende<br />

cura dell’uomo dalla creazione fino alla fine dei tempi,<br />

quando porterà a compimento il suo progetto di salvez-<br />

za. Nel Signore Risorto abbiamo la certezza della nostra<br />

speranza». Come avvenne nel corso della sua esistenza<br />

terrena, anche oggi Gesù, il Risorto, passa lungo le strade<br />

della nostra vita, e ci vede immersi nelle nostre attività,<br />

con i nostri desideri e i nostri bisogni. Proprio nel quotidiano<br />

continua a rivolgerci la sua parola; ci chiama a realizzare<br />

la nostra vita con Lui, il solo capace di appagare<br />

la nostra sete di speranza. Egli, Vivente nella comunità<br />

di discepoli che è la Chiesa, anche oggi chiama a seguirlo.<br />

E questo appello può giungere in qualsiasi momento.<br />

Anche oggi Gesù ripete: «Vieni! Seguimi!» (Mc 10,21).<br />

Come fare quindi a seguirlo? Per accogliere questo invito,<br />

occorre non scegliere più da sé il proprio cammino.<br />

Seguirlo significa immergere la propria volontà nella volontà<br />

di Gesù, dargli davvero la precedenza, metterlo al<br />

primo posto rispetto a tutto ciò che fa parte della nostra<br />

vita: alla famiglia, al lavoro, agli interessi personali, a se<br />

stessi.<br />

Significa consegnare la propria vita a Lui, vivere con Lui<br />

in profonda intimità, entrare attraverso di Lui in comunione<br />

col Padre nello Spirito Santo e, di conseguenza,<br />

con i fratelli e le sorelle. Questa comunione di vita con<br />

Gesù il «luogo» privilegiato dove sperimentare la speranza<br />

e dove la vita sarà libera e piena!<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 10<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri<br />

Non è mai facile trovare le parole per salutare un’amica e<br />

quando poi questo saluto è per sempre è ancora più difficile<br />

e a volte incomprensibile, ma la vita scout ci insegna a far<br />

tesoro delle esperienze vissute e saper dire grazie...<br />

Un saluto ed un grazie<br />

difficile trovare un inizio a quello che voglio scrivere, ma ci<br />

È provo...Non ci siamo mai conosciute o, per meglio dire non in<br />

ambito scoutistico; ci siamo viste in spiaggia ed in giro per Salò,<br />

ma mai in attività scout perchè i nostri tempi non sono stati gli<br />

stessi. Le coccinelle nelle quali Samuela era Arkanda erano già<br />

state chiuse quando io ho incontrato il mondo scout e ho iniziato<br />

il mio cammino, eppure ho conosciuto molto della vita delle coccinelle.<br />

In questi anni le stesse ragazze che Samuela ha iniziato<br />

allo scoutismo, sono state accompagnate da me verso la “Partenza<br />

scout” dove è la fine della prima parte del cammino per<br />

arrivare a concretizzare le proprie conoscenze e sentirsi pronte<br />

per affrontare il mondo e cercare di fare il meglio nella vita.<br />

Per capire meglio cosa si vuol salvare delle proprie esperienze,<br />

prima della scelta, si fa un’analisi e si ripercorre il proprio percorso<br />

e tutto questo poi si formalizza in una lettera. Le lettere di<br />

tutte le bambine che ella ha conosciuto, ormai divenute donne,<br />

partono dal ringraziare Arkanda, per la dolcezza con cui ha fatto<br />

loro conoscere il mondo fantastico delle Cocci, che si muoveva<br />

nel bosco fra voli di farfalle e coccinelle. Le prime paure di queste<br />

bimbe nel lasciare la tranquillità delle loro case per passare<br />

qualche ora lontane dalle loro mamme, sono state superate con<br />

entusiasmo e a distanza di anni queste esperienze rimangono ancora<br />

nei loro ricordi.<br />

Un racconto in particolare riaffiora molte volte: era una casa in<br />

montagna e Samuela le aveva lavate nelle tinozze...<br />

Molte volte ho sentito questo racconto e molte volte ho pensato<br />

fosse un gesto molto dolce ed affettuoso. Un affetto che solo una<br />

donna molto sensibile poteva trasmettere. Non so molto di più<br />

perchè i ricordi dei bambini sono sempre un po’ confusi e si perdono<br />

nelle emozioni.<br />

Adesso anch’io, come capo fuoco, attraverso queste poche righe<br />

voglio ringraziare Arkanda, per il servizio che ha svolto con le<br />

coccinelle con dedizione e amore.<br />

Grazie Samuela, grazie di cuore!<br />

Armadillo grintoso<br />

Incontro comunità capi<br />

S abato 15 febbraio l’incontro della comunità capi<br />

inizia a Serniga nella chiesa della Madonna del<br />

Buon Consiglio, tutti davanti all’altare leggendo alcune<br />

frasi della vita scout.<br />

Le frasi sono quelle della vita del bosco delle coccinelle,<br />

di Moowgli nel libro della giungla, momenti<br />

di vita di reparto e dello Spirito della strada: noi<br />

scout siamo abituati a parlar poco ma a rappresentar<br />

per simboli le cose rileggere alcune frasi che ricordano<br />

momenti di vita vissuta è un modo per far ripercorrere<br />

a Giulia e Francesca che sono appena arrivate<br />

in Comunità Capi il loro cammino scout fatto in<br />

questi anni dall’ingresso nel gruppo fino al giorno<br />

in cui hanno deciso di chiedere ai loro capi clan LA<br />

PARTENZA e di divenir capi.<br />

La promessa e la partenza sono i momenti più importanti<br />

della vita di uno scout: con la prima una persona<br />

accoglie i principi fondamentali e la legge scout<br />

e li fa propri nel cammino educativo che lo porterà<br />

al secondo punto cioè la partenza in cui ognuno riconosce<br />

di esser divenuto una persona adulta e responsabile<br />

che accetta di far propri gli insegnamenti<br />

dello scoutismo e trasferirli nella propria vita .<br />

Le due ragazze sono partite a piedi da “Madonna<br />

del Rio” e durante il percorso hanno trovato degli<br />

oggetti che noi avevamo precedentemente sistemato:<br />

una piccola caccia al tesoro!<br />

Ogni capo della comunità capi aveva scelto un oggetto<br />

che in qualche modo potesse rappresentarlo<br />

per caratteristiche o per qualità e Francesca e Giulia<br />

dovevano tentare di abbinare gli oggetti a ciascuno<br />

di noi; hanno dimostrato di conoscerci bene azzeccando<br />

tutti i personaggi .<br />

Quasi tutti noi infatti siamo stati loro capi nel cammino<br />

scout.<br />

La serata, dopo una gustosa grigliata preparata da<br />

Alberto e Martino ed altri gustosi antipasti di Caggio<br />

e Fabio, ha visto una grande partita a squadre con<br />

uno stravagante gioco dell’oca creato per la serata,<br />

dove tra tunnel, prigioni, tecniche scout e domande<br />

abbiamo trascorso un’oretta in allegria…… I capi<br />

sono stati bravi e non si sono sottratti dal gusto del<br />

gioco!<br />

Dopo aver bevuto la grolla dell’amicizia, tutti insieme<br />

ci siamo ritirati nella chiesetta dove abbiamo<br />

recitato una preghiera ringraziando Dio per la bella<br />

serata e per averci accompagnato nella nostra scelta<br />

di essere capi.<br />

Un augurio particolare a Giulia e Francesca: che si<br />

innamorino dell’essere capo e riescano a cogliere nei<br />

ragazzi a loro affidati le qualità positive da far crescere<br />

per far un giorno arrivare anche loro alla partenza.<br />

Un ringraziamento alla pattuglia per aver creato una<br />

bella serata e agli alpini di Serniga che ci hanno accolto<br />

nella loro sede.<br />

Armadillo grintoso<br />

11 Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Mi capita di trascorrere qualche<br />

giorno in Sardegna, fra amici,<br />

a poca distanza dall’avvio<br />

delle celebrazioni per il centocinquantesimo<br />

anniversario della nascita<br />

di Gabriele D’Annunzio. Chi ospita<br />

propone, così, di ripercorrere alcune<br />

tappe del viaggio compiuto dal poeta<br />

in gioventù, nel 1882, assieme ad<br />

Edoardo Scarfoglio, Cesare Pascarella<br />

e Ugo Ranieri. La prima tappa<br />

del viaggio è Villacidro. Ci sono<br />

state, nei giorni precedenti, abbondanti<br />

precipitazioni e pertanto<br />

sarà possibile vedere “Sa<br />

Spendula”, la cascata immortalata<br />

dal pescarese. Si tratta di<br />

un maestoso salto del torrente<br />

Coxinas che ha le sue sorgenti<br />

nell’altopiano omonimo, 700<br />

metri più sopra.<br />

Il rio scende verso il Campidano<br />

lungo gole strette e profonde,<br />

con uno strapiombo in tre<br />

salti, l’ultimo del quale di circa<br />

30 metri. Immersa in uno scenario<br />

fantastico di rocce granitiche,<br />

tra le selvagge montagne<br />

che le fanno da corona, questa<br />

cascata ha ricevuto l’omaggio di<br />

D’Annunzio in visita a Villacidro<br />

il 17 maggio 1882. Dopo la<br />

visita, assieme a Ranieri, fu abbozzata<br />

una poesiola, più tardi<br />

rimaneggiata da D’Annunzio<br />

sotto forma di sonetto con il titolo<br />

“La spendula”. Sarà pubblicata<br />

qualche giorno dopo sul<br />

“Capitan Fracassa”.<br />

La seconda tappa del nostro<br />

viaggio tocca Oliena, nel nuorese.<br />

Ci aspetta una famiglia produttrice<br />

del Nepente, un vino reso famoso dal<br />

poeta che ne celebrò le qualità nella<br />

prefazione al poemetto “Le osterie”<br />

di Hans Barth, pubblicato nel 1909.<br />

Il nome di questo vino eccellente deriverebbe<br />

dal greco “Nepentas”, significante<br />

la “non afflizione”. Lasciò<br />

scritto, al riguardo, D’Annunzio: ”...<br />

se ne beveste un sorso, non vorreste<br />

più partirvi dall’ombra delle candide<br />

rupi, e scegliereste per vostro eremo<br />

una di quelle cellette che i Sardi chiamano<br />

“Domos de Janas...”.<br />

Ma perchè parlare oggi di D’Annunzio,<br />

la cui presenza per molti versi può<br />

essere ingombrante e spesso fastidiosa?<br />

Alberto Arbasino l’aveva definito<br />

Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli<br />

A centocinquant’anni dalla nascita di D’Annunzio<br />

addirittura “un cadavere in cantina fra<br />

i più ingombranti di tutta la letteratura,<br />

di tutti i Paesi, vilipeso, conculcato, negletto”.<br />

Una risposta ci può venire da<br />

Simona Corte, che ha dedicato al Vate<br />

un interessante volume edito da Salerno<br />

lo scorso anno. Non si tratta di<br />

ciarpame letterario; occorre piuttosto<br />

approcciarsi all’uomo e allo scrittore<br />

pescarese, nelle sue pose superomisti-<br />

Il torrente “Coxinas” con la sua cascata<br />

che e nel suo incessante sperimentalismo<br />

verbale, anche negli aspetti poco<br />

conosciuti, come quelli del “periodo<br />

francese”.<br />

In una provocatoria inchiesta sulle<br />

fortune e la tenuta dei classici (“Ma<br />

chi si credono di essere?”), pubblicata<br />

dall’Espresso il 12 dicembre 2000, furono<br />

chiesti pareri a vari esponenti della<br />

“Repubblica delle lettere”. (Malerba,<br />

Sanguineti, Corti, Orengo, Segre, Lavagetto<br />

e altri). E mentre Manzoni<br />

e Carducci (ma anche insospettabili<br />

come Ungaretti, Montale e Pasolini)<br />

furono tra i più bocciati, D’Annunzio<br />

ebbe solo il “no” di Segre (”Nessuno<br />

ce lo leva di torno”), che gli riconobbe<br />

comunque importanza storica. Zolla<br />

(“D’Annunzio non si tocca”) e Magrelli<br />

(“Attenzione a stroncare... in tanti<br />

hanno cercato invano di spegnerlo.<br />

Lui niente, come le candeline-tranello<br />

dei compleanni. Tu soffi, soffi e loro si<br />

riaccendono”) presero posizione a suo<br />

favore con ardimento.<br />

Il principe di Montenevoso adottò<br />

strategie di promozione di se stesso<br />

che non hanno nulla da invidiare al<br />

Marketing moderno. Già in occasione<br />

del suo primo libro di<br />

versi fu diffusa la notizia che il<br />

giovanissimo poeta era perito<br />

tragicamente. Tutto il resto della<br />

sua esistenza fu messo sulla<br />

stessa linea, una promozione<br />

continua dell’opera attraverso<br />

gli episodi di una “vita inimitabile”,<br />

costantemente sotto i<br />

riflettori delle cronache mondane<br />

dell’epoca. Come del resto<br />

ne è testimonianza la sua dimora<br />

gardesana, il Vittoriale degli<br />

<strong>It</strong>aliani.<br />

Scriveva il critico Mario Sansone<br />

che, probabilmente, la figura<br />

dell’Immaginifico è così<br />

fastidiosa perchè ci somiglia<br />

troppo. Ora che il culto di se<br />

stessi, (dall’idolatria delle proprie<br />

emozioni all’esaltazione<br />

dell’egocentrismo), è diventato<br />

un ideale condiviso (talmente<br />

ovvio che non rappresenta più<br />

nemmeno materia di discussione),<br />

spettacolare sè stesso è divenuto<br />

una pratica condivisa in<br />

società. Il contrario, invece, viene<br />

percepito come un’anomalia.<br />

D’Annunzio rivendicò la superiorità<br />

dell’arte su qualsiasi esperienza.<br />

Per questo fu davvero, prima<br />

di ogni altro artista, un personaggio<br />

pubblico e un precursore degli atteggiamenti<br />

culturali più tipici del Novecento.<br />

Possiamo non essere d’accordo<br />

sul suo volontarismo estetico, il suo<br />

principio rinascimentale di trasformare<br />

la vita in un’opera d’arte (“Bisogna<br />

che la vita di un uomo d’intelletto sia<br />

opera di lui. La superiorità vera è tutta<br />

qui”.) E tuttavia possiamo essere sicuri<br />

di stare di fronte a un “personaggio”<br />

straordinario nel quale possiamo<br />

rispecchiarci. Anche negli episodi della<br />

vita quotidiana: come ci indicano le<br />

sue esperienze giovanili a Villacidro e<br />

a Oliena.<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 12<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Quel giorno sembrava essere iniziato<br />

troppo presto o comunque<br />

prima del solito, la luce era<br />

intensa, di una luminosità difficile da<br />

descrivere tanto sembrava pura. Il fiume<br />

in quel punto faceva un’ansa tanto<br />

che la corrente si dirigeva proprio verso<br />

est e l’albeggiare era diritto all’orizzonte.<br />

Che giornata stupenda pensò la<br />

nostra goccia, chissà come sarà il tramonto,<br />

ma il pensiero si fermò immediatamente<br />

per poter godere di quel<br />

momento meraviglioso.<br />

L’ansa del fiume era molto larga e la<br />

sabbia depositata sulla<br />

parte interna del corso<br />

d’acqua rallentava la sua<br />

corsa, tanto che poteva<br />

godere fino in fondo di<br />

quello splendido spettacolo.<br />

Poco oltre, sulla riva<br />

destra, un salice toccava<br />

con le proprie fronde l’acqua<br />

lasciandosi accarezzare<br />

dalla corrente in un<br />

oblìo che contagiava tutto<br />

quel tratto di fiume.<br />

Tra le fronde e l’acqua un<br />

sussurrio, un bisbigliare<br />

continuo, quasi un dialogo<br />

che solo l’albero e il<br />

fiume potevano capire, un<br />

fruscio, una melodia che contagiava<br />

chi gli stava intorno. Chissà cosa si<br />

dicevano, cosa si raccontavano, quali<br />

storie antiche e quali racconti l’acqua<br />

e la pianta si scambiavano. Ma<br />

la corrente riprese veloce il suo cammino,<br />

il sole si alzava all’orizzonte e<br />

l’albeggiare lasciava spazio a colori<br />

sempre più caldi, intensi, l’atmosfera<br />

prendeva corpo e le ombre sull’acqua<br />

lentamente sparivano con l’aumentare<br />

della luce.<br />

In fondo, quasi a sbarrare il corso del<br />

fiume, un ponte tagliava l’orizzonte e<br />

sul lato sinistro un altro albero, questa<br />

volta lungo e diritto, affusolato, di un<br />

verde intenso che attirò l’attenzione<br />

della nostra amica goccia. Le sue foglie<br />

non toccavano l’acqua, non sussurravano<br />

nulla al fiume, ma la sua presenza,<br />

man mano ci si avvicinava, era<br />

sempre più inquietante, quasi avesse<br />

personalità e carattere forti quanto il<br />

fiume.<br />

Man mano si avvicinava capiva che<br />

egli trasmetteva qualcosa, quasi par-<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

Notizie utili a cura di Giovanni Ciato<br />

Basterà una goccia d’acqua?<br />

lasse, umile, semplice, ma sicuro,<br />

come a voler indicare che in quel punto<br />

lui era il guardiano, lui la storia.<br />

Man mano ci si avvicinava diventava<br />

sempre più grande, più imponente,<br />

incutendo un timore reverenziale e il<br />

disagio poco alla volta si tramutava in<br />

rispetto.<br />

Nessuno saprà mai le cose che nella<br />

sua vita aveva avuto modo di vedere<br />

e di ascoltare, si potevano solo immaginare<br />

storie di briganti, ma anche<br />

di amori consumati ai suoi piedi nelle<br />

notti stellate o nei pomeriggi caldi<br />

L’ansa del fiume era molto larga<br />

e la sabbia depositata rallentava la sua corsa...<br />

d’estate, ma da lui non una parola, un<br />

segno, solo dallo sguardo proteso in<br />

avanti, quasi a indicare la giusta via,<br />

era possibile comprendere la sua storia,<br />

la sua vita.<br />

Bacone scrisse che “la verità è figlia<br />

del tempo e non dell’autorità”, ma in<br />

questo caso la forte personalità di questo<br />

imponente albero rappresentava il<br />

tempo e contemporaneamente incuteva<br />

rispetto, tanto da rappresentare<br />

sia la verità e, in quel tratto di fiume,<br />

anche l’autorità. La nostra goccia era<br />

confusa ma capì che quella era energia,<br />

forza pura della natura, di vitalità,<br />

che rappresenta il motore stesso della<br />

vita.<br />

La goccia, in quella meravigliosa mattina<br />

nel lento defluire sotto il ponte,<br />

imparò d’un tratto concetti scientifici<br />

e umanistici che stanno alla base della<br />

vita stessa. Ma l’acqua possiede una<br />

memoria? L’elemento che è all’origine<br />

della vita possiede a sua volta una vita<br />

propria?<br />

Domande che non sono solo astrat-<br />

ti concetti filosofici, in quanto sembra<br />

che l’ultimo lavoro scientifico del<br />

premio Nobel Luc Montagnier, dal<br />

titolo: “DNA, onde e acqua”, stia<br />

sconvolgendo il mondo della scienza<br />

(il condizionale è d’obbligo). Infatti<br />

“sembra” che in questo studio siano<br />

stati applicati i principi di base della<br />

fisica quantistica estesi alla biologia,<br />

scoprendo una cosa che, se confermata,<br />

potrebbe cambiare la vita dell’uomo.<br />

Luc Montagnier, lo scopritore del<br />

virus dell'Aids per intenderci, ha rilevato<br />

gli stessi segnali elettromagnetici<br />

di spezzoni di DNA batterico<br />

nel plasma sanguigno di pazienti<br />

colpiti da Alzheimer,<br />

Parkinson, Sclerosi Multipla<br />

e Artrite Reumatoide.<br />

Questo farebbe ritenere che in<br />

queste malattie siano presenti<br />

infezioni batteriche. Lo studio<br />

dimostrerebbe che l'utilizzo<br />

dei campi magnetici a bassa<br />

intensità migliora il trattamento<br />

nella sclerosi multipla<br />

e che i segnali elettromagnetici<br />

possono essere generati<br />

dall'RNA di virus quali l'Hiv,<br />

l'influenza A, l'epatite C, e si<br />

stanno verificando gli stessi<br />

risultati su un particolare tipo<br />

di carcinoma polmonare.<br />

L’ipotesi di Montagnier è che il nostro<br />

DNA possa trasmettersi a distanza attraverso<br />

onde elettromagnetiche che si<br />

diffondono attraverso l’acqua. Risparmio<br />

i particolari tecnico-scientifici, anche<br />

perché ignoro la materia, rimane<br />

però il fatto che l'esperimento è stato<br />

ripetuto con successo in laboratori indipendenti<br />

in <strong>It</strong>alia, Stati Uniti, Africa,<br />

Germania e Francia. Il che fa ben<br />

sperare! Un evento che si basa sulla<br />

diluizione estrema di principi attivi<br />

in acqua, incomprensibile se valutato<br />

secondo i criteri della biologia attuale,<br />

ma che acquista una sua razionalità se<br />

valutato sulla base dei principi della<br />

fisica quantistica e che apre impressionanti<br />

prospettive future.<br />

Chissà cosa ne penserebbe la nostra<br />

goccia se venisse a sapere che nella sua<br />

composizione chimica, cioè due parti<br />

di idrogeno e una di ossigeno, sta una<br />

parte del futuro dell’uomo. Forse commenterebbe:<br />

“tutto dipende se riuscirete<br />

a conservarmi”.<br />

13 Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


L’<br />

Scuola paritaria cattolica a cura della Scuola “E. Medi”<br />

Cronache di ordinaria straordinarietà<br />

anno scolastico, superata la boa di metà, si avvia a<br />

raccogliere i frutti del lavoro sin qui compiuto, offrendo<br />

inoltre l’opportunità dei corsi di recupero per<br />

chi non avesse raggiunto gli obiettivi nella verifica intermedia.<br />

Mentre si attende la primavera, che dia nuovo slancio<br />

all’impegno e all’entusiasmo dei ragazzi, all’Enrico Medi<br />

si sta lavorando ad alcune iniziative interessanti che proprio<br />

nel mese di marzo daranno i primi, sicuramente ricchi,<br />

frutti.<br />

Una delle iniziative di più ampio respiro, poiché coinvolge<br />

gli allievi sia della scuola media sia del liceo, è il Concorso<br />

di composizione musicale. Tutti gli studenti possono<br />

partecipare, inviando uno o due brani musicali, composti<br />

a partire da un tema dato. Massima libertà è lasciata per<br />

quanto riguarda la forma e lo stile; unico vincolo è la durata,<br />

che non deve superare i cinque minuti.<br />

Soltanto da pochi giorni il Concorso è stato indetto, e già<br />

nella scuola fervono i “lavori”: i nostri giovani compositori<br />

si sono infatti subito messi all’opera per realizzare i loro<br />

brani, che saranno poi giudicati da una giuria di esperti,<br />

docenti dell’Istituto. Alcuni dei brani presentati, inoltre,<br />

potranno diventare la “colonna sonora” dello spettacolo realizzato<br />

dagli studenti del laboratorio teatrale del liceo, che<br />

sarà presentato nell’ambito della rassegna Teatralò. Si tratta<br />

evidentemente di un’iniziativa importante, che di certo<br />

incontrerà il favore dei ragazzi e avrà seguito nei prossimi<br />

anni: la musica ha un ruolo molto rilevante nella vita dei<br />

giovani; educarli alla musica è fondamentale, educarli a<br />

creare musica è sicuramente una scelta vincente.<br />

Un’altra iniziativa che invece si ripropone da anni per i ragazzi<br />

del liceo, e che pure si concretizza in questo periodo,<br />

è il Progetto Stage, che permette agli studenti di entrare<br />

per una settimana nel mondo del lavoro.<br />

La possibilità di confrontarsi con realtà, ambienti e ruoli<br />

adulti diversi è infatti fondamentale per conoscere e sperimentare<br />

le proprie attitudini, e definire, quindi, più consapevolmente,<br />

le proprie scelte di studio e di lavoro. Per<br />

questo si è elaborato il Progetto Stage, dedicato ai ragazzi<br />

del terzo, quarto e quinto anno del liceo: coloro che nella<br />

pagella del primo quadrimestre hanno ottenuto una media<br />

dei voti superiore al sette hanno infatti la possibilità di assentarsi<br />

dalle lezioni per vivere un’esperienza significativa<br />

nel variegato mondo del lavoro. Il che, concretamente, li<br />

porta a rendersi conto di quali siano i vari reparti in cui si<br />

articola un’azienda metalmeccanica, affiancare per cinque<br />

giorni una maestra ‘montessoriana’, farsi un’idea di cosa<br />

significhi organizzare un ‘evento’ del Vittoriale, vestire i<br />

panni di un’assistente sociale o trasformarsi in animatori<br />

della grande fiera di Seridò. Questo, tra l’altro, permette<br />

agli alunni di incrementare il credito scolastico con cui, alla<br />

fine del quinto anno, si presenteranno alla commissione<br />

dell’Esame di Stato.<br />

Intanto, gli allievi della scuola media non stanno certamente<br />

a guardare: alcuni di loro si cimenteranno con la scrittura<br />

creativa, partecipando ad un concorso letterario indetto dal<br />

comune di Roncadelle, dal titolo “Raccontami una storia”,<br />

per il quale devono inventare un racconto, che potrebbe essere<br />

selezionato ed inserito in un libro. Un’intera classe sta<br />

invece lavorando alla realizzazione di un elaborato multimediale,<br />

con il quale partecipare ad un concorso, indetto<br />

dal MIUR, dallo stimolante titolo “Parlawiki. Costruisci il<br />

vocabolario della democrazia”. Nei primi giorni di marzo,<br />

inoltre, a Milano, un gruppo di studenti del liceo si presenterà<br />

ad un incontro di selezione, promosso dall’Osservatorio<br />

Permanente Giovani Editori, con il quale da molti<br />

anni ormai la nostra scuola superiore collabora al progetto<br />

Il quotidiano in classe. In quell’occasione verranno individuati<br />

alcuni rappresentanti che, per apertura al dibattito e<br />

spirito critico, potranno partecipare a due convegni di alto<br />

spessore organizzati dalla stessa associazione. Il primo, dal<br />

titolo “Crescere tra le righe”, si terrà a Siena nei giorni 23,<br />

24 e 25 maggio, mentre il convegno “Nuovi media e nuovi<br />

linguaggi nell’era digitale” si svolgerà a Parma il 29 e 30<br />

novembre. Si tratta chiaramente di due occasioni imperdi-<br />

bili come “banco di prova” per i nostri ragazzi, che non<br />

soltanto si confronteranno con altri studenti provenienti da<br />

ogni parte d’<strong>It</strong>alia, ma saranno invitati ad interagire con le<br />

più alte firme del giornalismo italiano, quali Gramellini e<br />

Severgnini: sarà per loro un’occasione formidabile di crescita<br />

e di stimolo, unita all’orgoglio di essere parte di una<br />

scuola selezionata per un’iniziativa di tale livello.<br />

Ma gli studenti del liceo Medi non si apprestano soltanto<br />

a diventare nuove stelle del giornalismo. Alcuni di loro<br />

saranno coinvolti, Domenica 24 <strong>Marzo</strong>, in un’altra interessante<br />

iniziativa: in occasione della Giornata FAI di Primavera,<br />

la Delegazione FAI di Brescia coinvolgerà, in qualità<br />

di Apprendisti Ciceroni gli studenti di quarta e quinta liceo<br />

di indirizzo spettacolo, (a cui si è aggiunto un alunno di<br />

prima, distintosi per la passione per l’arte), per presentare<br />

l’antico Lazzaretto di Salò. Gli studenti accompagneranno<br />

piccoli gruppi di visitatori lungo un itinerario prestabilito<br />

e illustreranno il loro lavoro di ricerca sul Lazzaretto, realizzato<br />

con il supporto degli esperti del FAI. Gli studenti da<br />

tempo si stanno preparando e per questo hanno partecipato<br />

ad incontri e conferenze, e tra pochi giorni effettueranno<br />

una simulazione dell’attività, seguita dal tutor FAI: grande<br />

impegno per loro, dunque, ma anche grande opportunità e<br />

grande soddisfazione.<br />

Continua è l’attenzione dell’Istituto Enrico Medi: accanto<br />

alla normale attività scolastica, infatti, ricercare, preparare,<br />

portare avanti iniziative di questa portata richiede grande<br />

attenzione, amore per la scuola e per i ragazzi, voglia di<br />

lasciare un segno in loro e di aiutarli a costruirsi un ricco<br />

futuro nel mondo di domani.<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 14<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò<br />

Anche per quanto riguarda la «questione sociale», non si può accettare «la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro<br />

tempo, possa esserci una formula magica. No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con<br />

voi! Non si tratta, allora, di inventare un “nuovo programma”. Il programma c’è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla<br />

viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria, e<br />

trasformare con Lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste”. CdDSdC 577<br />

Domanda: è vero che l’INPS non manda più il bustone<br />

con i modelli ObisM e CUD?<br />

Risposta: si, gli Enti previdenziali hanno intenzione di<br />

non più inviare i modelli ObisM e il CUD cartacei. I<br />

documenti saranno reperibili per via telematica sul sito<br />

dell’INPS, utilizzando il PIN (numero personale).<br />

I Sindacati dei pensionati hanno insistito affinché l’operazione<br />

del non invio cartaceo avvenisse con maggiore<br />

gradualità soprattutto per i pensionati più anziani, oppure<br />

per coloro che vivono in zone in cui l’accesso ai<br />

servizi telematici è difficoltoso.<br />

La risposta dell’Istituto è stata che l’invio cartaceo ha un<br />

costo elevato mentre la legge di Stabilità <strong>2013</strong> impone<br />

dei severi risparmi e che, per venire incontro alle prevedibili<br />

difficoltà, sarà attivato un “numero verde”.<br />

Nel momento in cui scriviamo, non sappiamo se, per<br />

quest’anno, si è deciso di soprassedere oppure no.<br />

Comunque il CUD e l’ObisM in formato cartaceo potranno<br />

essere richiesti presso i Patronati Sindacali ed<br />

i Caaf (per compilare i mod. 730 o l’UNICO) , nonché<br />

presso le sedi territoriali dell’INPS.<br />

L’INPS ha comunicato, inoltre, che sta predisponendo<br />

sia per il CUD sia per l’ObisM un modello unificato<br />

Inps, ex-Inpdap ed ex-Enpals.<br />

Domanda: quali adempimenti sono necessari per optare<br />

per la “cedolare secca” sul reddito da locazione?<br />

Risposta: Il locatore (proprietario) che decide di avvalersi<br />

del nuovo regime fiscale (cedolare secca) deve darne<br />

comunicazione al conduttore (affittuario). La comunicazione<br />

è obbligatoria, va effettuata con raccomandata<br />

(non a mano!), inviata prima di esercitare l’opzione e<br />

deve contenere la rinuncia a chiedere, per tutta la durata<br />

dell’opzione, l’aggiornamento del canone di locazione,<br />

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0365/ 524924<br />

Cellulare<br />

337434380<br />

anche se è previsto nel contratto. Chi intende avvalersi<br />

del regime della cedolare secca può esercitare l’opzione<br />

in sede di registrazione del contratto compilando il<br />

modello semplificato SIRIA oppure il modello 69.<br />

Il modello semplificato Siria deve essere presentato dal<br />

locatore o tramite professionisti, associazioni di categoria,<br />

CAAF, ecc. esclusivamente in via telematica. Il modello<br />

deve essere presentato entro i termini previsti per<br />

la registrazione del contratto di locazione, cioè entro 30<br />

giorni dalla data della stipula del contratto. Per la registrazione<br />

tardiva del contratto di locazione (cioè dopo<br />

i 30 giorni) è necessario recarsi presso un ufficio dell’Agenzia<br />

delle Entrate.<br />

Il modello 69 deve essere utilizzato, invece, quando non<br />

ricorrono i requisiti per utilizzare quello semplificato<br />

oppure per le proroghe (dopo i 4 anni iniziali), risoluzioni<br />

anticipate, revoche ecc.<br />

Se, in sede di registrazione, il locatore non effettua l’opzione<br />

nella prima annualità del contratto può comunque<br />

esercitarla per le annualità successive utilizzando il<br />

modello 69 entro il termine per il versamento dell’imposta<br />

di registro (30 giorni).<br />

L’opzione va esercitata nello stesso modo (con lettera<br />

all’inquilino) in caso di proroga, anche tacita, del contratto<br />

di locazione. L’opzione vincola il locatore all’applicazione<br />

del regime della cedolare secca per l’intero<br />

periodo di durata del contratto (4 anni) o della proroga<br />

o per il residuo periodo nei casi in cui l’opzione<br />

venga esercitata per le annualità successive. Il locatore<br />

ha la facoltà di revocare l’opzione (con mod. 69)<br />

durante ciascuna annualità contrattuale successiva a<br />

quella in cui è stata esercitata l’opzione entro il termine<br />

previsto per il pagamento dell’imposta di registro<br />

relativa all’annualità di riferimento (30 giorni) e obbliga<br />

al versamento della stessa imposta.<br />

Resta salva la facoltà di esercitare l’opzione nelle annualità<br />

successive.<br />

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15 Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Cinema teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio<br />

“Qualcosa nell’aria”<br />

Cosa ci propone il film della sezione Cineforum in programmazione<br />

per la serata di martedì 12 marzo?<br />

Intanto va precisato che anche in questo caso il titolo in italiano<br />

nulla ha a che vedere con quello originale in francese che<br />

è esattamente “Après mai”e la cui traduzione è “Dopo Maggio”.<br />

Ma forse la traduzione originale niente direbbe allo spettatore che<br />

non avesse in mente che si sta parlando del “maggio francese”;<br />

meglio quindi inventare un titolo quale “Qualcosa nell’aria” che<br />

lascia aperta la porta a varie soluzioni che si prospettano prima di<br />

aver visto il film.<br />

Film che va collocato proprio nell’ambito del “maggio” francese<br />

nei primi anni settanta in cui i giovani, reduci dai movimenti sessantottini,<br />

volevano costruire una nuova società purtroppo però<br />

rinnegando totalmente quella esistente. Di questo parla il film individuando<br />

un percorso fatto dal protagonista che intende contribuire<br />

al miglioramento della società in cui vive non con la “lotta<br />

dura senza paura” ma impegnandosi a diventare regista per poter<br />

testimoniare le sue idee con quel potente mezzo che consiste nella<br />

realizzazione cinematografica.<br />

Realizzazione che lui vuole diversa dal cinema politico visto che<br />

ne esistono già tanti sulla piazza e quasi tutti impostati sulla tematica<br />

della guerra in Vietnam o nel Laos, ma anche diametralmente<br />

diverso dalla filmografia americana dell’epoca volta a trattare temi<br />

che molte volte sono totalmente distaccati dalla realtà quotidiana.<br />

La sua via originale al cinema consiste nel rappresentare fedelmente<br />

allo spettatore quali erano i sentimenti che animavano la<br />

società e i temi propri del cambiamento che siano costruttivi e non<br />

distruttivi. Il pregio del film è stato quello di far apparire attuali<br />

allo spettatore attuale quelle tematiche di allora.<br />

Nella descrizione delle problematiche che vivevano i giovani parigini<br />

consistenti essenzialmente nella crisi economica, nella difficoltà<br />

a trovare lavoro e quindi vivere di espedienti magari per non<br />

contaminarsi “con la società dei padroni” il regista Assays cerca di<br />

trovare quel nesso di attualità consistente nell’identificare le difficoltà<br />

in cui anche i giovani di oggi possono riconoscersi.<br />

Giustamente il film è stato catalogato dalla critica come “Assays e<br />

il maggio francese passione senza propaganda” e Massimo Caparra<br />

rileva in esso che il Sessantotto per la prima volta viene presentato<br />

sugli schermi senza sentore d’artificio psico-ideologico, preciso<br />

nella ricostruzione, accurato nelle interpretazioni e credibile nel<br />

cambio dei toni e dei dialoghi.<br />

E’ si velato da nostalgia, aggiunge il critico “ma riesce a restare<br />

equilibrato nel cogliere anziché colpe e glorie, le sottili sfumature<br />

e le mille contraddizioni di epoca e personaggi.”<br />

Lamberto Dondio<br />

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Cineforum<br />

Martedì 5 marzo<br />

Istinto animale abbinato a Nat King Cole.<br />

The Master<br />

di Paul Thomas Anderson<br />

=====================================<br />

Martedì 12 marzo<br />

Film potente e libero,<br />

che tutto affronta e nulla censura.<br />

Qualcosa nell’aria<br />

di Olivier Assayas<br />

======================================<br />

Anteprima<br />

9 – 10 – 11 marzo<br />

Ci vuole un gran fisico<br />

di Sophie Chiarello,<br />

con Angela Finocchiaro e Giovanni Storti<br />

============================<br />

16 – 17 – 18 marzo<br />

Buongiorno papà<br />

di Edoardo Leo<br />

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Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 16<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Il pane e il vino sono al centro del<br />

culto cristiano; sono infatti gli stessi<br />

elementi che Gesù prese nelle<br />

sue mani durante l’ultima cena per<br />

esprimere simbolicamente la propria<br />

identità, significare globalmente la<br />

sua missione ai quali ha legato una<br />

sua specialissima presenza. Ma viene<br />

subito da chiederci: “Quale pane?”.<br />

Quell’ostia bianca e sottile è pane! E<br />

il vino? Nella catechesi questo segno<br />

viene quasi sempre ignorato. Forse<br />

perché nel tabernacolo si ripone ovviamente<br />

soltanto il pane; raramente<br />

ha luogo la comunione con il vino anche<br />

per i fedeli.<br />

Non bisogna dimenticare che questi<br />

segni costituiscono insieme un unico<br />

sacramento e che pertanto richiedono<br />

anche di essere resi più veri e più<br />

chiaramente significativi agli occhi<br />

dei fedeli. Così sollecitano a fare le<br />

stesse norme del Messale Romano:<br />

“La natura di segno esige che la materia<br />

della celebrazione eucaristica si<br />

presenti veramente come cibo. Conviene<br />

quindi che il pane eucaristico,<br />

sebbene azzimo e confezionato nella<br />

forma tradizionale, sia fatto in modo<br />

che il sacerdote nella messa celebrata<br />

con il popolo possa spezzare davvero<br />

l’ostia in più parti da distribuire almeno<br />

ad alcuni fedeli”(PNMR).<br />

Segno di ogni dono che viene da Dio.<br />

Si tratta pur sempre di quelle esigenze<br />

che provengono dalla natura stessa<br />

della liturgia, la quale comunica le<br />

realtà soprannaturali significandole<br />

in modo umano. Se viene a mancare<br />

quest’ultima dimensione, non c’è<br />

dubbio che la grazia di Dio riesca<br />

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Dott. Salvinelli<br />

Claudio Paolo<br />

Laureato in Odontoiatria<br />

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Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

Capire la Liturgia a cura di Rosa Pollini<br />

Il segno del pane<br />

sempre a superare i limiti umani, ma<br />

la liturgia viene a perdere uno dei suoi<br />

scopi fondamentali: quello di significare<br />

chiaramente l’azione di Dio (SC<br />

33-34). Nel linguaggio biblico il pane<br />

è il simbolo di ogni dono che viene<br />

da Dio: “Il Signore tuo Dio ormai sta<br />

per farti entrare in una terra fertile….<br />

dove mangerai pane a volontà e dove<br />

non ti mancherà nulla” (Dt 8,9).<br />

Del resto è in questo senso che il Signore<br />

Gesù ci invita a pregare per<br />

chiedere quel “pane quotidiano” che<br />

non si riduce a cibo materiale, ma a<br />

tutto quanto è necessario per vivere;<br />

così infatti interpretano molti Padri<br />

l’originale greco.<br />

Così la mancanza del pane dal lato<br />

opposto esprime l’assenza di Dio e di<br />

ogni altro bene: “Ecco, io tolgo a Gerusalemme<br />

la riserva di pane; mangeranno<br />

il pane a razione e con angoscia<br />

e berranno l’acqua a misura in preda<br />

all’affanno” (Ez 4,16). Il pane è anche<br />

il simbolo del banchetto escatologico,<br />

cioè dell’eterna festa alla fine dei<br />

tempi:”…il pane prodotto dalla terra<br />

sarà abbondante e sostanzioso…”(Is<br />

30,23).<br />

È con questa ricchezza simbolica che<br />

gli Ebrei celebravano la Pasqua con il<br />

pane azzimo, cioè con il pane nuovo,<br />

non fermentato dal vecchio lievito,<br />

nell’attesa che Dio portasse a compimento<br />

le promesse. Ed è proprio in<br />

questo contesto pasquale che Cristo,<br />

il compimento della promessa, “prese<br />

il pane, lo spezzò, lo diede ai suoi<br />

discepoli e disse: Prendete e mangiatene<br />

tutti; questo è il mio corpo offerto<br />

in sacrificio per voi”. Il pane simbo-<br />

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lo della presenza stessa di Dio. Nella<br />

Bibbia il pane assurge a livello di simboli<br />

di Dio stesso, della sua sapienza e<br />

della sua presenza: “Venite e mangiate<br />

il mio pane, bevete il vino che io ho<br />

preparato…”(Prov 9,5). È in questo<br />

progressivo sviluppo della rivelazione<br />

divina che Gesù, la sapienza di Dio<br />

fatta carne, può dire: “Io sono il pane<br />

della vita; chi viene a me non avrà più<br />

fame e chi crede in me non avrà più<br />

sete”(Gv 6,35).<br />

Mangiare il pane significa accogliere<br />

la parola. Fin dagli inizi la Chiesa è<br />

stata fedele al comando del Signore.<br />

Della Chiesa di Gerusalemme è detto:<br />

Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento<br />

degli Apostoli e nell’unione<br />

fraterna, nella frazione del pane<br />

e nelle preghiere…Ogni giorno tutti<br />

insieme frequentavano il tempio e<br />

spezzavano il pane a casa prendendo<br />

i pasti con letizia e semplicità di cuore.<br />

Soprattutto il primo giorno della<br />

settimana cioè la domenica, il giorno<br />

della risurrezione di Gesù, i cristiani<br />

si riunivano per spezzare il pane.<br />

Da quei tempi la celebrazione dell’eucaristia<br />

si è perpetuata fino ai nostri<br />

giorni, così che oggi la ritroviamo<br />

ovunque nella Chiesa con la stessa<br />

struttura fondamentale” (CCC 1342-<br />

1343). Il gesto della frazione del pane,<br />

gesto che ha dato origine ad uno dei<br />

primi nomi per indicare la messa, è<br />

proprio in funzione della comunione<br />

ed è pertanto un gesto altamente significativo<br />

per comprendere il messaggio<br />

del pane eucaristico che sollecita<br />

alla condivisione, alla comunione<br />

fraterna, all’unità nella Chiesa.<br />

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17 Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


IL PIACERE DEL BERE!<br />

Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio<br />

La musica della “Passione” quale ausilio<br />

alla meditazione nel periodo pasquale<br />

Abbiamo più volte sottolineato<br />

in precedenti articoli che<br />

la Passione di Cristo ha costituito<br />

una notevole fonte di ispirazione<br />

per i musicisti che hanno<br />

tradotto in varie composizioni il<br />

mistero e le emozioni originati dalla<br />

riflessione ma, in via principale,<br />

dalla fede.<br />

Tra i vari itinerari che vengono proposti<br />

ne ho scelto uno, programmato<br />

dall’Orchestra e Coro del<br />

Duomo di Thiene (Vicenza) che mi<br />

appare molto particolare in quanto<br />

valorizza le composizioni musicali<br />

di tre autori del repertorio classico<br />

che ben si adattano ai tre momenti<br />

della Passione di Cristo: quello della<br />

Passione, propriamente detta,<br />

della Morte e della Resurrezione.<br />

Nei vari momenti ci sono degli<br />

aspetti fondamentali che li caratterizzano<br />

e che gli autori hanno ben<br />

individuato.<br />

Nel primo momento assume rilievo<br />

la sofferenza interiore di Cristo,<br />

nel secondo momento il dolore di<br />

Maria mentre nel terzo primeggia<br />

la notizia della Resurrezione che<br />

finisce poi per tramutarsi in una<br />

dimostrazione di fede di tutti i credenti.<br />

I tre autori sono Franz Joseph<br />

Haydn (1732-1809) con la sua composizione<br />

“Le ultime sette parole<br />

di Cristo sulla croce” Antonio Vivaldi<br />

(1678-1741) con il suo “Stabat<br />

mater” e Antonio Lotti (1667-<br />

1740) con “Il Credo”.<br />

Le “sette parole”, dopo una introduzione<br />

nei toni maestoso e adagio<br />

sono precisamente:<br />

- Padre perdona loro poiché non<br />

sanno quello che fanno – Largo<br />

- Oggi sarai con me in paradiso –<br />

Grave e cantabile<br />

- Madre ecco tuo figlio – Grave<br />

- Dio mio, Dio mio perché mi hai<br />

abbandonato? – Largo<br />

- La sete – Adagio<br />

- Tutto è compiuto – Lento<br />

- Nelle tue mani Signore affido il<br />

mio spirito – Largo<br />

La composizione si chiude poi con<br />

“Il terremoto” nei tempi presto<br />

e con tutta forza in cui lo stesso<br />

Haydn riferisce che ha voluto rendere<br />

in musica con la drammaticità<br />

che ne consegue la narrazione<br />

dell’evangelista Matteo: “Ed ecco,<br />

il velo del tempio si scisse in due parti<br />

dall’alto al basso, la terra fu scossa e le<br />

rocce si spaccarono, i sepolcri si aprirono<br />

e molti corpi di santi che riposavano<br />

e usciti dai sepolcri, dopo la sua resurrezione,<br />

entrarono nella città santa e si<br />

manifestarono a molti.”<br />

Lo “Stabat Mater” costituisce uno<br />

dei più noti capolavori di Vivaldi.<br />

Per noi bresciani costituisce anche<br />

un motivo di orgoglio in quanto il<br />

lavoro è stato commissionato a Vivaldi<br />

dalla Chiesa di Santa Maria<br />

della Pace di Brescia.<br />

Anche la struttura dello “Stabat<br />

Mater” si compone di vari momenti,<br />

precisamente nove, ognuno connesso<br />

ad un particolare argomento<br />

di riflessione. Il momento iniziale è<br />

“Stabat Mater dolorosa”e non vi è<br />

titolo che sia maggiormente espressivo<br />

di quelle tre parole che esprimono<br />

cosa provasse Maria davanti<br />

al Figlio morto; del resto il tema è<br />

dal grande libro<br />

della natura<br />

acqua minerale<br />

FONTE TAVINA SALÒ - tel. 0365 441511<br />

stato fonte di ispirazione per vari<br />

musicisti dato che racchiude analisi<br />

di sentimenti esprimibili dalla<br />

fede e dalla sensibilità di ognuno.<br />

Il momento finale è l’Amen.<br />

Tra questi due momenti sono racchiusi<br />

gli altri temi che riflettono<br />

l’animo gemente di Maria, la sua<br />

tristezza, la grandezza di Gesù che<br />

si è fatto Uomo per redimere i peccati<br />

dell’umanità ed il messaggio<br />

per il futuro circa la grandezza della<br />

fede.<br />

È una composizione il cui successo,<br />

che continua ai nostri giorni,<br />

deriva proprio dalla semplicità stilistica<br />

e dalla ricchezza della melodia<br />

a riprova che la musica più è<br />

comprensibile ad un ascolto immediato<br />

più è destinata a durare nel<br />

tempo.<br />

Infine degna chiusura del ciclo<br />

della Passione viene data da “Il<br />

Credo” di Antonio Lotti, musicista<br />

veneziano contemporaneo di Antonio<br />

Vivaldi.<br />

La composizione è un potente<br />

atto di fede che proclama le verità<br />

fondamentali ed il cui movimento<br />

più sublime è certamente<br />

il “Crucifixus”a partire dal quale,<br />

mediante la crocefissione e morte<br />

di Gesù che ha subito il supplizio<br />

per noi, nasce la proclamazione<br />

di fede che, proprio in quanto testimonianza,<br />

assume la funzione<br />

di indirizzo dell’esistenza di ogni<br />

credente nei giorni di vita terrena,<br />

esistenza che tramutata in testimonianza<br />

quotidiana ravvivata<br />

dalla fede, fa assumere alla vita un<br />

segno particolare che la qualifica<br />

come degna di essere vissuta.<br />

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Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 18<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

Accade a Salò e dintorni<br />

Ultimo appello per il Classico<br />

L’ultimo appello per salvare il Classico al Fermi di Salò assume<br />

il tono di un invito che i sindaci di 38 Comuni di Alto Garda,<br />

Valle Sabbia e Valtenesi rivolgono alla prof.ssa Maria Rosa<br />

Raimondi, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale. «Ci<br />

piacerebbe ospitarla – scrivono gli amministratori - insieme<br />

ai tecnici e ai politici regionali e nazionali per “sperimentare”<br />

insieme la vita di un aspirante studente di liceo classico che<br />

si alza da Tignale alle 5 del mattino, prende il pullman alle<br />

6, ne cambia altri due per essere a Brescia alle 8 e riaffronta<br />

il percorso di ritorno nel pomeriggio; o della studentessa che<br />

si alza alle 4.30 da Pertica Alta. Altri studenti che lo scorso<br />

anno non hanno avuto la possibilità di frequentare a Salò –<br />

si legge nella lettera – hanno scelto la formula del convitto a<br />

Brescia: 5.000 euro l’anno. È questo il diritto allo studio?» Gli<br />

amministratori invocano un «atto di coraggio per guardare<br />

oltre i numeri (gli iscritti al classico sono 17 a fronte dei 25<br />

minimi richiesti), la burocrazia e le logiche di presunte<br />

razionalizzazioni che travolgono il più basilare dei diritti:<br />

quello all’istruzione».<br />

«Correre per Salò» con Garda Running<br />

Sperimentare i benefici della corsa in compagnia di runners<br />

esperti, tra cui un tecnico della Federazione italiana di atletica<br />

leggera. È la proposta del gruppo Garda Running che, con il<br />

patrocinio dell’assessorato comunale allo Sport e della sezione<br />

bresciana della Fidal, organizza «Corri per Salò». L’iniziativa<br />

consiste in una serie di allenamenti di corsa a piedi, sulla<br />

distanza di km 5,1 o di km 7. Per partecipare basta presentarsi<br />

ogni lunedì alle 18.45 presso il piazzale del bocciodromo. E<br />

per chi non se la sente di correre, ma preferisce un tranquilla<br />

camminata, c’è «Camminando per Salò». L’allenamento dura<br />

dai 40 ai 60 minuti. I promotori ricordano che «si tratta di un<br />

allenamento di gruppo e non di una gara, quindi nessuno<br />

arriva primo e nessuno arriva ultimo». La partecipazione è<br />

gratuita. Info su www.gardarunning.it.<br />

Il violino di Uto Ughi<br />

per l’Estate Musicale del Garda<br />

Apertura col botto per l’Estate Musicale del Garda <strong>2013</strong>. Sarà<br />

una star dell’archetto del calibro di Uto Ughi ad inaugurare<br />

la 55esima edizione del Festival violinistico internazionale<br />

«Gasparo da Salò», l’ottava diretta dal maestro Roberto<br />

Codazzi. Quella di Ughi non è l’unica anticipazione che il<br />

presidente della Pro Loco, Attilio Maroni, ha voluto svelare.<br />

Filiale di Salò - Località Rive<br />

Tra gli altri nomi di grande richiamo che saliranno sul palco<br />

del festival salodiano spiccano quelli di Richard Galliano,<br />

considerato il più talentuoso fisarmonicista vivente, e dei<br />

«2cellos», duo di giovani violoncellisti composto da Luka<br />

Sulic e Stjepan Hauser, che arrangiano brani di musica<br />

contemporanea in chiave moderna, utilizzando solo i loro due<br />

violoncelli per le esecuzioni.<br />

Il settore antincendio<br />

si consolida sull’Alto Garda<br />

Nuovi volontari certificati per combattere le fiamme e<br />

reperibilità h 24. La struttura anti incendio boschivo del Parco<br />

Alto Garda Bresciano, gestita e coordinata dalla Comunità<br />

Montana, si riorganizza e si consolida in vista dei periodi<br />

più critici per gli incendi forestali. La prima novità riguarda<br />

le forze in campo: ai 182 volontari che formavano l’organico<br />

complessivo delle squadre Aib operanti nei nove Comuni<br />

del Parco se ne sono aggiunti altri 23. Sono quelli che hanno<br />

portato a termine il corso di specializzazione Aib di 1° livello<br />

organizzato dalla Comunità Montana con il riconoscimento<br />

di Eupolis Regione Lombardia. I 23 nuovi volontari sono stati<br />

formati da docenti del Corpo Forestale e sono affiliati a diverse<br />

associazioni, tra cui i Volontari del Garda. Inoltre si è dato avvio<br />

ad una riorganizzazione della struttura di gestione dei gruppi<br />

Aib, con l’istituzione del servizio di «pronta disponibilità»,<br />

così come prevede il piano regionale di lotta agli incendi.<br />

Un salodiano alla<br />

Deutsche Oper di Berlino<br />

Luca Artioli, mandolinista, chitarrista e concertista classico<br />

salodiano, è stato invitato sul prestigioso palcoscenico della<br />

capitale tedesca per suonare gli interventi di chitarra della<br />

partitura dell’Otello di Verdi. Il tutto con la direzione del<br />

maestro Donald Runnicles, direttore principale del teatro<br />

berlinese. La prima ha avuto luogo il 27 febbraio. Il <strong>2013</strong> è<br />

l’anno di Giuseppe Verdi e Richard Wagner, i due mostri sacri<br />

del romanticismo musicale europeo. Due compositori tanto<br />

diversi, accomunati dallo stesso anno di nascita: il 1813. In<br />

<strong>It</strong>alia molti teatri, tra i quali la Scala di Milano, hanno dedicato<br />

gran parte della stagione lirica ai due compositori. Lo stesso<br />

accade un po’ in tutti i teatri lirici d’Europa ed anche la capitale<br />

europea non è da meno. Berlino è la seconda patria di Artioli.<br />

Il chitarrista vi svolge un’intensa attività concertista dal 1994 e<br />

vi ha fondato, nel 2012, la Piccola Orchestra <strong>It</strong>aliana, progetto<br />

pensato per rendere omaggio alle perle del repertorio musicale<br />

classico e operistico italiano.<br />

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele<br />

19 Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


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L’anno della fede a cura di don Pierluigi Tomasoni<br />

Il Concilio di Papa Benedetto XVI<br />

Papa Benedetto prima di concludere<br />

il suo servizio di Pastore<br />

della Chiesa universale, in qualità<br />

di Vescovo di Roma, ha voluto incontrare<br />

i sacerdoti della sua diocesi<br />

all’inizio della quaresima, incontro<br />

al quale ha tenuto fede in tutti gli<br />

anni del suo pontificato. In questa<br />

occasione ha voluto parlare loro della<br />

sua esperienza al Concilio Vaticano<br />

II come teologo. L’allora giovane<br />

Ratzinger portava in cuore un grande<br />

entusiasmo per quell’evento di portata<br />

mondiale: “Speravamo che tutto si<br />

rinnovasse, che venisse veramente una<br />

nuova Pentecoste, una nuova era della<br />

Chiesa… speravamo che la Chiesa fosse<br />

di nuovo forza del domani e forza dell’oggi…<br />

e di trovare di nuovo l’unione tra la<br />

Chiesa e le forze migliori del mondo, per<br />

aprire il futuro dell’umanità, per aprire il<br />

vero progresso”.<br />

Il primo punto dell’agenda del Concilio,<br />

fu quello di rinnovare la liturgia.<br />

Ricorda Papa Benedetto il desiderio<br />

che la celebrazione della S. Messa<br />

“fosse realmente un dialogo tra sacerdote<br />

e popolo, che realmente la liturgia dell’altare<br />

e la liturgia del popolo fosse un’unica<br />

liturgia, una partecipazione attiva, che le<br />

ricchezze arrivassero al popolo”.<br />

Il secondo punto dell’agenda del<br />

Concilio, fu quello di riflettere sulla<br />

Chiesa: “dire e capire che la Chiesa non<br />

è un’organizzazione, qualcosa di strutturale,<br />

giuridico, istituzionale – anche<br />

questo –, ma è un organismo, una realtà<br />

vitale, che entra nella mia anima, così<br />

che io stesso, proprio con la mia anima<br />

credente, sono elemento costruttivo della<br />

Chiesa come tale”.<br />

Papa Benedetto afferma come, la riflessione<br />

del Concilio sulla Chiesa,<br />

abbia generato un elemento che “solo<br />

dopo il Concilio è stato messo in luce…,<br />

cioè: il nesso tra Popolo di Dio e Corpo di<br />

Cristo… la relazione tra Popolo di Dio e<br />

Corpo di Cristo crea una nuova realtà: la<br />

comunione”. Gli altri punti all’ordine<br />

del giorno, furono quelli relativi alla<br />

Rivelazione e all’Ecumenismo.<br />

In questa prima parte del Concilio la<br />

Chiesa guardò a se stessa e in se stessa.<br />

Nella seconda parte del Concilio,<br />

secondo i ricordi del Papa, “Appariva,<br />

con grande urgenza, il tema: mondo<br />

di oggi, epoca moderna, e Chiesa; e con<br />

esso i temi della responsabilità per la costruzione<br />

di questo mondo, della società,<br />

responsabilità per il futuro di questo<br />

mondo e speranza escatologica, responsabilità<br />

etica del cristiano, dove trova le sue<br />

guide; e poi libertà religiosa, progresso, e<br />

relazione con le altre religioni”.<br />

Papa Benedetto ricorda in modo particolare<br />

la “Gaudium et Spes”, cioè la<br />

Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel<br />

mondo contemporaneo, “nostra aetate”,<br />

la Dichiarazione sulle relazioni della<br />

Chiesa con le religioni non cristiane.<br />

A conclusione del suo discorso, il<br />

Papa evidenzia che il Concilio Vaticano<br />

II – Concilio che “si realizzava<br />

all’interno della fede” – “era un Concilio<br />

della fede che cerca l’intellectus, che cerca<br />

di comprendersi e cerca di comprendere i<br />

segni di Dio in quel momento, che cerca<br />

di rispondere alla sfida di Dio in quel momento<br />

e di trovare nella Parola di Dio la<br />

parola per oggi e domani”.<br />

Il Papa, in fine, afferma che “la forza<br />

reale del Concilio era presente e, man<br />

mano, si realizza sempre più e diventa la<br />

vera forza che poi è anche vera riforma,<br />

vero rinnovamento della Chiesa. Ed è<br />

nostro compito, proprio in questo Anno<br />

della fede, cominciando da questo Anno<br />

della fede, lavorare perché il Concilio, con<br />

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la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi<br />

e sia realmente rinnovata la Chiesa”.<br />

Le parole del Papa, a cinquant’anni<br />

dal Concilio, ci incoraggiano a camminare<br />

con La Chiesa alla luce del<br />

Vaticano II. Ci sono, inoltre, di aiuto<br />

a capire la portata storica per la vita<br />

della Chiesa dei documenti conciliari<br />

per evitare un duplice atteggiamento<br />

diffuso tra i cristiani.<br />

Il primo è quello di coloro che considerano<br />

il Concilio come evento che<br />

ha seminato errori e crisi nella Chiesa,<br />

e per alcuni di loro, è stato un vero<br />

e proprio tradimento.<br />

Il secondo atteggiamento è di quelli<br />

che vedono nel Concilio ‘la riforma’<br />

della Chiesa, a loro parere i documenti<br />

del Vaticano II abrogano quanto<br />

la Chiesa ha detto e insegnato precedentemente.<br />

Atteggiamenti contraddittori che<br />

impediscono una corretta lettura del<br />

Concilio. Il Concilio Vaticano II va<br />

compreso alla luce di tutto il Magistero<br />

della Chiesa, chiave di lettura indicata<br />

al termine del Concilio da Papa<br />

Paolo VI. Non è certamente privo di<br />

importanza e dettaglio alquanto secondario<br />

che Benedetto XVI concluda<br />

il suo ministero di Pastore della Chiesa<br />

universale parlando del Concilio.<br />

L’eredità che ci lascia è quella di un<br />

grande amore per la Chiesa che accoglie<br />

con docilità l’azione dello Spirito<br />

Santo per essere guidata alla verità<br />

tutta intera.<br />

Papa Benedetto non ci lascia, la sua<br />

scelta di una vita ‘nascosta’ è un modo<br />

diverso di essere presente nella Chiesa:<br />

“Io, ritirato con la mia preghiera,<br />

sarò sempre con voi, e insieme andiamo<br />

avanti con il Signore, nella certezza:<br />

Vince il Signore! Grazie!”.<br />

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Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 20<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Mi ritorna oggi in mente la frase<br />

che ne “Il partigiano Johnny” di<br />

Beppe Fenoglio, un giovane della<br />

resistenza pronuncia quando un fascista<br />

gli domanda “Cosa diventerà l’<strong>It</strong>alia se vincerete<br />

voi?”; “Una cosa piccola ma seria”.<br />

Le cose sembrano essere andate in modo<br />

molto diverso. Mi chiedo: come e quando<br />

è successo che abbiamo perduto la giusta<br />

via? E non tanto perché il primo partito<br />

in Parlamento è guidato da un comico<br />

perché in fondo, per come sono messe le<br />

cose, anche questo ci può stare. Ma vorrei<br />

capire dove è finito quel paese che i nostri<br />

genitori e molti tra voi che leggete, hanno<br />

sognato per le generazioni a venire.<br />

Io penso che sia un errore cercare le ragioni<br />

di questo stato di cose solo negli<br />

eventi degli ultimi anni, siano<br />

essi cinque oppure venti. Perché<br />

da sempre io ho una convinzione<br />

e un segreto desiderio. Vorrei<br />

poter riavvolgere il nastro sul<br />

quale è registrata la Storia del<br />

Mondo per fare uno scambio. E<br />

lo scambio che vorrei proporre<br />

è con gli Stati Uniti d’America:<br />

Camillo Benso Cavour a loro,<br />

Abramo Lincoln a noi.<br />

I due sono vissuti nello stesso<br />

periodo, pressappoco per un<br />

numero uguale di anni e hanno<br />

entrambi dovuto gestire un paese<br />

che una guerra sanguinosa<br />

e fratricida aveva riunito. A Cavour<br />

è mancata la capacità e forse<br />

il coraggio di operare scelte alte e giuste<br />

che diventano necessarie quando si è<br />

davanti alla chiamata della Storia. Lincoln<br />

ha fatto approvare a un parlamento diviso,<br />

con la guerra ancora in corso, il XIII<br />

emendamento che aboliva definitivamente<br />

la schiavitù e stabiliva che la nazione,<br />

che sarebbe uscita dai trattati di pace, si<br />

sarebbe fondata su valori di unità, equità<br />

e rispetto delle persone.<br />

Nonostante da noi, fortunatamente, non<br />

ci sia mai stata la macchia della schiavitù<br />

e nonostante i valori alla base della nostra<br />

costituzione siano simili ai loro, la nostra<br />

nazione, nella realtà, non è stata fondata<br />

su quei valori, non si è formata su un<br />

forte senso civico, su un principio di giustizia<br />

e di uguaglianza profonda. Questo<br />

nonostante quei valori cristiani ai quali<br />

ci riferiamo. Non si è neppure provato a<br />

superare i problemi che la diversa condizione<br />

storica ed economica delle regioni<br />

italiane rendeva e rende tuttora evidenti.<br />

Anzi, a questi problemi se ne sono aggiunti<br />

altri ancora. Se oggi noi guardiamo<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

Alla sera del terzo giorno a cura di Bruno Marelli<br />

Che bel disastro!<br />

con invidia ad alcuni paesi del mondo occidentale,<br />

è perché la nostra nazione è il<br />

frutto della particolare condizione, o forse<br />

dovremmo dire di tutti gli errori, che<br />

l’hanno generata.<br />

Al momento attuale il nostro parlamento<br />

ci restituisce l’immagine di una spaccatura<br />

profonda tra il paese e le forze politiche<br />

che lo governano. Da un lato ci sono i partiti<br />

che faticano a riavvicinarsi ai bisogni<br />

del paese perché da troppo tempo i politici<br />

vivono chiusi nei loro palazzi e nelle tv,<br />

preoccupati di proteggere il loro potere e<br />

i loro privilegi messi in pericolo dall’esasperazione<br />

popolare, spaventati da quello<br />

che il paese reale ha fatto e ancora potrà<br />

fare, preoccupati dal risultato delle urne e<br />

dalle possibili proteste nelle piazze, allarmati<br />

dalla rabbia e dalla povertà che incontrano<br />

uscendo dai loro fortini. La classe<br />

politica è ormai profondamente messa<br />

in discussione perché il suo fallimento è<br />

sotto gli occhi di tutti e il confronto con il<br />

paese rappresenta un pericoloso azzardo.<br />

Dall’altro c’è un paese sorpreso e incredulo<br />

di fronte a un potere politico che si<br />

sbriciola, al mancato ricambio generazionale,<br />

all’incapacità dei governanti di<br />

parlare alla gente con un linguaggio semplice,<br />

comprensibile che non nasconda la<br />

verità delle cose, ma che sappia ritornare<br />

a indicare come affrontare le nuove sfide<br />

usando parole, se non profetiche, almeno<br />

convincenti.<br />

La folla sceglie Barabba, sempre. Che poi, a<br />

voler vedere, la “folla” ha poi ancora scelto<br />

di votare per i soliti volti che da decenni<br />

occupano la scena politica nonostante li<br />

abbia ritrovati un po’ malconci, come vecchie<br />

cozze boccheggianti aggrappate allo<br />

scoglio nell’ultima acqua rimasta. Questi<br />

personaggi pluririciclati possono, forse,<br />

trovare ancora il modo di formare un governo<br />

e garantirsi così un futuro, comportandosi<br />

come i ladri di Pisa, che litigano<br />

di giorno mentre di notte vanno insieme<br />

a rubare; o forse ora dovremmo chiamarli<br />

i ladri di Siena, aggiornando l’antico<br />

proverbio toscano ai tristi casi dei giorni<br />

nostri. Da qui a governare bene, il passo<br />

resta comunque lungo e difficile. Come ci<br />

ricorda Seneca “Non esiste un vento favorevole<br />

per il marinaio che non sa dove andare.”<br />

Noi però, qualunque cosa accada, qualsiasi<br />

minaccia dovesse concretizzarsi, non<br />

dobbiamo angosciarci. Perché questo sarà<br />

comunque l’ultimo giro di valzer di una<br />

classe politica che, nel bene e nel male, ha<br />

già ballato abbastanza. E questo disastro<br />

che si è abbattuto sull’<strong>It</strong>alia può<br />

davvero essere un bel disastro.<br />

Dipende da noi. Se ci arrendiamo<br />

ora, se cediamo al cinismo e<br />

diciamo che il cambiamento in<br />

cui speravamo non è possibile,<br />

allora quel cambiamento non<br />

arriverà.<br />

Se rinunciamo all’idea che la<br />

nostra voce possa fare la differenza,<br />

altre voci riempiranno il<br />

vuoto che noi lasciamo e saranno<br />

le voci dei banchieri, degli<br />

speculatori, dei politici di professione,<br />

di tutti quelli che sino<br />

a ora abbiamo lasciato indisturbati<br />

a saccheggiare il bene<br />

comune. Ora abbiamo la possibilità<br />

di comprendere che la<br />

politica non è solo quella che si fa a Montecitorio,<br />

ma è anche quella che facciamo<br />

tutti noi quando interagiamo con gli altri.<br />

“Non aspettare nessuna risposta oltre la tua”<br />

diceva Brecht.<br />

Abbiamo dato il via a un profondo cambiamento.<br />

Se ci faremo condizionare dai<br />

giornali e dalle tv e diventeremo spettatori<br />

o tifosi delle battaglie in Parlamento,<br />

avremo solo creato un nuovo mostro al<br />

quale daremo ulteriore forza. È necessario<br />

comprendere che le sorti dell’<strong>It</strong>alia<br />

non sono solo nelle mani di chi ci governa,<br />

ma anche e soprattutto nelle nostre.<br />

Ognuno deve iniziare da se stesso e costruire<br />

un nuovo modello partendo da<br />

piccole buone azioni civiche, dal suo lavoro<br />

svolto con passione e serietà, dallo<br />

smettere di considerare l’altro un estraneo<br />

da fregare ma, al contrario, vedendolo<br />

come un amico insieme al quale costruire<br />

il nuovo paradigma. Questa crisi<br />

può farci camminare insieme, farci sentire<br />

tutti finalmente insieme perché, nella<br />

realtà, siamo già uno con tutto. Con tutti.<br />

21 Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


Siamo a febbraio e sto esaminando<br />

un piccolo programma che esibisce<br />

in prima pagina il disegno di una<br />

mano che bussa davanti a una porta<br />

chiusa. Il messaggio, già chiaro, viene<br />

esplicitato dal sottotitolo: bussiamo con<br />

fede alla porta della misericordia.<br />

Dopo aver notato all’interno il programma<br />

dettagliato degli incontri per<br />

gli Esercizi Spirituali, leggo nel retro<br />

del significativo messaggio, una triplice<br />

riflessione di tipica atmosfera pasquale<br />

imperniata su tre espressioni latine che<br />

traduco con facilità senza (purtroppo!!)<br />

identificarne gli autori: victimae paschali<br />

laudes immolent christiani; Agnus redemit<br />

oves Christus innocens patrir conciliavit<br />

peccatores; mors et vita duello conflixere<br />

mirando; dux vitae mortuus regnat vivus.<br />

Dopo aver apprezzato l’impegno qualificante<br />

dell’iniziativa che è venuta a<br />

coincidere significativamente anche<br />

con un caldo momento elettorale, mi<br />

soffermo compiaciuta sull’uso dell’antica<br />

lingua latina alla quale ho dedicato<br />

un’intera vita di studi e di professione<br />

e cerco di arricchire la mia fragilità con<br />

quei messaggi.<br />

Essendo contemporaneamente reduce<br />

dallo spettacolo (offerto al teatro<br />

Strehler di Milano), del Macbeth di<br />

Shakespeare il cui protagonista è un<br />

soldato sanguinario che non solo uccide<br />

in guerra ma porta la violenza anche<br />

dentro le mura domestiche (perché<br />

posseduto dalla malvagità impunita<br />

del potere), il meditare sulle riflessioni<br />

offerte dal programma parrocchiale ha<br />

rappresentato una vera e necessaria catarsi<br />

spirituale. Non potevo non essere<br />

colpita, come tutti, dalle dimissioni di<br />

Papa Benedetto del 10 febbraio e dalla<br />

felice constatazione dell’uso della lingua<br />

latina (di cui ho immediatamente<br />

recuperato il testo) e sulla quale mi<br />

sono soffermata a lungo.<br />

L’occasione offerta al mondo permette<br />

di capire il pensiero del Santo Padre, di<br />

penetrare nel profondo dei sentimenti,<br />

di catturare la sua autentica riflessione,<br />

la forza dei sentimenti e il segno di un<br />

destino di alto profilo. Il messaggio viene<br />

offerto con una intensità inaudita e<br />

nel volto del Pontefice si avvertono le<br />

tracce di una profonda domanda interiore<br />

che deve aver scavato non poche<br />

dolorose ferite a causa della persona-<br />

Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli<br />

Semplice e umile lavoratore della vigna<br />

Il cristianesimo non è opera di persuasione,<br />

ma di grandezza; non va cioè ostentato, ma vissuto (I. di Antiochia).<br />

Benedetto Antelami<br />

Il Lavoratore della Vigna<br />

Battistero di Parma<br />

le e straordinaria coscienza religiosa e<br />

morale. Dopo lo stupore iniziale e lo<br />

sgomento conseguente, credo che la decisione<br />

forte del Papa si sia mutata, per<br />

ogni ascoltatore, nel bisogno intimo di<br />

esaminare se stesso, di rivedere le proprie<br />

frequenti fragilità umane, di rinnovarsi<br />

attraverso la riflessione suscitata<br />

da quelle parole semplici, ma decisive,<br />

da quella commozione forzatamente<br />

sottintesa e forse anche dalle lacrime<br />

trattenute.<br />

Siamo stati coinvolti in una personale<br />

consapevolezza perchè “la vita è sempre<br />

una scelta dolorosa ma è forte se diventa<br />

dignitosa conquista” (M. Poggialini – Avvenire).<br />

Ognuno di noi, credo, tramite<br />

il teleschermo, è rimasto inchiodato<br />

davanti all’immagine di quel vecchio<br />

volto, di quel sorriso velato. Come conseguenza<br />

è stato indotto naturalmente<br />

a pensare a se stesso, a fare il bilancio<br />

delle proprie scelte di vita ed anche,<br />

nell’intimo, a formulare con intensa<br />

partecipazione una preghiera, perché<br />

il cammino di ognuno sia percorso con<br />

dignità e non venga a mancare mai al<br />

Santo Padre e a noi tutti il conforto e l’aiuto<br />

che sono indispensabili per affrontare,<br />

con umiltà cosciente il cammino<br />

personale da compiere, soprattutto se è<br />

“naturalmente” breve.<br />

Così la televisione ha compiuto inconsapevolmente<br />

una profonda e forse<br />

inattesa funzione: registrando l’evento,<br />

che ha sorpreso il mondo intero, ha indirettamente<br />

favorito una meditazione<br />

personale sulle scelte decisive dell’esistenza<br />

dell’uomo sulla terra. Non poco<br />

stupore ha suscitato l’uso di una lingua<br />

che attraverso i secoli è stata codificata<br />

e consacrata sugli altari del mondo,<br />

ma che nella contemporaneità, appare<br />

largamente superata. Non mancano di<br />

certo i sapienti cultori di questi moduli<br />

linguistici (che faticosamente sopravvivono<br />

nei nostri licei…) i quali si sono<br />

scatenati con entusiasmo, convinti della<br />

sobria efficacia e della universale dignità<br />

della lingua latina.<br />

Ne è derivata un’analisi testuale rigorosa<br />

nella quale è stato evidenziato un<br />

latino moderno costruito con prestiti ricavati<br />

da autori di diverse epoche che,<br />

nel testo papale, formano un mosaico<br />

che abbraccia due millenni di latinità.<br />

Viene apprezzata l’espressione adottata<br />

per indicare la vecchiaia (ingravescente<br />

aetate) di ciceroniana memoria e vengono<br />

sottolineati i riferimenti all’epoca<br />

classica, da Quintiliano a Plinio.<br />

Naturalmente trattandosi di studiosi<br />

colti e stimati (Luciano Canfora sul<br />

Corriere) non mancano le sottolineature<br />

in rosso dovute “a sviste” imputabili<br />

a qualche collaboratore turbato dalla<br />

gravità dell’annuncio e una caduta sintattica<br />

da sottolineare: quando infatti<br />

in apertura si parla di una decisione di<br />

grande rilevanza, si usa l’espressione<br />

PRO ecclesiae vitae (errore facilmente<br />

identificabile anche da uno studente di<br />

modesta cultura) al posto di Vita. Gli<br />

studiosi della lingua latina si rammaricano<br />

che siano stati commessi questi<br />

errori (forse dovuti al turbamento e alla<br />

fretta!) in un testo destinato a passare<br />

alla storia.<br />

È superfluo concludere che questi rilievi<br />

linguistici nulla tolgono al valore<br />

del messaggio che tutto il mondo con<br />

vivissima partecipazione ha accolto con<br />

l’implicita forte consapevolezza che è<br />

indilazionabile approfondire i valori<br />

che ispirano la nostra fede per vivere<br />

una quotidianità che diventa ogni giorno<br />

più difficile e complessa.<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 22<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


È<br />

richiamata nell’Esodo quanto<br />

Dio disse…questo mese sarà per<br />

voi il principio dei mesi, sarà il primo<br />

mese dell’anno (23, 5) e viene riportato<br />

nel Libro dei Numeri quando il<br />

primo mese del secondo anno dopo<br />

l’uscita dall’Egitto Dio parlò a Mosè<br />

nel deserto del Sinai e gli disse… i<br />

figli di Israele celebreranno la Pasqua<br />

nel tempo stabilito, il 14 di questo mese<br />

sull’imbrunire e sarà celebrata al tempo<br />

fissato secondo tutti i suoi statuti e tutti<br />

i riti prescritti ( 9, 2). E la Pasqua fu<br />

sempre rispettata come accadde<br />

anche in quell’anno<br />

quando giunto…il primo<br />

giorno degli Azzimi che era<br />

di Giovedì, Gesù rispettò la<br />

tradizione, rinunziò a ritirarsi<br />

a Bethania sul Monte<br />

degli Ulivi come aveva fatto<br />

nelle notti precedenti e<br />

inviò Pietro e Giovanni a<br />

preparare la cena. Strano<br />

invito il suo, perché questo<br />

avrebbe dovuto essere<br />

compito di Giuda, l’economo,<br />

l’amministratore,<br />

ma Giuda era occupato a<br />

ordire il suo tradimento e<br />

non doveva essere aiutato<br />

a conoscere il luogo dove<br />

si sarebbe consumata l’ultima cena<br />

del Maestro, punto culminante del<br />

suo magistero con l’istituzione della<br />

Eucarestia.<br />

Trovata la sala che li avrebbe ospitati,<br />

la cena si svolse come era l’uso: le<br />

quattro coppe rituali del vino che si<br />

bevevano in tempi diversi (la prima,<br />

prima di porsi a tavola, la seconda<br />

che introduceva la cena, la terza a<br />

cena avviata e infine la quarta come<br />

ringraziamento finale), il pane azzimo,<br />

le erbe agresti con la salsa e<br />

l’agnello arrostito. E la cena era da<br />

poco cominciata quando fra i discepoli,<br />

certo per occupare i posti più<br />

vicini al Maestro, sorse una disputa<br />

…riguardo a chi di loro appariva esser<br />

maggiore, una disputa assurda agli<br />

occhi di Gesù che, vedendo che non<br />

diminuiva, non sprecò parole, ma deposte<br />

le vesti e preso un catino colmo<br />

d’acqua, cominciò a lavare i piedi ai<br />

commensali.<br />

Un gesto di massima umiltà che<br />

sconcertò i discepoli, ma che non<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

Altre note... a cura di Giancarlo Giacomuzzi<br />

Giovedì Santo - L’ultima cena<br />

scompose Gesù il quale, terminata<br />

la lavanda e indossate nuovamente<br />

le vesti, riprese a cenare dicendo …<br />

chi si è lavato non ha bisogno di lavarsi, è<br />

mondo interamente; voi siete mondi, ma<br />

non tutti. Questa frase tolse la serenità<br />

alla compagnia e turbò i discepoli<br />

che cominciarono a chiedersi a<br />

chi fra loro si fosse riferito il Maestro.<br />

La risposta la riceverà Giovanni, il<br />

discepolo prediletto che sedeva alla<br />

sua destra …è quello a cui intingerò il<br />

boccone e glielo darò e staccato un pez-<br />

«Ultima cena» del Romanino<br />

in Santa Maria della Neve a Pisogne<br />

zo di pane Gesù lo intinse e lo dette<br />

a Giuda che lasciò la stanza e si immerse<br />

nella notte del suo tradimento.<br />

Giuda dunque era assente quando il<br />

banchetto pasquale prossimo alla sua<br />

fine, forse si era giunti alla terza coppa,<br />

si illuminò dei successivi gesti del<br />

Maestro che preso del pane, ne staccò<br />

dei pezzi che distribuì agli Apostoli<br />

dicendo…prendete e mangiate; questo é<br />

il corpo mio, che per voi è dato, ciò fate nel<br />

mio ricordo, poi ancora alzando il calice<br />

…questo calice è il nuovo testamento<br />

del sangue mio, che per molti è versato,<br />

ciò fate, quante volte beviate, nel mio ricordo.<br />

Non sappiamo come reagirono i discepoli<br />

a tale doppia azione di Gesù,<br />

certo è che venticinque anni dopo<br />

Paolo in una lettera ai Corinzi (1Cor,<br />

11-23/29) presenta l’Eucarestia come<br />

rito stabile e abituale ed assai maggiore<br />

impressione ne ricevette in<br />

tempi successivi la primissima società<br />

cristiana. Gesù aveva già fatto<br />

riferimento a questo mesi prima a<br />

Cafarnao, ma fino all’ultima cena egli<br />

non aveva offerto ai discepoli maniera<br />

di eseguire questo comando così<br />

essenziale da rinnovarsi nel tempo<br />

…ciò fate …nel mio ricordo, e l’istituzione<br />

della Eucarestia è chiaramente<br />

l’intenzione di fondare una nuova religione,<br />

con un suo ben distinto rito<br />

che ricordasse perennemente la vita e<br />

la morte redentrice del suo fondatore.<br />

Con la consumazione della quarta<br />

coppa la cena ha termine, ma la comitiva<br />

si intrattiene nella sala a conversare<br />

e Gesù prima anticipa<br />

loro il suo prossimo martirio<br />

ricordando la profezia<br />

di Zaccaria …insorgi spada<br />

contro il mio pastore …percuoti<br />

il pastore e sian disperse le pecorelle<br />

(Zc. 13,7), poi li rassicura<br />

… dopo che io sia risorto<br />

vi precederò in Galilea. Segue<br />

il momento della predizione<br />

della reiterata negazione<br />

di Pietro, perché il discepolo<br />

è bellicoso, dice di essere<br />

pronto a difendere il suo Maestro<br />

anche con la spada contro<br />

ogni pericolo…con te sono<br />

pronto ad andare in carcere e a<br />

morte e Gesù con pazienza lo<br />

avverte …questa notte prima<br />

che il gallo abbia cantato due volte, mi<br />

avrai rinnegato tre volte. Ci sono due<br />

spade nella sala e i discepoli tentano<br />

l’impossibile, ma Gesù per l’ultima<br />

volta li zittisce …basta così. Seguono<br />

gli ultimi colloqui riferiti dal solo<br />

Giovanni (Gv. 14/16): l’amore per il<br />

Padre Celeste, l’amore per i discepoli,<br />

il Padre al quale ritorna, i discepoli<br />

dai quali si allontana, l’invito a…custodire<br />

i suoi comandamenti, ad aver fede<br />

in lui e nelle sue opere, a confidare nello<br />

Spirito della verità, a vivere in pace.<br />

È la conclusione del suo percorso di<br />

predicatore alle genti durato quasi tre<br />

anni sulle strade della Galilea e della<br />

Giudea, la fase nella quale i discepoli<br />

prendono coscienza che il Maestro<br />

ritornerà da loro dopo la resurrezione<br />

per avviarli a predicare la buona<br />

novella per le vie del mondo. Quindi<br />

Gesù uscì nella notte …di là dal torrente<br />

del Cedron ove era un giardino nel<br />

quale entrò con i suoi ed il giardino, un<br />

oliveto che ancora si può ammirare,<br />

si chiamava Gethsemani.<br />

23 Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>


SS. MESSE<br />

DUOMO<br />

• Prefestiva: ore 18.30<br />

• Festive: ore 9.30<br />

11.00 - 18.30<br />

• Feriale: ore 18.30<br />

S. BENEDETTO - Muro<br />

• Festive: ore 7.30<br />

S. BERNARDINO<br />

• Festive: ore 9.00 - 17.00<br />

• Feriale: ore 9.00<br />

S. GIUSEPPE<br />

• Festive: ore 10.00<br />

• Feriale: ore 17.30<br />

(esclusi: giovedì e sabato)<br />

Chiesa di S.GIOVANNI<br />

Solo feriale: ore 7.15<br />

Chiesa VISITAZIONE<br />

(dal 2/4 - escluso sabato)<br />

RENZANO<br />

• Solo sabato: ore 18.00<br />

CAPPUCCINI<br />

BARBARANO<br />

• Festive: ore 10.00 -17.00<br />

• Feriale: ore 17.00<br />

MONASTERO<br />

• Festive e feriali: ore 8.00<br />

IL DUOMO - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

MARZO<br />

Anno LXII - abb. annuo Euro 11,00<br />

- una copia Euro 1,05<br />

- abb. sped. postale Euro 30,00<br />

Informazioni utili<br />

Domenica 24 ore 10,30 Benedizione delle palme in Piazza Serenissima<br />

e processione verso il Duomo con S. Messa<br />

Martedì 26 ore 11.00 - S. Messa pasquale per le scuole<br />

ore 20,30 in Canonica redazione de “Il Duomo”<br />

Mercoledì 27 ore 20,45 in Duomo: Celebrazione penitenziale comunitaria<br />

Giovedì 28 ore 9,00 a S. Bernardino – Ufficio delle letture<br />

ore 15.00 S. Messa pergli anziani<br />

Venerdì 29 Giorno di magro e digiuno<br />

ore 9,00 a S. Bernardino: Ufficio delle letture<br />

ore 15,00 Liturgia della morte del Signore<br />

ore 20,45 in Duomo: Via Crucis<br />

Sabato 30 ore 9,00 a S. Bernardino: Ufficio delle letture<br />

ore 20,45 Veglia Pasquale<br />

Domenica 30 (Orario legale) - ore 16,00 Vespro pasquale cantato<br />

APRILE<br />

Lunedì 1 S. Messe: ore 9,00 – 10,00 – 11,00 – 17,00 - 18,30<br />

Martedì 2 ore 7,15 riprende la celebrazione della S. Messa alla Visitazione<br />

Giovedì 4 ore 16,30 alla Visitazione Esposizione e Adorazione<br />

ore 18,30 S. Messa<br />

Venerdì 5 Primo venerdì del mese S. Comunioni agli ammalati<br />

a Fasano inizio secondo corso per fidanzati<br />

Domenica 7 Domenica della Divina Misericordia<br />

ore 9,30 in Duomo Battesimi Comunitari<br />

ore 14,30 in Oratorio incontro gruppi S. Giovanni Piamarta<br />

per il cammino verso Nazaret (3)<br />

Martedì 9 ore 16,00 S. Messa al Cimitero<br />

ore 20,45 a Fasano Adorazione Eucaristica per la vita (5)<br />

Mercoledì 10 Ritiro presbiteri a Montecastello<br />

ore 20,45 in Oratorio Catechesi degli adulti<br />

Giovedì 11 ore 20,30 in Canonica C.P.P. (4)<br />

Venerdì 12 ore 20,30 in Canonica primo incontro dei Battezzandi del 2 giugno<br />

ore 20,45 in Oratorio Magistero per i Catechisti<br />

Domenica 14 GIORNATA NAZIONALE UNIVERSITÀ CATTOLICA<br />

ore 14,30 in Oratorio incontro gruppi S. Angela per il cammino verso<br />

Antiochia (3)<br />

Mercoledì 17 ore 20,45 in Oratorio Catechesi degli adulti<br />

Giovedì 18 ore 20,30 in Canonica: Gruppo Liturgia (3)<br />

Domenica 21 49ª GIORNATA MONDIALE PER LE VOCAZIONI<br />

ore 14,30 in Oratorio incontro gruppi S. Caterina per il cammino<br />

verso Cafarnao (4)<br />

Martedì 23 ore 20,30 a Fasano Consiglio Pastorale Zonale (3)<br />

Mercoledì 24 ore 20,45 in Oratorio: incontro Animatori dei Centri di Ascolto<br />

Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale<br />

- Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974<br />

- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294<br />

- Fotocomposizione del 5/3/<strong>2013</strong> nella Canonica di Salò<br />

- Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)<br />

- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it

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