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Siamo a febbraio e sto esaminando<br />
un piccolo programma che esibisce<br />
in prima pagina il disegno di una<br />
mano che bussa davanti a una porta<br />
chiusa. Il messaggio, già chiaro, viene<br />
esplicitato dal sottotitolo: bussiamo con<br />
fede alla porta della misericordia.<br />
Dopo aver notato all’interno il programma<br />
dettagliato degli incontri per<br />
gli Esercizi Spirituali, leggo nel retro<br />
del significativo messaggio, una triplice<br />
riflessione di tipica atmosfera pasquale<br />
imperniata su tre espressioni latine che<br />
traduco con facilità senza (purtroppo!!)<br />
identificarne gli autori: victimae paschali<br />
laudes immolent christiani; Agnus redemit<br />
oves Christus innocens patrir conciliavit<br />
peccatores; mors et vita duello conflixere<br />
mirando; dux vitae mortuus regnat vivus.<br />
Dopo aver apprezzato l’impegno qualificante<br />
dell’iniziativa che è venuta a<br />
coincidere significativamente anche<br />
con un caldo momento elettorale, mi<br />
soffermo compiaciuta sull’uso dell’antica<br />
lingua latina alla quale ho dedicato<br />
un’intera vita di studi e di professione<br />
e cerco di arricchire la mia fragilità con<br />
quei messaggi.<br />
Essendo contemporaneamente reduce<br />
dallo spettacolo (offerto al teatro<br />
Strehler di Milano), del Macbeth di<br />
Shakespeare il cui protagonista è un<br />
soldato sanguinario che non solo uccide<br />
in guerra ma porta la violenza anche<br />
dentro le mura domestiche (perché<br />
posseduto dalla malvagità impunita<br />
del potere), il meditare sulle riflessioni<br />
offerte dal programma parrocchiale ha<br />
rappresentato una vera e necessaria catarsi<br />
spirituale. Non potevo non essere<br />
colpita, come tutti, dalle dimissioni di<br />
Papa Benedetto del 10 febbraio e dalla<br />
felice constatazione dell’uso della lingua<br />
latina (di cui ho immediatamente<br />
recuperato il testo) e sulla quale mi<br />
sono soffermata a lungo.<br />
L’occasione offerta al mondo permette<br />
di capire il pensiero del Santo Padre, di<br />
penetrare nel profondo dei sentimenti,<br />
di catturare la sua autentica riflessione,<br />
la forza dei sentimenti e il segno di un<br />
destino di alto profilo. Il messaggio viene<br />
offerto con una intensità inaudita e<br />
nel volto del Pontefice si avvertono le<br />
tracce di una profonda domanda interiore<br />
che deve aver scavato non poche<br />
dolorose ferite a causa della persona-<br />
Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli<br />
Semplice e umile lavoratore della vigna<br />
Il cristianesimo non è opera di persuasione,<br />
ma di grandezza; non va cioè ostentato, ma vissuto (I. di Antiochia).<br />
Benedetto Antelami<br />
Il Lavoratore della Vigna<br />
Battistero di Parma<br />
le e straordinaria coscienza religiosa e<br />
morale. Dopo lo stupore iniziale e lo<br />
sgomento conseguente, credo che la decisione<br />
forte del Papa si sia mutata, per<br />
ogni ascoltatore, nel bisogno intimo di<br />
esaminare se stesso, di rivedere le proprie<br />
frequenti fragilità umane, di rinnovarsi<br />
attraverso la riflessione suscitata<br />
da quelle parole semplici, ma decisive,<br />
da quella commozione forzatamente<br />
sottintesa e forse anche dalle lacrime<br />
trattenute.<br />
Siamo stati coinvolti in una personale<br />
consapevolezza perchè “la vita è sempre<br />
una scelta dolorosa ma è forte se diventa<br />
dignitosa conquista” (M. Poggialini – Avvenire).<br />
Ognuno di noi, credo, tramite<br />
il teleschermo, è rimasto inchiodato<br />
davanti all’immagine di quel vecchio<br />
volto, di quel sorriso velato. Come conseguenza<br />
è stato indotto naturalmente<br />
a pensare a se stesso, a fare il bilancio<br />
delle proprie scelte di vita ed anche,<br />
nell’intimo, a formulare con intensa<br />
partecipazione una preghiera, perché<br />
il cammino di ognuno sia percorso con<br />
dignità e non venga a mancare mai al<br />
Santo Padre e a noi tutti il conforto e l’aiuto<br />
che sono indispensabili per affrontare,<br />
con umiltà cosciente il cammino<br />
personale da compiere, soprattutto se è<br />
“naturalmente” breve.<br />
Così la televisione ha compiuto inconsapevolmente<br />
una profonda e forse<br />
inattesa funzione: registrando l’evento,<br />
che ha sorpreso il mondo intero, ha indirettamente<br />
favorito una meditazione<br />
personale sulle scelte decisive dell’esistenza<br />
dell’uomo sulla terra. Non poco<br />
stupore ha suscitato l’uso di una lingua<br />
che attraverso i secoli è stata codificata<br />
e consacrata sugli altari del mondo,<br />
ma che nella contemporaneità, appare<br />
largamente superata. Non mancano di<br />
certo i sapienti cultori di questi moduli<br />
linguistici (che faticosamente sopravvivono<br />
nei nostri licei…) i quali si sono<br />
scatenati con entusiasmo, convinti della<br />
sobria efficacia e della universale dignità<br />
della lingua latina.<br />
Ne è derivata un’analisi testuale rigorosa<br />
nella quale è stato evidenziato un<br />
latino moderno costruito con prestiti ricavati<br />
da autori di diverse epoche che,<br />
nel testo papale, formano un mosaico<br />
che abbraccia due millenni di latinità.<br />
Viene apprezzata l’espressione adottata<br />
per indicare la vecchiaia (ingravescente<br />
aetate) di ciceroniana memoria e vengono<br />
sottolineati i riferimenti all’epoca<br />
classica, da Quintiliano a Plinio.<br />
Naturalmente trattandosi di studiosi<br />
colti e stimati (Luciano Canfora sul<br />
Corriere) non mancano le sottolineature<br />
in rosso dovute “a sviste” imputabili<br />
a qualche collaboratore turbato dalla<br />
gravità dell’annuncio e una caduta sintattica<br />
da sottolineare: quando infatti<br />
in apertura si parla di una decisione di<br />
grande rilevanza, si usa l’espressione<br />
PRO ecclesiae vitae (errore facilmente<br />
identificabile anche da uno studente di<br />
modesta cultura) al posto di Vita. Gli<br />
studiosi della lingua latina si rammaricano<br />
che siano stati commessi questi<br />
errori (forse dovuti al turbamento e alla<br />
fretta!) in un testo destinato a passare<br />
alla storia.<br />
È superfluo concludere che questi rilievi<br />
linguistici nulla tolgono al valore<br />
del messaggio che tutto il mondo con<br />
vivissima partecipazione ha accolto con<br />
l’implicita forte consapevolezza che è<br />
indilazionabile approfondire i valori<br />
che ispirano la nostra fede per vivere<br />
una quotidianità che diventa ogni giorno<br />
più difficile e complessa.<br />
Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 22<br />
Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>