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Marzo 2013 - Parrocchiadisalo.It

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Mi capita di trascorrere qualche<br />

giorno in Sardegna, fra amici,<br />

a poca distanza dall’avvio<br />

delle celebrazioni per il centocinquantesimo<br />

anniversario della nascita<br />

di Gabriele D’Annunzio. Chi ospita<br />

propone, così, di ripercorrere alcune<br />

tappe del viaggio compiuto dal poeta<br />

in gioventù, nel 1882, assieme ad<br />

Edoardo Scarfoglio, Cesare Pascarella<br />

e Ugo Ranieri. La prima tappa<br />

del viaggio è Villacidro. Ci sono<br />

state, nei giorni precedenti, abbondanti<br />

precipitazioni e pertanto<br />

sarà possibile vedere “Sa<br />

Spendula”, la cascata immortalata<br />

dal pescarese. Si tratta di<br />

un maestoso salto del torrente<br />

Coxinas che ha le sue sorgenti<br />

nell’altopiano omonimo, 700<br />

metri più sopra.<br />

Il rio scende verso il Campidano<br />

lungo gole strette e profonde,<br />

con uno strapiombo in tre<br />

salti, l’ultimo del quale di circa<br />

30 metri. Immersa in uno scenario<br />

fantastico di rocce granitiche,<br />

tra le selvagge montagne<br />

che le fanno da corona, questa<br />

cascata ha ricevuto l’omaggio di<br />

D’Annunzio in visita a Villacidro<br />

il 17 maggio 1882. Dopo la<br />

visita, assieme a Ranieri, fu abbozzata<br />

una poesiola, più tardi<br />

rimaneggiata da D’Annunzio<br />

sotto forma di sonetto con il titolo<br />

“La spendula”. Sarà pubblicata<br />

qualche giorno dopo sul<br />

“Capitan Fracassa”.<br />

La seconda tappa del nostro<br />

viaggio tocca Oliena, nel nuorese.<br />

Ci aspetta una famiglia produttrice<br />

del Nepente, un vino reso famoso dal<br />

poeta che ne celebrò le qualità nella<br />

prefazione al poemetto “Le osterie”<br />

di Hans Barth, pubblicato nel 1909.<br />

Il nome di questo vino eccellente deriverebbe<br />

dal greco “Nepentas”, significante<br />

la “non afflizione”. Lasciò<br />

scritto, al riguardo, D’Annunzio: ”...<br />

se ne beveste un sorso, non vorreste<br />

più partirvi dall’ombra delle candide<br />

rupi, e scegliereste per vostro eremo<br />

una di quelle cellette che i Sardi chiamano<br />

“Domos de Janas...”.<br />

Ma perchè parlare oggi di D’Annunzio,<br />

la cui presenza per molti versi può<br />

essere ingombrante e spesso fastidiosa?<br />

Alberto Arbasino l’aveva definito<br />

Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli<br />

A centocinquant’anni dalla nascita di D’Annunzio<br />

addirittura “un cadavere in cantina fra<br />

i più ingombranti di tutta la letteratura,<br />

di tutti i Paesi, vilipeso, conculcato, negletto”.<br />

Una risposta ci può venire da<br />

Simona Corte, che ha dedicato al Vate<br />

un interessante volume edito da Salerno<br />

lo scorso anno. Non si tratta di<br />

ciarpame letterario; occorre piuttosto<br />

approcciarsi all’uomo e allo scrittore<br />

pescarese, nelle sue pose superomisti-<br />

Il torrente “Coxinas” con la sua cascata<br />

che e nel suo incessante sperimentalismo<br />

verbale, anche negli aspetti poco<br />

conosciuti, come quelli del “periodo<br />

francese”.<br />

In una provocatoria inchiesta sulle<br />

fortune e la tenuta dei classici (“Ma<br />

chi si credono di essere?”), pubblicata<br />

dall’Espresso il 12 dicembre 2000, furono<br />

chiesti pareri a vari esponenti della<br />

“Repubblica delle lettere”. (Malerba,<br />

Sanguineti, Corti, Orengo, Segre, Lavagetto<br />

e altri). E mentre Manzoni<br />

e Carducci (ma anche insospettabili<br />

come Ungaretti, Montale e Pasolini)<br />

furono tra i più bocciati, D’Annunzio<br />

ebbe solo il “no” di Segre (”Nessuno<br />

ce lo leva di torno”), che gli riconobbe<br />

comunque importanza storica. Zolla<br />

(“D’Annunzio non si tocca”) e Magrelli<br />

(“Attenzione a stroncare... in tanti<br />

hanno cercato invano di spegnerlo.<br />

Lui niente, come le candeline-tranello<br />

dei compleanni. Tu soffi, soffi e loro si<br />

riaccendono”) presero posizione a suo<br />

favore con ardimento.<br />

Il principe di Montenevoso adottò<br />

strategie di promozione di se stesso<br />

che non hanno nulla da invidiare al<br />

Marketing moderno. Già in occasione<br />

del suo primo libro di<br />

versi fu diffusa la notizia che il<br />

giovanissimo poeta era perito<br />

tragicamente. Tutto il resto della<br />

sua esistenza fu messo sulla<br />

stessa linea, una promozione<br />

continua dell’opera attraverso<br />

gli episodi di una “vita inimitabile”,<br />

costantemente sotto i<br />

riflettori delle cronache mondane<br />

dell’epoca. Come del resto<br />

ne è testimonianza la sua dimora<br />

gardesana, il Vittoriale degli<br />

<strong>It</strong>aliani.<br />

Scriveva il critico Mario Sansone<br />

che, probabilmente, la figura<br />

dell’Immaginifico è così<br />

fastidiosa perchè ci somiglia<br />

troppo. Ora che il culto di se<br />

stessi, (dall’idolatria delle proprie<br />

emozioni all’esaltazione<br />

dell’egocentrismo), è diventato<br />

un ideale condiviso (talmente<br />

ovvio che non rappresenta più<br />

nemmeno materia di discussione),<br />

spettacolare sè stesso è divenuto<br />

una pratica condivisa in<br />

società. Il contrario, invece, viene<br />

percepito come un’anomalia.<br />

D’Annunzio rivendicò la superiorità<br />

dell’arte su qualsiasi esperienza.<br />

Per questo fu davvero, prima<br />

di ogni altro artista, un personaggio<br />

pubblico e un precursore degli atteggiamenti<br />

culturali più tipici del Novecento.<br />

Possiamo non essere d’accordo<br />

sul suo volontarismo estetico, il suo<br />

principio rinascimentale di trasformare<br />

la vita in un’opera d’arte (“Bisogna<br />

che la vita di un uomo d’intelletto sia<br />

opera di lui. La superiorità vera è tutta<br />

qui”.) E tuttavia possiamo essere sicuri<br />

di stare di fronte a un “personaggio”<br />

straordinario nel quale possiamo<br />

rispecchiarci. Anche negli episodi della<br />

vita quotidiana: come ci indicano le<br />

sue esperienze giovanili a Villacidro e<br />

a Oliena.<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 12<br />

Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>

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