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Mi capita di trascorrere qualche<br />
giorno in Sardegna, fra amici,<br />
a poca distanza dall’avvio<br />
delle celebrazioni per il centocinquantesimo<br />
anniversario della nascita<br />
di Gabriele D’Annunzio. Chi ospita<br />
propone, così, di ripercorrere alcune<br />
tappe del viaggio compiuto dal poeta<br />
in gioventù, nel 1882, assieme ad<br />
Edoardo Scarfoglio, Cesare Pascarella<br />
e Ugo Ranieri. La prima tappa<br />
del viaggio è Villacidro. Ci sono<br />
state, nei giorni precedenti, abbondanti<br />
precipitazioni e pertanto<br />
sarà possibile vedere “Sa<br />
Spendula”, la cascata immortalata<br />
dal pescarese. Si tratta di<br />
un maestoso salto del torrente<br />
Coxinas che ha le sue sorgenti<br />
nell’altopiano omonimo, 700<br />
metri più sopra.<br />
Il rio scende verso il Campidano<br />
lungo gole strette e profonde,<br />
con uno strapiombo in tre<br />
salti, l’ultimo del quale di circa<br />
30 metri. Immersa in uno scenario<br />
fantastico di rocce granitiche,<br />
tra le selvagge montagne<br />
che le fanno da corona, questa<br />
cascata ha ricevuto l’omaggio di<br />
D’Annunzio in visita a Villacidro<br />
il 17 maggio 1882. Dopo la<br />
visita, assieme a Ranieri, fu abbozzata<br />
una poesiola, più tardi<br />
rimaneggiata da D’Annunzio<br />
sotto forma di sonetto con il titolo<br />
“La spendula”. Sarà pubblicata<br />
qualche giorno dopo sul<br />
“Capitan Fracassa”.<br />
La seconda tappa del nostro<br />
viaggio tocca Oliena, nel nuorese.<br />
Ci aspetta una famiglia produttrice<br />
del Nepente, un vino reso famoso dal<br />
poeta che ne celebrò le qualità nella<br />
prefazione al poemetto “Le osterie”<br />
di Hans Barth, pubblicato nel 1909.<br />
Il nome di questo vino eccellente deriverebbe<br />
dal greco “Nepentas”, significante<br />
la “non afflizione”. Lasciò<br />
scritto, al riguardo, D’Annunzio: ”...<br />
se ne beveste un sorso, non vorreste<br />
più partirvi dall’ombra delle candide<br />
rupi, e scegliereste per vostro eremo<br />
una di quelle cellette che i Sardi chiamano<br />
“Domos de Janas...”.<br />
Ma perchè parlare oggi di D’Annunzio,<br />
la cui presenza per molti versi può<br />
essere ingombrante e spesso fastidiosa?<br />
Alberto Arbasino l’aveva definito<br />
Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli<br />
A centocinquant’anni dalla nascita di D’Annunzio<br />
addirittura “un cadavere in cantina fra<br />
i più ingombranti di tutta la letteratura,<br />
di tutti i Paesi, vilipeso, conculcato, negletto”.<br />
Una risposta ci può venire da<br />
Simona Corte, che ha dedicato al Vate<br />
un interessante volume edito da Salerno<br />
lo scorso anno. Non si tratta di<br />
ciarpame letterario; occorre piuttosto<br />
approcciarsi all’uomo e allo scrittore<br />
pescarese, nelle sue pose superomisti-<br />
Il torrente “Coxinas” con la sua cascata<br />
che e nel suo incessante sperimentalismo<br />
verbale, anche negli aspetti poco<br />
conosciuti, come quelli del “periodo<br />
francese”.<br />
In una provocatoria inchiesta sulle<br />
fortune e la tenuta dei classici (“Ma<br />
chi si credono di essere?”), pubblicata<br />
dall’Espresso il 12 dicembre 2000, furono<br />
chiesti pareri a vari esponenti della<br />
“Repubblica delle lettere”. (Malerba,<br />
Sanguineti, Corti, Orengo, Segre, Lavagetto<br />
e altri). E mentre Manzoni<br />
e Carducci (ma anche insospettabili<br />
come Ungaretti, Montale e Pasolini)<br />
furono tra i più bocciati, D’Annunzio<br />
ebbe solo il “no” di Segre (”Nessuno<br />
ce lo leva di torno”), che gli riconobbe<br />
comunque importanza storica. Zolla<br />
(“D’Annunzio non si tocca”) e Magrelli<br />
(“Attenzione a stroncare... in tanti<br />
hanno cercato invano di spegnerlo.<br />
Lui niente, come le candeline-tranello<br />
dei compleanni. Tu soffi, soffi e loro si<br />
riaccendono”) presero posizione a suo<br />
favore con ardimento.<br />
Il principe di Montenevoso adottò<br />
strategie di promozione di se stesso<br />
che non hanno nulla da invidiare al<br />
Marketing moderno. Già in occasione<br />
del suo primo libro di<br />
versi fu diffusa la notizia che il<br />
giovanissimo poeta era perito<br />
tragicamente. Tutto il resto della<br />
sua esistenza fu messo sulla<br />
stessa linea, una promozione<br />
continua dell’opera attraverso<br />
gli episodi di una “vita inimitabile”,<br />
costantemente sotto i<br />
riflettori delle cronache mondane<br />
dell’epoca. Come del resto<br />
ne è testimonianza la sua dimora<br />
gardesana, il Vittoriale degli<br />
<strong>It</strong>aliani.<br />
Scriveva il critico Mario Sansone<br />
che, probabilmente, la figura<br />
dell’Immaginifico è così<br />
fastidiosa perchè ci somiglia<br />
troppo. Ora che il culto di se<br />
stessi, (dall’idolatria delle proprie<br />
emozioni all’esaltazione<br />
dell’egocentrismo), è diventato<br />
un ideale condiviso (talmente<br />
ovvio che non rappresenta più<br />
nemmeno materia di discussione),<br />
spettacolare sè stesso è divenuto<br />
una pratica condivisa in<br />
società. Il contrario, invece, viene<br />
percepito come un’anomalia.<br />
D’Annunzio rivendicò la superiorità<br />
dell’arte su qualsiasi esperienza.<br />
Per questo fu davvero, prima<br />
di ogni altro artista, un personaggio<br />
pubblico e un precursore degli atteggiamenti<br />
culturali più tipici del Novecento.<br />
Possiamo non essere d’accordo<br />
sul suo volontarismo estetico, il suo<br />
principio rinascimentale di trasformare<br />
la vita in un’opera d’arte (“Bisogna<br />
che la vita di un uomo d’intelletto sia<br />
opera di lui. La superiorità vera è tutta<br />
qui”.) E tuttavia possiamo essere sicuri<br />
di stare di fronte a un “personaggio”<br />
straordinario nel quale possiamo<br />
rispecchiarci. Anche negli episodi della<br />
vita quotidiana: come ci indicano le<br />
sue esperienze giovanili a Villacidro e<br />
a Oliena.<br />
Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 12<br />
Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>