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Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri<br />
Lo scorso 16 dicembre 2012, noi,<br />
ragazzi del gruppo Sant’Angela,<br />
tappa Antiochia, ci siamo recati a<br />
fare visita alla Casa delle Figlie del Sacro<br />
Cuore di Gesù di Cisano, ossia alle<br />
suore ospiti di una “casa di riposo” per<br />
religiose.<br />
Le nostre catechiste ci avevano da tempo<br />
anticipato che questo sarebbe stato<br />
un modo diverso di vivere il nostro ritiro<br />
dell’Avvento e, per questo, avevamo<br />
per settimane lavorato ad alcuni<br />
lavoretti natalizi: bigliettini, segnalibro<br />
e semplici presepi di cartoncino realizzati<br />
con tanta cura durante i nostri<br />
incontri del giovedì e del sabato, destinati<br />
a rappresentare il nostro dono per<br />
le ospiti dell’istituto. Insomma eravamo<br />
preparati sia all’incontro che alla<br />
visita.<br />
Ma, all’ingresso nell’edificio, non appena<br />
abbiamo scorto le numerosissime<br />
suore e il meraviglioso (e immenso)<br />
presepe della sala che ci ha accolto…<br />
Un incontro speciale<br />
bè, abbiamo da subito capito che quello<br />
sarebbe stato un incontro speciale. I<br />
loro sorrisi, la voglia di conoscerci, di<br />
farsi conoscere, di cantare, di scherzare<br />
o anche i loro semplici sguardi ci hanno<br />
riempito di una gioia diversa. Pensavamo<br />
di essere noi destinati ad “animare”<br />
la loro domenica, ma siamo stati<br />
travolti dal loro entusiasmo e dalla loro<br />
dolcezza.<br />
Ecco qui alcuni dei nostri commenti<br />
alla giornata:<br />
“Di quel giorno mi ricordo le suore che ci<br />
hanno offerto la merenda (che buona!) e<br />
poi, in particolare, alcune religiose indiane,<br />
che erano più giovani rispetto alle altre”.<br />
“Mi ricordo del presepe che occupava quasi<br />
metà della sala e delle suore che si sono<br />
messe a cantare guidate da una maestra di<br />
musica, anche lei suora!”.<br />
“Il ricordo più bello di quella giornata è<br />
quando abbiamo dato alle suore i regalini di<br />
Natale e loro si sono commosse”.<br />
“Di quel giorno mi ricordo di quando le<br />
suore si sono messe a cantare e, quando<br />
abbiamo distribuito alle religiose i disegni,<br />
alcune di loro si sono messe a piangere”.<br />
Ci siamo salutati infine con una promessa:<br />
quella di rivederci in Quaresima<br />
e di vivere un altro allegro pomeriggio<br />
insieme! Alla prossima, dunque…!<br />
Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede<br />
Ecco in sintesi la lettera del papa per la giornata Mondiale delle Vocazioni<br />
La speranza è attesa di qualcosa di positivo per il<br />
futuro, ma che al tempo stesso deve sostenere il<br />
nostro presente, segnato non di rado da insoddisfazioni<br />
e insuccessi.<br />
Dove si fonda la nostra speranza? Guardando alla storia<br />
del popolo di Israele narrata nell’Antico Testamento,<br />
vediamo emergere un elemento costante: la memoria<br />
delle promesse fatte da Dio ai Patriarchi. Questa memoria<br />
chiede di imitare l’atteggiamento esemplare di Abramo,<br />
il quale, «credette, saldo nella speranza contro ogni<br />
speranza » (Rm 4,18). Una verità consolante e illuminante<br />
che emerge da tutta la storia della salvezza è allora<br />
la fedeltà di Dio all’alleanza, che è giunta a sigillare la<br />
nuova ed eterna alleanza con l’uomo, attraverso il sangue<br />
del suo Figlio, morto e risorto per la nostra salvezza.<br />
Qui sta il fondamento sicuro di ogni speranza: Dio non<br />
ci lascia mai soli ed è fedele alla parola data.<br />
In che cosa consiste dunque la fedeltà di Dio? Nel suo<br />
amore, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo. L’amore<br />
di Dio segue a volte percorsi impensabili, ma raggiunge<br />
sempre coloro che si lasciano trovare. «Che cosa<br />
sarebbe la vostra vita senza questo amore? Dio si prende<br />
cura dell’uomo dalla creazione fino alla fine dei tempi,<br />
quando porterà a compimento il suo progetto di salvez-<br />
za. Nel Signore Risorto abbiamo la certezza della nostra<br />
speranza». Come avvenne nel corso della sua esistenza<br />
terrena, anche oggi Gesù, il Risorto, passa lungo le strade<br />
della nostra vita, e ci vede immersi nelle nostre attività,<br />
con i nostri desideri e i nostri bisogni. Proprio nel quotidiano<br />
continua a rivolgerci la sua parola; ci chiama a realizzare<br />
la nostra vita con Lui, il solo capace di appagare<br />
la nostra sete di speranza. Egli, Vivente nella comunità<br />
di discepoli che è la Chiesa, anche oggi chiama a seguirlo.<br />
E questo appello può giungere in qualsiasi momento.<br />
Anche oggi Gesù ripete: «Vieni! Seguimi!» (Mc 10,21).<br />
Come fare quindi a seguirlo? Per accogliere questo invito,<br />
occorre non scegliere più da sé il proprio cammino.<br />
Seguirlo significa immergere la propria volontà nella volontà<br />
di Gesù, dargli davvero la precedenza, metterlo al<br />
primo posto rispetto a tutto ciò che fa parte della nostra<br />
vita: alla famiglia, al lavoro, agli interessi personali, a se<br />
stessi.<br />
Significa consegnare la propria vita a Lui, vivere con Lui<br />
in profonda intimità, entrare attraverso di Lui in comunione<br />
col Padre nello Spirito Santo e, di conseguenza,<br />
con i fratelli e le sorelle. Questa comunione di vita con<br />
Gesù il «luogo» privilegiato dove sperimentare la speranza<br />
e dove la vita sarà libera e piena!<br />
Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> 10<br />
Anno LXII - n. 3 <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong>