Marzo 2013 - Parrocchiadisalo.It

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Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo” La scelta di Benedetto XVI Fra i fedeli, vescovi e laici, è sempre più evidente che la decisione del papa di riconsegnare il ministero petrino a Cristo e alla Chiesa è un gesto di amore verso entrambi. Esso è dettato non da un desiderio di “abdicare”, di “farsi alla fine gli affari suoi”, ma dalla passione perchè la missione della Chiesa abbia ancora più forza. Le sue considerazioni sulla mancanza di vigore che egli scopre nel suo corpo ultra-ottuagenario non sono un semplice riconoscimento di impedimento per “raggiunti limiti d’età”. Come lui stesso ha dichiarato, la sua scelta è spinta dal bisogno di “annunciare il Vangelo” “nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede”. Nella decisione di dimettersi c’è perciò un’acuta passione missionaria perché la Chiesa possa trovare nuove vie, nuovi volti e nuove energie da dedicare all’opera che lo ha assorbito per tutta la vita: quella di rendere Cristo vicino all’uomo e soprattutto all’uomo che non lo conosce o lo disprezza. La preghiera nella clausura in cui sta per entrare saranno efficaci per la Chiesa quanto la sua parola, i suoi viaggi, le sue pubblicazioni, la sua testimonianza attiva. Ritratti di Santi I «Ritratti di Santi» sono un itinerario di fede proposto dal Movimento Carmelitano durante la Quaresima. Scritti da padre Antonio Maria Sicari col tempo si sono diffusi da Brescia verso una quindicina di altre città italiane ed estere. Padre Sicari stesso spiega il segreto del successo: nei Ritratti dei Santi, celebrati in un contesto di intensa preghiera, la gente scopre la «predica più bella», un commento vivo e attuale del Vangelo, la consapevolezza che la santità è possibile in ogni situazione vitale ed è la vocazione di tutti. Ogni anno cresce il desiderio di nuovi Ritratti perchè cresce il desiderio di conoscere ancora un po’ e ancora meglio Gesù e le meraviglie possibili alla sua grazia. Questo l’elenco dei santi di quest’anno: San Giovanni Piamarta (1841-1913) Apostolo della gioventù; Santa Katharine Mary Drexel (1858- 1955), Apostola degli indiani e degli afro-americani; Shahbaz Bhatti (1968-2011), martire pakistano per la libertà religiosa; Servo di Dio fratel Ettore (1928-2004) missionario tra i barboni; San Pietro apostolo, la roccia della fede. I ritratti sono descritti all’interno della Santa Messa serale delle 20.30 nella chiesa di San Pietro in Oliveto i martedì di Quaresima. Anche quest’anno il mercoledì sono riproposti presso la chiesa di San Pietro a Roè Volciano. La Valle, il suo lavoro, la sua gente, la sua Banca. Un’altra “prova” di salute È un’esperienza che tutti attraversiamo, anche se per alcuni in modo “esasperato” e per altri in modo “normale”… fino alla soglia della prova finale: abbandono di fede in Dio per l’incontro definitivo col Signore, poi offro questa testimonianza alla urgenza di un altro ricovero in ospedale. La motivazione profonda che mi accompagna ci è stata offerta (ed io l’ho catturata) dalle catechesi su “Abramo” nostro padre nella fede, che abbiamo condiviso nelle scorse settimane nelle catechesi per gli adulti. La prima riflessione è questa: che cosa appare dalla storia di Abramo se la prendiamo come tipica storia del credente? Dobbiamo dire che Dio ci attende per la “prova” con modalità diversificate, ma con un unico obbiettivo: rendere sempre più perfetto il nostro rapporto di fede con Lui. È la sua identità vera, non una mia idea, a permeare la mia storia di persona, per cui si tratti di prove di salute (sulla nostra pelle!) o di rapporti con le persone, soprattutto quelle in casa, come la situazione generale sia della Chiesa che del sociale. Tutto penetra con (oserei dire) la dignità della prova che è questa: “Perché Dio è Dio, cioè colui che si adora nella fede, si adora attraverso un cammino di fede che suffraga un superamento di una idea di Dio originaria, per lo più sbagliata sotto certi aspetti. È da correggere attraverso ulteriori prove che identifichiamo nella quotidianità perché proprio dove emerge non solo la identità di Dio, ma pure la nostra“. Dio è il Dio della promessa (non è tutta la storia della salvezza), fino a Gesù crocifisso. Noi invece vogliamo istintivamente un Dio della sicurezza, dai suggerimenti chiari, per cui posso programmare tutta la mia esistenza, perfino negli imprevisti! (soprattutto quelli che riguardano la salute). Quante volte diciamo: Perché Dio non mi aiuti? O non ho capito Dio o Dio non c’è! Si può non pregare nella fede in qualunque situazione… il demonio non risparmia nessuno! Da ogni parte sempre una rinnovata purificazione e un totale abbandono per quella fede pura che solo in Dio trova la pace. È una semplice riflessione che vi affido alla vigila del mio ricovero in reparto per intervento con la speranza che io possa “vivere” questo tempo di degenza ospedaliera e di convalescenza, immerso nella preghiera per tutti voi e per quanti ho incontrato nella mia vita di prete. Mons. Franco Bertoni ZANCA ASS.NI S.A.S. Prodotti assicurativi e finanziari P.zza S. Bresciani, 16 25087 SALÒ (BS) Tel. 0365 43479 Fax 0365 40153 E- mail: zanca.ass@tiscalinet.it Sito internet: www.assicurazionizanca.com A richiesta si rilasciano preventivi Anno LXII - n. 3 Marzo 2013 4 Anno LXII - n. 3 Marzo 2013
Nel cammino verso la Pasqua, nel cuore della Quaresima, incontriamo la solennità di san Giuseppe che si celebra martedì 19 marzo, ed è come un’ulteriore guida nella comprensione del mistero dell’incarnazione che si manifesta pienamente nel mistero pasquale. Il culto di san Giuseppe presenta, nella storia, un andamento curioso. Praticamente inesistente per molti secoli, esso si diffonde rapidamente a partire dalla fine del Medioevo e raggiunge il suo apogeo nel secolo XIX. Il sommo pontefice Pio IX lo proclama Patrono della Chiesa universale. La sua festa, istituita nel 1621, diventa solennità di precetto e sorgono innumerevoli Istituti che portano il suo nome. Dopo il Concilio Vaticano II, nonostante papa Giovanni XXIII abbia introdotto il suo nome nel Canone romano, il suo culto subisce una pausa e va anzi soggetto ad un ripensamento, nel tentativo di riportarlo a più sobrie basi bibliche. Queste basi bibliche sono ottimamente riassunte nella frase con cui si apre il Vangelo che ascolteremo martedì 19 marzo: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo” (Mt 1,16-17). Dunque i più bei titoli di Giuseppe sono ancora quelli che gli attribuisce il Vangelo: lo sposo di Maria fu un uomo “giusto”, della giustizia che Dio dona a chi aderisce alla sua volontà. Ed è a Maria che egli deve di aver saputo orientare la propria fedeltà verso una paternità spirituale nei confronti di un Figlio che avrebbe ricevuto solo da Dio. Il popolo cristiano ama questo uomo “giusto” e silenzioso e ripone fiducia nella potenza della sua intercessione. Giuseppe ci è soprattutto di esempio nella fede. La sua fede è quella semplice ed assoluta dei grandi patriarchi, con i quali ha in comune anche il mezzo con cui Dio comunica con lui e cioè il sogno. E’ la fede-obbedienza, tanto cara all’apostolo Paolo. Non consiste tanto nel credere in alcune verità, quanto nel fidarsi Anno LXII - n. 3 Marzo 2013 In ascolto della Parola ... a cura di Oswald Sposo di Maria e padre di Gesù ciecamente di Dio ed eseguire puntualmente i suoi comandi. Giuseppe è l’immagine dell’uomo dimentico di sé, sempre pronto ad intervenire a favore degli altri, senza farlo pesare. Con questo spirito accompagna la sua sposa a Betlemme, cerca un rifugio, va in Egitto, torna, si stabili- sce a Nazaret dove trascorre il resto della sua vita lavorando e formando al suo mestiere il figlio che sarà chiamato infatti il figlio del carpentiere. A tre categorie di persone san Giuseppe è particolarmente di esempio: ai padri, ai pastori, ai lavoratori. La Tradizione ha chiamato san Giuseppe “padre putativo” di Gesù, per ricordare che Gesù è nato “per opera dello Spirito Santo”. In realtà, il Vangelo, pur mettendo in chiaro che Gesù è nato per opera dello Spirito Santo, non ha paura di chiamare Giuseppe semplicemente il padre di Gesù e Gesù… “Non è costui il figlio di Giuseppe?” (Lc 4,22). Parlando di Giuseppe a Gesù fanciullo, Maria dice: “Ecco, tuo padre e io…” (Lc 2,48). Padre, infatti, non è solo colui che genera il figlio, ma anche colui che lo accoglie come figlio, che lo alleva con il sudore della sua fronte, che si assume la responsabilità di lui. E Giuseppe ha fatto, in modo esemplare, tutto questo nei confronti di Gesù. La formazione biblica e religiosa di Gesù è passata, come per ogni fanciullo ebreo, attraverso il padre. Giovanni Paolo II ha scritto di san Giuseppe: “La sua paternità si è espressa nell’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui aspettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro. In una cultura come la nostra che esalta così unilateralmente l’aspetto dell’eros nel matrimonio, la figura di Giuseppe ricorda che ci sono altre cose importanti che fanno il vero matrimonio ed il vero papà. Si può aver generato, secondo la carne, molti figli e non essere “padre” di nessuno, se, una volta generati, li si trascura, o si scompare dalla scena… Una dote di san Giuseppe va soprattutto ricordata ai papà e ai mariti: la sua inalterabile calma. Mai da lui una parola di stanchezza o un segnale d’impazienza, anche nei momenti concitati della vita della sacra Famiglia. Come capo della prima Chiesa domestica, san Giuseppe è modello anche per i pastori della Chiesa ed è per questo che è stato proclamato Patrono della Chiesa universale. Quanto ai lavoratori, la Chiesa ha istituito una memoria speciale, il primo Maggio. San Giuseppe ha conosciuto alcuni dei problemi che assillano anche oggi tanti padri di famiglia: la ricerca di un alloggio, la preoccupazione del pane quotidiano, la necessità di dover fuggire dalla propria patria in cerca di sicurezza… In tutte queste situazioni possiamo intonare la preghiera: “A te, beato Giuseppe, stretti nella tribolazione ricorriamo”… E così sia! 5 Anno LXII - n. 3 Marzo 2013
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