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PLAUTO DI SARSINA: UN PROFILO* - Comune di Sarsina

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<strong>PLAUTO</strong> <strong>DI</strong> <strong>SARSINA</strong>: <strong>UN</strong> PROFILO<br />

ture galanti. Il pubblico, al solo vederlo, ne comprende comportamento<br />

e funzione nel flusso della comme<strong>di</strong>a. Stando così le cose, se l’autore latino<br />

trovava in un’altra comme<strong>di</strong>a greca, del medesimo o <strong>di</strong> altro autore,<br />

una scena in cui agisse una maschera con caratteristiche identiche, egli<br />

poteva facilmente appropriarsene e aggiungerla al suo modello principale,<br />

oppure sostituirla ad una scena <strong>di</strong> questo che gli apparisse meno efficace<br />

o <strong>di</strong>vertente. Non si ripeterà mai abbastanza, infatti, che, come già <strong>di</strong>cono<br />

chiaramente i prologhi <strong>di</strong> Terenzio e taluni <strong>di</strong> Plauto, la Comme<strong>di</strong>a nuova<br />

appariva ai Romani come una fonte inesauribile <strong>di</strong> vicende in cui i personaggi,<br />

come personae e cioè maschere, erano sempre i medesimi, seppure<br />

variamente combinati e, alle volte, trattati con squisita delicatezza artistica.<br />

Ancora <strong>di</strong> più, era forse possibile trasportare materiale da una comme<strong>di</strong>a<br />

ad un’altra anche se la maschera (le maschere, persino) <strong>di</strong> quella<br />

parte del modello secondario erano <strong>di</strong>verse da quelle che agivano nel modello<br />

principale, purché le funzioni restassero identiche. In altre parole<br />

– pur essendoci una forte vischiosità tra la maschera (miles, meretrix, ancilla,<br />

parasitus ecc.) ed il suo tipo <strong>di</strong> azione nella trama (ciò che appunto<br />

chiamiamo “funzione”), per cui era atteso che il miles fosse gloriosus e la<br />

meretrix (per lo più) mala o mendax – se un cuoco (poniamo) appariva<br />

come adulatore in una scena <strong>di</strong> una determinata comme<strong>di</strong>a, questa scena<br />

poteva “entrare” per contaminationem in un’altra comme<strong>di</strong>a in cui adulatore<br />

fosse un parassito: bastava mutare la maschera del cuoco (modello<br />

secondario) in quella del parassito (modello principale) e si aveva, grazie<br />

all’identità <strong>di</strong> “funzione”, il raccordo tra i due modelli: un raccordo, è<br />

chiaro, che non sempre sarà riuscito perfettamente, che il filologo occhiuto<br />

riuscirà anche ad ad<strong>di</strong>tare, ma che nell’insieme degli acca<strong>di</strong>menti<br />

scenici – il teatro è prima <strong>di</strong> tutto… teatro, cioè azione e mimica – risultava<br />

del tutto accettabile. La moderna narratologia, soccorsa magari da<br />

nuove scoperte <strong>di</strong> testi greci, molto ancora potrà suggerire su un proce<strong>di</strong>mento<br />

compositivo che anche il teatro moderno non ignora e che <strong>di</strong>viene<br />

meglio comprensibile solo che si rifletta come la costruzione <strong>di</strong> un<br />

intreccio teatrale possa “farsi” anche ricorrendo a “unità narrative” (nel<br />

senso <strong>di</strong> “racconto recitato”, naturalmente) <strong>di</strong> origine <strong>di</strong>sparata.<br />

Se la severa coerenza dell’azione e le sfumature <strong>di</strong> colorito “psicologico”<br />

non hanno per Plauto particolare interesse 78, altri sono gli intenti<br />

e i valori del suo teatro. Innanzi tutto, sempre grazie al procedere “per<br />

78 Una “psicologia” dei personaggi plautini non esiste e sarebbe ri<strong>di</strong>colo cercarla.<br />

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