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PLAUTO DI SARSINA: UN PROFILO* - Comune di Sarsina

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<strong>PLAUTO</strong> <strong>DI</strong> <strong>SARSINA</strong>: <strong>UN</strong> PROFILO<br />

cui i tria nomina sono una prerogativa 27. Più singolare ancora apparve il<br />

fatto che Maccus non è solo il nome che l’autore si dà nel prologo dell’Asinaria,<br />

ma anche il ben noto appellativo <strong>di</strong> una delle maschere fisse<br />

dell’Atellana, cioè <strong>di</strong> un genere <strong>di</strong> teatro popolaresco <strong>di</strong> origine campana<br />

28. Una forma <strong>di</strong> teatro che trovò <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> testo scritto solo con<br />

Novio e Pomponio, quasi un secolo dopo la morte <strong>di</strong> Plauto, ma che doveva<br />

essere largamente <strong>di</strong>ffusa anche in precedenza, ben prima che Plauto<br />

esor<strong>di</strong>sse come autore <strong>di</strong> palliatae.<br />

Anche il cognome Plautus ha dato da pensare e già ne <strong>di</strong>scutevano gli<br />

antichi. I cognomina, è risaputo, prendevano spesso origine da una caratteristica<br />

fisica della famiglia o <strong>di</strong> un capostipite, magari perdutasi col<br />

tempo 29. A volte però il loro significato non si comprendeva più. Quintiliano<br />

30 <strong>di</strong>ce appunto, come <strong>di</strong> altri cognomina, che non è facile comprendere<br />

che cosa significhi Plautus. Secondo altri 31 plauti era il nome<br />

dato a una specie <strong>di</strong> cani dalle orecchie morbide e pendenti in giù, così da<br />

sembrare più larghe <strong>di</strong> quello che sono (un po’ come le orecchie dei nostri<br />

cockers). Questo significato pare presupponga il v. 34 della Casina<br />

(forse non scritto dal poeta, ma la cosa qui è secondaria), dove si parla<br />

scherzosamente <strong>di</strong> Plauto «dal nome che abbaia» (Plautus cum latranti nomine).<br />

Di maggior peso, giustamente, è stata giu<strong>di</strong>cata una notizia del lessicografo<br />

Festo 32, data in un passo malauguratamente mutilo, dalla quale<br />

non solo viene confermata <strong>Sarsina</strong> come patria <strong>di</strong> Plauto, ma veniamo<br />

27 Per es. Quinto Ennio, che citta<strong>di</strong>no romano <strong>di</strong>ventò, non portò mai i tria nomina<br />

neppure lui.<br />

28 Il nome deriva dalla città <strong>di</strong> Atella, le cui rovine si trovano presso la moderna Aver -<br />

sa, tra Capua e Napoli. In origine recitata in lingua osca, metteva in scena trame molto<br />

sem plici (tricae), che erano improvvisate da attori con maschere “fisse”: Pappus (il vecchio),<br />

Manducus (il mangione, a quanto pare), Dossennus (significato incerto – il gobbo? –<br />

ma identificato con Manducus da Varrone e da Orazio), Bucco (lo sciocco), Maccus (forse<br />

lo stesso significato). Degna <strong>di</strong> nota l’informazione <strong>di</strong> Tito Livio, nel celebre passo sulle origini<br />

del teatro a Roma, sull’appropriazione, da parte dei giovani citta<strong>di</strong>ni romani, delle funzioni<br />

attoriali <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong> spettacoli e la conseguente esclusione da essi degli attori<br />

professionisti: da qui, continua Livio, «la legge per cui gli attori d’atellane non cessano <strong>di</strong><br />

essere membri della propria tribù e prestano il servizio militare, in quanto non attori <strong>di</strong> mestiere»<br />

(7, 2, 12).<br />

29 Varus e Varro, per es., in<strong>di</strong>cano chi ha le gambe arcuate in fuori; Cicero chi ha sul<br />

viso un nèo a forma <strong>di</strong> cece, ecc.<br />

30 Inst. or. 1, 4, 25.<br />

31 PAUL.-FEST., p. 259 L.<br />

32 P. 274 L.<br />

227

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