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Fratelli di sangue. - Museo Nazionale del Cinema

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larivista<br />

MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />

PAROLE & IMMAGINI libri, riviste&dvd ottobre<br />

<strong>del</strong>cinema<br />

MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />

libri, riviste&dvd ottobre<br />

a cura <strong>di</strong> Silvio Alovisio e Micaela Veronesi<br />

PAROLE & IMMAGINI<br />

I LIBRI DEL MESE<br />

•Béla Balázs<br />

L’uomo visibile<br />

Torino, Lindau, 2008, pp. 406, 32 euro<br />

L’uomo visibile, pubblicato a Vienna nel 1924 e poi<br />

tradotto in molti paesi, fu considerato negli anni<br />

Venti uno dei più importanti testi teorici sul<br />

cinema. In Italia, tuttavia, il volume non fu mai<br />

proposto nella sua versione integrale ma solo<br />

attraverso estratti sparsi. Leonardo Quaresima<br />

colma oggi questa lacuna, offrendo ai lettori italiani<br />

un’accurata e<strong>di</strong>zione critica <strong>del</strong> testo, preceduta da<br />

un’approfon<strong>di</strong>ta introduzione dove il curatore<br />

ricostruisce la fortuna/sfortuna critica <strong>del</strong> testo<br />

e ne rintraccia le possibili fonti culturali, ra<strong>di</strong>cate<br />

soprattutto nel contesto tedesco (Lukacs, Rilke,<br />

Bloch, Kassner, Spengler ecc.). Come rilevato<br />

dallo stesso Quaresima, L’uomo visibile, pur<br />

aspirando a fondare una teoria estetica <strong>del</strong> cinema,<br />

non è un’opera teorica sistematica e <strong>del</strong> tutto<br />

coerente. Balázs, tra il 1922 e il 1925, è titolare <strong>di</strong><br />

una rubrica cinematografica per il quoti<strong>di</strong>ano<br />

viennese “Der Tag” (un’ampia selezione dei suoi<br />

articoli è proposta nella ricca appen<strong>di</strong>ce che chiude<br />

il volume): nel comporre il suo primo testo <strong>di</strong> teoria<br />

<strong>del</strong> cinema, l’autore approfon<strong>di</strong>sce molte <strong>del</strong>le<br />

intuizioni avanzate nella sua attività <strong>di</strong> critico.<br />

Da qui <strong>di</strong>scende un certo andamento libero <strong>del</strong><br />

testo, aperto alla moltiplicazione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>rettrici<br />

<strong>di</strong> indagine. Balázs riflette con una mirabile qualità<br />

<strong>di</strong> scrittura sulla fisiognomia come categoria <strong>del</strong>la<br />

percezione, sul volto e sul primo piano come<br />

“anima <strong>del</strong> cinema”, sulla centralità fenomenologica<br />

<strong>del</strong>la Stimmung (l’”atmosfera”), sull’attore come<br />

“materia vivente <strong>del</strong> film”, sul cinema come “arte<br />

<strong>del</strong>la superficie”, sull’importanza <strong>del</strong>la funzione<br />

ritmica ma soprattutto sulla necessità <strong>di</strong> una<br />

stilizzazione <strong>del</strong> visibile, nel quadro <strong>di</strong> un<br />

pansimbolismo <strong>di</strong> matrice chiaramente<br />

espressionista. Il volume presenta una ricchezza <strong>di</strong><br />

idee che si sottrae alla concezione <strong>del</strong> cinema come<br />

linguaggio: anche per questo, dopo la crisi <strong>del</strong>le<br />

teorie linguistiche <strong>del</strong> cinema, oggi il testo <strong>di</strong> Balázs<br />

può riemergere in tutta la sua feconda modernità.<br />

•Anton Giulio Mancino<br />

Il processo <strong>del</strong>la verità.<br />

Le ra<strong>di</strong>ci <strong>del</strong> film politicoin<strong>di</strong>ziario<br />

italiano<br />

Torino, Kaplan, 2008, pp. 323, 20,00 euro<br />

Il volume <strong>di</strong> Mancino è un libro sul cinema che –<br />

come nei film <strong>di</strong> cui parla – finisce per <strong>di</strong>ventare<br />

un’inchiesta e appassionare proprio per questo.<br />

Punto <strong>di</strong> partenza è un aspetto solo apparentemente<br />

marginale <strong>del</strong>la produzione cinematografica italiana:<br />

l’utilizzo <strong>del</strong> film e <strong>del</strong> suo linguaggio ai fini<br />

<strong>del</strong>l’indagine giu<strong>di</strong>ziaria. Nella cospicua serie <strong>di</strong> film<br />

italiani de<strong>di</strong>cati a casi <strong>di</strong>fficili e spesso irrisolti <strong>del</strong>la<br />

storia <strong>del</strong> nostro paese, Mancino ha in<strong>di</strong>viduato un<br />

larivista<br />

<strong>del</strong>cinema<br />

Mensile <strong>del</strong> <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong><br />

Anno VI - Numero 63-ottobre 2008<br />

Reg. Trib. Torino n. 5560 <strong>del</strong> 17/12/2001<br />

Direttore Responsabile<br />

Alberto Barbera<br />

Resp. Programmazione e Coord. Redazionale<br />

Stefano Boni<br />

Grazia Paganelli<br />

filone particolare, da lui stesso definito “politicoin<strong>di</strong>ziario”,<br />

nel quale l’autore <strong>del</strong> film trasferisce<br />

tutta una serie <strong>di</strong> dubbi e supposizioni personali circa<br />

l’acca<strong>di</strong>mento tragico <strong>di</strong> cui tratta, fino a svolgere<br />

attraverso il fare cinema una vera e propria inchiesta.<br />

È come se, ci spiega l’autore <strong>del</strong> libro, il processo<br />

creativo e realizzativo <strong>del</strong> film <strong>di</strong>ventasse <strong>di</strong> per<br />

se stesso un mezzo <strong>di</strong> indagine. Analizzare in<br />

quest’ottica i film che affrontano casi <strong>di</strong>fficili<br />

come la strage <strong>di</strong> Portella <strong>del</strong>la Ginestra, ci obbliga<br />

ad assumere uno sguardo nuovo sulle potenzialità<br />

<strong>del</strong> cinema stesso nell’ambito <strong>del</strong>la storia italiana,<br />

possibilità alle quali non de<strong>di</strong>chiamo forse mai<br />

abbastanza attenzione. In un’epoca in cui la verità,<br />

soprattutto quella mostrata attraverso i me<strong>di</strong>a, è<br />

sempre più labile e precaria, riconoscere al cinema<br />

la capacità <strong>di</strong> indagare e persino <strong>di</strong> arrivare a<br />

mostrare tracce <strong>di</strong> questa stessa verità è una scoperta<br />

importante e, per certi versi, rassicurante. Il volume<br />

riporta con chiarezza dati e documenti, ripercorre la<br />

storia produttiva <strong>di</strong> numerosi film ascrivibili al filone<br />

“politico-in<strong>di</strong>ziario”, da La terra trema a Segreti <strong>di</strong> stato,<br />

e parla a tratti un linguaggio giuri<strong>di</strong>co competente.<br />

Un testo che non interesserà solo gli appassionati<br />

<strong>di</strong> cinema, un’indagine su un cinema al <strong>di</strong> sopra<br />

<strong>di</strong> ogni sospetto.<br />

•Luca Ban<strong>di</strong>rali (a cura <strong>di</strong>)<br />

Musica/regìa.<br />

Il testo sonoro nel cinema<br />

italiano <strong>del</strong> presente:<br />

storia e testimonianze.<br />

Lecce, Argo, 2008, pp. 153, 15,00 euro<br />

Nel cinema italiano la musica ha tra<strong>di</strong>zioni storiche<br />

autorevoli, ma è anche un aspetto su cui si tende<br />

a riflettere meno. Eppure negli ultimi anni anche<br />

nel nostro cinema si sono imposte colonne sonore<br />

interessanti e hanno preso forma collaborazioni fra<br />

artisti <strong>di</strong> talento, registi e musicisti, che hanno saputo<br />

far <strong>di</strong>alogare i loro rispettivi linguaggi. Proprio<br />

all’insegna <strong>del</strong> <strong>di</strong>alogo, si sono svolte le conversazioni<br />

riportate in questo volume, curato da Luca Ban<strong>di</strong>rali,<br />

frutto <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> incontri tenuti presso<br />

la Casa <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> <strong>di</strong> Roma dal titolo “Registi<br />

e compositori a confronto”, promossi dal gruppo<br />

<strong>di</strong> appassionati e stu<strong>di</strong>osi che animano la rivista<br />

“Colonne sonore”. Felice Lauda<strong>di</strong>o ricorda nella sua<br />

introduzione al volume come la musica spesso abbia<br />

il potere <strong>di</strong> rievocare le immagini e come proprio per<br />

questo molti registi instaurino collaborazioni<br />

durature con il musicista prescelto, creando dei veri<br />

e propri sodalizi artistici. Le conversazioni fra queste<br />

coppie <strong>di</strong> artisti (Morricone/Tornatore,<br />

Giagni/Bellocchio, Banda Osiris/Garrone…),<br />

pubblicate nel volume, sono interessanti perché<br />

restituiscono aspetti <strong>del</strong> lavoro <strong>di</strong> ciascuno raccontati<br />

in prima persona. Agli otto <strong>di</strong>aloghi sono associati<br />

altrettanti saggi critici che ne approfon<strong>di</strong>scono le tesi<br />

e le argomentazioni emerse, così che dal rapporto<br />

<strong>di</strong>alettico musica/regia si sviluppa un <strong>di</strong>scorso<br />

articolato e profondo sul cinema.<br />

L’INTROVABILE DEL MESE<br />

RARITÀ DALLA BIBLIOTECA DEL MUSEO<br />

•Domenico Paolella<br />

<strong>Cinema</strong> sperimentale<br />

Napoli, Casa E<strong>di</strong>trice Moderna, 1937, pp. 149.<br />

Nel 1937, a soli <strong>di</strong>ciannove anni, Domenico<br />

Paolella, poi regista, fino agli anni Settanta, <strong>di</strong><br />

numerosi film <strong>di</strong> genere, scrive uno dei primi libri<br />

Hanno collaborato a questo numero<br />

Silvio Alovisio, Chiara Barbo, Roberta Basano,<br />

Geremia Carrara, Gaetano Capizzi, Giampiero<br />

Frasca, Clau<strong>di</strong>a Gianetto, Luca Giuliani,<br />

Vittorio Sclaverani, Domenico Spinosa,<br />

Paola Traversi, Micaela Veronesi<br />

Ricerche Iconografiche<br />

Grazia Paganelli con la collaborazione<br />

<strong>di</strong> Silvio Alovisio, Antonella Angelini,<br />

Sonia Del Secco<br />

(Bibliome<strong>di</strong>ateca “Mario Gromo”)<br />

Promozione e Comunicazione<br />

Maria Grazia Girotto<br />

Ufficio Stampa<br />

Veronica Geraci<br />

Progetto grafico Stampa<br />

Carlo Cantono Canale<br />

Redazione<br />

Via Montebello 22 - 10124 Torino<br />

Tel. 011.81.38.520 - Fax 011.81.38.530<br />

programmazione@museocinema.it<br />

<strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> Fondazione<br />

Maria Adriana Prolo Archivi <strong>di</strong> cinema,<br />

fotografia ed immagine<br />

Via Montebello 22 - 10124 Torino<br />

Tel. 011.81.38.511 - Fax 011.81.38.558<br />

www.museocinema.it<br />

Presidente<br />

Alessandro Casazza<br />

Direttore<br />

Alberto Barbera<br />

11<br />

al mondo de<strong>di</strong>cati al cinema “non industriale”. Nel<br />

corso degli anni Trenta, lo sviluppo <strong>di</strong> un cinema<br />

realizzato con pochi mezzi, senza sonoro e su<br />

pellicola a formato ridotto, ma aperto ad ar<strong>di</strong>te<br />

sperimentazioni formali, aveva trovato un propizio<br />

terreno <strong>di</strong> coltura non solo nei sempre più<br />

numerosi cineclub che si andavano costituendo<br />

soprattutto nelle città <strong>del</strong> Nord, ma anche nelle<br />

sezioni cinematografiche dei Gruppi Universitari<br />

Fascisti (i Cineguf). Uno dei principali animatori <strong>di</strong><br />

queste iniziative era Francesco Pasinetti, che non a<br />

caso firma la prefazione <strong>del</strong> volume. Il giovane<br />

Paolella, già vincitore per due anni consecutivi <strong>del</strong><br />

concorso <strong>di</strong> cinema sperimentale ai Littoriali <strong>del</strong>la<br />

Cultura, traccia nel volume un primo bilancio <strong>di</strong><br />

questa ricca produzione che cercava <strong>di</strong> intrecciare<br />

arte e politica e che spesso affrontava tematiche<br />

scomode o <strong>di</strong>fficili, come la <strong>del</strong>inquenza minorile e<br />

la prostituzione, o restituiva una certa visibilità al<br />

mondo operaio, quasi rimosso dal cinema<br />

commerciale, utilizzando, come poi farà il<br />

neorealismo, attori non professionisti ed esterni<br />

reali. Per molti giovani questi primi film quasi<br />

amatoriali, spesso influenzati dalla complessa<br />

ricerca formale <strong>del</strong> cinema sovietico, costituirono<br />

un importante momento <strong>di</strong> formazione: a scorrere<br />

le pagine <strong>del</strong>la filmografia che chiude il volume <strong>di</strong><br />

Paolella, spiccano i nomi non solo <strong>di</strong> chi prenderà<br />

poi altre strade (come Carlo Cassola o Fosco<br />

Maraini) ma anche <strong>di</strong> giovani destinati poi a<br />

fortunate carriere cinematografiche, da Luigi<br />

Comencini a Francesco Cerchio, da Maria Denis<br />

ad Andrea Checchi.<br />

IL ROMANZO DEL MESE<br />

•Walter Tevis<br />

Lo spaccone<br />

Roma, Minimum fax, 2008, 256 pp., 11,00 euro<br />

Se ancora si può <strong>di</strong>re qualcosa a proposito <strong>del</strong>la<br />

questione <strong>del</strong>l’adattamento dei testi letterari per<br />

il cinema, una <strong>di</strong> queste è che Lo spaccone, romanzo<br />

<strong>di</strong> Walter Tevis pubblicato nel 1959 e <strong>di</strong>venuto film<br />

per la regia <strong>di</strong> Robert Rossen solo due anni più<br />

tar<strong>di</strong>, è un esempio concreto <strong>di</strong> un libro che già<br />

contiene il potere visivo <strong>del</strong> cinema. Nella storia<br />

letteraria <strong>del</strong> Novecento è ricorrente questo<br />

rovesciamento e sono numerosi i casi in cui il<br />

cinema ha influenzato la scrittura al punto tale da<br />

renderla palpabile, visibile e ascoltabile. Nel caso<br />

<strong>del</strong> romanzo <strong>di</strong> Tevis va anche considerato il fatto<br />

che la maggior parte dei lettori ha incontrato prima<br />

la sua versione filmica e che questa non può non<br />

averne influenzato la lettura. Il film infatti uscì<br />

poco dopo il romanzo e <strong>di</strong>venne più famoso <strong>di</strong><br />

quest’ultimo, anche grazie a un cast straor<strong>di</strong>nario<br />

in cui spicca un Paul Newman talentuoso e<br />

affascinante. Il romanzo in lingua italiana, inoltre,<br />

non era più <strong>di</strong>sponibile nei cataloghi e<strong>di</strong>toriali da<br />

molti anni, e la nuova e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Minimum fax<br />

colma decisamente una lacuna.<br />

A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altri adattamenti, leggere<br />

Lo spaccone dopo avere visto il film è una grande<br />

esperienza. Il libro amplifica ogni dettaglio e ogni<br />

emozione, tanto che leggendo pare quasi <strong>di</strong><br />

rivedere il film al rallentatore. Impossibile inoltre<br />

non ritrovare nell’Ed<strong>di</strong>e letterario la fisionomia<br />

e le espressioni <strong>di</strong> Paul Newman che interpreta il<br />

ruolo principale cogliendone gli aspetti psicologici<br />

più profon<strong>di</strong> e dando volto appunto a un<br />

personaggio complesso, <strong>di</strong>fficile, a volte antipatico<br />

e incapace <strong>di</strong> amare ma mai contrad<strong>di</strong>ttorio.<br />

Fra le <strong>di</strong>fferenze, la più eclatante è nella figura<br />

<strong>di</strong> Sarah, meno presente nel libro ma<br />

paradossalmente più positiva e meno tragica.<br />

Dalla Sarah letteraria, Rossen ha tratto una figura<br />

femminile simbolica, votata al sacrificio, una<br />

perdente che sa <strong>di</strong> esserlo, perchè sa che essere<br />

donna in quel tipo <strong>di</strong> società equivale a una<br />

sconfitta, ma anche capace <strong>di</strong> incarnare,<br />

anticipandone i temi più scottanti, le tensioni<br />

e i conflitti <strong>di</strong> un tentativo <strong>di</strong> emancipazione.<br />

IL DVD DEL MESE<br />

•Henry Hathaway<br />

Sogno <strong>di</strong> prigioniero<br />

Usa 1935, 82’<br />

Flamingo Video, 2008<br />

Terzo lungometraggio <strong>di</strong> Henry Hathaway, Sogno <strong>di</strong><br />

prigioniero è un film anomalo per la Hollywood anni<br />

Trenta e non solo. Il film <strong>di</strong> per sé non è un<br />

capolavoro, è a tratti noioso, enfatico ed<br />

eccessivamente connotato da un senso <strong>di</strong> trage<strong>di</strong>a<br />

che soffoca la trama: la morte <strong>del</strong>la madre <strong>del</strong><br />

ragazzo al principio, il maestro cieco, l’impossibilità<br />

<strong>di</strong> realizzare l’amore se non in sogno, la vecchiaia<br />

che incombe e la morte finale dei protagonisti sono<br />

segni inequivocabili <strong>di</strong> una visione negativa<br />

<strong>del</strong>l’esistenza. Tuttavia la sua originalità, e il suo<br />

successo presso i surrealisti, Buñuel soprattutto,<br />

risiedono proprio nell’avere trasformato una trama<br />

cupa e stereotipata in uno scenario onirico originale<br />

e anticonformista. La storia è quella <strong>di</strong> Peter, un<br />

bravo architetto che si innamora <strong>del</strong>la moglie <strong>del</strong><br />

duca per cui lavora e scopre attraverso il racconto<br />

<strong>di</strong> un sogno che la donna ha fatto identico al suo<br />

che lei è la bambina con cui giocava da piccolo e <strong>di</strong><br />

cui è rimasto idealmente innamorato. Questa<br />

rivelazione spiazza i due protagonisti e provoca la<br />

gelosia <strong>del</strong> duca, che si sente tra<strong>di</strong>to dal loro amore<br />

nonostante nulla <strong>di</strong> fisico sia mai avvenuto. Durante<br />

uno scontro Peter uccide involontariamente l’uomo<br />

e pagherà con l’ergastolo questo suo tragico gesto,<br />

anche se il legame psichico con la donna è più forte<br />

<strong>del</strong> loro destino ed è destinato a un’intesa che<br />

travalica la carnalità. Così accade che i due amanti<br />

si ritrovino tutte le notti in sogno, vivendo in modo<br />

appagante e totale il loro rapporto <strong>di</strong> amore. Le<br />

lunghe sequenze oniriche dei loro incontri hanno<br />

una valenza rivoluzionaria estrema, in quanto<br />

rappresentano la sovversione dei clichè, sia amorosi<br />

sia <strong>di</strong> genere. In questo risiede l’aspetto più<br />

interessante <strong>del</strong> film, che sicuramente aveva colpito<br />

anche Bunuel. Distribuito dalla Flamingo Video,<br />

il DVD fa parte <strong>del</strong>la serie “I piaceri <strong>del</strong> cinema”<br />

curata da Vieri Razzini. La traccia au<strong>di</strong>o in lingua<br />

originale è ottima mentre quella in italiano presenta<br />

tutti i <strong>di</strong>fetti dei vecchi doppiaggi. Nei contenuti<br />

extra va segnalato il contributo <strong>del</strong>lo stesso Razzini<br />

sul film e sulla poetica <strong>di</strong> Hathaway.<br />

La pubblicazione è realizzata con il contributo <strong>del</strong> Ministero per i Beni<br />

e le Attività Culturali - Direzione Generale per il <strong>Cinema</strong><br />

(Promozione per la Cultura <strong>Cinema</strong>tografica)<br />

Si ringrazia REAR per il contributo alle attività <strong>del</strong> <strong>Museo</strong><br />

Ringraziamenti<br />

20th Century Fox, Los Angeles, CA • 2001 Distr., Torino • Simone Arcagni, Torino • Chiara Barbo, Trieste • Bavaria Film, München • Bruno<br />

Boschetto, Torino • British Film Institute, London • Geremia Carrara, Köln • Centro Sperimentale <strong>di</strong> <strong>Cinema</strong>tografia – Cineteca <strong>Nazionale</strong>, Roma •<br />

Paolo Cherchi Usai, Canberra • Cinémathèque de la Ville de Luxembourg • Cinémathèque Française, Paris • Cinémathèque Royale de Belgique,<br />

Bruxelles • Cineteca <strong>del</strong> Comune <strong>di</strong> Bologna • Antonio Costa, Venezia • Tonino De Bernar<strong>di</strong>, Torino • Pippo Delbono, Roma • Steve Della Casa,<br />

Torino • Deutsche Filminstitut, Berlin • E<strong>di</strong>zioni Kaplan, Torino • Festival “I 1000 occhi”, Trieste • FilmInitiativ, Köln • Fondazione Cineteca Italiana,<br />

Milano • Goethe-Institut Turin • Goethe-Institut München • Sergio Grmek Germani, Trieste • Hollywood Classics, London • Ignite Films,<br />

Amsterdam • Katapult Film Sales, West Hollywood, CA • Kinowelt, Leipzig • Lab80, Torre Boldone (BG) • Claude Lanzmann, Paris • Stefano<br />

Maccagno, Torino • Mario Martone, Torino • Medusa Film, Roma • Metro-Goldwyn-Mayer, Los Angeles, CA • MultiServizi, Torino • National Film &<br />

Television Archive, London • NeonVideo, Borgo d’Ale (VC) • N.I.P., Torino • Park Circus, Glasgow • Ivelise Perniola, Roma • Pierre Grise Prod., Paris<br />

• Progress Film-Verleih, Berlin • RAI, Torino • Mauro Regis, Torino • Antonello Sarno, Roma • Slow <strong>Cinema</strong>, Torino • Sony Pictures, Culver City, CA<br />

• Stiftung Deutsche Kinemathek, Berlin • Teatro Regio, Torino • Teatro Stabile Torino • Universal, Milano • Walt Disney Distr., Roma • WDR, Köln<br />

Cineteca <strong>del</strong> <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> / Personale <strong>del</strong>la Multisala Massimo<br />

Un ringraziamento particolare a La Stampa – Torino Sette per il contributo alla <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la rivista.

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