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specialmente dopo lo scisma (1054), per<br />

l’Occidente invece si verifica normalmente, a<br />

condizione che i vescovi partecipanti al concilio<br />

siano in comunione col vescovo di Roma. Gli<br />

ortodossi propongono di definire non “ecumenici”<br />

ma “generali” (espressione del resto usata<br />

anche da Y. Congar). Ma tale proposta non viene<br />

accettata da parte cattolica. Anche se il termine<br />

“generale” è più corretto per i concili celebrati in<br />

Occidente, esprimendone la essenziale funzione,<br />

mentre definirli ecumenici crea di fatto una confusione.<br />

Si s<strong>ott</strong>olinea intanto l’opportunità di non<br />

far riferimento, nella plenaria di Belgrado, alla<br />

questione dell’uniatismo. Richiamare tale problema<br />

come oggetto di discussione a sé stante<br />

determinerebbe un regresso, oltre che ritardo e<br />

interruzione al percorso attuale del dialogo teologico<br />

bilaterale, impostato e avviato sulla base<br />

di una precisa tematica ecclesiologica, relativa al<br />

primato nella Chiesa in genere, e a quello del<br />

vescovo di Roma in particolare. Come stanno a<br />

dimostrare chiaramente le discussioni avvenute<br />

fino ad oggi circa il problema dell’uniatismo, soltanto<br />

una corretta impostazione generale dell’ecclesiologia<br />

e delle modalità con cui va esercitato<br />

il primato da parte del vescovo di Roma, potrà<br />

costituire un’utile e chiara chiave di soluzione<br />

del problema. Il comitato misto di coordinamento<br />

(Roma <strong>dic</strong>embre 2005) si è orientato in questo<br />

senso optando per il testo di Mosca (1990), senza<br />

che ciò implichi una resa o un voler accantona-<br />

re, nel Dialogo, il problema dell’uniatismo.<br />

Questo stesso orientamento è stato espresso<br />

nella decisione della Commissione interortodossa<br />

per il dialogo, riunita a Costantinopoli nel settembre<br />

2005, dove si è ritenuto che l’esame del<br />

problema dell’uniatismo venga affrontato non<br />

come problema avulso o autonomo, ma in connessione<br />

con l’ecclesiologia, “con particolare riferimento<br />

al problema del Primato nella Chiesa”.<br />

Ecco perché l’uniatismo sarà uno degli argomenti<br />

affrontati dalla Commissione teologica mista<br />

nel futuro immediato, come argomento ecclesiologico,<br />

in rapporto sia all’esercizio dell’autorità<br />

del vescovo di Roma sia alla estensione universale<br />

della sua giurisdizione, così come è stata intesa<br />

in Occidente nel secondo millennio.<br />

In conclusione<br />

La ripresa del Dialogo teologico cattolicoortodosso<br />

costituisce certamente un fatto positivo,<br />

ma è prematuro farne un bilancio al momento,<br />

sulla sola base di risultati immediati o indiretti.<br />

Positivo è il fatto stesso che le due Chiese<br />

abbiano ripreso il cammino del Dialogo della<br />

carità e della verità e l’abbiano fatto in atmosfera<br />

serena, fatta di reciproca fiducia e comprensione,<br />

scevra di eccessivi entusiasmi, con <strong>ott</strong>imismo<br />

responsabile e moderato (evitando esagerazioni,<br />

cedimenti, o interventi personali e arbitrari),<br />

guidate dalla convinzione che “giungere a<br />

buon fine non è privo di utilità, e il prevaricare<br />

non è privo di pericoli”.

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