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ott-dic 4-2006.qxd - Basilica San Nicola

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Ricordando il Metropolita di Efeso, Sua Eminenza Chrysostomos Konstantinidis<br />

“La santità va oltre gli angusti<br />

confini degli scismi”<br />

“La santità non è frutto di scelta umana. Non la<br />

si può valutare con criteri umani, né stabilire con<br />

procedure umane”.<br />

Queste parole il visitatore le può tuttora leggere in<br />

greco sul libro degli ospiti che custodiamo presso la<br />

comunità domenicana “S. Giovanni Prodromos”,<br />

ad Atene. Esse hanno una data: Natale 2006, ed<br />

hanno una firma, in inconfondibile grafia patriarcale:<br />

+ Chrisostomos, Metrolita di Efeso.<br />

Una decina di giorni prima, presso il Centro<br />

Culturale dei Padri Gesuiti, Sua Eminenza, alla presenza<br />

del compianto P. Salvatore Manna (allora<br />

Priore Provinciale dei Domenicani dell’Italia meridionale),<br />

di P. Giovanni Distante (Priore della comunità<br />

madre di <strong>San</strong> <strong>Nicola</strong>) nonché di numerose<br />

autorità ecclesiastiche e di un folto pubblico di<br />

amici ortodossi e cattolici, mi aveva onorato nel<br />

presentare il libro: Il volto luminoso di <strong>San</strong> Domenico<br />

(Ed. Pisti kai Zoì, Atene 1996, in greco). Egli stesso<br />

ne aveva scritto la prefazione, e aveva accettato di<br />

presentarlo in pubblico. Ricordo lo stupore che<br />

suscitò in sala. Tutti seguivano la dettagliata<br />

descrizione della figura di <strong>San</strong> Domenico. Abituata<br />

a ben altri apprezzamenti nei confronti delle realtà<br />

della Chiesa Cattolica, la gente stentava a credere<br />

che sulla bocca di quell’eminente prelato della<br />

Chiesa ortodossa fiorissero elogi così cordiali e partecipi<br />

sulle virtù e la personalità geniale di <strong>San</strong><br />

Domenico, santo appena conosciuto, di certo meno<br />

popolare di quelli venerati dagli ortodossi.<br />

Implicitamente si poneva il problema, non<br />

del tutto ingiustificato per gli ortodossi presenti, in<br />

che senso egli potesse parlare di santità in ordine ad<br />

un uomo virtuoso sì, ma fuori della Chiesa di<br />

Cristo senza essere stata in nessun modo riconosciuta<br />

(da parte ortodossa) la validità dei sacramenti<br />

amministrati altrove (fuori di essa) e quindi<br />

il valore della grazia da essi comunicata. Sua<br />

Eminenza era ben consapevole di quella perplessità,<br />

anche perché la questione era stata dibattuta, in<br />

termini teologici e canonici, in diversi colloqui cattolico-ortodossi.<br />

Ebbene, egli non celava la sua<br />

convinzione. La espresse e volle metterla per iscritto<br />

in due pagine del nostro libro. Eccola:<br />

“La santità appartiene a Dio. I santi non<br />

sono che uomini di Dio. Con un loro modo particolare,<br />

definiscono il quadro delle relazioni tra Dio e<br />

umanità, con criteri che solo Dio stabilisce. La santità<br />

trascende gli angusti confini delle nostre divisioni,<br />

dei nostri scismi. L’unità della Chiesa la si<br />

raggiunge e realizza grazie alla loro dignità, che<br />

diventa comprensibile solo in questo modo. I <strong>San</strong>ti<br />

di Rosario Scognamiglio O.P.<br />

fanno così da ponte nelle relazioni interecclesiali,<br />

non solo perché intercedono per la Chiesa, ma perché<br />

attingono la loro bontà da quella fonte unica,<br />

che è il solo Signore; sono il fondamento alla sua<br />

Chiesa “Una e <strong>San</strong>ta”.<br />

Queste stupende parole le abbiamo ricordate<br />

e meditate con particolare rimpianto quando<br />

abbiamo appreso la notizia della sua dipartita,<br />

avvenuta nell’isola di Syros, in Grecia, il giorno 13<br />

<strong>ott</strong>obre 2006 all’età di 83 anni.<br />

Aveva una cultura teologica di ampio respiro.<br />

Si era formato alla celebre scuola di Halchi,<br />

presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma e<br />

all’Università di Strasburgo. Nel 1961 fu ordinato<br />

vescovo di Myra (sede episcopale di <strong>San</strong> <strong>Nicola</strong>), e<br />

da quel momento tutto ciò che si riferiva a <strong>San</strong><br />

<strong>Nicola</strong> diventò oggetto del suo amore e del suo interesse,<br />

a Myra come a Bari.<br />

Da noi a Bari, per la diocesi, l’Istituto e<br />

<strong>Basilica</strong> di <strong>San</strong> <strong>Nicola</strong>, Sua Eminenza è stato sempre<br />

di casa come persona di famiglia. A renderlo<br />

tale non era soltanto il fatto di essere successore di<br />

<strong>San</strong> <strong>Nicola</strong> nella sede episcopale di Myra, ma un<br />

insieme di interessi soprattutto sul piano ecumenico.<br />

Presso il Patriarcato Ecumenico egli godeva di<br />

grande considerazione, e per molti decenni era il<br />

Prelato a cui ci si riferiva per le relazioni interecclesiali<br />

e interreligiose. A parte i frequenti inviti e presenze<br />

presso i <strong>dic</strong>asteri della <strong>San</strong>ta Sede, come<br />

esperto del mondo ortodosso, fu anche chiamato a<br />

far parte del comitato centrale del Consiglio<br />

Ecumenico delle Chiese prima come membro, dopo<br />

come Co-presidente. Invitato come Professore di<br />

teologia ortodossa presso il nostro Istituto, ha<br />

lasciato tracce di bontà e di sapienza teologica sia<br />

tra gli studenti che tra i colleghi. Ha partecipato<br />

sempre, finché ha potuto, ai nostri Colloqui cattolico-ortodossi,<br />

e spesso la Presidenza e la Segreteria<br />

si avvalevano dei suoi consigli per articolare i lavori<br />

e scegliere relatori che dessero contributi validi ai<br />

nostri incontri. Gioiva con noi per i successi, si<br />

rammaricava se qualcosa non andava nel senso<br />

sperato.<br />

Nel febbraio 1984 fu lui ad accogliere papa<br />

Giovanni Paolo II pellegrino alla tomba di <strong>San</strong><br />

<strong>Nicola</strong> a Bari, ed in nome della Chiesa ortodossa si<br />

immortalò nel gesto comune delle due Chiese nell’accendere<br />

la lampada uniflamma alimentata con<br />

olio proveniente dall’oriente (Costantinopoli) e dall’occidente<br />

(terra di Bari).<br />

“So bene- disse il Metropolita il giorno 8<br />

Maggio 1986- salutando la grande folla che atten-

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