(versione pdf) - SPORT e BILANCIO REDOX - Dieta della salute
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA<br />
Facoltà di Medicina<br />
Scuola di Specializzazione in<br />
SCIENZA DELL'ALIMENTAZIONE<br />
Indirizzo Nutrizione Applicata<br />
"RUOLO DELL'ATTIVITA' FISICA NEL <strong>BILANCIO</strong><br />
OSSIDORIDUTTIVO MITOCONDRIALE COME MARKER<br />
DELL'INVECCHIAMENTO CELLULARE E SOMATICO"<br />
ANNO ACCADEMICO 2002<br />
Esame di Fisiologia, II° anno<br />
Docente Prof. Daniele Bordin<br />
Specializzando dr. Fabrizio Moda
Introduzione<br />
Nell'ultimo decennio si è affermata la teoria dei radicali liberi come<br />
spiegazione dei processi dell'invecchiamento.<br />
La maggior parte dei radicali liberi è formata a livello dei mitocondri e i<br />
mitocondri stessi rappresentano uno dei bersagli principali, sia per ovvii motivi di<br />
contiguità, sia perché il DNA mitocondriale non è protetto da proteine istoniche.<br />
Alcune malattie degenerative come il morbo di Parkinson, l'Alzheimer e<br />
l'Hantington, sono associate a danni ossidativi mitocondriali. Nell'invecchiamento si<br />
ha una minore efficienza mitocondriale ed una maggiore produzione di radicali<br />
liberi.<br />
L'attività fisica aerobia porta ad un maggior utilizzo di ossigeno e quindi ad<br />
una maggiore produzione di radicali liberi. Molti ed importanti studi 1 hanno,<br />
d'altronde, oramai dimostrato come una costante e moderata attività fisica<br />
prolunghi la vita e la sua qualità, con minore incidenza di malattie cardiovascolari,<br />
neoplastiche, osteoporosi e con un miglioramento del sistema immunitario.<br />
Questo foglio vuole indagare la relazione tra attività fisica e stress ossidativo<br />
cellulare, con particolare riguardo al ruolo mitocondriale e le ripercussioni sullo<br />
stato di <strong>salute</strong> generale.<br />
Allo scopo sono state reperite su Medline gli articoli che di recente hanno<br />
affrontato, da vari punti di vista, questo argomento.<br />
La prima parte <strong>della</strong> relazione è dedicata ad una panoramica <strong>della</strong> fisiologia<br />
del mitocondrio ed ai protagonisti dell'ossidazione e dei sistemi antiossidanti, segue<br />
una disamina sui processi ossidativi in funzione dell'attività fisica e<br />
dell'invecchiamento e quindi il ruolo svolto dall'allenamento intenso. In ultima le<br />
possibilità offerte da una supplementazione alimentare di antiossidanti nella pratica<br />
sportiva.
I mitocondri sono organelli presenti<br />
in tutte le cellule eucariote. Ogni cellula<br />
ne contiene da 500 a 1000, per quanto il<br />
loro numero sia estremamente variabile.<br />
Nelle cellule muscolari cardiache<br />
occupano il 50% del volume cellulare<br />
totale. Hanno una forma rotondeggiante o<br />
allungata di circa 1X2 µ, molto simile a<br />
quella di un batterio.<br />
La loro funzione è quella di<br />
produrre energia chimica (sotto forma di<br />
ATP), necessaria allo svolgimento di tutte<br />
le reazioni chimiche non spontanee <strong>della</strong><br />
cellula.<br />
I mitocondri<br />
I mitocondri sono costituiti da 2<br />
membrane: una esterna, molto<br />
permeabile, che delimita l’organello dal<br />
citoplasma, ed una interna, spesso<br />
fortemente ripiegata (creste), e con una<br />
composizione chimica particolare, i fosfolipidi sono solo il 20% del peso totale e almeno<br />
60 proteine diverse costituiscono il restante 80%. Lo spazio racchiuso dalla membrana<br />
interna è detto matrice.<br />
La matrice è costituita per<br />
oltre il 50% da proteine, la maggior<br />
parte enzimi impegnati nel ciclo di<br />
Krebs e nella respirazione cellulare,<br />
nonché gli enzimi <strong>della</strong> beta<br />
ossidazione. Sono inoltre presenti<br />
tutta una serie di strutture molto<br />
particolari: una molecola di DNA<br />
circolare (come nei batteri), detto<br />
cromosoma mitocondriale, con tutto<br />
l’apparato per la traduzione e la<br />
trascrizione delle informazioni,<br />
peraltro largamente insufficienti per<br />
la sintesi di tutto il mitocondrio,<br />
ribosomi del tutto diversi da quelli<br />
presenti in tutte le altre cellule<br />
eucariote, e straordinariamente simili a quegli batterici. La matrice, pur essendo una<br />
soluzione acquosa simile ad un gel, contiene una concentrazione così alta di proteine da<br />
potersi considerare quasi una fase solida, con un enorme vantaggio organizzativo nelle<br />
associazioni enzimatiche, che possono così instaurare relazioni molto stabili e definite. I<br />
mitocondri si possono dividere indipendentemente dal ciclo cellulare.
Nella membrana interna è disposto il complesso proteico <strong>della</strong> catena respiratoria,<br />
in grado di utilizzare l'energia redox che arriva dal ciclo di Krebs sotto forma di NADH e<br />
FADH2, in un gradiente protonico tra matrice e spazio intermembrana.<br />
Il complesso I è in grado di ricevere gli elettroni che arrivano dal NADH, il<br />
complesso II gli elettroni che arrivano dal FADH2. Attraverso una piccola molecola, il<br />
coenzima Q, questi elettroni sono trasferiti al complesso III e quindi al complesso IV che<br />
gli scarica all'ultimo e più potente ossidante, l'ossigeno, che si trasforma in acqua.<br />
Questa cascata ossidoriduttiva è in grado, a livello dei complessi I, III e IV, di<br />
generare una forza che sposta protoni dalla matrice alla camera mitocondriale esterna.<br />
Il potenziale elettrico così generato può annullarsi<br />
attraverso il passaggio dei protoni dal complesso<br />
F0-F1 presente anch'esso nella membrana interna.<br />
Il complesso F0-F1 è detto particella<br />
elementare e tutta la membrana interna ne è<br />
tappezzata. F0 è un canale costituito da 5-6<br />
proteine, a forma di stelo, che attraversa la<br />
membrana e trasportare i protoni alla frazione F1.<br />
Questa è un complesso di almeno 6 proteine<br />
3
presenti in più copie, in grado di accoppiare il passaggio dei protoni alla sintesi di ATP.<br />
In forza del passaggio di protoni attraverso F1-F0, i quali tendono a ripristinare<br />
l’equilibrio elettrico, osmotico e di pH, si genera una forza in grado di produrre lavoro e<br />
sfruttato dalla ATP sintetasi (F1) nella fosforilazione dell'ADP + Pi in ATP. Questo<br />
processo è detto fosforilazione ossidativa.<br />
Quasi tutto l’O2 che<br />
respiriamo serve in pratica<br />
per la respirazione<br />
mitocondriale (respirazione<br />
vera) e l’O2 non serve ad<br />
altro che come collettore di<br />
elettroni, trasformandosi in<br />
H2O.<br />
Tutte le calorie che<br />
introduciamo nel nostro<br />
organismo (glucidi, lipidi,<br />
in parte i protidi) servono<br />
al alimentare il ciclo di<br />
Krebs (come acetato) e<br />
quindi la catena<br />
respiratoria (come NADH e<br />
FADH2) in vista <strong>della</strong><br />
produzione di ATP, vera<br />
moneta energetica di tutto<br />
l’organismo. Tutte le<br />
reazioni chimiche non<br />
spontanee sono rese<br />
termodinamicamente<br />
possibili grazie all'idrolisi<br />
dell'ATP (sintesi proteica,<br />
di DNA o RNA,<br />
gluconeogenesi,<br />
glicogenosintesi,<br />
contrazione muscolare,<br />
trasporto attivo,<br />
trasmissione dell'impulso<br />
nervoso…)<br />
Tutte queste operazioni così importanti si compiono nei mitocondri, la cui struttura<br />
assomiglia così tanto a quella dei batteri (DNA circolare, ribosomi…) che l’ipotesi più<br />
accreditata li vede come batteri simbionti, inglobati dalla cellula "eucariota" primordiale<br />
miliardi di anni fa, acquisendo in tal modo il carattere aerobio, vantaggio selettivo<br />
enorme, ma che ha finito per far perdere a questi batteri-mitocondri parte <strong>della</strong> loro<br />
autonomia.<br />
4
La fisiopatologia ossidoriduttiva<br />
mitocondriale<br />
L'ossigeno è la molecola con il più alto potere ossidante di tutto il processo<br />
ossidoriduttivo mitocondriale, ed è il collettore finale degli elettroni. La sua assenza<br />
porta al blocco <strong>della</strong> catena respiratoria e la morte si instaura nel giro di pochi minuti.<br />
Per questa nostra dipendenza dall'ossigeno, appare quasi paradossale che possa<br />
esercitare una notevole tossicità.<br />
Proprio a causa <strong>della</strong> sua reattività è in<br />
grado di ossidare (distruggere) molti<br />
substrati, tra cui proteine, acidi grassi<br />
insaturi e acidi nucleici. Accade<br />
frequentemente, inoltre, che nei processi<br />
catalizzati dai vari complessi <strong>della</strong> catena<br />
respiratoria, l'ossigeno non riceva 4 elettroni<br />
per molecola, trasformandosi così in acqua<br />
(normalmente responsabile <strong>della</strong> produzione<br />
di circa 400 ml di acqua al giorno), ma ne<br />
riceva uno solo, producendo lo ione<br />
superossido O2.-, oppure ne riceva due, con<br />
formazione di acqua ossigenata H2O2, oppure tre, con formazione del radicale ossidrilico<br />
OH. e di uno ione idrossido. Tutte queste forme radicaliche e parzialmente ossidate<br />
dell'ossigeno (ROS), sono molto più reattive dell'ossigeno stesso e quindi molto più<br />
tossiche.<br />
L'attacco di queste molecole al<br />
DNA sembra il maggior<br />
responsabile del danno cellulare e<br />
dell'azione mutagena di queste<br />
sostanze che sono fortemente<br />
implicate in processi come<br />
l'aterosclerosi, il cancro e<br />
l'invecchiamento 2 . I radicali<br />
ossidrilici (OH.), i più reattivi del<br />
gruppo, sono inoltre capaci di<br />
spezzare il doppio filamento di<br />
DNA, impedendo la duplicazione<br />
cellulare e portando quindi alla<br />
morte. Il nostro patrimonio<br />
enzimatico è infatti ricco di enzimi<br />
in grado di riconoscere e riparare<br />
una moltitudine di errori presenti<br />
nel doppio filamento di DNA (possediamo oltre 60 enzimi correttori di bozze), ma non di<br />
5
iunire una molecola spezzata. È inoltre evidente che il sistema di riparazione del DNA,<br />
per quanto efficace, ha una sua capacità, oltre la quale si avrà un aumento delle<br />
mutazioni e di probabilità di insorgenza di cancro.<br />
Tra le maggiori alterazioni del DNA figurano la formazione <strong>della</strong> 8-idrossiguanina,<br />
<strong>della</strong> timina glicolica e del 5-idrossimetiluracile.<br />
Il DNA mitocondriale (mtDNA), ha notevoli analogie con quello batterico, non è<br />
compartimentato da membrane, né associato a proteine istoniche, né possiede la<br />
gamma di correttori di bozze presenti nel nucleo eucariota e questo lo rende<br />
particolarmente sensibile agli attacchi ossidativi. Il DNA mitocondriale è d'altronde<br />
indispensabile, trascrivendo e traducendo sette delle proteine presenti nel complesso I<br />
<strong>della</strong> catena respiratoria (gli altri 43 polipeptidi sono a carico del genoma cellulare),<br />
complesso che è anche il sito a più alta produzione si radicali liberi e di O2-. in<br />
particolare 3 .<br />
Ma qual è l'entità del fenomeno ossidativo? Si calcola che più del 2%<br />
(verosimilmente tra il 3 e 5%), di tutto l'ossigeno utilizzato dai mitocondri sfugga alla<br />
completa riduzione ad acqua 4 e che ogni mitocondrio produca circa 30 milioni di soli<br />
anioni superossido al giorno.<br />
La difesa da queste molecole è affidata a una serie di sostanze e di enzimi in<br />
grado di neutralizzare le specie reattive trasformandole in acqua e ossigeno o in<br />
sostanze meno reattive.<br />
Struttura chimica di un radicale libero (.)<br />
Il legame chimico è la messa in comune di uno o più elettroni per raggiungere la<br />
stabilità (cioè un basso tenore energetico) che offre il completamento del guscio<br />
elettronico esterno (ottetto). Mentre le normali reazioni chimiche sono caratterizzate<br />
dallo spostamento di tutto il doppietto elettronico, le reazioni radicaliche avvengono con<br />
la rottura omopolare del legame, per cui ogni molecola figlia conserva un elettrone<br />
spaiato <strong>della</strong> coppia di elettroni di legame (chimicamente rappresentato con un punto<br />
".").<br />
Gli elettroni spaiati sono 1) fortemente reattivi, reagiscono cioè in tempi<br />
brevissimi, a qualche angstrom di distanza dal luogo di formazione e 2) producono<br />
reazioni a catena, cioè il radicale torna nel suo stato normale generando un altro<br />
radicale (ossidando un'altra sostanza).<br />
I radicali dell'ossigeno, quindi, appena formati reagiscono violentemente con<br />
qualsiasi specie molecolare che si trovi a tiro, ossidandola, cioè distruggendola:<br />
6
I lipidi sono perossidati soprattutto a livello dei doppi legami (siti ricchi di<br />
elettroni), e la malondialdeide 5 è il marker più usato per controllare questo processo (nel<br />
processo di perossidazione si formano molte altre aldeidi, gruppi con un'elevata<br />
reattività chimica). Alcune di queste aldeidi sono in grado di formare legami crociati con<br />
le proteine del citoscheletro e di instaurare legami covalenti con residui di istidina, lisina<br />
e cisteina. Molto usata anche la rilevazione di vari idrocarburi, come il pentano, nell'aria<br />
espirata. Appare molto sensibile la determinazione con la tecnica delle sostanze che<br />
reagiscono con l'acido tiobarbiturico (TBARS).<br />
Negli acidi nucleici la guanosina è la base più sensibile all'attacco radicalico e la<br />
formazione <strong>della</strong> 8-idrossi-2'-deossiguanosina è il miglior indice al proposito. Aumenti di<br />
8-idrossi-2'-deossiguanosina si ritrovano anche nella pelle esposta al sole o nel polmone<br />
in seguito all'abitudine del fumo, nonché con l'aumento dell'età 6 .<br />
Nelle proteine, nelle quali vari gradi di alterazioni possono alterare o meno la<br />
struttura terziaria e quindi la funzione biologica, si usa rilevare la formazione di gruppi<br />
carbonilici. I residui amminici più sensibili sono quelli <strong>della</strong> metionina, tirosina, istidina,<br />
triptofano e cisteina.<br />
Molto tossici anche i radicali liberi dell'azoto, come l'ossido di azoto (NO.) e<br />
l'anione perossinitrito (ONOO-).<br />
I ROS "buoni"<br />
Va ricordato che le specie reattive<br />
dell'ossigeno sono variamente utilizzate<br />
dall'organismo ed hanno molteplici scopi: i<br />
polimorfonucleati, per esempio, grandi<br />
produttori di ROS, utilizzano queste<br />
molecole per digerire virus, batteri e corpi<br />
estranei inglobati nella fagocitosi, inoltre i<br />
ROS portano alla trascrizione dei geni c-fos,<br />
c-myc e c-jun, implicati nella<br />
differenziazione, crescita e sviluppo<br />
cellulare. I ROS attivano anche il fattore<br />
nucleare к-B, coinvolto nella trascrizione dell'IL-2 e del TNF-α 7 .<br />
7
I meccanismi antiossidanti<br />
Enzimi ad azione antiossidante<br />
La famiglia delle superossido dismutasi<br />
(SOD) sono in grado di convertire due molecole di<br />
superossido in una di acqua ossigenata e una di<br />
ossigeno:<br />
SOD<br />
O2-. + O2-. → H2O2 + O2<br />
Sono enzimi largamente rappresentati e<br />
contengono al loro interno un metallo (metallo<br />
proteine). Mitocondri e batteri contengono<br />
manganese (MnSOD), mentre le cellule eucariote<br />
rame e zinco (CuZnSOD). Nei cianobatteri è<br />
presente il ferro. Si tratta di enzimi dimerici con un<br />
fold tipico a β-barrel di otto filamenti β antiparralleli,<br />
con tipologia a chiave greca (nell'immagine a lato).<br />
L'acqua ossigenata proveniente dall'azione<br />
<strong>della</strong> SOD e dai mitocondri è eliminata<br />
dall'efficientissimo sistema <strong>della</strong> catalasi (oltre<br />
40.000 cicli/secondo), un'eme-proteina (immagine<br />
a lato), che catalizza la scissione del perossido<br />
d'idrogeno in acqua e ossigeno.<br />
Catalasi<br />
H2O2 + H2O2 → H2O + O2<br />
Esistono numerosi enzimi e molecole non<br />
enzimatiche in grado di contrastare l'attività delle<br />
specie reattive dell'ossigeno. Queste sostanze sono<br />
note anche come scavenger, sono cioè gli spazzini<br />
che eliminano i residui dell'attività ossidativa atta alla<br />
produzione di ATP.<br />
8
Una reazione analoga è svolta dal sistema delle perossidasi, più rappresentato nelle<br />
piante che negli animali, ma estremamente utile a livello degli eritrociti anche nell'uomo,<br />
elementi molto sensibili ai danni ossidativi. Nel caso specifico, una glutatione<br />
perossidasi riduce l'acqua ossigenata a spese del glutatione ridotto. Il glutatione (GSH)<br />
è un tripeptide contenente cisteina.<br />
GSH perossidasi<br />
H2O2 + 2 G-SH → 2H2O + G-S-S-G<br />
Antiossidanti non enzimatici<br />
Conosciuti anche dal<br />
grande pubblico sono composti<br />
per lo più vitaminici, come la<br />
vitamina C e la E 8 .<br />
Queste sostanze agiscono<br />
da anti ossidanti in quanto la loro<br />
struttura molecolare è in grado di<br />
stabilizzare l'elettrone spaiato<br />
all'interno di se stessa. Il radicale<br />
perde, quindi, molta <strong>della</strong> sua<br />
reattività.<br />
La vitamina E (tocoferoli)<br />
protegge soprattutto gli<br />
acidi grassi polinsaturi dalla<br />
perossidazione. Protegge<br />
quindi le membrane<br />
plasmatiche e quelle degli<br />
eritrociti in particolare,<br />
dato l'alto grado di insaturazione degli acidi grassi presenti nei fosfolipidi di membrana di<br />
questi elementi.<br />
La vitamina C, oltre alle molte funzioni svolte,<br />
esercita anche un notevole potere antiossidante. La<br />
presenza del radicale ascorbile è stata interpretata<br />
come indice di difesa extracellulare contro le<br />
ossidazioni biologiche. Proprio per le sue capacità<br />
antiossidanti è utilizzato come additivo alimentare.<br />
9
La vitamina A (carotenoidi). È un<br />
idrocarburo polienico costituito da<br />
quattro residui isoprenici<br />
polimerizzati e ciclizzati agli<br />
estremi <strong>della</strong> catena. Oltre alle<br />
altre funzioni, possiede anch'essa<br />
una certa attività antiossidante.<br />
I gruppi tiolici e quelli del glutatione in<br />
particolare, possono arrestare la<br />
propagazione dell'effetto radicalico con la<br />
formazione di glutatione ossidato.<br />
R-S. + R-S. → R-S-S-R<br />
In questo caso non vi è la stabilizzazione<br />
del radicale, ma la formazione di un legame covalente utilizzando i due elettroni spaiati.<br />
Sono prodotti dall'organismo.<br />
I bioflavonoidi e i<br />
polifenoli sono<br />
composti chimici<br />
relativamente semplici e<br />
ampiamente distribuiti<br />
nel mondo vegetale che<br />
presentano, in vitro, una<br />
grande capacità<br />
antiossidante, dovuto<br />
soprattutto al gruppo<br />
catecolico.<br />
Diversi lavori e studi epidemiologici hanno messo in relazione<br />
l'assunzione di alte dosi di polifenoli con la diminuzione d'incidenza<br />
<strong>della</strong> malattia coronarica e neoplastica. Il più noto polifenolo è il<br />
resveratrolo, presente nel vino rosso e probabile autore del<br />
paradosso francese (incidenza di CHD simile ai paesi mediterranei<br />
pur con una dieta molto ricca di grassi saturi tipica dei paesi nord<br />
europei e nord americani), tra i flavonoidi quelli presenti nel tè verde<br />
(Camelia sinensis, bevanda nazionale giapponese), nella soia, nei<br />
mirtilli e negli agrumi.<br />
10
Il Coenzima Q (CoQ10), è un<br />
semichinone in grado di stabilizzare un<br />
elettrone spaiato. La coda idrofobica è<br />
costituita nell'uomo da 10 unità<br />
isoprenoidi, da cui il nome. È<br />
sintetizzato dall'organismo ed ha un<br />
alto grado di lipofilia, la coda è immersa<br />
nel bilayer fosfolipidico. Oltre ad essere<br />
un componente <strong>della</strong> catena<br />
respiratoria, il CoQ ridotto svolge<br />
attivamente anche la funzione di<br />
scavenger stabilizzando, al suo interno,<br />
l'elettrone spaiato. il coenzina Q10 è<br />
l'unico antiossidante idrofobico<br />
sintetizzato dall'uomo. La lunga coda<br />
isoprenoide è immersa nel bilayer<br />
fosfolipidico e sembra agire sia<br />
direttamente sull'anione superossido sia<br />
indirettamente sui lipidi ossidati. Agisce<br />
anche rigenerando le forme ossidate<br />
dei tocoferoli.<br />
Il selenio, un metalloide, non è altro che il cofattore <strong>della</strong> glutatione perossidasi ed in<br />
questo ruolo svolge la sua azione antiossidante (oltre a diverse altre), ultimamente<br />
molto pubblicizzata.<br />
Il bilancio ossidoriduttivo<br />
È importante ricordare che il sistema<br />
omeostatico ossidoriduttivo può sbilanciarsi sia per un<br />
aumento nella formazione dei ROS, sia per<br />
un'insufficienza dei sistemi antiossidanti. Non è tanto<br />
importante la produzione dei ROS, che hanno anche<br />
notevoli implicazioni fisiologiche, ma l'eccessiva<br />
produzione o la carenza dei meccanismi antiossidanti.<br />
11
I processi ossido-riduttivi mitocondriali in<br />
funzione dell'età<br />
Da quando Harman nel 1956 propose la teoria dei<br />
radicali liberi come importante spiegazione dei processi<br />
dell'invecchiamento, molte prove si sono stratificate a<br />
suo sostegno 9,10 . Questa teoria postula che<br />
l'invecchiamento somatico sia dovuto alle mutazioni del<br />
mtDNA indotte dalla presenza delle varie specie reattive<br />
dell'ossigeno (ROS) e causa prima nella diminuzione<br />
<strong>della</strong> produzione energetica e maggior produzione di<br />
radicali liberi 11 . Si instaurerebbe, quindi, un circolo<br />
vizioso, in cui la diminuita efficienza mitocondriale<br />
provoca un aumento dei ROS, che a loro volta<br />
danneggiano il mitocondrio diminuendone ulteriormente<br />
l'efficienza.<br />
Attraverso l'ingegneria genetica, le varianti di<br />
Drosophila melanogaster che super esprimono<br />
Cu/ZnSOD e catalasi presentano un aumento <strong>della</strong><br />
durata <strong>della</strong> vita, mentre le varianti con ridotta<br />
attività mostrano una diminuzione. L'inattivazione<br />
<strong>della</strong> SOD mitocondriale (MnSOD) nei topi, ne<br />
provoca la morte nella prima settimana di vita,<br />
mentre l'inattivazione <strong>della</strong> SOD citosolica ed<br />
extracellulare (Cu/ZnSOD), ha effetti più lievi 12 .<br />
Il trattamento con raggi X determina l'aumento <strong>della</strong> produzione di H2O2<br />
mitocondriale, con conseguente danno cellulare, ed un aumento <strong>della</strong> produzione di<br />
H2O2 età correlato è stato dimostrato in Drosophila melanogaster.<br />
È stata dimostrata anche una diminuzione <strong>della</strong> respirazione mitocondriale legata<br />
all'età nell'uomo 13 , ed un aumento <strong>della</strong> concentrazione di 8-idrossi-2'-desossiguanosina<br />
(marker di danno ossidativo al DNA), sempre correlata all'età in molti tessuti umani, di<br />
mammifero e negli insetti. In Drosophila melanogaster la durata <strong>della</strong> vita è<br />
inversamente proporzionale alla quantità di 8-idrossi-2'-desossiguanosina (8-OH-dG)<br />
presente nei tessuti dell'insetto.<br />
Ames et al, hanno stimato che ogni nostra singola cellula riceva<br />
circa 10.000 insulti ossidativi al giorno, danni che si accumulano con<br />
l'età. Nei ratti di 2 anni si calcolano 2 milioni di lesioni ossidative, il<br />
doppio rispetto ai ratti più giovani. Nei topi, la restrizione calorica che<br />
si accompagna al massimo prolungamento <strong>della</strong> vita, è correlata a<br />
bassi valori di 8-OH-dG, comunque età dipendenti.
Sempre sui ratti, Ji ha dimostrato una produzione più alta del 77% di ROS nei<br />
soggetti di 25 mesi rispetto a quelli di otto, approssimativamente al loro 75% di<br />
VO2max. Secondo Ji et al. 14 e Hammeren et al. 15 , i bassi livelli di perossidasi nei ratti<br />
anziani possono essere aumentati dall'attività fisica. Anche Bejma et al. 16 , trovano valori<br />
di danno ossidativo (GSSG, carbonili proteici e perossidazione lipidica), nettamente più<br />
aumentati dopo sforzo intenso in ratti di 24 mesi rispetto a quelli di otto. Risultati<br />
analoghi con lo stesso metodo sono stati ottenuti sempre da Bejna e Ji 17 .<br />
Pansarosa et al. 18 , hanno rilevato un generale diminuzione dei sistemi<br />
antiossidanti in uomini anziani rispetto agli adulti e rispetto ai giovani ed inoltre che i<br />
soggetti maschi appaiono maggiormente soggetti allo stress ossidativo rispetto alle<br />
femmine.<br />
Mecocci et al. 19 hanno riscontrato un aumento dei danni ossidativi agli acidi<br />
nucleici, lipidi e proteine in maniera correla all'età.<br />
La maggior vulnerabilità del mtDNA è dimostrata da un contenuto di 8-OH-dG 100<br />
volte maggiore rispetto al DNA nucleare. Alti tassi di mutazioni e delezioni di mtDNA si<br />
trovano nei mitocondri di pazienti affetti da malattie mitocondriali come la sindrome di<br />
Kearns-Sayre e di Pearsons. In diverse malattie degenerative come il Parkinson e<br />
l'Alzheimer (caratterizzate da una componente genetica e ambientale), il danno<br />
ossidativo mitocondriale sembra svolgere un ruolo importante, e terapie a base di<br />
antiossidanti ottengono piccoli ma significativi risultati nel morbo di Alzheimer e nella<br />
corea di Huntington.<br />
Si sono accumulate tante<br />
evidenze da tanti punti di vista del<br />
ruolo chiave dell'ossidazione dei<br />
mitocondri da ROS correlati all'età, che<br />
diversi autori parlano oramai che la<br />
"teoria mitocondriale<br />
dell'invecchiamento è<br />
matura". 20<br />
13
I processi ossido-riduttivi mitocondriali<br />
nell'attività fisica<br />
L'attività fisica, specialmente<br />
aerobia, comporta l'aumento di 10-15<br />
volte il consumo di ossigeno dell'intero<br />
organismo e nei muscoli scheletrici attivi<br />
l'aumento può arrivare anche a 100<br />
volte. Esiste quindi la possibilità di un<br />
pari incremento nella produzione di ROS,<br />
incremento cui il sistema antiossidante<br />
dell'organismo non sia in grado di tenere<br />
testa, con conseguente aumento del<br />
danno ossidativo mitocondriale e<br />
cellulare e, nel lungo periodo, possibile<br />
diminuzione <strong>della</strong> speranza di vita.<br />
A lato è mostrato l'aumento dei radicali<br />
liberi in muscolo e fegato di ratto a riposo e<br />
dopo allenamento, rilevati con la risonanza<br />
elettroparamagnetica su omogeneizzati di<br />
organo, in grado di rilevare l'anione<br />
superossido (unità arbitrarie in ordinata).<br />
È opportuno ricordare che cuore e<br />
muscoli scheletrici umani sono nettamente<br />
meno protetti dall'ossidazione rispetto ad altri<br />
tessuti. L'attività catalasica è 40 volte<br />
inferiore rispetto al fegato e la SOD 16 volte.<br />
La gran parte degli autori è concorde nel rilevare<br />
un aumento di ROS in qualunque attività fisica e mai<br />
completamente bilanciato da un aumento dei sistemi<br />
antiossidanti, sia negli animali da esperimento che<br />
nell'uomo, sia in attività aerobie che isometriche 21 , sia in<br />
individui allenati che sedentari. Ma con importanti<br />
differenze 22 .
Un aumento <strong>della</strong> perossidazione lipidica correlato all'intensità di una corsa è stato<br />
dimostrato da diversi autori (ma non da tutti), usando come marker il TBARS.<br />
Nel diagramma a fianco, Alessio et<br />
al. trovano un aumento di TBARS<br />
del 68% nell'attività moderata e del<br />
120% nell'attività intensa rispetto<br />
al riposo. Kanter et al. trovano un<br />
aumento di TBARS del 77% in<br />
individui allenati per un'attività<br />
intensa, Davies et al. un aumento<br />
di MDA dell'81% in persone non<br />
allenate sottoposte ad attività<br />
intensa. Tiidus riporta una aumento di TBARS ma non di MDA dopo allenamento e<br />
diversi altri autori (Ji et al, Viinikka et al, Salmiten e Vihko), non riportano aumenti di<br />
TBARS o MDA dopo esercizio moderato. Secondo Venditti et al. 23 , un esercizio moderato<br />
nei topi non altera significativamente lo stato redox, in contrasto con il forte danno<br />
ossidativo dell'esercizio intenso.<br />
Usando il pentano come marker<br />
specifico e sensibile <strong>della</strong> perossidazione<br />
lipidica nell'aria espirata, Dillart el al.<br />
trovano un aumento di 1,8 volte al 75%<br />
<strong>della</strong> VO2max rispetto allo stato di<br />
riposo.<br />
Lo stato di ossidazione del<br />
glutatione è uno degli indici più sicuri di<br />
stress ossidativo. L'esercizio intenso<br />
aumenta il glutatione ossidato (GSSG),<br />
oltre i limiti di capacità <strong>della</strong> glutatione<br />
reduttasi di ridurlo a GSH. Livelli sierici marcatamente elevati di GSSG sono stati<br />
riscontrati in diversi modelli animali dopo strenuo esercizio.<br />
A dispetto dell'importanza di verificare la presenza di danni<br />
ossidativi agli acidi nucleici dopo attività fisica (viste le ripercussioni<br />
su cancro e invecchiamento), esistono pochissimi e contrastanti<br />
studi sull'aumento di marker di ossidazione come la 8-idrossi-2'deossiguanosina.<br />
Viguie et al. non hanno trovato alcun aumento 8idrossi-2'-deossiguanosina<br />
nell'urina in giovani maschi sani dopo 90<br />
minuti di bicicletta, Alessio e Carter hanno riscontrato invece un<br />
aumento dell'escrezione dopo una maratona di 1,3 volte.<br />
Esistono pochi studi anche in merito all'ossidazione delle<br />
proteine esercizio indotta, ma tutti concordi nel rilevare danni<br />
proteici anche marcati.<br />
15
L'allenamento induce un aumento degli enzimi antiossidanti<br />
Già nel 1973 Calderera et al. rilevarono un aumento di catalasi nella muscolatura<br />
scheletrica e cuore dei topi allenati rispetto ai controlli. Vihko et al. hanno trovato livelli<br />
diminuiti di TBARS in topi allenati rispetto ai non allenati, Jenkins et al. hanno riscontrato<br />
una relazione tra aumento di VO2max e aumento dei sistemi antiossidanti SOD e<br />
catalasi, sia nell'uomo che nel ratto. Ji et al. hanno riportato una buona correlazione tra<br />
la durata dell'allenamento e l'attività <strong>della</strong> glutatione perossidasi sia citosolica che<br />
mitocondriale. È stato riscontrato anche una netta diminuzione nella produzione di MDA,<br />
dopo attività fisica, in giovani maschi diabetici allenati rispetto a quelli non allenati.<br />
La disputa se un moderato esercizio fisico sia in grado di aumentare le difese<br />
antiossidanti sembra ricevere una risposta positiva, come l'assoluta inattività sembra<br />
diminuirle. Secondo Criswell et al. un'attività intensa con intervalli di 5 minuti è in grado<br />
di aumentare le difese antiossidanti più dell'esercizio moderato continuato.<br />
La supplementazione dietetica e farmacologica di sostanze antiossidanti<br />
Lo scopo di questo capitolo è vedere se un'introito di vitamine (o altre sostanza<br />
antiossidanti non vitaminiche), superiore al fabbisogno minimo per evitare sindromi<br />
carenziali può rallentare i processi ossidativi o è in grado di migliorare la performance<br />
sportiva, senza incorrere nella tossicità da accumulo, fenomeno non infrequente per le<br />
vitamine liposolubili.<br />
Vitamina E: la somministrazione di<br />
vitamina E (200 mg/die per 3 settimane),<br />
riduce drammaticamente l'escrezione di<br />
pentano nell'aria espirata dopo esercizio<br />
intenso (figura a lato); Reznick et al. 24<br />
trovano un evidente protezione di vit. E<br />
nei muscoli scheletrici dall'ossidazione<br />
indotta dall'esercizio; Cannon et al. 25 ,<br />
trovano un accelerato recupero dopo<br />
sforzo fisico in seguito a<br />
supplementazione di vit. E; Meydani et al.<br />
riscontrano una minore perossidazione<br />
lipidica in maschi giovani ed anziani in<br />
seguito ad assunzione di vit.E; Nel 1994<br />
secondo Goldfarb e Sen 26 il trend <strong>della</strong><br />
ricerca era senz'altro favorevole ad un<br />
utilizzo di questa vitamina per ridurre i<br />
danni da ROS nell'attività fisica, ricordando anche che i dati non erano ancora né univoci<br />
né definitivi. Nel 1997 Fielding e Meydani 27 ripropongono le stesse conclusioni tratte<br />
dalla letteratura, secondo cui una dieta ricca di vitamina E è in grado di ridurre diversi<br />
danni da radicali liberi dovuti all'età e all'attività fisica. Ricordano anche che pochissimi<br />
studi non hanno trovato alcuna protezione dalla supplementazione di vitamina E.<br />
16
Vitamina C: secondo Balz 28 , la vitamina C giuoca un<br />
importante ruolo anche nella protezione dai ROS, riducendo i<br />
danni all'endotelio e alle LDL. Nell'attività sportiva Evans 29<br />
trova un ruolo protettivo di questa vitamina, ma in generale il<br />
suo ruolo appare nettamene inferiore a quello svolto dalla<br />
vitamina E.<br />
GSH: il rapporto GSH/GSSG è considerato emblematico dello<br />
stato ossidoriduttivo cellulare. Dopo uno sforzo muscolare<br />
lieve il rapporto però non si abbassa apprezzabilmente perché<br />
il GSSG è immediatamente ridotto a GSH dalla glutatione<br />
reduttasi a scapito del NADPH. È, inoltre, attivamente<br />
prodotto dal fegato a seguito dello stimolo vasopressinico e<br />
glucagonico. Alcuni autori hanno trovato una diminuzione di<br />
GSH negli allenamenti strenui fino al 70%. Negli esercizi di resistenza la<br />
supplementazione di GSH sembra aumentare la resistenza fisica, mentre nessun chiaro<br />
beneficio è stato dimostrato negli esercizi di potenza. Risultati simili sono stati ottenuti<br />
anche utilizzando supplementazioni di N-acetil-cisteina, Coenzima Q10 e acido α-lipoico.<br />
Suscitano interesse l'utilizzo di prodotti come il tè verde, il gingseng e le cipolle,<br />
naturalmente dotati di sostanze ad alto potere antiossidante. Non si tratta, comunque,<br />
ancora di risultati definitivi, soprattutto per quel che riguarda l'aumento <strong>della</strong><br />
performance atletica in seguito al loro utilizzo 30 .<br />
Cocktail di antiossidanti in atleti: trial clinici.<br />
In un trial clinico randomizzato<br />
contro placebo in maratoneti, la<br />
supplementazione di vitamina C<br />
(200mg/die) ed E (400IU/die)<br />
per un mese e mezzo prima <strong>della</strong><br />
gara, si è rivelata utile nel ridurre<br />
alcuni danni muscolari. Stesso<br />
effetto su professionisti di basket<br />
con supplementazione di<br />
vitamina A, E e C 31 .<br />
17
Considerazioni finali<br />
Una moderata e costante attività fisica è<br />
sicuramente benefica e molti studi ne hanno<br />
oramai sancito l'importanza. Si calcolano in<br />
circa due anni l'aumento <strong>della</strong> vita media<br />
dovuta a questa pratica, oltre al guadagno<br />
dovuto al miglioramento <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita<br />
stessa (minori malattie).<br />
Il danno ossidativo legato all'attività<br />
fisica appare però ineliminabile e, nel lungo<br />
periodo, anche rilevante. C'è un generale<br />
consenso, infatti, a ritenere che l'aumento dei<br />
sistemi antiossidanti indotti dall'allenamento<br />
non sia mai in grado di compensare l'aumento<br />
dei ROS che l'allenamento stesso comporta 32 .<br />
Questa apparente contraddizione può<br />
forse essere spiegata dal bilanciamento che<br />
l'attività fisica produce sull'organismo: gli effetti<br />
negativi all'aumento dei ROS e dell'ossidazione del mtDNA e delle membrane<br />
biologiche, sarebbero ampiamente compensati dagli effetti positivi su pressione<br />
arteriosa, sistema cardiocircolatorio, sistema immune, tono dell'umore, tolleranza<br />
glucidica, quadro lipidico, sistema muscolare e scheletrico 33 . L'aumento dello stress<br />
ossidativo sarebbe quindi lo scotto da pagare per beneficiare di tutti i miglioramenti<br />
sopra riportati.<br />
Un'adeguata alimentazione a base di frutta e<br />
verdura fresca sembra indicata sia per i<br />
sedentari, che così controbilanciano la caduta<br />
dei loro sistemi antiossidanti endogeni, sia agli<br />
sportivi, che possono così far fronte<br />
all'aumentato fabbisogno antiossidante 34 .<br />
Negli atleti è da prendere in<br />
considerazione anche la supplementazione<br />
farmacologica di antiossidanti, che alcuni autori<br />
raccomandano<br />
caldamente 35 , dato l'alto<br />
carico di lavoro e di stress<br />
ossidativo cui sono<br />
sottoposti.<br />
18
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