Donwload pdf [1.8 mb] - Medioevo in Ciociaria
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38 <strong>Medioevo</strong> <strong>in</strong> <strong>Ciociaria</strong><br />
zati s<strong>in</strong>golarmente o a cicli. È di particolare <strong>in</strong>teresse mettere <strong>in</strong> rilievo le pitture medioevali, la cui<br />
realizzazione è solo <strong>in</strong> parte legata alla realtà benedett<strong>in</strong>a, poiché se<strong>mb</strong>ra non ci sia stata un’<strong>in</strong>iziativa<br />
partita dal cenobio cass<strong>in</strong>ese; probabilmente, la larga presenza di cicli pittorici d’ispirazione<br />
sacra è dipesa dai processi di imitazione e di arricchimento decorativo voluti dal clero locale e,<br />
soprattutto, dalla pietà e dalla devozione popolare. È straord<strong>in</strong>ario il fatto che questo patrimonio<br />
pittorico, che costituisce un unicum, si sia così largamente conservato, <strong>in</strong> considerazione della<br />
carica distruttiva del tempo, degli eventi bellici recenti e dell’imponente processo di trasformazione<br />
avvenuto fra Settecento e Novecento. Forse, l’arretratezza della zona, proseguita per tutta<br />
l’età moderna, unitamente ad un certo conservatorismo culturale e all’abbandono di molti centri di<br />
culto, sono stati i fattori che hanno favorito il preservarsi di tale patrimonio.<br />
Sicuramente, uno degli esempi di maggiore rilevanza è costituito dalla chiesa di S. Maria della<br />
Libera, appena ai bordi della città di Aqu<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> un’area dove si conservano anche alcuni resti<br />
romani. Ampiamente rimaneggiata soprattutto negli elevati e nelle coperture, la chiesa si eleva<br />
sopra un podium e si presenta con un atrio, antistante la facciata, arricchito da un fregio lungo ben<br />
sette metri. La chiesa, <strong>in</strong> cui sono conservati anche reperti antichi impiegati nella costruzione e<br />
provenienti da un vic<strong>in</strong>a necropoli, è testimone della fioritura che nel <strong>Medioevo</strong> ha <strong>in</strong>teressato la<br />
città, all’epoca al centro di un vasto dom<strong>in</strong>io. Caratteristica la Torre medievale presso la chiesa di<br />
S. Tommaso, che è ciò che rimane del Castello dei Conti d’Aqu<strong>in</strong>o e fa parte di un complesso che<br />
il Comune ha sottoposto a restauro e <strong>in</strong>serito <strong>in</strong> un Parco (detto del Vallone d’Aqu<strong>in</strong>o), comprendente<br />
anche l’antico borgo medievale e la cosiddetta Casa di San Tommaso, nei cui spazi è allestita<br />
una mostra permanente sulla vita del santo.<br />
Il Cass<strong>in</strong>ate è ricco di cicli pittorici; meritano una citazione gli affreschi, databili <strong>in</strong>torno ai secoli<br />
XI - XV, conservati nella chiesa di S. Rocco a Castrocielo, benché provengano da altre due chiese -<br />
quella della Madonna del Pianto e quella di S. Maria del Monacato.<br />
Un ricco apparato pittorico, risalente ai secoli X - XII, si trova nella chiesa, ubicata <strong>in</strong> una grotta,<br />
di S. Angelo Asprano, nel nucleo più antico di Roccasecca, denom<strong>in</strong>ato Caprile, mentre altre pitture<br />
decorano l’<strong>in</strong>terno e il fianco della chiesa di S. Maria delle Grazie del borgo, con raffigurazioni di S.<br />
Cristoforo nelle sue consuete fattezze giganti. Chiese medioevali e barocche arricchiscono il suggestivo<br />
nucleo medioevale, denom<strong>in</strong>ato Castello, dove sorge la chiesa di S. Tommaso, contenente<br />
affreschi trecenteschi provenienti da S. Pietro <strong>in</strong> Campea.<br />
Oltre Cass<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> direzione dei Preappenn<strong>in</strong>i, troviamo altri cicli di affreschi, fra i quali quelli<br />
nelle chiese di S. Nicola (orig<strong>in</strong>ariamente dell’XI sec.) e di S. Maria del Soccorso a S. Vittore nel<br />
Lazio. Questo borgo di impronta medievale conserva <strong>in</strong>oltre nella Collegiata di S. Maria La Rosa un<br />
pergamo del XIII sec., rimaneggiato, e una coeva statua lignea di S. Nicola di Mira.