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Il numero del giornale in formato pdf - Inter Multiplices Una Vox

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Nella realtà vera si trovano<br />

<strong>in</strong> seno alle parrocchie,<br />

perché <strong>in</strong> esse vivono<br />

i cattolici, solo s<strong>in</strong>goli<br />

fe<strong>del</strong>i, più o meno <strong>numero</strong>si,<br />

più o meno noti tra<br />

di loro, più o meno organici<br />

tra di loro, che vogliono<br />

o desiderano o<br />

aspirano alla Messa tradizionale.<br />

Sono essi che<br />

l’articolo avrebbe dovuto<br />

ricordare, non i gruppi.<br />

Poiché è impensabile<br />

che una disposizione<br />

canonica come il Motu<br />

Proprio possa supporre<br />

un diverso trattamento tra un gruppo<br />

di cattolici e un s<strong>in</strong>golo cattolico o<br />

una s<strong>in</strong>gola famiglia. <strong>Il</strong> diritto a poter<br />

usufruire <strong>del</strong>la Messa tradizionale<br />

non può darsi ad un gruppo sì e ad<br />

un s<strong>in</strong>golo no. Sarebbe come dire che<br />

quando i cattolici sono da soli non<br />

sono cattolici. <strong>Il</strong> che è una assurdità.<br />

Tanto più che, anche se il Motu Proprio<br />

non lo dice espressamente, la<br />

liceità <strong>del</strong>la celebrazione <strong>del</strong> Sacrificio<br />

<strong>del</strong>la Messa col Messale tradizionale,<br />

di cui all’articolo 1, non può<br />

essere relativa solo al celebrante, ma<br />

è conseguentemente e <strong>in</strong>evitabilmente<br />

relativa anche ai fe<strong>del</strong>i. La S. Messa<br />

è <strong>del</strong>la Chiesa, non dei soli sacerdoti.<br />

Come dalla liceità <strong>del</strong>la celebrazione<br />

tradizionale scaturisce un diritto<br />

per il celebrante, senza bisogno di<br />

alcun permesso, così da questa stessa<br />

liceità scaturisce un diritto per il<br />

fe<strong>del</strong>e: universale il primo, universale<br />

il secondo. Ogni altra considerazione<br />

è davvero <strong>in</strong>fondata, ed è lesiva,<br />

prima che <strong>del</strong>la dignità dei fe<strong>del</strong>i,<br />

<strong>del</strong>la dignità <strong>del</strong>la stessa S. Messa.<br />

Se a questo si aggiunge<br />

che il Messale non è stato<br />

mai abrogato, ogni<br />

fattore limitativo è come<br />

<strong>in</strong>esistente.<br />

Resta da capire <strong>in</strong> che<br />

modo possa essere applicato<br />

questo disposto.<br />

Non spetta a noi formulare<br />

<strong>in</strong>dicazioni operative<br />

o <strong>in</strong>terpretazioni<br />

applicative <strong>del</strong> Motu<br />

Proprio, ma <strong>in</strong> fondo noi<br />

siamo tra quelli <strong>in</strong>teressati,<br />

qu<strong>in</strong>di non è fuori<br />

luogo se avanziamo<br />

qualche suggerimento.<br />

La cosa migliore sarebbe elim<strong>in</strong>are<br />

il richiamo al gruppo, ma visto che<br />

ormai c’è, ci sembra che l’unica soluzione<br />

possibile, atta anche ad evitare<br />

malevoli <strong>in</strong>terpretazioni<br />

vanificanti, sia quella di precisare che<br />

quando si dice stabilmente, si <strong>in</strong>tende<br />

parlare <strong>del</strong> gruppo che potrà formarsi<br />

e stabilizzarsi una volta che<br />

abbia avuto <strong>in</strong>izio la celebrazione tradizionale<br />

anche su richiesta di un solo<br />

fe<strong>del</strong>e. In pratica significa che l’esistenza<br />

<strong>del</strong> gruppo e <strong>del</strong>la sua stabilità<br />

dovrà essere valutata solo sulla<br />

base <strong>del</strong> vero rapporto conoscitivo tra<br />

i fe<strong>del</strong>i <strong>del</strong>la parrocchia e la Messa<br />

tradizionale. Se <strong>in</strong> una data parrocchia<br />

si desse <strong>in</strong>izio alla celebrazione<br />

<strong>del</strong>la Messa tradizionale ed essa non<br />

fosse seguita da nessun fe<strong>del</strong>e, <strong>in</strong> quel<br />

caso la celebrazione si potrebbe sospendere,<br />

perché quasi <strong>in</strong>utile. E diciamo<br />

“si potrebbe” a ragion veduta,<br />

poiché resta sempre la possibilità che<br />

la celebrazione venga portata avanti<br />

dal solo celebrante, e questo, da solo,<br />

23<br />

potrebbe e dovrebbe bastare.<br />

Non si può negare, ovviamente,<br />

che dei veri<br />

problemi ci sono, e ci<br />

sono pr<strong>in</strong>cipalmente dal<br />

punto di vista pratico.<br />

Quarant’anni di sistematica<br />

demolizione di<br />

tanti capisaldi cattolici<br />

non è stata vana.<br />

Per esempio, difficile<br />

trovare un parroco,<br />

oggi, che abbia ancora<br />

dimestichezza col lat<strong>in</strong>o,<br />

mentre quasi tutti i<br />

giovani preti non lo conoscono neanche.<br />

Senza parlare <strong>del</strong> complesso<br />

di posture, di gesti e di <strong>in</strong>tima disposizione<br />

connessi alla celebrazione<br />

<strong>del</strong>la Messa tradizionale, oggi andati<br />

persi o <strong>del</strong> tutto sconosciuti. Se il parroco<br />

non sa celebrare la Messa tradizionale<br />

non potrà neanche “accogliere<br />

volentieri” le richieste dei fe<strong>del</strong>i.<br />

Qui il Motu Proprio avrebbe dovuto<br />

necessariamente prevedere che i parroci<br />

hanno il dovere morale e religioso<br />

di armarsi di buona volontà per<br />

“accogliere volentieri” le richieste dei<br />

fe<strong>del</strong>i. Insomma, se non sanno celebrare<br />

la Messa tradizionale, che la impar<strong>in</strong>o.<br />

Altra cosa è se non “vogliono” celebrare<br />

la Messa tradizionale. Qui,<br />

effettivamente, non c’è niente da<br />

fare. Anzi. Se un parroco non vuole<br />

celebrare la Messa tradizionale,<br />

è molto meglio che non la impari<br />

neanche, poiché non sarebbe accettabile<br />

che qualcuno celebri una S.<br />

Messa <strong>in</strong> cui non crede: si tratterebbe<br />

di una blasfemia e la Messa<br />

sarebbe <strong>in</strong>valida.<br />

S<strong>in</strong>golare è il richiamo<br />

alla concordia che chiude<br />

questo paragrafo. Già<br />

non si capisce che cosa<br />

si voglia <strong>in</strong>tendere quando<br />

si <strong>in</strong>vita il parroco a<br />

provvedere perché il<br />

bene dei fe<strong>del</strong>i tradizionali<br />

si armonizzi con la<br />

cura pastorale. Qui si<br />

potrebbe ipotizzare qualsiasi<br />

cosa.<br />

Si potrebbe ipotizzare,<br />

per esempio, che per il<br />

bene di questi fe<strong>del</strong>i la

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