DIPINTI ANTICHI - wannenes
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GIACOMO FARELLI<br />
(Roma, 1624 - Napoli, 1706)<br />
Martirio di San Pietro<br />
Olio su tela, cm 171X120<br />
Stima € 6.000 - 8.000<br />
Bibliografia:<br />
R. Lattuada, Pittura di storia e questioni di committenza<br />
nelle opere di Giacomo Farelli in<br />
“Abruzzo e altrove”, in atti del convegno, Il Barocco<br />
negato. Aspetti dell’arte del Seicento e del<br />
Settecento in Abruzzo, 20-21-22, Novembre<br />
2007.<br />
Già riferito al pittore francese Pierre Louis Cretey, per le analogie con la pala raffigurante Il Martirio di San Pietro oggi conservata<br />
al Museo di Belle Arti di Rennes, quest’affascinante dipinto dal forte carattere naturalista, è stato riconosciuto a Giacomo<br />
Farelli da Riccardo Lattuada. Farelli che secondo il De Dominici nacque a Roma, si trasferì in giovane età a Napoli nella<br />
bottega d’Andrea Vaccaro. Le sue prime opere sono allineate stilisticamente con quelle del maestro, ma presentano anche l’influenza<br />
delle tele giordanesche e il gusto tenebroso di Mattia Preti, senza dimenticare l’importantissimo apporto di Giovanni<br />
Batista Beinaschi, che nella seconda metà del Seicento avrà un ruolo primario per l’arte partenopea. Ciro Fiorillo nel suo studio<br />
biografico dedicato all’artista in occasione della mostra Civiltà del Seicento a Napoli, pone in evidenza anche il fascino esercitato<br />
da Guido Reni e il dipinto qui presentato n’è una testimonianza precisa, perché direttamente ispirato dalla similare<br />
composizione eseguita dal bolognese per San Pietro in Vaticano, ma non dobbiamo dimenticare la potente versione caravaggesca<br />
della cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo. La datazione dell’opera in esame, si pone al settimo decennio, per le<br />
evidenti affinità con le tele di medesimo soggetto di Mattia Preti e Luca Giordano. Del pittore calabrese ricordiamo in questa<br />
sede le redazioni del museo di Grenoble e Birmingham e le versioni più tarde conservate nella chiesa dei Gesuiti a La Valletta<br />
e nella cattedrale di Mdina, (M. Utili, 1999, p. 108 - 109). Di Luca Giordano citiamo altresì la pala della Parrocchiale di sant’Evasio<br />
a Pedrengo in provincia di Bergamo, datata dalla critica agli anni 1650/54 (Ferrari - Scavizzi, II, p. 470, fig. 83, scheda<br />
A21.c.) e le più tarde composizioni rispettivamente conservate a Venezia nella Galleria dell’Accademia ed in collezione privata<br />
tedesca (Ferrari - Scavizzi, II, p.531, figg. 200 - 201, schede A123 - A124), databili al 1659/60.<br />
Bibliografia di riferimento:<br />
P. Rosenberg, G. Chomer; Lucie G. de Boissier, Pierre-Louis Cretey: le plus grand peintre lyonnais de son siècle ?, “Revue de<br />
l’Art”, 1988, v. 82, n.1, pp. 19 - 38, fig. 9.<br />
C. Fiorillo, Giacomo Farelli, in Civiltà del Seicento a Napoli, catalogo della mostra a cura di Raffaello Causa e Giuseppe Galasso,<br />
Napoli, 1984, p. 135 - 138.<br />
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PITTORE ATTIVO NEI PRIMI ANNI DEL<br />
XVII SECOLO<br />
San Francesco in preghiera<br />
Olio su tela, cm 90X65<br />
Stima € 3.000 - 4.000<br />
L’alta qualità pittorica di questa tela e l’analisi stilistica, suggeriscono una datazione precoce, non oltre i primi anni del XVII<br />
Secolo, mentre il disegno, di sapore controriformato, può trovare nei moduli compositivi del Barocci interessati spunti di riflessione<br />
formale, specialmente con il San Francesco riceve le stimmate conservato alla Galleria Nazionale d’Urbino e l’Acquaforte<br />
raffigurante Il pentimento di San Francesco (Parigi, Biblioteca Nazionale), tenendo pure in debito conto le differenti<br />
dimensioni e impostazioni d’immagine. Detto ciò, osservando il fondale cogliamo una dicotomia di gusto e cultura che manifesta<br />
un’origine non italiana, il paesaggio, infatti, richiama alla memoria gli scenari di Paul Brill. La medesima considerazione<br />
possiamo applicarla analizzando il dettagliato fogliame che avvolge il masso ove si trovano la croce e il teschio, delineato con<br />
precisione e cura per il dettaglio, anche grazie ad una sapiente regia di lume, irrealizzabile senza una meditazione attenta dei<br />
precoci testi caravaggeschi. Questi indizi suggeriscono la città di Roma quale luogo d’esecuzione del dipinto e il suo autore mette<br />
in pratica gli insegnamenti dei “grandi maestri”, specialmente dei controriformati toscani come Ludovico Cigoli, il cui San Francesco<br />
in preghiera della Galleria Palatina presenta ragguardevoli analogie.<br />
Bibliografia di riferimento:<br />
R. Contini, Il Cigoli, Soncino1991.<br />
R. Spinelli, I Fiorentini, in “Uffizi e Pitti. I dipinti delle Gallerie fiorentine”, a cura di Mina Gregori, Udine 1996, pp.<br />
367 - 369, fig. 492.<br />
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