DIPINTI ANTICHI - wannenes
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GIOVANNI BATTISTA MERANO<br />
(Genova, 1632 - Piacenza, 1698)<br />
La Strage degli Innocenti<br />
Olio su tela, cm 54,5X69<br />
Stima € 8.000 - 10.000<br />
Bibliografia:<br />
A. Orlando, A. Marengo, Giovanni Battista Merano allievo di Valerio. Metodo e stile dall’abbozzo<br />
all’affresco, in Valerio Castello. Percorsi e approfondimenti, atti del convegno di Genova a cura di<br />
L. Leoncini e D. Sanguineti, Milano, in corso di stampa.<br />
La comparsa di questo inedito bozzetto di Giovanni Battista Merano è di indubbio interesse,<br />
giacché esso costituisce un ulteriore tassello per ricostruire il complesso ed elaborato iter creativo<br />
che condusse il pittore alla realizzazione di una delle sue opere certamente più impegnative:<br />
la grande lunetta per il presbiterio della chiesa de Gesù a Genova.<br />
Come è noto, nel 1632 fu dato alle stampe, postumo, il testo del poeta Giovanni Battista Marino<br />
dal titolo La Strage degli Innocenti. Alla pubblicazione precedettero una prima redazione<br />
entro il 1609 e il componimento inserito nella Galleria del 1620. Ciò diede un eccezionale impulso<br />
alla realizzazione da parte degli artisti genovesi di quadri o affreschi di tale soggetto,<br />
ideale alla messa in scena di una concitata e dinamica pièce di teatro barocco. A Valerio Castello,<br />
maestro del Merano, spetta certamente il primato quanto a entità numerica di tele con<br />
questo tema, insieme a quello, altrettanto scenografico, del Ratto delle Sabine.<br />
Sul tema principale della strage, si potevano innestare e declinare infiniti “motivi”, costituiti da<br />
“micro-scene” con le donne che difendono i loro piccoli, in un ritmico e convulso gioco di alternanze<br />
e richiami.<br />
Quando il Merano, al rientro da Parma e morto il suo maestro (1659), si ritrovò a dover affrontare<br />
l’importante commessa da parte dei Gesuiti, anche in ragione delle imponenti dimensioni<br />
della lunetta, procedette col redigere una serie di schizzi e bozzetti prima di consegnare la<br />
grande tela nel 1661.<br />
Si conoscono già due diverse tele preliminari rese note da Ezia Gavazza e poi esposte alla mostra<br />
genovese del 1992: una probabile prima idea assai libera e veloce nella conduzione pittorica<br />
e priva di un setting scenico (fig. 1); un successivo studio con la probabile funzione di<br />
modelletto da presentare alla committenza, più dettagliato in tutto e per tutto (fig. 2; si veda E.<br />
Gavazza in La pittura in Liguria. Il Secondo Seicento, 1990, pp. 90-91; Genova nell’Età Barocca,<br />
Bologna 1992, p. 225).<br />
Rispetto a quest’ultimo, l’inedito che qui si presenta è meno definito e più abbozzato, quasi si<br />
trovasse stilisticamente e fors’anche dal punto di vista della concezione creativa, a mezza via tra<br />
i due testi pittorici noti. Un’importante aggiunta dunque al catalogo del pittore soprattutto ai<br />
fini della sua modalità di approccio al processo creativo di un’opera di grande impegno. E non<br />
meno importante anche si volesse sostenere un’ipotesi alternativa e dimostrare che questo e il<br />
modelletto (fig. 2) fossero redazioni “da stanza” con varianti per la committenza privata invece<br />
che opere preparatorie. Testi importanti, in entrambi i casi, a dimostrare la capacità di alternanza<br />
di stile in un gioco di virtuosismi sul filo del” dipingere abbozzato”, proprio e peculiare<br />
degli allievi di Valerio Castello (si veda A. Marengo, A. Orlando in c.d.s. cit.).<br />
Anna Orlando<br />
fig.1 fig.2<br />
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