Globalizzazione e Solidarietà - PAS
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GLOBALIZZAZIONE E SOLIDARIETÀ 25<br />
tanti, sono stati esclusi più di 300 produttori, per la maggior parte quelli<br />
agro-alimentari, che sono quelli di maggiore interesse per i paesi latinoamericani.<br />
Dall’altro, nella votazione del Senato del 14.05.02 la corsia privilegiata<br />
è stata respinta. Questo significa che gli eventuali accordi per<br />
l’ALCA subiranno un grave danno e notevoli ritardi, perché implicherebbero<br />
consultazioni molto particolareggiate con lo stesso Congresso che,<br />
essenzialmente per ragioni politico-elettorali, ha appena approvato l’incremento<br />
del programma di sussidi. Purtroppo per noi, sembra inevitabile<br />
che queste nuove decisioni nordamericane porteranno, a lungo andare, ad<br />
una maggiore rigidità nella posizione europea sui sussidi agro-alimentari.<br />
È noto che spesso USA e UE si incolpino reciprocamente per tali sussidi.<br />
Così, l’Europa si dichiara disposta a tagliare le sovvenzioni sempre che<br />
prima lo facciano gli Stati Uniti e viceversa. È una cattiva applicazione del<br />
principio del se medesimo come un Altro.<br />
Non è casuale, quindi, che le economie dei paesi come Argentina,<br />
Uruguay e Brasile, forti ed efficienti produttori agro-alimentari della zona<br />
temperata con prodotti fra i più attraenti del mondo, siano oggi fra quelli<br />
che devono fronteggiare le maggiori difficoltà all’interno del gruppo dei<br />
paesi in via di sviluppo.<br />
Nel contempo, non possiamo ignorare che questa politica abbia un evidente<br />
ed estremamente negativo rapporto con il commercio della droga. Si<br />
deve qui sottolineare che quando i contadini dei paesi poveri vedono chiusi<br />
i loro mercati ai prodotti legali, con maggiore probabilità essi utilizzeranno<br />
la terra per far crescere piante da cui si ricava la droga.<br />
(2) Limitazioni al libero movimento delle persone. Un altro chiaro esempio<br />
di un’insufficiente applicazione della globalizzazione sono le restrizioni<br />
imposte alle migrazioni internazionali. Come detto sopra, questa è una<br />
delle principali differenze tra l’attuale ondata di globalizzazione e quella<br />
che è avvenuta centocinquanta anni fa. In quell’occasione, insieme all’apertura<br />
delle economie al commercio ed alla finanza mondiale, milioni di<br />
persone provenienti dall’Europa, e dai paesi densamente popolati, quali<br />
Cina, India e Giappone, lasciarono i loro paesi ed andarono in America,<br />
Asia, Africa e Oceania in cerca di un migliore tenore di vita, e molti di loro<br />
lo trovarono. Forse, nessuno oggi pensa a tale intenso e diffuso processo,<br />
ma le barriere all’immigrazione innalzate dalla maggior parte dei paesi sviluppati<br />
sono attualmente troppe severe e spesso sono portatrici di un doppio<br />
messaggio contraddittorio.<br />
Tra gli esiti negativi di tale processo possiamo menzionare più alti livelli<br />
di disoccupazione e povertà nei paesi in via di sviluppo e l’emarginazio-