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Capitolo 4 - Dipartimento di Filosofia

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contrad<strong>di</strong>stinguono i fatti osservativi li rendono una base adeguata alla fondazione della conoscenza<br />

scientifica, o quanto meno al controllo delle teorie (si veda 4.1, numero (4)). La concezione<br />

standard incorpora la <strong>di</strong>stinzione tra termini osservativi, come “rosso”, “pesante”, e “bagnato”, e<br />

termini teorici, come “elettrone”, “carica” e “gravità”. L’idea è che le regole per l’applicazione dei<br />

termini teorici facciano riferimento esclusivamente a ciò che un normale osservatore umano<br />

percepisce in certe con<strong>di</strong>zioni, e che siano completamente in<strong>di</strong>pendenti dalla teoria. Ernest Nagel<br />

(1901-1985), nel suo influente libro La struttura della scienza (Nagel 1961), sostiene che ogni<br />

termine osserativo è associato ad almeno una procedura esplicita per la sua applicazione a proprietà<br />

identificabili osservativamente al realizzarsi <strong>di</strong> certe con<strong>di</strong>zioni. La proprietà <strong>di</strong> essere rosso, ad<br />

esempio, è attribuita ad un oggetto quando questo appare rosso ad un osservatore in normali<br />

con<strong>di</strong>zioni fisiche, in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> luce normali. L’analisi della logica del controllo teorico<br />

proposta da molti filosofi riposa sulla <strong>di</strong>stinzione tra termini osservativi e termini teorici.<br />

Kuhn era invece tra quelli che poneva in evidenza la natura carica <strong>di</strong> teoria, come poi venne detta,<br />

dei termini osservativi. L’idea è riassunta dal filosofo N. R. Hanson (1924-1967) nei termini<br />

seguenti: “Seeing is not only the having of a visual experience; it also the way in which the<br />

visual experienc is had” (Hanson 1958: 15). Questi sosteneva che l’esperienza visiva <strong>di</strong> due<br />

osservatori può essere <strong>di</strong>versa anche se entrambi hanno le stesse immagini retiniche. Credeva infatti<br />

che l’osservazione fosse inseparabile dall’interpretazione. In generale, secondo Hanson,<br />

“observation of x is shaped by prior knowledge of x” (Hanson 1958: 19). Alcuni celebri esempi<br />

mostrano che in certi casi la natura dell’esperienza percettiva <strong>di</strong>pende dall’esperienza passata e dai<br />

concetti (figura 2).<br />

L’idea è che il cubo può essere visto tanto con il quadrato in alto a destra, quanto con il quadrato in<br />

basso a sinistra rivolto verso l’osservatore. L’altra immagine ritrae o la testa <strong>di</strong> un coniglio rivolta<br />

verso sinistra, o la testa <strong>di</strong> un’anatra rivolta verso destra. Ci sono molte cose da osservare riguardo<br />

all’esperienza che sia ha osservando queste immagini. La prima cosa, è che in esse ve<strong>di</strong>amo<br />

immagini <strong>di</strong> qualcosa solo in quanto siamo abitati a guardare immagini bi<strong>di</strong>mensionali che<br />

rappresentano oggetti tri<strong>di</strong>mensionali. La seconda è che possiamo imparare a vederle <strong>di</strong>versamente,<br />

e quin<strong>di</strong> che l’esperienza che ne abbiamo non è fissa. La maggior parte delle persone trova più<br />

naturale uno dei due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vederle, e deve fare qualche sforzo, all’inizio, per vederle nell’altro<br />

modo. La terza cosa è che quando l’esperienza cambia, ad esempio quando non si vede più l’anatra<br />

ma si vede il coniglio, il mutamento è un “salto gestaltico”, ovvero, in altre parole, a cambiare è<br />

l’intero carattere dell’esperienza.<br />

Un esempio <strong>di</strong> osservazione scientifica frequentemente <strong>di</strong>scusso è l’osservazione attraverso un<br />

microscopio; se qualcosa è l’immagine <strong>di</strong> un oggetto reale, o semplicemente un effetto del<br />

proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> colorazione utilizzato per preparano i vetrini per l’osservazione è determinato dalla<br />

teoria <strong>di</strong> sfondo. Di solito è molto frequente che gli scienziati debbano imparare ad osservare con<br />

particolari strumenti scientifici. Ad esempio, un me<strong>di</strong>co esperto, osservando la ra<strong>di</strong>ografia <strong>di</strong> una<br />

frattura, “vedrà” una quantità <strong>di</strong> dettagli invisibili a una persona qualsiasi. Kuhn ed altri utilizzano<br />

questi esempi per argomentare la tesi secondo la quale ciò che gli scienziati percepiscono è<br />

determinato in parte da ciò che credono; il copernicano che osserva un tramonto vede il sole<br />

immobile e l’orizzonte salire, mentre un astronomo tolemaico vede l’orizzonte immobile e il sole<br />

scomparire alle sue spalle. Tutto ciò rischia <strong>di</strong> compromettere l’oggettività delle procedure <strong>di</strong><br />

controllo delle teorie scientifiche, perché se è contaminata dalla teoria l’osservazione non può più<br />

svolgere il ruolo <strong>di</strong> arbitro neutrale tra teorie in competizione attribuitole dalla concezione standard.<br />

Se ciò è vero, è probabile che la storia della scienza annoveri molti i casi in cui la raccolta <strong>di</strong><br />

evidenza osservativa è stata influenzata dalle presupposizioni degli osservatori.<br />

Un esempio <strong>di</strong> questo tipo è dato dal caso delle macchie solari (le zone <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa luminosità sulla<br />

superficie solare), <strong>di</strong> cui non si fa menzione in Europa prima della rivoluzione copernicana, ma che<br />

erano ben note da secoli agli astronomi cinesi. L’idea è che agli europei, convinti del fatto che il<br />

cielo fosse un regno perfettamente immutabile, era preclusa l’osservazione <strong>di</strong> un esempio così<br />

ovvio <strong>di</strong> un fenomeno extraterrestre coinvolgente il cambiamento. Un altro caso citato da Hanson è

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