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Capitolo 4 - Dipartimento di Filosofia

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spiegare il mutamento scientifico sulla base <strong>di</strong> forze psicologiche e sociali). Molti hanno utilizzato<br />

gli argomenti <strong>di</strong> Kuhn per sostenere ciò che i filosofi chiamano relativismo sulla conoscenza<br />

scientifica, posizione secondo la quale le “verità” contenute nelle teorie scientifiche sono<br />

completamente o in parte determinate da forze sociali. Secondo una forma semplice <strong>di</strong> relativismo<br />

epistemologico, ad esempio, una particolare teoria fisica o biologica potrebbe essere considerata<br />

vera solo per il fatto <strong>di</strong> essere accettata, entro la comunità dei fisici o dei biologi, da chi occupa<br />

posizioni <strong>di</strong> rilievo ed è in grado <strong>di</strong> esercitare la propria influenza.<br />

L’idea che l’osservazione sia carica <strong>di</strong> teoria costituisce un argomento a favore<br />

dell’incommensurabilità dei para<strong>di</strong>gmi in competizione; se è vero che ogni osservazione è<br />

contaminata dalle teorie <strong>di</strong> sfondo, non si può valutare i meriti <strong>di</strong> ciascun para<strong>di</strong>gma ricorrendo a<br />

controlli sperimentali, perché i sostenitori dei para<strong>di</strong>gmi in competizione non saranno<br />

necessariamente d’accordo su ciò che viene osservato. Abbiamo visto che una cosa del genere è<br />

accaduta nella <strong>di</strong>sputa tra Galileo e la Chiesa cattolica circa il movimento della terra. La rivoluzione<br />

copernicana è un esempio <strong>di</strong> come i meto<strong>di</strong> ritenuti appropriati al controllo <strong>di</strong> certi principi teorici<br />

mutino al cambiare delle teorie, e <strong>di</strong> come, <strong>di</strong> conseguenza, analoga natura abbiano i problemi<br />

scientifici. Per lo scienziato contemporaneo, un corpo rimane in quiete o in moto uniforme a meno<br />

che il suo stato non sia mutato dall’azione <strong>di</strong> qualche forza; pertanto, non c’è bisogno <strong>di</strong> spiegare<br />

che cosa mantenga in volo una freccia accelerata dalla corda <strong>di</strong> un arco, piuttosto, bisogna spiegare<br />

come l’azione congiunta della gravità e della resistenza dell’aria impe<strong>di</strong>sca alla freccia <strong>di</strong><br />

continuare per sempre in linea retta. Per l’aristotelico, al contrario, è necessario spiegare cosa<br />

mantenga nel suo moto innaturale una freccia scoccata dall’arco.<br />

Come è evidente, molte persone classificano le cose del mondo in mo<strong>di</strong> talvolta ra<strong>di</strong>calmente<br />

<strong>di</strong>versi. In certi casi sembra che per valutare le credenze altrui dobbiamo comprenderne certe<br />

asserzioni alla luce della complessiva pratica linguistica in cui sono inserite. Talvolta, certi lavori<br />

scientifici sono comprensibili solo alla luce <strong>di</strong> teorie successive; ad esempio, la teoria del calorico<br />

sulla natura del calore elaborata da Pierre Laplace (1749-1827), che sostiene che il calore sia un<br />

fluido materiale, consentì a Laplace <strong>di</strong> calcolare in modo molto accurato la velocità del suono<br />

nell’aria. Il fisico contemporaneo può comprendere molto facilmente i suoi meto<strong>di</strong>, anche se oggi il<br />

calore è considerato come una forma <strong>di</strong> energia legata alla vibrazione delle molecole. D’altra parte<br />

il modo <strong>di</strong> ragionare <strong>di</strong> un pensatore rinascimentale come Paracelso (1493-1541) è praticamente<br />

incomprensibile per lo scienziato moderno, dal momento che il modo in cui guardava al mondo, e il<br />

tipo <strong>di</strong> risposte che cercava, sono del tutto estranee alla prospettiva della scienza contemporanea.<br />

Per fare qualche esempio, Paracelso sosteneva che le piante che hanno le foglie a forma <strong>di</strong> serpente<br />

proteggono contro i veleni, e che un buon me<strong>di</strong>co non doveva avere la barba rossa. Di fatto sembra<br />

che alcune sue affermazioni non siano semplicemente false, ma che, dovendo la loro intelligibilità a<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare ormai <strong>di</strong>menticati, non siano neanche can<strong>di</strong>dati ammissibili per la verità o la falsità.<br />

Per questo, le questioni affrontate entro un vecchio para<strong>di</strong>gma non ricevono sempre risposta, perché<br />

spesso pensiamo che non abbiano neanche senso.<br />

Kuhn paragona il cambio <strong>di</strong> para<strong>di</strong>gma al tipo <strong>di</strong> “salto gestaltico” che si sperimenta guardando<br />

l’immagine 2 prima come anatra e poi come coniglio. Il punto dei salti gestaltici è che hanno una<br />

natura olistica. Analogamente, la <strong>di</strong>fferenza tra para<strong>di</strong>gmi al livello dei concetti, dell’ontologia, etc.<br />

è globale e sistematica. Le teorie che appartengono a para<strong>di</strong>gmi <strong>di</strong>versi sono incommensurabili nel<br />

senso che i termini e i concetti chiamati in causa da tali teorie non sono mutuamente intertraducibili;<br />

questo fenomeno è detto incommensurabilità del significato. Kuhn assume che il significato dei<br />

termini scientifici sia determinato dalla posizione che occupano nella struttura dell’intera teoria. Ad<br />

esempio, “massa”, nella teoria newtoniana, ha un significato <strong>di</strong>verso da quello che ha nella teoria<br />

della relatività <strong>di</strong> Einstein. Sembra cioè che quando raffrontiamo due enunciati che contengono il<br />

termine “massa” tratti da queste teorie stiamo in realtà raffrontando enunciati con un <strong>di</strong>verso<br />

significato. L’idea <strong>di</strong> moto, durante la rivoluzione copernicana, ha subito un mutamento ra<strong>di</strong>cale.<br />

Possiamo davvero <strong>di</strong>re che gli aristotelici e Galileo avessero teorie <strong>di</strong>verse sulla natura del moto, o<br />

non dobbiamo <strong>di</strong>re che con “moto” intendevano cose <strong>di</strong>verse? Per Kuhn questa domanda non

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