Colombe maligne - ASSAGGIO - © Copyright Simonelli Editore srl ...

Maria Santini
samente chiamava “la mia cuccia”. Autentico Impero, in legno
dorato scolpito a ghirlande di fiori e greche, il letto aveva la
testiera adorna, ai lati, di due grandi cigni dal collo slanciato e
la spalliera inferiore arricchita agli angoli da due grosse anfore
colme di frutti e di tralci di fiori d’oro. Certo, schiere di amiche
lo avevano trovato scomodissimo ed in effetti non era l’ideale
per i giochi amorosi: ma Gustavo, da quando aveva avuto l’incredibile
fortuna di procurarselo e dopo aver speso un patrimonio
per restaurarlo non viveva che per esso, si può dire.
Poi era arrivata Brigida e si era cominciato a parlare di matrimonio.
Dove metterò la mia roba? E dove dormirò?
Aggiungeremo un armadio nello spogliatoio. Era così chiamata
la stanza comunicante con la camera da letto: ivi trovavano
posto tutte quelle cose pratiche e prosaiche come guardaroba
e scarpiera, incompatibili con quel lettino che non avrebbe sfigurato
in una reggia, con la fragile console Luigi XV e con la
collezione di stampe acquarellate dello Stiller.
E il lettino... lo cambieremo, naturalmente, con uno a due
piazze.
Il solo dire una cosa del genere era costato a Gustavo una
fatica immensa: d’altra parte quell’uomo di buon senso capiva
che un letto comodo era il minimo che potesse promettere a
Brigida. Quale donna accetterebbe di passare la sua vita coniugale
stretta in un lettino monoposto sia pure al più amato dei
mariti?
Pensare che il letto Impero donava tanto a Brigida amante. E
che amante! Un impasto femminilissimo e delizioso di riservatezza
e di passione. Una statua neoclassica fattasi donna, calda e
fremente sotto la patina del freddo marmo. Perfino il nome, quel
suo nome insolito, le si addiceva moltissimo: Brigida, fuoco e
ghiaccio.
Basta si ordinò fermamente Gustavo devo ricordarmi il
Primo Principio del Lanfranchi: a nessuna donna verrà permesso
di assumere troppa importanza nella mia vita.
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