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Colombe maligne - ASSAGGIO - © Copyright Simonelli Editore srl ...

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<strong>Colombe</strong> <strong>maligne</strong><br />

Di questa umanità diseredata faceva parte Squarquarani<br />

Rosetta.<br />

Era cresciuta in una baracca fatiscente, rappezzata con plastica,<br />

lamiere e cartoni: figlia di uno straccivendolo legato alla<br />

malavita, unica femmina fra un numero imprecisato di fratelli,<br />

la ragazza ne aveva viste di tutti i colori prima ancora di arrivare<br />

alla pubertà. A poco più di quattordici anni era stata messa<br />

incinta da un teppista diciottenne che si era affrettato a sposarla<br />

per non incorrere nella vendetta di quella famiglia terribile.<br />

Dopo di che l’aveva avviata alla prostituzione. Lei s’era rassegnata:<br />

non aveva molte altre alternative, in verità. Allora le prostitute<br />

dell’Est europeo e quelle venute dall’Africa erano una<br />

realtà inimmaginabile: le ragazze di vita erano tutte del tipo di<br />

Rosetta, contadine inurbate.<br />

Così la storia della ragazza era cominciata e così avrebbe potuto<br />

finire, in un crescendo di miseria e degradazione.<br />

Invece andò diversamente.<br />

La fortuna scelse una strana via per aiutare Squarquarani<br />

Rosetta: la morte prematura e violenta del marito. Panzironi Cesare,<br />

bulletto sprovveduto, venne accoltellato da un protettore più potente<br />

di lui che non gradiva l’inserimento di un concorrente nel suo territorio.<br />

Al vincitore le spoglie, era la consuetudine del mestiere:<br />

Rosetta si aspettava di dover entrare nella scuderia dell’uomo che<br />

le aveva ucciso il marito. Ma sulla giovanissima vedova aveva<br />

messo gli occhi Tommasina, una donna anziana e scaltra che le propose<br />

di mettersi in affari con lei. Così Rosetta abbandonò furtivamente<br />

la baraccopoli, lasciando sulle braccia della madre, una<br />

povera donna inebetita dalle troppe gravidanze, la figlia neonata<br />

alla quale, poiché allora era una fervida credente, aveva messo il<br />

nome di Bernadetta.<br />

All’altro capo della città, in un decoroso appartamentino,<br />

acquistò presto una certa rinomanza una prostituta molto giovane<br />

il cui nome di battaglia era Gloria. Questa Gloria viveva come una<br />

conquista tutti quei comforts che per la maggior parte delle ragazze<br />

sono cose ovvie: vivere tra mura di mattoni, avere un vero<br />

bagno con l’acqua corrente e usufruire del riscaldamento d’inverno.<br />

Per Gloria quella vita di piccola squillo era già il paradiso,<br />

rispetto a tutto ciò che si lasciava dietro, ma la sorte le riserbava<br />

ancora dei crescendo. Un cliente, attorucolo a Cinecittà, le procu-<br />

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