COPERTINA N° 1 gennaio 2006 COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006 - Anno 93 Periodico <strong>della</strong> <strong>Federazione</strong> <strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> Trento, Via Segantini, 10 - Tel. 0461.898111 www.cooperazionetrentina.it - ufficio.stampa@ftcoop.it Direttore responsabile Walter Liber Comitato di Redazione Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pra<strong>della</strong>, Franco de Battaglia, Cesare Dossi, Michele Dorigatti, Paolo Tonelli, Cristina Galassi, Silvia De Vogli, Sergio Ferrari, Corrado Corradini, Umberto Folena. Hanno collaborato Luciano Imperadori e Alessandro Lucchini. Art director Gabriele Dalla Costa - www.archimede.nu Progettazione grafica Cooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu Stampa tipografica Cooperativa NUOVE ARTI GRAFICHE Abbonamenti Costo singola copia: 3 euro Abbonamento annuale (11 numeri): 30 euro Abbonamento semestrale (5 numeri): 15 euro Promozione 2006 Un nuovo abbonamento gratuito per ogni abbonamento attivo al 31/12/2005 e confermato per il 2006. Promozione “tutto il consiglio” La cooperativa che abbona ex novo tutti gli amministratori avrà in omaggio un pari numero di abbonamenti gratuiti. Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n.26 Registro stampa di data 09.10.1950 EDITORIALE di Diego Schelfi Unipol, scalata sbagliata La vicenda dell’offerta pubblica di acquisto da parte di Unipol su Banca Nazionale del Lavoro, al di là di quelle che eventualmente la magistratura individuerà come responsabilità penali e civili personali, ha giustamente sconvolto la vita interna del movimento cooperativo e non solo. Diciamo giustamente perché una questione simile non può essere vissuta con la logica di chi aspetta che passi la nottata, né con quella di chi si trincera a cieca difesa dell’operato delle venti cooperative proprietarie di Unipol davanti “all’attacco del nemico”. Va anche detto che questa vicenda ha fatto nuovamente emergere da più parti (sia a destra che a manca) l’idea che la cooperazione debba essere confinata in una specie di riserva indiana rappresentata dall'area <strong>della</strong> cura alle persone deboli e da quella dei servizi a "basso spessore di intelligenza". Noi rifiutiamo un ruolo di questo tipo, convinti che la società cooperativa debba garantire economie che siano tali, rivolte cioè al bene <strong>della</strong> stragrande maggioranza dei cittadini e politiche di collaborazione e di pace. Ci rifiutiamo quindi di essere "figli di un Dio minore". Premesso questo, diciamo che il problema è quindi squisitamente di principio ed attinente ai valori cooperativi. Il nostro parere è, detto in maniera necessariamente stringata, che la scalata tentata da Unipol è stata sbagliata. Prima di tutto perché non è effettivamente passata per i percorsi, lenti ma necessari, del coinvolgimento dei soci e <strong>della</strong> loro profonda e consapevole condivisione. Per contro il management Unipol ha preferito sedersi a tavoli intorno ai quali erano ben installati finanzieri che potremmo definire “molto disinvolti” e che, fatto increscioso, erano loro partner abituali. E’ sbagliata in secondo luogo perché ha alle spalle una concezione pesantemente fuorviante dell'attività delle cooperative. Infatti, assecondare la finanziarizzazione dell'economia, come fine dell’economia stessa e non come mero mezzo, non è nei compiti cooperativi. Anzi, essa va combattuta. Noi pensiamo che, in particolare nella società e nell'economia italiane, sia necessario riorientare gli sforzi imprenditoriali alla produzione di beni e di servizi. L'industria ha risentito in questi ultimi anni proprio del suo affidamento a gruppi manageriali il cui obiettivo è stato quello di fare tanti soldi in fretta senza pensare alle conseguenze a lunga scadenza. Il ruolo <strong>della</strong> cooperazione è, al contrario, quello di lavorare per consolidare territori, per garantire reddito alla gente, per migliorare e cogestire un Welfare "giusto". Insomma noi non siamo soltanto un gruppo di imprese ma anche un movimento sociale e come tale intendiamo comportarci. E’ fuor di dubbio che, per intraprendere, la cooperazione ha bisogno di finanza come qualsiasi altra impresa ma è altrettanto vero che la propria finanza la cooperazione l’ha costruita. In oltre cento anni di storia la cooperazione ha edificato un sistema di banche che è cresciuto con la stessa logica delle altre cooperative. Esso va incrementato e rafforzato ma rimanendo all’interno di modalità di sviluppo cooperativo. Semmai va immediatamente avviata una pratica di cooperazione fra tutta la finanza cooperativa qualsiasi colore abbia. Diciamo questo pensando al futuro, anche a quello lontano, quando molti nodi verranno necessariamente al pettine. Il più grande sarà la verifica delle conseguenze per il mercato prodotte da quel capitalismo che prosegue nella sua marcia di monopolizzazione nella globalizzazione senza regole. Il mercato, come ci ha insegnato Zamagni, è arrivato almeno tre secoli prima del capitalismo e probabilmente saranno soprattutto le cooperative che ne dovranno garantire l’esistenza futura. Esse dovranno avere un concetto di riferimento: l’equità. diego.schelfi@ftcoop.it 1