Rivista SLSI copia - Sindacato Libero Scrittori Italiani
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I greci non sapevano navigare<br />
Il mare è un sentiero tra i Golfi. Magna Grecia. Memoria<br />
e rituali. E. Poi.<br />
Taranto è un gioco di tramonti. Di albe che ho osservato<br />
dalla stanza del mio albergo.<br />
Un angolo. Il Mar Piccolo. E l’altro. Quello che raggiunge<br />
la Calabria. Il Golfo che mi porta alla terra di Pitagora.<br />
Ma qui c’è Archita.<br />
Taranto ha dimenticato Pirro. Il mio viaggio non parte da<br />
Taranto, a Taranto giungo.<br />
Allora.<br />
Dal Barocco del Salento verso i colori della Magna Grecia.<br />
Abbiamo costeggiato il mare. Una danza di immagini. Ma<br />
in noi non c’era Ulisse. In ricordo di Scilla e Cariddi.<br />
La memoria è un’onda lunga. Distese di sabbia di uno<br />
scontro con la roccia. Dune su quella spiaggia. Il Mediterraneo<br />
è il mare ma anche il deserto.<br />
Le barche, il porticciolo, le torri. Frammenti di viaggio e<br />
di storia. Si giunge a Taranto. Ecco.<br />
Ho perso le mie finzioni tra le onde di Campomarino.<br />
Una Litoranea nel cavo del Salento tarantino.<br />
Con il mio bastone ho fatto un cerchio. Il cerchio racchiude<br />
il tempo. Gli eroi sono partiti. In viaggio. Si cercano.<br />
O. Forse. Si inseguono. Domani ne sapremo di più.<br />
Una volta queste torri sfidavano il mare. Gli amanti raccoglievano<br />
stelle marine. Cammino lungo la Litoranea<br />
che da Lecce giunge a Taranto.<br />
E. Poi. Mi porta dove Pitagora dettava i numeri. Ancora<br />
Pitagora nelle parole incrociate.<br />
Le torri, i bastioni. Questi ruderi. Oggi si testimoniano.<br />
Sembrano civiltà diverse. Ma non perdute. Nulla si perde.<br />
Hanno vissuto una storia che ha chiesto durata al<br />
tempo. Forse raccontano avventure e destini che non si<br />
somigliano. La Taranto del tempo Greco con i giochi di<br />
immagini che ho visto nei tramonti sbattuti sul mare e le<br />
torri di questo pezzo di Salento cosa hanno in comune?<br />
Ha senso porsi questa domanda?<br />
Se Leonida ritornasse a recitare cosa ci lascerebbe? E il<br />
mio Pitagora sotto la colonna della Lacinia? Cutro. Todi.<br />
La Roma dei Papi. Di Piazza di Spagna.<br />
Il mare della Magna Grecia. Io preferisco Ibico. Un altro<br />
intreccio di mari. Tirreno, Ionio. Pascoli che recita le onde<br />
greche e le onde latine. D’Annunzio racconta. Allora.<br />
I Bronzi erano nei sottofondi.<br />
Ho rivisto il Museo archeologico di Taranto. È stata Magna<br />
Grecia. E ora? I Musei della Magna Grecia. Quello di<br />
Taranto. Si danno la mano con quello di Reggio Calabria.<br />
Le maschere sono il segreto e il mistero di una civiltà.<br />
Pirandello non era ancora nato. Ma è come se ci fosse<br />
stato anche allora. Non dettava leggi.<br />
Francesco GRISI<br />
13<br />
I Greci cattivi navigatori, si inventavano i viaggi. Ma anche<br />
Pirandello era greco. Quella sua Sicilia. Dei Templi.<br />
Agrigento. Mediterraneo Arabo. Quanta ironia in quelle<br />
forme, nella gestualità del viso, sulle rughe.<br />
La Taranto dei fumi che corrodono la città e i paesi. Che<br />
c’entra con la Taranto custodita nel Museo? Carezzo le<br />
statue. Marmoree. Cosa ha a che fare con i vicoli di via<br />
Duomo? È veramente uno strazio.<br />
Ma io resto legato alla grecità dei profili, al luccichio degli<br />
ori, al mare che raccoglie le meraviglie dei viandanti<br />
che vanno per navi.<br />
Ho tanto navigato per navi. I porti sono stati i miei approdi<br />
e ho vissuto una storia d’amore con appuntamenti.<br />
Da un porto ad un altro porto.<br />
Per nave non sono mai approdato a Taranto. E la mia<br />
storia d’amore non conosce Taranto.<br />
L’ho incontrata di recente anche se è come l’avessi avuta<br />
dentro di me. Questa città che t’accoglie con i marinai che<br />
salutano. Un gioco. Ezra Pound si sarebbe tanto divertito.<br />
Il mare me lo porto dentro. La colonna di Crotone è dentro<br />
di me. Le donne di Messina hanno smesso lo scialle<br />
nero. Ma restano appiccicate ad una memoria araba.<br />
Il mito e la magia. E allora? Quella colonna l’ho ritrovata<br />
all’ingresso di Taranto. Ci aspettano. Sorridono al Castello<br />
degli Aragonesi. I marinai. Gente di mare e di deserto.<br />
E poi. Destini si incrociano.<br />
Ritornerò in questa città. Forse per altri viaggi.<br />
Il mare divide e unisce. L’immagine più toccate del Mediterraneo.<br />
Il ponte si apre. Si chiude. Divide. Unisce.<br />
Una metafora della vita, del tempo, della morte.<br />
Città che non si dimenticano. Ma il Salento non è Taranto.<br />
Chissà… Taranto è un mito nella ritualità. Taranto<br />
viaggia verso Sibari, la gioconda Sibari. E poi verso Crotone.<br />
Lo stretto è un fascino che ci riporta gli occhi neri,<br />
mandorlati, dell’isola che c’è.<br />
Voci che giungono da distanze. Eroi che parlano, anfore<br />
che recitano leggende, palazzi che accolgono, statue nel<br />
bianco del marmo, luci che segnalano.<br />
Fili di stelle sul Lungomare.<br />
E i marinai continuano a salutare con le braccia in alto.<br />
Aspettano. I Greci non erano dei buoni navigatori. Nonostante<br />
tutto.<br />
E. Poi.<br />
Taranto è un’attesa. Ci ritornerò?<br />
Quel mio antico amore ha ancora il mare negli occhi.<br />
Ho attraversato il ponte. Si apre. Si chiude. Girogirotondo.<br />
S. Francesco di Paola è un Santo che si fa simbolo.<br />
Anche a Taranto. I marinai si sentono protetti.<br />
* scritto inedito