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Rivista SLSI copia - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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l a p a g i n a d e l l a p o e s i a<br />

IRIS<br />

VINCENZO FILIPPONE-THAULERO<br />

Iris, acqua di campo chiusa in rete,<br />

cristallo dolce che s’imbeve d’acque,<br />

modello di colui che non ha sete<br />

e d’acqua in acqua ogni dì rinasce,<br />

iris fiorita in steli a verdi fasce<br />

umida in veli di odorosa quiete,<br />

esempio di ogni giorno senza ambasce<br />

e di speranze limpide e concrete;<br />

s’alzano sul terreno i giorni molli<br />

di pioggia tenue; ferma la proposta<br />

dell’umido silenzio in orazione<br />

sul verde della terra; lascia i voli<br />

d’ogni salita ripida; è risposta<br />

fiorire d’acqua nell’accettazione.<br />

La maturità dell’orazione sta nel suo farsi continua e diffusa,<br />

alimentata da ogni vicenda della vita e del giorno; in<br />

apparenza almeno, perché dietro ogni accadimento vi è<br />

l’alimento più profondo che è il divino volere, al quale l’anima<br />

si assoggetta ma senza risentirne pena o diminuzione,<br />

piuttosto crescita e fioritura.<br />

(1930-1972)<br />

18<br />

STELLE DELL’ORSA<br />

Gli anni trascorsi ed i giorni perduti<br />

sembrano oscura selva, come vuoto<br />

strisciare degli arbusti dove muti<br />

sono i silenzi e dove non vi è tono<br />

di fronda smossa, verde fondo immoto,<br />

stanno di là da noi. Ma chi gli acuti<br />

occhi rivolge in alto, verso il trono<br />

del Padre attento, i vertici fronzuti<br />

vede; il presente sa che non invano<br />

edificava il tempo e che la forza<br />

di radici non dà solo il momento<br />

che ci conquista ancora: in quella mano<br />

i giorni sono le stelle dell’Orsa<br />

ed è il nostro passato firmamento.<br />

Il tempo presente si nutre spesso dell’oblio: ma quando ci<br />

traversa il pensiero degli anni che abbiamo già trascorsi,<br />

ci capita come una ripugnanza impotente, o come una tristezza<br />

che nasce dal non vedere il loro perché, o dall’averne<br />

perduti i contorni larghi o minuti. Lo spirito religioso<br />

sincero ne ritrova invece la continuità con l’oggi e, ancor<br />

più, li riscopre come costellazione di quando in quando<br />

ricomparente allo zenith, e se ne fa amorevolmente<br />

guidare, nonostante i naufragi, i dolori o le gracilità dei<br />

vecchi percorsi.<br />

Vincenzo Filippone-Thaulero nasce a Roma nel 1930 e scompare l’11 settembre 1972 a Roseto degli Abruzzi in un tragico incidente d’auto.<br />

Aveva vinto da poco la cattedra di Filosofia morale. Nell’Università di Salerno insegnò per circa sei anni e trattenne rapporti cordiali con i<br />

colleghi Carlo Salinari, Edoardo Sanguineti, Mario Napoli, Lucio Colletti, Renzo De Felice, Fulvio Tessitore. Nella premessa scritta nel 1971<br />

e pubblicata in un primo volume di versi, Seconda attesa, Neri Pozza, Vicenza 1991, egli presenta il «discorso poetico come maschera», nell’intento<br />

«di ritrovare un modo quotidiano di espressione della vita di pensieri, senza tuttavia perdere di vista il suo punto di partenza e il<br />

suo punto di arrivo, che non sono altro che la contemplazione» di Dio.

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