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CAPITOLO 4<br />

L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

83<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

4.1 –La curva di rifrazione geodetica<br />

Si consideri (v. figura 4.1) un punto A della superficie terrestre ed O l'<br />

occhio dell' osservatore di nota elevazione e; si consideri lo spessore d'<br />

aria tra il punto O ed il suolo composto da strati sferici concentrici, di<br />

spessore infinitesimo e caratterizzati da densità decrescente con la quota.<br />

Figura 4.1 – Percorso del raggio luminoso<br />

La traiettoria descritta dal raggio luminoso proveniente da A (all’interno<br />

dell’atmosfera) e diretto ad O, a seguito di rifrazioni nell' attraversare i<br />

vari strati (cinque in figura 4.1), risulta rappresentata da una linea spezzata<br />

che, per l’esiguo spessore degli strati, può considerarsi una curva


84<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

nota quale curva di rifrazione geodetica, analoga a quella relativa alla<br />

traiettoria dei raggi luminosi provenienti dagli astri che prende il nome<br />

di curva di rifrazione astronomica. Le curve sono situate nei piani verticali<br />

dei punti terrestri o degli astri e le loro concavità sono generalmente<br />

rivolte verso la superficie terrestre.<br />

Questo fenomeno dell’ottica fisica, che va sotto il nome di rifrazione,<br />

è regolato da due note leggi di Descartes e conduce al principio di Fermat:<br />

La traiettoria seguita dal raggio luminoso è caratterizzata dal minimo<br />

tempo impiegato escludendo il tratto rettilineo tra A ed O, il raggio<br />

luminoso segue per il fenomeno della rifrazione la traiettoria di minimo<br />

percorso, data proprio dalla curva di rifrazione ABO (v. figura.<br />

4.2).<br />

Figura 4.2 – Percorso rifratto del raggio luminoso<br />

Si ha rifrazione anche nella propagazione delle onde elettromagnetiche<br />

che differiscono da quelle luminose per la diversa lunghezza d'onda. Il<br />

raggio di curvatura della curva di rifrazione geodetica nel punto O può<br />

ritenersi espresso dalla relazione:<br />

R + e<br />

ρ = cosec<br />

zr<br />

(4.1)<br />

K o<br />

che, per la piccolezza dell'elevazione e rispetto al raggio terrestre R, diventa:<br />

R<br />

ρ = cosec<br />

zr<br />

(4.2)<br />

K<br />

o


85<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

con zr la distanza zenitale rifratta del punto A e Ko coefficiente di rifrazione<br />

geodetica nel punto O, al suolo Ko è dato da:<br />

K<br />

o<br />

⎟ ⎛ 1 1 dT ⎞<br />

= Rα<br />

⎜ +<br />

(4.3)<br />

⎝ l To<br />

dh ⎠<br />

dove α è la costante di rifrazione, dipendente dalle condizioni fisiche<br />

dell' aria nel punto O, l è l'altezza di pressione (l’altezza dell' atmosfera<br />

considerata a densità costante, l=8 km), To la temperatura assoluta al<br />

suolo e dT/dh il suo gradiente, sempre nel punto O.<br />

Il coefficiente di rifrazione geodetica ed, in modo speciale, il gradiente<br />

termico nei bassi strati dell' atmosfera caratterizzano la curva di rifrazione<br />

geodetica nel punto d'osservazione; infatti, questa può degenerare<br />

in una retta, volgere la concavità al cielo ed assumere anche un raggio<br />

di curvatura uguale a quello terrestre. Nel primo caso l' orizzonte marino<br />

od apparente coincide con quello geometrico (vedi paragrafo successivo),<br />

nel secondo si vedono gli oggetti capovolti e nel terzo si ha la<br />

possibilità di vedere, con atmosfera trasparente, oggetti situati in qualsiasi<br />

punto della superficie terrestre, teoricamente anche all'antipodo:<br />

quest' ultimo fenomeno è detto miraggio.<br />

Considerando nel punto O condizioni fisiche medie dell' atmosfera<br />

caratterizzate da:<br />

To = 273 ° K , α = 0.<br />

000292 ,<br />

dT<br />

= −5.<br />

6/<br />

1000<br />

dh<br />

°<br />

ed essendo:<br />

R = 6371000 m , l = 8000 m<br />

[ ] [ ]<br />

[ C / m]<br />

il coefficiente Ko assume il valore di circa 0.16 noto quale coefficiente<br />

medio di rifrazione geodetica<br />

La distanza zenitale rifratta zr del punto A può ritenersi uguale a 90°,<br />

per cui la relazione del raggio di curvatura diventa:<br />

R<br />

ρ =<br />

(4.4)<br />

K<br />

e, per essere Ko = 0.16 con condizioni fisiche medie dell' aria nel punto<br />

d' osservazione, si ha:<br />

o<br />

ρ = 6 ÷ 7R<br />

(4.5)<br />

cosicché il raggio di curvatura della curva di rifrazione geodetica nel<br />

punto O può ritenersi uguale a circa sei-sette volte quello terrestre; inoltre,<br />

trattandosi di piccoli valori dell'angolo ω (angolo al centro della


86<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

Terra tra la verticale dell' osservatore ed il raggio terrestre relativo al<br />

punto A), può considerarsi circolare l' arco di curva ABO di figura 4.2.<br />

Dalla (4.3) risulta:<br />

R<br />

K o = (4.6)<br />

ρ<br />

per cui su qualche testo il coefficiente Ko viene definito quale rapporto<br />

tra il raggio terrestre e quello della curva di rifrazione geodetica; questa<br />

definizione non può .essere accettata dato che è valida soltanto nel caso<br />

particolare di zr = 90°.<br />

L' osservatore vede il punto A, sempre in figura 4.2, provenire sempre<br />

secondo la direzione della tangente t alla curva nel punto O e l' angolo<br />

che questa tangente forma col tratto rettilineo AO rappresenta l'<br />

importo di rifrazione geodetica, dato da:<br />

K o<br />

r = ω<br />

2<br />

relazione nota quale legge di Biot, ,valida soltanto per piccoli valori di<br />

ω ; questa condizione vale anche per l' attendibilità della (4.2).<br />

4.2- Orizzonte geometrico<br />

Non considerando la presenza dell’atmosfera, essendo rettilinei i percorsi<br />

dei raggi luminosi, l' osservatore posto in O, con elevazione e, ha<br />

per limite alla sua vista la circonferenza minore c, situata in un piano orizzontale,<br />

detta orizzonte geometrico. Questa circonferenza viene definita<br />

dalle visuali condotte dal suo occhio (punto O) e tangenti ai vari<br />

punti della superficie terrestre, generatrici di un cono retto con il punto<br />

O nel suo vertice. L’angolo tra queste ed il piano orizzontale passante<br />

per O è detto depressione geometrica (o vera) dell' orizzonte e rappresenta<br />

anche il raggio dell' orizzonte geometrico, come ben risulta in figura<br />

4.3. Dal triangolo THO si ha:


Figura 4.3 – Orizzonte geometrico<br />

tan I<br />

=<br />

=<br />

⎛<br />

⎜1<br />

+<br />

⎝<br />

HO<br />

HT<br />

e<br />

R<br />

⎞<br />

⎟<br />

⎠<br />

2<br />

=<br />

87<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

( R + e)<br />

− 1 =<br />

R<br />

2<br />

2<br />

⎛ e ⎞<br />

⎜ ⎟<br />

⎝ R ⎠<br />

− R<br />

2<br />

e<br />

Trascurando nella 4.7 il termine del secondo ordine si ottiene:<br />

2<br />

R<br />

Per la piccolezza dell’angolo I può ritenersi:<br />

ed essendo<br />

2<br />

+<br />

2<br />

2e<br />

R<br />

(4.7)<br />

2e<br />

tan I = (4.8)<br />

R<br />

tan I = sin I = I'sin1'<br />

, I'=<br />

sin1' = 0.<br />

00029 , R ≅<br />

1<br />

sin1'<br />

6371000 [ m]<br />

si ottiene l’espressione finale dell’orizzonte geometrico:<br />

2<br />

R<br />

i = 1.<br />

93 e<br />

(4.9)<br />

e


88<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

con la depressione vera I espressa in primi d' arco e l' elevazione e in<br />

metri; di conseguenza, il raggio d dell' orizzonte geometrico, espresso<br />

in miglia, risulta:<br />

[ miglia]<br />

con l' elevazione e espressa sempre in metri.<br />

d = 1. 93 e<br />

(4.10)<br />

4.3- Orizzonte marino<br />

Per la presenza dell'atmosfera, il raggio luminoso proveniente da un<br />

punto della superficie terrestre, ad esempio dal punto A della figura 4.4,<br />

giunge all'occhio dell’osservatore O senza essere fermato da questa, solamente<br />

se l’angolo tra la tangente a alla curva di rifrazione geodetica<br />

nel punto A ed il raggio terrestre relativo allo stesso punto è maggiore di<br />

90°. Quando quest' angolo è proprio uguale a 90°, nel punto B della figura,<br />

questo punto rappresenta il limite di visibilità ed è visto<br />

dall’osservatore provenire secondo la direzione della tangente t alla<br />

curva di rifrazione nel punto O. L'angolo che questa tangente forma col<br />

piano orizzontale passante per O è detto depressione apparente e viene<br />

indicato con la lettera i.<br />

Figura 4.4 – Orizzonte marino<br />

Considerando in tutte le direzioni identiche condizioni fisiche degli strati<br />

d’aria prossimi alla superficie terrestre, la circonferenza minore c’


89<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

passante per tutti i punti analoghi al punto B, di raggio sferico CB (CB<br />

= D), rappresenta l' orizzonte marino apparente.<br />

In figura 4.5, che non rispetta le proporzioni, S rappresenta il centro<br />

dell’arco di curva di rifrazione geodetica BO considerata circolare, il cui<br />

raggio è dato dalla (4.4), per cui SB = ρ . Dal triangolo STC, indicando<br />

con b la distanza SC, ed applicando il teorema di Carnot, si può scrivere:<br />

Ricordando che:<br />

tiene:<br />

da cui:<br />

b<br />

=<br />

2 2<br />

= ( ρ − R)<br />

+ R − 2(<br />

ρ − R)<br />

Rcos(<br />

π − D)<br />

2 2<br />

( ρ − R)<br />

+ R + 2(<br />

ρ − R)<br />

Rcos<br />

D<br />

2<br />

Figura 4.5 – Orizzonte marino<br />

=<br />

(4.11)<br />

2 D<br />

cos D = 1−<br />

2sin<br />

,sostituendo e semplificando si ot-<br />

2<br />

2<br />

ρ − b<br />

2<br />

= 4<br />

( ρ − R)<br />

Rsin<br />

( ρ − b)(<br />

ρ + b)<br />

= 4(<br />

ρ − R)<br />

sin 2<br />

D<br />

=<br />

2<br />

2<br />

D<br />

2<br />

Rsin<br />

( ρ − b)(<br />

ρ + b)<br />

4R(<br />

ρ − R)<br />

2<br />

D<br />

2


Con sufficiente approssimazione si può porre:<br />

ρ + b = 2 ρ,<br />

ρ - b = e, ρ = 7R<br />

per cui si può ottenere la seguente relazione:<br />

sin 2<br />

90<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

D 7 e<br />

= (4.12)<br />

2 12 R<br />

che per la piccolezza dell' angolo D può porsi ancora<br />

per cui la (4.12) diventa:<br />

sin<br />

2<br />

D<br />

=<br />

2<br />

( D')<br />

4<br />

2<br />

sin<br />

2<br />

1'<br />

1 7<br />

D' = e = 2.<br />

08 e<br />

(4.13)<br />

sin1'<br />

3R<br />

con D raggio dell'orizzonte marino espresso in miglia ed e l'elevazione<br />

dell’occhio dell’osservatore in metri. Sempre dalla figura 4.5 risulta:<br />

TCˆ<br />

S = TOˆ<br />

S + CSˆ<br />

O e per essere l’angolo CSO ˆ molto piccolo, può ritenersi<br />

TCˆ<br />

S ≅ TOˆ<br />

S .Ma l’angolo TOˆ S è uguale ad i (angoli i cui lati sono<br />

tra loro perpendicolari), per cui: T Cˆ<br />

S = i . Dal triangolo STC per la relazione<br />

dei seni si ha:<br />

sinTCˆ<br />

S ρ − R sin i 6<br />

= = =<br />

sin STˆ<br />

C b sin D 7<br />

per essere<br />

ρ = 7R, b ≅ ρ ≅ 7R e sin i = i'<br />

sin1'<br />

, sin D = D'<br />

sin1'<br />

si ottiene la seguente relazione:<br />

i = 1.<br />

78 e<br />

(4.14)<br />

con i in primi ed e in metri.<br />

Il valore di i fornito dalla (4.14) è noto quale depressione media apparente<br />

dell’orizzonte, perchè corrisponde a condizioni fisiche medie<br />

dei bassi strati atmosferici attraversati dai raggi luminosi provenienti<br />

dalla superficie marina, per le quali il coefficiente Ko = 0.16 può ritenersi<br />

abbastanza attendibile; lontano dalle predette condizioni il valore di i


91<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

può risultare notevolmente diverso da quello dato dalla (4.9); valori anormali<br />

si hanno più frequentemente con calma assoluta di vento (fenomeno<br />

particolarmente presente in alcuni mari, quali il Mar Rosso, il<br />

Golfo Persico ed il Mare del Nord). Alcuni, poi, fanno dipendere il coefficiente<br />

di rifrazione geodetica dalla differenza fra le temperature dei<br />

bassi strati dell'aria e dell'acqua marina superficiale. Infine, l’ipotesi<br />

della uniformità in azimut delle condizioni fisiche dei bassi strati<br />

dell’atmosfera può essere accettata soltanto se si è in mare aperto, lontani<br />

dalle coste, risultando di conseguenza circolare l' orizzonte marino<br />

o apparente. Quanto fin qui detto sulla depressione dell’orizzonte i è<br />

molto importante, dato che le altezze degli astri vengono misurate da<br />

bordo rispetto all'orizzonte marino, per essere poi riferite al piano orizzontale<br />

passante per l' occhio dell' osservatore. Un valore anormale di i<br />

inficia di conseguenza la precisione della posizione astronomica calcolata.<br />

Tavole relative alle relazioni (4.13) e (4.14) sono riportate nelle varie<br />

pubblicazioni nautiche in dotazione a bordo (v. Tavole Nautiche<br />

dell’Istituto Idrografico).<br />

4.4-Orizzonte radar<br />

Come già accennato, anche le onde radio subiscono rifrazione lungo il<br />

loro percorso e per quelle utilizzate dal radar si può considerare Ko=<br />

0.25; tenendo poi presenti le modeste distanze in gioco, può considerarsi<br />

valido tutto quanto fin qui esposto per le onde luminose; la (4.4) dà in<br />

questo caso ρ = 4R<br />

.<br />

Nella figura 4.6, il punto O rappresenta l’antenna del radar avente elevazione<br />

h sul livello medio del mare (dal punto C della figura) e la circonferenza<br />

minore c’ indica il limite della calotta sferica radar -visibile<br />

rappresentando quindi l’orizzonte radar. Dalla (4.6) sia ha:<br />

sin 2<br />

D 2h<br />

=<br />

2 3R<br />

che per considerazione già svolte precedentemente può essere espressa<br />

nel seguente modo:<br />

1 8<br />

D' = h = 2.<br />

22 h<br />

(4.15)<br />

sin1'<br />

3R


92<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

con D, raggio dell’orizzonte radar, espresso in miglia e l'altezza h dell'<br />

antenna in metri.<br />

Figura 4.6 – Orizzonte radar<br />

4.5- Distanze con misure di angoli orizzontali<br />

Siano ρ 1 e ρ 2 (v. figura 4.7) i rilevamenti polari del punto A, misurati<br />

negli istanti tl e t2 dalla nave N, in moto con prora e velocità note; supponendo<br />

nulli gli angoli di deriva e di scarroccio (Pv = Rv). Queste misure<br />

angolari possono essere effettuate sia per mezzo dell’indicatore di<br />

angoli del PPI (Plan Position Indicator) del radar di bordo oppure con<br />

grafometro sistemato sul lato del ponte di comando di una nave. In entrambi<br />

i casi il tracciamento dei rilevamenti polari dell’oggetto osservato<br />

richiede la loro trasformazione da rilevamenti polari, riferiti al piano<br />

longitudinale della nave, a rilevamenti veri utilizzando la ben nota relazione:<br />

( ± ρ)<br />

Ril P +<br />

(4.16)<br />

v<br />

= v


P R<br />

v v<br />

Ν T<br />

d T<br />

ρ 2<br />

Ν 2<br />

ρ 2<br />

93<br />

m<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

1<br />

Figura 4.7 – Distanza con rilevamenti polari<br />

Noto il percorso m effettuato tra i due istanti:<br />

d<br />

ρ 1<br />

A<br />

( t t )<br />

m = v −<br />

è possibile calcolare la distanza d della nave dal punto A all' istante della<br />

misura del secondo rilevamento ed anche la minima distanza dallo<br />

stesso punto, detta distanza al traverso (dT) nave in NT da cui il punto A<br />

viene rilevato per ρ = 90°<br />

.<br />

Dal triangolo piano N1N2A, applicando la relazione dei seni, si ricava:<br />

( ) m<br />

d<br />

sin ρ1<br />

= (4.17)<br />

sin ρ 2 − ρ1<br />

e dal triangolo rettangolo N2NTA si ottiene:<br />

d T<br />

2<br />

1<br />

ρ 1<br />

Ν<br />

d<br />

sin ρ sin ρ<br />

= sin ρ 2 =<br />

(4.18)<br />

sin<br />

( ) m<br />

1 2<br />

ρ − ρ<br />

Se ρ 2 = 2ρ 1 , il triangolo N1N2A è isoscele e le relazioni (4.17) e (4.18)<br />

diventano rispettivamente:<br />

d = m , dT<br />

= msin<br />

ρ<br />

Con ρ 1 = 22. 5°<br />

, ρ 2 = 45°<br />

(metodo delle due quarte) si ha<br />

d = m,<br />

dT<br />

= 0,<br />

707m<br />

; con ρ 1 = 45° , ρ 2 = 90°<br />

(metodo del 45 e 90) si ha<br />

che dT= m; in questo secondo caso la minima distanza è uguale al per-<br />

2<br />

1<br />

2<br />

N


94<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

corso effettuato tra gli istanti delle misure dei due rilevamenti, nota però<br />

solamente quando la nave è al traverso di A(NT).<br />

Indicando con mT il percorso da compiere per raggiungere NT a partire<br />

dall' istante della misura del secondo rilevamento polare, dal triangolo<br />

rettangolo N2 NT A si ricava:<br />

Dalla (4.17), ponendo ρ 2 − ρ1<br />

= Δρ<br />

si ha:<br />

mT = d cos ρ 2<br />

(4.19)<br />

m m<br />

sin Δ ρ = sin ρ1<br />

= sin ρ<br />

d d<br />

cosicché la variazione del rilevamento polare diminuisce al diminuire di<br />

ρ ed all’aumentare della distanza dal punto. Questa ultima proprietà<br />

suggerisce una procedura da seguire quando si osservano due misure<br />

simultanee: per evitare una significativa variazione dei rilevamenti fra<br />

due osservazioni consecutive occorre osservare sempre, come prima<br />

osservazione, l’oggetto più lontano e di angolo (ρ) più piccolo.<br />

La (4.18) puoi essere così trasformata:<br />

d<br />

m sin ρ sin ρ<br />

1 2<br />

T = =<br />

(4.20)<br />

sin ρ 2 cos ρ1<br />

− cos ρ 2 sin ρ1<br />

cot ρ1<br />

− cot ρ 2<br />

Ponendo nella (4.20)<br />

m<br />

1<br />

ρ 2 − cot ρ = si ha: dT = Km<br />

K<br />

cot 1<br />

per cui la distanza al traverso risulta uguale al prodotto di K per il percorso<br />

effettuato tra gli istanti delle misure dei due rilevamenti.<br />

E’ possibile trovare una serie di angoli polari ρ 1 , ρ 2,<br />

ρ3<br />

,..... ρ n tali che la<br />

differenza delle cotangenti di due di essi consecutivi sia uguale ad una<br />

1<br />

costante ; tale serie è chiamata serie di rilevamenti determinati o se-<br />

K<br />

rie di Troub. Si noti che per un dato valore di K sulla direzione della<br />

prua sono uguali i vari percorsi parziali relativi a due rilevamenti successivi<br />

della serie.<br />

Se i rilevamenti ρ 1, ρ 2 di figura 4.7 sono rilevamenti della serie, si ricava:


T<br />

T<br />

95<br />

i<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

m = d cot ρ = Kmcot<br />

ρ<br />

(4.21)<br />

con i l’indice del generico rilevamento polare della serie; fissato il valore<br />

di K si possono ricavare i valori degli angoli polari della serie;di seguito<br />

sono elencati i rilevamenti polari della serie di Troub per K = 1 e<br />

K = 2. Nelle tabelle I e II ed in corrispondenza di ciascun rilevamento è<br />

riportato sia il valore della cotangente ed la distanza ancora da effettuare<br />

per giungere al traverso del punto rilevato espressa in termini del percorso<br />

m fra due rilevamenti polari successivi della serie.<br />

Scafo affondato<br />

N T<br />

N 4<br />

i<br />

ρ 3<br />

N 3<br />

ρ 2<br />

Secca<br />

N 2<br />

Figura 4.8 – Serie di rilevamenti polari<br />

Tabella I e II – Rilevamenti polari della serie di Troub per K=1 e K=2.<br />

K=1<br />

ρ cotan mT<br />

18.5° 3 3m<br />

26.5° 2 2m<br />

45° 1 M<br />

90° 0 0<br />

ρ 4<br />

ρ 1<br />

N 1<br />

K=2<br />

ρ cotan mT<br />

18.5° 3 6m<br />

22° 2.5 5m<br />

26.5° 2 4m<br />

34° 1.5 3m<br />

45° 1 2m<br />

63° 0.5 m<br />

90° 0 0


96<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

Si consideri, ora, la misura dei due rilevamenti polari 1 2 ,ρ ρ in presenza<br />

di una corrente nota che allontana la nave dalla costa (v. figura 4.9).<br />

R v<br />

Pv<br />

Scafo affondato<br />

N T<br />

Corrente<br />

A<br />

ρ 4<br />

N 4<br />

ρ 3<br />

N 3<br />

ρ 2<br />

Secca<br />

Figura 4.9 – Serie di rilevamenti polari con navigazione in presenza<br />

di corrente<br />

La distanza d dal punto A all'istante del secondo rilevamento è data in<br />

questo caso da:<br />

d<br />

2<br />

( )<br />

( ) m<br />

ρ1<br />

+ lder<br />

ρ − ρ<br />

2<br />

1<br />

N 2<br />

ρ 1<br />

N 1<br />

sin<br />

= (4.22)<br />

sin<br />

e la minima distanza dallo stesso punto, segmento di perpendicolare abbassata<br />

da A sulla direzione della rotta, indicata ancora con dT risulta<br />

d d sin ρ + l , relazione che per la (4.17) diventa:<br />

T<br />

= 2<br />

( )<br />

der<br />

d<br />

T<br />

( ρ1<br />

+ lder<br />

) sin(<br />

ρ 2 + lder<br />

)<br />

sin(<br />

ρ − ρ )<br />

sin<br />

= m<br />

(4.23)<br />

Nel punto NT di minima distanza il rilevamento polare di A risulta ugua-<br />

90 ° − l . Il percorso N2NT, indicato lo stesso con mT è dato da:<br />

le der<br />

T<br />

2<br />

1<br />

( l )<br />

m d cos ρ +<br />

(4.24)<br />

= 2<br />

Se la corrente avvicina la nave alla costa l' angolo di deriva lder va sottratto<br />

nelle relazioni (4.22), (4.23), (4.24).<br />

der


97<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

4.6- Altre utilizzazioni dei rilevamenti polari<br />

I rilevamenti polari, oltre che per determinazioni di distanze, vengono<br />

impiegati anche per:<br />

• ottenere il rilevamento rispetto alla linea meridiana (l’azimut);<br />

• orientare la nave secondo una data prora magnetica;<br />

• passare al traverso di un punto della costa ad una predeterminata<br />

distanza;<br />

• individuare la presenza di una corrente e determinare l' angolo d i<br />

deriva.<br />

Nota la prora vera, il rilevamento rispetto alla direzione del nord (cioè<br />

l'azimut) è dato dalla prima delle relazioni (3.10) oppure dalla (4.16):<br />

Ril v<br />

= Pv + ( ± ρ )<br />

considerata algebrica quando ρ è misurato nel sistema semicircolare.<br />

Nell' effettuare la compensazione delle bussole magnetiche occorre<br />

orientare la nave, situata in una posizione nota, secondo date prore magnetiche.<br />

Conoscendo il rilevamento magnetico di un punto noto della<br />

costa rispetto alla posizione della nave, dalla relazione (4.16):<br />

ρ = Rilm − Pm<br />

(4.25)<br />

si ricava il rilevamento polare secondo il quale deve essere rilevato al<br />

grafometro il punto della costa per fare assumere alla nave la prora magnetica<br />

stabilita. Basta, pertanto, orientare l' alidada del grafometro per<br />

il rilevamento polare ottenuto e ruotare la nave fino a collimare il punto.<br />

Figura 4.10 – Rilevamento polare


98<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

Il rilevamento magnetico del punto si ottiene togliendo algebricamente<br />

la declinazione magnetica dal rilevamento vero dedotto dalla carta nautica.<br />

S' immagini ora di conoscere in un dato istante la distanza d della nave<br />

N (vedi fig. 4.10) dal punto noto A della costa. Stabilendo di voler<br />

passare alla distanza dT (distanza di sicurezza), è possibile ottenere dal<br />

triangolo ANNT il rilevamento polare del punto che definisce in N la<br />

prora da seguire:<br />

sin ρ =<br />

(4.26)<br />

d<br />

per cui la detta prora sarà poi ottenuta dalla differenza algebrica<br />

P b = Rilb<br />

− ρ dopo aver misurato il Rilb alla normale.<br />

Per individuare la presenza di una corrente e determinare l’angolo di<br />

deriva occorrono almeno tre rilevamenti successivi della serie di Troub.<br />

Dalla figura 4.11 si nota che se c’è deriva (PV ≠ RV), i percorsi parziali<br />

tra gli istanti di misura dei successivi rilevamenti della serie non sono<br />

uguali e precisamente vanno diminuendo se la corrente è diretta verso la<br />

costa, aumentando se diretta verso il largo. Ciò dal fatto che i rileva-<br />

' ' '<br />

menti ρ 2 , ρ3<br />

, ρ 4 , sono misurati nei punti N 2,<br />

N3,<br />

N4,......<br />

, della rotta vera<br />

'<br />

''<br />

''<br />

''<br />

R V (corrente diretta verso la costa.) e nei punti N 2 , N 3 , N 4 ,..... della rotta<br />

RV (corrente diretta verso il largo). Pertanto, detti Δ t1, Δt2<br />

gli intervalli<br />

di tempo rispettivamente tra gli istanti di misura di ρ 1, ρ 2 e ρ3, ρ 4 si<br />

possono verificare tre casi:<br />

• t1 = Δt2<br />

Δ : non esiste corrente oppure questa è diretta per prua o<br />

per poppa;<br />

Δ t1 > Δt<br />

: la corrente è diretta verso la costa o verso il punto osservato;<br />

Δ t1 < Δt<br />

la corrente è diretta verso il largo o allontana la nave<br />

dall’oggetto osservato.<br />

• 2<br />

• 2<br />

d T


N1<br />

N’ 2<br />

N2 N’’ 2<br />

N’’ 3<br />

N’ 3<br />

N 3<br />

N’’<br />

4<br />

99<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

N’ 4<br />

N 4<br />

A<br />

R’’ v<br />

Figura 4.11 – Rilevamenti polari<br />

I casi contemplati negli ultimi due punti si ottengono da considerazioni<br />

geometriche procedendo al calcolo della deriva e velocità effettiva della<br />

nave costante.<br />

' ' '<br />

Dai due triangoli AN 1N 2 e AN 2 N 3 , caso di corrente verso la costa, si<br />

ricava per la relazione dei seni:<br />

( ρ1<br />

− lder<br />

)<br />

( ρ − ρ )<br />

' ' sin<br />

AN2<br />

= N1N<br />

2<br />

sin 2 1<br />

per cui dalla uguaglianza risulta:<br />

sin<br />

sin<br />

( ρ1<br />

− lder<br />

)<br />

( ρ − ρ )<br />

2<br />

1<br />

sin<br />

•<br />

sin<br />

e<br />

AN<br />

'<br />

2<br />

= N<br />

'<br />

2<br />

N<br />

' '<br />

( ρ3<br />

− ρ2<br />

) N2<br />

N3<br />

VΔt2<br />

= =<br />

( ρ ) '<br />

3 − lder<br />

N N VΔt1<br />

1<br />

2<br />

'<br />

3<br />

R v<br />

R’ v<br />

sin<br />

sin<br />

P v<br />

( ρ3<br />

− lder<br />

)<br />

( ρ − ρ )<br />

3<br />

2<br />

(4.27)<br />

con V la velocità effettiva della nave. Il primo membro, dopo aver sviluppato<br />

e diviso numeratore e denominatore per<br />

e considerato che<br />

si ha:<br />

sin ρ sin ρ sin ρ sin l<br />

1<br />

1<br />

2<br />

2<br />

cot ρ − cot ρ = cot ρ − cot ρ<br />

3<br />

2<br />

dr<br />

3


cot l<br />

cot l<br />

der<br />

der<br />

− cot ρ1<br />

Δt<br />

==<br />

− cot ρ Δt<br />

Scomponendo:<br />

cotl<br />

der − cot ρ1<br />

− ( cotl<br />

der − cot ρ3<br />

) Δt2<br />

− Δt1<br />

cot ρ3<br />

− cot ρ1<br />

= =<br />

cotl<br />

der − cot ρ3<br />

Δt1<br />

cotl<br />

der − cot ρ3<br />

ed essendo: ρ − cot ρ = 1 facilmente si ricava:<br />

cot 3<br />

1<br />

Δt<br />

cot ρ<br />

100<br />

3<br />

2<br />

1<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

(4.28)<br />

(4.29)<br />

1<br />

lder = + cot 3<br />

(4.30)<br />

Δt2<br />

− Δt1<br />

''<br />

''<br />

''<br />

Seguendo un analogo procedimento per i triangoli AN 1N 2 e AN 2 N3<br />

caso<br />

della corrente diretta verso il largo, si ricava:<br />

Δt<br />

cot ρ<br />

1 lder = − cot 3<br />

(4.31)<br />

Δt2<br />

− Δt1<br />

Evidentemente in quest’ultimo argomento trattato sono considerati costanti<br />

i parametri dei moti della nave e della corrente.<br />

4.7- Distanze con misure di angoli verticali<br />

Gli oggetti rilevati ed i punti notevoli riconosciuti dal navigante possono<br />

essere utilizzati per determinare la loro distanza dall’osservatore<br />

stesso. La figura. 4.12 rappresenta un possibile scenario all’interno di<br />

un orizzonte associato ad un osservatore O, avente elevazione e sul livello<br />

del mare; in essa sono rappresentati oggetti (oggetti che si trovano<br />

all’interno dell’orizzonte: navi,boe, isole, ecc); lo scenario, inoltre, include<br />

al limite del suo orizzonte apparente, l' estremità B dell'oggetto K<br />

(per esempio, un faro) di nota altezza h.<br />

In questa situazione la traiettoria dei raggi luminosi che giungono in<br />

O provenienti da K riesce tangente alla superficie terrestre nel punto B,<br />

punto limite per gli orizzonti apparenti di O e di K; di qui la distanza<br />

dell'oggetto K dall' osservatore è data da d = CA , somma dei raggi dei<br />

due orizzonti: d 1 = CE = CB e d = BA ; per la (4.13)<br />

con e ed h in metri e d in miglia.<br />

2<br />

( e h )<br />

d = 2 , 08 +<br />

(4.32)


101<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

Figura 4.12 - Distanza di oggetti interni ed esterni all’orizzonte<br />

dell’osservatore O<br />

In pratica l’estremità B, per essere ben vista da O, deve essere un pò alta<br />

sull' orizzonte; ciò comporta che l’oggetto K è visto da O ad una distanza<br />

d’ leggermente inferiore a d, ottenuta ponendo nella (4.32) il coefficiente<br />

2.04 al posto del coefficiente 2.08:<br />

( e h )<br />

'<br />

d = 2,<br />

04 +<br />

(4.33)<br />

La fig. 4.12 dà anche l' idea della distanza alla quale un oggetto di nota<br />

elevazione, per esempio la costa, viene avvistato da un radar avente<br />

l'antenna ad una determinata altezza sul livello medio del mare. Considerando<br />

nel punto O l'antenna e tenendo presente la (4.15), la distanza<br />

CD è data da:<br />

( e h )<br />

d = 2 . 22 +<br />

(4.34)<br />

con e ed h le altezze in metri sul livello del mare rispettivamente dell'<br />

antenna e dell' oggetto D; in questo caso, la distanza d (in miglia) è nota<br />

quale portata geografica del radar.<br />

Il valore fornito dalla (4.34) è soltanto indicativo per aver assunto un<br />

coefficiente medio di rifrazione per le radioonde emesse dal radar, coefficiente<br />

che, com’è noto, dipende dalle condizioni fisiche degli strati di<br />

aria interessati alla propagazione radioelettrica ed in modo speciale dal<br />

gradiente termico. Inoltre, la portata d aumenta con la temperatura dell'aria<br />

più elevata di quella del mare; a grandi distanze essa risente delle


102<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

prestazioni dell'apparato, della natura del bersaglio e della potenza emessa.<br />

Caso particolare si ha quando l’oggetto (v. figura. 4.13) F di nota altezza<br />

h, è situato tutto dentro l' orizzonte apparente dell' osservatore O.<br />

In questo caso l’osservatore può misurare la sua altezza angolare per<br />

mezzo di un angolo verticale α per mezzo di un sestante. In questa situazione,<br />

per semplicità di calcolo, si considera piana la superficie terrestre<br />

nell'intorno dell' oggetto, associato al segmento AF e rettilineo il<br />

percorso dei raggi luminosi. La misura effettuata individua l' arco di circonferenza<br />

FOA da tutti i punti del quale l'oggetto F viene misurato secondo<br />

l' angolo α (v. figura 4.14).<br />

Figura 4.13 - Distanza di oggetto interno all’orizzonte<br />

dell’osservatore O<br />

Se si trascura, poi, l'elevazione e dell’occhio dell' osservatore, questi<br />

deve essere considerato nel punto C1 per cui la sua distanza dall' oggetto<br />

è data da:<br />

C A = d = hcotα<br />

(4.35)<br />

1<br />

Figura 4.14 - Distanza di oggetto interno all’orizzonte<br />

dell’osservatore O


103<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

In realtà, considerando l’elevazione e (occhio in O), l' esatta distanza<br />

dell' osservatore dall’oggetto è data dal segmento CA, più grande di d;<br />

1'errore è rappresentato dal segmento CC1.<br />

Figura 4.15 -<br />

Nella fig. 4.15 i segmenti BD e CD sono rispettivamente paralleli ai<br />

segmenti CA ed AB: il quadrilatero CABD è un rettangolo. Essendo CC2<br />

e CA segmenti secanti alla circonferenza condotti dal punto esterno C<br />

ed i segmenti CO e CC1,. parti esterne di essi, per un noto teorema di<br />

geometria si ha:<br />

( h e)<br />

CC1 CC2<br />

e −<br />

= , CC1<br />

=<br />

CO CA<br />

CA<br />

In pratica CA> h, donde il rapporto (h-e)/CA è minore dell’unità; di qui<br />

l’errore CC1 risulta minore dell’elevazione e. Volendo esprimere d in<br />

miglia ed h. in metri, la (4.35) diventa:<br />

hcotα<br />

d =<br />

1852<br />

Infine si può presentare il seguente caso (v. figura 4.16): l'osservatore<br />

con occhio B nel punto O, con elevazione e sul livello medio del mare,<br />

misura l' angolo verticale α relativo alla parte del faro rappresentato in<br />

figura, di nota altezza h, che compare al di sopra dell’orizzonte apparente.


104<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

Figura 4.16 – Distanza di uno oggetto esterno all’orizzonte<br />

dell’osservatore O<br />

Evidentemente l' oggetto è oltre l'orizzonte e l' angolo misurato si riferisce<br />

alle traiettorie dei raggi luminosi provenienti dai suoi punti B e D;<br />

quella proveniente da D riesce tangente in E all'orizzonte apparente dell'<br />

osservatore. La distanza D=CA fra l' osservatore e la base dell' oggetto è<br />

data da formule che richiedono lunghe e laboriose dimostrazioni; si riporta<br />

qui quella proposta dall’Istituto Idrografico:<br />

D =<br />

( h − e)<br />

cot ( − i)<br />

( 1 ko<br />

) ⎤<br />

⎥⎦<br />

⎡ d −<br />

⎢ α +<br />

(4.25)<br />

⎣ 2R<br />

sin1'<br />

con i la depressione apparente dell' orizzonte, d la distanza dell' orizzonte<br />

marino, ko il coefficiente medio di rifrazione geodetica, R il raggio<br />

terrestre.<br />

Con le relazioni (4.22), (4.23), (4.24) e (4.25) sono compilate delle tabelle<br />

inserite nelle pubblicazioni nautiche in dotazione sulle navi, quali,<br />

ad esempio, le "Tavole Nautiche". In queste la tabella relativa all’ ultima<br />

relazione citata fornisce la distanza D in miglia in funzione dell' argomento<br />

orizzontale (h-e) in metri e delle argomento verticale (α -i) in<br />

gradi e primi. Nel caso che α è minore di i bisogna entrare con l' argomento<br />

(i -a); il valore ottenuto aumentato del doppio del detto argomento<br />

fornisce la distanza desiderata.<br />

APPENDICE A.7


APPENDICE A<br />

105<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

LA CURVA D’AZIMUT IN NAVIGAZIONE COSTIERA<br />

A.4.1 - Considerazioni generali.<br />

La determinazione della posizione di un mobile trova la sua soluzione<br />

nell’impiego dei luoghi di posizione; essi non sono altro che luoghi ge-<br />

ometrici di punti che godono tutti di una determinata prefissata proprie-<br />

tà. In senso nautico occorre aggiungere che tale proprietà deve poter es-<br />

sere ottenuta per mezzo di misure.<br />

Trovarsi su un luogo di posizione significa dunque constatare con<br />

una misura la proprietà di cui essa gode ed inversamente l’aver constatato<br />

con una misura questa proprietà significa trovarsi su uno degli infiniti<br />

punti di cui è costituito il luogo di posizione. E’ importante osservare<br />

che i punti che costituiscono il luogo di posizione godono tutti della<br />

stessa proprietà e quindi la determinazione di un solo luogo di posizione<br />

non è sufficiente a determinare la posizione del mobile.<br />

I luoghi di posizione usati in navigazione sono:<br />

• luogo di posizione di uguale azimut (curva d’azimut e semiretta<br />

di rilevamento);<br />

• luogo di posizione di uguale differenza d’azimut (cerchio capace);<br />

• luogo di posizione di uguale distanza (cerchio di distanza);<br />

• luogo di posizione di uguale profondità (curva batimetrica).<br />

Prima di procedere alla descrizione dei metodi da usare per determi-<br />

nare la posizione in navigazione costiera occorre prima studiare i luoghi<br />

di posizione nella loro forma generale e successivamente definire la loro<br />

forma ed espressione analitica nell’intorno dell’oggetto osservato.


A.4.2 - Equazione della curva d’azimut<br />

106<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

Per studiare la curva d’azimut occorre prima definire l’azimut. Si definisce<br />

l’azimut di un oggetto l’angolo dietro formato fra il piano meridiano<br />

contenente la verticale e il piano verticale contenente l’oggetto<br />

osservato. Esso, normalmente è indicato con la lettera Az e si conta da<br />

0° a 360° nel senso orario oppure come angolo azimutale Z contato da<br />

0° a 180° nel senso orario ed antiorario.<br />

Quando si misura da un mobile, la cui posizione non è nota, l’azimut di<br />

uno oggetto di coordinate note, sulla terra rappresentativa si genera una<br />

curva i cui punti godono tutti della proprietà di osservare l’oggetto sotto<br />

lo stesso azimut.<br />

Consideriamo il triangolo sferico (v. figura 1) i cui vertici siano Pe (Polo<br />

elevato- omonimo all’osservatore), O l’osservatore ed A l’oggetto osservato.<br />

Sia Z, contato da 0° a 180° l’azimut osservato ed i cui lati ed<br />

angoli sono di significato noto.<br />

L’equazione generale della curva d’azimut si ricava applicando il teorema<br />

delle cotangenti ai seguenti quattro elementi consecutivi seguendo<br />

lo schema riportato in figura A.4.2:<br />

( 90 − φ ) sin(<br />

90 − φ ) = cos(<br />

90 − φ ) cos Δλ<br />

+ sinΔ<br />

cot gZ<br />

cot g A λ<br />

che può essere scritta semplicemente nella sua forma generale:<br />

Figura A.4.1 – Sfera rappresentativa e triangolo sferico associato<br />

alla misura Z<br />

tan A<br />

φ cosφ<br />

= sinφ<br />

cos Δλ<br />

+ sinΔλ<br />

cot gZ (A.4.1)


107<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

Figura A.4.2 - Applicazione della formula di Vieta<br />

Dimostriamo che la curva d’azimut gode delle seguenti proprietà:<br />

• Contiene l’osservatore (curva continua);<br />

• Passa per il polo omonimo all’osservatore;<br />

• Passa per l’oggetto osservato.<br />

La prima proprietà si ricava direttamente dall’equazione (A.4.1) dato<br />

che essa è rappresentata da funzione continua e derivabile; le restanti<br />

proprietà si dimostrano applicando l’equazione fondamentale della trigonometria<br />

sferica al lato sferico O1A contenente l’oggetto osservato di<br />

figura A.4.3.


Figura A.4.3 – Triangolo ortodromico<br />

sin A<br />

108<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

φ = sinφ<br />

cos D + cosφ<br />

sin Dcos<br />

Z<br />

(A.4.2)<br />

Considerando D=0 , si ottiene che φ = φ A ; questa condizione conferma<br />

la proprietà della curva di passare per l’oggetto osservato (A). Inoltre,<br />

per φ = 90°<br />

si ha, sempre dalla (A.4.2)<br />

A<br />

( 90°<br />

− φ A ) = cos D , D = 90°<br />

A<br />

sinφ = cos D , cos<br />

−φ<br />

per cui la curva passa anche per il polo elevato Pe. La curva d’azimut<br />

gode di altre proprietà che comunque per la sua applicazione in navigazione<br />

costiera non sono importanti e non inficiano la sua applicazione.<br />

A.4.3 - Semiretta di rilevamento (Rilevamento)<br />

Sia α A l’angolo che la curva d’azimut forma con il meridiano del triangolo<br />

sferico definito dalla curva d’azimut nel punto A; considerando il<br />

triangolo sferico infinitesimo nel punto A (figura A.4.4) si ricava la relazione<br />

trigonometrica che permette di definire il valore di α A :<br />

dλ<br />

dλ cosφ A = dφ<br />

tanα<br />

A tanα<br />

A = cosφ<br />

A (A.4.3)<br />

dφ<br />

nella quale tan A<br />

α , limitatamente all’intorno di A, può essere considerato<br />

il coefficiente angolare della retta tangente alla curva d’azimut. Infatti,<br />

considerando che un generico punto della curva, in prossimità di A, ha<br />

coordinate:


φ = φ − φ , λ = λ − dλ<br />

A<br />

d A<br />

109<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

si applica la linearizzazione del luogo di posizione derivando<br />

l’equazione della curva d’azimut (A.4.1) rispetto alla latitudine φ :<br />

Figura A.4.4 – Curva d’Azimut e triangolo sferico in prossimità<br />

dell’oggetto osservato<br />

⎛ dλ<br />

⎞<br />

⎛ dλ<br />

⎞<br />

− tanφ<br />

Asinφ<br />

= cosφ<br />

cosΔλ<br />

− sinΔλsinφ⎜<br />

− ⎟ + cosΔλ<br />

cot gZ⎜<br />

− ⎟<br />

⎝ dφ<br />

⎠<br />

⎝ dφ<br />

⎠<br />

che può essere scritta nel seguente modo:<br />

sinφ<br />

Asinφ<br />

+ cosφ<br />

A cosφ<br />

cosΔλ<br />

− cos Z cosΔλ<br />

+ sinZsinΔλsinφ<br />

⎛ dλ<br />

⎞<br />

−<br />

=<br />

⎜ ⎟<br />

cosφ<br />

A<br />

sinZ<br />

⎝ dφ<br />

⎠<br />

ed applicando al numeratore del primo membro la relazione fondamentale<br />

della trigonometria sferica ed al numeratore del secondo<br />

membro la corrispondente relazione correlativa si ha:


cos D cos A ⎛ dλ<br />

⎞<br />

− = ⎜ ⎟<br />

cosφ<br />

A sin Z ⎝ dφ<br />

⎠<br />

dλ<br />

cos D sin Z cosφ<br />

= tanα<br />

A = −<br />

dφ<br />

cosφ<br />

cos A<br />

110<br />

A<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

(A.4.4)<br />

che si semplifica ulteriormente, applicando al triangolo sferico il teorema<br />

dei seni:<br />

cosφ<br />

sin A<br />

cosφ<br />

sinZcosφ<br />

A = , sinA =<br />

(A.4.5)<br />

sin Z<br />

cosφ<br />

A<br />

la cui sostituzione nella (A.4.4) fornisce l’equazione dell’angolo α A<br />

in funzione di elementi del triangolo sferico associato alla curva<br />

d’azimut di angolo Z:<br />

⎧ tanα<br />

A = −cos<br />

Dtan<br />

A<br />

⎪<br />

⎨D<br />

= 0 , tanα<br />

0 = −tan<br />

A = tan( 180 − A<br />

⎪<br />

⎩α<br />

0 = 180°<br />

− Ao<br />

o<br />

)<br />

(A.4.6)<br />

Questa ultima condizione associa il valore di α A all’angolo A del<br />

triangolo sferico per D=0; occorre allora stabilire una relazione che<br />

fornisce A in termini di Z.<br />

Applicando, allora, la relazione di Vieta al lato di A si ha:<br />

e per D=0 si ha:<br />

tan A<br />

φ sin D<br />

=<br />

cos Dcos<br />

0 = cos Ao<br />

+ sin Ao<br />

cot gZ<br />

tan Z = tan( 180°<br />

− A )<br />

o<br />

,<br />

A +<br />

tan A<br />

sin Acot<br />

o<br />

gZ<br />

= −tan<br />

Z<br />

(A.4.7)<br />

Il confronto della (A.4.6) con la (A.4.7) fornisce la seguente relazione:<br />

α Z<br />

(A.4.8)<br />

o =<br />

proprietà importante perché stabilisce che la curva d’azimut nel punto<br />

A forma un angolo con il meridiano l’angolo misurato Z.


A.4.4 - Equazione della semiretta di rilevamento<br />

111<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

Si consideri l’equazione della curva d’azimut ed un punto di coordinate<br />

molto prossimo all’oggetto osservato di coordinate:<br />

( φ λ)<br />

, A( φ , λ ) , per cui O(<br />

φ Δφ<br />

λ − Δλ)<br />

O ,<br />

, A<br />

tan A<br />

A<br />

A − A<br />

φ cosφ<br />

= sinφ<br />

cos Δλ<br />

+ sinΔλ<br />

cot gZ<br />

Sostituendo le coordinate di O, sviluppando in serie ed arrestandosi<br />

al termine del primo ordine si ha:<br />

A<br />

[ cosφ<br />

+ Δφ<br />

φ ] = [ sinφ<br />

− Δφ<br />

cosφ<br />

] cos Δλ<br />

+ sin cot gZ<br />

tanφ Δλ<br />

A<br />

sin A<br />

A<br />

A<br />

sviluppando ulteriormente si ha:<br />

2<br />

2<br />

3<br />

sin φ A<br />

⎡ Δλ<br />

⎤<br />

⎡ Δλ<br />

⎤<br />

sinφ<br />

A + Δφ<br />

= sinφ<br />

A ⎢1<br />

+ ⎥ − cos φ AΔφ<br />

+ ⎢Δλ<br />

+ ⎥ cot gZ<br />

cosφ<br />

A<br />

⎣ 2 ⎦<br />

⎣ 6 ⎦<br />

dalla quale si ricava l’equazione della semiretta di rilevamento:<br />

A cot cosφ λ φ Δ = Δ<br />

L’equazione trovata rappresenta l’equazione di una retta sul piano<br />

passante per l’origine; infatti, essa può essere espressa per mezzo<br />

della seguente equazione:<br />

y = x cot gα<br />

Ricordando che nel piano di Mercatore le coordinate (x, y) hanno il<br />

seguente significato:<br />

A<br />

o<br />

gZ<br />

y = Δφ<br />

sec<br />

φ , x = Δλ<br />

, Z = α<br />

o


112<br />

MARIO VULTAGGIO<br />

e nel piano nautico le coordinate (x, y) hanno, invece, il significato<br />

di:<br />

y = Δφ<br />

, x = Δλ<br />

cosφ<br />

, Z = α<br />

si può tracciare la semiretta di rilevamento sia sul piano di Mercatore<br />

che sul piano nautico tracciando la semiretta passante per<br />

l’oggetto osservato che fa un angolo α con il meridiano uguale a Z.<br />

Figura A.4.5 – Semiretta di rilevamento per piano nautico e nel piano<br />

di Mercatore<br />

A<br />

o


APPENDICE B<br />

113<br />

CAPITOLO 4 – L’ORIZZONTE IN NAVIGAZIONE<br />

SERIE DI TRAUB IN PRESENZA DI CORRENTE<br />

B.4.1 – Sviluppo dell’espressione trigonometrica (4.27)<br />

' '<br />

sin(<br />

ρ1<br />

−α<br />

) sin(<br />

ρ3<br />

− ρ 2 ) N 2 N 3 vΔt2<br />

= =<br />

sin(<br />

ρ 2 − ρ1<br />

) sin(<br />

ρ3<br />

−α<br />

) N1N<br />

2 vΔt1<br />

[ sin ρ1<br />

cosα<br />

− cos ρ1<br />

sinα<br />

][ sin ρ3<br />

cos ρ 2 − cos ρ3<br />

sin ρ 2 ] Δt2<br />

=<br />

[ sin ρ 2 cos ρ1<br />

− cos ρ 23 sin ρ1][<br />

sin ρ3<br />

cosα<br />

− cos ρ3<br />

sinα<br />

] Δt1<br />

sin ρ cosα<br />

sin ρ cos ρ − sin ρ cosα<br />

cos ρ sin ρ − cos ρ sinα<br />

sin ρ cos ρ + cos ρ sinα<br />

cos ρ sin ρ<br />

1<br />

3<br />

2<br />

1<br />

3 2<br />

1<br />

3<br />

2<br />

1<br />

3 2<br />

sin ρ cos ρ sin ρ cosα<br />

− sin ρ cos ρ sin ρ sinα<br />

− cos ρ sin ρ sin ρ cosα<br />

+ cos ρ sin ρ cos ρ sinα<br />

2<br />

1<br />

3<br />

2<br />

1<br />

3<br />

Dividendo numeratore e denominatore per la seguente espressione trigonometrica<br />

sin ρ1 sin ρ 2 sin ρ3<br />

sinα<br />

si ha:<br />

cot ρ 2 cotα<br />

− cot ρ3<br />

cotα<br />

− cot ρ1<br />

cot ρ 2 + cot ρ1<br />

cot ρ3<br />

Δt<br />

=<br />

cot ρ cotα<br />

− cot ρ cot ρ − cot ρ cotα<br />

+ cot ρ cot ρ Δt<br />

1<br />

cotα<br />

cotα<br />

cot l<br />

cot l<br />

1<br />

3<br />

[ cot ρ 2 − cot ρ3<br />

] − cot ρ1[<br />

cot ρ 2 − cot ρ3<br />

] Δt2<br />

=<br />

[ cot ρ1<br />

− cot ρ 2 ] − cot ρ3<br />

[ cot ρ 2 − cot ρ1]<br />

Δt1<br />

dr<br />

dr<br />

− cot ρ1<br />

Δt<br />

=<br />

− cot ρ Δt<br />

3<br />

2<br />

1<br />

2<br />

2<br />

1<br />

2<br />

3<br />

3<br />

2<br />

2<br />

1<br />

1<br />

3


114<br />

MARIO VULTAGGIO

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