Libro - Basilica Santuario di Leuca
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LA STORICA VISITA<br />
Monsignor<br />
De Grisantis<br />
evoca la<br />
tra<strong>di</strong>zione che<br />
attribuisce<br />
a Pietro<br />
l’evangelizzazione<br />
dei luoghi<br />
Ricorda il<br />
dramma della<br />
<strong>di</strong>soccupazione<br />
giovanile<br />
L’appellativo<br />
de finibus terrae<br />
ci ricorda che<br />
la chiesa non<br />
ha confini<br />
Chiesa - ponte<br />
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saluto- ricco <strong>di</strong> contenuti “forti”- monsignor De Grisantis evoca la<br />
tra<strong>di</strong>zione che attribuisce a Pietro l’evangelizzazione dei luoghi:<br />
“In<strong>di</strong>pendentemente dalla fondatezza storica, riveste una grande<br />
importanza il fatto che la nostra gente intende con ciò far risalire la<br />
propria fede alla pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Pietro”. Altra evocazione quella<br />
della fede delle prime comunità cristiane, che “ha affrontato e abbattuto<br />
qui il paganesimo rappresentato dal tempio alla dea Minerva,<br />
che si ergeva maestoso su questa punta <strong>di</strong> terra, sostituendolo con un<br />
santuario de<strong>di</strong>cato alla Vergine Maria, stella del mare e della evangelizzazione”.<br />
Con tale spirito, pervasi da una fede “resa sempre più<br />
adulta e pensata”, anche i cristiani <strong>di</strong> oggi sapranno affrontare “la<br />
sfida del secolarismo e del relativismo dottrinale ed etico”. Il vescovo<br />
<strong>di</strong> Ugento non poteva poi <strong>di</strong>menticare l’insegnamento e l’esempio<br />
<strong>di</strong> monsignor Tonino Bello (<strong>di</strong> cui si è avviata da poco la causa <strong>di</strong><br />
canonizzazione), che definiva la Vergine <strong>di</strong> <strong>Leuca</strong> come “Donna <strong>di</strong><br />
frontiera”, perché “tesa non a separare, ma a congiungere mon<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>versi”: essa “guarda ad Oriente e pertanto si pone come ponte tra<br />
Oriente ed Occidente, richiama e manifesta la vocazione della nostra<br />
terra ad essere terra <strong>di</strong> comunione tra tutti i credenti in Cristo e terra<br />
<strong>di</strong> incontro e <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo con tutti i popoli del Me<strong>di</strong>terraneo”.<br />
Monsignor De Grisantis ha infine ricordato il dramma della <strong>di</strong>soccupazione<br />
giovanile, in una regione d’Italia che abbisogna <strong>di</strong><br />
“un ulteriore e più rapido sviluppo sociale, civile ed economico”.<br />
L’omelia <strong>di</strong> Benedetto XVI<br />
Intenso è l’applauso della folla, che si ripete all’inizio dell’omelia<br />
papale, quando Benedetto XVI saluta, citandoli, i vescovi De<br />
Grisantis e Ruppi, oltre alle autorità civili e militari. L’omelia è accolta<br />
invece in silenzio, con grande attenzione. Papa Ratzinger ha<br />
voluto una liturgia “de<strong>di</strong>cata a Lei, Stella del mare e Stella della<br />
speranza”, in un luogo “storicamente così importante per il culto<br />
della Beata Vergine Maria”. Nel santuario la fede <strong>di</strong> Maria si coniuga<br />
con quella <strong>di</strong> Pietro, “cui la tra<strong>di</strong>zione fa risalire il primo annuncio<br />
del Vangelo in questa terra”. L’appellativo de Finibus Terrae “è<br />
molto bello e suggestivo, perché riecheggia una delle ultime parole<br />
<strong>di</strong> Gesù ai suoi <strong>di</strong>scepoli”. Del resto il santuario “ci ricorda che la<br />
chiesa non ha confini, è universale”. La Chiesa “è nata a Pentecoste”<br />
e “i confini geografici, culturali, etnici, ad<strong>di</strong>rittura i confini<br />
religiosi sono per essa un invito all’evangelizzazione nella prospettiva<br />
della comunione delle <strong>di</strong>versità. Data la sua localizzazione, la<br />
Chiesa in Puglia “possiede una spiccata vocazione ad essere ponte<br />
tra popoli e culture, (...) avamposto in tale <strong>di</strong>rezione”. Forse qui il<br />
Papa pensava anche all’ere<strong>di</strong>tà bizantina del Salento, con i monaci<br />
“A nulla vale<br />
proiettarsi fino<br />
ai confini della<br />
terra, se prima<br />
non ci si vuole<br />
bene e non ci si<br />
aiuta gli uni con<br />
gli altri”<br />
I colori<br />
del tramonto<br />
riempiono<br />
il cielo<br />
Oggi è il tempo<br />
della speranza,<br />
del <strong>di</strong>alogo tra<br />
identità forti<br />
LA STORICA VISITA<br />
basiliani presenti per <strong>di</strong>versi secoli fino al XVI. Tuttavia, ha ammonito<br />
Benedetto XVI, “a nulla vale proiettarsi fino ai confini della<br />
terra, se prima non ci si vuole bene e non ci si aiuta gli uni con gli<br />
altri all’interno della comunità cristiana”. In un mondo sempre più<br />
in<strong>di</strong>vidualista, siate riconoscibili “anche per il vostro servizio <strong>di</strong><br />
animazione della realtà sociale”, ha proseguito. Tanto più necessaria<br />
nel Salento (“come in tutto il meri<strong>di</strong>one d’Italia”), dove “le<br />
Comunità ecclesiali sono luoghi in cui le giovani generazioni possono<br />
imparare la speranza, non come utopia, ma come fiducia tenace<br />
nella forza del bene” ed essere portatrici <strong>di</strong> un “rinnovamento<br />
sociale cristiano, basato sulla trasformazione delle coscienze, sulla<br />
formazione morale, sulla preghiera”. Infine, ricordati i meriti dei<br />
monaci basiliani per la loro devozione alla Theotokos, il Papa ha<br />
invocato la stessa Madre <strong>di</strong> Dio: “Allargando lo sguardo all’orizzonte<br />
dove cielo e mare si congiungono, vogliamo affidarti i popoli<br />
che si affacciano sul Me<strong>di</strong>terraneo e quelli del mondo intero,<br />
invocando per tutti sviluppo e pace: Donaci giorni <strong>di</strong> pace,/veglia<br />
sul nostro cammino,/ fa’ che ve<strong>di</strong>amo il tuo figlio,/ pieni <strong>di</strong> gioia nel<br />
cielo. Amen”.<br />
Qualche nuvola porta un po’ <strong>di</strong> sollievo. Ma si avvicina il tempo<br />
dell’arrivederci. I colori del tramonto riempiono il cielo. L’inno conclusivo<br />
a Santa Maria de finibus terrae, mentre il Papa saluta i <strong>di</strong>sabili<br />
e risponde alle acclamazioni della folla. Poi se ne va. Scende<br />
al porto, si riemerge nel popolo in attesa fremente, prosegue sul lungomare.<br />
Intanto zampilla eccezionalmente la cascata dell’acquedotto<br />
pugliese. Decolla l’elicottero, tra lo sventolio irrefrenabile <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ere<br />
e fazzoletti. Brin<strong>di</strong>si attende papa Ratzinger: lo accoglieranno<br />
in serata migliaia <strong>di</strong> giovani, guidati dall’arcivescovo Rocco Talucci.<br />
E il giorno dopo in 70 mila lo festeggeranno e l’ascolteranno nel<br />
piazzale <strong>di</strong> un porto particolarmente significativo per l’ecumenismo<br />
e la socialità. Da Santa Maria <strong>di</strong> <strong>Leuca</strong> i pellegrini ritornano alle loro<br />
case, stanchi <strong>di</strong> sicuro (per il caldo, per la lunghezza dei percorsi<br />
prescritti a pie<strong>di</strong>, per le emozioni provate), ma entusiasti nel cuore.<br />
Anche noi ripassiamo a Punta Ristola e imbocchiamo la litoranea,<br />
dove restano le torri (Torre Vado, Torre Mozza) e l’uso dell’aggettivo<br />
per residences e villaggi turistici (Cala Saracena, a Lido Marini<br />
l’Arco del saracino) ad evocare memorie corsare. Oggi invece - pur<br />
tra non pochi fatti inquietanti - è il tempo della speranza, del <strong>di</strong>alogo<br />
tra identità forti. Nel segno del messaggio lanciato da Benedetto<br />
XVI dall’alto del promontorio.<br />
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