1. L'eredità kantiana Arthur Schopenhauer condivideva ... - Appunti
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Insieme a questa più esplicita definizione dei limiti della facoltà conoscitiva, <strong>Schopenhauer</strong><br />
ribadisce che la sua metafisica non pretende di pronunciarsi sul trascendente, di dare una risposta a<br />
problemi che l’uomo non è in condizione di risolvere, giacché «qualsiasi fiaccola noi accendiamo e<br />
qualsiasi spazio essa possa illuminare, il nostro orizzonte continuerà ad essere delimitato da una<br />
notte profonda» 60 . Tra i problemi dichiarati non suscettibili di soluzione forse il più importante, o<br />
almeno quello che crea maggiori difficoltà, è costituito dal rapporto fra l’unità della volontà e la<br />
molteplicità delle sue manifestazioni. <strong>Schopenhauer</strong> continua a sostenere che la molteplicità è solo<br />
il risultato del modo in cui il soggetto si rappresenta l’unica volontà attraverso le forme di spazio e<br />
tempo, ma d’altra parte ammette una molteplicità qualitativa all’interno della volontà, vale a dire le<br />
idee, in quanto espressione dei diversi e talora contraddittori atti dell’unica volontà. Inoltre la tesi<br />
che alcuni individui possono negare il volere, mentre altri possono continuare ad affermarlo,<br />
implica la coesistenza nell’unico fondamento della realtà di atti di affermazione e di atti di<br />
negazione del volere. <strong>Schopenhauer</strong> afferma che l’individualità sussiste solo fin quando sussiste<br />
l’affermazione del volere, il che sembra significare che gli individui che negano la loro volontà<br />
cessano di esistere in quanto tali; ma si vede bene che una tale ipotesi suscita più problemi di quanti<br />
ne risolva 61 . Così nei Parerga e paralipomena <strong>Schopenhauer</strong> affermerà di non sapere determinare<br />
«la profondità» a cui giungono le radici dell’individualità 62<br />
Per quanto riguarda il pessimismo, nei Supplementi vengono esplicitate le componenti antiteologiche<br />
in esso contenute: il mondo non può essere stato creato da un Dio buono e provvidente, e<br />
addirittura è assurdo pretendere che un tale mondo si identifichi con Dio, come vogliono i panteisti.<br />
Questo non è certamente il migliore dei mondi possibili, come voleva Leibniz: non l'ottimismo ma<br />
il pessimismo deve essere l'atteggiamento di fondo di una filosofia che voglia essere rispettosa della<br />
realtà 63 . Al pessimismo si collega l’esplicita condanna dell’idea di progresso che <strong>Schopenhauer</strong><br />
pronuncia in un capitolo dedicato al tema della storia. La situazione dell'uomo non potrà migliorare<br />
significativamente nel corso del tempo, perché la storia, in quanto successione di avvenimenti nel<br />
tempo, riguarda unicamente il mondo fenomenico e non tocca l’essenza della realtà. È vero che gli<br />
avvenimenti ci si presentano in forme sempre diverse, ma questa diversità riguarda solo la<br />
superficie delle cose: la formula che esprime meglio l'essenza della storia è eadem sed aliter.<br />
Questo modo di intendere la storia costituisce la base per un attacco alla filosofia hegeliana, la quale<br />
commette l’imperdonabile errore di porre al centro del suo interesse il divenire storico, ovvero il<br />
fenomenico, l’inessenziale 64 .<br />
La nuova edizione del Mondo come volontà e rappresentazione fu recensita ancor meno della prima<br />
e poche furono le copie vendute. Sulla Germania passava intanto la bufera del 1848 e con essa<br />
svanivano le speranze di un rapido progresso politico e sociale, coltivata dai molti che, ispirandosi<br />
specialmente ai pensatori della sinistra hegeliana, avevano svolto un ruolo non marginale nel<br />
periodo rivoluzionario. Nel clima di generale abbattimento era comprensibile che ci si volgesse ai<br />
filosofi che si erano sempre opposti a Hegel, e quindi a Herbart e soprattutto a <strong>Schopenhauer</strong>. Infatti<br />
la nuova opera che <strong>Schopenhauer</strong> pubblicava nel 1851, i Parerga e paralipomena ottenne un<br />
successo immediato che si estese rapidamente ai precedenti scritti, dei quali vennero presto<br />
stampate nuove edizioni. Così <strong>Schopenhauer</strong> diveniva il filosofo della reazione per antonomasia e<br />
doveva subire l’affronto di veder interpretato in base a categorie hegeliane il successo da lui tanto<br />
agognato.<br />
I Parerga e paralipomena sono costituiti da due ponderosi volumi contenenti un insieme di saggi<br />
molto diversi tra loro per forma, argomento ed estensione. Nel primo un gruppo di saggi è dedicato<br />
alla storia della filosofia; non senza evidenti forzature essi perseguono il fine di fare apparire la<br />
filosofia schopenhaueriana come la naturale e inevitabile conclusione di tale storia. Nella stessa<br />
prospettiva di autolegittimazione va visto anche il celebre pamphlet contro la filosofia accademica<br />
(Sulla filosofia delle università): <strong>Schopenhauer</strong>, mostrando come i filosofi contemporanei, Fichte,