Rassegna stampa del 21-02-13 - Unindustria Reggio Emilia
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pressunE<br />
Cosa c'è dietro<br />
il recupero<br />
italiano<br />
nei recepimenti<br />
di Adriana Cerretelli<br />
V è quasi sempre stato un<br />
deficit a tormentare i<br />
rapporti <strong>del</strong>l'Italia con<br />
l'Europa. Quello nei conti<br />
pubblici è di sicuro il più acclarato e<br />
direttamente oneroso per cittadini e<br />
imprese. Ma ce ne sono tanti altri, meno<br />
noti però altrettanto devastanti, che ci<br />
trasciniamo dietro da decenni. In realtà<br />
da sempre. Il più ingombrante è il<br />
deficit strutturale <strong>del</strong> sistema-paese,<br />
una voragine dentro la quale le<br />
profonde inefficienze <strong>del</strong>la pubblica<br />
amministrazione si sommano ai tempi<br />
eterni <strong>del</strong>la giustizia, a una paralizzante<br />
giungla legislativa, alla farraginosità <strong>del</strong><br />
fisco, alla corruzione, etc. Non meno<br />
che al diffuso provincialismo <strong>del</strong>la<br />
nostra classe dirigente. Sono tutti divari<br />
con il resto d'Europa che,<br />
accumulandosi, strangolano la<br />
competitività <strong>del</strong>le nostre imprese e<br />
scoraggiano gli investimenti esteri.<br />
Miscela mortale quando la gara si<br />
svolge su mercati aperti e globali.<br />
Ridotto all'osso, il nostro altro non è<br />
che un deficit culturale che, nonostante<br />
6o anni di partnership Ue, ancora non<br />
ci consente di sedere nel suo "salotto<br />
buono" osservandone con naturalezza<br />
regole e buone maniere. Un po' per<br />
radicato italo-centrismo sotto la pelle<br />
<strong>del</strong>l'europeismo ufficiale. Un po' per<br />
scarsa conoscenza <strong>del</strong>la macchina e<br />
<strong>del</strong>la meccanica comunitaria. Un po'<br />
per indifferenza e sparsa superficialità<br />
nel sottoscrivere patti europei di cui<br />
spesso non si valutano appieno le<br />
ripercussioni interne o le si colgono<br />
solo per convincersi che alla fine il<br />
famoso "vincolo esterno" a tutto vedrà<br />
e provvederà. Quasi fosse la pozione<br />
magica in grado di trasformare una<br />
zucca nel cocchio di Cenerentola.<br />
Però quel deficit non è ineluttabile. A<br />
riprova di ciò, l'Italia ha appena<br />
ricevuto a Bruxelles un buon voto per i<br />
progressi compiuti negli ultimi sei mesi<br />
ll'erld CAS<br />
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano<br />
nella trasposizione <strong>del</strong>la legislazione<br />
sul mercato unico. Tradizionalmente ci<br />
siamo sempre distinti tra gli ultimi <strong>del</strong>la<br />
classe. Questa volta no. L'ultima pagella<br />
<strong>del</strong>la Commissione Ue ci vede poco<br />
sotto la media comunitaria (0,6%) in<br />
fatto di deficit di recepimento: in un<br />
semestre si è infatti ridotto a un terzo<br />
passando dal 2,4 allo 0,8%. In concreto<br />
l'arretrato da smaltire si è alleggerito di<br />
<strong>21</strong> direttive contro la media di 4. Che<br />
cosa è successo? Per coordinare il<br />
traffico di informazioni, contatti,<br />
negoziati e infrazioni tra Roma e<br />
Bruxelles il Governo Monti ha trovato<br />
in Enzo Moavero Milanesi un ministro<br />
per gli Affari europei in grado di<br />
neutralizzare quell'euro-deficit<br />
culturale che da sempre disturba il<br />
nostro dialogo con l'Europa.<br />
Ricorrendo a un giurista, a un<br />
profondo conoscitore di tutti i gangli<br />
<strong>del</strong> sistema comunitario, <strong>del</strong>le sue<br />
leggi, dei suoi uomini e anche dei loro<br />
tic per averli praticati per anni prima<br />
dentro la Commissione Ue e poi come<br />
giudice nel Tribunale di Lussemburgo,<br />
l'Italia ha mostrato di saper fare gioco<br />
di squadra a Bruxelles e con lo staff<br />
<strong>del</strong>la propria Rappresentanza<br />
permanente ottenendo risultati positivi<br />
in tempi brevi.<br />
Naturalmente non tutte le lacune<br />
sono state colmate. Nella pagella<br />
europea continuiamo a detenere il<br />
record assoluto di infrazioni, 67 contro<br />
la media di p, e quello <strong>del</strong>le direttive<br />
mal trasposte, che sono 29, cioè oltre il<br />
triplo <strong>del</strong>la media Ue. Persino più <strong>del</strong>la<br />
buona performance nel recupero dei<br />
ritardi accumulati nel mercato unico, è<br />
però il segnale che conta e dice che, a<br />
certe condizioni, i nostri vizi europei<br />
sono superabili. Per la verità lo<br />
abbiamo già dimostrato in passato<br />
sfoggiando insospettati "strappi"<br />
virtuosi, come quello che ci permise<br />
contro tutti i prono stic i di entrare<br />
nell'euro (ma non di ripianare poi tutti i<br />
deficit sottostanti, camuffati,<br />
dimenticati ma in seguito riemersi per<br />
essere oggi pagati dal paese a carissimo<br />
prezzo). Altri tempi. Oggi gli strappi<br />
non bastano. Ci vogliono metodo,<br />
sistema e competenza. La lunga crisi<br />
<strong>del</strong>l'euro ha dimostrato che in Europa<br />
nessuno perdona nessuno, meno che<br />
mai i suoi deficit di qualunque natura<br />
siano. Né i pedigree europeisti di più o<br />
meno lungo corso rappresentano un<br />
salvacondotto sicuro. I Governi futuri<br />
sono avvisati.<br />
O RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
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Periodicità: Quotidiano<br />
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