Rassegna stampa del 29-01-13 - Unindustria Reggio Emilia

Ufficio Comunicazione
Rassegna stampa
martedì 29 gennaio 2013
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Corriere della Sera
Gazzetta di Reggio
Il Resto del Carlino
Il Resto del Carlino Reggio
Il Sole 24 Ore
INDICE
Ecco dove il pensatoio di Squinzi vede la crescita
29/01/13 Economia Nazionale 5
Confindustria: rimbalzo possibile ma i salari crescono meno dei prezzi
29/01/13 Economia Nazionale 6
La Germania? Licenzia più operai dell'Italia
29/01/13 Economia Nazionale 8
Piccole imprese ancora prigioniere di Fisco e credito
29/01/13 Economia Nazionale 9
Scuola di qualità, giustizia efficiente Due tabù della campagna elettorale
29/01/13 Economia Nazionale 11
Nuovo socio indiano per la Memar
29/01/13 Economia, Industria 12
Operaio intossicato in fonderia
29/01/13 Economia, Lavoro e Sindacato 14
Il vino più esportato è sempre il Lambrusco
29/01/13 Economia 15
Confindustria: rimbalzo vicino ma i ‘piccoli’ alzano la voce
29/01/13 Economia Nazionale 17
I lavoratori risparmiano e l’azienda li premia con la quindicesima
29/01/13 Economia Nazionale 18
Le banche archiviano l’era Mussari. Patuelli è il nuovo presidente Abi
29/01/13 Economia Nazionale 19
«Il mio attacco a Monti? Mi sono tolta un peso. Stavo bollendo, mio marito invece è quasi svenuto»
29/01/13 Economia 20
Bini: «Mafie e corruzione peggiorano la crisi»
29/01/13 Citazioni, Economia, Politica 21
Pieve, brucia un'altra auto. E' di un'impresa edile calabrese
29/01/13 Economia 22
«Ho portato il lambrusco Casali in Brasile. Per le imprese reggiane qui non c’è crisi»
29/01/13 Economia 23
La guerra valutaria che cambia l’Europa
29/01/13 Economia Nazionale 26
Meno tasse: si può e si deve
29/01/13 Economia Nazionale 27
Fiere: La manifattura ha bisogno di vetrine più moderne
29/01/13 Economia Nazionale 28
Fiere: Una finestra aperta sul mondo
29/01/13 Economia Nazionale 30
Fiere: I big del made in Italy fanno accordi all’estero
29/01/13 Economia Nazionale 31
Fiere: Opportunità nelle fiere di scarpe e macchine utensili
29/01/13 Economia Nazionale 33
Fiere: Il vino italiano prepara lo sbarco nei mega-saloni di Hong Kong
29/01/13 Economia Nazionale 34
Fiere: Moda, alimentare, meccanica e auto i quattro settori-chiave
29/01/13 Economia Nazionale 35
Pagina 2 di 77

La «tassa» più iniqua sui redditi dei lavoratori
29/01/13 Economia Nazionale 36
Fiere: La nuova Ice scende al fianco delle Pmi
29/01/13 Economia Nazionale 37
Fiere: Il binomio sport-edilizia spicca nelle manifestazioni brasiliane
29/01/13 Economia Nazionale 38
Fiere: Food e tessile di fascia alta: ecco il made in Italy che piace ai russi
29/01/13 Economia Nazionale 39
Fiere: In Germania poli specializzati per avere il meglio dei segmenti
29/01/13 Economia Nazionale 40
«Ora la ripresa è possibile»
29/01/13 Economia Nazionale 41
L’aumento delle buste paga «doppiato» dall’inflazione
29/01/13 Economia Nazionale 42
Lo Stato paghi subito 48 miliardi di debiti
29/01/13 Economia Nazionale 43
Dal lavoro al Fisco un progetto di qualità per far ripartire l’Italia
29/01/13 Economia Nazionale 46
Sfida su Pmi, green economy e digitale
29/01/13 Economia Nazionale 48
Agenzie e acquisti della Pa per favorire l’hi-tech
29/01/13 Economia Nazionale 50
Si riparte da un piano per l’innovazione
29/01/13 Economia Nazionale 51
Taglio dei premi Inail per le imprese virtuose
29/01/13 Economia Nazionale 52
Cda e collegi sindacali, quota «rosa» al 33%
29/01/13 Economia Nazionale 53
La meccanica spiazzata dalla crisi
29/01/13 Economia Nazionale 54
Tasse e servizi, la sfida è al confine
29/01/13 Economia Nazionale 56
Parte il roadshow per la green-economy
29/01/13 Economia Nazionale 57
Nuova categoria Nasce Uiltec
29/01/13 Economia 58
Italia Oggi
Start up, è corsa al registro in Cdc
29/01/13 Economia Nazionale 59
La Nuova Prima Pagina di Reggio Emilia
I candidati di fronte alla crisi delle Pmi
29/01/13 Citazioni, Economia, Politica 60
Mussini (Cna): «Chi ci ha governato fino ad ora ha messo in seria difficoltà le imprese. E’ il sistema che
deve cambiare»
29/01/13 Citazioni, Economia, Politica 62
«Meno burocrazia e una giustizia più veloce per attirare investitori esteri»
29/01/13 Economia, Politica 63
Trascurate le zone terremotate
29/01/13 Citazioni, Economia, Politica 64
Ewmd, manager al femminile
29/01/13 Citazioni, Economia 67
Agroalimentare in vetrina
29/01/13 Economia 69
Il Progetto Europeo Fresh: contratti EPC per l’efficienza energetica nell’edilizia residenziale
29/01/13 Economia, Edilizia 70
Microcredito, agevolati i finanziamenti
29/01/13 Economia 72
La Stampa
Il vero stato dei conti pubblici
29/01/13 Economia Nazionale 73
Unità
Confindustria: «Serve maggioranza solida»
29/01/13 Economia Nazionale 75
Pagina 3 di 77

La precarietà continua ad aumentare
29/01/13 Lavoro e Sindacato 76
Le domande comuni di Confindustria e Cgil
29/01/13 Economia Nazionale 77
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CORRIERE DELLA SERA
Fondato nel 1876 m www.coniere.it
Direttore Responsabile: Ferruccio De Bortoli
29/01/2013
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L'analisiI centro studi: nel 2013 peserà di meno sul Pii l'impatto dell'austerità, fattore fiducia e più credito
Ecco dove il pensgoio di Squinzi ve e la crescita
ROMA — Poche pagine, frasi
brevi, grafici e tabelle in abbondanza:
l'analisi del centro studi di Confindustria
disegna ogni mese il
quadro della situazione economica
italiana e mondiale. Negli ultimi
tempi leggere quelle pagine :non è
stato un esercizio incoraggiante.
Ma nel numero pubblicato ieri si
intravede la famosa «luce in fondo
al tunnel». Fin dalle prime parole:
«L'economia sta toccando il fondo
della dura recessione, la seconda
in cinque anni. Si delineano ì presupposti
di un rimbalzo che può
dare avvio alla ripresa».
Rimbalzo e ripresa. Insomma, la
crescita che tutti invocano da quando
è cominciata la crisi del debito e
ancora di più da quando è partita
la campagna elettorale. Confindustria
ha sempre detto che primi segnali
positivi sarebbero arrivati
nella seconda metà del 2013. Ma
stavolta l'enfasi è diversa, il raglionamento
più articolato, Dice Confin.dustria
che «vengono meno o si
allentano le tre cause del regresso:
il credit crunch, (cioè la stretta sul
credito, ndr, che però in Italia continua
a farsi sentire) la iper restrizione
dei bilanci pubblici e la frenata
della domanda globale». Ma non
è soltanto agli indicatori economici
puri che bisogna guardare. «Per
la ripartenza si legge ancora nel
documento — è basilare che sì sollevi
la cappa dì paura creata dalla
situazione politica interna; perciò
è cruciale che l'esito delle imminenti
elezioni dia al Paese una maggioranza
solida». Non solo, Perché
è necessario anche che questa maggioranza
«abbia come priorità le riforme
e la crescita, fornendo così
un quadro chiaro che infonda fili -
Pagina 5 di 77
cia nel futuro e orienti favorevolmente
verso la spesa le decisioni di
consumatori e imprenditori». Un
ragionamento che esce dai confini
di casa nostra, quando sottolinea
che «ad sistema globale l'incertezza
si è quasi dissolta, visto che all'appello
manca solo il voto autunnaie
della Germania». E che arriva
proprio nel giorno in cui Mario
Monti dice che l'arrivo di un'eventuale
manovra. economica bis di-
lell'.ttlià
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fit Italia
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a:(,.,-...ernbre .2Q12 rispetto al
ni0e pretedeile. Nell'intero
2012 il calo è del 6,2%
rispetto all'anno precedente
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2012-2015
pende dal risultato del voto. Ma se
invece dalle urne non dovesse uscire
una maggioranza solida? «Il rimbalzo
e la ripresa sarebbero certamente
più difficili» risponde Luca
Paolazzi, direttore del Centro studi
di Confindustria. Che poi, per fare
un esempio, cita uno dei mercati
più in difficoltà, quello dell'auto:
«Le immatricolazioni ricorda
sono scese al livello del 1979 ma il
reddito :non è calato a quei valori.
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2012
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Questo vuoi dire che gli acquisti
dei beni durevoli sono stati compressi
al di là della caduta del reddito.
C'è stato un rinvio di spesa». Ci
sono anche altri motivi, più strettamente
economici, per ipotizzare
rimbalzo e ripresa del Pii. Come il
«rasserenamento del quadro congiunturale
internazionale» con la
Cina che è ripartita e gli altri emergenti
che seguiranno, o come i segnali
che arrivano dagli Stati Uniti,
dove «grazie alla potente azione
della Fed (la banca centrale, ric/r) e
ai coraggiosi deficit pubblici è risorta
l'edilizia residenziale». Una
netta critica, l'ennesima, a quelle
politiche di ausierity che adesso
anche in Italia sembrano aver perso
sostenitori. Lorenzo Salvia
Zsalvia@corricre.it
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CORRIERE DELLA SERA
Fondato nel 1876 i i m www.coniere.it.
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Lavoro e stipe dl
Da sinistra Giorgio Squinzi
(Confindustria), Susanna
Camusso (Cgil) e Raffaele
Bonanni (Cisl). Secondo
istat íl 2012 ha visto
aumentare il costo della vita
del 3% mentre le buste paga
solo dell'1,5%, ferme quelle
pubbliche, salite del 2,2%
quelle dei dipendenti privali.
Come nel 1983, trenta anni
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29/01/2013
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inclustrbt e prezzi Andamento delle retribuzioni mai così lento da 30 anni
Confindustria: rimbalzo possibile
Ma i salari crescono meno dei
«Crisi, toccato il fondo» L'Istat stipendi aumentati de „ 5
ROMA Bili stipendi cre-
scono la metà dell'inflazione,
Secondo 'star, il 2012 ha visto
aumentare il costo della vita.
del 3% mentre le buste paghe
solo dell'1,5%, ferme quelle
pubbliche, salite del ' ,2% quelle
dei dipendenti privati. Per ritrovare
un dato così brutto bisogna
andare al 1983, trenta
anni fa. Uno scenario che ha
fatto gridare il sindacato all'emergenza
sociale. Il leader
della Cgil Susanna Camusso
chiede lo sblocco dei contratti
pubblici e sostiene che questo
«è il risultato teorizzato esplicitamente
dai due ultimi governi,
depotenziando i contratti
nazionali per aumentare i salai
di produttività». Per Raffaele
Benanni (Cisl) ci vuole «un
nuovo patto sociale come venne
fatto nel 1992 per abbattere
l'inflazione, oggi invece serve
per alzare i salari e tagliare le
tasse».
L'economia soffre non solo
per il mondo dei dipendenti,
Anche le imprese, che ormai
sono arrivate a chiudere mille
al giorno, chiedono un cam-
bio di passo, l'abbandono della
linea del rigore e politiche
di sviluppo. Per Viale Astronomia,
nella sua congiuntura
flash, «l'economia italiana sta
toccando il fondo della seconda
dura recessione in cinque
anni e si stanno delineando i
presupposti di un rimbalzo
che dia avvio alla ripresa», Cruciale
per la ripartenza. è l'esito
delle elezioni che deve produrre
una maggioranza solida in
grado di governare per tutta la
legislatura. «Una maggioranza
L dpriasa
«Si stanno delineai ido
i presupposti
di un avvio alla ripresa»
Carmasso
II segretario C. , 11:
«Vanno sbloccati
i contratti pubblici»
magegmac~ffigemm
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- si legge nel rapporto confindustriale
che abbia come
priorità le riforme e la crescita,
fornendo così un quadro
chiaro che infonda fiducia nel
futuro e orienti favorevolmente
verso la spesa le decisioni
dei consumatori e imprenditori».
Ieri per la prima volta le cinque
associazioni aderenti a Rete
Imprese Italia hanno protestato
in tutto il Paese portando
in piazza 30 mila imprenditori
in So città. li presidente
Carlo Sangalli ha lanciato un
appello a tutte le forze politiche
in occasione della campagna
elettorale a «non mettere
in liquidazione le imprese»
ma a fare progetti e agende
per costruire un «Paese normale>
senza una burocrazia barocca
e miope e l'estenuante ricerca
di un credito bancario sempre
più difficile da ottenere».
Sangalli ha. colto l'occasione
anche per criticare la proposta
fatta da Confindustria di aumentare
fl.va. «Ila disperazione
delle piccole imprese che
noi oggi rappresentiamo precisa
il presidente di Rete - deriva
da una domanda interna desolatamente
ferma, per questo
chiediamo di archiviare definitivamente
l'aumento delle aliquote
Iva, è un nodo che ci divide
dal manifesto della Confindustria».
li Pdl di Berlusconi ha già
fissato una data per incontrare
rappresentanti di commercianti
e artigiani mentre il Pd.
ha dimostrato grande interesse
e il responsabile economico
Stefano Fassina ha dato massi-
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i disoccupati
a novembre 2012
ma disponibilità per un confronto
costruttivo. Scelta Civica,
invece, ancora non si è fatta
viva ma Giuliano Cazzola,
candidato al Senato per la lista
del premier, ha osservato che
«esistono molti punti di convergenza
tra le proposte di Rete
Imprese e le nostre, nel mettere
a punto il nostro programma
terremo certamente conto
delle idee che sono state alla
base della manifestazione».
Roberto Bagnob
C RIPPODUZIDA/E RISERVATA
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Il rapporto dì Bruxelles
La Germania? licenzia più operai dell'H:alla
11 cancelliere tedesco
Angela Merkel
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Fondato nel 1876 m
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ROMA Tra il 2000 e il 2011 sono
stati persi due milioni e mezzo di posti
di lavoro nel settore manifatturiero dei
quattro Paesi più grandi dell'area curo:
Germania, Francia, Italia e Spagna. Lo
ha indicato il commissario europeo agli
Affari economici 011i Rehn,
intervenendo alla conferenza per il
quarantesimo anniversario dei
sindacati europei che si è tenuta ieri a
Madrid. Nel dettaglio, il conto più
salato è stato pagato da Francia e
Spagna, che hanno perso 750 mila posti
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di lavoro ciascuna. Segue la Germania
con 570 mila che questa volta supera.
l'Italia (370 mila posti).
Secondo il commissario Rehn, per
uscire dalla crisi, «abbiamo bisogno di
invertire questa tendenza e l'Europa
deve ripristinare la propria
competitività». A suo giudizio è
necessario «facilitare i contratti di
lavoro permanenti» e «assicurare il
ritorno all'attività da parte di chi ha
perso il posto».
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Rete !tana segnale al partiti prima del voto
Piccole imprese
ancora prigioniere
di Fisco e credito
Sangalli: muore un'azienda al minuto
Carlo Sangalli, portavoce di Rete
Imprese Italia, l'ha definita la mobilitazione
«dell'Italia che non frequenta
i salotti buoni e non ha santi in
Paradiso». Ieri con uno sforzo organizzativo
che non ha precedenti le
cinque sigle che compongono .in Italia
l'arcipelago della piccola impresa
(Confcommercio, Confartigianato,
Cna, Confesercenti, Casartigiani)
hanno fatto sentire la loro voce e
hanno organizzato in quasi tutte le
province iniziative a grande partecipazione.
A Roma la manifestazione
si è tenuta in piazza del Pantheon, a
Temi c'è stato un corteo di imprenditori
e a Napoli i panettieri hanno
regalato il loro prodotto ai cittadini
per denunciare il calo dei consumi.
In molte altre realtà commercianti e
artigiani hanno incontrato i candidati
alle elezioni per sottoporre loro
la lunga lista delle doglianze. Sono
state sperimentate anche le nuove
tecniche della comunicazione social
utilizzando Twitter per rendere interattivo
il dialogo tra Roma - dove
parlava Sangalli -, le sale collegate e
le imprese sul territorio.
La richiesta avanzata è stata che
«la politica non metta in liquidazione
le imprese» anche perché, dati
forniti da Sangalli, nel 2012 ha chiuso
un'azienda al minuto. Una cifra
da film dell'orrore. Rappresentando
Rete Imprese Italia prevalentemente
le piccole realtà che lavorano sul
mercato interno la drammaticità della
recessione si fa sentire qui più che
altrove. La valvola dell'export è tutto
sommato ancora un privilegio di
pochi Piccoli (molti dei quali agganciati
alle filiere della fornitura) mentre
la crisi dell'edilizia, la drastica discesa
dei consumi e il mancato paga-
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mento dei debiti della pubblica amministrazione
concorrono a detenninare
tutti insieme un combinato disposto
micidiale. Che, per l'appunto,
causa una ferocissima selezione
danviniana. Proprio per questo motivo
Sangalli ha ribadito ancora una
volta il suo no a ulteriori incrementi
defilva («sarebbe una doccia gelata
sulle speranze di ripresa!»), differenziandosi
così nettamente dalla Confindustria
che nei giorni scorsi ave-
Carlo Sangaiii, portavoce di Rete Imprese Italia
va aperto in materia.
11 grido di dolore dei Piccoli arriva
in una campagna elettorale caotica
dove faticano ad emergere chiari
contenuti programmatici. E soprattutto
dove non c'è chiarezza sulla necessità
di varare provvedimenti-ossigeno
per tener su la domanda interna.
Il tavolo sulla concessione dei
mutui ha un andamento carsico e
multe amministrazioni pubbliche
hanno di fatto sospeso ogni tipo di
pagamento. Sangalli ha ricordato come
Rete Imprese Italia abbia intenzione
di battersi per la diminuzione
della pressione fiscale a cominciare
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dall'odiata Irap, per la semplificazione
delle normative e per riaprire i rubinetti
del credito. A sostegno di
queste rivendicazioni i Piccoli ieri
hanno messo in campo la loro forza
che eledoralmente non vale poco, visto
che Rete Imprese Italia organizza
2,5 milioni di aziende. Le cinque organizzazioni
viaggiano insieme ormai
da più di due anni con alti e bassi
ma le manifestazioni di ieri posso-no
rappresentare un'occasione per
ripartire, anche perché se la scelta
iniziale era stata della Confcommercio
la successiva mobilitazione ha
trovato tutti d'accordo con una buona
tenuta dei rapporti unitari.
Se nei giorni scorsi Confindustria
e Cgil, ognuno per la sua strada e
nel rispetto delle proprie tradizioni
culturali, avevano elaborato veri e
propri «piani alternativi per la crescita»,
la scelta di Sangalli é stata
quella di posizionare Rete imprese
Italia in un orizzonte più classicamente
sindacale. «A chi ci chiede cosa
siamo disponibili a dare in cambio
di una politica per la crescita -
ha scandito il portavoce rispondiamo
che ogni giorno
diamo all'Italia lavoro,
occupazione, stabilità
economica e coesione
sociale». E forniamo
«prodotti e servizi che
ampliano e arricchiscono
il mercato, investendo
e pagando di
persona». Se il tema
del rapporto con le
banche è stato accennato
- ma avrebbe meritato
una maggiore focalizzazione
e l'indivicluazione
di un percorso
di riattivazione -
niente è stato detto in materia di aggTegazione.
I Piccoli faticano a mettere
nelle loro agende l'esigenza di
fare massa critica, di evitare la chiusura
creando reti di impresa o fondendo
gli sforzi di due imprenditori
che lavorano nello stesso settore.
L'individualismo„ croce e delizia dell'imprenditoria
minore, resta una
costante nonostante la Grande Crisi,
le cessazioni di attività e la difficoltà
di avvicendare in azienda i padri
con i figli.
Dario Di Vico
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Periodicità: Quotidiano
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1.0
0.5
0.0
-0.5
-1,0
-1.5 —
-2.0
-2.5 —
Fonte lotalt
CORRIERE DELLA SERA
3.0
2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
1,8
Fondato nel 1876 m
www.coniere.it
Direttore Responsabile: Ferruccio De Bortoli
12 La crescita che verrà
(Italia, variazioni %, dati trimestrali destagionalizzati)
L'indice anticipatore OCSE è spostato avanti dì 2 trimestri
PII (scala destra) —Anticipatore OCSE
Fonte: elateralooll CSC ISTAT e EKSE
131 i salari
Retribuzioni contrattuali orarie, variazioni % rispetto al periodo precedente
..................... ..................... .................... ..................... ....................
lA 1,4 1,4 1,4
gen, fab. mar, apr. mag, Mg. ago, ott. nev. Mc. gen. feb, mar. apr, mag, Mg, agm set nosr, d
2011 2012
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2
1,5
- -1
- -2
— -3
1,7
EYARCO
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
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Pagina 29

press unE
CORRIERE DELLA SERA
Fondato nel 1876 i i m www.coniere.it.
Direttore Responsabile: Ferruccio De Bortoli
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
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PROGRAMMI
Scuola di valila, giustizia efficiente
Due tabù della campagna affiorale
di ROGER ABRAVANEL
‘"" I tema più attale di questi giorni sulla
scuola itaera liana seme essere quello delle
iscrizioni offline. Eppure la vera
opportunità di oggi è un'altra: la
- possibilità di scegliere la scuola basandosi
su misurazioni oggettive delta qualità
dell'insegnamento, soprattutto quelle basate
sugli apprendimenti degli studenti misurate
con i test Invalsi, lanciati ormai da qualche
anno e solo oggi resi disponibili in molte
scuole. La scuola che ha i test migliori di quelli
della media della città di residenza può essere
considerata una scuola migliore e vale la pena
di cercare di iscrivervi i propri figli (online o
manualmente) anche se è un po' più lontana da
casa e non ha laboratori moderni o molti
computer. Questa innovazione ha ancora molto
da migliorare per essere di facile utilizzo da
parte delle famiglie ma può rivelarsi cruciale se
riesce a vincere l'opposizione dei molti (tra cui i
sindacati della scuola) che si oppongono a
qualunque tentativo di valutare il merito delle
scuole e renderlo trasparente. E può fare
finalmente nascere anche da noi la meritocrazia
nelle scuole. Ma è stata dimenticata dai media e
dalla politica.
C'è un'alta iniziativa sulla trasparenza del
servizio pubblico che in questi giorni ha attirato
molto l'attenzione dei media: la pubblicazione
da parte del Tribunale di Milano del proprio
«bilancio sociale», un resoconto ben
documentato delle proprie attività. Ma se è
interessante sapere che, a causa della crisi, le
separazioni coniugali diminuiscono e
aumentano le cause del lavoro, è mancata in
questa lodevole iniziativa di trasparenza una
informazione chiave: la durata media dei
processi. Non è cosa da poco, visto che le toghe
Che si sono riunite a inaugurare l'anno
giudiziario sanno che la posizione dell'Italia
nella classifica della qualità della giustizia civile
stilata da «doing business in the world» è
ulteriormente peggiorata dal 158' posto del 2011
(dopo il Gabon) ai 160 (dopo il. Togo, !Brune'
e le isole Corpore) nel 2012. E l'interessante
approfondimento sulla differenza tra alcune
grandi città (il dato nazionale si basa ovunque
solo sulla capitale) rivela grandi differenze fra
tribunale e tribunale, al Nord come al Centro
Sud, con la solita 'Forino che continua a
svettare. Come a dire che la trasparenza sui
tempi dei processi dei singoli tribunali
rivelerebbe chiaramente i «buoni» e i «cattivi».
Cosa c'è in comune tra la qualità della scuola e
quella della giustizia? ll fatto che sono due
essenziali motori della crescita strutturale del
Pii (Prodotto interno lordo) perché le imprese
non investono senza giustizia civile e í giovani
entrano nel mercato del lavoro impreparati
senza una scuola di qualità.
Eppure il dibattito politico di questi giorni non
affronta questi temi e quando qualcuno lo fa
utilizza concetti vecchiAnnanzitutto perché
sono riforme a medio termine ed è
comprensibile che oggi la priorità sia di ridurre
l'aumento della disoccupazione giovanile
causato dalla crisi. Comprensibile ma miope
perché si dimentica che la inoccupazione
(giovani disoccupati Ma anche giovani che
studiano fino a 28 anni o non cercano lavoro,
donne inoccupate, pensionati 58enni) è un
fenomeno che da noi va avanti da 20 anni e che
solo affrontando alla radice le sue cause
ridiventeremo una economia dinamica e ricca.
Così avviene che il tema della giustizia non
venga affrontato come dmebbe anche se tutti
sono oggi finalmente d'accordo che è un grave
problema. Ai centro destra i tempi biblici della
magistratura interessano poco perché è piu
Importante attaccarla perché martirizza Silvio
Berlusconi. A sua volta la sinistra si guarda
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bene dall'invocare la meritocrazia nella
magistratura in piena campagna elettorale
contro lo stesso Silvio Berlusconi. E Monti tace,
perché a parte la encomiabile chiusura di 3o
tribunali, il suo governo ha fatto poco per
iniziare a migliorare l'efficienza dei 100 che
restano.
Per quanto concerne la scuola, sinistra e destra
continuano a parlare dei problemi di chi ci
lavora disinteressandosi dei problemi che
l'assenza di meritocrazia crea agli studenti. La
sinistra da sempre si oppone a tutti i «tagli» e
si allea con i sindacati opponendosi a
qualunque forma di valutazione delle scuole
(anche sfruttando le prove Invalsi), La destra
aveva permesso al ministro Gelmini di
rilanciare l'Invalsi perché non era interessata al
rapporto con il sindacato della scuola; ma
quando si è trattato di utilizzarlo (assieme ad
altri approcci) per avviare un serio programma
di valutazione delle scuole ha dato
priorità all'accordo Tremonti-sindacati
che tagliava i posti barattandoli con
aumenti di stipendio. Tace invece
Mario Monti che si è dovuto
confrontare con enormi opposizioni al
suo lodevole tentativo di fare il primo
concorso in 10 anni per nuovi
insegnanti e inserire un po' di
meritocrazia nella selezione degli
insegnanti.
11 problema della nostra scuola è però
profondamente diverso da quello della
giustizia della quale da anni si
lamentano 50 milioni di italiani: nel
caso della scuola, non è mai stato fatto un serio
dibattito per dimostrare ai cittadini la
drammatica situazione del nostro sistema
educativo e gli italiani continuano ad essere
convinti di avere buone scuole ed università e
che il problema sono solo i «tagli».
Ma se questo dibattito sulla scuola non verrà
affrontato e se la trasparenza sulla qualità della
nostra giustizia non andrà oltre il «bilancio
sociale», la crisi economica del nostro Paese
durerà per i prossimi cinquant'anni.
Meritoerazia.c( re. it

pressunE
GAllETTA DI REGGIO
Direttore Responsabile: Sandro Moser
Akk,
L'azienda si è specializzata nella gestione in outsourcing di documenti aziendah anche in formato digitale
,:7:\W.
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
OLTRE LA CRISI » IL E
Nuovo socio indiano per la Memar
Tiratura: 14.722
Diffusione: 11.531
Raddoppio del fatturato in 3 anni grazie all'entrata nel capitale della TechTrek Ltd, che aprirà le porte verso l'estero
h REGGIO
Nei bel mezzo della crisi, c'è an
che qualcuno che prevede ci.
raddoppiare il proprio fatturatc
nel giro di tre a nni, portandos.
così a quota 25 milioni di curo
e di incrementare le assunzion
del 20 per cento. Si tratta delk
reggiana Memar Monteasse.
gni, azienda leader nella gestio.
ne dei documenti, che, parten.
do dalla sede di Reggio open
anche a Panna, Bologna, Ra.
venna, Arezzo e Casarano (ir
provincia di Lecce). Un assettc
che verrà ora ampliato grazie
all'entrata nei capitale della Te.
chIrek Ltd, società indiana che
oltre a portare nuova finanzi
nelle casse, permetterà di dare
una forte connotazione di cara
tere europeo alla struttura delk
Memar.
Un traguardo che giunge do.
po quaranta anni di evoluzione
nei servizi di data entry (ossir
quelli che riguardano la gestio.
ne dei documenti, dall'acquisi.
zione alla digitalizzazione)„ a
quali .Memar ha poi aggiunto le
voci di archiviazione fisica e ge.
sifone elettronica documenta.
le. Si occupa, tra l'altro, di stam.
pare e consegnare documenti
sostituendosi a Poste italiane
nelle zone di competenza, e
non meno importante, è unc
dei punti di riferimento iitalian
per la catalogazione dei ben
culturali. E pensare che tutto e
partito nel 1972, quando Mette:
Macchiaverna e Romano (d
qui ha origine l'acronimo di Me.
mar) hanno deciso di iniziare
gestire la contabilità delle azien
de che, proprio in quegli anni
erano alle prese con il passag
gio dal] Un outsour.
ring ante litteram: quasi .nessu.
no, allora, aveva intuito la po.
tenzialità dell'affidare ad azien.
de esterne lavori che fino a que
momento erano svolti interna.
mente. Dalla gestione di cedole
di pagamento e registrazion
contabili, alla gestione di prati.
che e documenti bancari il pas.
so è breve. A .Memar è bastante
allungare la gamba per trovars
nel cuore dell'attività bancarir
e finanziaria. L'azienda reggiana,
adesso, ha quotidianamente
a che fare con la negoziazione
del lavoro che il giorno precedente
è avvenuto in banca
Dal semplice bonifico all'operazione
più complessa, infatti, tutto
è oggi traslato dalle banche
alle aziende che, come Memar,
si occupano di gestione documentale.
In Italia, a livello privato,
ci sono quattro o cinque
compentors con cui confrontarsi.
Quello che la caratterizza, però,
e le dà un estremo vantaggio
su tutti gli altri player, grandi o
piccoli che siano, è che Memar
ha internalizzato completamente
la filiera. Significa che
l'azienda svolge al proprio interno
tutte le attività offerte, senza
affidarsi a terzi: dal semplice data
entry alla stampa e recapito,
:fa tutto da sé. E questo le per-
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mette di collera mare coi clienti
su tutte le attiVità della :filiera,
garantendo controllo ed evitando
rischiosi passaggi di mani.
Dettaglio di non poca importanza
se si considera la delicatezza
dei documenti trattati:
180 per cento del fatturato di
Memar è occupato da banche e
istituti finanziari. Martina Riccò
(2 -continua)
Pagina 10

pressunE
GAllETTA DI REGGIO
Direttore Responsabile: Sandro Moser
L'INTERVISTA A LAURENTI
«Diminuiti clienti grandi
per ridurre i rischi»
REGGIO
La seconda svolta di Meritar,
quella decisiva, è stata voluta
da Franco Laurenti, amministratore
delegato dell'azienda,
che ha seguito l'evoluzione dei
sistemi di pagamento informatizzati
utilizzati dalle banche.
«Da quel momento abbiamo
miniato a concentrarci non solo
più sul data entry ma anche
sull'archiviazione fisica dei documenti
- spiega Laurenti -
L'archivio è sempre visto come
qualcosa di fastidioso e poco
fruibile. Affidando l'archivio
a un soggetto esterno che
cataloga il materiale, dà un riscontro
di ciò che ha ricevuto,
dice dove e come è stato disposto
Ll materiale e, soprattutto,
garantisce la possibilità di avere
fotocopie o originale in ogni
momento, si ha un enorme
sgravio. Sgravio organizzativo
e anche economico: affidando
l'archiviazione a noi le aziende
risparmiano molti dei soldi
che invece dovrebbero spendere
se facessero archivio al loro
interno».
Riuscire a trasformare gli archivi
in effettive fonti di informazione
richiede però un salto
tecnologico importante.
«Tutto questo è possibile solo
grazie a una perfetta indicizzazione.
Significa che ogni docu-
La sede principale della Menar Monteassegni di Reggio
Pagina 13 di 77
mento viene catalogato altraverso
codici e parole chiave
che permettono di richiamare
quel documento in ogni momento,
senza mai perderlo. In
questo modo si ridà vita al proprio
archivio e la consultazione
diventa immediata». Memar
sta investendo poi
sull'estero, vera frontiera per
far salire il giro d'affari. «Lo
scorso ottobre è entrata come
nuovo socio la TechTrek Ltd,
società indiana che, oltre a
portare ingenti somme di denaro
nelle nostre casse, permetterà
di dare una forte connotazione
di carattere europeo
alla nostra struttura - spiega
l'ad Non solo perché l'india
è attualmente il top nella
produzione di software, ma
anche perché la TechTrek è già
presente a Londra e a Parigi. ll
nostro obiettivo principale è
quello di lavorare di più con
tante piccole aziende, per polverizzare
il rischio. Se fallisce
la grossa azienda, infatti, noi le
andiamo dietro, mentre è impossibile
che tutte le piccole
aziende che seguiamo falliscano
nello stesso momento. Proprio
a causa del default di alcune
grosse società che stavamo
seguendo abbiamo vissuto un
periodo difficile, ma siamo riusciti
a saltarci fiori senza ridurre
il personale.
Franco Laurenti
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s.%
FRANCO
LAURENTI
L L II socio indiano,
oltre a portare ingenti
somme di denaro nelle
nostre casse, ci permetterà
di aprirci ai clienti dei
mercati europei
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 14.722
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Pagina 10
Nuovo socio i

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GAllETTA DI REGGIO
Direttore Responsabile: Sandro Moser
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
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Operaio intossicato m fonderia
Incendio in uno stabilimento di Mancasale a causa ci uno sversamento di alluminio incandescente
di Elisa Pederz i
Infortunio sul lavoro, ieri m tdna,
alla fonderia GET Srl di
via Raffaello a Mancasale. Il
forno basculante colmo di alluminio
fuso si è danneggiato in
fase di sversamento nei vassoi
di contenimento, causando
una imprevista fuoriuscita di
liquido incandescente ben superiore
alla capacità degli strumenti
di accoglienza e provocando
Ufl incendio. L'incidente
ha rischiato di trasformarsi
in una tragedia: un dipendente
durante te operazioni di spegnimento
è rimasto intossicato.
Per fortuna, però, le sue
condizioni non sono gravi: se
l'è cavata con una prognosi di
sette giorni.
L'INCIDENTE. 'rullo è successo
:intorno alle 9.
Nello stabilimento lavorano
un centinaio di operai, suddivisi
in quattro linee produttive:
qui si fabbricano testate di
motori e parti di sicurezza per
il got ha mondiale di moto e auto.
Basti dire che i clienti hanno
nomi molto importanti, come
Ferrati Auto, Aston Martin,
Bmw, Ducati tanto per citarne
alcuni. E il fatturato si aggira
sui 25 milioni di euro.
Il forno basculante contiene
qualcosa come 15120 quintali
di alluminio fuso. «E' stato sostituito
un paio di giorni fa, ma
è crepato. Probabilmente era
difettoso» è il commento di
Marco Bettolotti, amministratore
delegato
Di fatto, lo sversamento è
stato maggiore di quello che
poteva essere sostenuto - dì almeno
un paio di quintali - nonostante
il manovratore, quando
si è reso conto del problema,
abbiamo immediatamente
tentato di girate il macchina-
I vigili de ari a Mancasale
rio e far uscire meno alluminio
incandescente possibile.
Net reparto, però, è subito
divampato un furioso incendio.
«Immediatamente, sono
state messe in atto le misure di
pronto intervento e di emergenza-
spiega l'amministratore-
con sabbia ed estintori».
UN FERITO. Tra i dipendenti
impegnati in queste operazioni
c'era anche Taki Aziz, marocchino
51enne residente a
Reggio.
«E' un generoso, si è subito
messo al lavoro per spegnere
le fiamme, in attesa che sul posto
arrivassero i vigili del fuoco.
E per qualche istante, per
la fretta di intervenire, deve essere
rimasto senza mascherina»
prosegue il titolare.
Poco dopo, però, l'uomo si è
sentito male, a causa delle esalazioni.
Non si sa ancora se l'intossicazione
sia dovuta all'incendio
o alle polveri sprigionate
dagli estintori durante lo spegnimento.
Di fatto, l'uomo si è
accasciato e aveva difficoltà respiratorie.
E' stato soccorso dal personale
medico fatto intanto arrivare
dal 118 in via Raffaello e,
dopo le prime cure all'interno
dello stabilimento, è stato trasferito
all'ospedale Santa Mari
a Nuova di Reggio.
Le sue condizioni dopo le
cure del_ caso non sono giudicate
gravi: i medici lo hanno dimesso
con una prognosi di sette
giorni.
Sul posto è intervenuta la
Medina del lavoro per gli accertamenti
del caso e le -verifiche
delle condizioni di sicurezza.
Nel pomeriggio, la produzione
è parzialmente ripresa.
ZIRiFRODUZIONE RISERVATA
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Pagina 16
O a et ivarosskato in rnxaderia

press unE
11 vino più esportato
è sempre il L brusco
Da solo rappresenta l'8% della produzione nazionale che varca i confini
In termini di fatturato però sono i "grandi" francesi che superano tutti
13 REGGIO
Il mercato del vino sta vivendo
un momento particolarmente
vivace. R valore dei prodotto
esportato ha segnalato nel corso
del 2012 un incremento del
9% rispetto al 2011 a fronte di
un calo dei volumi del 2%. Nel
contesto Internazionale il vino
sfilso, che rappresenta il 39%
del vino commercializzato fra i
vari paesi, ha registrato una
contrazione dei -volumi movimentati
del 3% in contrapp osizione
però a un incremento
delle quotazioni del 19%. 11
commercio mondiale dei vini
sfasi negli ultimi 5 anni è costantemente
Incrementato
passando da una rilevanza del
34% all'attuale 39% in termini
di volumi a spesa degli spumanti
che da un i 0% esportato
5 anni fa sono passati al con -ente
6%. La Germania si conferma
il paese che importa il maggior
quantitativo di vino pur
avendo ridotto nel corso del
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Direttore Responsabile: Sandro Moser
Calici divino preparati per l'assaggio
2012 i volumi del 5,5% incrementandone
però i valori del
2, %. Gli Sttiti Uniti invece, che
a livello di acquisti dall'estero
pesano quasi quanto il Regno
Unito, confermano il proprio
trend di crescita delle importazioni
e lo scorso anno hanno
fatto registrare un aumento del
N ,I'Vn
„ ‘ts, \\-■
``.
\\ N
1:‘"*.Z:
*N')
21% dei volumi e del 16% dei
valori rispetto a quelli dell'anno
precedente. La Cina, che ai
:momento vale un terzo del
mercato americano, incrementa
le importazioni del 14% dei
volumi e del 27% del valore. A
livello di esportazione di vino il
trofeo 2012 torna nelle mani
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29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 14.722
Diffusione: 11.531
dell'Italia che, pur con un calo
dei volumi esportati del 9%,
rappresenta il 23,5% del vino
esportato a livello mondiale
immediatamente seguita dalla
Spagna, che esporta il 22,6%, e
dalla Francia con il solo 14%. A
livello di valori però i tre paesi
che detengono il 60% dell'
esportazione di. vino a livello
mondiale si spartiscono la torta
in modo differente. La Francia
si aggiudica il 31% del valore,
l'Italia 11 19% e la Spagna il
9,5%. Queste constatazioni fanno
riflettere non solo sul futuro
delle strategie commerciali, sia
di prezzo sia di mercato, che la
viticoltura italiana dovrà intraprendere
nei prossimi anni ma
anche e soprattutto di quelle
locali. Il Lambrusco in effetti
vanta il primato del vino italiano
più esportato nel mondo e
da solo rappresenta 1'8% del
volume nazionale che dal nostro
paese raggiunge i mercati
esteri.
Claudio Corradi
Pagina 38
Evioe ègpax-tato
è SCIIIK12 Larobrusro
"
'''' :

press unE
GAllETTA DI REGGIO
Direttore Responsabile: Sandro Moser
%META'
Doc, Dop, Stg
che confusione
per tutelare
le produzioni
REGGIO
Proprio adesso che il termine
"Doc" iniziava a essere inteso
dai consumatori come sinonimo
di qualità, ma senza ancora
essere conosciuto nella sua
essenza reale, si impongono
modifiche. Alle attribuzioni
Doc e Igt note per i vini si affiancano
ora le corrispondenti
europee, valide per tutto
l'agroalimentare, Dop e Igp
:ma anche Stg.
Tutte sigle coniate a esclusiva
tutela del consumatore
che da questa foresta di marchi
e terminologie ne esce
confuso. Anche perché oltre a
questi deve individuare il prodotto
a filiera corta che non
necessariamente è la stessa
cosa di quello a chilometro
zero dite a sua volta potrebbe
anche essere a impatto zero,
biologico, biodinamico, integrato,
sostenibile e via di seguito.
In uno scenario del genere
hanno vita facile i marchi
commerciali della grande
distribuzione utilizzati per garantire
le proprie scelte commerciali.
(c.c.)
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29/01/2013
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Pagina 38
.11 Ape più e:spella°
è sempre it Larobruseo

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il Resto del Carlino
Direttore Responsabile: Giovanni Morandi
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„.. .
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 183.714
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Confindustria: balzo vicino
Ma i ‘piccoli' alzano la voce
Protesta di Rete imprese: «La politica investa nello sviluppo»
Matteo Pato
ROMA
IL RITORNO alla crescita è vicino.
Lo ha spiegato ieri il centro studi
di Confindustria nella sua analisi
mensile. Ribadendo anche come
sia «cruciale che l'esito delle imminenti
elezioni dia al Paese una
maggioranza solida». Le imprese,
tutte, richiamano la politica a fare
la sua parte. Un punto ribadito anche
dal presidente di turno di Rete
imprese Italia e leader di Confcommercio
Carlo Sangalli nella
giornata di mobilitazione di tutte
le aziende del Paese, chiedendo
«alle forze politiche di investire
li CARLO
SAN GAW
La disperazione delle piccole
imprese sta netta domanda
che è desolatamente ferma
Per questo chiediamo
di archiviare l'aumento Iva
nello sviluppo». Sangalli ha chiamato
i suoi a raccolta: «Oggi si alza
in Italia la voce di centinaia di
migliaia di imprese, per chiedere
una svolta. Senza impresa non c'è
futuro». Secondo Rete Imprese,
un imprenditore su due pensa che
la crisi dipenda dall'incapacità della
politica di trovare soluzioni efficaci.
Per questo, si chiedono interventi
che partano dai consumi.
Per Sangalli, infatti, «la disperazione
delle piccole imprese che noi
rappresentiamo deriva da una domanda
interna desolatamente fer-
ma, Allora chiediamo di archiviare
definitivamente l'aumento
Iva». Questa e altre proposte sono
contenute nel documento programmatico
in dodici punti che
l'associazione ha presentato: dal fisco
alla burocrazia, passando per
il lavoro, il credito, l'energia, le infrastrutture.
UN GRIDO di dolore che precede
di poche ore l'uscita di Confmdustria:
«L'economia italiana sta toccando
il fbndo della dura recessione,
la seconda in cinque anni». E
non possiamo che risalire, perché
«si delineano i presupposti di un
rimbalzo che può dare avvio alla
ripresa, La sfiducia spiega il documento
del centro studi — ha
compresso la domanda interna
ben oltre quanto giustificato dalla
situazione oggettiva dei bilanci familiari
e aziendali: gli acquisti di
beni durevoli sono scesi molto
più del reddito reale disponibile,
gli investimenti sono ai minimi
storici».
Ma l'analisi di Confindustria va
letta in controluce, come spiega
Giuseppe Ferraguto, docente responsabile
del corso di macroeconomia
alla Bocconi di Milano:
«Bisogna capire chi dovrebbe trainare
questa ripresa. Non penso le
famiglie, perché le retribuzioni in.
termini nominali crescono meno
dell'inflazione, Restano gli investimenti
e le esportazioni». I primi
sembrano esclusi. «In una fase di
domanda interna blanda le imprese
difficilmente investono. Insomma,
dobbiamo puntare tutto sulle
esportazioni». E, comunque, la
crescita ripartirà pianissim o. «Parliamo
di un rimbalzo molto leggero».
Senza contare alcune spade di
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Damocle. «Ad esempio
de Ferraguto —, il carico
fiscale cresce-
rà ancora?». Se
accadesse, il
rimbalzo potrebbe
essere
molto breve.
c'è sempre
la possibilità
di choc avversi,
come una situazione
di potenziale
ingovernabili
tà scaturita
dalle elezio-
ni»-
si chie-
ron ■ind,tria. ■hal, va-h tn
Nir i 'uireell' .11.7al, h
4

BOLOGNA
RIMBOCCARS1 le ta a,a
sempre. Anche s
nella palude della cris o
ce E casi, quando in una fnlslbrìca
manager hanno le idee chiare e
dipendenti sanno come trasfor-
3 in realtà, può accadere che
paga arrivino 2,000 curo
lordi in paia. Succede M un'itinpresa
che produce vernici per legno,
la Rermer Italia di Minerbio, nel
Bologne. In pratica. un alito sta -
pendio per i 200 dipendenti, soldi
provenienti sia dalla condiviione
degli utili sia dai risparmi
sta riscaldamento, luce, carta, ma-
te
fr
U3
e chi
T,',
press unE
prime e così via. Iniziative
to di accordi discussi e firma-
sindacati. Niente male in
loraina italiano costellato
en'ziaanen€a, fallimenti, tagli
più ne ha più ne metta.
ivo della quiridicinua
il Resto del Carlino
Direttore Responsabile: Giovanni Morandi
ZASO ENNE R, FABB
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con la a sono quac-
€orc-Iicì, alla faccia di un contratto
nazionale dei chimici clic ree pre
vede una in meno stat
n€Enicato ai dipendenti inae_l
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menti del tda che da quando
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2004, è sempre Hrc sciata, passavi-
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difficile
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29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 183.714
Diffusione: 137.247
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.5 ila curo) e i risparmi energ e-
€aci ottenuti tagliando del 5.9.` le
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I i ic3. quanto si è speso in
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tl resto finisce negli stipendi,
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gruppo Re mer Herrmann
rn Brasile) non si ferma q'tliirlto Ian
Vinto spiega
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ueremo , a investire in stabilì- , ,
menti e ricerca», con previsioni
di escita in termini di fatturato
(quota 71,7 milioni quest'anno ) e
posti di lavoro (previste altre 5 assurizioni
soprattutto
grazie alle esportazioni, salite l'unno
scorSo del 28%. Poi, glifi accor.
di copriranno anche i prossimi
anni, 13 chissà che nel 2014 non
arrivi anche la sedicesima
' Coni ■ nclustna fin hal zo virino
kip i `piccoli' al7aro 'a ,,oce

pressunE
il Resto del Carlino
LE TAPPE
él:ifirrdssiord
W:2211gennaio scorso
eppe Mussari, a
gita det caso derivati
ps, si dimette dalla
Sidenza
a ricoperta dal. 2010
designazione
Per la successione a
ari si fa da subito il
e di Patuelti. Ieri il
omftato di presidenza
detrAbi, to
h designate ufficialmente
mediamente
vedi IL comitato
Native dett'Abi
°minerà Patuelli alta
presidenza. R banchiere
vennate era già
epresidente dal 2002
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',e
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 183.714
Direttore Responsabile: Giovanni Morandi Diffusione: 137.247
Le banche archiviano l'era Mussari
Patuelli è il nuovo presidente Abi
Scelto all'unanimità giovedì la nomina. Il comitato: orte e autorevole
ROMA
IL NUOVO presidente dell'Abi, che andrà a
sostituire Giuseppe Mussari., sarà Antonio
Patuelli. Finisce così, con una designazione
indicata all'unanimità, la settimana di passione
dell'Abi, rimasta da martedì scorso senza
un capo, dopo le dimissioni di Mussari. La
nomina dei presidente della Cassa di Risparmio
di Ravenna alla guida di Palazzo Altieri
avverrà effettivamente giovedì, quando è stato
convocato il comitato esecutivo.
E VISTA l'urgenza, secondo quanto si apprende,
in questo caso non sarà necessaria la
successiva immediata convocazione del consiglio
dell'associazione che ratifichi il provvedimento,
ma il tu tto potrà essere trasferito al
primo consiglio utile, probabilmente in febbraio.
Il nome di Patuelli è stato ufficialmente
proposto ieri dal comitato di presidenza
dell'Abi, al termine di un giro di tavolo duralo
un paio d'ore. La sua designazione segna,
Pagina 19 di 77
come da statuto, l'avvio del previsto avvicendamento
tra le diverse categorie dimensionali
di banche associate, visto che fino ad ora la
presidenza dell'Abi era stata retta da un esponente
delle 'big' del credito. Alla riunione,
presieduta dal vice presidente vicario Camilla
Venesio, hanno preso parte gli altri membri
e gli invitati permanenti del comitato di
presidenza Giovanni Berneschi, Mario
Sarcinelli e Emilio anelli, Francesco Micheti,
Luigi Abete, Alessandro Azzi, Roberto
Nicastro, Giovanni Pirovano, Guido Rosa
e ad essi si è affiancato il presidente del
Monte dei Pascili, Alessandro Profumo.
L'AFI ha preso atto «della sensibilità e del
senso di responsabilità di Mussari con la decisione
di tenere distinte dalle vicende»
dell'Abi «specifiche vicende personali» recita
una nota. E il nome del nuovo presidente
è stato scelto per d.a necessita e Fu. rgenza dl
indicare in tempi brevi una candidatura unica,
forte e autorevole».
Pagina 8
Fre^id ,nt? Ary.
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de.h2r1,,nnorbsta,
-11,62 addiu aLpo:

press unE
di ALBERTO ANSALONI
il Resto del Carlino
REGGIO
Direttore Responsabile: Davide Nitrosi
«Il mio attacco a Monti? Mi sono tolta un peso
Stavo bollendo, mio marito invece è quasi svenuto»
Cristina Meglioli, imprenditrice di Casalgrande, racconta la sua protesta contro il premier
«HO SAPUTO per caso dell'incontro
con Monti e sono andata a
fare un giro. Per curiosità». Così
Cristina Meglioli, 41 anni, imprenditrice
di Casalgrande, C01131:-
ne del distretto ceramico racconta
il pomeriggio di domenica, nel
quale, forse inconsapevolmente, è
diventata una sorta di simbolo di
tutti gli imprenditori strozzati
dalle imposte. Tutto si è svolto durante
il comizio che il premier ha
tenuto a Mirandola, al palazzetto
dello sport, cui hanno partecipato
800 persone.
Signora Meglioli, com'era
l'atmosfera ci Mirandola?
«Fuori dal palazzetto c'era della
gente con cartelloni vari».
Con chi è andata?
«Con la mia famiglia».
Lei è andata dentro o è rimasta
fuori?
«Dentro. Ho ascoltato l'intervento
di Monti».
E quando ha preso la parola?
«Ho interrotto Monti quando ha
detto che in Grecia succedono certe
cose e che non dobbiamo arrivare
a tagliare i mobili per scaldarci.
A quel punto bollivo. Poi sa, io sono
una persona diretta».
E cosa ha detto?
«Che è ora di darci un taglio: noi
Pini (piccole e media imprese,
ndr) paghiamo il 68% di tasse e
siamo stanchi I tagli devono iniziare
dalla politica: gli stipendi, le
guardie dal corpo. Troppo».
E' stata fermato dalla Digos?
«Monti è stato molto gentile. Ha
detto che avrebbe avuto piacere
che rimanessi, ma sono andata
L'ATTACCO Sopra Cristina
Meglioli durante il suo
applaudito intervento contro
Monti di domenica a Mirandola,
a destra una sua fotografia
via. E mentre uscivo una persona
mi ha chiesto i documenti».
Ha saputo del lancio delle uova?
«I problemi non si risolvono lanciando
le cose o spaccando le macchine.
Per quanto mi riguarda
con il mio intervento mi sono tirata
via un peso enorme».
Lei è imprenditrice?
«Mi ritengo un'operaia - artigiamb)h
Che lavoro fa?
«Sono socio di una dit ta che fa coperture
per tetti (la Impergiò,
ndr)».
Si è n'asti candidata per qualche
partito?
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29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.
«Io sono del partito degli operai.
Lavoro e non me ne frega niente»,
Qual è la saucaìone delle
Pmi?
«Le banche ci chiudono le porte
in faccia, e poi ci va bene quando
non arriva la raccomandata di
Equitalia. La cosa fondamentale
è sempre avere la salute ma c'è da
dire che senza soldi non ti curi.
Ma qua non ci aiuta nessuno».
La Impergiò, ditta di cui è so-
da, soffre la crisi?
«Viviamo tutti le stesse difficoltè».
Suo marito cosa le ha detto
dopo il suo intervento?
«Stava svenendo. Mi ha detto:
'Ma perchè proprio tu'. Queste so-
no cose che uno fa solo se le
sente».
E° vero che l'ha chiamata
Santore per
partecipare al suo
programma?
«Sono stata contattata».
Ci andrà?
«Non lo so. Sono una
persona che è arrivata a
parlare così perchè da
tempo avevo il nodo in go-
la. Tutti stanno zitti... Ieri vedevo
delle perso:ne spaventate
mentre parlavo».
Perché secondo lei?
«Non lo so. Comunque i politici
dovrebbero pensare di dare dei tagli
alla politica. E invece quando
uno accendo la tv si vedono quelli
che dormono in parlamento. E
pensare che io vado a lavorare 2411-
che quando sono in malattia e che
qui chiudono le imprese».
11 mc al! ìeL Meni,” n unp,e.
Sta, N11 , 111-2,3, ne In^ntnIni,

press unE
il Resto del Carlino
REGGIO
Direttore Responsabile: Davide Nitrosi
CONVZGN PICCOLE MEDIE IMPRESE
o ridurreil ia ., pubblici co
to dell'Iva e ren I u progressiva. ue
strappate . ieri, ai pot h . i - ssociazioni riunite
P, , l'Te_
25 e pIot e an enlocn i
aliti corso tdt al 1-1 , nn l i convegno quidazionde dallo a i mslogane , ! i ,g . n
mattina all'Hotel Posta oltre alle associazioni Cna, Con
'o., Confesercenti e 1,,apain Confartigianato imprese,
riti il presidente della Camera di commercio Enrico
ndidati reggiani alle prossime elezioni politiche: L' iliton
I ti (Pd),, Simone Montermini (Monti per l'Italia) e ommao
Foti (Fratelli d'Italia), ll presidente di Cna Tristaiio Mussinì
a rimarcato che le Pmi sono la forza motrice dell'Italia inquali .;
o il 94% delle imprese italiane ha meno di 50 dipendenti. :4E
sbagliato - ha detto Mussini - continuare a fa ,,. orh e le gran c„li in , u-
strie con politiche ad hoc e svendere il patrimonio che lk. nostre
'gianali contribuiscono ad accrescere». Bini ha sottolicaro
ocolanella se rt debolezza della domanda domestica domestica sia
ondizionata dalla, politica irqerna,e da ostacoli obiettivi alla crecita,
quali corruzione e criminali ta organizza
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29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.
Iruc ara,. a Malti? 5 senc tol2up.c
Sta 0 ! ol!,115, :n1c [11;:rit, ir.7ec C -tusn:ve aiuuro

press LinE
VIA FRATELLI BANDIERA
Il Range Rover distrutto dalle fiamme portato via dal carroattrezzi
il Resto del Carlino
REGGIO
Direttore Responsabile: Davide Nitrosi
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.
Pieve brucia 'altra auto
E di presa edile calabrese
Appartiene ad Antonio Blasco, il cui zio fu ucciso nei 2004
di SABRINA PIGNEDOU
BRUCIA un'altra auto intestata a
un'impresa edile gestita da artigiani
di origine calabrese. Nomi noti,
nomi che richiamano la guerra
di ‘ndrangheta tra Dragon.e e
Grande Aracri. Nella notte tra ieri
e domenica è andato a fuoco un
suv Range Rover in via Fratelli
Bandiera, parcheggiato nelle pertinenze
del civico 14, a Pieve Modolena.
Danneggiata anche una
-‘,Tolkswagen Polo in sosta di franco.
Sulle causa stanno svolgendo accertamenti
i vigili del fuoco: l'ipotesi
più probabile è che si nani di
un rogo doloso, visto che il suv
era quasi nuovo. Sul posto è accorsa
anche la polizia.
suv è intestato alla ditta Anpa
Costruzioni Srl con sede a Ghiardo
di Bibbiano. Titolare è Antonio
Blasco, 20 anni nato a Augsburg
in Germania, figlio di Gaetano
Blasco, 50 anni, originario dí
Cutro. Quest'ultimo è stato arrestato
nel 2000 nell'ambito dell'inchiesta
«Scacco Matto» con l'accusa
di associazione mafiosa e detenzione
di armi. Nel 2007, la corte
di Cassazione di Catanzaro, dopo
l'assoluzione in primo e secondo
grado, lo ha scagionato dea itivame
nte, dichiarando nei suoi confronti
il non luogo a procedere.
Tuttavia il suo nome richiama
quello del fratello, Salvatore Blasco,
assassinato il 22 marzo 2004
— tre giorni dopo l'uscita dal carcere
a Cono, nell'ambito della
guerra di 'nrangheta tra le cosche
Dragone e Grande Aracri. Salvatore
Blasco veniva definito nella
sentenza della Cassazione del
2010, che condanna i suoi assassini,
«personaggio eminente del
gruppo facente capo a Nicolino
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Grande Aracri, armiere del gruppo
stesso». Nella stessa sentenza
si dice che «l'omicidio di Blasco,
personaggio di primissimo piano
del gruppo Grande Aracri, è attribuito,
nel contesto descritto, al
contrapposto gruppo facente capo
ad Antonio Dragone», poi ucciso
in un agguato il 10 maggio del
2004.
OVVIAMENTE, visti i presupposti,
il rogo del Range Rover ha
destato l'attenzione degli inquireati.
Sull'episodio indagano gli
'RECED ENTE
SaLvatore Blasco fu freddato
neLLa guerra di 'ndrangheta
tra Dragone e Grande Aracri
uomini della squadra mobile, diretti
da Domenico De leso, ed è
stata avvertita anche la Direzione
distrettuale antimafia di Bologna.
Un particolare, inoltre, ha destato
l'attenzione degli inquirenti. La
Anpa Costruzioni Srl ha sede in
via Sacco e Vanzetti 17/2 a Ghiardo
di Bibbiano, proprio accanto
alla sede dell'azienda edile Sarcone
Group, che si trova al civico
17. Probabilmente una casualità,
tuttavia è un dato di fatto che venerdì
scorso Nicolino Sarcone è
stato condannato a 8 anni e 8 messi
di reclusione per associazione a
delinquere di stampo mafioso, oltre
che per estorsioni (una tentata
e due attuate) e per incendio.
I proprietari dell'auto bruciata sono
stati sentiti dalla polizia e hanno
detto di non avere idea di chi
— se sarà accertata l'origine dolosa
— possa aver appiccato il fuoco.
E assicurano di non aver mai
ricevuto minacce.
Pagina 4
Eeve, brucia on'ahra 213in
E' nitImmesd eat rahiore,

press unE
il Resto del Carlino
REGGIO
Direttore Responsabile: Davide Nitrosi
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.
«Ho portato il L brusco Casali in Brasile
Per le imprese reggiane qui non c'è crisi»
Il consulente Simone Cioccolani apre le porte del paese carioca
di SARA DI ANTONIO BARONCINI
LE BOLLICINE del lambrusco
Casali sbarcano in Brasile: è una
conquista importante, quella realizzata
dall'azienda reggiana, con
l'obiettivo di entrare in un mercato,
quello brasiliano, sempre più
strategico per l'economia emiliana.
Ad appoggiare l'azienda in
questa sfida, è Simone Cioccolani,
consulente di marketing, che
ci accompagna alla scoperta di un
Paese vivace e soprattutto che vanta
ritmi di crescita che vanno dal
5 al 6 per cento l'anno. Per la vecchia
Europa, un sogno.
Cioccolani„ quando il Brasile
è diventata un Paese interes-
sante per le nostre aziende?
«Inizialmente solo le multinazionali
avevano capito che il Brasile
rappresentava un'opportunità.
Ma io, già dal 2000, intuivo che a
breve sarebbe stato un grande
SPAZIO PER TUTTI
Anche F'reget ha aperto
una grande unità produttiva
nel paese sudamericano
sbocco anche per le imprese piccole
e medie, perché il Paese cresceva
e aumentavano i consumi».
E dopo la crisi,- cosa è cambia-
»?
«E stato dal 2008, che le aziende si
sono rivolte a questi Paesi, i BR!-
CS (Brasile, Russia, India, Cina e
Sudafrica). Ma per andarci è essenziale
avere conoscenze e contatti,
c'è bisogno di società che trovino
partner brasiliani e facciano
scattare il business. L'imprenditoria
emiliana è intelligente e forte,
e tutti hanno recepito l'opportunità,
ma è meno chiaro come fare
per inserirsi sul mercato».
Quali sana le differenze con
la Cina, altro Paese emergente?
«Soprattutto culturali. Il Brasile
ha 5 milioni di figli di emigrati ita-
liani, seconde e terze generazioni
L'\
«IL vino emiliano di qualità
è una vera novità per
il mercato brasiliano»
che hanno molto vivo il ricordo
dell'Italia. Vi è una prossimità culturale
incredibile. Questi grandi
punti di contatto hanno facilitato
l'apertura delle porte ed è stato
più facile spiegarlo ai nostri imprenditori».
E quali sana le aziende reggiane
che sono riuscite a cre
arsi uno spazio?
«Tante, e molto note. Il gruppo
Corner, Brevini, Ognibene, Landi,
hanno intrapreso la strada del
Brasile già da tempo. Tra i miei
clienti, invece, ho portato Preg,e1
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,y il ',noni,' Ca,li 3,i1c.
R.r1,

press unE
I
li
in Brasile, con una propria unità
commerciale e sta avendo grandi
soddisfazioni dal mercato. Con la
Cantina Casali abbiamo chiuso
nei giorni scorsi un importante accordo
per vedere distribuiti i loro
prodotti in Brasile».
il Resto del Carlino
REGGIO
Direttore Responsabile: Davide Nitrosi
brasiliani amano
larrsbrusco?
«Si tratta di una sfida importante:
in Brasile è considerato
un vino di basso livello e venduto
a prezzi economici. Il nostro
obiettivo è di portare un lambrusco
di qualità, una vera novità per
il mercato brasiliano».
Quali sono le differenze tra
Brasile e Italia?
«Il. Brasile oggi ha la maturità politica
e sociale e sta crescendo.
Tutti vogliono migliorare la loro
qualità della vita, chi fa il calzolaio
sogna di aprire un franchising
di negozi di scarpe, cosa possibile.
Cinquanta milioni di persone si
stanno spostando dalla povertà alla
fascia media, e altri cinquanta
lo faranno a breve. Noi italiani abbiamo
meno energia e ottimismo,
la loro è una forza mentale».
Le nostreaziende sono percepite
come portatrici di qual
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29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Simone
Ciccolani (a
sinistra e nel
tondo) con il
socio Federico
Canuti, oggi
gestisce la
società
Popconsulting
di Reggio
che opera in
Brasile
«Sen
z'altro.
brasiliani riconosco-
no tantissimo la nostra
allídabilità, perché abbiamo una
classe imprenditoriale capace,
una storia che per loro è garanzia
di qualità. Vedono in noi un modello».
Non le è mai venuta la tentazione
di lasciare l'Italia?
«La soluzione non è abbandonare
l'Italia. Noi abbiamo caratteristiche
imprenditoriali fortissime, loro
un mercato interessante. Occorre
solo combinare questi due inondi,
scegliendo í canali giusti per
entrare in Paesi in cui il consumo
è ancora trainante, e in cui essere
presenti significa guadagnare. È,
un'opportunità sempre più forte:
è il momento giusto per esserci»,
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.
I N«!IOOh kirron,,, Ca,li in 3,i1c.
R.r1,
I. ■AL
221
° -

press unE
■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■
IL NOSTRO EXPORT
paesi
europei
sono 1173%
del mercato
Parmigiano-Reggano è
uno dei prodotti alimentari
più conosciuti all'estero
NONOSTANTE la
crescita prepotente dei
Paesi in via di sviluppo ed
extraeuropei, è ancora
l'Europa il principale
mercato di sbocco per le
aziende reggiane. I Paesi
della Ue rappresentano
ancora il 73% dell'export,
secondo le ultime
elaborazioni dell'ufficio
Studi della Camera di
commercio di Reggio su
il Resto del Carlino
REGGIO
Direttore Responsabile: Davide Nitrosi
dati Istat. Ma accanto ai
tradizionali partner
europei appaiono, con
un'importanza crescente, i
Paesi delle economie
emergenti, e rispetto al
periodo pre-crisi cresce il
numero di Brics presenti.
nelle prime 30 posizioni
per quota di export: i dati
relativi a questi Paesi
crescono sia in valori
assoluti sia per incidenza.
LE VENDITE verso la
Russia, che hanno
raggiunto i 293 milioni di
curo, hanno registrato un
-E-18,7 per cento; le
esportazioni verso la Cina
(181,3 milioni) sono
cresciute del 20 per cento, e
verso l'India (quasi 80
milioni) del 15,3 per cento.
Il Brasile, registra 100
milioni di curo, ma con
una crescita prepotente del
30,4 per cento. Altro Paese
emergente dei Brics, il
Sudafrica, registra quasi 83
milioni e un aumento del
25,3 percentuale.
La cartina dell'export
reggiano si sta modificando
lentamente, ma in modo
abbastanza chiaro. Sulle
merci, più della metà delle
esportazioni, per un valore
di oltre 4,2 miliardi di
euro, continua ad essere
rappresentata dal settore
metalmeccanico, seguito
dall'abbigliamento, i
prodotti ceramici,
l'alimentare e infine i
prodotti elettrici ed
elettronici.
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Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2012-2015
L'UOMO MARKETING
«Vivo fra Reggit
e San Paolo»
SIMONE Cioecolanì, 47
anni, reggiano, opera in
Brasile da ben quattordici
anni; ben prima che la
crisi facesse scoprire
anche alle piccole e
medie aziende
l'opportunità di esportare
nei Blies.
Dopo avere lavorato,
soprattutto nella città di
San Paolo, per una
multinazionale,
occupandosi di marketing
e strategie commerciali,
Cioccolani ha deciso di
mettersi in proprio,
offrendo servizi di
consulenza alle aziende.
INSIEMI ,: al socio Federi.
co Canuti, oggi gestisce la
società Popeonsulting dì
Reggio, specializzata nel
s'apportare le realtà
imprenditoriali
intenzionate a entrare in
Brasile con i' loro
prodotti. Oggi Ciocciilani
vive tra l'Italia e il Brasile
— dove trascorre sei mesi
l'anno — affiancando le
numerose aziende
italiane presenti in quello
che é da considerarti un
vero e proprio
«continente»
dell'ikinerica Latina.
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.

pressunE
ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
La guerra valutaria
che cambia l'Europa
1 World Economic Forum di
D avo s ha avuto il merito di
portare davanti alle
opinioni pubbliche quella che
si annuncia come la questione
c entrale del 2013: la guerra
delle valute. Ma come, si dirà,
non era il lavoro, la creazione
di nuova occupazione, la
priorità mondiale del nuovo
La guerra valutaria
A dare fuoco alle polveri è stato il
premier giapponese Shinzo Abe,
che sta spingendo la Banca del Giappone
a stampare yen sempre più aggressivamente.
Negli ultimi due mesi
lo yen ha già svalutato del 1o% sul
dollaro e del 14% sull'euro, rendendo
più competitive le esportazioni
nipponiche e aprendo di fatto il conflitto
commerciale. Ma non tutto
parte da qui. Anche se non lo ammetteranno
mai, Stati Uniti e Regno
Unito hanno fatto qualcosa di non
molto diverso in questi anni, con la
Federal Reserve e la Bank of England
che stampavano moneta per
acquistare titoli. Per non p arlare della
Cina con il suo Yuan, e poi la Corea
del Sud e il Brasile, Thailandia e
Singapore, India, Taiwan, Svizzera:
tutti impegnati ad abbassare il valore
delle loro monete p er non rimanere
al palo nella corsa all'export.
E l'euro?L'euro è restato alla fmestra
senza possibilità di reazione.
Un guscio di noce in balia delle onde.
Fino al parado sso che, pur e ssen-
do la moneta dell'area economicamente
più debole, l'Europa, si è apprezzato
rispetto ai minimi del io%
sul dollaro, del 25% sullo yen e
dell'8% sulla sterlina.
Ora c'è chi invoca il G2o e anche
i sacerdoti della Bundesbank si accorgono
di quanto rischiosa sia
questa guerra valutaria. Ma il problema
non è il G2o. E non è neppure
l'aggressiva politica monetaria
giapponese. Sono le mani legate
dell'Europa. Mai come davanti a
questa competizione valutaria noi
europeitocchiamo con mano l'inefficienza
della governance economica
che ci siamo dati con la nascita
della moneta unica. Mai come oggi
dovremmo guardare al nostro interno
e fare mea culpa per gli errori
fatti in questi anni.
Attraverso le valute, è stata lanciatalaguerra
atomicaper la competitività
delle grandi aree economiche
mondiali. E l'Europa combatte a
mani nude. Con la sua "strana" banca
centrale che per statuto ha come
di Carlo De Benedetti
anno? Sì, lo è. Ma la guerra per
il lavoro si combatterà anche, e
forse soprattutto, con la guerra
delle valute. Perché è dalle
valute che oggi passa la leva più
potente per la competizione
tra i sistemi produttivi e,
quindi, la capacità per ciascuno
di essi di creare posti di lavoro.
mandato la sola stabilità dei prezzi e
il buon funzionamento del mercato.
Draghi si è inventato il Ltro, il finanziamento
alungo termine dimille
miliardi, ma la liquidità immessa
nel sistema viene poi sterilizzata:
ben altra cosa è il quantitative easing
sparato nel sistema dai nostri
competitori commerciali.
La Fed ha per legge il compito di
tutelare l'occupazione ed è impegnata
in due programmi di allentamento
quantitativo (QE 3 e 4) per
un totale di 85 miliardi di dollari al
mese. In Giappone l'autonomia
della Banca centrale è di fatto sospesa
e ancora di più lo sarà quando
tra pochi mesi ci sarà il cambio
ai suoi vertici. La zona euro è invece
bloccata dalle sue stesse regole
di funzionamento.
La Germania fa bene, perciò, a
guardare con preoccupazione
all'offensiva giapponese. Le sue
esportazioni sono destinate ad aumentare
quest'anno solo del 2,8%
contro il 4,1% del 2012 e l'euro forte
non potrà che peggiorare la tendenza.
Ma si illude se pensa di potervi
far fronte attraverso la politica
multilaterale del G2o.
Pagina 26 di 77
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29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 331.753
Diffusione: 262.360
Il mondo è ormai un terreno di
gioco controppi contendenti e troppiinteressi.
L'Europanonpuò aspettarsi
di imporre la sua idea di fairplay
monetario come avveniva nel
secolo scorso. Non è un caso se il
Fondo monetario internazionale,
che dovrebbe essere il "poliziotto"
contro comportamenti simili, non è
mai intervenuto dal '78 a oggi per
manipolazioni del cambio.
Quando una guerra è in corso
non conta il peso del tuo passato,
contano le armi che sai mettere in
campo. Un'Europa senza un Tesoro
unico, divisa sulle politiche da
adottare, dove continua a prevalere
il dogmatedesco per una competitivitàfondata
solo sulle riforme strutturali
e dove le regole statutarie impediscono
di avvalersi degli strumenti
tipici di una Banca centrale, è
destinata a perderla quella guerra.
Forse anon combatterla neppure. A
meno che, sotto il fuoco del nemico,
non prenda coscienza che è venuto
il momento (davvero) di cambiare.
Ma il solo pensarlo è forse un peccato
di ottimismo.
Carlo De Benedetti
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pressunE
FISCO DA RIDURRE
Meno tasse:
si può
e si deve
di Alberto Quadrio Curzio
a tematica fiscale è una delle più
trattate nella campagna elettorale
\__d ma nell'inseguimento delle promesse
si vede ben poca concretezza. Diverse
sono state le impostazioni della
Confindustria e anche della Cgil che hanno
preso posizioni nette. È evidente che
si tratta di una questione centrale perché
in Italia la pressione fiscale è al 45%
del Pil, perché la complicazione e l'instabilità
normativa sono troppo elevate,
perché l'evasione è enorme. Ovvi sono
gli effetti sulla crescita, l'occupazione,
l'equità. Consideriamo allora uno studio
di Prometeia (neutrale e molto prestigiosa
società italiana di ricerca), che fornisce
una base di discussione quantitativa
per ulteriori riflessioni esaminando le
conseguenze sul Pil effettivo per un p eriodo
di 4 anni di una riduzione di imposte
e di contributi. Non si considerano, invece,
gli effetti di medio-lungo termine sulla
struttura della produzione e dell'offerta
che le modifiche nella fiscalità imprimono
all'allocazione dei fattori e ai comportamenti
degli operatori. Sono effetti
importanti, ma nell'attuale lunga recessione
italiana, è bene guardare innanzitutto
all'aumento del Pil tramite la domanda
di consumo e di investimento.
La riduzione della pressione fiscale
ipotizzata è di un punto di Pil nominale
per circa i6 miliardi di euro. L'effetto
sull'incremento del Pil rispetto alla previsione
di base (che si ha senza le misure
di riduzione fiscale) sarebbe massimo
con il ridimensionamento degli oneri
sociali, poi dell'Irap e infine delle imposte
sui redditi e sul patrimonio (Irpef
e Imu, che sono invece al centro del dibattito
elettorale). Noi concordiamo
con Prometeia nel considerare decisamente
più importanti, per gli effetti sul
Pil e sull'occupazione, le riduzioni degli
oneri sociali e dell'Irap.
Partiamo dalla riduzione degli oneri
sociali che avrebbe un effetto incrementale
del Pil dello 0,4 nel primo anno e fino
all'1,6% nel quarto anno. La trasmissione
sul Pil della riduzione dei contributi
passa attraverso due meccanismi. Il
primo è l'aumento della domanda di beni
che si ha se la riduzione delle aliquote
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Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
contributive viene trasferita per intero
sulla riduzione dei prezzi al consumo. In
tal caso cresce il potere d'acquisto delle
famiglie e la competitività internazionale
dei prodotti. Il secondo meccanismo è
la riduzione del costo del lavoro che dovrebbe
portare a un aumento dell'occupazione
e, quindi, del reddito disponibile
con successivi effetti sulla domanda.
Prometeia argomenta che questo effetto
potrebbe sostituire il lavoro agli investimenti
ma a nostro avviso questo esito si
avrebbe solo al livello di pieno impiego
del capitale, il che non ci p are sia la situazione
attuale in Italia.
Meno tasse: si può, si deve
Sull'incremento della domanda
di lavoro potrebbero invece
agire negativamente le
normative sulla recente deflessibilizzazione
all'ingresso.
In ogni caso, quale che sia l'effetto
intermedio, quello finale
sarebbe decisamente positivo
per le imprese e per i lavoratori,
che non possono più sopportare
un cuneo fiscale del 47%
per cui su uno stipendio lordo
di 2.000 euro al lavoratore ne
arrivano 1.06 o.
Passiamo adesso alla riduzione
delle aliquote Irap che
avrebbe un effetto incrementale
sul Pil dello 0,2% il primo
anno fino all'ido nel quarto anno.
La trasmissione sul Pil passa
attraverso l'aumento dei
profitti (o la riduzione delle
perdite!) che può determinare
un aumento degli investimenti.
Quest'ultimo dipende,
a sua volta, dalle proporzioni
a livello di impresa tra capita-
le e lavoro e quindi tra costo
d'uso del capitale e costo del
lavoro. Gli effetti sul Pil vengono
stimati in base a questa
sequenza: la riduzione del costo
d'uso del capitale e l'aumento
dei profitti determina
un aumento degli investimenti;
la riduzione del costo del lavoro
determina una riduzione
dei prezzi e quindi, aumentando
il reddito disponibile
delle famiglie, spinge la domanda
di consumo ma anche
le esportazioni.
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Confindustria propone di ridurre
gradualmente, per tutte
le imprese, fino ad eliminare,
nel 2018, il costo del lavoro dalla
base imponibile Irap mentre
altri propongono di rimborsare
solo l'Irap sul costo
del lavoro relativo alle merci
esportate. Sono proposte razionali
anche perché l'Irap altera
la concorrenza svantaggiando
l'export italiano. Ma la
seconda quasi certamente sarebbe
bocciata in sede Ue perché
considerata aiuto di Stato.
Confindustria propone inoltre
di ridurre entro il 2018 di n
punti percentuali gli oneri sociali
sulle imprese manifatturiere
che sono le più orientate
all'export. Si configura così un
mix di riduzioni dell'Irap e degli
oneri sociali che a nostro
avviso può avere un effetto
molto potenziato sulla crescita
del Pil e dell'occupazione.
Naturalmente questi "sgravi"
fiscali vanno compensati
sul lato delle entrate (per
esempio aumentando le aliquote
più basse dell'Iva con
compensazioni fiscali vere
per i redditi inferiori; oppure
con aumento delle aliquote Irpef
per i redditi più alti) o sul
lato di tagli alla spesa pubblica.
Non possiamo soffermarci
qui sulle quantificazioni di
Prometeia sui conseguenti cali
del Pil. Noi preferiremmo
però la riduzione di spesa pubblica,
che nel 2011 era al 50,5%
del Pil, in quanto la sua compo-
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nente primaria corrente (al
netto delle prestazioni sociali)
era di circa 36o miliardi, di
cuivo miliardi per il pubblico
impiego, 90 per i consumi intermedi
e loo di spese varie.
Questa spesa in termini reali,
dopo essere scesa al 4o% in
corrispondenza dell'entrata
nell'euro, è risalita arrivando
al 45,6% nel 2011 senza che i cittadini
abbiano migliori servizi
tra cui quelli fondamentali
di istruzione e di sanità. Allora
vuol dire che nella spesa ci
sono molti sprechi (compresi
quelli della farraginositàburocratica
che non serve per recuperare
la scandalosa evasione)
la cui eliminazione sarebbe
rapidamente compensata
sia da una maggiore efficienza
della Pubblica Amministrazione
sia da una riduzione di
costi per imprese e cittadini
sia per gli effetti sul Pil delle
attenuazioni di fiscalità proposte.
È l'Italia che vorremmo
e che possiamo avere.
Alberto Quadrio Curzio
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pressunE
s'erld CAS
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La manifattura
ha bisogno
di vetrine
più moderne
,t causa della contrazione di consumi e
LA investimenti in Italia, nel biennio
k 2012-2013 l'imperativo per il nostro sistema
industriale continua a essere la crescita
delle esportazioni e il radicamento nei
mercati esteri più ricettivi e affluenti.
Poiché per espandere l'export si devono
affrontare mercati lontani e comunque extra
Ue, il sistema economico italiano- costituito
prioritariamente da imprese di piccole e medie
dimensioni - necessita più che mai di un
sistema di promozione efficace e globale.
Nonostante le aspettative, anche il 2012 è
trascorso invano e al momento il quadro si
caratterizza per poche luci e molte ombre.
La novità principale è costituita dall'attivismo
dei principali quartieri fieristici italiani
per sviluppare significativamente l'organizzazione
di eventi all'estero.
Nel 2013 sono
un'ottantina le fiere
previste in una decina
di paesi esteri di
Le fiere organizzate quattro continenti: il
in una decina di Paesi doppio di quanto rea
[L'estero perii 2013 gistrato nel 2010.
da enti fieristici italiani Nel frattempo, il
sistema delle associazioni
di categoria
continua, tramite le proprie società di
servizi, la consolidata attività di organizzazione
di fiere in Italia e di missioni commerciali
all'estero.
Si conferma, invece, la carenza d'indirizzo
e di operatività del sistema pubblico:
l'iter formale per la costituzione della nuova
Agenzia per la promozione (ex Ice) si è
concluso solo nei giorni scorsi mentre la definizione
di ruoli e competenze in materia
che sul versante pubblico dovrà coinvolgere
almeno due ministeri, le regioni e il sistema
della camere di commercio è di là da venire;
il quadro è aggravato dalla ormai cronica
carenza di risorse economiche e dalla
perdurante assenza di linee guida di politica
industriale nazionale.
Se nell'Unione europea la regione Italia
vuol conservare il secondo posto come industria
manifatturiera e il primato come polo
turistico, è cruciale definire un progetto
organico che aggiorni anche il sistema fieristico
nazionale in modo da non arretrare
troppo rispetto al più performante concorrente
tedesco. Infatti, il mondo degli scambi
evolve rapidamente dimensioni e regole
del gioco: fiere di nuova generazione possono
essere strumento di sviluppo delle relazioni
economiche essenziale per il buon andamento
dell'intero Sistema Paese.
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La manifattura ha bisogno
di vetrine più moderne
In proposito i primari quartieri tedeschi
sono da studiare con cura, soprattutto per
quanto riguarda il modo di proiettarsi sui
mercati più dinamici. Anziché intestardirsi
nella riproposizione di schemi espositivi e di
appuntamenti che la domanda internazionale
non apprezza più; occorre darsi con coraggio
un sistema complessivo di promozione
che torni ad anticipare in modo originale le
aspettative dei mercati, come sperimentato
con successo fino a un paio di lustri fa.
In Italia si contano oltre 6o strutture immobiliari
definite fiere. Il 72% dei ricavi è
prodotto dai cinque maggiori quartieri. La
gran parte delle restanti stenta a mantenere
un ruolo significativo nel mercato nazionale
o addirittura, in alcuni casi, traguarda la trasformazione
del patrimonio immobiliare in
attività non fieristiche.
Per le cinque maggiori strutture è da auspicare
la definizione di una politica settoriale
che persegua nuovi obiettivi di attività rispondenti
alle prospettive dei mercati.
In un contesto di concorrenza mondiale i
settori primari per la nostra economia (per
esempio, agro-alimentare, architettura/edilizia,
arredamento/design, macchine strumentali,
meccanica, moda) devono realizzare un
solo evento tematico di reale portata internazionale
in Italia, a cui affiancare road show in
alcuni mercati di riferimento per promuovere
al contempo l'offerta delle imprese, della fiera
italiana di riferimento e del sistema Paese.
Per merceologie meno identitarie, l'opzione
di aggiungere fiere all'estero presenta forti
rischi di svuotare d'interesse l'evento in Italia
senza creare ricavi, diretti e indiretti, almeno
pari a quelli generati in passato dalla
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fiera madre. Le società fieristiche sono a tutti
gli effetti imprese con vincoli di bilancio
identici a quelli dei loro espositori: le iniziative
aggiuntive rispetto al core business si giustificano
solo a fronte di ritorni adeguati. L'internazionalizzazione
pone vincoli severi
non adatti a tutte le imprese; in alternativa si
può recuperare investendo sull'efficienza gestionale.
Le linee d'azione sono plurime e
non banali; riguardano le dimensioni e le caratteristiche
del quartiere (accessibilità fisica,
interconnettività, mobilità di persone e
merci, sicurezza, ristorazione, qualità dei servizi
in genere), le tecniche di promozione e
comunicazione (ad esempio la certificazione
dei dati è un obiettivo - meglio per chi l'ha
raggiunto - in qualche modo superato: oggi
fa aggio certificare a espositori e visitatori la
qualità, più che il numero, dei contatti che potranno
intavolare), gli eventi collaterali a
completamento della manifestazione. In questo
mondo "piatto" occorre essere accattivanti
a tutto tondo per attrarre pubblico internazionale
sempre più esigente e selettivo.
Paolo Lombardi
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Il business frena in Italia, così i saloni tricolori quest'anno raddoppieranno la presenza all'estero (da 40 a 82)
di Emanuele Scarci
-«-n anno difficile si è chiuso per le
z.
fiere italiane e un a ltro si è aperto
.. con mille incognite.
Il Comitato
.; fiere industria, l'Agenzia di Confindustria,
disegna un quadro in
grigio: al netto di mostre biennali e triennali,
nel 2012 espositori e visitatori italiani degli
eventi promossi da Cfi hanno segnato un calo,
rispettivamente, del 6% e de112%, mentre espositori
e visitatori esteri sono aumentati del 3%
e del 2 per cento. Alla fine, gli spazi netti esp ositivi
si sono ridotti del 4 per cento. «Il mercato
italiano - sostiene Gian Domenico Auricchio,
presidente di Cfi - rimane interessante per gli
operatori esteri ma la crisi, partita dal 2008,
rende più difficile per le nostre aziende l'acquisto
degli spazi espositivi. E questo spiega il ca-
lo costante». Tanto che oggi diversi quartieri
appaiono strutturalmente sovradimensionati
rispetto alla domanda: oggi crescite e profitti li
realizzano soprattutto gli organizzatori internazionali
(privi di quartieri).
Secondo una stima del Cermes Bocconi, nel
2015 il mercato fieristico dovrebbe recuperare,
in metri quadrativenduti, un gap de113% rispetto
al 2007; mentre i prezzi sarebbero superiori
di appena il 5% (ma vanno depurati da 8 anni
',CMA
Esportare eventi o acquisire
imprese organizzatrici all'estero
è sempre più strategico per espandere
il business dei quartieri fieristici
e dei loro espositori
d'inflazione). E per il 2013? «Non dovremmo discostarci
dai risultati del 2012 - conclude Auricchio
- anche se a livello internazionale ci sono
previsioni più ottimistiche, specialmente nelle
Americhe e nell'area dell'Asia Pacifico».
Per fortuna le grandi fiere internazionali
che si svolgono in Italia (da I Saloni a Cersaie
da Vinitaly a Cosmoprof) continuano a manifestare
una tenuta e un appeal incoraggiante ma,
da tempo, la partita si è trasferita sullo scacchiere
internazionale. Esportare gli eventi di
successo (anche in partnership) e/o acquisire
organizzatori esteri è una mossa strategica sia
per garantire alle nostre Pmi una piattaforma
internazionale sia per sostenere gli stessi quartieri
fieristici, fiaccati dalla crisi italiana.
E i risultati si vedono: nel 2013 le fiere
all'estero realizzate da Milano, Bologna, Verona,
Vicenza e Parma saranno 82 (da 4o che
erano nel 2 olo - secondo uno studio di E ditis
Intelligence in anteprima per Il Sole 24 Ore)
con un aumento de141% rispetto al ton. I Paesi
interessati sono 13 (tra cui Cina, India,
Usa, Brasile, Russia) e le merceologie 19, fra
cui quelle tipiche del made in Italy: fashionpelle,
food & wine, calzature, edilizia-lapidei,
cosmetica, meccanica.
Solo Fiera Milano di eventi all'estero ne organizza
una sessantina, soprattutto nei Brics.
E dopo la partnership con i calzaturieri per
esportare il Micam in Cina, l'ad Enrico Pazzali
sta lavorando su un dossier del fashion sull'asse
Fiera Milano-Pitti Immagine-Stati Uniti. Insomma
il processo d'internazionalizzazione
del gigante italiano va avanti, anche se il management
vorrebbe imprimere un deciso cambio
di marcia: dovrà, però, attendere in primavera
gli orientamenti del nuovo consiglio gene-
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rale della Fondazione Fiera Milano (che dipende
dalle prossime, incerte, elezioni regionali).
Quest'anno Bologna organizzerà u manifestazioni
all'estero mentre Verona ne ha in calendario
quindici. «Crisi o no - interviene Ettore
Riello, presidente di Veronafiere - dove
ci sono investimenti, innovazione e gestione
diretta delle manifestazioni si ottengono risultati
positivi e crescita». Dopo l'acquisizione
della brasiliana M&M, Veronafiere ha varato
un aumento di capitale di 15 milioni (che amplia
la leva finanziaria) e ora «consolideremo
- osserva il dg Giovanni Mantovani - la partecipazione
in Brasile aprendo a una partnership
con un grande operatore nordamericano
delle costruzioni. Ma in agenda ci sono anche
un paio d'interventi tra Usa e Asia per sviluppare
eventi nel wine & food».
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ll'erldOIS
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I big del made in Italy
fanno accordi all'estero
Dal marmo, al vino all'agroalimentare: si moltiplicano le joint venture
internazionali per promuovere la manifattura nei principali mercati
di Barbara Ganz, Sara Monaci
e Ilaria Vesentini
pingono sull'accelleratore dell'inter-
nazionalizzazione i tre big italiani
\\..\. Fiera Milano, Verona e Bologna. Per
rispondere a due esigenze: contene-
re gli effetti della crisi nel mercato
interno e spingere la manifattura italiana verso
i mercati emergenti. Fiera Milano ha impresso
un'accelerazione alla sua espansione
internazionale negli ultimi mesi con tre acquisizioni:
quella dell'operatore fieristico turco
Interteks (2,5 milioni); del sudafricano Cape
Gourmet Food Festival, specializzato nel segmento
food and beverage (5,3 milioni); del cinese
WorldEx NewCo, forte nelle province
meridionali di Guangdong e Hainan, ma attivo
anche in India e Thailandia, con un portafoglio
di manifestazioni nei settori agroalimentare,
dell'ospitalità professionale e della
tecnologia per il risparmio energetico (7,5 milioni).
Con questo programma di shopping
Fiera Milano può ora contare su proprie basi
operative in India, Cina, Brasile, Turchia, Sud
Africa, Russia e Singapore. È stato infine firmato
il 15 gennaio il protocollo di collaborazione
fra Fiera Milano (attraverso la j oint venture
Hannover Milano Fairs Shanghai), Anci
Servizi e Shanghai Fashion Week, per organizzare
il primo evento internazionale della
calzatura targato Micam in Cina.
Le strategie di internazionalizzazione per
VeronaFiere puntano su accordi con Egitto e
Marocco e sulla nascita di Veronafiere do
Brasil, un investimento da 3 milioni per il
6o% (con opzione per salire fino almo%) della
società che gestirà l'organizzazione dei
due eventi fieristici del marmo - entrambi
con tassi di crescita a doppia cifra - nel Paese
sudamericano. Il piano per l'internazionalizzazione
del polo espositivo scaligero parte
dalle intese raggiunte durante l'ultima edizione
di Marmomacc (Fiera internazionale del
marmo, design e tecnologie) lo scorso settembre.
Una risposta alla necessità di presidiare
un mercato strategico con una piattaforma
distributiva - destinata non solo a Marmomacc
- che copra tutto il Sud America.
Guarda invece a Est la partnership firmata fra
Veronafiere, Associazione dei panificatori e
pasticceri russi e Associazione conoscere
Eurasia; sullo sfondo c'è Siab, il Salone delle
tecnologie legate a pane, pasta, pizza e pasticceria,
a Verona dal 25 maggio 2013: in Russia i
FieraMilano porta Micam (calzature)
in Cina mentre da Verona si guarda
al Sudamerica e ai Paesi dell'Est
A Bologna, un quarto dei ricavi
arriva già da attività oltreconfine
prodotti da forno valgono 10,2 miliardi e
l'export di tecnologie italiane ha superato nel
2011 i 36,4 milioni. «Organizzeremo 13 eventi
in nove Paesi, rispettivamente quattro rassegne
e due nazioni in più rispetto allo scorso
anno», spiega Giovanni Mantovani, direttore
generale di Veronafiere. Nord e Sud America,
India, Nord Africa e Penisola Arabica solo
le aree cruciali per la crescita. Fra le novità
anche il brand Vinitaly International: non più
iniziative spot e semplici repliche di eventi riproposti
all'estero, ma uno strumento stabile,
al lavoro tutto l'anno per favorire l'internazionalizzazione
dell'industria del vino.
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29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
A confermare l'attenzione oltreconfine di
BolognaFiere basta un dato: un quarto esatto
dei ricavi 2012 del secondo expo italiano è
legato alle attività estere. E non è un caso se
è toccato al quartiere guidato dal Duccio
Campagnoli il premio China Award 2012, come
caso di successo di imprese italiane in
Cina che meglio hanno colto le opportunità
offerte dal grande mercato asiatico. A partire
da Cosmoprof Asia, il beauty event organizzato
dall'ente bolognese con Ubm Asia a
Hong Kong, che anche nell'ultima edizione
ha visto crescere a due cifre metri quadrati,
espositori e visitatori professionali. Replicando
il tutto esaurito estivo di Cosmoprof
North America. E negli Usa è dal 106 che
Confindustria Ceramica porta l'eccellenza
italiana delle piastrelle organizzando il salone
Coverings. «Noi accompagniamo anche
le nostre industrie agli expo di Parigi, Mosca,
New York, ma attenzione - avverte il
presidente di Confindustria Ceramica Franco
Manfredini- a esportare le nostre leadership
produttive mondiali, in forma di fiera,
in giro per il mondo. Rischiamo l'autogol».
Ed è un unicum nel panorama fieristico italiano
il Comitato Cibus export creato da Fiere
di Parma per riunire i migliori export manager
dell'industria alimentare italiana e incontrare
importatori e retailer nei grandi
expo esteri, nel percorso di avvicinamento a
Cibus 2014 e, prima, al Thaifex di maggio
2013 a Bangkok, fiera clou del Far East per
l'industria alimentare organizzata da Cibus-
Fiere di Parma e Anuga-Kóln Messe. Il primo
market check sarà tra pochi giorni a Mosca
con Prodexpo, poi il Foodex a Tokio, Fispal
a San Paolo del Brasile, Fancy Food a
New York fino a Fhc a Shanghai.
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Ibigdelmade in Italy
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I principali eventi «fuori casa» nel 2013
Fiera di
Parma
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Milano
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Verona
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lir Bologna
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Fonte: Edifis Intelligence
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Thailandia
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India
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Cina
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Expo e Pmi,
non deludere
le speranze
di Matteo Prioschi
29/01/2013
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'' .' ,-; Expo 2015 viene associato
all'idea di grande vetrina sul
mondo, occasione di scambi
commerciali oltre che di informazioni
e buone pratiche. A logica è
ipotizzabile che ciò avvenga. Si pensi,
per esempio, al fatto che i paesi
partecipanti, per realizzare gli spazi
espositivi, si rivolgeranno in buona
parte a imprese locali.
Tuttavia, ad oggi, non è stato
individuato un piano o un percorso
preciso tramite il quale le piccole e
medie imprese italiane possano
concretizzare tali ipotesi. La Camera di
commercio di Milano ha avviato nove
tavoli di lavoro «con l'obiettivo di
coinvolgere il sistema
economico-imprenditoriale nelle
opportunità che uno straordinario
evento come Expo può generare»,
ma nessuno di tali tavoli è
dedicato in modo specifico
all'internazionalizzazione o all'export.
Da Expo 2015 Spa, la società che sta
organizzando l'evento, sottolineano che
le occasioni per le Pmi matureranno più
avanti, quando la realizzazione del sito
sarà in fase avanzata.
Se internazionalizzazione ci sarà,
probabilmente sarà frutto
dell'evoluzione dei contatti e delle
collaborazioni che le singole imprese
saranno in grado di avviare prima e
durante la manifestazione. Ma tra i
rappresentanti delle realtà più piccole
c'è chi sottolinea che tuttora c'è scarsa
consapevolezza su come sfruttare
l'opportunità e non manca la
preoccupazione che l'occasione possa
venir sprecata.
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Opportunità nelle fiere
di scarpe e macchine utensili
di Marco Masciaga
hi organizza fiere non sempre la
gi pensa come chi vi prende parte.
Specie in tempi di crisi, i primi si
sentono indispensabili, mentre i secondi
sostengono, con un pizzico di cinismo, che
«l'unica certezza di un tra de show sono i
costi». Su un punto però convengono tutti:
pensare che bastino tre giorni e uno stand
per penetrare un mercato come quello
indiano è un'illusione.
«Non tulle le Pmi italiane sono adatte»,
conferma Erica Di Giovancarlo, direttore
dell'Ice di New Delhi. «Se un'azienda ha
già dei contatti in loco la fiera può essere
un'ottima piattaforma per consolidarsi,
ma come primo approccio all'India noi lo
sconsigliamo. Meglio iniziare con degli
incontri mirati B2b». Un'opinione simile a
quella di Giovanni Laezza, direttore
generale di Riva del Garda Fierecongressi
che organizza Expo Riva Schuh India a
New Delhi e che vede nella fiera «un
s'erld CAS
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tassello di una strategia più ampia».
Tanto che i partecipanti alla scorsa
edizione della manifestazione calzaturiera
hanno anche avuto modo di visitare
aziende locali in cerca di partner
in dustrial i.Un'opportunità preziosa,
anche alla luce del fatto che, come spiega
La ezza , «l'India, con il 10% dell'output
totale, è il secondo produttore mondiale di
scarpe dopo la Cina e offre grandi
opportunità alle imprese italiane perché
ha nelle calzature di pelle, e non nel
sintetico, la sua specializzazione».
Che il mercato fieristico indiano sia
promettente lo conferma lo sbarco a New
Delhi di Messe Frankfurt con Light India,
che non ha disatteso le aspettative del
direttore vendite fiere tecniche Paola
Farina: «Ottima risposta di pubblico, bella
presenza di aziende e buon supporto delle
associazioni locali di categoria». Unico
neo, spiega, le imprese italiane
medio-piccole. «Inve stono poco
sull'estero, probabilmente per effetto della
crisi, ma il rischio è che entrino in un
circolo vizioso. La sensazione è che
l'azienda italiana di medie dimensioni in
questo momento fatichi a partecipare alle
fiere extra-europee. Molte hanno
manifestato interesse, ma poche se la sono
sentita divenire».
Un problema che conoscono a
FederlegnoArredo (i cui soci, dopo
qualche sortita indiana poco
soddisfacente, stanno concentrandosi
sulle grandi fiere internazionali come
Mosca e il Salone del mobile di Milano),
ma che ha solo sfiorato i clienti di Promos,
il braccio per l'internazionalizzazione
della Camera di Commercio di Milano.
«In india il manifatturiero e
l'agroalimentare sono in forte crescita»,
spiega il direttore Pier Andrea Chevallard.
«Il primo dei due settori ha scatenato la
domanda di macchine utensili, in
particolare nei distretti a maggiore
produzione d'abbigliamento. Per
intercettare questa domanda, abbiamo
organizzato nell'ultimo anno la
partecipazione di numerose imprese
italiane alle maggiori fiere del settore
come l'India International Leather Fair, la
Wire and Cable India e la Mda India».
Tanto che la crisi non ha turbato più di
tanto gli organizzatori lo cali. «Non siamo
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stati colpiti in maniera significativa dalla
recessione europea», spiega Dalel Singh,
generai manager dell'India trade
promotion organization, il maggiore
player indiano del settore, proprietario dei
marchi India international trade fair (Iitf)
e India international leather fair (Iilf).
«Nel caso dell'Iitf- spiega Singh - il grosso
dei partecipanti viene da Paesi in via di
sviluppo, mentre per quanto riguarda l'lilf
abbiamo addirittura un problema di
spazio perché ci aspettiamo un
incremento degli espositori del 50%».
L'India si appresta quindi a diventare
uno dei grandi centri mondiali a livello
fieristico? Forse, ma prima che a cca da
alcune cose dovranno necessariamente
cambiare. «La qualità dei servizi è ancora
piuttosto scarsa», spiega Erica Di
Giovancarlo dell'Ice. «Gli allestimenti
sono molto essenziali e sicuramente non
comparabili con quelli che si realizzano
in Europa o negli Stati Uniti. A dispetto
di lunghe liste d'attesa e costi elevati,
spesso anche i centri fieristici sono
fatiscenti. Se escludiamo quelli costruiti
recentemente, come Bangalore, gli altri
sono di livello basso, compreso Pragati
Maidan di New Delhi, il quartiere
fieristico indiano per eccellenza».
O R.0.20 NE ,SERVATA
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Il vino italiano prepara lo sbarco
nei mega-saloni di Hong Kong
di Rita Fatiguso
" .',', Asia è l'area del mondo che registra
la crescita più acta di
„,‘, manifestazioni fieristiche.
Secondo l'associazione mondiale delle
fiere (Ufi) le quote di mercato dell'Asia
sono passate dal16% del 2006 al 20% del
2011. Questo, almeno, per quanto
riguarda il numero di eventi (184) e gli
spazi (6,6 milioni di mq). Che però arriva
al 48% se si passa all'area Asia-Pacifico.
Non esistono fiere imperdibili,
ovviamente, tutto dipende dalla natura
dell'attività d'impresa. Esiste, infatti, una
miriade di opportunità ed eventi per il
momento ancora di nicchia o emergenti.
Un esempio? Hong Kong è diventata
proprio negli ultimi anni la piazza più
importante per le rassegne vinicole, ma chi
vuole importare prodotti di varia natura
made in China deve andare nel Sud della
Cina, e far tappa a Guangzhou (Canton).
Proprio la fiera di Guangzhou, tra le
prime campionarie al mondo, negli ultimi
anni ha iniziato a promuoversi all'estero,
specie in Europa, con tour mirati per
attirare espositori occidentali. Una vera e
propria rivoluzione, per una fiera
considerata solo di export.
D'altro canto, l'Asia intesa in senso lato,
inizia a essere un terreno di sbarco anche
per enti fieristici di casa nostra. Da
qualche anno Expo Riva Schuh ha iniziato
a organizzare una versione indiana (si
veda articolo a fianco). Non esisteva una
fiera della calzatura in India e ora c'è, con
gran profitto anche per i prodotti italiani
che hanno una nuova vetrina. L'ultima
edizione ha appena chiuso i battenti con
grande afflusso di visitatori.
La guerra del futuro, forse, sarà
proprio tra Asia e Europa, continente
che ancora vanta il 48% degli spazi
mondiali, e praticamente il doppio degli
stessi eventi dellAsia. Ma il futuro, di
certo, sarà anche lì.
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Moda, alimentare, meccanica
e auto i quattro settori-chiave
di Daniela Roveda
oda, alimentare, meccanica: le
opportunità di esplorare il mer-
à ' cato americano per i più importanti
prodotti italiani d'esportazione
sono molteplici negli Stati Uniti. Nel
corso dell'anno e in ogni angolo del Paese
hanno luogo fiere e trade show di
grande interesse per le imprese italiane,
ma solo alcuni sono decisamente da
non perdere.
Nel campo della moda la destinazione
è New York, dove in gennaio e in luglio
si svolge la fiera per il prét-à-porter donna
(Fashion Coterie), e in febbraio e settembre
la fiera per la moda uomo MRket
NY. Questi sono gli eventi che attraggo-
no i principali designer, le maggiori riviste
di moda e realizzano il maggior afflusso
di espositori e visitatori d'America.
Per quanto riguarda le calzature, l'appuntamento
più rilevante è in luglio a
Las Vegas con FN Platform, una fiera dove
sono rappresentate i.600 marche di
calzature da donna, uomo e bambino per
ogni fascia di prezzo.
Sempre a Las Vegas si svolge in maggio
la più importante fiera della gioielleria,
il JCK Show, a cui partecipano 2.500
delle più rinomate marche mondiali; più
piccolo (5oo espositori) ma situato nel
mercato americano più significativo,
New York, è, invece, il trade show JA
New York a fine luglio.
Tra le numerose fiere di prodotti ali-
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mentari e vinicoli solo una - Fancy Foods
- vale veramente la pena visitare negli
Stati Uniti. Fancy Foods si svolge due
volte all'anno, in gennaio a San Francisco
e a New York a fine giugno, e grazie
al suo straordinario successo continua a
crescere in dimensione e ad attrarre nuovi
espositori. All'ultima edizione, la scorsa
settimana a San Francisco, erano presenti
13oo espositori.
Meno note al vasto pubblico, ma di
grande rilevanza per gli esportatori italiani
sono le fiere di accessoristica e componentistica
per auto che si svolgono in
novembre a Las Vegas con un afflusso di
128mila visitatori. Nel campo dei macchinari
industriali l'appuntamento è a Chicago
in febbraio con Fabtech, una fiera
che attrae 35mila visitatori e 1.200 espositori.
A St Louis in aprile è il turno di Castexpo,
fiera per le tecnologie le fonderie
e la pressofusione. E, infine, per le tecnologie
dell'industria alimentare e lattiero-casearia,
l'evento da non perdere è
Process Expo a Chicago in novembre.
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L'ANALISI
Riccardo
Sorrentino
La «tassa»
più iniqua
sui redditi
dei lavoratori
""‘ una cosa davvero doloro-
- sa.Una crescita delle retri-
_4buzionipiùlenta del costo
dellavita è il peggio che possa capitare.
È la più iniqua delle tasse,
perché colpisce con maggior durezza
proprio i più deboli.
È ancora più doloroso ricordare
che l'inflazione del 2012 è
dovuta anche all'aumento dell'Iva
ed è quindi legata non solo
allarecessione, ma anche alla necessità
di rimettere ordine nei
debiti dello Stato, con i quali
(semplificando un po') sono state
spese ieri tasse da raccogliere
oggi e domani. Non è un caso
quindi se il tema del fisco - anche
se con toni da propaganda
se non populistici - sia al centro
della campagna elettorale. Sono
anni che la quota dei redditi
di lavoro si riduce in Italia non -
come è avvenuto altrove - avantaggio
del capitale, ma dello Stato,
che non si è posto il problema
di utilizzare bene le risorse.
Se a tutto questo si aggiunge il
peso della disoccupazione, lo
scenario del lavoro diventa davvero
drammatico.
Per questo l'Italia deve tornare
a crescere. Per creare nuove
aziende, nuovi posti, per aumentare
la produttività e per questa
via, compatibilmente con l'andamento
del costo unitario del
lavoro, i salari. All'orizzonte si
incominciavagamente a intravvedere
ilbel tempo, ma nonbisogna
sperare troppo dalla ripresa
ciclica. I a nostra economia ha
da anni una velocità massima
troppo bassa; e la crisi l'ha ulteriormente
ridotta.
Quando il Paese tornerà alla
normalità con tutta probabilità
non camminerà allavelocitàgiusta
per ridare lavoro a tutti e riportare
le retribuzioni reali ai livelli
dei nostri partner. Non basta
quindi mettere benzina nel
motore: occorre cambiare ilmotore
stesso, rendere più "potente"
l'intero sistema, che quindi
non può essere riformato solo
in alcune sue parti: occorre cambiare
- bene - le norme sul lavoro,
e quelle sui mercati dei prodotti,
e quelle sui mercati dei servizi,
e quelle sul sistema finanziario.
Altrimenti il risultato sarà,
di nuovo, molto squilibrato.
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Là nuova Ice scende
al fianco delle Pmi
L'Agenzia riparte da un programma di 154 iniziative a sostegno
del prodotto Italia - Ricerca di mercati e formazione manager export
di Stefano Natoti
usiness intelligente e operazioni di
scouting sui mercati più complessi,
reperimento di importatori, distributori,
partner per collaborazioni industriali,
formazione di giovani export manager,
attività di promozione per far conoscere
maggiormente i prodotti italiani
sui mercati mondiali.
Sono questi alcuni dei principali obiettivi
strategici a sostegno dell'internazionalizzazione
delle imprese perseguiti dalla nuova
I ce, struttura diventata pienamente operativa
dal primo gennaio di quest'anno col
nome diAgenzia per la promozione all'estero
e l'internazionalizzazione delle imprese
italiane. Lo conferma, al Sole 24 Ore, il direttore
generale, Roberto Luongo. «Il nostro
ruolo - dice - è quello dimettere le imprese
nelle condizioni ideali per affrontare il processo
di internazionalizzazione indicando
loro come siva sui mercati mondiali, quali
sono quelli di maggiore interesse, quali sono
le opportunità più concrete per i singoli
comparti nei mercati più vicini dell'Unione
europea - come Germania, Francia, Spagna,
Regno Unito, Svizzera-ma anche operazioni
di scouting su mercati più complessi
e difficili come possono essere quelli dei
Brics, di Vietnam, Kazakistan, Uzbekistan,
Azerbaijan dove la presenza dell'Italia è relativamente
inferiore rispetto a quello che
potremmo potenzialmente fare».
Un'altra mission dell'Agenzia è assistere
concretamente le imprese trovando loro
importatori, distributori o partner per collaborazioni
industriali. «Una parte, questa,
molto importante:vista la fase di stagnazione
della domanda interna, le imprese si rivolgono,
infatti, sempre di più ai mercati internazionali,
non solo quelli più vicini
dell'Unione - dove si rivolge ancora il 6o%
delle nostre esportazioni-ma anche a quelli
più lontani, come Giappone, Stati Uniti,
Cina,Sudest asiatico, Africa sub-sahariana.
Questo lavoro di trovare per le imprese italiane
dei partner con cui fare business, di
stabilire un maggior contatto con la distribuzione
organizzata è sicuramente un
obiettivo centrale della nostra azione».
I settori più importanti sono naturalmente
quelli del ma de in Italy: calzature, agroal imentare,
vino, gioielleria, oreficeria, mollili.
«Ma - sottolinea Luongo - abbiamo anche
settori nuovi, come la meccanica strumentale
o le tecnologie più avanzate. Il
comparto della meccanica strumentale è
uno dei settori di punta del nostro export. l
la tecnologia è insita nei macchinari. Penso
alle macchine per la lavorazione metallica,
della plastica, del vetro, alle macchine per
imballaggio. Da non dimenticare poi tutta
la parte relativa ai settoriveramente più innovativi:
penso alle tecnologie del restauro,
dove l'Italia ha un valore aggiunto molto
alto. Ma parlo anche delle energie rinnova-
I Saloni da Milano a Mosca. Si moltiplicano le iniziative fieristiche targate Italia nel mondo, che vanno
a braccetto con il must storico dell'Agenzia che ha sostituito l'Ice nella promozione del made in Italy
bili o delle tecnologie per la protezione ambientale.
Settori dove l'Italia può dire certamente
la sua». Il musi storico dell'ex Ice è
poi la promozione del made in Italy con l'organizzazione
di iniziative fieristiche, wokshop,
seminari, che servono a far conoscere
maggiormente i nostri prodotti sui mercati
mondial i, ben 154 appuntamenti nel primo
semestre 2013. «E un programma - aggiunge
Luongo - che comprende i principali
appuntamenti che si svolgono in Europa,
in Giappone, negli Stati Uniti, in Russia, in
Asia (Cina, ma non solo). Ma anche le fiere
italiane più importanti, come quelle di Milano
o di Verona, di Rimini o di Bologna dove
„- „-
m ia Promotionde l Made in Ita Y fuori
da l te nitorio nazionale è uno dei musa'
della nuova Re. Fra gli strumenti di
Intervento dell'Agenzia c e un
P a promozionale che conta
circa 600 iniziative ogni anno, tra
promozione commerciale,
colla bora zione industriale, attrazione
degli investimenti esteri, informazione e
formazione
\,,
arrivano operatori provenienti da tutto il
mondo. Nostro compito sarà anche quello
di intensificare gli sforzi per attrarre maggiori
investimenti esteri».
Un piano promozionale ben articolato,
quello messo a punto dall'Agenzia che
può contare su risorse importanti: «La
Promotion può contare su circa 30 milioni
di curo provenienti dal settore pubblico
che andranno a sommarsi ad altri 25 milioni
di co-finanziamento del settore privato.
Risorse che andranno a supporlare
all'incirca 600 manifestazioni promozionali
su tutti i mercati mondiali».
L'Agenzia è anche impegnata sul tema
della formazione per i giovani export manager,
laureati e diplomati. «Un tema importante,
che consente di rifornire le imprese
- soprattutto quelle piccole e medie
che effettuano i175% delle esportazioni italiane
- di forze nuove per aggredire i mercati.
Un'opportunità soprattutto per le Pini
del MezzoPAorno d'Italia o delle aree in
questo momento in difficoltà sui mercati
internazionali». Un aiuto al processo di internazionalizzazione
è assicurato anche
dalla nuova cabina di regia, attiva dal 18 luglio
scorso, che mette attorno allo stesso
tavolo tutti gli attori interessati al processo:
camere di commercio, associazioni imprenditoriali
come Confindustria, Rete Italia
e alleanza delle cooperative, mondo
bancario: «La cabina di regia ha già dato
alcune indicazioni strategiche su qualiPaesi
muoversi e con quali linee guida. È sicuramente
un passo avanti rispetto alla frammentazione
degli anni scorsi».
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HPFC ,IONE ,SERVATA
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nuo.-:,ice scendo
al fianco delle Pali

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Il binomio sport-edilizia spicca
nelle manifestazioni brasiliane
di Micaela Cappellini
i giocano tutte tra marzo e aprile le
partite che contano per chi vuole
,„„ sfruttare le fiere come trampolino di
lancio nel mercato brasiliano.
Macchinari, edilizia, automotive,
agroalimentare: gli appuntamenti si
concentrano nella prima metà nell'anno.
Cui vanno aggiunte due iniziative
direttamente italiane:la missione
settoriale Oil and gas a Rio de Janeiro a
maggio, organizzata da Confmdustria
insieme con l'Ice, e quella dedicata al
comparto dell'auto di giugno, promosssa
sempre dagli stessi attori.
Revestir, la fiera delle piastrelle e dei
marmi, aprirà i battenti a San Paolo il 5 di
marzo ed è occasione golosa, visto
l'ammontare di strutture per l'ospitalità
di cui il Brasile si dovrà dotare in vista di
Mondiali e Olimpiadi. Per chi invece
produce macchinari, gli appuntamenti
sono a Bento Gonsalves (Stato del Rio
Grande do Sul) il i8 marzo con Fimma, la
fiera delle macchine per la lavorazione
del legno; a San Paolo il 19 di marzo con
MDA South America, l'expo
dell'automazione industriale; il 29 aprile
a Riberao Preto (Stato di San Paolo) con
Agrishow, per le macchine agricole; e il 3
giugno a San Paolo con Feimafe, la fiera
delle macchine utensili. Per le imprese
agroalimentari, infine, due sono gli
appuntamenti clou: l'Expovinis di San
Paolo, dal 24 al 26 aprile, e - sempre nel
capoluogo carioca - la Sial, dal 25 al 28
giugno, che riguarda un po' tutto il
comparto.
E per chi vuole allargare l'orizzonte a
tutto il Sudamerica? Niente paura, assicura
il direttore dell'Ice di San Paolo, Giovanni
Sacchi: gli appuntamenti fieristici che si
svolgono in Brasile sono anche i più
importanti dell'America del Sud. Chi
punta a tutto il continente non può che
passare da qui.
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',nuova 'ce scende
al fianco delle Pini
..,

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Food e tessile di fascia alta: ecco
il made in Italy che piace ai russi
di Adriano Moraglio
anno scorso in Russia è
cresciuto il comparto
\\\ dell'abbigliamento bimbo,
quello femminile non è saturo e le donne
russe spendono ancora molto e volentieri,
ma la vera novità, dovrebbe essere il moda
uomo». Filippo Covino, responsabile
moda e agroalimentare dell'agenzia ex Ice,
ufficio di Mosca, non ha dubbi.
E a proposito di alimentare, individua una
forte attenzione al bio e al fresco da parte dei
giovani e un gusto verso i cibi italiani (olio,
pasta, vino) che trova riscontro soprattutto
nel segmento della ristorazione. Diverso il
discorso per gli acquisti dei cittadini, in
quanto i ricarichi allo scaffale sono ancora
molto elevati. Abbigliamento e
agroalimentare sono fiore all'occhiello del
made in Italy in Russia e le mete fieristiche
più importanti, da non perdere, sono
rispettivamente, Collection Premie Moscow
e Obuv Mir Kozhi, nelle edizioni primaverili
e autunnali, con già forti presenze italiane
(tra le 200 e 250 aziende, col coordinamento
di Ente Moda Italia, la prima, e associazione
calzaturieri, la seconda), con ex Ice a
supporto, e Prodexpo (dall'u febbraio) e
Worldfood (a settembre), fiere tutte
organizzate nell'Expocentr di Mosca.
«Gli italiani sono sempre più interessati a
fare business qui», aggiunge Covino. «Molte
aziende che oggi faticano su mercati come
Usa, Cina, Giappone sostengono che, per
loro, la soluzione è la Russia». Non vanno
dimenticati settori strategici come
arredamento e macchinari, che insieme
fanno H5" delle esportazioni italiane in
Russia. A questi settori sono dedicati eventi
importanti (cominciano oggi) come
Upakovka (imballaggi) e Interplastika, e
anche Mosbuild (edilizia e accessori) e
Metallurgy+Aluminium. «C'è voglia d'Italia
- sottolineano alla nuova Ice - ma non
pensiamo di essere al centro del mondo. C'è
ancora tanto terreno da conquistare».
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',nuova 'ce scende
al fianco delle Pini
..,

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PAR RIIIvAAN 'AD, kIR
In Germania poli specializzati
per avere il meglio dei segmenti
di Laura Cavestri
" a locomotiva fieristica tedesca gioca
su un mix vincente di "brand Paese"
\__, forte, centralità geografica nel
continente e servizi (dalla logistica
all'accoglienza per tutte le tasche). Ma la
Germania - con oltre il m% della superficie
espositiva mondiale oltre al fatto che 4
delle 5 aree fieristiche più vaste del mondo
sono Hannover, Francoforte, Colonia e
Diisseldorf) - ha saputo "programmare" il
suo successo sin dagli anni '80.
«In casa - ha spiegato Andreas Zuege
(Fiera di Hannover) - si è impedita la
"cannibalizzazione" dei poli fieristici.
Ciascuno, infatti, ha puntato sui propri
segmenti merceologici diventando punto
di riferimento dei propri settori senza
rivaleggiare coi colleghi. Oltreconfine si è
deciso, sia a livello federale che di Laender,
di puntare sulle fiere come strumento di
penetrazione commerciale della propria
manifattura nei mercati emergenti».
Riconoscendo a poche agenzie abilitate
l'organizzazione di fiere all'estero, Messe
Frankfurt, Koelnmesse e Hannover Messe
hanno così potuto gestire pacchetti di
espositori tedeschi, conoscere i mercati
esteri, sviluppando un portafoglio di fiere
proprie "esportate" con successo nei Bric.
E colonizzandone i nascenti poli fieristici.
«L'Europa è meno centrale che in
passato - ha detto Donald Wich (Messe
Frankfurt a Milano) -. Ma Germania e Italia
sono tra i principali Paesi manifatturieri al
mondo. Oggi gli operatori di tutto il mondo
vengono a Francoforte per avere un
panorama completo delle novità di settore.
Poi, si replica a Shangai o a Mosca per
approfondire le esigenze di questi specifici
mercati, entrare in contatto con aziende
minori, fornitori e buyers locali. Oggi
dovremmo smettere di rivaleggiare, ad
esempio tra Germania e Italia, e unirci in
sinergie positive per tutelare le nostre fiere
e la nostra manifattura nel mondo».
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',nuova 'ce scende III
al fianco delle IvIni
..,

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L'analisi mensile di Confindustria
Presupposto del rimbalzo
L'economia sta toccando il fondo
della dura recessione.
L'anticipatore Ocse (grafico a
sinistra), migliorato per il terzo
mese di fila in novembre (+0,09%
da +0,05%), delinea prospettive
di ripresa del Pil nel secondo
semestre 2013
L'ANTICIPATORE OCSE VEDE LA RIPRESA
Italia, dati trimestrali destagionalizzati. Variazioni percentuali
Industria in ripresa
L'attività industriale italiana è
salita dello 0,4%a dicembre su
-0,5
-1,0
novembre (-2,1% resta però il calo -1,5
nel 4 °trimestre). Nel
manifatturiero sono in progresso
le aspettative di produzione
-2,0
-2,5
(grafico a destra) e i giudizi sugli -3,0
ordini Fonte: elaborazioni Csc su dati Istat e Ocse
1,5
1,0
0,5
ll'erldOIS
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Anticipatore Ocse
20 07 2008 20091 2010 2011 2012
r\\\
o
-1
-2
-4
AREA EURO: MANIFATTURIERO ALLA SVOLTA
In volume, indice 2005=100, e saldi delle risposte
— - Attese di produzione
30
20
10
o
-10
-20
-30
-40
2009 2010 2011
Fonte: elaborazioni Csc su dati Eurostat e Commissione europea
ss
,0
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Produzione
2012 2013
«Ora la ripresa è possibile»
Confindustria: crisi verso la svolta, cruciale una maggioranza salda dopo il voto
Nicoletta Picchio
ROMA
L'economia italiana sta toccando
il fondo della «dura» recessione,
la seconda in cinque
anni. E si delineano « i presupposti
di un rimbalzo» che può dare
avvio alla ripresa. È lo scenario
che indica Congiuntura
Flash, l'analisi mensile del Centro
studi Confindustria. Che ritiene
però «basilare» per la ripartenza
dell'economia che si
sollevi la «cappa di paura» creata
dalla situazione politica interna.
Secondo il Csc è «cruciale»
che l'esito del voto dia al Paese
una maggioranza solida, che abbia
come priorità le riforme e la
crescita. E che sia in grado di fornire
un «quadro chiaro» che infonda
«fiducia nel futuro» e
orientiverso la spesa le decisioni
di consumatori e imprenditori.
Si aggiungerebbe al «contagio
positivo» innescato dalle decisioni
dello scorso anno della
Bce e dei governi.
Da noile elezioni saranno determinanti.
Secondo il Centro
studi di Confindustria la domanda
interna è stata depressa
dalla sfiducia «ben oltre» quanto
sia stato giustificato dalla si-
tuazione oggettiva dei bilanci
familiari e aziendali: gli acquisti
dibeni durevoli sono scesimolto
di p iù del reddito reale disponibile;
gli investimenti sono ai
minimi storici rispetto al Pil e le
scorte bassissime.
Contemporaneamente «vengono
meno o si allentano» le tre
cause del regresso: il credit
crunch, l'iper-restrizione deibi-
lanci pubblici, la frenata della
domanda globale. Serve quindi
fiducia. E il Centro studi ha rimarcato
nell'analisi diffusa ieri
che «rimarranno deboli le costruzioni,
per le quali vanno prese
misure specifiche».
Le decisioni dell'anno scorso
della Bce e dei governi hanno
comunque creato un «contagio
positivo» che ha portato
«continui segnali di progres-
so», anche nell'Eurozona. Ciò
ha messo in moto un «drammatico
miglioramento» mondiale
delle condizioni finanziarie e
una «ritirata» dell'avversione
al rischio, destinati a pro seguire.
Ne beneficeranno soprattutto
iPigs, secondo il Csc, stressati
dal prosciugamento della li-
quidità. Tra gli emergenti, ci sono
segnali positivi: la Cina è ripartita
e altri seguiranno. Negli
StatiUniti, grazie all'azione della
Fed e al deficit pubblico, «è
risorta» l'edilizia residenziale,
per prezzi e volumi, e ciò sosterrà
la spesa dei consumatori e il
manifatturiero sta riprendendo
peso nel tirare lo sviluppo.
Dal punto di vista valutario,
la situazione giapponese ha
provocato «scaramucce valutarie»
e l'area euro comincia a
subire danni collaterali ingenti.
Le materie prime, specie il
petrolio, «fiutano» la ripresa
mondiale.
Scendendo nel dettaglio, l'attività
industriale italiana è salita
dello 0,4% in dicembre, portando
al 2,1% il calo del quarto
trimestre (-6,2 nel 2012). Dinamica
coerente con un calo del
Pil nel quarto trimestre dello
o,6% almeno, dopo lo 0,2 del
terzo. L'indicatore anticipatore
Ocse, migliorato per il terzo
mese di fila in novembre indica
la ripresa nel secondo semestre
2013. Positivo l'export:
nell'area euro a novembre è stato
+0,8% su ottobre, mentre
l'Italia ha segnato -1,2% e la Ger-
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mania -0,4 per cento. Le nostre
imprese esportatrici hanno indicato
prospettive positive nel
primo trimestre 2013 (indagine
Banca d'Italia-Il Sole 24 ore).
Preoccupante il lavoro: le imprese
rilevano prospettive in
peggioramento sull'occupazione
del trimestre scorso, 6 punti
in più rispetto al 24,7% di settembre.
Situazione che si riflette
sui consumi, ancora in diminuiziome.
Ed anche gli investimenti
sono calati nel quarto trimestre,
anche se si inizia ad intravedere
un recupero nel
2013. Sul credito, ancora il
30,5% delle imprese denuncia
peggiori condizioni nel quarto
trimestre 2012. E l'analisi Csc
sottolinea che la Bce ha lasciato
fermo il tasso ufficiale allo
0,75% mentre altre Banche centrali
hanno tagliato.
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110
105
100
95
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ripl e. possibile»

pressunE
Claudio Tucci
ROMA
La performance peggiore
da11983, quando c'era ancorala lira.
E anche rispetto al 2011, anno
di piena crisi economica, la crescita
dei salari registrata lo scorso
anno è stata più bassa.
Nella media del 2012, ha reso
noto ieri l'Istat, le retribuzioni
contrattuali orarie sono aumentate
di appena 1'1,5% (rispetto
all'anno precedente - mentre
nel 2011 l'incremento sull'anno è
stato dell'1,8%). Ma l'inflazione,
sempre su base annua, nel 2012
ha toccato quota +3%, portando
quindi il divario con le retribuzioni
a 1,5 punti percentuali, con
una crescita dei prezzi che è stata
quindi "doppia" rispetto a
quella dei salari (il divario maggiore,
a sfavore delle retribuzioni,
dal 1995). Una sorta di tassainvisibile,
che per una famiglia di
tre persone ha significato, lo
scorso anno, una perdita del potere
d'acquisto di524 euro, ha calcolato
il C odacons.
Nel mese di dicembre l'indice
delle retribuzioni contrattuali
orarie è rimasto praticamente
fermo, segnando un incremento
impercettibile dello 0,1% rispetto
al mese precedente (novembre
2012); mentre rispetto a dicembre
2011 la crescita è stata
dell'1,7% (ma anche in questo caso
l'inflazione ha corso più forte:
+2,3%, il dato di dicembre 2012).
Segno di una economia che fa
fatica a riprendersi; e di un peri-
S°Ierld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
RehlbuAont Nel 2012 stipendi su dell'1,5%,la crescita più bassa dall'83
L'aumento delle buste paga
«doppiato» dall'inflazione
metro di famiglie in difficoltà
che rischia di allargarsi. Senza dimenticare
come a dicembre siano
risultati in attesa di rinnovo 32
contratti, di cui 16 nel pubblico
impiego, relativi a circa 3,7 milioni
di dipendenti (intorno ai 3 milioni
nella sola Pa). E in assenza
di rinnovi, ha evidenziato ancora
l'Istat, l'indice delle retribuzioni
contrattuali proiettato per tutto
i12o13 (sullabase delle disposizioni
definite dai contratti in vigore
a dicembre) registrerebbe una
crescita media annua di appena
lo o,9% (nei primi tre mesi
dell'anno salirebbe dell'1%, diminuendo
di un decimo di punto da
aprile 2013).
Una situazione complicata.
«E come nel biennio 1992-1993
ci fu bisogno di un patto sociale
per abbattere l'inflazione, oggiha
detto il leader della Cisl, Raffaele
Bonanni - occorre un nuovo
patto per alzare i salari, tagliare
le tasse e rilanciare l'economia».
Ma serve, anche, «un
Governo che in una fase di crisi
tuteli il potere d'acquisto delle
retribuzioni», ha aggiunto la numero
uno della Cgil, Susanna
Camusso.
Analizzando l'andamento settoriale,
i comparti che a dicembre
hanno mostrato gli incrementi
tendenziali maggiori delle
retribuzioni contrattuali sono
stati: alimentari, bevande e tabacco
(+3,6%), chimiche (3,3%),
legno, carta e stampa e acqua e
servizi di smaltimento rifiuti
(+3% entrambi gli aggregati);
energia elettrica e gas (2,9%) e
tessili, abbigliamento e lavorazioni
pelle (2,8%). Si sono registrate
invece variazione nulle
per il settore delle telecomunicazioni
e per tutti i comparti della
Pa (per i quali vige il blocco dei
rinnovi contrattuali operato della
legge 122 del 2010).
A dicembre, ha evidenziato ancora
l'Istat, sono risultati in vigore
46 contratti che regolano il
trattamento economico di circa
94 milioni di addetti (e a essi corrisponde
i168,1% del monte retributivo
complessivo). Nel settore
privato l'incidenza è pari al 92,9
per cento. Complessivamente,
nell'anno 2012, Si è registratala sigla
di 9 contratti (per poco più di
CONTRATTAEON
Per il rinnovo di un contratto
l'attesa media
è di 39 mesi. Quelli
in vigore coprono il 68,1%
del monte retributivo
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un milione di lavoratori e pari a
un monte retributivo del 10,4%
di quello totale dell'economia). I
rinnovi di particolare rilievo sono
stati, nel settore industriale,
quelli per le industrie alimentari
e chimiche che regolano più di
2oomila addetti. Nei servizi privati
i tre accordi rinnovati sono
stati quelli del credito (circa
35omila dipendenti, con più del
4% del monte retributivo totale);
le assicurazioni e le attivitàferroviarie,
siglati dopo una vacanza
contrattuale durata, rispettivamente,27
e 55 mesi. La quota di dipendenti
in attesa di rinnovo è pari
al 284% (nel settore privato si
scende al 6,8%). L'attesa del rinnovo
per i dipendenti con il contratto
scaduto è, in media, di 36,7
mesi per l'insieme degli occupati,
e di 39,8 mesi per quelli del settore
privato.
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Pagina 7

press LinE
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K\\\ \
aumento di 40 ore dell'orario annuo di
lavoro, remunerate al netto di Irpef e
contributi sociali, per i dipendenti, e di
contributi sociali e Irap, per le imprese, è
un segnale e un affare per tutti. Segnale di
impegno a rimboccarsi le maniche per
risollevare il Paese. Affare perché vale,
dopo cinque anni, un aumento dell'1,3% di
Pil reale (pari a 20,4 miliardi ai prezzi di
oggi), di cui lo 0,5% già nel 2014.
Tutto guadagno di produttività che va a
scapito dell'occupazione? No, perché la
maggior domanda innescata dall'aumento
della busta paga che vale doppio (essendo
esentasse) e la maggiore competitività (da
alleggerimento del costo del lavoro ed
efficienza) generano 4imila persone
impiegate aggiuntive nel 2014 e almeno
ulteriori 3mila entro il 2018.
Un lieto fine contro intuitivo, rispetto al
luogo comune secondo cui "aumentare
l'orario individuale di lavoro è la forma più
anti occupazionale che possa esistere", per
dirla con Maurizio Landini, leader della
Fiom. Un luogo comune che si basa su una
visione statica del funzionamento
dell'economia, secondo la quale i posti di
lavoro sarebbero un "numero chiuso",
perciò si può conquistarne uno se e solo se
viene lasciato libero, per esempio da chi va
in pensione o lavora meno ore a parità di
salario. Ma così non si dà soluzione alla
disoccupazione perché si aumenta il costo
del lavoro e perciò lo si rende meno
impiegabile, direttamente e
indirettamente (via minore competitività).
ipende da come si utilizzano le risorse
generate dal maggior gettito. Se per
tappare un deficit, allora l'effetto recessivo
è assicurato. Se per abbassare l'Irpef sui
redditi bassi da lavoro e a mettere più soldi
in tasca agli incapienti (le persone che
guadagnano così poco da essere esentate
dal pagamento dell'imposta sul reddito),
allora i consumi aumentano perché si
verifica una redistribuzione di potere
d'acquisto a favore delle classi sociali più
disagiate.
Il progetto Confmdustria fa
esattamente questo: destina quasi i due
terzi derivanti dall'innalzamento per due
punti delle aliquote Iva ridotte (quella del
4% al 6% e quella dello% al 12%)
all'aumento del reddito disponibile di
quanti hanno bilanci familiari magri e
dunque hanno una maggiore propensione
alla spesa. Considerato che, in ammontare
assoluto, il valore degli acquisti di beni la
cui Iva viene innalzata è imputabile solo in
parte alla spesa di queste famiglie, per loro
il danno dell'aumento dell'Iva è più che
compensato dalla rimodulazione
dell'Irpef.
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DaUe tasse aUg spread
Lo Stato paghi subito 48 miliardi di debiti
In aggiunta, ad esse sono destinati dal
progetto Confindustria anche i maggiori
incassi ottenuti con la lotta all'evasione,
cosicché già dal 2016 riceveranno una cifra
addirittura superiore alla maggiore Iva
pagata da tutte le famiglie e dal 2018 il
raffronto sarà tra 7.204 euro di incassi
derivanti dall'innalzamento dell'Iva e
11.399 di più elevato reddito spendibile per
i lavoratori con bassi redditi.
L'aumento dell'Iva del 4% oltre la soglia
minima europea del 5% porta un ulteriore
vantaggio: consentirà di modificare, in un
secondo momento, i beni che sottostanno
alle aliquote ridotte. Una modifica prima
impedita dalla Ue, essendo il 4% una
deroga alle norme comunitarie.
a manovra "più Iva ridotta-meno Irpef
L2 ai redditi bassi" contribuisce
significativamente a far più che
quintuplicare la dinamica reale dei
consumi nel 2014, dinamica che passa dallo
0,3% nello scenario senza le proposte
Confmdustria all'1,6% dello scenario con
le proposte. A questo rilancio rapido e
all'accelerazione successiva (+2,5% annuo
nel 2017; +10,7% cumulato tra 2013 e 2018,
contro il +2,2% che si avrebbe altrimenti)
danno una mano la maggiore occupazione
(+0,4% nel 2014, +7,5% cumulato) e la
moderazione dei prezzi che viene
dall'abbattimento del costo del lavoro
ottenuto con minori oneri sociali ed
eliminazione dell'Irap dal costo del lavoro.
Questo mix virtuoso è una ragione in
più per guardare al pacchetto di proposte
da Confindustria nel suo insieme,
evitando di criticare o far proprie singole
misure. Occorre, cioè, osservare l'intera
foresta invece di concentrarsi sugli alberi
che la compongono.
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er il 2011 la Banca d'Italia ha stimato
in 71 miliardi i debiti commerciali
della pubblica amministrazione. Sono,
cioè, acquisti o investimenti effettuati
che non sono stati ancora pagati alle
imprese. Rappresentano a tutti gli effetti
un finanziamento occulto e per giunta
forzoso al settore pubblico.
Confindustria chiede di liquidarne
subito i due terzi, pari a 48 miliardi,
considerando che un certo ammontare
di crediti/debiti commerciali è
fisiologico ed è presente nel bilancio di
qualunque azienda. Una somma
comunque per difetto, giacché quei 71
miliardi sono nel frattempo sicuramente
lievitati.
Dove prendere tutti quei soldi?
Semplice, emettendo titoli di Stato: visto
che di debiti si tratta, tanto vale portarli
alla luce del sole e far salire una tantum
lo stock di debito pubblico collocato sul
mercato. Un'operazione verità che, se
inserita nel progetto di rilancio della
crescita, sarebbe perfino apprezzata
dagli investitori. Tanto è vero che fu
caldeggiata anche da Mario Draghi un
paio di anni fa, quando era ancora
Governatore della Banca d'Italia.
La liquidazione immediata e in
contanti dei 48 miliardi ha vari effetti
benefici: aumenterebbe la liquidità delle
imprese e la loro solidità finanziaria,
dunque il loro rating fissato dalle
banche, abbassando così i tassi e
ampliando la loro possibilità di accesso
al credito. Il Centro studi Confindustria
ha stimato che tutto ciò metterebbe in
moto un volume di investimenti
aggiuntivi da parte delle imprese pari a
7,7 miliardi nell'anno successivo alla
liquidazione e a 10,4 entro tre anni.
Pagina 11
DallavoroalFisco
un progetto di qualità
per farripartirc 77;

pressunE
Va aggiunto che questo è l'unico
strumento davvero efficace (più di mille
leggi ed editti) per accorciare davvero i
tempi di pagamento in tutto il sistema
economico italiano, dove le riscossioni
delle fatture sono molto più lente che in
Germania e Francia. Se il maggior
compratore si mette a saldare
rapidamente quanto deve, allora tutti gli
altri si adegueranno: vuoi perché
qualcuno avrà finalmente i soldi per
pagare i suoi stessi fornitori, i quali a
loro volta salderanno i loro debiti e così
via; vuoi perché tutti saranno indotti
dalla pressione competitiva a emulare la
sana e miglior pratica adottata dal più
grande cliente del Paese.
T i denaro circolerà più abbondante e
meno caro anche perché il progetto
Confindustria porta alla netta riduzione
del rapporto debito pubblico/Pil (103,7%
nel 2018) e alla potente accelerazione
della crescita economica (al 3,0% dal
2017). Ciò migliora nettamente i
fondamentali dell'economia italiana e
quindi restringe lo spread pagato sui titoli
pubblici.
Secondo le stime del CsC l'entità di tali
progressi è tale da abbattere il divario di
rendimento tra BTp e Bund spiegato dai
fondamentali di quasi 100 punti base
rispetto al suo livello corrente (pari a 163
punti, in base ai calcoli del CsC) e quindi
di circa 180 punti dai valori effettivi
attuali. Per prudenza nel modello CSC è
stata incorporata una diminuzione di 100
punti.
Ciò innesca un circolo virtuoso tra
minor debito pubblico e maggiore
crescita, da un lato, e abbattimento dello
spread, dall'altro. Il minor spread abbassa
il costo del denaro a carico delle imprese e
delle famiglie e quindi stimola gli
investimenti e i consumi, generando più
crescita e così via.
ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
L'impatto
IL PIL
Il piano della Confindustria avrà un forte
impatto anche sul Prodotto interno lordo.
Fin dal 2013, secondo CsC, potrebbe aumentare
a 1.379,8 miliardi contro i 1.379,4 se la
situazione resta invariata. Ancora maggiore
negli anni a venire:1.511,1 miliardi nel 2017
contro i 1.409,5 senza misure. In miliardi
1630
1550
1310
1230
1150
Con proposte Confindustria
Senza proposte
90 94 98 02 06 10 14 18
L'OCCUPAZIONE
Secondo il Centro studi di Confindustria, le
misure proposte daranno nuova linfa anche al
lavoro: per arrivare nel 2018 a 24,91 milioni di
occupati contro i 23,303 se non si interverrà
in alcun modo per invertire il trend del sistema
economico-produttivo. In migliaia
25500
24500
23500
22500
21500
20500
19500
Con proposte Confindustria
Senza proposte
90 94 98 02 06 10 14 18
I
' "&
Fonte: elaborazioni e previsioni CsC su dati Istat
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N \
N , NN N.
\ \\
li incentivi alle imprese da parte
\.1 dell'amministrazione pubblica
possono essere di due tipi: contributi alla
produzione e sostegno agli investimenti. Il
progetto Confindustria prevede di tagliarli
per 5 miliardi nel 2014 e per una cifra
ancora più alta successivamente, taglio
equiripartito tra i due tipi di incentivo.
Ricordiamo che gli ultimi dati disponibili
indicano in 31,4 miliardi gli incentivi annui,
di cui meno di 3 vanno alle imprese
industriali. Ridurre gli incentivi non è
neutrale rispetto ai comportamenti. Qui si
è assunto che le imprese che li ricevono,
per lo più pubbliche o controllate dal
pubblico, trasformino i tagli in maggiore
efficienza. Ma può benissimo avvenire che
i buchi causati nei bilanci di tali aziende
proprio dai minori incentivi siano chiusi da
aumenti di tariffe odi imposte, per poter
continuare a erogare i servizi non tanto
nelle stesse quantità e qualità quanto
soprattutto nella medesima modalità.
-,\;,n.. -,,
,,kw\wm
k N
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 331.753
Diffusione: 262.360
.,.. ,,,, -
'ntervenire a ridurre una massa di più di 800
miliardi di spesa sembrerebbe un gioco da
ragazzi. Questa spesa tende a lievitare spontaneamente
perché le retribuzioni vanno adeguate
all'inflazione e lo stesso vale per le prestazioni
sociali (come le pensioni) e gli acquisti.
La massa aggredibile si riduce se togliamo
dalla spesa totale gli interessi (che non è discrezionale),
gli investimenti (che vanno invece
rilanciati), gli acquisti di beni e servizi (oggetto
di una terapia a parte, vedi sotto), i contributi
alla produzione (idem, vedi sopra) e le
prestazioni sociali, sulle quali si è appena fatta
una riforma decisa (sebbene non decisiva sul
piano dell'equità, ma questa è un'altra storia).
Restano circa 214 miliardi su cui agire. In attesa
di una revisione del perimetro dello Stato,
bisogna limarli almeno dell'i% l'anno e senza
ricorrere ai soliti interventi lineari. Difficile?
Sì, se manca la volontà politica e sindacale.
Pagina 11
Dal lavorode
un pinetto di qualità
per far ripartirc

pressunE
' e centrali d'acquisto funzionano benissi-
mo nella grande distribuzione. La pubblica
amministrazione, lo ripetiamo, è il più grande
compratore di merci e servizi in ogni paese
e anche in Italia. Perciò è ragionevole concentrare
nella Consip, che è la centrale di acquisti
pubblici esistente, non solo la spesa in beni e
servizi che ora è effettuata dai ministeri ma anche
quella di province (quando le aboliamo?)
e comuni.I risparmi iscritti dal CsC (1,6 miliardi
nel primo anno, a salire fino a 8,o nel 2018)
sono un de minimis di quanto si potrebbe ottenere
razionalizzando e digitalizzando.
Con un solo caveat: Consip deve saper scegliere
e acquistare beni che funzionano (oggi
non sempre è così), altrimenti invece che ottenere
un risparmio si ha un raddoppio di costo.
Una sana iniezione di managerializzazione è
indispensabile.
ll'erldOIS
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\\\
' 'Italia è ricca di disuguaglianze
sancite dalle norme e forse anche per
questo fatica a diventare nazione. Tra
queste spicca il carico contributivo che
grava sulle imprese per coprire i
lavoratori contro il rischio di
disoccupazione e che varia a seconda
della dimensione e del settore. La Riforma
Fornero non è riuscita a intaccare queste
diversità, ma occorre farlo se vogliamo
avere un mercato del lavoro più flessibile
e mettere l'industria che compete sui
mercati internazionali su un piano di
parità con i concorrenti.
L'armonizzazione si traduce, perciò, in
una re distribuzione dei contributi pagati,
con alleggerimento di circa due punti per
le imprese manifatturiere sopra i 15
dipendenti.
er ridare competitività al
manifatturiero nell'immediato non si
può che intervenire sul costo del lavoro
agendo sulla parte del cuneo dal lato delle
imprese. Una parte di questo
alleggerimento viene dall'armonizzazione
degli oneri contributivi (vedi sopra) e
un'altra dalla diminuzione dei premi Inail,
ora molto elevati rispetto ai sinistri.
Una grossa fetta, quasi 9 punti
percentuali, devono venire dalla riduzione
degli oneri previdenziali. Gli unici, peraltro,
su cui si può agire senza incorrere nel veto
della Ue. Bisogna portare quei 9 punti a
fiscalità generale e salvaguardare i diritti
previdenziali attraverso i contributi
figurativi (cioè versati da una mano dello
Stato all'altra), una salvaguardia tanto più
importante oggi che le pensioni si calcolano
in base al monte contributivo individuale.
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\ \\
29/01/2013
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NT elle stime CsC, con la ricetta
i Confindustria che riporta l'Italia su un
sentiero di crescita più alto, i conti pubblici
vanno in attivo dal 2017. Qui si utilizza una
parte di tale surplus (poco più di 7 miliardi)
per tagliare l'imposta sul reddito di impresa
(Ires), alzando contemporaneamente
quella sostitutiva sulle rendite finanziarie:
tutte e due convergono al 23%.
Restano quasi altri 7 miliardi di avanzo
nel 2017 e ben 28 nel 2018. Che sarebbe bene
destinare a diminuire il debito pubblico. Ma
sarà difficile trovare politici tanto virtuosi.
Potrebbero allora essere impiegati a ridurre
ancor più la pressione fiscale, che già
scende di tre punti di Pil tra il 2014 e il 2018, o
a rimpolpare un po' la spesa (quella
corrente primaria si abbassa di sei punti di
Pil, sempre nello scenario Csc), una volta
che la macchina pubblica sia stata resa più
efficiente anche nell'individuare dove
maggiori sono i bisogni dei cittadini. A loro
l'ardua sentenza.
Pagina 11
DallavoroalFisco
un pn,getto di qualità
per farripartirc 77;

press LinE
ll'erld CAS
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Dal lavoro al Fisco
un progetto di qualità
per far ripartire l'Italia
L'aumento di 40 ore lavorative annue (senza oneri) sosterrà
produttività e reddito. Più «Iva ridotta» taglia l'«Irpef più bassa»
di Pasquale Capretta,
Alessandro Fontana e Luca Paolazzi
ra siamo punto e a capo. I conti pub-
blici sono stati risanati al costo di
gravi sacrifici. E bisogna pensare
anzitutto a rilanciare lo sviluppo
e l'occupazione, prendendo risorse da
una parte per sostenere chi può guidare
al meglio la ripresa, cioè l'industria manifatturiera
prima di tutto.
Il progetto di Confindustria per rilanciare
la competitività e la crescita dell'Italia è una
manovra di qualità proprio nel senso indicato
da Ciampi. E dimostra che non solo si deve
tornare a crescere, ma soprattutto che si
può. Basta volerlo e basta che chi governerà
dopo le elezioni adotti le misure contenute
in quel progetto. L'ottimismo della volontà
rivela la possibilità del rilancio e questa possibilità
è un aspetto confortante che infonde
fiducia tra le famiglie e le imprese nel mo-
mento più buio della recessione.
Il progetto nel suo insieme è scaricabile
dal sito www.confindustria.it, con le proposte
dettagliate, le tabelle sui risparmi e gli impieghi
della pubblica amministrazione che
discendono dalla terapia d'urto e le conseguenze
economiche in termini di crescita, occupazione
e tutte le altre variabili, compresi i
conti pubblici. Qui spieghiamo alcuni elementi
della proposta di Confindustria e rispondiamo
alle domande e alle reazioni più
frequenti che tale proposta ha sollecitato.
Se il pacchetto di misure proposte da Confindustria
troverà applicazione nella sua interezza,
il recup ero dei livelli di reddito e occu-
LA LEZIONE CIAMPI
Ne11998, dopo l'ingresso
nell'euro, l'ex capo dello Stato
sosteneva che bisognava
modernizzare il sistema sociale
ed economico in tutti gli ambiti
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pazione persi dal 2007 avverrà molto rapidamente.Addirittura
nel 2018 entrambi si collocheranno
sui valori che si sarebbero avuti se
la crisi non ci fosse mai stata e lungo un trend
di incremento molto più elevato di quello
tracciato dalle dinamiche pre-crisi, quando
l'Italia era già malata di lenta crescita.
Qualcuno malignamente potrà domandarsi
se nel Paese ci sono imprenditori in
grado di rispondere agli stimoli del progetto
con investimenti e innovazioni ed esportazioni
di stazza tale da raggiungere i risultati
stimati dal CsC. La risposta è, per noi,
positiva, perché il tessuto industriale si è
profondamente trasformato e continua a
cambiare adattandosi al difficile contesto
interno ed esterno. Qui si parrà la sua nobilitate.
Comunque, se il fare impresa in Italia
diverrà meno ostico e più redditizio di
quanto non sia oggi, anche dall'estero gli investitori
arriveranno come api attratte dal
miele in un'Italia tornata competitiva.
csc©confindustria it
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Dal lavoro al Fisco
progetto di qualità
per li- ripartire
- '1.. .,-

pressunE
ll'erld CAS
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Le differenze tra le proposte Confindustria e la non azione
CONTO ECONOMICO CONSOLIDATO DELLA PA
Dati in percentuale del Pil
2014 2015 2016 2017 2018
Entrate -0,6 -1,3 -2,2 -3,1 -3,5
Imposte dirette -0,2 -0,3 -0,5 -1,1 -1,2
Imposte indirette 0,3 0,3 0,3 0,3 0,4
Contributi sociali -0,6 -1,1 -1,7 -2,0 -2,2
Entrate in conto capitale 0,0 0,0 0,0 -0,1 -0,1
Pressione fiscale -0,5 -1,2 -2,0 -2,7 -3,1
Uscite -0,6 -2,0 -3,8 -5,3 -6,7
Redditi da lavoro -0,1 -0,3 -0,5 -0,7 -1,0
Acquisti di beni e servizi -0,2 -0,4 -0,7 -0,9 -1,1
Prestazioni sociali -0,3 -0,7 -1,1 -1,6 -2,1
Interessi 0,0 -0,4 -1,0 -1,5 -2,0
Uscite in conto capitale 0,3 0,3 0,1 0,3 0,3
I CONTI DEL PAESE
Punti percentuali o valori assoluti
2013 2014 2015 2016 2017 2018
Consumi delle famiglie 0,0 1,3 1,4 1,8 2,0 1,6
Investimenti fissi lordi 0,0 9,3 10,1 6,8 7,2 7,7
Macchinari e mezzi di trasporto 0,0 9,8 13,1 7,4 7,8 8,4
Costruzioni 0,0 8,8 7,2 6,0 6,5 6,7
Esportazioni 0,0 2,4 2,7 3,7 4,2 5,3
Importazioni 0,0 7,7 7,5 4,5 5,6 6,5
Pil 0,0 1,3 1,4 2,0 2,4 2,3
Saldo partite corrente (2) 0,0 -1,8 -3,0 -3,1 -2,6 -1,7
Occupazione (Ula) 0,0 0,4 0,7 1,0 1,4 1,3
Settore privato 0,0 0,5 0,9 1,2 1,6 1,5
Retribuzioni per addetto 0,0 -0,1 0,2 0,2 0,3 0,4
Industria in s.s. 0,0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,4
Prezzi al consumo 0,0 -0,1 -0,1 0,0 0,1 0,4
Saldo conti pubblici (2) 0,0 -0,1 0,6 1,6 2,2 3,3
Saldo primario (2) 0,0 -0,1 0,2 0,6 0,7 1,2
Saldo primario corrente (2) 6,5 6,8 7,3 7,8 8,2 9,0
Pressione fiscale (2) 0,0 -0,5 -1,2 -2,0 -2,7 -3,1
Debito pubblico (2) 3,1 0,7 -2,6 -7,5 -13,1 -19,5
(1) Variazione cumulata; (2)in percentuale del Pil
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2013-18 (1)
Fonte: elaborazioni e stime Cs su dati Istat
4
0,4
9,0
41,5
9,8
9
26
22 1
Pagina 11
Dal lavoro al Fisco
progetto di qualità
per ripartirc
- '1.. .,-

press LinE
ll'erldOIS
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29/01/2013
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Sfida su Pmi, green economy e digitale
Il Pd propone il piano «Industria 2020» - Il Pdl rilancia su imprenditori under 35 e ruolo della Cdp
Carmine Fotina
ROMA
Piccole e medie imprese, green
economy e innovazione digitale
occupano i tasselli centrali di
quasi tutti i programmi delle forze
politiche in campo. Le posizioni
sugli strumenti, tuttavia, mettono
in evidenza linee programmatiche
ben differenti, che nel caso
dell'Agenda Monti, del Pd e del
Pdl rimarcano continuità con
l'esperienza di governo che si
sta chiudendo (nel primo caso)
o con le precedenti stagioni a Palazzo
Chigi. Una spruzzata di liberalizzazioni
e politiche agricole
condisce il resto mentre, come
elemento comune, mancano
riferimenti concreti al reperimento
di risorse, e dunque relative
coperture, per attuare politiche
pro-industria.
Va anche detto che si stenta
davvero a trovare accenni reali alla
manifattura in senso stretto e
dunque al rilancio della nostra base
industriale erosa da un calo del
25% dell'attività in cinque anni.
Entra più nel dettaglio l'Agenda
Monti laddove immagina uno
strumento nuovo, un Fondo per
le ristrutturazioni industriali, che
faccia da collante peri capitali privati.
Riflettori accesi anche sulla
«proiezione internazionale delle
imprese medio-piccole». Il Pd
punta sul concetto di sostenibilità
ambientale e, lungo questo asse,
propone il rilancio del programma
"Industria 2015", da aggiornare
in "Industria zozo", per
l'innovazione tecnologica in settori
chiave come efficienza energetica,
mobilità sostenibile, scien-
ze della vita, made in Italy.
Tra i punti comuni, emerge
con forza la reintroduzione di un
vero credito di imposta per gli investimenti
in ricerca. Il Pdl, a questo
scopo, punta al riorientamento
degli attuali sussidi alle imprese,
da cui ricavare un fondo che alimenti
sia la ricerca sia il taglio del
cuneo fiscale. A questo, affianca
l'idea di utilizzare la Cassa depositi
e prestiti per finanziare l'innovazione
e l'intenzione di potenziare
le misure già varate durante questo
governo a favore degli imprenditori
under 35 e di riconoscere alle
imprese che assumono giovani
a tempo indeterminato una detra-
LE ALTRE PROPOSTE
Monti punta su un Fondo per
le ristrutturazioni industriali
Grillo e Ingroia: banda larga
universale. Giannino: aiuti
per aggregare le Pmi agricole
zione dei contributi per i primi
cinque anni. Azioni, si legge nel
programma, da effettuare sulla base
della «centralità delle Pmi nel
modello di sviluppo italiano».
Non c'è un capitolo specifico
sulle piccole e medie imprese nel
programma del Movimento 5 Stelle,
ma sul tema Beppe Grillo ha
lanciato un sondaggio sul suo
blog dopo aver definito le Pmi «le
fondamenta dell'economia
dell'Italia che da noi hanno scarsa
o nulla rappresentanza». Tra le
proposte segnalate, al primo posto
è stato votato il pagamento
dell'Iva solo a fattura incassata,
misura che,va detto, è già operativa
anche se con tetti di fatturato
correlati a vincoli Ue. La "rivoluzione
civile" di Ingroia, si legge
nel programma, è rivolta anche alle
«piccole imprese, le attività artigianali
e agricole», premiando fiscalmente
chi investe in ricerca.
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Nel programma di "Fare per
Fermare il declino" a ricoprire il
ruolo di protagonista sono le liberalizzazioni,
con una cura radicale
che prevede, tra l'altro, la privatizzazione
delle imprese a controllo
pubblico che operano su
mercati concorrenziali, a cominciare
da Trenitalia e Rai. Si citano
misure per la creazione di nuove
imprese, senza ulteriori dettagli,
e molto spazio viene riservato anche
all'agricoltura, con l'idea di rimuovere
tutti gli ostacoli all'accorpamento
fondiario e di riformulare
il sistema di aiuti della Pac
secondo criteri che incentivino la
piccola impresa verso forme di aggregazione.
Nei vari programmi, al concetto
di politica industriale si associano
con enfasi l'economia verde
e l'innovazione digitale. Nel
primo caso, Pdl, Pd e Scelta civica
concordano su incentivi per
favorire investimenti finalizzati
all'efficienza energetica. Ingroia
accenna a «un piano per il
risparmio energetico e lo sviluppo
delle rinnovabili», Grillo mette
in primo piano l'applicazione
immediata e rigorosa della normativa
sulla certificazione energetica
degli edifici.
Sull'Agenda digitale Monti, in
continuità con il provvedimento
varato a ottobre, punta sul rafforzamento
degli «incentivi per l'utilizzo
di tecnologie digitali nei
processi amministrativi per fornire
servizi ai cittadini». Il Pdl
mette tra le priorità il cloud computing
nella Pa e una revisione
dei criteri per la definizione di
startup innovativa. Solo dal Pd arriva
un'indicazione sulle risorse:
3 miliardi nella programmazione
dei fondi Ue 2014-2020 per portare
fibra ottica nelle scuole e nelle
strutture sanitarie. Sia il movimento
di Grillo sia quello di Ingroia
spingono per la banda larga
diffusa in tutto il Paese.
e RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 12
Sfida su Pmi, green economy e digitale

pressunE
Proposte incrociate
ll'erld CAS
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Efficacia e realizzabilità: i giudizi del Sole 24 Ore ALTA MEDIA BASSA
ilvio
Berlusconi
Mario
Monti
Beppe
Grillo
Antonio
Ingroia
Tra le proposte del Pd, anche l'i ntroduzion e di
sconti fiscali sugliriti che le imprese
decidonodi reinvestire in azienda. Si punta
poi a un piano Industria 2020 che dovrebbe
promuovere Un pia no di alfabetizzazione
digitale per le Pmì. Tre miliardi di eurod Ila
Il Pdl punta al riorientamento degli attuali
sussidi alle imprese, da cui ricavare un fondo
che alimenti sia la ricerca sia il taglio del cuneo
fiscale. A questo, affianca l idea di utilizzare la
Cassa depositi e prestiti per finanziare
l'innovazione e l'intenzione di potenziare le
Per l'Agenda Monti occorre aumentare gli
investimenti in ricerca e innovazione, attraverso
il credito strutturale di imposta «Bisogna
facilitare nt roduzione dí nuove forme di
finanziamento Per migliorare l'accesso &credito
e promuovere m 'su re che facilitino la crescita
Nel programma del Movimento 5 Stelle non c'è
un rife rimento di retto alle Pini, che sono state
invece *entro di un sondaggio lanciato sul
blog di Grillo. Il programma si concentra su
energia e comunicazioni. Tra le varie, proposte
fi guran o agevolazioni sulle anticipazion I
Nel programma di Rivoluzione civile si
propongono agevolazioni fiscali per le
imprese che investono in ricerca, innovazione
e creano occupazione a tempo indeterminato.
«Vanno valorizzate le eccellenze italiane
dall'agricoltura, alla moda, al tu rismo, alla
Il programma di "Fare per fermare il dechou non
. ,
si sofferma sulle politiche industri ah in !senso
stretto ma dà a m pio s pazio a un aggressivo
programma di liberalizzazioni e alt agricoltura.
Su Wetettricità,, ì n particolare, si propone di
rivedere le norme' esistenti finalizzate&
programmazione dei fondi Lie 2014-2020
dovrebbero essere impiegati per porta re fibra
ottica nelle scuole e nelle strutture sanitarie.
Tra le priorità gli incentivi per L'uso di rnoneta
elettronica, anche mediante agevolazioni ai
piccoli esercizi per l'acquisto dei dispositivù
ore degii..-ìmrate dguiroavnateniqieuesto goerno — a
v
favore
rtunder 5e 3 di
i riconoscere 'conoscer
I a tempo
alle im
, Prese che assumono
giovani
de
contributi indeterminatoeana detrazion
ampo agricolo
misure già. prendito
Rilancio
in canni'
dimensionale delle nostre imprese». Sì punta
anche a fa r eme gere un vero mercato dei capita i
di rischio, in particolare seed ca pita l, a migliorare
la proiezione internazion a le delle imprese
m eclio-piccole e avvicinare il livello di
investimenti diretti esteri alla media europea. Olt
bancarie e semplificazioni
contratti eaTrettuati , di a ristr ristrutturazione energetica
ripagate
economicoche e s ne e ricava
e tic, st
sa e elefon. c° Ne
ica, con de
il ISUO suo riacquisto a
cultura alla green economy». Un programma
per la creazione di «posti di lavoro attraverso
un piano per il risparmio energetico, lo
sviluppo delle rinnovabili, la messa in
sicurezza del territorio, per una mobilità
sostenibile che liberi l'aria delle città!dallo
perseguimento di obiettivi dí politica industriale'
attraverso interve ti nel settore elettrico. Nel
mirino: i sussidi a e imprese grandi
consumatrici di energia elettrica (in particolare
Treni alia); i sussidi alle imprese di generazione;
le modalità di i ncentivazion e all'insta Llazio ne di
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Nel progra mma, anche l'aliquota agevolata a
termine per lo sviluppodelte-commerce e
l'adeguamento del regime Iva dei libri d gitali
al 4% dal 21% attuale.
EFFICACIA: REA IZZABILITA:
attraverso la riduzione fiscale per i giovani che
prono imprese agricole e attribuzione di
a ppezzamenti del demanio agricole per creare
nuove aziende .
EFFICACIA: REA IZZABILITA:
a program mi formativi e incentivi destinati alle
tecnologie verdi. Si propone la modifica del titolo
V della Costituzione per riportare allo Stato le
decisioni in materia di infrastrutture energetiche.
EFFICACIA: e a REALIZZABILITA:
prezzo di costo da Teleconi Italia e impegno da
parte dello Stato di forni re gli stessi servizi a
prezzi competitivi ad og i operatore
telefonico.
EFFICACIA: ,,w,n REA IZZABILITAI
smog». Sulletic,Ingroia propone il libero
accesso a Internet, gratuito Iper le giovani
generazioni e la banda larga diffusa in tutt i
Paese.
EFFICACIA: \\s REALIZZASI
ITiì:
pannelli fotovo ltaici su piccola scala. In
agricoltura, si punta a riformula re il sistema di
aiuti della Pac secondo criteri che ncentivino i La
piccola impresa verso forme di aggregazione,
EFFICACIA: REALIZZAB ITA:
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Sfida su Pmi, green economvedigitale

pressunE
ROMA
Se un merito si può attribuire
alla crisi, è il rilancio della
politica industriale dopo anni
in cui l'argomento era diventato
quasi tabù. È un paradosso,
ovviamente, ma serve a spiegare
perché l'attuale fase economica
internazionale imponga
ad alcuni Paesi, compresa l'Italia,
di esprimere una visione
chiara e coerente per il manifatturiero.
Non è un caso che i Paesi
che hanno fatto meglio in
questo campo - Germania,
Giappone, Corea del Sud - siano
anche quelli con programmi
più strutturati.
Agenzie dedicate alla ricerca
oppure alle Pmi sono presenti
nei principali Paesi. Così come
in diversi casi si sta azionando
la leva della domanda pubblica,
il "public procurement"
per elevare nel contempo il grado
di innovazione dell'offerta
privata e la produttività della
Pubblica amministrazione. Il
public procurement è già da
tempo parte integrante della
politica industriale del Regno
Unito e la Germania ha attivato
un programma di questo tipo finalizzato
alle tecnologie verdi.
Il supporto per le piccole e
medie imprese è quasi una costante
nelle economie a maggiore
intensità manifatturiera.
Secondo un'analisi condotta
dal Centro studi Confindustria,
in questo campo sono attivi
gli istituti Fraunhofer e i centri
Steinbeis in Germania, i centri
Kohsersushi in Giappone, il
programma di Manufacturing
extension partnership negli
Usa, il Manufacturing advisory
service in Gran Bretagna,
l'Industria) research assistance
partnership in Canada, l'Enterprise
connect in Australia.
Spesso con risultati documentabili;
il Mep americano calco-
S°Ierld CAS
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úmfrffilh- útemazíuake Cresce la leva del «public procurement»
Agenzie e acquisti della Pa
per favorire l'hi-tech
la in 29 dollari l'incremento delle
vendite per ogni dollaro investito
e un posto creato o almeno
mantenuto per ogni 2mila
dollari spesi.
Europa
Sono diversi i Paesi che, probabilmente
in anticipo rispetto
all'Italia, hanno compreso la
necessità di rilanciare la manifattura.
Il ministero dell'Economia
francese, ad esempio, già
nel 2010 aveva istituito gli Stati
generali dell'industria per elaborare
insieme alle parti socia-
LE SCELTE
Germania riferimento
per l'attività di assicurazione
di crediti all'export.
In Inghilterra programma
per le tecnologie verdi
LC USA
Un programma specifico
per il manifatturiero
e lo sviluppo di applicazioni
nei settori civili a partire
dall'ambito militare
li una politica di reindustrializzazione,
poi incentrata su un
fondo strategico di investimento
dotato di una elevata potenza
di fuoco. La Gran Bretagna
ha puntato, tra le altre iniziative,
a una Green Investment
bank per finanziare gli investimenti
privati in infrastrutture
e tecnologie verdi.
La Germania fa scuola anchesull'internazionalizzazione
delle imprese, supportandole
nelle commesse e nelle gare
internazionali. Le attività
di assicurazione di crediti
all'export e investimenti
Pagina 50 di 77
all'estero sono svolte da un apposito
consorzio e dal supporto
finanziario del gruppo Kfw
e della controllata Ipex, specializzata
nel finanziamento
diretto agli acquirenti di beni
tedeschi.
Usa, India, Cina
Gli Stati Uniti hanno fondato
molta della crescita del proprio
manifatturiero sull'attività
della Darpa (Defense Advanced
Research Projects Agency)
e sulla sua progressiva rifocalizzazione.
Costituita alla fine
degli anni 5o per scopi di sicurezza
nazionale, finanzia oggi
progetti innovativi in diversi
settori civili dalla fotonica
all'energia, con un budget di 3
miliardi di dollari.
Molti industrialisti concordano
inoltre sull'importanza
decisiva che alcune politiche
pubbliche hanno ricoperto nella
crescita esponenziale delle
Il peso diretto del manifatturiero
Quota percentuale degli occupati sul totale dell'economia
17
13
9
Fonte: elaborazione Csc su dati Eurostat
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— Italia Usa Giappone Germania — Francia
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25
21
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principali economie emergenti.
La trasformazione dell'India,
già all'inizio degli anni 90,
dal protezionismo all'apertura
agli investimenti esteri è stata
agevolata da fattori come una
forza lavoro qualificata a b asso
costo (favorita da sussidi ai college
scientifici), incentivi settoriali,
sviluppo di centri tecnologici
vocati a obiettivi specifici.
Quanto alla Cina, ha impostato
la sua crescita su due fasi
distinte e ben defmite: credito
agevolato e incentivi fiscali e
successivamente forte incentivazione
degli investimenti
esteri.
C. Fo.
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1991 1996 2001 2006 2011
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sin p'rte da un pia no per, l amos'''one

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Si riparte da un piano per l'innovazione
La manifattura aspetta un disegno organico per i settori di punta - I nodi del riassetto incentivi e dell'Export bank
Carmine Fotina
ROMA
Il crollo della produzione industriale,
quasi 150 tavoli di crisi,
tre posizioni perse dalla nostra
manifattura nella graduatoria
mondiale (da quinti a ottavi). Di
carne al fuoco ce n'è tanta e chi si
ritroverà alla guida del governo
non potrà perdere tempo prezioso
nel dare una sterzata alla politica
industriale. Sono tanti i dossier
rimasti in sospeso: la riorganizzazione
degli incentivi, le strategie
per l'internazionalizzazione, scelte
chiare ed efficaci sull'innovazione,
strumenti più adatti alle
aree di crisi, la realizzazione del
nuovo piano energetico.
Industria e incentivi
Dopo una lunga serie di tentativi
falliti, la riorganizzazione degli incentivi
alle imprese, prevista in
origine da una delega al governo
contenuta nella legge sviluppo
de12009, ha visto la luce con il pri-
mo decreto sviluppo del governo
Monti. L'attivazione di un unico
Fondo per la crescita sostenibile,
contestuale all'abolizione di 43
norme nazionali, è ancora condizionata
all'emanazione di un decreto
ministeriale. Ma oltre al percorso
attuativo le incognite derivano
soprattutto da un possibile
ampliamento dell'intera operazione.
Perché, nel frattempo, è stato
portato all'attenzione pubblica
il piano Giavazzi che individuava
fino a 10 miliardi di incentivi potenzialmente
eliminabili, e soprat-
9CSSIffi PW.OR.U.AW.
Subito sul tavolo i progetti
per contrastare le crisi
industriali complesse
e interventi più mirati
per le reti di imprese
tutto la legge di stabilità è intervenuta
prevedendo un Fondo per ricerca
e taglio del cuneo fiscale da
alimentare proprio attraverso la
revisione dei sussidi. Non si può
escludere a questo punto che il
prossimo governo sarà chiamato
a rimettere mano alla materia,
con l'obiettivo di una razionalizzazione
complessiva che includa
Una riflessione seria meriteranno
sicuramente gli strumenti
fiscali a favore delle reti di impresa
e il sistema del credito all'internazionalizzazione.
Troppo spesso
le aziende italiane hanno gettato
la spugna in grandi gare per le
infrastrutture, penalizzate dal sistema
di finanziamento. Da alcuni
mesi, dietro le quinte, si lavora
al progetto di una vera Export
bank con Cassa depositi e prestiti,
Sace e Simest. Se davvero c'è la
volontà di realizzarla, occorrerà
stringere i tempi per non regalare
ai concorrenti della nostra industria
manifatturiera altro vantaggio
prezioso.
anche i trasferimenti diretti ad
aziende pubbliche. L'operazione
è delicata e sempre più urgente.
Perché solo un quadro normativo
certo e definitivo consentirà
di capire quanto si può mettere
sul tavolo, anche di intesa con le
Regioni, per la risoluzione delle
«crisi industriali complesse». A
questo proposito, lo Sviluppo
economico ha portato in Conferenza
Stato Regioni una nuova
versione, probabilmente definitiva,
del decreto ministeriale che
fissa i criteri per individuare le
crisi complesse e attivare Progetti
di riconversione e riqualificazione
industriale.
Innovazione
Il sistema manifatturiero italiano,
con la progressiva uscita di scena
del programma "Industria 2015", è
ormai orfano di un progetto organico
per il sostegno all'innovazione
industriale e tecnologica. I programmi
delle forze politiche concordano
su alcune grandi direttrici,
a partire dalla green economy
e l'economia digitale, che andrebbero
però sistematizzate in un
grande progetto per l'innovazione,
possibilmente coerente con le
"tecnologie abilitanti" già individuate
dalla Ue mediante il piano
Horizon 2020 (informazione e co-
Energia
La nuova Strategia energetica nazionale,
attesa ormai dagli anni
Ottanta, ha preso forma b ozza dopo
bozza. Il prossimo governo dovrà
dire con chiarezza se intende
impegnarsi sugli obiettivi delineati
dal nuovo piano, per certi versi
rivoluzionario nell'ambizione di
rilanciare le estrazioni nazionali
di petrolio e metano, di candidare
l'Italia al ruolo di hub del metano
europeo e di ridurre di almeno 14
miliardi l'attuale "bolletta" da 62
miliardi l'anno che il nostro Paese
paga ai fornitori esteri.
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munic azione, nanotecnologie,
materiali avanzati, biotecnologie,
fabbricazione e trasformazione
avanzate, spazio). Le risorse messe
a disposizione dai grandi progetti
comunitari sono del resto
un'opportunità unica per il rilancio.
Ma non va dimenticato come
in altri casi sia necessario uno
sforzo supplementare per individuare
risorse nazionali, necessarie
ad esempio se si vorrà introdurre
davvero un credito di imposta
per gli investimenti in ricerca.
Il governo uscente ci ha provato,
senza esito, arrendendosi di fronte
a una dote stimata in 900 milioni
l'anno.
Internazionalizzazione
Si ricomincerà dalla nuova Agenzia
Ice e dal piano per l'export
2013-2015 lanciato con l'obiettivo
ambizioso di realizzare 145 miliardi
aggiuntivi in tre anni. Anche
in questo caso, l'argomento
risorse non è secondario. L'Ice
ha faticosamente ottenuto io milioni
aggiuntivi per il budget di
funzionamento (da 64 a 74 milioni)
ma resta impressionante il divario
rispetto ai principali competitor
per quanto riguarda la
promozione (meno di 3o milioni,
circa un quarto rispetto a Germania
o Francia).
Pagina 13
Si riparte da un piann per linnowuione,

pressunE
11S°Ierld CAS
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Presentazione delle domande entro il 28 febbraio
Taglio dei premi Inail
per le imprese virtuose
Giuseppe Maccarone
Silvana Toriello
Scadrà il prossimo 28 febbraio
il termine per la presentazione
delle domande finalizzate
a ottenere uno sconto
sui premi dovuti all'istituto assicuratore.
Si tratta di una particolare
forma di incentivazione
prevista dall'articolo 24 delle
modalità di applicazione delle
tariffe dei premi (Mat).
La facilitazione consente di
ottenere una riduzione del premio
assicurativo che può tradursi,
per le aziende, in un concreto
risparmio. Deve trattarsi
di aziende attive da almeno un
biennio (inizio attività entro il
i° gennaio zolo), in regola con il
pagamento dei contributi e dei
premi assicurativi e con le disposizioni
che disciplinano l'assicurazione
obbligatoria e la sicurezza
e la salute sul lavoro.
Una delle condizioni di accesso
al beneficio, unitamente alla
regolarità assicurativa, è la regolarità
contributiva (per aziende
edili anche verso le casse edili)
che deve essere presente al momento
della sua concessione. Il
datore di lavoro, pertanto, al momento
del riconoscimento
dell'incentivo, deve applicare
integralmente la parte economica
e normativa degli accordi e
dei contratti collettivi nazionali
e regionali territoriali e deve rispettare
gli altri obblighi di legge
relativi al rapporto di lavoro.
Inoltre, il datore di lavoro o il dirigente
non devono risultare destinatari
di provvedimenti amministrativi
o giurisdizionali
emessi per aver commesso delle
violazioni in materia di tutela
delle condizioni di lavoro.
In ogni caso al 31 dicembre
2012 l'azienda deve risultare in
regola con le norme in materia
di prevenzione. La domanda
può essere inoltrata se sono stati
realizzati, entro tale data, interventi
di miglioramento nel
campo della prevenzione degli
infortuni e igiene del lavoro: si
deve trattare di un intervento di
particolare rilevanza (si veda la
sezione A del modello di domanda).
In alternativa, dovranno esse
realizzati almeno due interventi
(tra quelli indicati nelle restanti
sezioni del modello) ma
devono essere interessate almeno
due sezioni diverse. In ambo
i casi, per accedere alla riduzione
il punteggio deve sempre essere
almeno too.
La riduzione dei premi ha effetto
per il 2013 ed è applicata in
sede di autoliquidazione
2013/2014. La procedura per la
domanda, da quest'anno esclusivamente
telematica, prevede la
compilazione a video di un
form (presente in www.inail.it,
sezione "punto cliente") strutturato
in cinque parti. Tra di esse
spicca la quarta, suddivisa in 14
sezioni concernenti la tipologia
degli interventi migliorativi
adottati o da adottare. La domanda
va presentata per tutte
le posizioni assicurative territoriali
(Pat) afferenti alla specifica
unità produttiva per la quale
si propone istanza.
L'incentivo
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Riduzione in relazione al numero
di dipendenti e infortuni
Lavoratori -
anno
Fino a 10
Riduzione
in %
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ROBERTO
NAPOLETANO -

pressunE
s'erld CAS
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In Gazzetta il Dpr 251/2012
Cda e collegi sindacali,
quota «rosa» al 33%
MILANO
Aumenta la presenza
femminile negli organi di
amministrazione e controllo
non solo delle società quotate
ma anche in quelle controllate
dalla pubblica amministrazione.
E stato infatti
pubblicato sulla «Gazzetta
Ufficiale» n. 23 di ieri il Dpr
251 del 30 novembre 2012 che
entrerà in vigore il 12 febbraio
prossimo e che fissala quota
del 33% di presenza femminile
in cda e collegi sindacali
delle società controllate dal-
_
la pa (ma per il primo mandato
è sufficiente il 20%). Nelle
quotate l'obbligo è scattato
dal 13 agosto 2012 mentre per
quelle in questione partirà,
appunto, dal prossimo 12 febbraio.
Il Dpr allinea il settore
pubblico a quello privato, ponendo
l'Italia all'avanguardia
in Europa e rimediando
al fatto che le donne sono
praticamente assenti ai vertici
delle società pubbliche. Infatti,
nel 2011 il gentil sesso
contava per appena il 7% nei
cda delle quotate e la percen-
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tuale era ancor più bassa in
quelle pubbliche. Con le nuove
regole si stima che altre
6mila donne entreranno nei
board delle società pubbliche.
In ogni caso, l'articolo 4
del Dpr stabilisce che nei casi
in cui il presidente del
Consiglio dei ministri o il ministro
delegato per le Pari
opportunità accerti il mancato
rispetto della quota stabilita
all'articolo 2, comma i, nella
composizione degli organi
sociali, diffida la società a
ripristinare l'equilibrio tra i
generi entro 6o giorni. In caso
di inottemperanza alla diffida,
nuovo termine di 6o
giorni ad adempiere a pena
di decadenza dell'organo sociale
interessato.
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pressunE
Ilaria Vesentini
BOLOGNA
Un'azienda metalmeccanica
su sei ha chiuso i battenti dal
2007 a oggi lungo la via Emilia e la
quota sale a una su quattro se si
parla di imprese artigiane. In termini
di occupati questo ha significato
oltre i6mila posti di lavoro
in meno dal 2007 al 2011, ultimo
dato disponibile. Ma ancora oggi
la crisi coinvolge, nel cuore meccanico
dell'Emilia-Romagna, secondo
i sindacati, zmila imprese
e oltre 48mila lavoratori, tra procedure
di cassa integrazione, contratti
di solidarietà, mobilità. Nomi
come Bonfiglioli, Electrolux,
Terim, Menarini, Berco. Quasi
un lavoratore metalmeccanico
su tre sta facendo ricorso ad am-
TENCEA
Positivi solo i dati
delle esportazioni
Storchi (Comer):
è un importante segnale
di fiducia per tutti
mortizzatori sociali, con picchi
superiori al 50% nel Forlivese.
Senza contare le centinaia di piccole
imprese dell'indotto che, pri-
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La questìone ìndustrtale In Emilia Romagna, nel cuore del comparto, dal 2007 chiusoil20% delle imprese e persi oltre 16mila posti di lavoro
La meccanica spiazzata dalla crisi
Oltre duemila aziende e oltre 48mila lavoratori sono coinvolti da procedure di ristrutturazione
ve di marchio e di mercato finale
oltreconfine, chiudono senza fare
notizia. Mentre il bollettino di
crisi gestito dai sindacalisti in
Emilia-Romagna «peggiora di
settimana in settimana», commenta
Bruno Papignani, segretario
regionale della Fiom Cgil, sigla
che arriva a rappresentanze
bulgare dell'80% nel settore e
suona un allarme: il graduale
esaurirsi degli ammortizzatori
aperti ormai da cinque anni e l'entrata
in vigore del nuovo Aspi della
riforma Fornero rischiano di
creare un grosso problema di tenuta
sociale nella regione.
Il pesante tracollo occupazionale
non è lo specchio, in realtà,
di pari difficoltà industriali. Il
comparto della meccanica resta
uno dei più resilienti in regione:
l'ultima congiuntura Unioncamere
racconta di una flessione tendenziale,
nel terzo trimestre 2012,
dell'1,4% per la produzione,
dell'1,8% del fatturato e del -2,2%
degli ordini, contro flessioni medie
dell'industria regionale tre
volte superiori. «La situazione
drammatica è quella che abbiamo
vissuto nel 2009, con il blocco
del commercio mondiale e cali
dei fatturati industriali del -3o
anche -50%, non il quadro attuale.
Oggi la situazione è complessa,
perché non esiste più programmabilità
dei cicli e l'altalena
della domanda si ripercuote sulle
esigenze di flessibilità della produzione.
Questo è il nodo del con-
fronto sindacale», spiega Fabio
Storchi, presidente della reggiana
Comer Industries (meccatronica)
e vicepresidente nazionale
Federmeccanica. E avverte: «Attenzione
a comprimere ulteriormente
la fiducia, perché oggi anche
una parola di ottimismo in
più può aiutare la ripresa». Storchi
ricorda che le aziende capofila
della filiera meccanica internazionalizzata
sono in crescita ben
oltre i livelli pre-crisi e che nicchie
come le macchine automatiche
o le auto di lusso (Ferrari,
Lamborghini) hanno chiuso nel
2012 bilanci record.
A dare ragione a Storchi sono
gli ultimi dati Istat sull'export,
che vedono la meccanica emiliana-romagnola
in ulteriore crescita
di 5 punti percentuali nei primi
tre trimestri del 2012 (macchinari
e mezzi di trasporto valgono oltre
il 4o% dei 5o miliardi di
export regionale e il 15%
dell'export nazionale di settore).
Dinamiche confermate dall'ultimo
Monitor dei distretti Intesa-
Sanpaolo, che nel terzo trimestre
2012 registra una crescita tendenziale
a due cifre dell'export nel
cluster bolognese del packaging
(+19,6%), sempre a Bologna per i
ciclomotori (+20,7), per le macchine
utensili di Piacenza
(+44,2%) a fronte di cali sì, ma decisamente
più contenuti, per la
meccanica agricola tra Modena e
Reggio (-2,8%), le macchine per il
legno di Rimini (-2,2) e la food ma-
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chinery di Parma (-0,4).
Numeri che sono lo specchio
di quelle aziende globalizzate e
innovative che meno soffrono la
recessione. Eppure sui tavoli
aperti dei sindacati ci sono anche
i 230 tagli previsti alla Bonfiglioli,
colosso bolognese dei motoriduttori
(con sedi a Modena e Forlì)
che ha l'80% del fatturato e diverse
filiali all'estero ma deve fare i
conti con oltre un terzo dei lavoratori
del gruppo ancora in Italia:
uno squilibrio con cui non riesce
a essere competitivo sui mercati
globali. Sempre a Bologna c'è nebbia
sul futuro dei 270 lavoratori
della Bre daMenarini (Finmeccanica)
e dei 130 esuberi della holding
Usa Kemet Arco tronics. Così
come è di prossima apertura
una procedura per 70 esuberi alla
Saeco, gruppo Philips, «che rischia
di lasciare un vuoto senza
alternative in aree isolate come
Gaggio Montano, sull'Appennino
bolognese», racconta Giordano
Fiorani, segretario Fiom di Bologna,
18mila lavoratori metalmeccanici
sui 5omila stimati
nel territorio in Cigo, Cigs, Cigd
o solidarietà. « C onfmdustria propone
un allungamento delle ore
lavorate - aggiunge - la mia battaglia
è invece per rendere operativi
i contratti di solidarietà espansivi,
previsti dal nostro ordinamento
ma mai utilizzati, per ridurre
l'orario di lavoro e allargare
la base occupata».
D RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 25
I1IPRESA&:1:FRRITOF

2007
2012
O Va r%
pressur1E
Prima e dopo la recessione
1.318
\\\
Piacenza
ll'erldOIS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
Imprese attive nella metalmeccanica (escluso elettronica e apparecchi elettrici) nelle province emiliane a fine 2007 e a fine 2012
2.608
1.245
1.331
Parma Ferrara Ravenna
Reggio Emilia Modena Bologna Forti Cesena
Fonte: Elab II Sole-24 Ore su dati Infocamere Movimprese
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820
Rimini
29/01/2013
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IMPRESke,:l:FRRITeN

press unE
ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
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Tasse e servizi, la sfida è al confine
Il marketing territoriale di Svizzera, Austria, Francia e Slovenia attrae sempre più le Pmi
Laura Cavestri
MILANO
L'insostenibile "malessere"
dell'imprenditore italiano
ha attirato una propaganda
"martellante" che invita le
aziende a collocare oltralpe
eventuali iniziative industriali.
Che riempie le sale conferenze
di imprenditori incuriositi e assetati
di informazioni.
Francia, Svizzera, Austria e
Slovenia. In maggioranza vicini
ricchi, che non giocano sui salari
bassi o costi di produzione
molto inferiori, ma su tassazione
equa e certa, giustizia rapida,
incentivi e infrastrutture.
Agenzie specializzate e dinamiche
promuovono il Paese o più
spesso singole Regioni (Ticino,
Carinzia...).
Un fenomeno in crescita, un
interesse che si trasforma, in alcuni
casi, in delocalizzazione,
ma non in un esodo. Spesso la
presenza italiana lì è fatta di medie
e grandi aziende o gruppi
strutturati, interessati a espandere
i propri mercati verso est o a
rafforzare presidi aperti già negli
anni '9o, ben prima dell'ultima
crisi, all'indomani della caduta
del Muro e dell'apertura del
centro-Europa. Però l'interesse
delle Pmi è oggi una marea montante.
Ecco perché.
In Svizzera, grazie all'iniziativa
Copernico (un programma
di marketing territoriale rivolto
agli investitori esteri), «negli ultimi
dieci anni - spiega Luca Albertoni,
direttore della Camera
di commercio del Canton Ticino
- le imprese estere stabilite
in Ticino sono state circa 300.
Più concentrate sui servizi e sul
terziario avanzato e meno sulla
manifattura», i cui settori più interessanti
sono comunque elettronica,
metallurgia, meccanica
di precisione e farmaceutica.
Un centinaio le italiane. I salari
netti sono più alti degli italiani
mai contributi a carico delle imprese
inferiori. Tra dirette e indirette,
le imposte a carico delle
società in Ticino si aggirano sul
20% degli utili. Le imprese inoltre
possono contrattare il livello
delle tasse con le amministrazioni
locali e ci sono Comuni
che scelgono di applicare anche
aliquote più basse sino alle
esenzioni fiscali. Poche ore per
costituire una società e due giorni
per adempiere agli obblighi
di registrazione.
«Ma proprio i livelli dei salari
e il costo della vita - ha concluso
Albertoni- il fatto che gli incentivi
siano legati a una produzione
ad elevato valore aggiunto scoraggiano
alla fine la piccola impresa
che ha come priorità il ta-
È un'iniziativa di marketing
territoriale del Cantone Ticino
attiva dal 1997, che punta ad
attrarre investimenti esteri
soprattutto nei settori di
elettromeccanica, logistica, Life
science ed energie rinnovabili. In
13 anni sono state costituite nel
cantone 241 società.
glio dei costi di produzione. Su
100 aziende italiane che chiedono
informazioni poi alla fine solo
una o due aprono davvero in
Ticino». Avere dati aggregati è
molto difficile. L'iscrizione alla
Camera di Commercio non è obbligatoria.
«L'amministratore di
una società in Svizzera deve esser
residente - spiega Lorenzo
Bessone, responsabile Ggba per
l'Italia (l'agenzia che promuove
gli investimenti da Ginevra a Zurigo)
- ma l'azionariato può non
essere dichiarato. Esiste la società
anonima. Quindi è difficile talvolta
risalire a quale investitore
estero sta dietro a una società».
Gli austriaci - attivi negli auditorium
lombardi e veneti di slides
e brochure patinate - mettono
sul piatto 7 giorni per una concessione
edilizia, 8o per un impianto
industriale, fisco clemente
con gli utili e sui salari dei dipendenti
nessuna Irap nel conto
delle tasse. Flessibilità del lavoro
che permette di licenziare
con un preavviso di sei settimane
e fmanziamenti fino al 25%
dei costi a chi decide di investire
più sgravi sulla ricerca. Il tutto in
parchi industriali dotati delle migliori
infrastrutture e con capannoni
a prezzi modici.
Secondo i dati di Aba - Invest
in Austria, l'agenzia austriaca
per la promozione degli insediamenti
esteri che fa capo al ministero
dell' Economia austriaco,
nel 2011, dall'Italia sono stati investiti
6,6 milioni di euro e creati
117 nuovi posti di lavoro per
un totale dii6 nuovi investimenti.
Soltanto uno in meno rispetto
al 2010. Ad oggi, sono circa
1100 le imprese italiane che hanno
investito nel Paese, per lo
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più con filiali commerciali o secondi
stabilimenti. In tutto, investimenti
per 26 miliardi di euro,
che collocano l'Italia la seconda
presenza estera dopo la
Germania. «Nel 2012- ammette
Marion Biber, responsabile
Aba per l'Italia - le richieste di
informazioni sono state 470
(erano 256 nel 2011), ma poi gli
investimenti che si concretizzano
sono meno del io per cento.
Ad oggi stiamo seguendo 103
progetti italiani, che vanno
dall'apertura di un bed and
brakfast a una filiale commerciale
sino a ricerche di mercato».
«Per le imprese italiane -
sottolinea Mirko Mottino, presidente
di Erai Italia (l'Entreprise
Rhòne-Alpes International,
l'Ufficio di rappresentanza economica
del Rodano-Alpi in Italia)
- l'elemento più qualificante
è il credito d'imposta che consente
di recuperare dal 3o sino
al 50% degli investimenti in ricerca
e sviluppo, a seconda delle
dimensioni d'impresa. Inoltre,
la Pa paga a 3o giorni e anche
i comuni più piccoli hanno
uffici ad hoc per assistere gli investitori
esteri».
Infine, la Slovenia. Lubiana
si è staccata dall'Est per avvicinarsi
negli ultimi anni agli
standard occidentali. Eppure
anche sui costi nonostante
l'euro e l'Europa, la Slovenia
mantiene un differenziale interessante
nei confronti dell'Italia:
il lavoro costa i115% in meno,
le detrazioni fiscali raggiungono
il 20-40% degli investimenti
in ricerca e sviluppo
e il 30% della spesa per macchinari
e attrezzature.
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pressunE
ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
Sìnergie Formez, Confindustria e Ambiente
Parte il road show
per la green economy
ROMA
L'economia verde chiama a
raccolta, fa appello all'etica dello
sviluppo sostenibile e offre
vantaggi e cospicui finanziamenti
statali. Ma ecco, per le imprese,
il grande problema: l'avarizia
delle informazioni, il dedalo
delle norme, la barriera della
burocrazia.
Si mobilitano dunque il Formez,
il ministero dell'Ambiente
e la Confindustria. Con un road
show nazionale dal titolo che fa
ben sperare: «Sviluppo sostenibile
e Green economy: semplificazioni
e incentivi per la crescitaverde».
Una raccolta di documentazione
mirata, ma soprattutto
di guide operative e approfondimenti
metodologici. Per
diffondere, con una serie di incontri
sul territorio nei prossimi
due mesi, la conoscenza e soprattutto
la praticabilità della
normativa di sostegno.
Il via ieri mattina con un convegno
in Confindustria. Per far
conoscere - rimarca Arturo Siniscalchi,
direttore delle politiche
settoriali del Formez - i
provvedimenti adottati da Governo
e Palamento contribuendo
anche così alla «semplificazione
delle procedure e delle relative
normative». Perché le occasioni
davvero non mancano,
anche se sono speso nascoste.
C'è ad esempio il fondo per l'oc -
cupazione giovanile che prevede
finanziamenti a tasso agevo-
lato per progetti e interventi
nella green economy, o nei
provvedimenti che rispondono
alla necessità di mettere in
sicurezza il territorio dal rischio
idrogeologico e sismico.
E «non mancano - sottolinea il
ministro dell'Ambiente, Corrado
Clini - le nuove normative
che facilitano tra l'altro gli investimenti
in bonifica e risanamento
delle aree industriali».
Risorse che meritano di essere
liberate in tutte le loro potenzialità.
Anche grazie ai primati
tecnologici che il nostro paese
può far valere. «Abbiamo - puntualizza
Edoardo Garrone, presidente
del comitato tecnico
per l'Ambiente e Internazionalizzazione
di Confindustria -
esempi virtuosi da proporre, come
l'indotto dell'efficienza energetica,
dove il nostro paese ha
un'indiscussa leadership. Rimane
però molto da fare. Ci sono
infatti potenzialità inespresse
che poi si traducono in un costo.
Ad esempio nel settore dei rifiuti
dove, per termovalorizzatori
e impianti di compostaggio, nel
triennio 2009-2011 il costo annuo
sostenuto per la mancata o
ritardata copertura del fabbisogno
infrastrutturale è ammontato
a 1,7 miliardi di euro».
F.Re.
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www.ilsole24ore.com
Approfondimenti e documentazione
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29/01/2013
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press LinE
ll'erldOIS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
NUOVA CAT GORIA
Nasce uiltee
segretario
s:PePgi rtarerctl a% 'Pi oll'eangirileprimo
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della Uil. Nella nuova
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29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
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bPP„„distato ,Lo>>

pressunE
t
QINUTIOUNO ECIINUSLIED.1:111.11MICII 11: POUTICO 9
Direttore Responsabile: Pierluigi Magnaschi
L'iscrizione entro il 17 febbraio 2013
Start up, è corsa
al registro in Cdé
DI CINZIA DE STEFANIS
pv
er le start up innovatie
costituite prima del
19 dicembre 2012 la
domanda di iscrizione
nella sezione speciale del Registro
imprese va fatta entro il 17
febbraio 2013. Una guida online
realizzata da InfoCamere
(braccio informatico delle camere
dì commercio) all'indirizzo
http:1 I startup.registroimprese.
it fornisce tutte le informazioni
sulle modalità di iscrizione. In
particolare, chiarisce alle società
già costituite (da non oltre
48 mesi e aventi i requisiti
previsti per accedere alle
agevolazioni introdotte
dalla legge 221/2012), attraverso
un tutorial,
come fare per iscriversi
nella sezione
speciale, quali le
informazioni da fornire
e la modulistica
da compilare e inviare
contestualmente
online Per iscriversi
alla sezione speciale delle
start up innovative deve essere
inoltrata apposita domanda in
forma telematica tramite una
comunicazione unica al registro
delle Imprese. Alla domanda
dovrà essere allegata una dichiarazione
sottoscritta esclusivamente
con firma digitale
del legale rappresentante che
attesti il possesso dei requisiti
previsti dalla legge 221/2012.
La domanda di iscrizione alla
sezione speciale si produce indicando
le seguenti informazioni
nel quadro relativo all'attività
prevalente dell'impresa, presente
nella modulistica: breve
descrizione dell'attività svolta e
delle spese in ricerca e sviluppo;
elenco delle società partecipate;
titoli di studio ed esperienze
professionali dei soci e
del personale che lavora nella
start up innovativa; esistenza
di relazioni professionali, di collaborazione
o commerciali con
incubatori certificati. Per
supportarne la nascita e lo
sviluppo, il legislatore con
la legge 221/2012, ha
previsto una serie
di esenzioni ai fini
della costituzione e
iscrizione dell'impresa
nel registro
delle imprese (esenzione
dal pagamento
dei diritti di segreteria
e dell'imposta di bollo.
Esenzione che si protrae non
oltre il quarto anno di iscrizione)
agevolazioni fiscali,
nonché deroghe al diritto societario
e una disciplina particolare
nei rapporti di lavoro
nell'impresa.
-© Riproduzione riservata
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29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
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Italia in ambasce per i nitrati

press LinE
T piccoli imprenditori
i strangolati dalla crisi lanciano
un grido d'allarme e
chiedono che l'impresa sia
messa al centro delle politiche
economiche del futuro
Governo. Ecco perché, al
convegno organizzato ieri
all'hotel Posta da Rete Imprese
Italia in occasione della
giornata nazionale "La politica
non metta in liquidazione
le imprese", erano presenti
tre candidati alle prossime
elezioni: Antonella Incerti
(Pd), Simone Montermini
(Lista Monti per l'Italia) e il
piacentino Tommaso Foti
(Fratelli d'Italia).
Lo scopo degli organizzatori
(Cna, Confcommercio,
Confesercenti e Lapam Confartigianato
Imprese Modena
e Reggio) era infatti avanzare
proposte politiche e avere
risposte concrete su fisco,
lavoro, credito, burocrazia e
infrastrutture da coloro che
siederanno tra meno di un
mese sugli scranni di Montecitorio.
I lavori si sono aperti con
un video dal quale è emerso
un quadro davvero preoccupante
per il sistema della piccola
impresa italiana e in cui
è stato sottolineato il fatto
che nel 2012 abbia chiuso i
battenti un'azienda al minuto.
Poi l'intervento del presidente
di Rete Imprese Italia
Carlo Sangalli, che ha concentrato
la sua attenzione su
due nodi importanti da sciogliere:
il credito da parte delle
banche e la puntualità nei
pagamenti della pubblica
amministrazione.
Sui politici presenti è quin-
PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
TAVOLA ROTONDA Le associazioni dei piccoli imprenditori hanno interrogato i futuri parlamentari
I candidati di fronte alla crisi delle Pmi
Incerti, Montermini e Foti: «Imu più leggera e no all'aumento dell'Iva»
TRE POLIT1C€ I candidati presenti ieri all'hotel Posta: Tommaso Foti (Fratelli d'Italia), Antonella Incerti (Pd) e Simone
Montermini (Lista Monti per l'Italia)
di piovuta una serie di richieste
e proposte lanciate a
turno da Donatella Prampoli
(Confcommercio), Tristano
Mussini (Cna) e Ivo Biagini
(Lapam) e Domenica Cominci
(Confesercenti). La Cominci
ha posto l'accento sulla
legge Fornero che «deve
essere cambiata e resa più
flessibile perché - ha spiegato
- ha penalizzato sia le imprese
che i lavoratori vincolando
i datori di lavoro con
regole contrattuali che impediscono
di muoversi nel
mondo del lavoro, e sulla questione
del credito, suggerendo
un rafforzamento dei con-
sorzi fidi per dare respiro alle
aziende».
A metà incontro ha preso
la parola il presidente della
Camera di Commercio Enrico
Bini che ha fornito una serie
di dati circa la situazione
attuale e le previsioni della
Banca D'Italia, evidenziando
come alla debolezza della domanda
globale in Italia si unisca
quella domestica condizionata
dalla politica interna
e da ostacoli obiettivi alla
crescita, quali corruzione e
criminalità organizzata.
La tavola rotonda che è seguita
agli interventi dei rappresentanti
delle associazio-
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29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.
ni ha toccato in primis la
questione legata ai contributi
mancati nelle zone colpite
dal sisma. Se per Montermini:
«Il fatto che i soldi non siano
arrivati è un segnale che
la politica ha fallito. L'inghippo
è nella burocrazia,
perché in Italia abbiamo una
governance insostenibile. La
politica riacquista credibilità
se riforma lo Stato e snellisce
la burocrazia». Incerti e
Foti hanno sottolineato come
«la gestione del terremoto
a livello locale abbia ottenuto
risultati importanti in
tempi brevi. E' a livello nazionale
che la macchina a-
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ns.a.....presarlingernaweaevecarnelaw
I candidati di fronte alla crisi delle Pmi

pressunE
PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
La platea presente nella Sala del Capitano del popolo
In primo piano il Presidente della Camera di Commercio di Reggio Enrico Bini
vrebbe avuto qualche rallentamento».
Le altre risposte concrete
ottenute dai candidati hanno
riguardato l'abolizione dei
finanziamenti pubblici ai
partiti, che se per Montermini
deve essere totale, per Incerti
e Foti deve essere sicuramente
ridotta di molto.
Tutti inoltre hanno promesso
di impegnarsi per evitare
l'aumento dell'Iva e rendere
l'Imu più progressiva, senza
l'introduzione di ulteriori
patrimoniali. Infine si sono
detti tutti favorevoli all'abo-
lizione delle regioni a Statuto
Speciale e alla possibilità
di trattenere una quota maggiore
dei redditi prodotti dai
territori sui territori stessi.
La mattinata si è chiusa
con l'auspicio dei rappresentanti
delle associazioni affinché
il confronto con le parti
politiche richiesto in questa
situazione di crisi possa continuare
quando il nuovo Governo
si sarà insediato per
verificare che le promesse
fatte per rilanciare le Pmi
siano mantenute.
(Mar.Bar.)
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29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
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ns.a.....presarlingernaweaevecarnelaw
I candidati di fronte alla crisi delle Pmi

press LinE
k\ \
PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
Il presidente provinciale di Cna Tristano Mussini
29/01/2013
Periodicità: Quotidiano
Mussini (Cna): «Chi ci ha governato fino ad ora ha messo
in seria difficoltà le imprese. E' il sistema che deve cambiare»
hiediamo che la poli-
a tica metta in campo
un piano industriale che tenga
conto della vera imprenditoria
del paese che è coperta
dal 94% delle aziende che
hanno meno di 50 dipendenti».
Così il presidente provinciale
di Cna Tristano
Mussini ha esordito ieri
nell'incontro all'hotel Posta
tra le associazioni reggiane
che rappresentano la piccola
e media impresa e tre candidati
che, per le posizioni che
occupano in lista, diventeranno
a breve parlamentari.
Mussini ha spiegato che le
Pmi oggi «soffrono tantissimo
dopo aver attraversato 4
anni di pesante crisi. - e ha avanzato
diverse richieste ai
politici presenti - Vorremmo
fossero portati in Parlamento
i punti dell'Agenda Rete
Imprese Italia che comprendono
il dimezzamento dei costi
alle imprese a cui si arri-
verebbe riducendo la burocrazia;
l'aumento delle infrastrutture,
soprattutto
quelle telematiche e una
maggiore possibilità di accesso
al credito».
Mussini vuole evitare di usare
la parola «trascurati»
I HAPPRESEWANTI DEI COMMERCIANTI Da sinistra Ivo Biagini (Lapam),
Domenica Cominci (Confesercenti), Tristano Mussini (Cna) e Donatella Prampolini
(Confcommercio)
nel fare riferimento al rapporto
intercorso tra Pmi e
politica negli ultimi 4 anni e
spiega: «Credo che in questi
anni la politica abbia lasciato
molto a desiderare e questo
ha portato al crollo di fiducia
in coloro che rappre-
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Diffusione: n.d.
sentano le istituzioni. Chi ci
ha governato fino a ora ha
messo in seria difficoltà le
imprese. Ma non sono solo
loro a dover migliorare; è
l'intero sistema che deve
cambiare».
Poi Mussini si è concentrato
sulla dura realtà reggiana:
«Il tessuto economico
qui soffre molto. Gli ultimi
dati congiunturali parlano
di un 38% di fatturato in meno
per le piccole imprese rispetto
al 2008, cioè all'anno
pre crisi. Siamo praticamente
al minimo storico. In Italia
chiudono circa mille imprese
al giorno. A Reggio il
saldo tra attività che aprono
e chiudono è più o meno alla
pari, ma questo è un dato
preoccupante perché chi
smette di solito era ben
strutturato e radicato sul
territorio; chi apre invece in
pratica fa una scommessa,
che non è facile vincere».
Pagina 4
I candidati di fronte alla crisi delle Pmi
Ince. MnRmnmleFdf. hcipblegynaenofficurRetodehu9»

press unE
PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
LAPAM Biagiril: «TrO e al piede eh e ci ostacolano»
b e una giustizia più
veloce per Ware I nvestitorl esteri
Il presidente di Lapam Confartigianato Imp e Modena-Reggio Ivo Biagini
Ila politica chiediamo
che sia aterta
i alle reali esigenze
del sistema produttivo in
modo ve che questo possa di
ntare snello ed efficace,
così da generare reddito.
Se e non si creerà questo
circuito virtuoso non ci
t sarà mai la crescita; per
n anto chiediamo di elimi
he tutti quei balzelli
c e sono stati inseriti e
danneggiano' la piccola
impresa. Parlo ad esem
pio dell'aumento dei costi
burocratici, delle autorizzazioni
e dell'Iva. Queste
sono tutte palle al piede
er noi».
Ecco le richieste rivolte
direttamente e a p Incerti,
Montermini od, e indirettamente
d al futuro
Governo, da parte del
pa re- sidente di Lapam Cortf
gianato Imprese ReggirO
e Modena Ivo Biagini.
«Credo sí debba invertie
il sistema Italia e cioè
creare un Paese che attiri
dall'estero. -
ha a proseguito Biagini -
Basta bello; con piccolo e solo
o; assieme al piccolo
serve anche il grande investitore
che venga qui
ché abbiamo una manodopera
unica al mondo».
Per far questo però,
secondo Biagini, è fonda-
mentale mettere mano al-
.
tizia: «Dobbiamo
creare un sistema legislativo
per cui le cause nei
tribunali arrivino a chiudersi
massimo in 6 mesi.
Per un'azienda straniera
non è pensabile aprire in
Italia 'e aspettare 7 anni
per i permessi». Altra ri-
chiesta dí Confartigiana-
,
to e quella di «una tassa-
zione equa sotto il 50% da
subito, per poi passare al
40 e 30%».
Ma Biagini si fida ancoira
della politica?
«Dobbiamo fidarci - ha
concluso - perché i politici
sono gli unici che posono
mettere mano alla
Costituzione. Loro devono
essere la nostra lunga
mano, perché se noi lavoriamo
dobbiamo avere
anche chi si occupa delle
leggi. I politici devono
stare molto attenti ai problemi
sociali perché oggi
c'è un impoverimento
spaventoso che spero non
si aggravi ulteriormente».
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Direttore Responsabile: Corrado Guerra
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L'ATTACCO Duro l'intervento della presidente di Confcommercio Donatella Prampolini
Trascurate le zone terremotate
«Niente soldi nè sgravi fiscali dal Governo»
XT e aveva per tutti ieri la
presidente di Confcommercio
Donatella Prampolini.
Soprattutto aveva il dente avvelenato
con il Governo, reo di
non essersi mosso a dovere a
sostegno dei commercianti
delle zone terremotate, di curarsi
solo dei mal di pancia di
Confindustria «che in realtà
rappresenta soltanto il 25 %
del Pil italiano» e di aver messo
in cantiere per luglio un ulteriore
aumento dell'Iva che
«darebbe il colpo di grazia ai
commercianti e ai consumi».
Non si è certo risparmiata la
numero uno di via Giglioli Valle
nell'interrogare i politici
presenti al Posta e mettere sul
piatto le criticità che stanno
soffocando le imprese che rappresenta
«La prima cosa di cui il prossimo
Governo deve rendersi
conto è che per ripartire occorre
mettere al centro la piccola
e media impresa», ha esordito.
Una riforma fiscale, il blocco
dell'aumento dell'Iva, la rivisitazione
della spesa pubblica e
la riduzione delle tasse attraverso
i proventi della lotta all'evasione
sono soltanto alcu-
ne delle richieste illustrate da
Prampolini.
«Poi c'è il capitolo del credito
perché si deve verificare dove
vanno a finire i soldi che vengono
stanziati dallo Stato alla
banche, perché alle piccole imprese
commerciali che, secondo
i criteri di Basilea 3, hanno
una bassa patrimonializzazione,
non arriva nulla - ha attaccato
la presidente che ha spiegato
il criterio con il quale sono
stati invitati i tre politici
presenti all'incontro - Abbiamo
selezionato tre interlocutori
che in passato hanno avuto
esperienze di governo e che riteniamo
le riavranno».
Confcommercio chiede di
potersi confrontare, attraverso
Rete Imprese Italia, con un
«governo stabile che non abbia
paura di dialogare con i
portatori di interesse come le
associazioni. Il grosso errore
di Monti è stata la chiusura totale
al dialogo con quelle che
considerava corporazioni. Invece
se ci avesse dato retta avrebbe
evitato tante figuracce.
Noi non siamo qui per difendere
gli interessi di bottega, ma
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per farci portavoce di una categoria
che vuole lavorare all'interno
delle regole esistenti
e proporne di nuove per provare
a uscire dalla crisi. Non dovremo
fidarci della politica,
ma la politica dovrebbe fare altrettanto».
Poi l'affondo contro Confindustria:
«Loro oggi valgono
circa i125 % del Pil. Oltre il 55%
lo rappresenta il terziario. E' evidente
che non c'è una proporzione
corretta tra l'attenzione
che i governi danno alle
grandi imprese e quella alle aziende
rappresentate da Rete
Imprese Italia. Oggi tutto gira,
anche a livello legislativo, sulla
grande industria che nel
passato è stata sì di primaria
importanza, ma oggi non lo è
più come una volta. Per crescere
- ha suggerito la presidente
di Confcommercio - dobbiamo
ripartire dal terziario, dal turismo
e dalla piccola manifattura
che sono oggi il vero motore
portante della nostra economia.
Per questo le politiche
devo essere a misura medio-piccola».
SFORZO DELLE IMPRESE
Prampolini ha precisato che
la richiesta al Governo di ri-
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liascurate le zone terremotate

press unE
partire mettendo al centro la
piccola e media industria, non
deve però deresponsabilizzare
le aziende, anzi: «Anche noi
dobbiamo fare il salto di qualità
formando il personale,
cercando l'innovazione tecnologica
e lavorando sulla qualità
del prodotto. Inoltre le piccole
aziende dovrebbero riuscire
ad allargarsi un po' e costituire
reti di imprese per essere
competitive. Però per poter
fare questo è necessaria una
politica ad hoc: quella che
serve al grande, non serve al
piccolo e al medio»
A REGGIO SI SOFFRE
«Rispetto alle altre città della
Regione Reggio ha dei dati
peggiori dal punto di vista economico.
- ha detto Prampolini
valutando la situazione del
commercio locale - Questo significa
che, oltre alle problematiche
comuni a tutti, ne ha
anche di proprie. Il motivo è
che probabilmente qui ci si è
dimenticati di rilanciare altri
asset che non fossero quelli
della grande industria manifatturiera
e della meccatronica.
I problemi vengono a galla
ora perché questi due settori
sono in difficoltà e lavorano
PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
soprattutto con l'estero. Così
facendo tendono a delocalizzare.
Siamo dentro un circolo vizioso
in cui le famiglie hanno
pochi soldi, non si trova lavoro,
calano i consumi e chiudono
le aziende».
PIÙ CHIUSURE CHE APERTURE
La panoramica illustrata
dalla presidente di Confcommercio
non è incoraggiante;
come non lo è il saldo tra aperture
e chiusure di negozi nella
nostra provincia: «Il trend non
è positivo. - spiega Prampolini
- Sono più gli esercizi commerciali
che chiudono rispetto a
quelli che aprono. La cosa più
grave però è che i negozi nuovi,
a livello qualitativo, rischiano
di non reggere. Spariscono
aziende storiche e compaiono
meteore che di solito
durano un anno e se ne vanno
dopo aver rovinato il mercato
di riferimento. In realtà il problema
è legato all'accesso alla
professione: oggi non c'è nessuna
barriera e nemmeno i
corsi di formazione che invece
sarebbero fondamentali. La logica
secondo cui tutti possono
aprire è sbagliata e dannosa
La presidente di Confcommercio Donatella Prampolini
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perché porta a un'offerta sproporzionata
in alcuni settori.
Serve una programmazione
delle aperture commerciali».
TERREMOTATI DIMENTICATI
Durante l'incontro di ieri una
critica dura al Governo ha
riguardato la fiscalità e i fondi
che sarebbero dovuti arrivare
a sostegno delle zone terremotate.
«Nelle zone colpite dal sisma
ci sono problemi enormi per i
commercianti e non solo - ha
attaccato Prampolini - purtroppo
i soldi che sarebbero
dovuti arrivare dallo Stato
non si sono mai visti e soprattutto
ci si è dimenticati di gestire
a dovere la questione dei
tributi. Le tasse sono state
semplicemente dilazionate e
ci sono persone che si ritrovano
con sei mesi di contributi
arretrati da dover comunque
versare allo Stato, senza nessuno
sgravio. La cosa ancora
più grave - ha concluso - è che
tutto questo importante argomento
lo si è discusso e affrontato
in continua emergenza».
(Mar.Bar)
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EWMD, manager
11011 resso la conference
room dell'Albergo delle
Notarie nel centro storico
della città, si è tenuta la
riunione di costituzione
della delegazione di Reggio
Emilia dell'EWMD - Europ
e an Women's Management
Development (associazione
europea per la formazione
manageriale femminile),
alla presenza delle
delegazioni di Brescia e di
Parma e della Presidente
Nazionale Dott.ssa Ambra
Poli.
EWMD, fondata nel 1984
da un gruppo di imprenditrici
ed accademiche (operativa
in 26 paesi, dagli Stati
Uniti al Sud Africa, dall'Australia all'Europa)
è un network a respiro internazionale
che promuove, sviluppa e sostiene
la formazione personale e professionale
delle donne incoraggiandole ad
assumere posizioni di responsabilità
nell'ambito del lavoro e nella società, favorendo
così una presenza più equilibrata
di uomini e donne, con l'obiettivo
di migliorare la qualità del management
in Europa.
Con EWMD le donne italiane si possano
confrontare anche con nuovi modelli
di riferimento europeo grazie all'organizzazione
di meeting annuali tra tutte
le socie, conference call mensili delle
Rappresentanti Nazionali, sito internet
interattivo.
La neonata delegazione di Reggio Emilia,
fondata da Nadia Caraffi, Iolanda
De Simone e Paola Ligabue può contare
sulla presenza di professionalità molto
diverse tra loro: imprenditrici, impiegate,
consulenti, libere professioniste e
quadri di aziende di Reggio Emilia e
Modena costituiscono già un'ottima
compagine associativa che vede nella
condivisione delle esperienze maturare
da ogni singola socia uno degli aspetti
fondamentali della filosofia di EWMD.
EWMD Reggio Emilia ha già in progettazione
un interessante programma
per il 2013, con eventi su formazione, in-
al femminile
novazione, case history, workshop ed
incontri organizzati in collaborazione
con l'Università che saranno aperti anche
al pubblico.
Nella foto in alto Nadia Caraffi,
Paola Ligabue e Ambra Poli; qui sopra
Iolanda De Simone.
La delegazione di
Reggio Emilia
dell'EWAA D -
European Women's
Management
Development
(associazione
europea per la
formazione
manageriale
femminile), è stata
fondata alla presenza
delle delegazioni di
Brescia e di Parma e
della Presidente
Nazionale Dott.ssa
Ambra Poli
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PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
A Lione
Agroalimentare
in vetrina
L'agroalimentare reggiano si presenta
con le sue eccellenze ad uno
dei più importanti appuntamenti internazionali
di settore.
Fino al 30 gennaio, infatti, la Camera
di commercio porterà una
collettiva di 9 aziende locali al
Sirha di Lione il "Salone inter-
nazionale della ristorazione, del settore
alberghiero e dell'alimentazione",
che biennalmente si rivolge al
canale Horeca (hotel, ristoranti e
catering), cioè a quegli operatori
europei che sono alla ricerca di
alimenti e vini di alto livello qualitativo.
L'edizione 2011 di Sirha ha visto la
presenza di 162.615 visitatori, e tra
questi 10.420 chef e 952 giornalisti
e 1.200 dimostrazioni al giorno.
"Una vetrina importantissima — sottolinea
Lisa Ferrarini, componente
della Giunta della Camera di Commercio
con incarico funzionale
all'agroalimentare— attraverso la
quale puntiamo non solo ad una
maggiore visibilità delle eccellenze
agroalimentari reggiane, ma soprattutto
ad incrementare la loro presenza
in un canale fortissimo per la
valorizzazione della qualità, favorendo
così l'affermazione dei quotidiani
consumi di prodotti d'eccellenza
e di lunga tradizione".
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11Sunla presenta le sue &Meste
ai candidati aie elezioni

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D appresentanti di Unione
IV Europea, Ministero dello
Sviluppo Economico, Regione
Emilia Romagna, Cassa
Depositi e Prestiti, Enea, Sindacato
nazionale degli Inquilini
si sono dati appuntamento
a Reggio Emilia oggi dalle
9.30 presso l'Hotel Mercure Astoria,
per partecipare al convegno
dal titolo "Il Progetto
Europeo Fresh: l'applicazione
dei contratti EPC per l'efficienza
energetica nell'edilizia
residenziale" nel corso del
quale saranno presentate le
recenti novità normative europee
e nazionali, le opportunità
rappresentate dai nuovi
strumenti tecnici e finanziari
e dai nuovi sistemi di incentivazione
per la realizzazione
di interventi di efficienza energetica.
Un'intera giornata di incontri,
tavole rotonde e seminari
di approfondimento che
— a partire dal caso concreto
realizzato da Acer in un condominio
erp in via Maramotti
di proprietà del Comune di
PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
CONVEGNO Gli esperti di efficienza energetica oggi a Reggio Emilia
Il Progetto Europeo Fresh: contratti EPC per
l'efficienza energetica nell'edilizia residenziale
Reggio Emilia, e rientrato nel
progetto Fresh, finanziato
dall'Unione europea — analizzerà
le tappe della creazione
di un contratto di EPC, dalla
scelta dell'edificio da riqualificare
fino al monitoraggio
dei risultati, evidenziando i
punti di forza della sua attuazione
anche in relazione alla
recente evoluzione normativa.
Le recenti Direttive, infatti,
emanate dall'Unione Europea
stanno imponendo agli
Stati membri obiettivi di ri-
sparmio energetico ambiziosi
e l'Italia si è subito adeguata
con la recente approvazione
del Conto energia termico
che stabilisce nuovi incentivi
per l'efficienza energeticafonti
rinnovabiliUna risorsa
è detta rinnovabile se, una
volta utilizzata, è in grado di
rigenerarsi attraverso un
processo naturale in tempistiche
paragonabili con le
tempistiche di utilizzo da parte
dell'uomo. Sono considerate
quindi risorse rinnovabili:-
il sole- il vento- l'acqua- la
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geotermia- le biomasseefficienza
energeticaCon questi
termini si intendono i miglioramenti
che si possono apportare
alla tecnologia per
produrre gli stessi beni e servizi
utilizzando meno energia,
con conseguente riduzione
dell' impatto ambientale e
dei costi associati., così come
la Regione Emilia Romagna
che con il Piano energetico regionale
sta dando nuovo impulso
alla realizzazione di interventi
profondi per l'efficienza
energetica.
29/01/2013
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11Sunla presenta le sue &Meste
ai candidati aie elezioni

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Direttore Responsabile: Corrado Guerra
A Reggio Emilia, il Comune
e la Provincia, in collaborazione
con Acer, stanno promuovendo
da anni percorsi di
innovazione strutturale al
centro dei quali hanno posto
come priorità la riqualificazione
urbana, edilizia ed energetica
per produrre risparmi
di sistema: case, condomini
ed interi quartieri sostenibili
ed efficienti.
I risultati degli interventi
di riqualificazione energetica,
dati alla mano, stanno dimostrando
che non solo è possibile
riqualificare per migliorare
la qualità abitativa
delle persone ma soprattutto
per risparmiare, grazie anche
all'applicazione dei contratti
di performance energetica
(EPC, Energy Performance
Contract): una modalità
che permette al proprietario
dell'alloggio di fare un
investimento migliorativo il
cui risultato è garantito dalla
ESCo (Energy Service Company)
che viene ripagata con i
risparmi energetici ed economici
ottenuti grazie all'intervento
di riqualificazione.
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11Sunla presenta le sue &Meste
ai candidati aie elezioni

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SOSTEGNO ECONOMICO Possibilità attiva da gennaio dopo l'intesa tra (Bper), Banca popolare di Ravenna (Bpr) e Mxit
Microcredito, agevolati i finanziamenti
Contributi (mutuo chirografario)finoiomila euro peri privati e a 5omila per le ditte
T T n aiuto in termini econo-
mici a chi ha subito il terremoto
arriva dalle banche.
Grazie infatti alla collaborazione
fra Banca popolare
dell'Emilia Romagna (Bper),
Banca popolare di Ravenna
(Bpr) e "Microcredito per l'Italia"
(Mxit), dal 1° gennaio
2013 famiglie e imprese colpite
dal sisma possono accedere
al microcredito e chiedere un
finanziamento senza dover
presentare garanzie patrimoniali
o personali, a condizione
che abbiano residenza o sede
nei Comuni danneggiati e siano
soggetti esclusi dall'accesso
al credito tradizionale.
Il finanziamento (si tratta
di un mutuo chirografario fino
a 60 mesi) può arrivare a
10mila euro per i privati, mentre,
se a beneficiarne sono imprese,
cooperative o imprese
sociali (comprese start-up di
nuove attività), l'importo può
salire a 50mila euro. Il tasso è
agevolato, non ci sono spese
accessorie e sono previsti
tempi di risposta brevi.
L'iniziativa di Mxit, Bper e
Bpr, le prime banche (entrambe
appartamenti al Gruppo Bper)
a rendere operativi que-
sti finanziamenti in Emilia, è
sostenuta dall'imprenditore
Renzo Rosso, patron di "Diesel",
il quale ha costituito un
apposito Fondo di garanzia
per il microcredito.
Mxit raccoglierà le domande
dei richiedenti, farà una
selezione e una preistruttoria.
Le banche aderenti (attualmente
Bper e Bpr) valuteranno
le richieste e in caso di
esito positivo provvederanno
all'erogazione dei finanziamenti
approvati. Mxit, attraverso
una rete di operatori e
volontari, coordinerà l'attività
di assistenza e tutoraggio
dei soggetti finanziati.
«Favorire l'accesso al credito
- afferma l'amministratore
delegato di B-
per, Luigi Odorici
- è la dimostrazione
concreta del
nostro impegno
verso una
sempre
più convinta
responsabilità
sociale. Dobbiamo rafforzare
il circolo virtuoso che parte
dall'educazione finanziaria,
prosegue con il sostegno alle
famiglie in stato di 'vulnerabilità
finanziaria' e affronta
le tematiche dell'erogazione
del credito facendo riferimento
non solo alle garanzie prestate,
ma anche alla validità
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Occorre avere residenza
o sede nei Comuni
del terremoto ed essere
esclusi dall'accesso
al credito tradizionale
dell'iniziativa imprenditoriale
presentata dal richiedente».
Per le caratteristiche dei finanziamenti
è possibile consultare
il sito internet http://www.etimedia.org/Microcredito-Emilia
o chiedere
informazioni presso le Filiali
Bper e Bpr
che si trovano
nella zona
del "cratere"
dove sarà anchedisponibile
un depliantinformativo.
Privati e aziende
interessate, per verificare
se posseggono i requisiti
per accedere ai finanziamenti,
possono rivolgersi all'Ufficio
informativo Mxit di Mirandola
(Via Agnini 61/a - tel.
0535/23732; mail info@mxit.it).
Mxit sta costituendo
altri "Sportelli d'ascolto" locali.
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Microcredito, agevolati i finanziamenti

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LA STAMPA
Direttore Responsabile: Mario Calabresi
IL VERO STATO
DEI CONTI
PUBBLICI
STEFANO LEPRI
Tra i governi dell'euro
molto dipende dalla
fiducia reciproca.
Ma nel 1996, quando
Romano Prodi dopo
aver vinto con l'Ulivo si convinse
che l'Italia avrebbe potuto
qualificarsi per l'euro con uno
sconto, grazie alla fiducia che il
suo governo ispirava, Mario
Monti fu il primo a dirgli che si
illudeva.
CONTINUA A PAG 29
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Pagina 1
LA STAMPA
Irshea,nuomnerna
1110 Atalkaftuto
\ rnmedarb,trux" ,
Lavoro, ecc) il piano Monti
1,,una ban ■ a ortiln
'":„.
K,XWED7.17COIMO:h3Cii,InCTO,DICO3...,,DX7,13,«

press LinE
LA STAMPA
Direttore Responsabile: Mario Calabresi
IL VERO STATO
DEI CONTI PUBBLICI
STEFANO LEPRI
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Come si vide poco dopo, l'allora commissario europeo aveva
ragione. Ora un problema simile si ripropone a rovescio,
con Monti che si presenta come l'unico in grado
di evitare una nuova manovra di bilancio. Non c'è
dubbio che sia nel resto dell'Europa, sia sui mercati
finanziari, alcuni esiti delle nostre elezioni sarebbero meglio accolti
rispetto ad altri. Peraltro i risultati al momento previsti dai
sondaggi di opinione non sembrano suscitare angosce.
Il rischio è casomai che una campagna elettorale esasperata
torni a diffondere nel mondo l'immagine di un'Italia cinicamente
litigiosa. Certi espedienti li abbiamo già visti parecchie volte nel
passato. Da una parte si fanno grandiose promesse di sgravi fiscali,
dall'altra si solleva il sospetto che i predecessori abbiano lasciato
un «buco», cosicché una volta conquistato il potere si avrà un
buon pretesto per rinnegare le proprie promesse. Occorre dunque
guardare meglio alle cifre disponibili. Dopo le elezioni ci sarà
una nuova manovra restrittiva? Le cifre agitate da Renato Brunetta
per il Pdl, 10-16 miliardi di euro mancanti, non poggiano su
analisi precise. Vero è però che l'obiettivo 2012 per i conti pubblici
fissato dal governo Monti non è stato centrato in pieno. Il deficit
secondo le norme europee, ancora non disponibile, secondo stime
della Banca d'Italia sarà circa al 3% del prodotto lordo, invece che
al 2,6% come desiderato. Questo non comporta che nel 2013 manchi
l'equivalente (suppergiù 6 miliardi); segnala che occorrerà
molta attenzione nel governare la finanza pubblica. Quasi certo è
invece che quest'anno si spenderà per la cassa integrazione molto
più del previsto. Altre voci minori potrebbero aggiungersi. Se però
si stabilizzerà l'attuale calo dei tassi di interesse sul debito pubblico,
si risparmieranno 2-4 miliardi rispetto alla previsione.
L'obiettivo vincolante concordato con l'Europa per il 2013 (pareggio
di bilancio «strutturale») nasce da una formula che tiene conto dei
cattivi andamenti dell'economia. Il suo rispetto sarà calcolato negli
uffici di Bruxelles con criteri complicati, che offrono margini di interpretazione.
Data la perdurante recessione, a Bruxelles non tira aria di
puntigli; anzi un governo impegnato a serie riforme godrebbe di un
po' di indulgenza. Quando Pierluigi Bersani ha parlato di «polvere
sotto il tappeto» ad analisi come queste ha aggiunto altre spese necessarie
per gli esodati. Lì è difficile dare una valutazione obiettiva.
Da una parte il governo Monti a due riprese ha sottovalutato le dimensioni
del problema; dall'altra, sindacati e imprese hanno un forte
interesse comune a gonfiarle. Comunque sia, non è prudente fare
promesse alla leggera. Oltretutto, si rischia di perdere la credibilità
acquisita. Sia Monti sia Bersani si sono impegnati a rispettare l'obiettivo
europeo: obiettivo in effetti severo, impostoci nell'agosto 2011 a
causa della diffidenza verso il governo Berlusconi. Al di là delle esasperazioni
si comprende che Monti arriverebbe al traguardo con uno
sforzo maggiore verso un calo delle tasse, Bersani destinando una
parte delle risorse a creare lavoro anche con investimenti pubblici.
Ma l'essenziale è mostrare che l'Italia imbocca una strada nuova, di
riforma e di pulizia Solo un governo capace di guardare lontano potrà
contare sulla comprensione altrui.
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LA SCOMMESSA
DI CAMERON

pressunE
LO STUDO
rUnità
Direttore Responsabile: Claudio Sardo
nfindustna: ‹Se
re per la ripartenza
cappa di paura creata
ltuazione politica interna; perciò
ruciale che l'esito delle iMulen m" (2 te
lezioni dia al Paese una mag io
id" che abbia come briorità g ie ranza
e e la crescita, fornendo co sì
dro chiaro che infonda fiducia un
orienti favorevolmerituecver:ol ia n
Ea spesa le decisioni di consumatori
imprenditori». o Così il Cent;`0 studi di e
ria nel «Congiuntura flash»
di gierli e naio, d Secondo l'analisi mensile
di vie (da sfiducia
ihatern infatt compresso la domanda
interne la it en oltre guanto giustificato
situazione
familiari e aziendali: gli acquisti di beni
durevoli sono scesi molto più del
reddito reale dispor€bile, gli
esotimoe: rt sono mine ort sono nstoorici
Pii e
irae, Si regis n
di - continui se
progresso progresssaicuni perfino
rsòoi t t,
pero
scorno
ell'Eurozo raz'
d li nescato dalle decisioni
r no 'anno C::Ce

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FULVIO FAMMO N
AUtIENTAANCORA IL LAVORO
PRECARIO A DANNO DI QUELLO
STABILE, NONOSTANTE LA CONTESTUALE
CRESCITA DELLA D iSOCCUPAZICINE
DELLA CASSA INTEORAZ IONE.
il sistema (iene comuníes7ioni
obbligatorie conferma anche nel III
trimestre, il primo in cui è entrata in
more la nuova legge sul lavoro, la
cos i a 'Legge n'orriero 1, una
fortissima ìortissirrra precarietà del lavoro e la
diminuzione dell'occupazione. Nel lfT
trimestre 2012 solo il 17.5% dei nuovi
rapporti di lavoro à a tempo
a e
Direttore Responsabile: Claudio Sardo
18.2,
elle nuove a
tempo dere Unato
con contratti di collaborar
i aggiunge una quota di
inistrazione e altre forme
Pari al Ci. 5%; molto basso
all'apprendistato, Por di
ie dunque si accetta qualsiasi
'a occupazione.
Solo questo dovrebbe
preca
es
un-in
sui luoghi comuni relativi
iamiche del lavoro in Italia.
indisportibilita delle persone,
" a molto por dì lavorare.
o medio di contratti
a 1.25 per persona, t.:ioe
atore à impegnato in
nua ad au
oc
prir rapporti tîi la pro nel ir rmest r
la grande iiiiigg
contratti attivati :qu
arata, inferiore ad un a
)131",? iilcrediblitneilie e e 3
, vendica ancora tilterioi .1 torme per
maggiore flessibilità in i entrata.
attitlizziaiiie i dati ufficiali per
are con certezza che non solo
noia lavoro, ma che anche quel
poco e non dà . prospettive di
stabilità e troppo spesso non è . un
lavoro quanta. Anche la qualità '
— occupazione stia esistente si e
mente abbassata e vede
ddensarnento nelle qualifiche
sse, con fenomeni crescenti
tu povero e con poramei
€ .a i più basti d'Europa.
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dio
29/01/2013
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purtroppo q la realtà de
leccalo del lavora italiano. Uni
ealtà rotta di milioni di disoccupa
precari, di centinaia. di migliaia d i
aiiltegrai i e t)iii't time involontari
I grande bacino del lavoro nero.
ion si parte da questo
immatico stato di fatto non si pia o .
rto tare azioni utili per risolvere
'obleitil e si finisce per riproporre
ancamente ricette vecchie e
napplical)ili, se non addirittura
9.2,,kirarive, ()Inni à e cualltà
toro, guaina dei modello
iduttivo sono le priorità per lisi.
la crisi che la CC1IL propone nel
dei lavoro
eddciivue
Pagina 13
Inflazione doppia
Crolla I pomo di acquisto

press LinE
L anafls
Le domande comuni
di Confindustria e C
FederrilcA)
Piraro
ur, e ,. 5 tad Ea ,'
LA PRESENTAZIONE DEI DUE DOCUMENTI
\ PROGRAMMATICI SULLO SVILUPPO DEL
PAESE da parte di Confindustria e egli offre al
dibattito preelettorale ampia materia su cui
confrontarsi, consentendo così a coloro che
vogliono evitare di lanciare solo slogan, di entrare
nel merito di proposte con un qualificato
profilo tecnico. Va segnalata positivamente
un'oggettiva convergenza della Confindustria
e del maggior sindacato italiano sulla necessità
di un forte rilancio della crescita, con
una strategia che entrambi propongono con
caratteri di vera e propria terapia d'urto. Lo
ha ribadito anche il presidente Squinzi in
un'intervista al col .sem, auspicando a tal fine
un dialogo costante con la Cgil.
E nello scenario delineato da entrambi il
ruolo trainante è assegnato all'industria, vero
motore dell'economia nazionale che, nonostante
la pesante crisi della domanda interna,
ha continuato nel 2012 a conservare salde po-
runità
Direttore Responsabile: Claudio Sardo
sizioni su grandi mercati esteri, riuscendo anche
- come ha documentato Marco Fortis sul
Sole 24 Ore - a battere la temibile concorrenza
tedesca in una vasta gamma di prodotti. L'Italia,
com'è noto, è tuttora la seconda potenza
manifatturiera europea grazie ai suoi (pochi)
gruppi multinazionali pubblici e privati, e alla
grande platea delle piccole e medie imprese
eAport-o;iented, molte delle quali hanno raggiunto
ormai dimensioni di multinazionali tascabili.
Ma non si dimentichi che anche le tantissime
aziende che restano prevalentemente
sul mercato nazionale, in realtà vi difendono
quote significative che, invece, sono aggredite
ogni giorno dalla concorrenza di gruppi
esteri, li mercato italiano, insomma, è ormai
una sezione di quello più grande a moneta
unica, e mantenervi o migliorarvi salde posizioni
significa farlo su un grande mercato che
è parte integrante dell'area curo.
Confindustria e Cgil chiedono insieme una
nuova politica industriale che rimanda, a mio
avviso, a un ruolo forte dello Stato, ma non
per sostituirlo all'imprenditoria privata, ma
per definire con il pieno consenso del partenai
-iato sociale i grandi quadri di convenienze in
cui collocare le strategie di imprese pubbliche
e private, le rivendicazioni salariali e normative
delle parti sociali, gli .investimenti per
la ricerca, la geografia delle nuove localizzazioni
industriali. Anche per il reperimento
dello stock di risorse da immettere a breve
nel meccanismo di accumulazione nazionale
per rilanciarlo - ai di là. di alcune comprensibi-
ma non insormontabili differenze di impostazione
- Confindustria e Cgil individuano
fra l'altro in un maggior prelievo sulle rendite
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finanziarie una delle leve da cui partire, esaltando
così il ruolo del capitale industriale che
deve tornare alla guida della generazione di
ricchezza nel Paese, in Europa e negli Usa,
dopo i disastri epocali prodotti dalla finanza.
creativa a livello mondiale.
Come si colloca infine il rilancio del Mezzogiorno
nelle strategie delineate nei due documenti?
Più esplicitamente in quello della Cgil,
ma non meno significativamente in quello
confindustriale conte un enorme chance per
l'intero Paese, grazie alle sue risorse naturali
- posizione nel Mediterraneo, petrolio, paesaggi
per un turismo forte-ma anche in virtù
del suo apparato industriale che e strategico
per l'intero Paese (siderurgia, petrolchimica,
chimica fine, energia, automotive, aerospazio,
Ict, .navalmeccanica, agroalimentare) e
che tra l'altro sta godendo di cofinanziamenti
per suoi nuovi investimenti da parte delle Regioni
a valere sui fondi comunitari
2007-2013.
Alla luce di ciò assume valore emblematico
l'impegno del Pd, della Federacciai e dei
sindacati per la difesa .in logiche di ecosostenibilita
del siderurgico di Taranto - la più grande
fabbrica manifatturiera italiana, classificata
dalla legge 231 del 2012 quale «stabilimento
di interesse strategico nazionale» - i cui destini
non possono essere abbandonati alle
miopi logiche di un referendum consultivo cittadino
che, per definizione, non dovrebbe in
alcun modo occuparsi di un impianto al senizio
dell'intera industria meccanica italiana. Il
governo allora intervenga per dichiarare impraticabile
quella consultazione referendaria.
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