Rassegna stampa del 21-02-13 - Unindustria Reggio Emilia

Ufficio Comunicazione
Rassegna stampa
giovedì 21 febbraio 2013
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Corriere della Sera
Gazzetta di Reggio
Il Resto del Carlino
Il Resto del Carlino Reggio
Il Sole 24 Ore
INDICE
La corsa a riassumere le donne lasciate a casa per la maternità
21/02/13 Lavoro e Sindacato 4
Unicredit, scende anche Manodori
21/02/13 Economia Nazionale 5
Cormo, si tratta per ridurre i 100 esuberi
21/02/13 Economia, Industria, Lavoro e Sindacato 6
Il nuovo corso di Ironcasting
21/02/13 Economia, Industria 7
Nodavia, gli operai licenziati sono senza cassa
21/02/13 Industria, Lavoro e Sindacato 8
Quarto furto di acciaio alla Condor
21/02/13 Industria 9
Marani sdogana il bianco solo gonne, niente calzoni
21/02/13 Industria 10
Correggio, corsi formativi per i lavoratori “terremotati”
21/02/13 Economia 11
Enel e Iren, agevolazioni nell’area del sisma
21/02/13 Economia 12
Trivelle nella Bassa, i sindaci dicono no
21/02/13 Economia, Edilizia 13
Sos industria, crollo degli occupati In picchiata anche fatturato e ordini
21/02/13 Economia Nazionale 16
‘Landi Renzo’ lancia il diesel ibrido Metano anche per i motori a gasolio
21/02/13 Economia Nazionale 17
Macchine agricole alla ‘prova Punjab’
21/02/13 Economia Nazionale 18
La Cgil sollecita la Manodori a tendere una mano alle Fiere
21/02/13 Economia, Lavoro e Sindacato 19
La Goldoni alla conquista dei mercati dell’ex Jugoslavia
21/02/13 Economia, Industria 20
Mariella Burani gli regalò un foulard E il commissario Martini perse le staffe
21/02/13 Economia 21
Crisi e bilancio, patto tra il Comune e le associazioni
21/02/13 Economia 22
Investimenti delle Pmi +21%nel 2013
21/02/13 Economia Nazionale 23
La Bce soluzione per i debiti della Pa
21/02/13 Economia Nazionale 24
Ora incentivi ai lavori «privati»
21/02/13 Economia Nazionale 26
«Promesse» sui pagamenti Pa Su opere e casa manca la svolta
21/02/13 Economia Nazionale 28
La burocrazia blocca l’80% delle opere
21/02/13 Economia 30
Investimenti pubblici crollati all’1,8% del Pil: ora incenti via i privati
21/02/13 Economia 33
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Innovazione, patto imprese-Cnr
21/02/13 Economia Nazionale 35
Per sostenere lo sviluppo serve il credito d’imposta
21/02/13 Economia Nazionale 37
La crisi ha affinato le strategie per l’export
21/02/13 Economia Nazionale 38
Così il made in Italy ha cambiato volto
21/02/13 Economia Nazionale 39
Banche e imprese,un patto per il territorio
21/02/13 Economia Nazionale 41
«Difendere i settori strategici dall’assalto di gruppi stranieri»
21/02/13 Economia Nazionale 49
Cosa c’è dietro il recupero italiano nei recepimenti
21/02/13 Economia Nazionale 50
Primo passo per tutelare la catena industriale
21/02/13 Economia Nazionale 51
Lobreghisa rinasce come Ironcastings
21/02/13 Economia 52
Cordata italiana per l’acciaio di Terni
21/02/13 Economia Nazionale 53
Ora si deve crescere anche in casa
21/02/13 Economia Nazionale 55
Beni strumentali motori dell'export
21/02/13 Economia Nazionale 56
Una rete a favore delle piccole imprese
21/02/13 Economia Nazionale 58
Missione a Singapore per crescere in Asia
21/02/13 Economia Nazionale 59
La Nuova Prima Pagina di Reggio Emilia
La Banca d’Italia ha bloccato l’operatività a Fidindustria: mancano i capitali, stop a garanzie per le
imprese
21/02/13 Economia 60
«Crollati per colpa di Sofiser, ma il piano c’è»
21/02/13 Economia, Politica 62
Uil Servizi, ancora senza soldi e lavoro tre dipendenti
21/02/13 Lavoro e Sindacato 64
Area Nord & smart cities
21/02/13 Citazioni, Economia 65
Accordo unico e rivoluzionario in Ifoa: la solidarietà produce posti di lavoro
21/02/13 Economia, Lavoro e Sindacato 66
«Ammortizzatori in deroga e anticipazione sociale»
21/02/13 Economia, Lavoro e Sindacato 67
Industree per Vodafone Italia: è disponibile online il progetto editoriale sulla sostenibilità
21/02/13 Economia 68
La Repubblica
Il Porcellum del lavoro
21/02/13 Lavoro e Sindacato 69
La Stampa
La strada stretta della ripresa
21/02/13 Economia Nazionale 72
Milano Finanza
Squinzi ridisegna Confindustria
21/02/13 Economia Nazionale 74
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pressunE
MILANO «Stiamo per-
dendo talenti e competenze».
La sentenza, senza appello,
in un colloquio con il
Wall SiTeet JournuL E ora la
decisione di invertire la rotta.
Troppo importante non
privarsi delle capacità di donne
che hanno deciso di dedicarsi
alla famiglia pagando
così il conto professionale
delle loro scelte. Quella frase
sussurrata a mezza bocca
più di un anno fa — porta il
nome (e il cognome) di Do -
minic Barton, numero uno di
McKinsey, forse la più grande
società di consulenza al
mondo. E le sue parole diventano
ora il presupposto per
un programma— per ora appena
abbozzato finalizzato
alla ri -assunzione di ex
consulenti (madri di famiglia)
che negli anni hanno deciso
di lasciare McKinsey per
l'impossibilità di coniugare
lavoro e cura della prole.
Per ora si tratterebbe di
un'intenzione. Non ufficializ -
zata dai vertici del gruppo. E
coinvolgerebbe comunque la
sola divisione americana. Ma
è la prova tangibile di come
le multinazionali della consulenza
stiano riesaminando
daccapo le politiche di conciliazione
per non disperdere il
capitale umano dopo anni di
formazione (interna) e aggiornamento.
Rileva sempre
il Wall Street journari — che
ha dato ieri la notizia come
la dispersione di competenze
(femminili) sia diventato
un tema centrale anche
per la crescita e la.
competitività delle aziende.
D'altronde la professione del
consulente è — per definizione
la più complicata per
una madre di famiglia: lunghe
trasferte, persino il trasferimento
nella sede del cliente,
orari impossibili. E la dicitura
dì business analyst rimand.a
direttamente al lessico
anglosassone ed evoca
quel supporto (strategico)
per elaborare delicati piani industriali.
Ma il cambio di paradigma
inaugurato da Barton
investe, in realtà, la sua
caratteristica di professione
ad alto valore aggiunto. Lo si
CORRIERE DELLA SERA
Fondato ne] 1876 www.coniere.it
Direttore Responsabile: Ferruccio De Bortoli
La corsa a riassumere le donne
lasciate a casa per la maternità
L'ammissione della McKinsey: «Abbiamo Perso dei talenti»
fa con un titolo accademico
di ingresso (la laurea in economia
o ingegneria), ma
spesso è richiesto un dottorato
di ricerca o un master.
Ecco perché il turn-over di
personale diventa più complicato
quando una donna decide
di dedicarsi di più alla famiglia,
abbandonando progressivamente
incarichi e
progetti. Dice Alessandra Perrazzelli,
manager di Intesa
Sanpaolo e presidente di Valore
D (associazione che raggruppa
più di 70 grandi
aziende italiane e straniere
presenti nel nostro Paese)
che l'idea di McKinsey fa il
paio con la necessità di condividere
la cura dei figli anche
con i rispettivi partner: «Nella
nostra cultura deleghiamo
tutto alla donna e non consideriamo
il deficit di competenze
che comporta l'eventuale
dimissione di una consulente
in carriera». Così la ricetta
— rileva Perrazzelli —
sarebbe quella di puntare sul
welfare aziendale: «In Valore
D abbiamo ideato una sorta
di laboratorio condiviso, in
cui mettiamo a fattor comu-
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21/02/2013
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ne tutte le migliori esperienze
per favorire la conciliazione
tra famiglia e lavoro ed
evitare scelte così drastiche».
Aggiunge Roberta Marracino,
responsabile comunicazione
e ricerche di McKinsey
Italia, che la professione del
consulente sconta nel nostro
Paese anche una minore cupacita
attrattiva: «Già in ingresso
nel mercato del lavoro notiamo
una minore propensione
delle donne ad. affacciarsi
in questo settore. Ecco perché
consapevoli della necessità
di riequilibrare la forza
lavoro — adottiamo tutti
gli strumenti a nostra disposizione:
massima flessibilità di
orario e logistica, part-time
orizzontale e verticale, persino
riconoscimenti in denaro
per ogni figlio». Mentre per
Giovanni Cagnoli, amministratore
delegato della società
di consulenza
Bain&Company Italia, la parola-chiave
è organizzazione:
«il problema di una consulente
può essere quello delle
continue trasferte. Ma con il
supporto della società per
cui si lavora le esperienze
post -maternità si possono vivere
senza particolari traumi».
Fabio Savelli
O RIN:ODUZIONE rESEPVATA
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la ii,s,urrer [e. dariliC
L.Citat'111.'2,-1 per LI

press LinE
CORRIERE DELLA SERA
Fondato nel 1876 i i m www.coniere.it.
Direttore Responsabile: Ferruccio De Bortoli
Unicredlt, scende anche Manodori
(f.rnas„) Continuala limatura del fronte italiano delle
Fondazioni in Unicredit. Dopo l'1,3% venduto dalla Crt
(scesa al 2,5%) per chiudere un derivato, ora è la volta
della Fondazione Manodori, che si prepara a ridurre il
suo 0,47% in Piazza Cordusio per puntare sulla Cdp, più
redditizia e non esposta à rn.arosi della Borsa. Ii consiglio
generale dell'ente presieduto da Gianni Borghi, assistito
da Prometeia, ha deciso martedì di raddoppiare
in 5 anni l'investimento nella Cassa con ulteriori 4,5 milioni
di euro rispetto agli attuali 5 milioni pari allo
0,143% del capitale. La provvista ha scritto ieri La
Gazzetta di Reggio — dovrebbe arrivare anche dalla
vendita di parte dei 29,6 milioni di azioni Unicredit (in
carico a 4,68 euro, più del valore attuale di 4,23 euro).
Lo scorso settembre il Tesoro ha autorizzato la fondazione
reggiana a vendere 5 milioni di azioni. Fino a ieri ne
erano state vendute due milioni con un incasso di 7,6
milioni; per gli altri tre milioni si attende la delibera del
consiglio di marzo. L'ente reggiano si è diluito l'anno
scorso dallo 0,78% per aver seguito solo parzialmente
l'aumento di capitale da 7,5 miliardi. Il legame con la
banca frutto delle fusioni di Carire con Bipop, con
Capitalia e quindi con Unicredit si sta affievolendo:
la Fondazione non esprime più un rappresentante nel
consiglio, a differenza del precedente board per il quale
aveva indicato Donato Fontanesi.
o RIPR000ZI9NE RISERVATA
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21/02/2013
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GAllETTA DI REGGIO
Direttore Responsabile: Sandro Moser
21/02/2013
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COOP I NCR SI )
Co o, si tratta per ridurre i 100 esuberi
Si avvicina l'intesa sulla cassa integrazione. Sindacati al lavoro sui licenziamenti. Nuova finanza dalle coop per 3 milioni
III SAN MARTINO IN RIO
Le 100 casse integrazioni che
verranno attivate alla Cormo
potrebbero tramutarsi presto
in esuberi. Un taglio netto della
forza lavoro che i vertici della
cooperativa si vedono costretti
ad attuare per ricalibrare,
la produzione rispetto alle
richieste del mercato. Un grande
sacrificio, necessario per
poter mantenere in equilibrio
i conti e rilanciare
specializzata nella produzione
di serramenti in legno. «Stiamo
trattando per cercare di ridurre
gli esuberi - spiega Rudi
Zaniboni della Fillea Cg,i1 di
Reggio all'uscita diaincontro
avvenuto ieri tra azienda e sindacati
- Daremo sicuramente
il via libera alla cassa integrazione
per circa cento persone,
per le quali è stata ipotizzata
l'apertura della mobilità. Punto
sul quale vogliamo trovare
un intesa con numeri al ribasso.
Siamo convinti che la Cm--
mo sia un'ottima azienda, una
delle poche sempre in regola
con trattamenti e pagamenti.
Hanno sempre pagato in tempo
fino all'ultimo centesimo
anche dei fondi integrativi destinati
ai dipendenti. Non dimentichiamoci
poi che su circa
340 dipendenti la metà sono
soci». Giovedì prossimo ci
sarà il prossimo incontro tra le
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parti, durante il quale dovrebbe
essere trovato l'accordo per
la cassa straordinaria, che durerà
almeno un anno. Secondo
la normativa potrebbe essere
prolungata poi di altri dodici
mesi, salvo un percorso dì
formazione destinato ai dipendenti
lasciati a casa. «Vedremo
cosa fare, per ora cerchiamo di
atte nuare al massitrio l'impatto
del piano. In cassa andranno
sia operai che Impiegati.
Purtroppo anche la Carni°
vanta molti crediti da parte di
clienti che non paga più. E dire
che fino a poco tempo fa faceva
un ricorso minimo alle banche,
riuscendo a finanziarsi direttamente
con la sua cassa,
Ora invece la musica è cambiata.
Ma grazie all'intervento della
cooperazione, che ha assicurato
nuova finanza per 3 milioni
dì euro, sono riusciti a concludere
un accordo con te banche
che porterà alla riorganizzazione
tarata sulle richieste
del mercato attuale».
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C011110. si tratta,,er rid urre 1100 t.',"

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Direttore Responsabile: Sandro Moser
LA STORICA FONDERIA
Il nuovo corso di Ironcasting
I piani della società che ha rilevato la fallita Eurocasting
REGGiO
Da gennaio è iniziata la nuova
gestione di Ironcastings spa, la
società che ha rilevato l'attività
della nota fonderia Euro Castings
di Mancasale. «La nuova
società - spiega il consigliere
delegato di Ironcasting Andrea
Albertini ha risollevato
l'attività dell'impresa, che
sembrava purtroppo destinata
a sparire. Ce l'abbiamo fatta
grazie alla volontà e alla tenacia
di un gruppo di h -riprenditori
reggiani con a capo Sergio
Redeghieri, che ha creduto nelle
potenzialità dell'azienda.
L'impanante risultato che abbiamo
ottenuto è frutto anche
della preziosa collaborazione
di diverse figure che hanno
contribuito fattivamente alla
rinascita di questa azienda storica
del nostro territorio. Mi riferisco
a Maurizio Labanti
che, per oltre tre anni, ha ricoperto
la carica di Commissario
Giudiziale, e del Giudice delegato
del Tribunale di Reggio
Emilia Luciano Varotti. Entrambi,
dopo il fallimento,
hanno gestito con successo
l'esercizio provvisorio al fine
di salvaguardare gli interessi
dei creditori e al contempo i
posti di lavoro». La nuova compagine
societaria composta da
ILrn pool di imprenditori diretti
da Sergio Redeghieri ha messo
in campo un impegno economico
importante --- prosegue
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Albertini - che porterà troncastings
a produrre e a fornire i
propri prodotti ad aziende metalmeccaniche
leader a livello
nazionale ed internazionale.
Euro Castings, forte di un
know-how di 50 anni di esperienza
nel settore, aveva realizzato
nel 2007 un ampliamento
ed un innovativo adeguamento
tecnologico che, nel
2008-'09, ha trovato l'ostacolo
dalla sopraggiunta crisi che ha
colpito il settore metalmeccanico
e molti altri camparti, e
che di conseguenza ha costretto
l'azienda a chiedere il concordato
preventivo, Procedura
che è sfociata nel fallimento
a Luglio 2012. Quindi, l'asta e
l'arrivo dei nuovi soci.
21/02/2013
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9, ai traiti per ridurrei Do beai

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COOPSETTE
Nodavia, gli operai
licenziati
sono senza cassa
CASTELNOVO SOTTO
Sindacati in allarme per le sorti
dei 43 operai del cantiere della
Tav di Firenze, licenziati dalla
Nodavia spa, generai contractor
controllato dalla Coopsette
di Castelnovo Monti.
«Non trattandosi di una e vera
propria crisi non riusciamo ad
attivare gli ammortizzatori ordinari
spiega Flavia Villano
della Linea Cgil di Firenze - Abbiamo
fatto partire un appello
al prefetto di Firenze, alla Provincia
e alla Regione Toscana
per cercare una soluzione ponte»,
I lavori sono stati fermati
in seguito alle indagini della
Procura di Firenze, ehe a gennaio
hanno colpito Nodavia,
mettendo sotto indagine anche
9 dipendenti del gruppo
Coopsette. «Nodavia si è resa
disponibile a cercare soluzioni
alternative, specificando però
di non poter fare altro se non
licenziare gli operai - continua
la sindacalista - Non siamo però
disposti ad accettare una
sorte del genere„ Non è accettabile
infatti che il peso di una
vicenda giudiziaria ricada prima
di tutto sulle spalle dei lavoratori».
Il sequestro della fresa
utilizzata per scavare il tunnel
e dei soldi necessari per finanziare
i lavori, ha portato allo
stop del cantiere, ora sotto
scacco, La preoccupazione
maggiore da parte di Nodavia
e Coopsette, riguarda infatti i
tempi di chiusura delle indagini.
L'incertezza ha messo in bilico
la tenuta finanziaria del
imaxi appalto, per il quale lavoreranno
fino a 300 persone.
«Ora siamo a circa 180 addetti
specifica che sono
praticamente fermi, Se non si
riparte il costo sociale sarà alt
issirm»:, (e.1. t.)
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21/02/2013
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9, ai traiti per adurre i I OO easner

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21/02/2013
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Quarto furto di acciaio alla Condor
Non c'è pace per la ditta di via Cilea. I ladri hanno rubato lastra per 7 mila euro
«P la quarta volta in due armi.
Non bastano gli allarmi e le telecamere:
ormai vengo a rubare
ciclicamente». Ha l'aria di
essere ormai rassegnata Monica
Bigliardi, titolare della Condor
Inox di via Cilea, ditta che
trasforma le lastre di acciaio
inossidabile in contenitori per
il latte venduti anche all'estero
I ladri hanno agito la notte
tra domenica e lunedì, quando
hanno scavalcato il cancello
e con un veloce passamano
hanno caricato oltre settemila
curo di lamiere dentro un furgone
con il quale si sono presumibilmente
allontanati,
«Dovevano essere pitt persone
racconta Bigliardi le lastre
pesano circa 30 chili l'una.
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L'acciaio è costoso e viene tivenduto
spesso ai rotta:mato:ti
o a canali di vendita per i quali
colpiscono su commissione.
Visti i continui furti ci siamo
via via attrezzati con sistemi di
allarme e telecamere. Stiamo
infatti vagliando i video per
cercare di carpire qualche dettaglio».
I malviventi hanno scavalcato
il cancello automatico della
ditta, che dà lavoro a 14 persone.
«Due settimane fa ci siamo
accorti che c'era della gente
che gironzolava in zona - afferma
la titolare - uno è stato anche
visto mentre si sporgeva
dal nostro cancello per dare
un'occhiata dentro. Poi è scappato.
P evidente quindi che
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stavano com piendo dei sopralluoghi
per decidere quando e
cosa rubare. In quei casi chiamare
la polizia è praticamente
inutile. Quando arrivano non
c'è pii' nulla da controllare».
In altre occasioni sono state
avvistate bande di zingari, che
puntavano le aziende del comprensorio.

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GAllETTA DI REGGIO
Direttore Responsabile: Sandro Moser
MODA EGGIANA »
Marani sdogana il bianco
solo go e, niente calzoni
Lo stilista di Correggia ha sfilato al Castello, la location più prestigiosa
«Perché sono tornato nella Camera nazionale della moda? Serve fare gruppo»
di Lucia Coluccelli
M:LANO
la perfezione della silhouette,
messa in risalto dal bianco totale,
Marani stringe il. punto vi-
Grandi cambiamenti da.Ange- ta, crea tagli ingegnosi degli
lo Marani. E' tra i primi a sfila- abiti con aperture sensuali sulre
a Milano Moda Donna che la schiena.
mostrerà, fino al 26 febbraio, Ma ecco altre idee: le pellic-
attraverso 70 passerelle e 51 ce a micro volant di murmanpresentazioni,
le novità della ski rosso cruminio o blu Klein;
prossima stagione 'autunno in- il picche delle carte da gioco
verno. Lo stilista di Correggia che si imprime sui poli di anè
al Castello, nella location più gora bianchi e Lievi; mentre la
prestigiosa della Milano sera accende rose carminio
Fashion IATeek. Mentre fuori sui abiti e cappotti in tessuto
gli attivisti di Greenpeace met- scuba stampato e ricamato
tono in scena una protesta con ciniglia e paillettes.
contro le sostanze tossiche «Non chiedetemi come sopresenti
nei tessuti, Marani no arrivato alla soluzione finaesalta
creatività, attenzione le - racconta Marani -. In realper
la ricerca e antica sapien- tà sono partito pensando al
za delmanifattittiero italiano. rock di David Bowie, al suo
Ma ecco i cambiamenti. Lo concerto del 1983 dove era
stilista fa entrare per la prima completamente vestito di
volta nella sua collezione il bianco, poi, sono arrivato a
bianco. Elimina i pantaloni e quanto vedete oggi, un risultadisegna
gonne godei che mo- to strepitoso».
strano gambe a forma di gaz- Ad applaudire i percorsi del-
zella. Non solo. Forme grandi la creatività dello stilista tanti
scostate dal colpo compongo- nomi dello spettacolo: l'eleno
cappotti pensati come un gante Lagerback, reduuovo
con maniche a kimono. ce da Sanremo, l'attrice losca
L'amore per la ricerca porta il D'Aquino, Laura Bibas, Lorelcreatore
di moda emiliano ro- la Limiti e la fari di sempre
magnolo ad usare lo scuba, un Marta Marzotto. Quest'anno
tessuto usato per le mute su- un'altra novità per Marani è il
bacquee, Lessino che accosta suo ritorno all'interno della
ai tradizionali cashmere. Cnmi - Camera Nazionale del-
«I masterpiece del futuro la Moda Italiana . «Perché è il
nascono dall'unione di lessuti momento di fare gruppo -
e filati tecnici e naturali e da spiega Marani Dobbiamo
sofisticate lavorazioni su telai chiuderci in un blocco granitie
macchine di antica tradizio- co per combattere chi vuole
ne - spiega Marani Dobbia- togliere a Milano il primato
mo difendere il vero tesoro ita- della fashion week, superan.-
liano: il manifatturiero che de- do rivalità interne».
ve essere protetto come il pan- Mario Boselli, presidente
da gigante». della Cnmi, è soddisfatto. «So-
C'è di più. Per esaltare le for- no molto contento. Ho semine
femminili, e sottolineare ore stimato Marani e il tempo
è come sempre galantuomo -
spiega il presidente che il prossimo
17 aprile saprà se sarà
rieletto dagli associati -. Come
vado ripetendo la Camera della
Moda è lo strumento migliore
per difendere la fashion
week milanese assediata da
quelle internazionali di Parigi,
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Londra, New York».
Alla Cnmi chiede una mano
anche Anna Lini, moglie di Angelo
Marani che si occupa della
parte commerciale.
«Siamo per vie legali con
un'azienda cinese che ha depositato
il nostro marchio ben
venti anni fa», spiega Anita
NOPIrnancano in pellicce da Anani o ttgarantp.
rreggese Angelo M
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21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
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che, insieme ai fratelli Massimo
e Fabio e al nipote Alberto,
produce anche nella cantina.
Lini vini apprezzati nel mondo.
La Cina, come il paesi
dell'Est, dell'estremo e del Medio
Oriente, sono una grande
rknnza ne'r Ip `..,pnd i di M
ni. «Stiamo crescendo - racconta
lo stilista -. Quest' anno
abbiamo fatturato 19 milioni
di euro, risalendo del 70 per
cento, con un più15 per cento
sia nell'area euro che extra euro.
Ma possiamo fare molto di
©RIPRODUZ ION E RSERVM
Pagina 18
Manzi sdngana illtiant
solo gonne, niente calzoni

press unE
GAllETTA DI REGGIO
Direttore Responsabile: Sandro Moser
Correggio, corsi formativi
peri lavoratori "terTemotati"
CORREGGI()
Sono ne i corsi gratuiti, rivolti
a lavoratori e titolari, programmati
nella sede correggese di
Formare (via Ippolito 22) per il
ciclo d'incontri formativi
"Diamo forma alla ripresa" linanziaii
dalla Regione a supporto
della riorganizzazione e
dello sviluppo delle imprese
colpite dal sisma. Tre, In pani-
colare, i corsi che si svolgeranno
a Correggio: il primo sul('
uso del teatro in azienda, il secondo
sull'elaborazione di immagini
con Photoshop e il terzo
sugli strumenti e i linguaggi
per rivolgersi ai mercati esteri.
Tutti i corsi sono gratuiti.
Per ulteriori Informazioni:
0522.694753 ;Formare;; Info,
correggio@formartie sAqvw.
forrnarth
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21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 14.722
Diffusione: 11.531
Pagina 30
sfrfiti da; buffi a rubare a',1 ot aloria

press unE
GAllETTA DI REGGIO
Direttore Responsabile: Sandro Moser
Nuove agevolaziord di Ersel e Iren per le zone colpite dal sisma
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
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Enel e Iren, agevolazioni nell'area del sisma
Reggiolo: da maggio riprenderà la fatturazione normale ma con possibilità di rateizzare le bollette
REGGIOLO
Ripartirà a fine maggio la fatturazione
di Enel Energia per il
mercato libero ed Enel Servizio
Elettrico per il mercato di maggior
tutela. E in bolletta, ma solo
per le utenze già attive prima
del terremoto e per quelle dei
moduli abitativi, saranno inserite
automaticamente le agevolazioni
tariffarie e i criteri di rateizzazione
previsti dall'Autorità.
Le agevolazioni dovranno invece
essere esplicitamente richieste
dai clienti titolari di forniture
(o comunque residenti)
in immobili dichiarati inagibili
per forniture diverse da quelle
originarie. Le agevolazioni tariffarie
sia per la fornitura
energia elettrica che per il gas
prevedono la riduzione del
-50% del corrispettivi di rete e
gli oneri di sistema per il periodo
dai 20 maggio al 19 maggio
2013; la riduzione per i corrispettivi
di rete sarà sempre del
50% per il periodo dal 20 maggio
2013 al 19 maggio 2014
mentre del 40% per gli oneri di
sistema.
Tutti i clienti di Enel riceveranno
una bolletta contenente
il calcolo dei consumi con tariffa
agevolata dell'intero periodo
interessato dalla sospensione,
rateizzato per 24 mesi senza
interessi.
«Per calcolare la rateizzazione
- spiega Luigino Zuin, responsabile
della divisione mercato
dell'area Nord-Est — si dovrà
suddividere la prima bolletta
cumulativa p er 24. Se un cit-
tarli:no, ad esempio, riceverà
una fattura da 600 euro dovrà
suddividere 24, ottenendo 25
euro. Questa cifra sarà aggiunta
nelle bollette successive. Si
potrà comunque chiedere la
rateizzazione per un periodo
più. breve o scegliere di pagare
in un'unica soluzione. La rateizzazione
non è prevista per
importi inferiori ai 100 euro
per il gas e ai 50 et so per l'ener-
gia elettrica, Le agevolazioni
sono cumulabili con il bonus
elettrico e gas. Le nuove connessioni
entro i kkr",T per moduli
abitativi saranno effettuate
senza costi per il cliente, co-
me tutte le disattivazioni, riattit'azioni
e/ o volture. Ugualmente
non avranno costi tutte le
connessioni, volture o subentri
per le utenze domestiche
Pagina 12 di 74
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entro i 3 kW richieste dagli
utenti. la cui abitazione è inagibile».
Agevolazioni per le popolazioni
residenti dei Comuni colpiti
dal terremoto in merito a
gas, energia elettrica e servizio
idrico sono previste anche da
Iren. Nello specifico, rateizzazioni
senza Interessi, per Ulti periodo
di due anni nel caso di
energia elettrica g per un
'DC3710(10 di un anno nel caso di
servizio idrico, delle fatture i
cui termini di pagamento sono
stati sospesi in conseguenza
del sisma e quindi delle fatture
del Gruppo isen emesse o scadenti
nel semestre dal 20 maggio
al 20 novembre 2012. La rateizzazione
non è prevista per
importi minimi di 100 euro per
il gas e di. 50 per l'energia elettrica
e il servizio idrico. Nelle
prossime fatture in date ai
clienti interessati sarà allegata
una comunicazione specifica
che proporrà ai cliente la rateizzazione.
Previsto, inoltre, l'annullo
degli oneri accessori (nuove
connessioni, subentri o volture)
per i clienti che hanno avuto
l'abitazione resa inagibile
dal sisma. Ulteriori informazioni
sui siti :Internet www.iren-
mercato.it e www.irenacouagas.it
o possono essere richieste
al numero verde Servizio
clienti indicato sulle fatture.
Pagina 30
sii'Kgi da; 'alpi a rubare a',1 atoria
govokmone nell'area del sisma
„ ,

press LinE
GAllETTA DI REGGIO
Direttore Responsabile: Sandro Moser
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 14.722
Diffusione: 11.531
Trivelle nella Bassa, i sindaci dicono no
Correggio: i comuni dell'Unione pianura reggiana a fianco dei No Triv contro la ricerca di gas naturale nel sottosuolo
di Daniele Valisena
COPREG:310
11 Comune di Corteggio e tatti
quelli dell'Unione Pianura Reggiana
dicono «No» alle trivelle
nella Bassa e sono pronti a utilizzare
le armi istituzionali per
ostacolare la concessione del
via libera alla Po Valley per iniziare
le ricerche di gas natura-.
le. Almeno per ora.
Si è risolto con un sostanziale
accordo l'incontro pubblico
di martedì sera in un Palazzo
dei Principi gremito (quasi 150
i partecipanti, numero superiore
alla capienza della sala) che
ha messo a confronto il Comitato
No Triv reggiano, l'associa--
zione Salviamoli paesaggio eli
sindaco Marzio lotti, anche se,
come ha spiegato il primo cittadino
nel corso del suo intervento,
«le nostre armi istituzionali
si limitano all'invio di osservazioni
e alla possibilità di emettere
un'ordinanza contraria,
che può sempre essere impugnata
al Tar», dato che le normative
concedono allo Stato
«la proprietà delle risorse del
so nostiolo, in quanto queste
rientrano nei beni comuni di
interesse nazionale».
Un appoggio "quasi" totale
dunque, che proseguirà parai-
lelamente all'azione del Comitato,
che invierà anch'esso a
giorni le proprie osservazioni
alla Regione, l'ente preposto al
rilascio della Via, la Valutazione
d'impatto ambientale che
funge in pratica da nulla osta
all'inizio delle trivellazioni.
Proprio sul «per ora» aggiunto
dal sindaco si è acceso il disappunto
della sala e dei relatori,
in particolare del giornalista
Pietro Danimarca, uno dei
massimi esperti di ricerca ed
estrazione di petrolio e gas naturale
in Italia, il quale ha invocato
«una maggiore incisività
da parte dei comuni, le cui osservazioni
possono influenzare
le decisioni della commissione
regionale», mentre il pubblico
ha invocato «pressioni su Er--
:rant., che ha sì convocato una
commissione subito dopo il
terremoto per capire se l'estrazione
di gas naturale e idrocarburi
abbia in qualche modo
provocato o aggravato il sisma
della primavera scorsa, ma ha
incaricato di giudicare le responsabilità
celle compagnie
di estrazione nove geologi che
per queste compagnie ci lavorano;
vogliamo una commissione
con almeno cinque geologi
non stipendiati dai petrolieri,
io dica a Errani».
L'incontro si è aperto con la
proiezione di un servizio realizzato
da Antonio Mon teleo ne di
Report, nel corso del quale alcuni
geologi dell'Arpa e dell'Ingv
confermavano la possibile
correlazione tra la presenza di
attività di estrazione e la formazione
di terremoti, concentrandosi
su quanto avvenuto in
Emilia.
Moderatrice dell'incontro è
stata Elisabetta Sala, :fabbricese,
attivista del Comitato No
Triv Bassa reggiana, che ha illustrato
la «preoccupante sovrapposizione
o vicinanza tra i siti
cii estrazione di idrocarburi
con gli epicentri dei terremoti
che hanno flagellato l'Emilia lo
scorso anno», mostrando anche
una serie di diapositive che
mostravano lo stato di degrado
in cui versano i vecchi siti di
estrazione abbandonati
dall'Eni, come quello di Bagnoio:
A seguire il giornalista Pietro
Dommarco, autore del libro inchiesta
"Trivelle d'Italia", ha illustrato
la storia recente e non
delle trivellazioni in Italia, spiegando
alcuni dei "trucchi" giuridici
e delle concessioni che
rendono l'Italia il "paradiso dei
cercatori di idrocarburi" (si va
Pagina 13 di 74
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per conto dei COMIM i la triorfologia
della Bassa, ha illustrato i
motivi che spingono le compagnie
petrolifere a cercare idrocarburi
proprio laddove i terremoti
e i pericoli causati dalle
scosse sono più. forti.
Ultimo a intervenire è stato
il sindaco di Correggi°, Marzio
Ioni, che ha parlato a nome dei
sindaci dell'Unione Pianura
Reggian a (che comprende Cor-
reggi°, Rolo, Fabbrico, Campa-
Rio Saliceto e San Marti-
no in Rio) e ha spiegato come
l'allarme suscitato dalla noti-
zia dei possibili scavi, a così po-
ca distanza dal terremoto, «ci
ha spinto --- ha spiegato lotti— a
muoverci per evitare possibili
ripercussioni. Per questo invieremo
tre tipi di osservazioni alla
Regione, nelle quali chiederemo:
l'estensione del tempo
per la valutazione della Vis (Valutazione
dell'impatto sanitario,
ndr), la convocazione e il
giudizio della Commissione
chiesta da Errani e uno studio
sul pericolo che queste operazioni
possono avere in relazione
alla sismicità della zona».
Ultimi a intervenire gli attivisti
dei comitati No Triv di Rivara e
Ravenna, anch'essi presenti
all'incontro:
dalla cletassazione per estrazioni
inferiori a determinate
quantità di barili giornalieri alla
possibilità di scegliere il Paese
in cui farsi tassare i profitti,
fino alla possibilità di non sottoscrivere
assicurazioni per pagare
i possibili danni se il capitale
sociale delle società è basso);
in seguito ha poi discusso
della «scarsa probabilità che
l'Italia abbia davvero la capacità
di divenire i'hub europeo del
gas naturale, come l'Ent e alcuni
ministri sostengono».
A seguire °tinto Bonari, scopritore
della `Taglia di Corregglo"
e che per anni ha studiato Pagina 31
Trivelle nella Bilssa. i SiOddd dicono
r i - „

pressunE
GAllETTA DI REGGIO
Direttore Responsabile: Sandro Moser
Quasi 150 i cittadini presenti al dibattito a Palazzo dei Principi Da sinistra l'esperto Olinto Sonori, l'attivista Elisabetta Sala, il gior Pietro Donirnarco e il sindaco lotti
o ssione responsabilità? Una
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 14.722
Diffusione: 11.531
cittadini del Comitato chiedono di includere geologi non coinvolti con le compagnie petrolifere
ro CORREGGI°
Tra i temi pin caldi emersi nel
corso del dibattito di martedì,
ira di quelli pio scottanti è quello
che concerne la commissione
incaricata dal presidente della
Regione Vasco Errani di accertare
le eventuali responsabilità in
relazione al sisma da parte delle
compagnie petrolifere, che da
anni scavano ed estraggono gas
naturale e idrocarburi dal sottosuolo
della pianura. Un tema
che, come ha ricorda() il sindaco
_ora, è «controverso, accertato
anche da alcuni studi, unive.rsitari
(famoso il caso del (Texas, ridr),
ma negato, con argo mentazioni
scientifiche anche da un recente
lavoro dell'università di Mo-
dena e Reggio - da altri geologi».
Subito dopo il primo drammatico
sisma del 20 maggio, il presidente
Errani aveva annunciato
la fon-nazione di una commissione
di esperti allo scopo di accertare
eventuali responsabilità
umane che avessero scatenato il
sisma. Un gesto che era stato accolto
con grande favore dalle popolazioni
colpite, le quali però
hanno iniziato a sto Ir ere il naso
quando i sta=di. hanno ini7iato
ad accumularsi, tanto che solo il
5 ottobre la Protezione civile ha
comunicato di aver individuato
gli esperti che possono fare parte
della commissione. «Si tratta
di studiosi di livello inten3azion
ale. -- si leggeva nel COMitIliCatO
della Regione — non direttamen-
te coinvolti in consulenze riguardanti
il territorio emiliano-romagnolo».
Il costo per questi
ritte incontri ammontava a 50ntila
curo, remunerazione che era
parsa eccessiva ad alcuni
I membri della commissione
sono il geofisico indiano Harsh
Gupta, il professore dell'ateneo
napoletano Paolo Gasparini, il
tedesco fillSt H tie o v,es, il profes
sore dell'università di Pisa Paolo
Scandone, Franco Terlizzese, Direttore
generale delle risorse minerarie
ed e nergeti che del dipartimento
per l'Energia del Ministero
dello Svilu o po economico,
Mark Zoback, dell'università
americana di S [ardore].
Tutti studiosi che sono famosi
Pagina 14 di 74
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per le loro ricerche sul cani po
dei terremoti e della sismologia,
ma che in condii:lie, oltre alla passione
per la geologia, hanno
l'aver collaborato con Enti, hp,
Shell, Total e altri colossi mondiali
dell'estrazione dei petrolio.
Una caratteristica che, come
hanno ricordato alcuni dei presenti
tra il pubblico nel corso
dell'incontro di martedì «non è
accettabile, è ovvio che diranno
che i petrolieri con il sisma non
c'entrano nulla, è una farsa.
Quello che chiediamo, e che faremo
presente alla Regione, è
una commissione che abbia al
suo interno anche geologi
"liberi", senza alcun coinvolgimenti
con le compagnie petroli-.
fere,>. Il sindaco Marzio /atti
Pagina 31
CU, i Sindad Ili(Orti)Fio
Commissione responsabiiità? tot., ■

pressunE
Il procuratore capo di M iena,Vito Zincani che indaga sui olli
GAllETTA DI REGGIO
Direttore Responsabile: Sandro Moser
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 14.722
Diffusione: 11.531
«Fracking, non ci sono riscontri»
La Procura ci Modena indaga ma i tecnici escludono che siano la causa dei crolli
MODENA
È per ora improbabile, secondo
i geologi e i tecnici incaricati,
stabilire se un'eventuale esplosione
o un vuoto causato da
prospezioni per estrazione di
gas o petrolio possa aver avuto
un peso di rilievo nei crolli del
terremoto. Quanto all'ipotesi di
fracking, la controversa tecnica
di fratturazione idraulica che
permette l'estrazione di gas naturale
e petrolio da formazioni
rocciose molto al di sotto della
superficie terrestre (tra i 1500 e i
6100 metri), la Procura di Modena
rileva che allo stato attuale
non sono note prospezioni di
questo tipo nel nostro territorio,
almeno a livello ufficiale, e
che per ora è dubbio il loro effetto,
dato che tra l'altro, è argomento
di una accanita disputa
scientifica internazionale, Il
procuratore capo 'Vita Zincani,
tornato sulle indagini in corso
per i crolli dei capannoni del
terremoto e l'inchiesta collaterali,
condotta dal procuratore
aggiunto Lucia Musti, dedicata
proprio al fracking.
«Ho ricevuto un comitato interprovinciale
di modenesi e
ferraresi che mi hanno esposto
in dettaglio i loro timori. Li ho
rassicurati: le indagini sul
fracking si faranno nei limiti
delle nostre possibilità. Finora
non abbiamo però trovato grandi
riscontri. Il quesito riguarda
la possibilità che interventi geologici
come l'estrazione di gas o
petroli in un bacino situato nella
zona colpita dal sisma, possa
aver influito sulla sulle due
grandi scosse del maggio scorso.
Secondo un primo parere
degli esperti è piuttosto improbabile
che - anche nell'ipotesi
che siano state fatte abbiano
avuto un impatto su un bacino
conte il cratere sismico, che è di
oltre100 kraci. Restano da chia-
Pagina 15 di 74
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rime eventuali interferenze in
singoli punti dove sono avvenuti
i crolli». La Procura di Modena
ha chiarito che gli accertamenti
riguardano fatti noti at-
traverso
e che non
sono in corso indagini per stabilire
se sono state fatte prospezioni
clandestine. In generale,
Zincani ha poi annunciato che
è in vista un incontro ra la Procura
di Modena e quella di Ferrara
per fare il punto a livello distrettuale
sulle risultanze che
stanno emergendo dalle perizie
tecniche, sui problemi degli edifici
crollati e su eventuali reati
che possono emergere. (c.g)
Pagina 31
CU, i Sindad diCOlti) FIO
Connnissione responsabiiità?Umayia,»

pressunE
" :;:;:::;:;;;;;:;:"::
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21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 183.714
Diffusione: 137.247
Sos Industria, crollo degli occupati
picchiata anche fatturato e ordini
I dati Csic e Istat registrano un'accelerazione della crisi a dicembre
Ben Cometti
MILANO
UN'ANNATA da dimenticare. A fine
2012 c'è stato un vero e proprio
crollo dell'occupazione: tra
novembre e dicembre sono stati
persi 186mila posti di lavoro. E
quanto emerge dal rapporto del
Centro studi Confindustria. L'accelerazione
della perdita di occupazione
(-82mila posti a novembre,
-104mila a dicembre) è definita
«brusca» dal rapporto, che dipinge
un quadro nel complesso di
«estrema debolezza e fragilità». Il
centro studi di Confindustria registra
come il calo del Pii italiano
nel quarto trimestre 2012 (-0,9%
sul precedente) sia superiore alle
attese e lasci al 2013 una variazione
acquisita di -1%, che costringe
a rivedere all'ingiù le previsioni.
PER Dl PIÙ anche il credito manca:
i prestiti alle imprese italiane
sono scesi ancora a dicembre
(-0,2%, cioè -4,8% dal picco di settembre
2011). «I tassi pagati sono
saliti al 3,7% (dal 3,3% in agosto),
con uno spread sull'euribor che
continua ad aggiornare record
(1-3,5 punti a dicembre da +0,6
nel 2007 e +4,2 per le aziende più
piccole)».
Queste debolezze si rispecchiano
nei bilanci delle industrie: anche
a dicembre, secondo i dati I:stai
diffusi ieri, l'industria italiana ha
registrato un calo tendenziale di
fatturato e ordinativi con una discesa
globale del 6,3%, quasi esclusivamente
legata alla riduzione
delle vendite in Italia, giù di quasi
dieci punti rispetto al dicembre
2011. L'export resiste, ma il trend
al ribasso si consolida con il passare
dei mesi e così i ricavi oltrecon-
Pagina 16 di 74
fin.e cedono lo 0,5%. Complessivamente,
nel 2012 il fatturato
dell'industria ha registrato un calo
del 4,3% rispetto al 2011. Ancora
più drammatica la dinamica degli
ordinativi, riferimento per i
mesi a venire, che hanno registrato
un tracollo del 9,8%.
Il calo 2012, secondo le stime di
Prometeia e Intesa SanPaolo, è costato
all'industria italiana 37 miliardi
di mancati ricavi. E come se
ogni giorno, sabati e domeniche
incluse, avesse chiuso un' azienda
da 100 milioni di ricavi.
Dicembre si è chiuso con una crescita
dello 0,8% del fatturato rispetto
a novembre, ma una diminuzione
del 9,2% dell'indice grezzo
rispetto a dicembre 2011. L'ultima
variazione tendenziale del
fatturato è composta da una crescita
dello 0,5% sul mercato interno
media degli ultimi tre mesi del
2012, l'indice complessivo registra
una flessione del 2,1% rispetto
ai tre mesi precedenti.
Dal punto di vista setroriale a dicembre
si salvano solo computer
e chimica, per il resto è una lunga
sequenza di segni meno.
SEMPRE ieri. l'Istal ha pubblicato
i dati relativi al scuote delle costruzioni,
la cui produzione a dicembre
è aumentata dell' ,6 1-.% rispetto
a novembre, mentre è diminuita
del 18,3% su dicembre
2011. Nell'intero 2012 la produzione
nelle costruzioni è diminuita
del 14% rispetto al 2011. Si tratta
del dato peggiore dall'inizio delle
serie storiche (1995) e tiene conto
sia della produzione di nuovi
fabbricati sia della manutenzione.
Pagina 24
1- -,
SrIN ezeoecto.:,
Ses indi Ilegq eco vai
Tn picehat anche lal [celo n mina

pressunE
il Resto del Carlino
Direttore Responsabile: Giovanni Morandi
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21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 183.714
Diffusione: 137.247
.indi Renzo' lancia il diesel ibrido
e
Metano anche per motori a gasolio
Risparmio ed ecologia a braccetto nel progetto dell'azienda reggiana
Sara di Antonio
REGGIO EMILIA
IL MOTORE diesel ibrido è già una
realtà: a fare da apripista a un progetto
sperimentale è l'azienda Landi
Renzo di Reggio Emilia, che ha
creato un sistema «add-on», in cui
si innesta, su dei motori a gasolio,
un particolare impianto a metano.
Le prestazioni però, restano quelle
di un diesel: così la performance e
l'efficienza non ne risentono, mentre
la qualità dell'aria e il portafoglio
ne giovano.
Per il presidente Stefano Landi «è
sempre stato un nostro interesse
quello di promuovere progetti per
la conversione del diesel al metano.
Questi sistemi sono stati intro
dotti in maniera sperimentale
già quarant'anni fa, ma finora
non avevano mai trovato
un'applicazione pratica sul
mercato, dato che mancava
l'attuale sensibilità am-.
bientale e le politiche
scali rendevano il diesel
molto conveniente. Oggi
la situazione è cambiata: vi
sono fonti più verdi e anche
dal punto di vista tariffario il diesel
ha subito un incremento di
prezzo. Per questo — conclude
Landi — abbiamo creato un sistema
che riguarda molti modelli di
auto, furgoni e camion sul mercato».
MA COSA accade se un veicolo
commerciale si trasforma in motore
diesel-gas? «Con una spesa ammortizzabile
in dodici-diciotto me--
si — spiega Gabriele Venturini, direttore
della Divisione nuovi prodotti
di Landi Renzo — si può contare
su un motore che, anche dopo
la conversione, rimane un diesel,
adatto per le applicazioni industriali
e con prestazioni di lavoro superiori
rispetto a un motore a metano.
Garantisce io stesso livello di
energia grazie a un controllo elettronico,
con il beneficio di un com-
IL costo dell'impianto a gas
si ammortizza in 12-18 me&
E Le prestazioni non cataro
bustibile aggiuntivo come il metano
e senza il calo di potenza dei motori
ciclo otto».
IPOTIZZANDO un viaggio di lavoro
con partenza Milano e arrivo a
Napoli, ad esempio, si evitano i
problemi della rete distributiva di
metano poco capillare, e al tempo
stesso si risparmia, utilizzando il
metano il più possibile. Una volta
che il gas è esaurito, il motore con-
tinua a viaggiare a gasolio, elimi-
nando alla radice i tipici ostacoli
nel rifornimento dei mezzi che
viaggiano solo a Meta110, E possibi-
le convertire tutti i tipi di veicoli
diesel, e le omologazioní sono effet-
tuate fino alla categoria Euro 4 per
i veicoli commerciali leggeri e alla
categoria Euro3 per i cosiddetti
«heavy diny», i vei-
,.
ENERGIA
Il prototipo dell'auto con motore diesel ibrido messo in strada
dalla Landi Renzo di Reggio Emilia, Nel tondo, Stefano Landi
Pagina 17 di 74
coli pesanti. L'offerta per il modello
Ducato, modello molto diffuso
in Italia, è molto ampia, e la sua
versione Euro 4 è già disponibile
sul mercato.
E SE È VERO che a livello europeo
l'attenzione è più orientata al risparmio
energetico dei nuovi veicoli,
il beneficio più grosso sulla
qualità dell'aria è quello di consentire
di risparmiare e al tempo stesso
riqualificare l'aria delle nostre
città, senza lavorare esclusivamente
sulle nuove immatricolazioni.
Pagina 27
[ari; Rel7e lancia il cne,?] 'brUe
Menu-. al.2132 r2r rimten 52.1selio

press unE
il Resto del Carlino
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: 183.714
Direttore Responsabile: Giovanni Morandi Diffusione: 137.247
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Pagina 18 di 74
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Rea.: lancia i dies21:brido
Metà, artiha ner ■ szusuào

press unE
LE FIERE e la Fondazione
Manodori sono due realtà i
cui destini dovrebbero intrecciarsi,
a giudizio di Manco Alberini,
responsabile politiche
economiche della Cgil reggiana.
In una nota, Albertini evidenzia,
nella difficile situazione
dell'ente Fiera, «il totale silenzio
della proprietà, composta
in maggioranza da Comune,
Amministrazione provinciale
e Camera di Commercio
dove - attraverso quest'ultima
- sono rappresentate le associazioni
economiche reggiane».
MA ANCHE il mondo bancario,
secondo il rappresentante
della Camera del lavoro,
non è privo di responsabilità,
poiché, di fronte a un debito
di oltre tre milioni di CUM «le
banche socie evidentemente
non hanno consigliato nel
tempo come gestirlo, creando
così le condizioni per un sostanziale
smantellamento della
struttura, a partire dal licenziamento
delle professionalità
più esperte».
E PER FARE FRONTE al
declino del polo fieristico reggiano,
Alberini chiama all'appello
un soggetto di natura
privata la cui attività dovrebbe
essere finalizzata all'utilità
sociale: la fondazione Manodori.
«Nel Consiglio Generale
— si legge nella nom del sindacalista
Cgil - siedono i rappresentanti
di più o meno gli
stessi protagonisti (Comune,
Provincia, Associazioni economiche)
che decide di impegnare
oltre 4 milioni di curo
delle sue scarse risorse per aumentare
la partecipazione in
Cassa Depositi e Prestiti, un
colosso finanziario sempre
L'ingresso del quartiere fieristico di Mancasale
«L'ATTIVITA' CONTINUA REGOLARE»
«Ec:ocasa so 'o spostata a ottobre»
«Il 2012 si è chiuso con 23
appuntamenti fieristici in
calendario, con i nuove ma
nifestazioni rispetto all'anno
precedente. In particolare,
da settembre a dicembre
stazioni, L'attivita fieristica
del 2013 continua regolarmente».
Lo ha ricordato ieri
Reggio Etnilia Fiere Srl,
precisando che la manifestazione
E ceoe - A,blitIscta: a
diterran non semp sotto tata
aia, e
- mente
cna ld'
lendarivata
2013, Reggio Emilia Fiere,
il Resto del Carlino
REGGIO
Direttore Responsabile: Davide Nitrosi
T a Cgil sollecita la Manodori
a tendere una mano alle Fiere
Albertini propone l'ingresso per ricapitalizzarla
più utilizzato dai vari governi
centrali per finanziare i grandi
interventi infrastrutturali
nazionali, quindi dove la quota
reggiana non conterà nulla
e non potrà attirare nessun beneficio
per il nostro territo-
rio».
Pagina 19 di 74
LE FONDAZIONI bancarie
sono infatti importanti azioni-
sti ordinari di Cdp, il grande
fO rziere centrale che svolge in-
termediazione finanziaria e
`PRILE
Suinicola internazionate,
anche una nuova sezione
con eventi In centro
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2012-2015
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
P O StatidOgdi*e—OnSeH
mnz. la mani èzion-
011 altre' 6Q0
. alla 2esima edizione dei-
Si iss,'olgerà regoIatc mente
d rea _ 8a' ?0 aprile al - quartite
a. her istiec) e, oltre alla traizionale
parte legata al "B
toe ,, I3" per addetti ai lavc) , i
drà una rtu ova Se ZiOil r
e, «ha responsa il- per un pubblico gencralista
ritenuto di rispetta e Progettata CQu'lune, Canxera
di Commercio e asso-
Pegni condivisi Per mente
gli sin
ciaziold ditegri e
un coordinamento almeno eventi anche in cent -
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.
alimenta la spesa pubblica
ma che, essendo società priva-
la, non fa formalmente parte
delle pubbliche amministra-
zioni sotto vincolo europeo di
bilancio. E se la Cgil naziona-
le avanza una proposta di ri-
forma della Cassa, a Reggio
Alberini invita la Fondazio-
ne Manodori a «liquidare la
quota attuale della Manodori
in Cdp e cominciare a reinve-
stire quelle somme nel telTitO-
rio locale».
MA DOVE? Proprio entran-
do in Reggio Emilia Fiere,
«per ricapitalizzarla e dotarla
di una governance che le per-
metta di continuare la sua
missione». Se infittii Reggio
ha perso la capacità di ragio-
nare in termini di sistema,
«urge — conclude la nota del
sindacalista Cgil - trovare una
modalità e un luogo per ri-
prendere i fili della progetta-
zione condivisa e partecipata,
cioè dove fare della buona po-
litica territoriale».
i a Cgil sone la Ni,llolori
terur,u, nwne il, Fier.

press LinE
il Resto del Carlino
REGGIO
Direttore Responsabile: Davide Nitrosi
IMPRENDITORE Leo Goldoni punta sui mercati esteri ma la sua
azienda continuerà a produrre in Emilia
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
BUONE NOTIZIE PER I LAVORATORI DELLA CERMAG
a Goldoni alla conquista
dei mercati dell'ex Jugoslavia
Nuovi punti vendita nei Balcani. Ma il lavoro resta qui
NONOSTANTE la morsa della
crisi e la scarsa liquidità che impone
a molte aziende di chiudere i
battenti, ci sono imprese che non
demordono e, anzi, puntano al filando.
E' il caso della storica Goldoni
di Migliarina di Carpi, 325
dipendenti oltre ai 36 della collegata
Cermag di Rio — determinata
più che mai a conquistare nuovi
mercati. Per poter ampliare i
propri orizzonti, ha avviato una ristrutturazione
produttiva e organizzativa,
coinvolgendo anche i lavoratori,
con l'obiettivo di piazzare
le proprie macchine in un mercato
in espansione come la ex Jugoslavia.
Restando, tuttavia, fedele al "Made
in Italy". No alla delocalizzazione,
puntualizza l'azienda: «Ci
internazionalizziamo, ma restiamo
dove siamo nati». Si terrà domani
il taglio del nastro del nuovo
punto vendita dirette) in Croazia,
a Buie Plovanija. Si chiamerà
Goldoni Machina Tractoria e,
in base alle previsioni, immatricolerà
100 macchine l'anno, per un
fatturato di 2 milioni; stesse previsioni
anche per la vicina Slovenia.
C'è di più: il progetto slavo
dell'azienda carpigiana prevede
che, nell'arco di 3 anni, circa 500
trattori all'anno siano venduti nei
Paesi della ex Jugoslavia, per un
fatturato complessivo di 9 milioni.
La Serbia è anche il ponte verso
la Russia dove Goldoni, già da
ora, prevede di poter vendere dai
250 ai 300 trattori all'anno.
Il vicepresidente della Provincia,
Pierluigi Saccardi, plaude al rilan-
cio dell'azienda concertato con
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sindacati e lavoratori: «Ci sembra
doveroso sottolineare come diverse
aziende del nostro territorio, come
la Goldoni, dimostrino ancora
una forte volontà di innovazione
produttiva e di caparbia convinzione
di poter uscire a testa alta
da questa situazione di crisi prolungata».
a.p.
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.
Pagina 20
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C,72,11: ai! i C,11.1 11,:à
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pressunE il Resto del Carlino
REGGIO
Direttore Responsabile: Davide Nitrosi
Pagina 21
Bui.uti gli re,"1.
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-."
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.
Mariella Burani gli regalò un foulard
E il conm ssario Martini perse le staffe
L'avvocato chiamato a rispondere di «ingiurie e minacce» verso la stilista
CAVRIAGO
Si È SVOLTA IERI un'udienza
del processo contro l'avvocato
Giampiero Martini, ex commissario
del'azienda Burani, e che vede
come parte civile Mariella, la stilista
della maison.
La stilista cavriaghese era presente
davanti al giudice di pace di
Montecchio con il proprio legale
Roberto Sutich.
Giampiero Martini era uno dei
tre commissari straordinari di
Mariella Burani Fashion Group
nominati nei 2010 dal ministero
dello Sviluppo Economico Claudio
Scajola.
«IL GIORNO dell'insediamento
dei commissari — spiega l'avvocato
Sutich — la Burani si era presentata
a loro rendendosi disponibile
per una eventuale collaborazione
come stilista visto che in
quel nioniento si. parlava di proseguire
in qualche modo la produzione
dell'azienda avvalendosi appunto
della stessa stilista, La sua
era stata una semplice visita di
cortesia, durante la quale aveva
portato come un semplice omaggio
un foulard ed un libro che ripercorreva
tutte le sue collezioni.
Era semplicemente un atto di cortesia.
Ma questo è stato interpretato
dall'avvocato Martini, come un
tentativo di corruzione.
Tanto che usò parole di fuoco con
toni minacciosi». «Ci vuole cor-
rompere? Vada fuori di qui e non
E CO
Mariella voleva fare un gesto
di cortesia, l'uomo esplose:
«Vada fuori e non torni più»
si presenti mai più».
Altre parole offensive, sempre secondo
l'accusa, Martini le avrebbe
rivolte all'indirizzo del marito
e del figlio della Burani,
«FRA l'altro faccio presente che
Mariella non si è mai occupata
dell'aspetto finanziario dell'azien-
da lei era la stilista aggiunge l'avvocato
Sutich quindi non voleva
certo intromettersi nella questione
economica, ma lei nell'interesse
sempre dell'azienda si era offerta
di continuare a disegnare le
collezioni».
Mariella ha poi querelato per ingiurie
e minacce l'ex commissario
straordinario. Accuse da cui Martini
si dovrà difendere nella prossima
udienza del 19 aprile, fissata
sempre davanti al giudice di Pace
di Montecchio.
Nina R.everberi
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'':
ALT
Mariella Bui-ani sembra
voler dare l'alt all'ex
commissario Giampiero
Martini. L'udienza davanti
al giudice di pace
riprenderà il 19 aprile
°:..,

press unE
il Resto del Carlino
REGGIO
Direttore Responsabile: Davide Nitrosi
Crisi e bilancio,
patto tra il Comune
e le associazioni Don
Casaigrande, riunione in Municipio
L'OSI ETT VO
«Costituiamo una cabina
dì regia con i rappresentanti
detta società civile»
SALA DEL CONS§GLIO AFFOLLATA
Una quarantina le persone che martedì sera hanno partecipato
all'incontro svoltosi in Municipio tra il sindaco, la giunta, e
rappresentanti delle associazioni del territorio
— CASALGRANDE
IL PARROCCO, il sindacalista e
i volontari. C'erano tutti alla riunione
convocata dal Comune con
i rappresentanti della società civile.
L'obiettivo? Costruire una rete
per far fronte all'attuale situazione
economica ed elaborare percorsi
condivisi. E martedì sera, nella
riunione plenaria cui hanno partecipato
una quarantina di rappresentanti
di associazioni di volontariato,
di categoria, sindacati e
istituzioni, si è avviato il percorso
di costituzione di questa rete. In
poche parole, oltre alla giunta,
c'erano i referenti delle associazioni
che, ognuna con le sue competenze,
si muovono quotidiana-
Donatella Prampotinì
Confcommercio
«La tassa sui rifiuti
è la spada di Dartele
per te imprese. Teniamola
ai livello minimo»
mente nella realtà casalgrandese.
«Dobbiamo raccogliere proposte
e suggerimenti spiega il sindaco
Andrea Rossi —. E questo lo faremo
costituendo una cabina di.
regia con i rappresentanti del
mondo del volontariato dello
sport, delle parrocchie e degli enti
istituzionali». Il primo scoglio si
chiama bilancio per il quale, se
non cambia qualcosa a livello nazionale,
il Comune avrà a disposizione
scarsissime risorse. E se
martedì l'incontro si è limitato
all'esposizione dell'idea, passate
le elezioni, si passerà alla fase ope-
rativa. L'incontro di martedì sera
è durato un paio d'ore. Nella prima
metà dell'incontro il primo cittadino
ha illustrato la situazione
finanziaria dell'ente (il bilancio
non è ancora stato approvato) e la
platea ha ascoltato in silenzio. In
un secondo momento il sindaco
Enrico Folloni
Cgi Scandiano
Paoto Ferrari
Parrocchia Casaigrande
«Dobbiamo pensare
a come liberare il lavoro
sui territorio: questo deve
essere il primo impegno»
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
«Noi come unità pastorale
stiamo lavorando atta
costituzione dì un gruppo
di ascolto con La Caritas»
ha lanciato la proposta di costituire
il 'tavolo' e di seguito si è sviluppata
la discussione. Il ghiaccio è
stato rotto da Donatella Prampoli-
M., seguita da Don Paolo, Enrico
Folloni della Cgil e dal comandante
della Municipale dell'Unione
Tresinaro Secchia Ermanno Mazzon
i. «Fino ad ora abbiamo visto i
bilanci come un mero impegno
economico ha dichiarato Rossi
—. Ora però sta cambiando qualcosa.
Viviamo in una fase nuova,
dimentichiamoci gli anni 2000.
Queste occasioni servono per incontrare
coloro che si fanno carico
del bene comune: dobbiamo
collaborare in modo più stretto di
una volta. In questi anni abbiamo
registrato un gap di confronto
che fino ad oggi abbiamo condotto
a spot con le singole associazioni
e ognuno rivendicava qualcosa
per sè: oggi dobbiamo superare
questo essere di parte in favore
del gioco di squadra».
Alberto Ansalorti
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pat, Col.,
IL asmxiaziooi

pressunE
s'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
RICERCA GE CAPITAL
Investimenti
delle Pmi
+21% nel 2013
Le Pmi italiane realizzeranno
nel 2013 il 21% di investimenti
in più rispetto al
2012. La previsione positiva,
però, è stemperata in parte
dal fatto che è inferiore del
13% (pur restando elevato
l'incremento) rispetto alle intenzioni
espresse a inizio anno.
Lo scostamento emerge
dagli ultimi risultati dello
Sme Capex Barometer, ricerca
internazionale sulle intenzioni
di investimento delle
aziende europee in b eni strumentali
commissionata da
Ge Capital. L'ammontare medio
delle intenzioni di investimento
per il 2013 si attesta a
62.176 euro (era di 71.060 euro
nella precedente rilevazione
Capex). Proiettando questi
dati per l'intero comparto
delle piccole e medie imprese
italiane gli acquisti in beni
strumentali nel 2013 dovrebbero
raggiungere circa 70 miliardi,
di cui oltre 27 in macchinari
Dalla ricerca emerge
anche il clima di incertezza,
segnalato dal 50% delle Pmi.
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21/02/2013
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pressunE
ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
La Bce
soluzione
per i debiti
della Pa
di Donato Masciandaro
possibile coniugare credi-
to allo sviluppo, disciplina
„„discale dello Stato italiano
e disciplina monetaria della Banca
centrale europea? Si può provare,
mettendo insieme la questione
dei crediti delle imprese
verso la Pubblica amministrazione,
le regole di allocazione
del credito delle banche italiane,
i criteri della Bce per erogazione
della liquidità alle banche:
i crediti delle imprese verso
lo Stato devono poter essere
considerati dalle banche come
garanzie per nuove erogazioni
di credito, e a loro volta tali crediti
devono poter essere utilizzati
dalle banche per ottenere la
liquidità dalla Bce. L'Italia può
essere un apripista: una politica
monetaria non convenzionale,
ma coerente con l'obiettivo di
tutela della stabilità monetaria,
può contribuire a una migliore
gestione della liquidità bancaria
e del credito a favore delle
imprese europee.
Il ristagno della attività produttiva
continua a rispecchiarsi
nei numeri del credito. Gli ultimi
dati dell'Associazione bancaria
italiana ci dicono che l'andamento
dei finanziamenti alle imprese
e alle famiglie continua a
flettere: su base annua nel gennaio
2013 si registra una caduta
del 3,3%. Allo stesso tempo, si registra
un ulteriore aumento della
rischiosità dei prestiti, con un
incremento sia delle sofferenze
nette (64,3 miliardi) sia del rapporto
tra sofferenze nette e impieghi
totali (3.3%). La stasi dei
volumi di affidamento e il peggioramento
della qualità, se si
vuole una sana e prudente gestione,
non può che riflettersi
sul livello dei tassi, che passa dal
3,58% al 3,71%: livelli relativamente
bassi, ma senz'altro in
tensione. Quindi l'imperativo,
siaper le imprese che per le banche,
diviene: è possibile erogare
credito di qualità?
L'erogazione di credito di
qualità, in un modello di banca
commerciale tradizionale, significa
poterlo presidiare con
garanzie di qualità, nell'interesse
dei risparmiatori che affidano
i loro fondi alle banche. Quindi
la domanda diviene: esistono
nel perimetro delle imprese delle
attività che possono essere
valorizzate? Una possibile risposta
è quella che guarda ai
crediti verso lo Stato.
-->>
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21/02/2013
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pressunE
L LUI Ì-k L
ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
La Bce e i debiti della Pa
. pùggm
I numeri offerti dal Sole 24 Ore
e da Confmdustria- 7imiliardii debiti
complessivi della Pa - ci dicono
che la questione dei crediti"statali"
delle imprese può avere una
importante rilevanza quantitativa.
Se uno Stato è affidabile e credibile,
i crediti nei suoi confronti in
tempi normali devono poter essere
subito liquidati.Intempi straordinari,
se quello Stato vuol rimanere
o vuol dimostrare di essere tornato
credibile, deve garantire
quei crediti. Un'operazione di garanzia
dei crediti delle imprese
verso lo Stato, se inserita in una
strategia di credibilità fiscale - come
quella messa in atto dall'Italia
nell'ultimo periodo-può divenire
anche uno strumento di ulteriore
trasparenza e reputazione, soprattutto
se è indispensabile che il nostro
Paese continui nel percorso
intrapreso di disciplina fiscale.
I crediti "statali" delle imprese
devono perciò poter essere considerati
dalle banche come garanzia
per l'erogazione di nuovi crediti.
Perché ciò avvenga occorre una
scelta di sistema, che coinvolga il
governo, la Banca d'Italia, il sistema
bancario nel suo complesso.
Ma non basta. La qualità della garanzia,per
essere tale,nondevevalere
solo per le imprese nei confronti
delle banche; occorre anche
che, sempre per il rispetto deiprincipi
della sana e prudente gestione,
tali garanzie possano essere ritenute
robuste anche per le ban-
che nei confronti della Bce. Occorre
cioè che la Bce modifichi opportunamente
i criteri con cui erogala
liquidità alle banche, modificando
per tutte lebanche europee le regole
sulle caratteristiche delle garanzie.
Si tratterebbe di una forma di
politica monetaria non convenzionale,
di cui potrebbero trarre
beneficio tutti i Paesi in cui esistono
crediti dello Stato verso le imprese,
impieghi bancari stagnanti
e banche che utilizzano il rifmanziamento
presso Francoforte.
È possibile disegnare una politica
monetaria non convenzionale
compatibile con l'obiettivo istituzionale
della Bce di tutelare il valore
della nostra moneta? Finora la
Bce di Mario Draghi ha dimostrato
che questo è possibile. In una situazione
in cui occorreva coordinare
al meglio l'azione di politica monetaria
con una situazione dei debiti
sovrani europei in stato di forte instabilità,
pena un rischio di crisi irreversibile
dello stesso euro, la Bce
ha posto in atto una politica monetaria
espansiva, ma disciplinata.
Piuttosto che manovrare la sempre
meno utile leva dei tassi di interesse,
la Bce potrebbe opportunamente
lavorare sulla dimensione e
la rischiosità del suo bilancio, stimolando
di riflesso anche la capacitàmoltiplicativa
del creditobancario.Imprese,banche,
governi e Bce
impegnatiinungioco a sommapositiva
perla crescita; perché no?
Donato Masciandaro
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21/02/2013
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Più conti-do tic sui bilanci nazionali

pressunE
ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
Ora incentivi ai lavori «privati»
di Giorgio Santilli
;\1 el1081, in piena era di centralità del debii
to pubblico nella politica economica, gli
investimenti fissi della pubblica amministrazione
rappresentavano i13,5% del Pil.Nel 2013,
c on 28,3 miliardi di spesa, l'apporto di quel motore
pubblico all'economia italiana è dimezzato:1,8%.Una
discesa (e marginalizzazione) durata
trenta anni, con due soli momenti di inversione
della tendenza di brevissimo periodo.
paffin 3
> >
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21/02/2013
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pressunE
Investimenti
pubblici crollati
al11,8% del Pil: ora
incentivi ai privati
da pn:aa
N lan2coio3 el subito sellai

pressunE
«Promesse» sui pagamenti Pa
Su opere e casa manca la svolta
Monti all'Ance: proroga al 2015 del bonus ristrutturazioni
Massimo Frontera
ROMA
L'ultima promessa, in ordine
di tempo, è arrivata ieri dal
premier Mario Monti: proroga
al 2015 per i crediti d'imposta
del 50% alle ristrutturazioni in
casa e del 55% per il risparmio
energetico e pagamento di 3o
miliardi dei crediti che le imprese
vantano con la pubblica amministrazione.
L'edilizia e le costruzioni cominciano
a fare breccia nei programmi
elettorali delle coalizioni
candidate alle prossime elezioni
del 24 e 25 febbraio, anche
se sono lontani i tempi in cui le
infrastrutture erano in cima alle
priorità della politica.
Oggi le imprese devono pensare
a sopravvivere, e quello
che toglie il sonno sono i 19 miliardi
di mancati pagamenti della
Pa per lavori eseguiti. Sono finora
tre i leader politici che si
sono sbilanciati sul rientro di
questo credito-monstre accumulato
dalle imprese.
Lo ha promesso il leader del
Pdl Silvio Berlusconi (attraverso
somme - che verrebbero anticipate
dalla Cassa depositi e pre-
ll'erldOIS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
stiti - derivanti da una forma
di regolarizzazione dei capitali
italiani in Svizzera). Lo ha
promesso il leader del Pd Pierluigi
Bersani (attraverso un
piano quinquennale da 5o miliardi
con emissione di titoli
obbligazionari dedicati).
E lo ha promesso da ultimo,
anche il leader di Scelta Civica
Mario Monti, ieri nella sede
dei costruttori dell'Ance, parlando
della possibilità di «ridurre
in tempi rapidi di 3o miliardi
gli arretrati».
L'attuale premier ha poi toccato
altri temi sensibili per le
orecchie dei costruttori, aprendo
appunto all'estensione del
bonus fiscale del 50% sulle ristrutturazioni
fmo al 2015 abbinato
allo sconto del 55% per l'efficienza
energetica. Monti si è
poi impegnato a esaminare con
i Comuni la possibilità di eliminare
l'Imu sugli immobili invenduti
delle imprese (il cosiddetto
"magazzino"). Infine, in tema
di infrastrutture, Monti ha poi
anticipato una nuova riunione
del Cipe «da 12 miliardi entro la
fine del mandato di governo».
Infrastrutture, fiscalità, ambiente
e territorio, incentivi alla
riqualificazione edilizia. Sono
tutti temi presenti anche nelle
altre coalizioni, sia pure con segno
opposti. Ma - spulciando
tra i programmi elettorali - non
emerge un'attenzione particolare
al comparto delle costruzioni,
né si percepisce il riconoscimento
di un suo ruolo importan-
te nell'economia e per lo sviluppo
del Paese. E si fa fatica a scorgere
una moderna politica per
la città, relegata a sfondo alle varie
proposte su urbanistica, tecnologie
"verdi" o mobilità.
Se c'è chi assicura un sostegno
ai programmi Tav (Monti,
Bersani, Berlusconi) c'è invece
chi ha promesso di stroncarli
non appena eletto (Grillo,
Ingroia). In alternativa alla
Tav, sia il Movimento 5 stelle
che Rivoluzione civile vorrebbero
invece potenziare le reti
di traffico pendolare.
\\\ .
Fino a130 giugno 2013 i
cittadini possono beneficiare di
una detrazione fiscale del 55%
sugli interventi di
riqualificazione energetica
oppure di una detrazione del
50% sulle ristrutturazioni. Se
non interverranno modifiche
normative dal 1 ° luglio 2013
entrambi gli incentivi verranno
ridotti al 36 per cento. Il
premier Mario Monti ha
proposto ieri di confermare i
due incentivi del 50 e del 55%
fino al 2015
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,
Il leader del Pd Pierluigi Bersani
- che saràvenerdì pomeriggio
dai costruttori dell'Ance -
ha già detto di voler puntare su
un grande piano di piccole opere
da 7,5 miliardi: interventi diffusi
e attuati a livello locale per
ammodernare scuole, mettere
in sicurezza il territorio, migliorare
la mobilità.
Più trasversale il tema dello
sviluppo della rete nazionale di
banda larga, che mette d'accordo
Bersani, Grillo, Ingroia e
Monti e Berlusconi.
In tema di fiscalità prevale la
questione Imu, che vede fronteggiarsi
le opposte visioni dei
rigoristi (Monti in testa, con la
recentissima timida apertura
fatta ieri ai costruttori di cui si è
detto) e degli abolizionisti, che
sono invece per cancellarla, almeno
sulle prime case e sul "magazzino"
delle imprese (Pdl).
Più sfumata la posizione di
Fermare il declino, che vorrebbe
mantenere l'imposta ma rimodulando
il calcolo dell'aliquota,
passando dai valori catastali
ai valori di mercato dell'immobile.
Ma l'Imu non esaurisce
il tema fisco, su cui tutte le coalizione
hanno fare proposte, ovviamente
per una riduzione
principalmente di Irap e Ires.
Trasversale anche il tema della
messa in efficienza del patrimonio
immobiliare, sia pubblico
che privato, anche se non
sempre nei programmi si rintracciano
proposte mirate.
O RIPRODUZIONE RISERVATA
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
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Pagina 2
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Su gare e reca n^enrJ le s^nlm

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pressunE
Le proposte dei partiti sul lavoro
Pier Luigi
Bersam
ilvio
Berlusconi
Oscar
Giannino
e
ll'erldOIS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
Efficacia e realizzabilità: i giudizi del Sole 24 Ore ALTA MEDIA BASSA
Sostegno a lla Tav e alla rete a
banda larga . Piano straordinario
triennale con investimenti di
Regioni, Province e Comuni per
7,5 miliardi e con la
partecipazione dei privati per
realizzare "piccole opere di
pubblica utilità (scuole, mobilità,
ambiente)
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
ompletamento della Tav, a
partire dalla Torino-Lione, e
potenzia mento delle rete
esistente. Credito di imposta per
lo sviluppo delle infrastrutture in
Project financing. Nuova legge
obiettivo per snellire le
procedure. Potenzia mento di
logistica e trasporto merci
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
Piú investimenti pubblici in
infrastrutture. Rafforzare le re a
banda larga e le smart
cities. Riportare allo Stato le
decisioni in materia di
infrastrutture energetiche.
Introdurre l'istituto del "di battito
pubblico" nelle procedure
decisionali sulle infrastrutture
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
Blocco immediato della rete
ferroviaria Tav in Val di Susa.
Sviluppo di tratte ferroviarie per
pendolari. Copertura nazionale dì
rete per la banda larga.
Potenziamento delle centrali
termoelettriche e incentivi alla
produzione di energia con fonti
rinnovabili
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
Investimenti per lo svi lu ppo della
banda larga (gratuita per i
fruitori). Stop alla realizzazione
della rete Tav e del Ponte di
Messina. Piano delle piccole
opere. Sostegno ai green iobs in
tutte le fi bere produttive.
Interventi per la mobilità
osteni
FICACIA:
REALIZZABILITÀ:
Maxi programma di
liberalìzzazmne completamente
finalizzata a un'apertura alla
concorrenza solo tra operatori
privati -ne i settori, tra gli altri,
delle ferrovie, deltrasporto
pubblico locale, dell'energia
elettrica e del gas, dei porti 'e
degli aeroporti
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
ostegno alla riqualificazione
ambientale ed energetica degli
edifici. Operazioni di bonifica di
díeci grandi poli industriali.
Rilancio delle energie rinnovabili
con selezionate forme di
incentivo e semplificazioni.
Riordino del ciclo industriale dei
rifiuti
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
Piano nazionale di riassetto
idrogeologito, Piano della
mobilità urbana sostenibile.
M eSSa insicurezza del patrimonio
immobiliare. Sviluppo delle
smart cities, coinvolgendo
capitali privati. New towns.
Completa mento della
regionalizzazione dell'Anas
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ,
Grande pianori gestione
integrata oei „
leacque per
tutelare il territorio sia dal rischio
di dissesto drogeologico che di
.
carenza Favorire k intese
pulal)lico-private per investire sul
patrimonio culturale. Misure di
aiuto alla Pa nell'utilizzo e nella
spesa dei fondi comunitari
..........
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
oP a nuovi Parcheggi P
nelle città. Sviluppo di piste
ciclabili estese a tutta l'area
urbana ed extra urbana.
Realizzazione di parcheggi per
biciclette. Riduzione del 10% n
cinque an ni dei consumi
energetici del patrimonio edilizio
degli enti pubblici
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
top ,a I consuma di suolo. Stop
alle deroghe
ai Piani regolatori. Obbligo di
pianificazione strategica. Piano
straordinario per ìl risanamento
idrogeologicoAurnento
dell'efficienza energetica del
patrimonio pubblico. Tutela e
velai izzazio ne del paese ggro
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ,
Definizione degli oneri d
urbanizzazio
misura Pan aì
ne in
reali cosi' d elleopere di
urbanizzazione necessarie.
Destinazionedegli oneri di
urbanizzazione alle opere
necessarie
,
a garantre i i a quaiit
della vita c'ele aree di nuova
urbanizzazione
EFFICACIA;
REALIZZABILITÀ:
Pagina 29 di 74
Abolizione dell'Imu
sull'abitazione pri ncipale
alla soglia di 500 euro di
imposta. Imposta equivalente a
quella della prima casa per
immobili a uso capannoni, uffici
e negozi. Recupero delle entrate
sui grandi patrimoni
immobiliari
EFFICACIA.
REALIZZABILITÀ:
Abolizione dell'Imu e
restituzione di quanto pag to,
Piano casa per alloggi pubblici e
privati attraverso incentivi
fiscali, premi volu metrici e
semplificazioni. Acquisto a
riscatto di case pubbliche.
Incentivi al recupero di immobili
e alle smart grid
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
Proroga degli incentivi su
ristrutturazioni ed efficienza
energetica fino al 2015 per
favorire l'edilizia
eco-sostenibile. Tassazione dei
grandi patrimoni. Impegno a
valutare la rivisitazione dell'Imu
sugli immobili i nvenduti delle
imprese
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
Estensione del protocollo
CasaClima (efficienza energetica
degli edifici) a tutta l'Italia
Agevolazioni alle ristrutturazioni
energetiche da parte delle Esco.
Incentivi alla microcogenerazíone
diffusa. Pagamento a consumo
dell'energia termica nei
ondomini
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
Adeguare l'Italia alla media
europea nel campo delle
abitazioni sociali, sospendere
gli sfratti e rifi nanzia re il fondo
per l'affitto. Eliminare l'Imu
sulla prima casa (ed estenderla
agli immobili commerciali della
Chiesa e delle fondazioni
bancarie)
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
mu confermata, ma calcolata
sulla base di valori di mercato e
non di valori catasta li.Vendita
del patrimonio immobiliare
pubblico. Tagli alla spesa
pubblica (per un valore pari a5
punti del Pil Italia) in vari settori,
Ira cui quello definito "abitazioni
e assetto territoriale
EFFICACIA:
REALIZZABILITÀ:
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21/02/2013
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rame.,e.

pressunE
ll'erldOIS
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Periodicità: Quotidiano
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La burocrazia blocca 1'80% delle opere
I piani infrastrutturali non vanno oltre il 20-30% - Ance: 39 miliardi disponibili e non spesi
Giorgio Untati
ROMA .
Il piano contro il dissesto
idrogeologico ha fondi per 75o
milioni, riconfermati nel gennaio
2012, ma arriverà al prossimo
giugno solo al 16% dell'attuazione
per un groviglio di
procedure regionali e locali
che frenano anche gli interventi
più urgenti. Il programma
per i depuratori, per cui abbiamo
una sventagliata di procedure
di infrazione dalla Ue, va-
LE CAUSE Da BLOCCO
Progettazioni carenti, fondi
incerti, norme complesse,
inerzie a livello locale,
competenze poco chiare
fra vari gradi di governo
le 1.819 milioni ma quest'anno
non andrà oltre il 33-35%, nonostante
gli interventi siano programmati
da anni. Per le scuole
è in programma da tre anni un
fondo dell'ordine dei due miliardi
ma i finanziamenti restano
fermi e nessuno li spende:
per il primo stralcio di 358 milioni,
lanciato nel 2o1o, sono stati
erogati finora 27 milioni. Meno
dell'8%.
Inutile parlare delle grandi
opere: a undici anni dall'approvazione
della legge obiettivo,
le opere completate sono il
10%, come testimonia lo studio
recente della Camera dei deputati
e dell'Autorità di vigilanza
sui contratti pubblici. Undici
anni di un percorso di guerra
che è passato per bocciature de-
gli enti territoriali, cambiamenti
progettuali, opposizione delle
popolazioni locali, guerre fra
ministeri, valutazioni di impatto
ambientale negative. Ma
quello che vale per le grandi
opere vale anche per quelle piccole.
Con rare eccezioni, da
qualunque parte lo si giri, tutti i
programmi infrastrutturali soffrono
di una lentezza estrema
che ha portato ieri l'Ance a denunciare
piani bloccati per 39
miliardi
Anche quando ci sono le risorse
finanziare, le opere non
vanno avanti. I programmi non
vanno praticamente mai oltre
il 20-30% di quanto pianificato
e spesso anche finanziato. A tenere
incagliato l'8o% di progetti
e risorse sono procedure
complesse, una progettazione
che resta carente, un groviglio
di vincoli e autorizzazioni che
non hanno avuto benefici palesi
dalle pure molte innovazioni
in termini di conferenza di servizi.
Anche le riforme incidono
su un pezzetto dell'infinito percorso
che dovrebbe portare
l'opera infrastrutturale dal concepimento
al traguardo. Il Governo
Monti ha preso di mira
uno degli ostacoli più scandalosi
presenti fino a un anno fa: le
delibere del Cipe, cioè dell'organo
che dovrebbe garantire la
certezza della pianificazione
degli investimenti, arrivavano
in Gazzetta ufficiale anche dopo
30o giorni per le opposizio-
ni del ministero dell'Economia
e i tempi lunghi della Corte dei
conti. Monti e Fabrizio Barca, il
ministro per la Coesione territoriale
che è segretario del Cipe,
sono riusciti a ridurre questi
tempi a30-60 giorni. Un successo,
il superamento di un paradosso
fatto anche di furbizie,
ma è solo il primo passaggio
per aprire la cassa. Lo stesso
Barca, con verifiche dirette sui
cantieri avviati dei fondi Cipe,
del vecchio Fas e dei fondi europei,
ha controllato sul campo la
lentezza con cui questi programmi
procedono. A proposito
dei fondi Ue, la recente accelerazione,
avvenuta anche per i
meccanismi contabili della riduzione
del cofinanziamento
nazionale, nel 2013 sarà alla prova
dei fatti: 31 miliardi da spendere
entro ottobre 2015 non lasciano
più tempo per alibi e riprogrammazioni.
Ora si deve
marciare spediti o i fondi andranno
persi.
La prossima legislatura non
potrà che partire da qui, se vorrà
rilanciare le infrastrutture.
Mai partiti non indicano impegni
precisi per disboscare laburocrazia
e accelerare le procedure,
non indicano precise
priorità nei programmi, non dicono
dove andare a prendere
le risorse. Totalmente ignorato
il tema degli incentivi ai privati
che vogliano finanziare
piccole e grandi opere.
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pressunE
Il profondo rosso delle costruzioni
Piano Cipe e
Fondo infrastrutture
stradali e ferroviarie
11
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I FONDI DA UTILIZZARE Valori in miliardi di euro LA SPESA IN INFRASTRUTTURE Valori in milioni di euro correnti
Fonte: elaborazione e stima Ance su documenti ufficiali
Fondi strutturali
1990 2000 2005 2011
europei Totale uscite correnti
Fas - Fondo per
le Aree sottoutilizzate
I PAGAMENTI BLOCCATI Valori in milioni di euro
Regione Importo Regione Importo
Regione
Importo
Abruzzo 112,7 Lazio 439,1 Puglia 220,0
Basilicata
Calabria
Campania
41,2
68,6
385,1
Liguria
Lombardia
Marche*
186,7
670,0
82,5
Sardegna
Sicilia
Toscana
Umbria
360,0
409,0
406,8
33,9
Emilia
Romagna
426,7
Molise 9,0 Veneto 188,6
Piemonte 617,0 4.656,8
Nota: in Friuli Venezia Giulia è in corso una rilevazione che potrebbe portare ad una
quantificazione di ulteriori 100 milioni di pagamenti bloccati; (*) dato provvisorio.
Fonte: elaborazione Ance su delibere regionali e documenti ufficiali
6 336.509
13
Totale uscite in conto capitale
Investimenti fissi lordi
Totale spesa
N
518.880
635.188
750.648
36.931
30.945
58.832
47.917
22.347
27.850
33.877
32.030
373.440
549.825
694.020
798.565
INVESTIMENTI NELLE COSTRUZIONI Var. % su anno precedente, calcolate su valori costanti 2005
Edilizia
residenziale
Opere
pubbliche
:17-tvtate:.
costruziont
Fonte: Ance e Cresme/Si
2000 2001 2002 2 003 2004 2005 2006 2 007 2008 2009 2010 2011 2012 2 013 2014 2015 2016
6,6 3,7 1,0 2,0 3,3 3,7 4,2 -1,2 -5,1 -10,9 -5,0 -2,2 -7,9 -3,0 1,0 2,3 1,6
3,5 7,6 3,1 5,1 6,4 -5,1 -2,0 0,4 -5,7 -5,5 -9,7 -4,7 -6,0 -1,4 -0,8 -0,9 1,4
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press unE
Le proposte dell'Ance
1- a prima mossa per
riaccendere i il motore
dell'edilizia passa dalla
definizione di un piano
effettivo di pagamento di tutti
i debiti pregressi della Pa nei
confronti delle imprese per i
lavori già eseguiti
Serve un piana prior
la messa r
,t
arie Per
insicurezza
territorio
l'
za del
e delle Ma
anche la
io
revisionescuole
e
regole de,,e
del patto di stabi a e
rirom pro ediataettht,
attuazione de
grammi.
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infrastrutturali
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-
finanziati
ll'erldOIS
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Oltre
parte
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Piano p[le,i'Ance
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Il ri lancio delle città passa
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l a normativa fiscale, sia
dalla per nomina di un «ministro
lacittà» per superare le
decisioni i frammentate
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21/02/2013
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t
Il Comitato interministeriale
per la programmazione
economica (Cipe) è stato
istituito ne11967. È un organo
collegiale del Governo
presieduto dal presidente del
Consiglio e al quale
partecipano i ministri
economici. Il ministro per la
coesione territoriale ricopre la
funzione di segretario. Tra i
principali argomenti oggetto
d'esame del Comitato c'è il
programma delle infrastrutture
strategiche; i piani
d'investimento e le convenzioni
dei principali concessionari
pubblici (Rfi,Anas, Enac, Enav)
e privati (autostradali,
aeroportua li, ferroviari, idrici e
portuali); le manovre tariffarie;
il riparto di risorse finanziarie
del Fondo Aree Sottoutilizzate
(Fas) e dei Fondi da questo
alimentati
Pagina 3

pressunE
Giorgio
Santilli
Investimenti
pubblici crollati
al11,8% del Pil: ora
incentivi ai privati
'.s-s*.:ntta da pn:aa
e]. 2003, subito dopo il
lancio della «legge \Tobiettivo» del Governo
Berlusconi, quando il rapporto
risalì al 2,5% (era 1,7% nel 2002),
e nel 2009, sempre dopo
l'arrivo di Berlusconi al
Governo, quando si passò da
2,2% a 2,5%. Fuochi di fiamma
che neanche quei due governi
di centro-destra, che avevano
fatto delle infrastrutture un
punto-chiave del programma
di governo, riuscirono a
tenere. E lo smottamento di
lungo periodo continuerà,
nonostante anche l'attuale
premier Mario Monti, ora
entrato in politica, proclami la
necessità di rilanciare gli
investimenti pubblici nei
prossimi anni (sia pure dopo
un'intesa a livello europeo che
sottragga la spesa in conto
capitale dai vincoli del patto di
stabilità): la nota di
aggiornamento al Def
approvata dal suo Governo lo
scorso settembre prevedeva
per il 2014 e 2015 un'ulteriore
riduzione all'1,7% di questa
percentuale. D'altra parte, il
Def del suo predecessore -
Giulio Tremonti all'Economia
s'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
- fu ancora più drastico nel
prevedere il brusco calo dal 2
all'1,7%, avendo egli largamente
teorizzato la necessità di aprire
l'era delle «infrastrutture
finanziate da privati».
A corollario di questa
fotografia occorre solo
aggiungere che, mentre la
spesa pubblica in conto
capitale complessiva è scesa
de118,6% in termini correnti
dal 2005 al 2011, a sintetizzare il
contributo dato dagli
investimenti al risanamento di
bilancio, la spesa corrente è
cresciuta nello stesso periodo
de118,2%. Nei nove anni dal
2005 al 2013 la spesa per opere
pubbliche ha avuto per otto
volte un segno negativo (quasi
sempre fra -5,5% e -9,7%) e una
sola volta, nel 2007, un +0,4%
(dati Cresme).
Si parla poco in questa
campagna elettorale di opere
pubbliche, forse anche perché
questo scenario di vincoli e
difficoltà di finanziamento è
largamente condiviso da tutte
le forze politiche e nessuno
può fare in questo campo le
grandi promesse che circolano
magari in materia fiscale. Il più
propenso a promettere su
questo versante, Silvio
Berlusconi, deve fare, d'altra
parte, attenzione ad assumere
nuovi impegni visto che i
recenti rapporti della Camera
dei deputati e dell'Autorità di
vigilanza certificano che, a
oltre dodici anni
dall'approvazione della legge
obiettivo, le opere completate
sono soltanto il 10% del
faraonico programma adottato
nel dicembre 2001.
La consapevolezza diffusa
impedisce fughe in avanti a
chiunque e questo forse è un
bene. Restano, al prossimo
Governo, da affrontare una
serie di questioni per cui passa
non solo il rilancio di una
politica infrastrutturale di
lungo periodo, ma la stessa
sopravvivenza di un settore
economico. Oltre a una seria
spending review che sappia
tagliare di più la spesa corrente
e recuperare risorse per gli
investimenti, è necessario
completare il traghettamento
dall'era del debito pubblico a
quella del finanziamento
privato di infrastrutture.
Aveva cominciato Giulio
Tremonti a porre il tema, con
la cosiddetta legge «Tremonti
infrastrutture», ma poi lui e la
sua squadra all'Economia
avevano ridotto quelle misure
di incentivo fiscale al lumicino,
limitandole a un gruppo
ristretto di grandi opere
filtrate dal Cipe e solo come
scambio rispetto a contributi
pubblici in conto capitale già
assegnati. Alla fine, la manovra
è stata letta come operazione
di finanza pubblica che faceva
rientrare nelle casse dello
Stato contributi già concessi.
Il Governo Monti - il
ministro alle Infrastrutture
Passera e il viceministro
Ciaccia in particolare - hanno
ripreso quella strada tentando
di dargli una sistemazione
organica. Hanno riproposto la
defiscalizzazione Ires, Irap e
LA TERZA SFIDA
Accelerare la spesa
dei fondi Ue è il modo
per migliorare
la qualità e la quantità
dell'azione pubblica
Iva per le opere cofinanziate da
privati, eliminando alcuni dei
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vincoli posti da Tremonti,
hanno lanciato il project bond,
hanno istituito un nuovo
credito di imposta. Tentativo
nobile, ma sostanzialmente
fallito, perché tutti questi
strumenti fiscali e finanziari
sono stati limitati - anche con
l'ultima approvazione delle
linee guida sulla
defiscalizzazione da parte del
Cipe lunedì scorso alle grandi
opere.I1 paradosso è visibile
con il credito di imposta,
limitato alle sole opere di
importo superiore a 500
milioni di euro: quasi una
norma ad hoc. Il prossimo
Governo dovrà riprendere
questo capitolo - se avrà un
ministro dell'Economia più
sensibile ai temi dello sviluppo
- potenziando i benefici fiscali
e allargandoli alle opere
medio-piccole diffuse sul
territorio.
Terza priorità da portare a
termine - per accrescere
quantità e qualità della spesa
pubblica - è quella avviata da
Fabrizio Barca sui fondi Ue. La
riprogrammazione delle
priorità infrastrutturali è stata
impostata e il ministro ha già
avviato il lavoro per il nuovo
quadro di programmazione
2014-2020. Non va tradito lo
spirito di quel lavoro
eccellente e soprattutto è
necessario ora portare su
questi nuovi standard - anche
tramite sanzioni e incentivitutte
le amministrazioni
regionali e locali, le parti
sociali, le imprese. In palio ci
sono ancora da spendere, con
ritmi più rapidi di quelli
passati, 31 miliardi della
programmazione 2007-2013 e i
59 miliardi per il 2014-2020.
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pressunE
ll'erldOIS
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Investimenti pubblici fissi lordi
Valori in percentuale del Pil
3,7
1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 2015
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Innovazione, patto imprese-Cnr
Napolitano: sulla ricerca ho chiesto più fondi ma hanno vinto le resistenze
Nicoletta Picchio
ROMA
Ricerca e innovazione come
carta prioritaria da giocare
per lo sviluppo del Paese. Per
Confmdustria una convinzione
e un impegno su cui preme da
tempo e che ieri ha avuto un ulteriore
tassello nella firma di un accordo
con il Cnr, il Consiglio nazionale
delle ricerche.
«L'intelligenza e la conoscenza,
cioè la ricerca e l'innovazione,
sono la via insostituibile per lo
sviluppo economico e sociale
del Paese», sono le prime parole
del comunicato messo a punto
dopo la firma di Confmdustria e
Cnr. Il patto ha l'obiettivo di intensificare
la collaborazione su
progetti di ricerca industriale e
di diffusione dell'innovazione, in
risposta alle esigenze tecnologiche
ed economiche delle aziende,
specie le Pmi. Tra i punti essenziali,
sviluppo di cluster tecnologici
e di attività di ricerca di
eccellenza anche per attrarre investimenti;
potenziamento degli
strumenti per rafforzare il trasferimento
tecnologico; defmizione
di modelli efficienti di gestione
della proprietà intellettuale.
Non solo: si sta anche lavorando,
scrive il comunicato, per integrare
la mappa delle competenze
in ricerca e innovazione realizzata
da Confmdustria con l'analisi
delle competenze presenti
all'interno del Cnr. Così si avrà
un primo importante strumento
per defmire un sistema di studio
e conoscenza dei territori, fondamentale
per individuare le specializzazioni
richiamate dalle
nuove politiche di Europa 2020.
«Quello della ricerca è uno
dei temi su cui mi sono personalmente
più impegnato in questi
sette anni», ha detto ieri il presidente
della Repubblica, Giorgio
Napolitano, incontrando al Quirinale
l'Associazione Gruppo
2003 per la Ricerca scientifica.
«Ce l'ho messa tutta, discutendo
con i ministri anche in modo
pungente, perché ricerca e innovazione
usufruissero di più aiuti
economici, citando la cancelliera
Merkel che nel momento in
cui si poneva problemi di contenimento
della spesa, aumentava
gli investimenti pubblici a questo
settore», ha aggiunto, sottolineando
che da noi «hanno vinto
le resistenze».
L'accordo di ieri è importante
perché «le imprese e il sistema
pubblico di ricerca si mettono in
gioco direttamente, dando al Paese
un ulteriore segnale di forte
spinta per la crescita», ha commentato
il presidente di Confmdustria,
Giorgio Squinzi, man-
LUIGI ICOLAIS
«Si aprono grandi
opportunità per le piccole,
medie e grandi imprese che
vogliono creare un legame
con i nostri istituti di ricerca»
I.
Guster
'Sono gruppi organizzati di
imprese, università, altre
istituzioni pubbliche o private di
ricerca, altri soggetti anche
finanziari attivi nel campo
dell'innovazione, articolati in
più aggregazioni
pubblico-private (inclusi i
distretti tecnologici). Sono
guidati da uno specifico organo
di coordinamento e gestione,
focalizzati su uno specifico
ambito tecnologico e applicativo
e idonei a contribuire alla
competitività internazionale sia
dei territori di riferimento sia del
sistema economico nazionale
dando un messaggio al prossimo
Governo: «Ci aspettiamo un
impegno altrettanto serio per un
programma concreto di ricerca
e innovazione».
Sulla stessa linea Luigi Nicolais,
presidente del Cnr: «Il patto
è un invito al futuro governo a sostenere
un modello di sviluppo
basato sulla conoscenza, l'unico
capace di assicurare un futuro migliore
al Paese». Secondo Nicolais
«sono moltissime le opportunità
di innovazione per le aziende
piccole, medie e grandi che
possono e devono essere messe
a fattor comune e con il patto vogliamo
creare un legame ancora
più stretto tra i nostri istituti e le
imprese innovative». Verrà anche
realizzato un sito web, ha specificato
lavice presidente di Confmdustria
per la ricerca e l'innovazione,Diana
Bracco, permettere
in rete le opportunità di collaborazione
e promozione della
mobilità dei ricercatori tra Cnr e
sistema delle imprese.
Il Cnr ha già rapporti con tutte
le grandi imprese e negli ultimi
anni ne ha avuti con 2.500 Pmi.
L'impegno è di cambiare modo
di agire, passare dalla consulenza
o commessa saltuaria ad una
vera e propria partnership con le
imprese. Bisogna qualificare la
domanda delle imprese, è l'idea
di Nicolais da realizzare con Confmdustria,
ed anche qualificare
l'offerta da parte del Cnr.
Casi già ce ne sono, come quello
della Adler Group (automotive)
che ha realizzato un progetto
integrato con il Cnr per l'analisi
dei bisogni di formazione, la
formazione e la ricerca per lo sviluppo
dei materiali. Tra gli altri
casi di eccellenza, la collaborazione
con Ett per il progetto di
ricerca Neurotox sullo sviluppo
di strumenti in vitro per la valutazione
e predizione degli effetti
neurotossici e neurofarmacolo -
gici, realizzato con l'Istituto di
Biofisica del Cnr.
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innovazione, patto inrese-Cnr

pressunE
ll'erldOIS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
Accordo al Cnr. Diana Bracco con Luigi Nicoiais e Giorgio Squinzi
N rg — G LI A LTR E
Spesa in ricerca e sviluppo
Confronto europeo sugli investimenti in R&S nel 2011.
Percentuale in rapporto al l'il
Italia- - - - 1,25
S pagna - - 1,33
e*,"q Inghilterra 1.77
= Olanda - - - - - - - - 2,05
Francia 2,25
" Germania 2,84
Svezia 3,37
Fonte: elaborazioni Cun-Comurlicare urliversita su dati r; Ocse
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i Jg .
LINATE - FIUMICINO 5 -

press LinE
S°Ierld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
Per sostenere lo sviluppo
serve il credito d'imposta
di Diana Bracco
iamo in un momento mol-
to delicato. Gli effetti della
crisi continuano a coinvolgere
pesantemente imprese e
lavoratori, ed è sempre più urgente
dare al Paese una chiara
strategia che sappia coniugare
rigore e sviluppo.
Alla vigilia dell'appuntamento
elettorale del 24 e 25 febbraio,
Confindustria si è fatta interprete,
con il documento "Il progetto
Confindustria per l'Italia: crescere
si può, si deve.", della vocazione
industriale del Paese lanciando
un grande progetto di modernizzazione
e di rilancio economico,
fatto di obiettivi quantificati e
di proposte concrete. Il traguardo
è porre l'Italia alla pari degli altri
principali Paesi europei, con
una struttura di regole, istituzioni
e comportamenti adeguati alla
piena e vincente partecipazione
alla moneta unica europea. Un
percorso che va imboccato subito
e seguito senza tentennamenti.
Occorrono politiche che ricreino
un contesto favorevole agli investimenti,
alla specializzazione
produttiva e all'innovazione. Perché,
lo sappiamo bene e lo ripetiamo
da tempo, la crescita non può
che fondarsi su un ampio e continuo
processo di innovazione, nelle
imprese così come nel Paese.
Bisogna puntare su R&I, semplificare
gli strumenti e i meccanismi
e soprattutto definire
uno scenario di interventi di
medio e lungo periodo per creare
lavoro e benessere, recuperando
i danni inferti dalla doppia
grave recessione.
La nostra azione come Sistema
a supporto della R&I è ad ampio
raggio e ha dato importanti frutti
sia sul fronte della razionalizzazione
degli strumenti e della semplificazione
sia su quello dei bandi
e dei cluster, che stiamo continuamente
monitorando per assi-
curarne il completamento e soprattutto
la concreta operatività.
Certo, resta ancora tanto da
fare e per questo lanciamo un
forte appello a tutti gli schieramenti
politici e al prossimo Governo
affinché puntino su conoscenza
e innovazione.
Come Confindustria chiediamo
anzitutto che sia introdotto
un credito d'imposta strutturale
del ionio sugli investimenti in R&I
con un'aliquota maggiorata per
le commesse di R&I delle imprese
al sistema pubblico di ricerca
pubblico. La nostra proposta, lo ri-
RONUS DPI IO PER CENTO
Incentivo maggiorato
per gli investimenti
realizzati in tandem
con le strutture
pubbliche
cordiamo, prevede anche la riduzione
dei tempi di ammortamento
dei beni di investimento ad alto
contenuto tecnologico o impiegati
in attività di ricerca e un credito
d'imposta di i miliardo annuo
per sette anni per gli investimenti
innovativi al Sud, utilizzando i
fondi europei per la coesione.
Abbiamo inoltre sottolineato
l'importanza di definire un programma
nazionale con chiare
priorità, un orizzonte temporale
lungo e risorse certe e adeguate.
E abbiamo chiesto con forza
di rendere l'Italia protagonista
della R&I in Europa, definendo
azioni per rafforzare la partecipazione
attiva delle imprese italiane
ai programmi europei, al fine
di far crescere il rate di successo
dei progetti: per noi un tasto
davvero dolente.
Come si vede si tratta di poche
proposte prioritarie sulle quali
abbiamo raccolto molti consensi
e che sono in perfetta sintonia
con l'appello del i8 febbraio lanciato
dalla Conferenza dei Rettori
Italiani, in cui tra le sei misure
urgenti chieste al futuro Governo
spiccava proprio quella di "defiscalizzare
gli investimenti delle
imprese in ricerca per favorire la
competizione nei settori ad alta
intensità tecnologica". Una proposta
che per noi è un vero "chiodo
fisso", perché è uno strumento
semplice, efficace e alla portata
delle piccole imprese.
Su questi temi, dunque, la voce
delle imprese e del sistema di ricerca
pubblico si sta facendo sentire
all'unisono. In questo quadro
un'importanza speciale riveste il
Patto di collaborazione siglato ieri
da Confindustria e Cnr.
L'accordo favorirà interventi e
progetti in una logica di condivisione
del rischio, fortemente richiamato
dai documenti di Europa
2020 proprio per mobilitare
verso l'innovazione risorse pubbliche
e private. Su questo tema e
su quello della domanda pubblica
innovativa vogliamo poter concretamente
proseguire nella collaborazione
con i ministeri e con
le regioni per la definizione ottimale
di questi strumenti.
Assicurare una governance coordinata
di tutti gli interventi previsti
superando le divisioni tra
Ministeri e Regioni è infatti strategico.
In questa direzione ci
sembrava che andasse l'impegno
nel Programma di agosto del Governo
Monti per scrivere il Programma
Horizon Italy 2020. Diciamo
con chiarezza che per essere
efficace questo Programma deve
rappresentare tutto il sistema
della Ricerca e Innovazione nazionale
e non solo quello pubblico.
Un'impostazione condivisa
dagli stessi soggetti della ricerca
pubblica, come conferma il nostro
Patto con il Cnr.
Vicepresidente di Confindustria
per Ricerca & Innovazione
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Ilmov3zi ■ me, patto ilnprese4)-n.

pressunE
S°Ierld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
RappwtD cmpetffiv9fi Istat. Le vendite all'estero delle imprese esportatrici sono aumentate dell'il% in due anni
La crisi ha affinato le strategie per l'export
Rossella Bocciarelli
ROMA
Cinque anni di crisi hanno
imposto una prova durissima
al sistema industriale italiano
ma hanno anche obbligato le
imprese a reagire e in molti casi
l'effetto è stato positivo. È
l'impressione che si ricava
scorrendo il «primo rapporto
sulla competitività delle imprese
e dei settori produttivi» presentato
ieri dall'lstat. Un rapporto
che pone al centro della
sua analisi i comportamenti e
le strategie di esportazione delle
aziende italiane muovendo
dalla considerazione che l'economia
italiana e il suo modello
di crescita siano tuttora trainati
dall'export. Lo studio esamina
quindi i comportamenti delle
45mila imprese manifatturiere
"sempre esportatrici" e scopre
che confrontando i primi n
mesi del 2010 e i primi n mesi
del 20121e loro vendite all'estero
sono aumentate dell'u per
cento; all'interno di questo universo,
la metà delle aziende ha
accresciuto le proprie esportazioni
per un valore complessivo
di 56 miliardi di euro; l'altra
metà le ha invece ridotte per 30
miliardi di euro.
Non basta: circa 16 mila imprese,
ovvero il 35,7% delle
aziende considerate ha aumentato
l'export sia verso l'area Ue
sia verso i paesi extra europei,
a fronte di un 16% che ha invece
diminuito le vendite in entrambe
le aree di sbocc o.11problema
delle dimensioni aziendali
insufficienti per nuotare
nel vasto mare della concorrenza
internazionale viene
ffl'SCM:0
Secondo gli economisti
di Ref. l'apparato produttivo
s'è indebolito e potrebbe non
riuscire a cogliere il nuovo
«contesto più favorevole»
inoltre avvertito come tale dal
25% delle piccole imprese italiane
e dal 20% di quelle medie
mentre costituisce una difficoltà
per meno di una grande impresa
su dieci.
Perchè la dimensione è sentita
come un ostacolo? Le imprese
rispondono lamentando le limitate
capacità organizzativo
manageriali nell'operare su scala
internazionale ; citano questo
argomento, osserva il rapporto
dell'lstat, più che l'impossibilità
di far fronte a una domanda
elevata problemi di efficienza
tecnica.
Dal punto di vista dei comportamenti
competitivi messi
in atto secondo l'Istat il 75%
delle imprese ha cercato di
competere usando nuove strategie
di prodotto e il 6o% attraverso
il contenimento dei prezzi
mentre strategie più complesse
sono state messe in campo
dalle imprese più grandi, caratterizzate
da elevata intensi-
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tà tecnologica e maggiori economie
di scala.
Quanto alle perfomance, i
settori che sono andati meglio
nel primo periodo della crisi
(2008-2010) sono la farmaceutica,
la chimica, la meccanica, la
fabbricazione di apparecchiature
elettriche e non, che rappresentano
il 27,4% del valore
aggiunto manifatturiero; quelli
che invece si trovano sempre
nella parte bassa della graduatoria
sono le riparazioni, la
stampa e riproduzione dei supporti
registrati, il legno, i mobili
e l'abbigliamento. Nel 2012,
aggiunge l'Istat, i settori che
hanno avuto performance di rilievo
sono ancora la farmaceutica
e la fabbricazione di "altri
mezzi di trasporto", accanto a
due settori tradizionali come le
bevande e le "altre industrie
manifatturiere".
Se il quadro fornito ieri
dall'Istituto nazionale di statistica
consente di mettere a fuoco
21/02/2013
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una serie di elementi positivi,
nessuno sinasconde, però, l' entità
dell'eredità negativa degli
anni di crisi. Spiegano, in una
nota significativamente intitolata
"deindustrializzazione" gli
economisti del Ref di Milano:
«In teoria, dopo una crisi così
grave dovrebbe essersi completato
un processo molto severo
di selezione del tessuto produttivo,
per cui dopo diversi anni
di crisi le imprese sopravvissute
dovrebbero esser le più competitive»
Ma«D'altra parte- si
aggiunge- le condizioni dei bilanci
aziendali e iritardi negli investimenti
accumulati negli anni
ci consegnano un apparato
produttivo indebolito, che potrebbe
non riuscire a cogliere le
opportunità offerte da un contesto
più favorevole». In pratica,
quel che potrebbe configurarsi
secondo gli economisti milanesi
è una distruzione di capacità
produttiva e una caduta del prodotto
potenziale, con un conseguente
arretramento per l'industria
italiana, tale da pregiudicare
la possibilità di una ripresa
consistente negli anni a venire.
RIPROCUZIONE P,I51W4TA
Pagina 5
Persi 186mila posti in due mesi

pressunE
Così il made in Italy ha cambiato volto
di Marco Fortis
T dati congiunturali diffusi ie-
\ ri su fatturato ed ordinativi,
unitamente a quelli del primo
Rapporto Istat sulla competitività
dei settori produttivi,
pongono all'attenzione di tutti
ed in particolare dei partiti politici
che si stanno confrontando
nella campagna elettorale la
questione del futuro dell'industria
nel nostro Paese.
L'Italia mai come oggi si trova
ad un bivio. Siamo uno dei
Paesi in cui il benessere e lo sviluppo
dipendono più che altrove
dal mondo dall'industria.
Non solo per il contributo diretto
che essa dà al Pii ma anche
per l'enorme indotto che
genera negli altri settori.Abbiamo
inoltre tante piccole e medie
imprese sparse sul territorio,
il cui sviluppo ha permesso
lls'erldOIS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
al nostro Paese di avere una diffusione
della ricchezza tra le
più ampie. E dunque, se questa
consapevolezza esiste, che cosa
stiamo pensando di fare concretamente
per assicurarci
che nei prossimi anni l'industria,
che è il motore della nostra
economia, non solo continui
a funzionare bene ma addirittura
possa aumentare la sua
potenza per poter affrontare le
crescenti complessità della
competizione globale?
TI Rapporto sulla compe titività
dell'Ista 1„ ci aiuta ad inqua-
MHA B.M0
L'export tricolore corre
ma una politica
industriale seria
non può guardare
solo ai mercati esteri
drare meglio alcune questioni
di fondo e l'attuale momento
congiunturale dell'industria
italiana. Innanzitutto, ci dice
che nel confronto internazionale
il made in Italy manifatturiero
ha cambiato profondamente
volto negli ultimi due
decenni. Non siamo più specializzati
solo nei settori tradizionali
che per primi ci hanno portato
nel Dopoguerra ad affermarcinel
mondo e che, sul totale
del valore aggiunto, pesano
tuttora in Italia assai di più che
nella media dell'Eurozon a: tes-
PROSPETTWE
Dopo un anno
di austerità eccessiva
occorre cambiare
registro e far ripartire
il sistema economico
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sili, abbigliamento, pelle e calzature,
legno e mobili. Questi
settori, b eninteso, restano fondamentali
per la nostra economia
e va riconosciuto loro il
merito di aver saputo consolidarsi
nelle fasce più alte di gamma.
Ma nel 2011 e s si rappre sentavano
ormai solo il 15,6% del
valore aggiunto manifatturiero
italiano. Infatti, accanto ai
settori tradizionali si è strutturato
negli anni, quasi silenziosamente,
il nuovo made in
Italy: quello dei macchinari e
dei prodotti in metallo, settori
che pesano oggi il 25,2% del valore
aggiunto manifatturiero
complessivo del nostro Paese
(contro il 20,2% nell'Eurozona)
e che ci rendono ormai molto
simili per specializzazione
alla Germania (dove tali settori
pesano per il 24,1%). La stessa
farmaceutica, grazie anche
21/02/2013
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a molti insediamenti esteri, pesa
in Italia (3,9%) più che in
Germania (3,4%).
Il Rapporto Istat ci dice inoltre
che in Italia il comparto dei
macchinari si colloca nella classe
degli esportatori "globali",
cioè quelli più avanzati, che vendono
in almeno 5 aree extra-europee,
e che il posizionamento
delle imprese su forme più evolute
di internazionalizzazione
ha favorito una migliore performance
in termini di occupazione,
produttività e valore aggiunto
anche all'interno dei settori.
Inoltre, tra gennaio-novembre
del 2010 e lo stesso periodo del
2012 le 45mila imprese sempre
esportatrici hanno complessivamente
aumentato le vendite
all'estero dell'u per cento. È un
dato di fatto, infine, che nel 2 on
l'Italia ha raggiunto un surplus
manifatturiero con l'estero re-
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Persi 186mila posti in due mesi

pressunE
cord (anche per il calo dell'import)
di ben 94 miliardi di euro.
Nel mondo solo Cina, Germania,
Giappone e Corea del Sud
possono vantare un risultato
migliore di quello italiano.
Dunque l'export tricolore
corre. Ma una politica industriale
ed economica seria non può
guardare solo ai mercati esteri.
Deve guardare anche al mercato
interno e cercare di evitare di
trasformarlo in una terrabruciata
dove molte delle nostre imprese,
non solo manifatturiere
ma anche dell'edilizia, rischiano
di dover chiudere a causa di
una caduta troppo forte e troppo
prolungata della domanda,
creando un enorme problema
occupazionale. I dati del 2012 sono
al riguardo emblematici:
mentre il fatturato estero
dell'industria è cresciuto ancora
del 2,4%, quello estero è crollato
del 7,6 per cento.
Dopo un anno di austerità eccessiva,
richiesta all'Italia
dall'Europa a seguito della perdita
di credibilità internazionale
che abbiamo patito nel 2011, è
ll'erldOIS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
giunto il tempo di cambiare registro.
L'Italia non può indubbiamente
più permettersi gli errori
del passato in materia di
conti pubblici. Nel 2012 ha però
fatto «i compiti a casa» come
nessun altro Paese al mondo ed
ora l'Europa deve prenderne atto.
Comprendendo innanzitutto
che è stato assurdo chiedere
al nostro Paese il pareggio di bilancio
anticipato al 2013. Per
conseguirlo l'Italia ha dovuto infliggersi
nel 2012 un incremento
delle imposte dirette ed indirette
pari a 2,1 punti di Pil (contro
incrementi di 0,7 punti in Francia,
di 0,5 punti in Germania, di
0,3 punti in Spagna e una riduzione
di 0,2 punti in Gran Bretagna):
uno sforzo fiscale gigantesco
che ha menomato la nostra
domanda domestica e messo ingiustamente
in ginocchio un'industria
di primordine come
quella italiana, mentre la Commissione
Europea non ha preteso
altrettanta austerità né dalla
Spagna, prima, né ora dalla
Francia.
È necessario rimettere in mo-
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to il sistema economico italiano,
anche attraverso una opportuna
strategia negoziale a Bruxelles
che, in forza della nostre
recuperata credibilità, permetta
di individuare dei minimi
margini di manovra fiscali.
Occorre un rilancio immediato
sia dei consumi delle famiglie,
sia dell'edilizia privata, sia
degli investimenti delle imprese
in macchinari e tecnologie,
sia di quelli dello Stato in infrastrutture.
Inoltre, la politica industriale
va riportata al centro
della politica economica, da cui
è assente ormai da troppo tempo.
Cominciando con una maxi
operazione di snellimento degli
oneri burocratici che gravano
sulle imprese e che, unitamente
alla complessità e alla continua
mutevolezza del nostro quadro
normativo e fiscale, tengono
lontani anche quegli investimenti
esteri che ci piacerebbe
molto attrarre ma che da soli
non verranno mai in Italia solo
perché di questo tema parliamo
tutti i giorni ai convegni.
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pressunE
t Dire tore Responsabile: Roberto Napoletano
IL tavolo congiu nto
di manager e uo mini d m p resa
I protagonisti
::: Nove manager cli alt ettante
banche delterritorio e cinque
imprenditori "qualunque", al
timone di aziende alle prese con le
inefficienze del sistema-Italia ma
anche forti del valore indiscusso
del made in Italy: sono stati loro i
protagonisti delforum dedicato a
« redito e territorio» organizzato
nei iorni scorsi a i/Soi
4 Or
I temi
Priorità per tutti, banche e
imprese, l'emergenza liquidita
accentuata dai ritardi nei
.
pagamenti« Poila burocraz.ia, un
quadro normativo poco chiaro e la
cronica sottoca pita lizzazione
delle Pmi
ll'erld CAS
Presidente
Fede rcasse

pressunE
PAGINE A CURA DI
Luca Davi e Marco Ferrando
T n nuovo modo di fare banca per un
nuovo modo di fare impresa. Ma anks„./
che viceversa, perché se è vero che
solo una nuova "civiltà del credito" potrà
aiutare l'Italia a uscire più in fretta e più forte
dalla crisi, a costruirla non può che essere
una rinnovata alleanza tra imprenditori e
banchieri: ognuno impegnato a fare al meglio
il suo mestiere, ma entrambi concentrati
a superare - insieme - gli ostacoli che fanno
dell'Italia un sistema poco competitivo.
Punto di partenza, le emergenze: la liquidità
delle imprese, e prima ancora i ritardi nei
pagamenti. La via d'uscita: il territorio. Perché
è qui che le banche custodiscono quel
patrimonio inestimabile fatto di legami forti,
spesso antichi, con i propri clienti. Ed è
sempre qui che le imprese possono trovare
le forze e le risorse per guardare oltre a se
stesse e ai loro mercati tradizionali. È solo
sul territorio, dove i contratti diventano relazioni
e i clienti diventano persone, che finalmente
si può superare la percezione -
spesso un luogo comune - di una banca che
è nemica dell'impresa e di un'impresa che
non ascolta le esigenze della banca.
Esiste il problema, certo, ma anche la voglia
di superarlo, come ha dimostrato il forum
"Credito e territorio" organizzato nei
giorni corsi da II Sole 24 Ore. Intorno al tavolo,
nove manager di altrettante banche del
territorio e cinque imprenditori "qualunque".
Sul tavolo, invece, i problemi di tutti i
giorni: il gap tra raccolta e impieghi sulle
spalle delle banche costrette a varare importanti
piani di ristrutturazione, le incertezze
sui fidi, i rapporti tra gestori e clienti, la necessità
di aiutare le Pmi che crescono ma anche
di non abbandonare quelle che faticano
di più. Per tutti, la necessità di trovare nuovi
modelli organizzativi capaci non solo di difendere
i margini ma anche di tornare alla
crescita, unica via per dare un futuro al sistema-Italia.
Partiamo dalle banche e dall'erogazione
dei prestiti. Come ha ricordato il governatore
di Bankitalia al Forex di Bergamo
nei giorni scorsi, gli istituti italiani hanno
un rapporto tra impieghi e raccolta del
120%. Per finanziare i prestiti alle imprese,
dunque, hanno bisogno di risorse mngiori
rispetto ai depositi dei loro clienti. E
quel funding gap che normalmente spinge
gli istituti a chiedere denaro ad altre
istituzioni finanziarie, soprattutto internazionali.
Un gap che, complice la crisi di
fiducia sull'Italia e sull'Eurozona, è stato
parzialmente compensato dai prestiti della
Bce. Che cosa manca perché la situazione
torni alla normalità?
Victor Massiah, ceo Ubi. Iniziamo col dire
che quella italiana è un'anomalia: in Germania,
ad esempio, i depositi sono superiori
ai prelievi. Perché ci troviamo in questa
condizione? Per diversi motivi, alcuni dei
ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
quali non superabili nel breve termine. Anzitutto,
come dice Confindustria, la patrimonializzazione
delle imprese va migliorata.
Secondo aspetto: in Italia non c'è un mercato
efficiente di emissione diretta di strumenti
finanziari da parte delle imprese. Possiamo
provarci, perché il paese è complessivamente
troppo sbilanciato in termini di dipendenza
dalle banche, ma creare un mercato
simile in brevissimo tempo è molto difficile.
C'è poi un terzo aspetto, sul quale ci focalizziamo
troppo poco, che è un comune
nemico delle imprese e delle banche.
Ovvero?
Massiah. I termini di pagamento. È questo
il vero motivo per cui abbiamo una tale
sbilanciamento fra impieghi e raccolta. Se
passa sempre più tempo tra la produzione
dei beni e l'incasso, per definizione ci vuole
molto più capitale circolante, e questo danneggia
tutti. Siamo sicuri di esserci concentrati
abbastanza su questo aspetto? Certo
c'è una norma, recentissima, che a partire
dal primo gennaio ha ridotto i tempi dei pagamenti
della Pa. Ma l'applicazione lascia
ancora a desiderare. Un'adozione efficace
di questa novità ridurrebbe il fabbisogno di
capitale circolante e, di conseguenza, tutti
gli attriti che ne derivano.
Ennio Michelini, presidente Ascofiltri.
Come imprenditore non posso che confermare
quanto sia pesante il ritardo dei pagamenti:
se noi potessimo contare su ritmi
mediamente regolari, tutto andrebbe meglio.
Se i tempi sui pagamenti sulla carta
sono accettabili, non lo sono poi nei fatti,
tanto che almeno nel 70% dei casi raddoppiano
o triplicano.
Con un sistema a corto di liquidità, è
possibile - oggi - svolgere bene l'attività
di banca commerciale?
Samuele Sorato, direttore generale
Banca Popolare Vicenza. È difficilissimo.
La marginalità sugli impieghi e l'alto costo
della raccolta non ci consentono di coprire i
costi della struttura e quelli del rischio. Crescono
molto i crediti deteriorati, che non
possono essere portati in detrazione, se
non in minima parte. Paradossalmente, se
invece facessimo altro, come l'attività finanziaria,
le cose sarebbero diverse.
In che senso?
Sorato. L'utile migliorerebbe. Non a caso
le banche che hanno investito di più in
questa direzione oggi ricevono giudizi più
positivi dalle agenzie di rating, che invece
sono state estremamente severe nei confronti
delle banche commerciali. Per fare
impieghi oggi dobbiamo avere un maggiore
profilo di liquidità rispetto al passato, dobbiamo
avere più capitale, e con gli utili in
riduzione è difficile remunerare adeguatamente
il capitale e i nostri soci. Ma se non
remuneriamo il capitale, il capitale fugge, e
di conseguenza non riusciamo più a fare impieghi.
Noi invece oggi dobbiamo ridare ossigeno
all'economia. Le banche commercia-
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pressunE
ll'erld CAS
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li vivono della salute delle imprese.
Miro Fiordi, amministratore delegato
Credito Valtellinese. Diciamolo con chiarezza:
se non fa utili, la banca commerciale
non ha benzina per la propria attività. Noi
viviamo di credito, e in particolare di buon
credito in particolare. Noi siamo interessati
tanto, e ancor più del mondo delle imprese,
a finanziare progetti di sviluppo e anche ricapitalizzazioni.
Ma per poter continuare a
farlo dobbiamo avere una macchina in grado
di continuare a produrre reddito.
Le riorganizzazioni bancarie avviate
nel corso degli ultimi anni però dovrebbero
servire a questo, giusto?
Fiordi. Certo, gli interventi organizzativi
degli ultimi anni hanno l'obiettivo di ripristinare
la capacità di fare reddito, e mi pare anche
con discreti successi intervenendo sul
lato dei costi. I nostri gruppi hanno ristrutturato
e semplificato ma questo non è stato
sufficiente a riequilibrare la riduzione dei
margini. L'impatto dei costi aggiuntivi di
controllo, la cosiddetta compliance, è stato
sicuramente molto forte. Ma non solo. C'è
anche il tema delle regole e delle agenzie di
rating i cui giudizi negativi producono un
effetto prociclico. Bisogna interrompere
questo meccanismo, che continua a farci
scendere un gradino ogni volta che c'è un
downgrade, e ripristinare un rapporto ordinato
tra il sistema delle banche commerciali
e il sistema delle imprese, che è nell'interesse
di tutti e del Paese.
Le banche stanno in piedi se le imprese
sono in salute. Qual è lo stato di salute delle
Pmi italiane oggi?
Domenico De Angelis, direttore generale
Banco Popolare. Spesso non emerge,
ma in Italia ci sono molte aziende che stanno
andando molto bene, realtà eccellenti
che stanno rappresentando in modo straordinario
il Made in Italy nel mondo. Il nostro
compito, come banche, è di aiutare questi
imprenditori a crescere, a svilupparsi.
D'accordo, ma per fare questo il modello
organizzativo non va ripensato?
De Angelis. Integralmente. Un conto è
parlare con un imprenditore del suo bilancio,
un conto è spiegargli come aggredire
nuovi mercati, come il Nord Africa o i paesi
dell'Est Europa. Oggi l'imprenditore chiede
alla banca un supporto internazionale molto
forte, chiede di analizzare con lui delle opportunità
commerciali, e per questo motivo
più che filiali in tutto il mondo occorrono
uomini di banca in grado di capire cosa serve
agli imprenditori.
Ma tra banche e imprese, oggi, c'è collaborazione
quando si tratta di crescere?
Giacomo Ponti, direttore generale Ponti.
Come azienda non abbiamo problemi,
ma vorrei raccontare una nostra piccola
esperienza. Stiamo monitorando un'azienda
del Sud Italia che vorremmo acquisire,
un'impresa che esporta il 99% del suo fatturato
e che cresce del 20% l'anno ma che, cio-
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pressunE
nonostante, ha bilanci in sofferenza. Una
banca ha richiesto al management di questa
piccola impresa un rientro immediato per
un milione e mezzo di euro perché gli indici
di bilancio non tornavano; non tornavano
neanche prima, ma recentemente è cambiato
il funzionario di banca. E quello nuovo,
senza conoscere bene la storia dell'impresa,
ne ha chiesto il rientro. L'effetto finale è
che questa azienda si è trovata in grossa difficoltà.
Ecco, questo per dire che secondo
me il rapporto fra direttore di filiale e territorio
deve essere molto stretto, bisogna conoscere
la storia delle famiglie e delle imprese.
È un tema importante a cui spesso
non si pensa.
Cosa manca?
Ponti. I direttori di filiale devono curare
con grande attenzione le piccole e medie
imprese, quelle che fatturano meno di
cinque milioni.
Il modello delle Bcc che cosa può suggerire
in quest'ottica?
Azzi, Presidente Federcasse-Bcc. Credo
di sì. Un valore del nostro Paese e dell'industria
bancaria è quello del pluralismo: le
Bcc - che coprono il 23% degli impieghi alle
imprese artigiane e il 19% di quelli alle imprese
agricole - non hanno niente da insegnare
agli altri, anzi hanno da apprendere;
ma crediamo che il nostro sia un modello la
cui presenza e il cui sviluppo facciano bene
al Paese e all'economia. Ma anche noi avvertiamo
pesantemente i vincoli normativi e la
legislazione di riferimento.
Perché?
Azzi. In fondo le piccole banche - e le
BCC in particolare - vivono, sotto tanti
aspetti, le stesse problematiche delle piccole
imprese. Una di queste è una legislazione
che negli ultimi anni si è sviluppata all'insegna
della reazione alla crisi e dell'emergenza,
il che crea difficoltà e impedisce di dedicarsi
all'attività primaria. Ci chiedono di
correre e poi ci legano i piedi. Certo, la vigilanza
nel nostro Paese ha raggiunto livelli di
avanguardia rispetto ad altri contesti, e forse
ci ha fatto ottenere buoni risultati in termini
di stabilità, ma le regole che disciplinano
l'attività bancaria devono distinguere
meglio dimensioni, modelli di business, forme
giuridiche, appetito per il rischio.
Meglio una banca piccola e più radicata
su un territorio limitato, oppure un
istituto più ampio, con filiali magari meno
vicine alle imprese, ma con le spalle
più larghe?
De Angelis. Il modello della banca di piccole
dimensioni, e tanti imprenditori lo possono
confermare, è sempre stato apprezzato.
Però non credo che si possa trovare un
modello valido universalmente. Quello
che, semmai, può vincere è l'istituto che riesce
a gestire le leve operative sul territorio
sul fronte del pricing, ad esempio, in maniera
efficiente. Più che di dimensioni è allora
un problema di modelli organizzativi e ca-
ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
pacità decisionali.
Fiordi. Bisogna essere piccoli e vicini per
ascoltare, grandi per rispondere. In pratica,
c'è da pensare all'organizzazione, in tanti
modi diversi: le banche italiane, seppur con
modelli organizzativi diversi, rispondono
bene a questo principio.
Ma essere esposti totalmente su un singolo
territorio non può essere anche un
elemento di vulnerabilità, vista la mancanza
di diversificazione?
Luca Bronchi (Dg Banca Etruria). È vero.
E su questo permettetemi di dire una cosa:
in questo momento gli istituti di credito
locali e soprattutto le Popolari sono chiamati
a svolgere un ruolo supplementare, sia sul
fronte delle nuove erogazioni che sul quello
- enorme - del flusso di contenzioso che
sta investendo anche le piccolissime aziende,
non solo le medio grandi.
Ma quanto potrà durare?
Bronchi. È chiaro che il problema della
redditività e della sostenibilità di questo
ruolo sul territorio deve essere affrontato
con chiarezza anche a livello normativo.
Oggi una banca locale che vuol stare in
equilibrio può impiegare quello che raccoglie,
non dovrebbe impiegare un euro in
più visto che conosciamo la situazione di
tensione dei mercati. Non dimentichiamo
il costo del credito e le marginalità ridotte.
Serve dunque una risposta normativa, di
sistema, come si è già iniziato a fare allentando
Basilea 3.
Il problema dei rapporti tra banca e impresa
è un problema dell'impresa: se l'impresa
è sana non ha problemi con la banca,
giusto?
Marchesini, presidente Wam. Purtroppo,
sia le imprese che le banche oggi sono
vittime di una politica ostile che ha prodotto
leggi e leggine tutte a sfavore del sistema
economico e del sistema finanziario. Sicuramente
ci sono imprese in Italia che sono
straordinarie, ma in media noi siamo
provinciali, non riusciamo a internazionalizzarci.
Riusciamo a esportare anche la
stessa criminalizzazione del concetto di
delocalizzazione.
Una delle colpe che solitamente si imputano
alle banche, oggi, è quella di non
conoscere abbastanza bene le imprese loro
clienti. È così?
Enrico Giorgi (vicepresidente Cedaspe).
Uno dei principali motivi di incomprensione
è il dualismo tra il gestore e l'ufficio
fidi. Capita spesso di parlare con il primo,
che però poi passa la pratica a un ufficio
fidi dove c'è un impiegato che trascorre tutto
il giorno chiuso dentro un ufficio, calcola
i suoi indici e sentenzia. È per questo che, a
volte, si ha la netta impressione che le banche
prendano anche delle cantonate. C'è
evidentemente qualcuno che non sa leggere
dietro alle cifre: finché l'addetto ai fidi
non esce a vedere le aziende e a guardare in
faccia l'imprenditore, c'è il rischio di un'in-
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comprensione nel rapporto bancario. E in
quest'ottica, più volte ho avuto l'impressione
che i problemi interni dell'istituto vengano
scaricati poi nel rapporto col cliente.
Giampietro Seghezzi (amministratore
delegato Coccodì). Il tempo che oggi una
media impresa italiana dedica al rapporto
con le banche è nettamente superiore al tempo
che investe a sviluppare il suo core-business.
E negli ultimi due anni questo trend è
letteralmente esploso. La chiave sono le persone,
quelle disponibili: io ho dei gestori di
banche a cui telefono più che a mia moglie,
ve lo assicuro. Il problema, come si diceva, è
che la mia banca deve capire il mestiere che
faccio, e invece qualche giorno fa una banca
è arrivata a chiedermi un assegno circolare
da una mia azienda a un'altra mia azienda.
Fino a sei mesi fa questo era impensabile.
Come si spiegano comportamenti del
genere?
Piero Montani, consigliere delegato
Bpm. Su centinaia di migliaia di clienti, è naturale
ci possa essere qualche insoddisfatto,
e comunque la banca ha tutto il vantaggio a
tenersi stretto un cliente, dal momento che
ogni cliente rappresenta un valore. Piuttosto,
ci vogliono risposte diverse per aziende
diverse: è un problema che impatta sui modelli
organizzativi, che prescindono dalle dimensioni
delle imprese così come delle banche.
Ognuno di noi tenta di dare una risposta
al mercato nell'efficienza: dal nostro punto
di vista, abbiamo deciso di adottare un modello
di banca vicina al territorio e stiamo
cercando di costruire un sistema che possa
funzionare, dopo un pesante turn around e
delle ristrutturazioni importanti.
Demartini (Direttore generale Gruppo
Cassa di risparmio di Asti). Partiamo dalle
premesse: oggi non c'è un piano industriale
che non preveda la ristrutturazione del personale,
modifiche organizzative, tentativi di
tagliare i costi. Le basi di partenza non sono
così facili, è un fatto oggettivo: in tutto questo,
come già ricordato da altri a questo tavolo,
tutti siamo impegnati a portare la testa
pensante sul territorio.
Com'è possibile, in questo contesto,
pensare ad azioni serie di rilancio da parte
delle banche?
Demartini. Ci stiamo provando un po' tutti,
con l'obiettivo di portare le persone vicino
ai clienti. Non è facile, e per questo chiediamo
agli imprenditori di partecipare a questo
sforzo. Siccome parliamo di imprese sia
di qua che di là, c'è la possibilità di riuscire a
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Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
costruire un dialogo: noi dobbiamo cambiare
il modello di servizio, le imprese devono
capire cosa vogliono e possono fare. In particolare,
se penso alle banche, il personale di
contatto è il vero fattore per creare un relazione
imprenditoriale su cui basare una partnership
duratura.
Fabrizio Togni (Dg Bper). Finora abbiamo
sostanzialmente parlato di cosa si può fare
per le aziende buone. Che in effetti fortunatamente
ci sono e delle quali purtroppo si
parla sempre troppo poco. Però noi percepiamo
una sostanziale divaricazione del
mercato, dove ci sono aziende buone ma anche
tante altre che evidenziano problemi rilevanti.
E queste ultime si moltiplicano, almeno
per quanto stiamo vivendo con i piani
di ristrutturazione. Credo comunque che le
banche possano fare molto sia per le aziende
che dimostrano di saper stare sul mercato,
puntando su innovazione ed export, sia per
quelle che vivono una situazione di difficoltà.
Ma occorre affrontare una volta per tutte
il problema della competitività generale del
sistema, che penalizza tutte le imprese, producendo
effetti sui nostri bilanci.
Come muoversi, allora?
Togni. Probabilmente il 2012 e forse anche
un pezzo del 2013 saranno i momenti
giusti per cercare non tanto di guardare a
quello che si deve portare in bilancio, quanto
a creare le basi per cogliere l'eventuale
ripresa che ci potrà essere. Ma non è sempre
possibile, perché sulle banche si accumulano
nuove normative, nuove richieste,
e invece la nuova finanza viene sistematicamente
chiesta solo al sistema, escludendo a
priori interventi di equity anche quando sarebbero
possibili. Su questo c'è necessità di
riequilibrare i pesi. Poi, c'è il tema del credito
deteriorato, oggi centrale per l'industria
bancaria in Italia: da parte nostra, lo stiamo
affrontando con una prudente e rigorosa politica
di accantonamenti.
Fino a pochi anni fa, le banche compravano
e vendevano sportelli per cifre che
potevano arrivare a 9 milioni l'una, una cifra
che oggi sembra da suicidio. E stato
mal interpretato il rapporto con il territorio?
Si è confuso il presidio con il servizio?
Montani. Fino a pochi anni fa erano quelli
i valori di mercato. Ora si può dire che erano
troppo alti o troppo bassi, ma era un prezzo
di quel momento. Resta il fatto che le banche
a mio avviso - e noi abbiamo fatto questa
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scommessa - devono stare attaccate al territorio;
soprattutto banche come le nostre devono
essere vicine all'imprenditore, perché
se non si conoscono l'imprenditore e le sue
problematiche, il fatto di giudicarlo sull'andamento
del bilancio non è solo tardivo, è
inutile. Perché il bilancio che un'azienda ci
manda arriva, quando è puntuale, a giugno e
ci racconta la storia dell'anno passato, non
quella dell'anno futuro. Per cui, per capire in
che stato si trova un'azienda, occorre per forza
avere un rapporto con l'imprenditore.
Insieme al problema delle filiali c'è
anche quello del direttore, una volta figura-chiave,
soprattutto in provincia,
oggi un funzionario spesso al centro di
un continuo turn-over. Così non si sfaldano
i legami?
Ennio Michelini (presidente Ascofiltri).
Ho visto in questi ultimi anni, forse addirittura
mesi, una certa evoluzione, oltretutto
impostata in maniera molto diversa fra le
banche, pur le banche chiamate "di territorio",
tra le attività corporate e quelle tipiche
di filiale. In particolare, ultimamente ho visto
crescere l'attenzione delle banche alla gestione
corporate che non retail.
Marchesini. Nella mia esperienza di corporate
mi sono trovato bene perché ho trovato
qualcuno che è venuto ad ascoltarmi
quasi settimanalmente, pronto a discutere
con me delle problematiche della mia impresa.
Però oggi forse la mobilità del direttore
di filiale è cambiata, e soprattutto si sono
ridotte le sue competenze o quelle del
responsabile fidi. Sono convinto che se l'intenzione
è quella di dare maggiore rilevanza
ad aziende come la nostra, da 15-17milioni,
all'interno della banca occorre portare
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un po' più in alto lo spazio di manovra assegnato
alla filiale per la gestione delle piccole
aziende e dei privati.
Fiordi. Quando si parla di attività di banca
commerciale, un bel sinonimo è banca di
relazione. Quindi, quando si sono comprate
le filiali, si sono acquistate delle relazioni di
uomini con altri uomini su un certo territorio
che prima non era presidiato. Questo è il
punto cardine. Certo che se poi, le scelte organizzative
che seguono, invece che aggiungere
valore a questabase esistente di relazione
dovessero andare nella direzione opposta,
si finisce con il fare un enorme autogol. E
chiaro che il direttore di filiale è il piccolo
banchiere del territorio, ed è chiaro che il direttore
di filiale oggi deve avere una professionalità
e una formazione molto più ampia,
deve essere supportato dalle strutture che
stanno dietro. Questo richiede investimenti,
soprattutto in tecnologia. Perché questo modello
funzioni e dia valore aggiunto alla banca
occorre che il modello organizzativo evolva.
Comunque non credo che gli sportelli siano
morti e ci siano solo il family banker e i
servizi online.
Quindi le filiali non sono condannate
all'estinzione?
Azzi. Le Bcc in Italia dispongono di una
rete di 4400 agenzie, che rappresentano il
13% del totale degli sportelli bancari del Paese:
questa percentuale è andata incrementando
negli ultimi anni. Per noi è un valore,
non certo un dato negativo. Mi risulta difficile,
infatti, immaginare come si possa fare
banca sul territorio, quindi banca di relazione,
senza un punto fisico di vicinanza. Indubbiamente,
il contesto generale determina
una disincentivazione dell'arte del banchie-
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re, un valore che si è andato perdendo, ma
che dovremmo cercare di mantenere o magari
andare a recuperare, se intendiamo per
banchiere un uomo moderno e professionalmente
preparato, attento alle esigenze del
territorio.
Anche per incentivare la raccolta...
Azzi. A noi, al mondo delle Bcc, interessa
in modo particolare la raccolta frazionata
sul territorio; le grande masse condizionerebbero
pesantemente i nostri bilanci. La
raccolta frazionata sul territorio avviene
principalmente attraverso la filiale. Il canale
telematico - per fare un esempio - è invece
più consono ad altre forme di raccolta che,
però, difficilmente riescono a produrre impieghi
sul territorio. E questo per noi è un elemento
fondamentale. Il successo delle Poste
dovrebbe indurre in noi, banche del territorio,
alcune riflessioni: è infatti esemplare e
quasi paradossale l'incremento della raccolta
da parte delle Poste che, da un lato, hanno
investito molto sul telematico e che, al tempo
stesso, possono contare su 8-iomila sportelli
sul territorio dove la gente accede personalmente
e porta raccolta frazionata, che, oltre
tutto, costa meno di quella concentrata.
Demartini. Se mi posso permettere una
provocazione, occorrerebbe una moral suasion
tra i clienti, perché inizino a portare i
depositi nelle banmche più generose sul
fronte degli impieghi, magari guardando
anche i tassi applicati. Perché tante volte,
oggettivamente, abbiamo parlato bene degli
imprenditori ma ci sono imprenditori
che ti chiedono sui depositi tassi del 4% e
vogliono pagare i portafogli all'1,25. Così,
non si va molto lontano.
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La fotografia
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IL fundinggap
Gli ultimi dati diffusi martedì dall'Abi segnalano che a gennaio l'ammontare dei prestiti alla clientela
erogati dalle banche operanti in Italia (1.919,3 mld di euro) resta nettamente superiore all'ammontare
complessivo della raccolta da clientela (1.752,8 mld): i prestiti superano la raccolta di 166 miliardi
Gli impieghi
La dinamica dei finanziamenti a famiglie e imprese è ancora in flessione: la variazione annua è pari a
-3,3%a gennaio 2013 contro il-2,5% di fine 2012
Le sofferenze
Le sofferenze nette hanno toccato a fine 2012 quota 64,3 mld, le lorde 125 mld; in lieve aumento è il
rapporto sofferenze nette su impieghi totali, pari a 3,3% a fine 2012
I DEPOSITI
Depositi e obbligazioni da clientela delle banche italiane. In miliardi di euro e var.%
L775
L760
L745
L730
L715
L700
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gen gen feb
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mar apr mag giu lug ago set ott nov
IMPIEGHI
Impieghi delle banche italiane (escluso interba nca do). In miliardi di euro
ott nov
1 120131
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Totale impieghi ------ Impieghi a famiglie e società non finanziarie 93 su base annua
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SPREAD
Differenziale tra tasso sugli impieghi e sulla raccolta. In punti base
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225
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GLI INTERESSI
Tassi di interesse sugli impieghi. In %
IMPIEGHI
TOTALI
IMPIEGHI
ALLE IMPRESE
MUTUI
PER ABITAZIONI
2012 1120131
mar apr mag giu lug ago set ott nov dic gen
150 `‘,kr
Fonte: Elaborazione Ufficio Analisi Economiche Abi su dati Banca d'Italia e Si-Abi
ll'erld CAS
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Gennaio Gennaio Gennaio
2011 2012 2013
LE SOFFERENZE
Sofferenze del sistema bancario italiano. In miliardi di euro
Sofferenze nette eép Quota% delle sofferenze nette sugli impieghi Sofferenze lorde
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S°Ierld CAS
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INTERVISTA Raffaele Bonanni Segretario generale Cisl
«Difendere i settori strategici
dall'assalto di gruppi stranieri»
Giorgio Pogliotti
ROMA
«Bisogna salvaguardare
aziende come Finmeccanica
che operano in settori strategici,
dagli assalti di gruppi stranieri
che mirano ad espandersi nel nostro
Paese approfittando del debole
quadro economico e politico».
E il leader della Cisl, Raffaele
Bonanni, a lanciare l'allarme
di fronte ad «una classe dirigente
italiana non consapevole di
quale sia la posta in gioco», mentre
è in corso il piano di dismissioni
del settore energetico e ferroviario
di Finmeccanica, e dopo
che un report dell'intelligence
ha evidenziato appetiti francesi
e tedeschi per il gruppo.
Segretario, qual è la posta in
gioco per Finmeccanica?
Non è solo il valore dell'azienda
sul versante economico o del
know-how, o dei prodotti innovativi
che produce, già peraltro
rilevante. Ma anche il valore che
hanno le produzioni di settori
strategici come quello militare e
spaziale nel rafforzare i legami
con gli altri Paesi. L'acquisizione
di una commessa instaura un
rapporto di fiducia, consolida le
relazioni politico-diplomatiche.
Venerdi la tedesca Siemens
e la coreana Doosan hanno presentato
un'offerta per Ansaldo
Energia. Perché non si è fatto
avanti nessun italiano?
Siamo contrari a questo processo
di dismissioni. E preoccupante
l'assenza dei nostri capitani
di industria di antica data.
Molte imprese italiane hanno
problemi di liquidità perché sot-
.R0
Raffaele Bonanni
IM AG O ECO NO MICA
«.11 rMOVe
sapa ado
da queffl deí udid»
tocapitalizzate, altre preferiscono
investire in settori come la televisione
che ha maggior appeal
per il ceto politico, o nei servizi
oggetto di concessione pubblica
che sono una gallina dalle uova
d'oro. Resta valido il monito che
lanciai ad ottobre sulle intelligence
industriali straniere, intenzionate
ad accaparrarsi gioielli
come Ansaldo Energia o Ansaldo
Breda. Ho sollecitato il Governo
a intervenire per dare un
nuovo assetto separando i destini
del gruppo da quelli dei vertici,
cambiando la dirigenza di nomina
politica.
Come propone di agire per
non mettere in discussione il
principio della libera concorrenza?
Bisogna prendere esempio da
altre nazioni. Quando Fiat manifestò
interesse per acquisire
Opel insieme a Chrysler - sarebbe
diventata un colosso più grande
di Volkswagen - intervenne
la Merkel per bloccare l'operazione.
Anche in Francia i Governi
si muovono per orientare le
decisioni e salvaguardare le produzioni
strategiche. Il nostro ceto
politico mostra attenzione
per questi temi solo in occasione
delle nomine dei vertici delle
aziende. Salvo poi occuparsene
di fronte ad iniziative giudiziarie
che sono la logica conseguenza
del mancato governo di questi
processi. Si dice: puntiamo
sullo sviluppo del terziario avanzato;
ma senza industria non ci
sono servizi. L'industria avanzata
favorisce lo sviluppo dei servizi
e non viceversa.
Le parti sociali che ruolo
possono svolgere?
Hollande ha raggiunto un accordo
con il sindacato riformista
della Cfdt sulla presenza di
rappresentanti dei lavoratori
nella governante di aziende con
iomila dipendenti, di cui almeno
5mila in Francia. Le relazioni
industriali partecipative possono
rendere più trasparente la gestione
delle aziende. Ma in Italia
l'impegno del Parlamento di definire
una proposta bipartisan
sulla partecipazione è stata fatta
decadere. È singolare che la
Francia con una tradizione dirigista
sia arrivata prima dell'Italia,
muovendosi nella stessa direzione
della Germania.
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Cosa c'è dietro
il recupero
italiano
nei recepimenti
di Adriana Cerretelli
V è quasi sempre stato un
deficit a tormentare i
rapporti dell'Italia con
l'Europa. Quello nei conti
pubblici è di sicuro il più acclarato e
direttamente oneroso per cittadini e
imprese. Ma ce ne sono tanti altri, meno
noti però altrettanto devastanti, che ci
trasciniamo dietro da decenni. In realtà
da sempre. Il più ingombrante è il
deficit strutturale del sistema-paese,
una voragine dentro la quale le
profonde inefficienze della pubblica
amministrazione si sommano ai tempi
eterni della giustizia, a una paralizzante
giungla legislativa, alla farraginosità del
fisco, alla corruzione, etc. Non meno
che al diffuso provincialismo della
nostra classe dirigente. Sono tutti divari
con il resto d'Europa che,
accumulandosi, strangolano la
competitività delle nostre imprese e
scoraggiano gli investimenti esteri.
Miscela mortale quando la gara si
svolge su mercati aperti e globali.
Ridotto all'osso, il nostro altro non è
che un deficit culturale che, nonostante
6o anni di partnership Ue, ancora non
ci consente di sedere nel suo "salotto
buono" osservandone con naturalezza
regole e buone maniere. Un po' per
radicato italo-centrismo sotto la pelle
dell'europeismo ufficiale. Un po' per
scarsa conoscenza della macchina e
della meccanica comunitaria. Un po'
per indifferenza e sparsa superficialità
nel sottoscrivere patti europei di cui
spesso non si valutano appieno le
ripercussioni interne o le si colgono
solo per convincersi che alla fine il
famoso "vincolo esterno" a tutto vedrà
e provvederà. Quasi fosse la pozione
magica in grado di trasformare una
zucca nel cocchio di Cenerentola.
Però quel deficit non è ineluttabile. A
riprova di ciò, l'Italia ha appena
ricevuto a Bruxelles un buon voto per i
progressi compiuti negli ultimi sei mesi
ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
nella trasposizione della legislazione
sul mercato unico. Tradizionalmente ci
siamo sempre distinti tra gli ultimi della
classe. Questa volta no. L'ultima pagella
della Commissione Ue ci vede poco
sotto la media comunitaria (0,6%) in
fatto di deficit di recepimento: in un
semestre si è infatti ridotto a un terzo
passando dal 2,4 allo 0,8%. In concreto
l'arretrato da smaltire si è alleggerito di
21 direttive contro la media di 4. Che
cosa è successo? Per coordinare il
traffico di informazioni, contatti,
negoziati e infrazioni tra Roma e
Bruxelles il Governo Monti ha trovato
in Enzo Moavero Milanesi un ministro
per gli Affari europei in grado di
neutralizzare quell'euro-deficit
culturale che da sempre disturba il
nostro dialogo con l'Europa.
Ricorrendo a un giurista, a un
profondo conoscitore di tutti i gangli
del sistema comunitario, delle sue
leggi, dei suoi uomini e anche dei loro
tic per averli praticati per anni prima
dentro la Commissione Ue e poi come
giudice nel Tribunale di Lussemburgo,
l'Italia ha mostrato di saper fare gioco
di squadra a Bruxelles e con lo staff
della propria Rappresentanza
permanente ottenendo risultati positivi
in tempi brevi.
Naturalmente non tutte le lacune
sono state colmate. Nella pagella
europea continuiamo a detenere il
record assoluto di infrazioni, 67 contro
la media di p, e quello delle direttive
mal trasposte, che sono 29, cioè oltre il
triplo della media Ue. Persino più della
buona performance nel recupero dei
ritardi accumulati nel mercato unico, è
però il segnale che conta e dice che, a
certe condizioni, i nostri vizi europei
sono superabili. Per la verità lo
abbiamo già dimostrato in passato
sfoggiando insospettati "strappi"
virtuosi, come quello che ci permise
contro tutti i prono stic i di entrare
nell'euro (ma non di ripianare poi tutti i
deficit sottostanti, camuffati,
dimenticati ma in seguito riemersi per
essere oggi pagati dal paese a carissimo
prezzo). Altri tempi. Oggi gli strappi
non bastano. Ci vogliono metodo,
sistema e competenza. La lunga crisi
dell'euro ha dimostrato che in Europa
nessuno perdona nessuno, meno che
mai i suoi deficit di qualunque natura
siano. Né i pedigree europeisti di più o
meno lungo corso rappresentano un
salvacondotto sicuro. I Governi futuri
sono avvisati.
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s'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
Primo passo
per tutelare
la catena
industriale
di Paolo Bricco
"erni, Taranto e Piombi-
no. Nella nostra catena
dell'acciaio, il primo
anello può salvarsi. Sulla cartina
dell'Italia industriale Terni
c'è e, soprattutto, ci sarà nei
prossimi anni. Era una cosa attesa.
Ma non scontata. La crisi
è così dura che tende a congelare
gli assetti del sistema manifatturiero
internazionale. La
manifestazione di interesse
formulata ai finlandesi di Outokumpu
da una cordata composta
da Aperam (spin off
nell'inox di Arcelor Mittal), da
Arvedi (attraverso Ilta Nox) e
da Marcegaglia può assicurare
allo stabilimento umbro un futuro
(nella ipotesi minima) di
stabilità e (più probabilmente)
di crescita. Soprattutto evita alla
nostra economia di diventare
(ancora di più) una importatrice
netta di acciaio inossidabile.
A Terni si ottiene il 75% degli
acciai speciali piani prodotti
in Italia (in particolare nastri
a caldo e a freddo, più tubi saldati),
metalli inossidabili che finiscono
negli elettrodomestici
e nell'automotive a più alto valore
aggiunto (per esempio, le
marmitte delle macchine dei
segmenti premium e lusso, più
parti del vano motore).
L'acciaieria di Terni, con i
suoi 3mila addetti, funziona.
Coniuga volumi e flessibilità
organizzativa. I ricavi proc apite
superano il milione di euro.
Il Centro Sviluppo Materiali, la
maggiore società di ricerca applicata
nel campo della siderurgia
italiana, ha una propria sede
all'interno della fabbrica e,
dal z000, ha ricevuto commesse
per un valore superiore ai 5o
milioni di euro. I finlandesi cedono
la società italiana soltanto
perché costretti dall'antitrust
europea. L'operazione su
Terni, dunque, ha in generale
una valenza sistemica. Occorre
aspettare, invece, per capire
se nel particolare si potrà sviluppare
un vero e proprio polo
- organico e organizzato -
dell'acciaio inossidabile italiano.
Molto dipenderà dalle scelte
della multinazionale francoindiana
e dai suoi patti parasociali
(oltre che dagli equilibri
reali) con le due imprese italiane,
che sono in minoranza. Arvedi
ha due tubifici in provincia
di Cremona. Marcegaglia è
il primo trasformatore al mondo
di inox e, già oggi, è il primo
cliente italiano dell'acciaieria
di Terni.
Di certo, Terni non potrà
non sviluppare sinergie con gli
altri insediamenti di Aperam.
Allo stesso tempo occorrerà
verificare quale tipo di rapporto
si instaurerà con le attività
di Marcegaglia e di Arvedi.
L'ipotesi è quella di una verticalizzazione
del ciclo sul mercato
italiano. Terni produce l'acciaio.
Marcegaglia compra il
nastro e lo trasforma. Lo stesso
fa Arvedi. In ogni caso, Terni
potrà avere le risorse finanziarie
e le competenze manageriali
(italiane e straniere) per tornare
centrale in Europa. Di certo,
se l'operazione andrà in porto,
il sistema industriale italiano
avrà un elemento di maggiore
stabilità.
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ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
Lobreghisa
rinasce come
Ironcastings
:::::: La «Ferrari delle fonderie»,
la storica azienda reggiana
Lobreghisa fallita la scorsa
estate, torna in gioco come
Ironcastings. La cordata di imprenditori
guidata da Sergio
Redeghieri che l'ha salvata
punta a raddoppiare produzione
(oggi 7mila tonnellate l'anno)
e ricavi (13 milioni) grazie
agli ordini esteri e agli impianti
all'avanguardia (un maxi investimento
del 2008 che ha
contribuito al tracollo).
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press LinE
ll'erld CAS
Direttore Responsabile: Roberto Napoletano
Piano ue per nlanciare
p,
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Gozzi e il piano europeo
Il presidente di Federacciai
Antonio Gozzi ha rilanciato sul
Sole 24 Ore di ieri la necessità
di varare un piano europeo per
rafforzare la competitività
dell'industria siderurgica
:
21/02/2013
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done Indestflate Marcegaglia e Arvedi, con la lussemburghese Aperam, pronte a rilevare le attività italiane in vendita da Outokumpu
Cordata italiana per l'acciaio di Temi
Antonio Marcegaglia: «Il sito non deve rimanere isolato, va valorizzato in ambito europeo»
skN'
Matteo Meneghello
La prima offerta ufficiale per
rilevare le Acciaierie di Terni -
messe in vendita dai finlandesi di
Outokumpu per evitare di trovarsi
in una posizione dominante sul
mercato europeo dell'acciaio inossidabile
dopo l'acquisizione di Inoxum
da ThyssenKrupp - parla italiano.
I gruppi Arvedi (attraverso
Ilta Inox) e Marcegaglia hanno annunciato
ieri di avere siglato un
memorandum di intesa con Aperam
(è uno spin off delle attività di
ArcelorMittal nell'inox) per creare
una joint venture italiana che
punti all'acquisto di Ast.
In base ai termini del memorandum-
si legge in una nota congiunta
- Aperam sarà l'azionista di
maggioranza, mentre Arvedi e
Marcegaglia avranno quote paritetiche
di minoranza. «L'esperienza
e le risorse combinate del consorzio
- prosegue il comunicato - saranno
mirate a migliorare la competitività
e la redditività della fabbrica
italiana nel mercato europeo
dell'acciaio».
«I veri player europei in questo
segmento sono pochi - spiega Antonio
Marcegaglia, amministratore
delegato con la sorella Emma
del gruppo presieduto da Steno
Marcegaglia -, per questo motivo
è importante generare un piano industriale
serio e solido per Temi
che, se isolata, rischia di vedere disperso
il proprio patrimonio industriale,
difeso e rafforzato in questi
anni. Da qui la scelta di associare
ad Aperam Pitalianità, la conoscenza
del territorio e dello stabilimento
di Marcegaglia e Arvedi».
Il memorandum d'intesa è ancora
aperto: i lussemburghesi avranno
sicuramente la maggioranza as-
soluta, ma ancora non è stata fissata
la soglia. I due partner italiani si
spartiranno equamente la quota di
minoranza. L'offerta dovrebbe essere
ufficializzata presto, entro la
prossima settimana: secondo alcuni
analisti interpellati da Reuters
potrebbe aggirarsi sui 500 milioni.
«Aperam sarà l'operatore industriale,
ma non va sottovalutato il
nostro ruolo - ha aggiunto Marcegaglia
-. Oggi siamo il più importante
cliente terzo di Terni, così
come Ast è per noi il primo fornitore
di inox, con una fornitura di circa
il 5o% del nostro fabbisogno.
Conosciamo e apprezziamo lo stabilimento
e il management e sap-
L'OPERAZIONE
L'obiettivo dei finlandesi
è finalizzare la cessione
entro il secondo trimestre
Alla finestra anche JP Morgan
con il fondo One equity
piamo quali potenzialità possa offrire
il sito umbro. Una cessione di
Terni fuori dall'ambito europeo o
in una logica non industriale può
essere rischiosa per la sopravvivenza
stessa dello stabilimento».
Per queste ragioni anche il tubificio,
ad oggi escluso dal correttivo
proposto da Outokumpu all'Unione
europea, è nel mirino della cordata.
«Ci stiamo ragionando - conferma
Antonio Marcegaglia-: senza
dubbio si tratta di un impianto
che è importante tenere integrato
all'interno del perimetro».
Outokumpu ha accolto con favore
l'interesse della cordata italolussemburghese.
«Ci sono molti
candidati in questa fase del processo
di vendita - ha commentato la
portavoce di Outokumpu, Saara
Tahvanainene -, e il consorzio di
Aperam è uno di questi. La vendita
sta andando avanti come previsto
e si prevede di chiudere nel secondo
trimestre». L'interesse è
stato invece accolto con scetticismo
dai sindacati. «Di concreto
non c'è niente, al di là del piano
operativo del management ternano
che prevede 25o esuberi», ha
commentato Fiom, che chiede
«un gruppo industriale che sia in
grado di garantire l'integrità del sito
ed un piano industriale serio
per altri 5 o 6 anni». Anche Fim ha
osservato che «per ora sono parole:
aspettiamo i fatti». E così pure
Uilm,prima di commentare, attende
di conoscere i dettagli dell'offerta.
La cessione dello stabilimento
temano è, come detto, richiesto
dall'Unione europea per approvare
l'acquisizione del ramo Inoxum
di ThyssenKrupp (di cui Ast
fa parte) portata a termine da Outukumpu.
Secondo fonti industriali
riportate da Reuters, tra gli altri
interessati ci sarebbe anche One
equity, la divisione di private equity
di JP Morgan.
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Cordata nal lana per facci aio di Temi

pressunE
L'industria siderurgica
Siti di produzione
Aitofor
Fonte: Federacciai
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ll'erldOIS
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O 3:
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Produzione di acciaio.
Milioni di tonnellate
1990
1995
2008
2009
2010
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2012
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Cordata iral iana per facci aio di Temi

pressunE
ll'erld CAS
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Ora si deve
crescere
anche
in casa
di Stefano Manzocchi
IX entre usciva il suo
i bollettino su fatturai
Vto e ordinativi industriali
a dicembre 2012, ieri
l'Istat pubblicava anche un
nuovo prodotto, il Primo
Rapporto sulla competitività
settori produttivi. Una coincidenza
interessante, perché
abbiamo ormai capito che la
recessione che procede da
cinque anni si innesta su una
stagnazione più lunga del nostra
sistema socio-economico
(che si può definire anche
"declino") e che presenta caratteri
strutturali.
Il perimetro dell'industria
italiana si contrae, a motivo
di un mercato interno regressivo
che la dinamica degli
sbocchi all'estero talvolta
compensa solo in parte, stavolta
non riesce affatto a
compensare: questa la sintesi
della congiuntura manifatturiera,
visto che rispetto al
dicembre 2011 anche il fatturato
estero destagionali77ato
registra a distanza di un anno
un piccolo calo.
Beni di consumo durevoli
e beni intermedi sono le vittime
principali della sfiducia
diffusa tra i consumatori e gli
imprenditori, che l'Istituto di
statistica ha già fotografato
in molte occasioni.
Dagli sviluppi sul mercato
interno non possiamo attenderci
molto nei prossimi
mesi e forse nei prossimi anni.
Nel breve termini la flebile
ripresa annunciata dal Governatore
Visco appare più
che altro come il fondo della
recessione più che la rampa
di lancio per una crescita sostenuta
della domanda interna:
pesano l'incertezza politica,
il credit crunch, la paralisi
politica ed economica
dell'Eurozona.
Ma anche spostando lo
sguardo sul medio termine,
è difficile pensare che un Paese
invecchiato, con unabas-
sissima natalità ed una distribuzione
del reddito che rispecchia
più l'impegno, i risparmi
e le rendite delle generazioni
ormai anziane,
possa tornare ad alti ritmi di
consumo sostenuti nel tempo.
Per necessità, occorre
guardare ai mercati esteri
più dinamici, verso l'Atlantico
ed il Pacifico.
Le nostre imprese industriali
lo hanno compreso da
tempo, ed hanno fatto di necessità
virtù, anche se la debolezza
del mercato nazionale
pesa pure per gli esportatori
che lavorano sovente, rispetto
ai concorrenti, con un
eccesso di capacità produttiva
e dunque costi più alti per
via di una componente nazionale
del fatturato in caduta
da anni. Riorientare le vendite
dall'interno verso l'estero
non è questione che si possa
risolvere all'istante, e nel frattempo
la capacità inutilizzata
pesa sui conti aziendali.
Il Rapporto sulla competitività
dell'Istat fotografa l'imponente
e prolungato sforzo
di trasformazione delle imprese
industriali italiane sui
mercati esteri durante il triennio
2007-2010, e dà conto
di quel processo di trasformazione
del tessuto produttivo
al quale spesso ci si riferisce
come "distruzione creatrice":
le imprese con relazioni
commerciali e produttive
con l'estero sono diminuite
infatti di 5000 unità, ma sono
aumentate del 18% quelle
che adottano forme più evolute
di internazionalizzazio -
ne mentre quelle che hanno
ripiegato su forme meno sofisticate
sono state i112 percento.
Circa 3.500 imprese, dunque,
si sono mosse verso modelli
dibusiness più avanzati.
E colpisce che se interrogate
sui vincoli all'espansione
estera, le imprese dichiarino
come, più che la dimensione
ridotta o la scarsità di credito,
pesino le difficoltà ge stionali
ed organizzative.
Come più volte abbiamo
sostenuto, investire in competenze
e capitale immateriale
è la vera bussola per navigare
al meglio sul mercato
globale.
smanzocchi@luiss.it
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Rapporto Sace A spingere le vendite all'estero negli anni 2013-2016 saranno i settori a medio-alta tecnologia, guidati dalle macchine utensili
Beni strumentali motori dell'export
Tra le aree di sbocco l'Europa resta leader ma avanzano i Paesi Asean, Turchia e Brasile
Laura Cavestri
MILANO
Una progressione lenta ma
costante che richiede il "coraggio"
di penetrare le economie
emergenti meno "blasonate" senza
abbandonare il nostro primato
in Europa. Come? Con macchine
utensili ad alto tasso di innovazione
- che cresceranno oltre il ionio
nel prossimo triennio - capaci di
rispondere, con elettronica ed
elettrotecnica alle nicchie di eccellenza
in tutta l'Asean e nelle Americhe
a più alto tasso di dinamismo
(dalla Turchia all'Indonesia,
dalla Colombia al Messico). Food,
vino e "made in Italy" cresceranno
negli stessi mercati (ma un
po'meno, attorno al 6%) a patto
che siano d'alta gamma.
La fotografia delle stime
sull'export italiano nel prossimo
triennio e delle rotte più interessanti
l'ha scattata l'ultimo Rapporto
Export 2013-2016 di Sace, presentato
ieri pomeriggio al Palazzo
della Borsa di Milano.
L'export italiano dibeni crescerà
del 7,2wo nel 2013 e accelererà il
ritmo di crescita negli anni successivi
fino a mettere a segno un
+8,5% nel 2016, pari a 535 miliardi
di euro. Il trend positivo è il frutto
di un processo di "ristrutturazione
silenziosa" delle Pmi più dinamiche
e di tante multinazionali "tascabili"
del Made inItaly: più qualità
e innovazione di processo e di
prodotto e un riposizionamento
geografico che, senza dimentica-
re il fatto che Germania e Ue restano
il nostro primo mercato, deve
contrastare il rallentamento delle
economie avanzate guardando a
molti emergenti. Una lenta ma sostenuta
risalita, che ha consentito
di recuperare i livelli pre-crisi già
nel 2011 (+11,4°/o), dopo il recupero
parziale, nel 2010 (+15,6%) rispetto
al -20,9 0/o dell'annus horribilis
2009.
PREVIMONI
Possibili quattro anni
di sviluppo delle esportazioni
moderato ma progressivo,
a un tasso medio annuo
del 7,9 per cento
NEXT GENERARON MARKET
In una logica di lungo termine
il report segnala un numero
significativo di mercati
di prossima generazione,
situati nel Sud-Est asiatico
Tra i mercati chiave per
l'export italiano non solo economie
emergenti come Cina (verso
cui si prevede una crescita media
annua dell'export italiano pari al
12,3% nel quadriennio 2013-16),
Brasile (+11,3%), Romania (10,6%),
Turchia (+10,2%), Russia (+94%)
e Polonia (84%) ma anche economie
mature come Svizzera
(+11,5%), Stati Uniti (+11,2%), Francia
(+7°/o) e Germania (+6,6%). Ma
in una logica di medio-lungo termine,
tuttavia, il Rapporto segnala
un numero significativo di mercati
di prossima generazione
(next-generation market), localizzati
prevalentemente nel Sudest
asiatico, verso i quali il nostro
export sta mettendo a segno tassi
di crescita sostenuti: come Indonesia
(io"), Filippine (10,8%),
Malesia (+9,6%), Cile (+8,9%), Nigeria
(+94%), Angola (+10,2%) e
Qatar (+9,7 per cento).
Saranno i comparti a medio-alta
tecnologia a guidare le performance
dell'export italiano. Complessivamente,
registreranno i
più elevati tassi di crescita i beni
d'investimento, trainati dai settori
meccanica strumentale (+9,7%)
e apparecchiature elettriche
(+8%) e i beni intermedi dell'industria
metallurgica (+10,1%), estrattiva
(+8,8%), della gomma e della
plastica (+8,6%) e chimica (+8,3
per cento).
Il Made inItalytradizionale (alimentari,
arredamento, abbigliamento)
vedrà ridimensionato invece
il proprio ruolo propulsivo,
con tassi inferiori al 6%, ad eccezione
di bacini di opportunità
nell'alto di gamma. La "Bussola
delle opportunità" di Sace segnala,
invece i mercati migliori in rapporto
ai settori. Come la meccanica
strumentale in Indonesia e l'industria
dei metalli negli Emirati
Arabi Uniti e in Angola. Mentre
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Bern swumentali notori delPexp

press unE
nel medio-lungo termine le rotte
saranno:India e Cile per i prodotti
alimentari, Singapore e Qatar per
l'arredamento e Indonesia e Corea
del Sud per l'abbigliamento;
Messico, Malesia, Sudafrica per i
mezzi di trasporto; Tailandia,
Messico ed Emirati Arabi Uniti
per la gomma e plastica. Senza
contare le prospettive offerte dai
piani d'investimento di Paesi me-
È il processo organizzativo del
lavoro — figlio della
globalizzazione e della riduzione
"fisica" e "virtuale" delle distanze
geografiche—in base al quale le
singole fasi della filiera di
produzione vengono parcellizzate
e svolte da fornitori e reti di
imprese sparse in diversi Paesi in
base alla convenienza economica
e al grado di competenza e
specializzazione delle diverse
aziende coinvolte. Dalla
concezione del prodotto alla
vendita diretta al consumatore,
tutte le fasi intermedie si possono
coinvolgere in un network di
imprese dislocate in diversi paesi
ll'erld CAS
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diorientali come il Qatar.
«Nei Paesi che affrontano la
transizione ad un'economia moderna
e di mercato -ha sottolineato
Raoul Ascari, chiefoperating officer
di Sace - meccanica e agroprocessing
sono funzionali alla
crescita. E solo in prospettiva lo diventa
l'alta gamma. Vi sono Paesi
emergenti già "maturi" per il made
in Italy d'alto livello, come dimostra
il boom delle Ferrari in Cina,
mentre su un medio-lungo periodo
Asean e Africa hanno un potenziale
di classe media in crescita
che può rappresentare uno sbocco
anche per i beni di consumo».
Ma alle imprese italiane mancano
sia le dimensioni (e quindi struture
ed economie di scala) sia canali
distributivi adeguati a supportarli
nei mercati più lontani. Come ha
ricordato Alessandra Lanza, responsabile
analisi economiche di
Prometeia, «Nonbasta raggiungere
mercati lontani con vendite occasionali.
Bisogna saperci rimanere.
È spesso la persistenza che ci
differenza dai tedeschi». «Le imprese
italiane - ha concluso Ascari
- sono già bene inserite nelle cosiddette
"catene globali di valore",
cioè in specifiche fasi dei processi
di trasformazione dei prodotti.
Mentre risultano efficaci le
reti d'impresa, di cui, da un nostro
sondaggio, emerge che hanno
esperienza da quasi dieci anni tre
quarti delle imprese con esperienze
di internazionalizzazione».
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Bern splunentali motorl delPexp

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ll'erld CAS
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,
Una rete
a favore
delle piccole
imprese
MILANO
::::::::: Una rete di "sportelli"
disseminati sul territorio
per facilitare l'internazionalizzazione
delle imprese italiane
che, ancora in misura
troppo limitata, operano oltreconfine.
Su oltre 6 milioni di imprese
registrate in Italia, solo
212mila operano sui mercati
internazionali e, di queste,
una parte assai ridotta,
di poco superiore alle lomila
unità, lo fa stabilmente.
Il potenziale, tuttavia, nelle
stime di Unioncamere, è
alto ma una quota cospicua
di imprese ha difficoltà o informazioni
insufficienti per
fare "il gran salto" oltrefrontiera.
Le ridotte dimensioni
delle imprese sono l'ostacolo
principale all'internazionalizzazione
e alla successiva
crescita sui mercati di tutto
il mondo.
Proprio per agevolare
questo passaggio, rendendo
servizi reali ed omogenei
su tutto il territorio nazionale,
il sistema delle 105
Camere di commercio ha
strutturato una rete di
sportelli per l'internazionalizzazione
che adempiranno
al ruolo di punto di
contatto primario sul territorio
a favore delle imprese
che vogliano operare
con l'estero. Forniere informazioni
e strumenti
operativi sarà la missione
principale della rete.
Un'iniziativa prevista dalla
Cabina di regia per l'Italia
internazionale (istituita dal
decreto Salva-Italia e attiva
dallo scorso luglio) cui avevano
partecipato il ministro
per gli Affari regionali e Turismo,
Piero Gnudi, quello
perle Politiche agricole, Mario
Catania, il governatore
delle Marche, Mario Spacca,
in rappresentanza delle
Regioni, il presidente di
Unioncamere Ferruccio
Dardanello, il membro del
comitato esecutivo
dell'Abi, Guido Rosa, il presidente
di Rete imprese italia
Giorgio Guerrini e il presidente
dell'Alleanza delle
cooperative italiane, Luigi
Marino. L'obiettivo è stimolare
la crescita e la conquista
di quote sui mercati internazionali.
Prende dunque corpo
l'iniziativa voluta dal presidente
di Unioncamere Ferruccio
Dardanello.
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' egm-mo,'AelZ La nuova frontiera
Missione a Singapore
per crescere in Asia
Rita Fatiguso
MILANO
Il "modello americano"
messo a punto da Mise e FederlegnoArredo
sarà testato anche
sui nuovi mercati. Lo assicura
Pietro Celi, direttore del
dipartimento internazionalizzazione
del ministero, lo rimarca
Roberto Snaidero, presidente
di FederlegnoArredo. Che
aggiunge: «Guardiamo con
grande interesse a tutta l'Asia,
in primis la Cina, poi l'India.
Ma non solo. Perchè è tutto
l'Oriente, inclusi i Paesi
dell'Asean, che segnala lo sviluppo
più integrato utile per le
nostre aziende».
FederlegnoArredo inizia
ad avvicinarsi all'Asia p erchè,
non a caso, una delegazione
sarà proprio a Singapore il
prossimo 4-6 marzo per una
missione di grande importanza
strategica. Singapore non è
soltanto un hub finanziario,
anzi. La rapida crescita economica
degli ultimi anni ha crea-
to una fascia di redditi molto
elevati ed ha modificato il profilo
del consumatore locale
che, pur rimanendo abbastanza
pragmatico, è comunque diventato
più esigente, orientato
verso nuovi e moderni stili
divita e alla ricerca di esclusività
e design per l'arredamento
e l'home interior.
Federlegno vuol presentare
un gruppo di aziende italiane
considerate, in gergo, come
HIFF & F (Home Interior Fixtures
Finishings & Furniture),
settori riconducibili a bagno,
cucina, armadi, porte e illuminazione.
Con un occhio molto
attento ai principali studi di architettura,
developers e inte-
Costruzioni in espansione
La crescita del settore costruzioni
a Singapore nel primo trim. 2012
rior designers di Singapore
che sono considerati, in Asia,
all'avanguardia.
«Singapore, da sempre
una delle aree più importanti
dell'Asia per quanto riguarda
il mercato immobiliare, rimane
un partner privilegiato
e costituisce un'eccellente
porta di accesso per entrare
nei mercati del Sud Est Asiatico,
della Cina e dell'India»,
puntualizza Giovanni De
Ponti, direttore generale di
FederlegnoArredo.
C'è poi l'eccellente posizione
geografica, la grande stabilità
politica e finanziaria, l'ottimo
equilibrio tra intervento
pubblico e libero mercato,
una elevata produttività
dell'amministrazione e infrastrutture
di altissimo livello,
che hanno permesso a Singapore
di superare efficacemente
la crisi globale e sfruttarne
le nuove opportunità. Qualche
dato: il primo trimestre
2012 ha mostrato una crescita
del settore delle costruzioni
del 6,2% riconducibile sia alla
realizzazione di progetti pubblici
sia alla ripresa delle costruzioni
residenziali. Tutti ottimi
motivi per andarci.
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press LinE
di GIUSEPPE LEONELLI
una grave tegola si è
abbattuta nei giorni
scorsi su Fidindustria Emilia
Romagna, il Confidi
Regionale promosso
dalle associazioni industriali
e delle piccole e
medie imprese che si occupa
di prestare garanzia
a favore delle imprese
socie su finanziamenti
erogati da banche convenzionate.
A seguito di una lunga
ispezione, la Banca d'Italia
ha infatti deciso di
bloccare l'operatività a
Fidindustria. La notizia
è stata ufficializzata dagli
stessi ispettori nel
corso di un Consiglio di
gestione della società. Il
motivo? Capitali insufficienti.
Di fatto fino a una
nuova capitalizzazione
l'istituto non potrà più
offrire garanzie. Un problema
enorme per l'ente
(società cooperativa con
sede centrale a Bologna
e uffici distaccati a Piacenza,
Parma, Reggio e,
ovviamente, Modena)
ma soprattutto un problema
per il mondo delle
imprese emiliane che, al
culmine della crisi, vedono
complicarsi ulteriormente
l'accesso al
credito.
La storia
Attiva
dal 1981,
proprio lo
scorso au-
tunno Fi-
dindustria
aveva in-
globato at-
traverso u-
na fusione il Cofim modenese.
L'obiettivo dichiarato,
come spiegò
l'allora presidente del
Cofim Giuseppe Gelati
(oggi membro del Consiglio
di gestione di Fidindustria)
era quello di
qualificare la garanzia.
E l'unico modo era quello
di diventare soggetto
vigilato dalla Banca d'Italia
(detto 107) come appunto
è Fidindustria E-
PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
CR DITO
nco
21/02/2013
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Diffusione: n.d.
IL CASO Congelata l'attività del Confidi regionale fino a ricapitalizzazione. Ora chi ci metterà i soldi?
La Banca d'Italia ha bloccato
l'operatività a Fidindustria: mancano
i capitali, stop a garanzie per le imprese
milia Romagna. Il problema
è che proprio la
Banca d'Italia a pochi
mesi dalla fusione (il Cofim
modenese portò in
dote un patrimonio di
poco inferiore ai quattro
milioni) ha deciso di
bloccare l'attività.
Le garanzie
Come si legge sul sito
di Fidindustria la garan-
zia offerta alle imprese
socie viene calcolata in
percentuale rispetto
all'importo del finanzia-
mento erogato dalla ban-
ca. Tale percentuale può
variare da un minimo
del 30% ad
un massi-
mo dell'
80% a se-
conda della
tipologia
di o p er a-
zione. Pos-
sono esse-
re cumula-
te garanzie
per diffe-
renti operazioni fino ad
un massimo di 2.200.000
euro per azienda. «Il ri-
schio assunto da Fidin-
dustria, attraverso l'atti-
vità di prestazione di ga-
ranzia - si legge sul sito -
viene coperto dal patri-
monio della cooperativa
e, a seconda della tipolo-
gia di operazione, dall'u-
tilizzo di una serie di
fondi pubblici (Fondo
Regionale di Cogaran-
Pagina 60 di 74
zia, Fondo Europeo degli
Investimenti, Fondo
Centrale di Garanzia,
Fondi Antiusura)».
Come detto, per Banca
d'Italia il patrimonio di
Fidindustria in questo
momento non è più sufficiente
a sostenere le garanzie.
Di qui l'impossi-
CCO
STITUTI
5
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D
e
n
bilità a effettuare nuove
operazioni.
Conseguenze per le imprese
Va detto innanzitutto
che le garanzie già in es-
sere concesse alle azien-
de restano valide. A con-
fermarlo ieri è stato lo
stesso assessore regiona-
idindustría Emilia Roma gna ha stipula o convien
zioní con i segu enti istituti di credito:
Banca Centropadana Bcc
- Banca Di Boio
- Banca Di Piacenza gria
Ferrara) - Banca od en (Gruppo Cassa di Rispa O
- Banca Monte
- Banca Nazionaledel Parma Lavoro
- Banca Popolare Romagna
- Banco Popolare
Caríparma Credit Agricole
-'Cassa Di Risparmio Di Cento
- Cassa Di Risparmio Di Ferrara
- Dentsrhe Bank
- Federazione Banche di Credito Coop ativo
- San Felice 1893 Banco Popolare
- Unipoi Banca
Unicredit.
Finora le aziende socie di Fidindustria che appog gia
vano i loro conti su queste banche potevano contare sul-
la garanzia del Confidi Region ale s caso di richiest a dí
eredito. Ad oggi questo ausilio salta e ovvi =
tenere enere un prestito dalla banca diventa più com
i Pagina 3
Basca d'ItAra ha bloccalo
l'opentitàalidialubteix mancano
i capfiali, stop a garnie per le improe

press unE
le alle attività produttive
Gian Carlo Muzzarelli.
«Sulle garanzie in essere
non vi sono problemi -
ha spiegato Muzzarelli -
sono solo bloccate le operazioni
future in attesa
di accertamenti».
Già il problema è l'operatività
per il futuro. Le
aziende che mai come
oggi hanno bisogno di
aiuti per accedere al credito,
si vedono infatti
spogliate anche dell'aiuto
determinante del Confidi
regionale.
Fino a quando? La risposta
è nella stessa 'sentenza'
della Banca d'Ita-
lia: fino a
quando
qualcuno
non provvederà
alla
ricapitalizzazione.
In
buona sostanza
a
metterci i
soldi.
Ebbene chi sarà questo
qualcuno? Quanto costerà
l'operazione di ricapitalizzazione?Teoricamente
i soldi potrebbe
metterli la Regione, ma
non è escluso che possa
essere chiesto un impegno
anche ad enti diversi
come la Camera di Commercio
o le stesse Fondazioni
bancarie.
La crisi
Ma quante aziende ver-
PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
ranno penalizzate da
questa situazione di stallo
forzato? Avremmo voluto
porre la domanda agli
stessi vertici di Fidindustria,
ma ieri - contattati
telefonicamente -
hanno preferito non rispondere.
E' evidente che la si-
tuazione
Muzzarelli: «Sulle patrimo-
garanzie in essere non niale è peggiorataan-
vi sono problemi, sono che a causa
bloccate le operazioni della crisi
economica
future in attesa e probabil-
di accertamenti» mentemolte garanzie
offerte si
sono trasformate in veri
e propri passaggi di debiti
dalle aziende a Fidindustriaprosciugandone
il capitale. Detto
questo l'emergenza economica
non è affatto passata
e per molte imprese
la possibilità di accedere
al credito in questa fase
significa vita o morte.
Un bivio che, senza l'aiuto
del Confidi regionale,
potrebbe trasformarsi in
una condanna.
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21/02/2013
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Basca d'ItAra ha bloccalo
l'opentitàalidialubteix mancano
i capfiali, stop a garnie per le improe

press LinE
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Direttore Responsabile: Corrado Guerra
PARLA MI Uno dei soci forti dell'ente difende le scelte: «Licenziamenti inevitabili di funzionari strapagati»
«Crollati per colpa di Sofiser, ma il piano c'è»
Entro il 15 marzo il concordato: «Ci saranno delle dismissioni»
di ANDREA ZAMBRANO
., e fiere non sono al ca-
« I polinea, ma così non
potevano andare avanti».
Dopo giorni passati ad incassare
critiche, uno dei soci
forti dell'ente di via Filangeri,
Enrico Bini, presidente
ella Camera di Commercio,
rompe il silenzio sul
concordato preventivo in
cui è piombato l'ente fieristico.
E lo fa rispondendo ai
detrattori, tra cui il vecchio
amico Valter Franceschini,
che aveva puntato il dito
contro la nuova gestione
sottolineando le storture di
una situazione che ha portato
in pochi anni le Fiere a
forti passivi.
Bini, raggiunto in viaggio
da Prima Pagina, ricorda
che «le prospettive di crescita
ci sono ancora, ma il grosso
delle sorprese ce lo siamo
trovate quando Siper è stata
incorporata in Sofiser. Lì si
è trovata una situazione pesante,
in un quadro con dati
che non conoscevamo, aggravato
dal fatto che il patrimonio
della controllante
con la crisi del mattone è difficilmente
vendibile».
Ci sono state anche ragioni
di mercato oggettive a
preludere al crac: «La suinicola
che era il fiore all'occhiello
non dava più i risultati
di una volta, Casa & Tavola,
complice la crisi dell'edilizia,
è calata».
Si è arrivati così ad uno
stato di sofferenza che ha
portato al licenziamento di
4 dipendenti. Si tratta di
funzionari «lautamente stipendiati
a oltre 60mila euro
al mese - spiega -. E' chiaro
che la struttura attuale non
può più permettersi figure
di questo ruolo».
Chiediamo conto delle accuse
rivolte al direttore generale
Dario Deveronico, il
quale, oltre a percepire uno
stipendio da oltre 100mila
euro, ha anche numerosi benefit,
tra cui un Bmw fiam-
mante, che utilizza per tornare
nella sua Sanremo: «I
problemi non sono certo
questi - prosegue il presidente
Cciaa -. E' chiaro che
un direttore oggi serve alle
fiere, tanto più che Deveronico,
da quello che so, ha dato
anche una sua disponibilità
di massima a ridursi lo
stipendio. Ma il piano che
stiamo preparando ha bisogno
di avere un direttore generale
che guidi la fase di risanamento».
E la fase di risanamento, a
detta di Bini, passa inevitabilmente
dal salvataggio
della società per trovare «un
accordo con le banche e riposizionare
il debito. tutto
questo mentre le Fiere proseguono
il loro lavoro e si
continua a investire sui nostri
storici marchi».
Sul tema del concordato
preventivo e il rischio che si
ripeta la stessa situazione
comune a tante coop, con il
mancato pagamento dei fornitori,
Bini è categorico:
«Entro il 15 marzo dobbiamo
presentare il piano in
tribunale, ma è chiara la volontà
dei soci di pagare tutti
i fornitori. Si tratta per lo
più di aziende locali che da
Su Deveronico:
«Un direttore in
questa fase è
indispensabile».
Le accuse di
Franceschini: «Chi
è uscito da cinque
anni non dovrebbe
parlare...».
Enti locali: «A
Modena e Parma
danno di più,
perché ci credono
maggiormente».
Pagina 62 di 74
Ealpico BÉEZÈ, presidente deb Canlea'a efi Commweio, soc. orte della nera
sempre credono nelle Fiere».
Ma come sarà possibile rinegoziare
il debito con le
cinque banche socie, tra cui
Mps? «Ci saranno delle dismissioni
- spiega - anche se
alcune non saranno imminenti,
per questo credo che
il cda debba lavorare in
tranquillità».
Bini però non tralascia l'aspetto
delle polemiche scatenate
dal vecchio presidente
dell'ente, Valter Franceschini,
che con una lettera aperta
a Prima Pagina aveva
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squarciato il velo sui problemi
cronici delle Fiere. «Chi
è uscito dalle Fiere cinque
anni fa dovrebbe essere più
prudente, anche perché
Franceschini se ne andò liberamente
da via Filangeri,
e forse aveva capito quali erano
i problemi che ora stiamo
cercando di risolvere».
Chiediamo per quale motivo
Reggio vive con un evidente
complesso di inferiorità
il rapporto con le fiere
cugine di Modena e Parma:
«Può essere vero, ma bisogna
anche ammettere che i
soci pubblici a Reggio non
danno quello che le altre
province danno ai loro enti
fieristici, forse perché a
Reggio non ci hanno mai
creduto fino in fondo».
Pagina 4
∎Crollati per colpa di Sofiser, ma il piano db ,

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Direttore Responsabile: Corrado Guerra
11 2012 si è chiuso con 23 appuntamenti fieristici in calendario, con 7 nuove
manifestazioni rispetto all'anno precedente.
La manifestazione Ecocasa-Abitare Mediterraneo è stata calendarizzata ad ottobre
2013.
ELa 52esima edizione della Rassegna Sunicola Internazionale si svolgerà regolarmente
dal 18 al 20 aprile prossimi.
La prossima edizione di Casa & Tavola si terrà regolarmente ad ottobre 2013.
i E Immagina e Domani Sposi restano marchi e format di proprietà di Reggio Emilia Fiere.
Manifestazioni di organizzatori terzi, confermata la calendarizzazione di, tra le altre: Mostre
Canine nazionali e internazionali, Mostra scambio del Camer, Mostra Bovina, America's Fun (che
segue e completa il Salone del Cavallo Americano), Mostra del Fumetto, Zebra's ed Esposizione
Ornitologica Internazionale.
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∎Crollati per colpa di Sofiser, ma il piano db,

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Direttore Responsabile: Corrado Guerra
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IL CASO Rinviata al 5 marzo ogni decisione sul futuro della società a cui è stata revocata la convenzione del Caf
Uil Servizi, ancora senza soldi e lavoro tre dipendenti
Angeletti: «Forse sono stato un ingenuo, ma spero che i giudici facciano chiarezza»
di CORRADO GUERRA
-D aria controvoglia l'ex segre-
tario provinciale della Uil,
Luigi Angeletti, all'indomani
dell'assemblea di Uil Servizi , la
società a cui il Caf nazionale ha
revocato la convenzione e con i 3
dipendenti ancora in ferie coatte.
Angeletti, presidente di Uil Servizi,
sì è dimesso, ma l'assemblea
della società è stata rinviata al 5
marzo. Nessuna decisione è stata
presa sul futuro della società.
«Sono esterrefatto» dice Angeletti.
«Pensi che per la Uil, anzichè
il commissario regionale
Gianfranco Martelli, alla riunione
c'erano due avvocati. Forse sarebbe
stato meglio pagare gli stipendi
in ritardo dei dipendenti
più che far scomodare due avvocati
che chissà quanto si faranno
pagare...».
Cosa c'entrano gli avvocati?
E' quello che mi chiedo io: la Uil
è una organizzazione politico sindacale,
la presenza di due avvocati
ha un significato preciso. Ma
mi aspettavo che fosse presente
almeno il sub commissario Giuseppe
Rossi, perchè Uil Servizi è
una srl in cui il socio di maggioranza
è proprio la Uil».
Però la Uil camera sindacale
è un'altra cosa...
Certo, ma a Rossi mi sento di
dare comunque un messaggio: si
renda conto fin da subito con chi
ha a che fare.
Il problema della società e
fica gli n futurn nitr' rhp rlPi
suoi dipendenti resta aperto...
Ammetto di aver fatto una ingenuità.
Quando mi sono dimesso
da segretario provinciale della
Uil, i15 dicembre scorso, pensavo
che automaticamente le dimissioni
valessero anche per la Uil
servizi. Certo non mi aspettavo una
reazione del genere
Si riferisce al ritiro della convenzione
del Centro di assistenza
fiscale e, quindi, alla
perdita del posto per chi ci lavorava?
Ieri ho chiarito questa cosa, ho
fatto mettere a verbale le mie dimissioni,
ma bisognerà aspettare
64
Io penso che Rocco
Carannante oltre a
essere il tesoriere della
Uil e commissario
nazionale, ha sbagliato.
Quello che ha fatto
appare una vendetta
personale più che un
ragionamento politico e
sindacale. Lui ricopre
importanti incarichi in
varie società per conto
della Uil, tra cui la
Unipol. Cosa c'entra un
romano con la Unipol
che ha sede a Bologna?
99
fino a inizio marzo perchè si possa
decidere il futuro di Uil Servizi.
Credo però che la Uil confederale
abbia fatto un grosso errore
di valutazione.
Perchè?
Perché chiudere il Caf significa
buttare all'aria la professionalità
di chi finora ci ha lavorato ed è
stato apprezzato per quello che
ha fatto e rinunciare a una fonte
di possibile guadagno per la Uil
stessa attraverso il riconoscimento
di una quota-parte per ogni
pratica istruita.
Poi c'è la questione dei lavoratori...
E' una ricaduta gravissima,
non prendono lo stipendio e non
si sa che fine faranno. Non capisco:
come Uil andiamo nelle fabbriche
a difendere il lavoro di chi
lo sta perdendo e non difendiamo
i nostri lavoratori, quelli che lavorano
per la Uil?
Chi ha fatto l'errore di valutazione
di cui parlava prima a
proposito della revoca della
convenzione?
Gli ambienti li fanno gli uomini,
questo non un gruppo dirigente
cattivo ma mediocre, ciò che è
anche peggio. Io penso che Rocco
Carannante oltre a essere il teso-
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riere della Uil e commissario nazionale,
ha sbagliato. Quello che
ha fatto appare una vendetta personale
più che un ragionamento
politico e sindacale. Lui ricopre
importanti incarichi in varie società
per conto della Uil, tra cui la
Unipol. Un giorno si chiarirà
quale funzione svolga all'interno
di quel consesso perchè, a quanto
ne so, non ha mai messo al corrente
i quadri dirigenti della Uil
sull'attività o le linee programmatiche
di Unipol. Eppoi non capisco.
a proposito di territori, cosa
c'entri lui, che è romano, con
una società ha la ragione sociale
a Bologna.
Come finirà?
Sono preoccupato che non si sia
trovata una soluzione per queste
lavoratrici della Uil Servizi, la ritengo
una cosa indecorosa, a prescindere
dai problemi amministrativi.
Lei ha presentato un esposto
per chiedere chiarezza sulla
gestione dei conti Uil...
Sì, sono fiducioso del fatto che
la magistratura reggiana faccia
chiarezza.
Anche Grillo, di recente, ha
preso di mira la casta dei sindacati...
Ho sentito tante accuse in questa
campagna elettorale contro
Grillo, ma credo che predichi bene
e razzoli altrettanto bene. Se
lui è d'accordo vorrei incontrarlo
per fare una chiacchierata, davanti
a una pizza. Sul sistema del
sindacato ho qualcosa da dirgli.
Luigi Angeletti, ex segretario provinciale Uil
Pagina 9
, „ „.
Uil Servizi, ancora senza soldi e lavoro tre dipendenti
sol postldi lavoro

press unE
PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
In Municipio l'incontro con Kevin Hauswirth, esperto di social media
Area Nord & smart cities
Prove tecniche di e-govemment con le nuovetecnologie
ontinua la riflessiok_.
ne avviata dal Comune
di Reggio sul futuro
dell'Area nord della
città, sui temi dell'innovazione
e dello sviluppo
delle Smart Cities.
Nell'ambito di questo
percorso, ieri, grazie alla
collaborazione con
l'Ambasciata degli Stati
Uniti in Italia, si è tenuto
in Municipio un incontro
con Kevin Hauswirth,
Social Media Director
del Comune di Chicago,
in Italia in questi
giorni per alcune conferenze
alla Social Media
Week.
Kevin Hauswirth, esperto
di nuovi media e
incaricato dal sindaco di
Chicago di sviluppare
l'utilizzo dei social network
nelle relazioni tra
amministrazione e cittadini,
ha illustrato alcuni
dei progetti portati avanti
dalla municipalità americana,
oggi all'avanguardia
in materia di
e-government, attraver-
so ad esempio l'utilizzo
di Facebook, Twitter,
Youtube e la creazione di
applicazioni legate alla
vita della città e alle esigenze
dei cittadini,
dalla gestione del bilancio
comunale alla manutenzione
delle strade alla
comunicazione in caso
di emergenza nel caso di
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intense nevicate. All'incontro
hanno partecipato
i diversi soggetti partner
del Comune di Reggio
nei progetti di Smart
Cities come Università
di Modena e Reggio, Reggio
Emilia Innovazione,
Club Digitale, Club della
Meccatronica, Crpa Lab,
Tiwi, Fab lab.
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: n.d.
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Pagina 9
Uil Servizi, ancora senza saldi e lavoro tre dipendetdi
Angeki «rsesonolato un vqeoug masKoarguabfamanodiarezzo
Area Nord B smart cities

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Direttore Responsabile: Corrado Guerra
L CASO Assunzione di 29 persone tramite la riduzione oraria dei lavoratori dipendenti in organico
Accordo unico e rivoluzionario in Ifoa:
la solidarietà produce posti di lavoro
armato l'accordo per la
riorganizzazione dei rapporti
di lavoro dei collaboratori
a progetto di IFOA, l'Istituto
di formazione per operatori
aziendali che da più di
trent'anni si occupa a livello
nazionale di formazione, orientamento
al lavoro e progetti
internazionali in partnership
con i paesi europei.
«L'accordo che abbiamo siglato
in piena collaborazione
con il sindacato è un accordo
per molti versi unico nel suo
genere in Italia - spiega Umberto
Lonardoni, Direttore di
IFOA, alla guida dell'Istituzione
da poco più di un anno.
"Di fronte a una situazione economica
di crisi come quella
attuale e a una recente riforma
del mercato del lavoro che
ha ridotto gli ambiti di applicazione
delle forme di contratto
flessibili, l'ente si è posto
il problema di rispondere
modificando modalità e prassi
attuate in passato. Così, anche
se non scontato, abbiamo
scelto di provare a mantenere
il contributo lavorativo di
molti collaboratori con mo-
DIR ORE IFOA Umberto Lonardoni
dalità contrattuali coerenti
con la nuova legge. Il contratto
di solidarietà che è stato siglato
affronta principalmente
questi punti: assunzione di
29 persone tramite la riduzione
oraria dei lavoratori dipendenti
attualmente in organico;
garanzie per gli ulteriori
collaboratori anche tramite
l'uso della somministrazione;
definizione di un modello
di relazioni sindacali
anche per il futuro, che consenta
di supportare la piena
attuazione dell'accordo. Vorrei
ricordare - continua Lonardoni
- che è la recente ri-
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forma Fornero ad averci condotto
a trasformare tali modalità
contrattuali, che negli
ultimi anni non hanno generato
nessun contenzioso, segno
di un sistema lavorativo
percepito dagli stessi lavoratori
come equo e favorevole
sia in termini di autonomia
professionale che di compenso.
Certo che, se da una parte
anche sotto la spinta della
modifica normativa si sono
ridotti gli strumenti di flessibilità
in entrata, dall'altra
non si è supportata la creazione
di nuovi posti di lavoro, in
quanto i posti di lavoro non si
creano per decreto ma esistono
nella misura in cui le aziende
riescono a sostenerli.
Per questo, una vera riforma
del lavoro dovrebbe prevedere
una riduzione del costo del
lavoro dipendente. Ma dove
non è arrivata la riforma hanno
sopperito i dipendenti di I-
FOA che hanno materialmente
"messo mano al loro portafoglio"
per venire incontro ad
una esigenza contingente
aiutando l'ente ad applicare
la manovra di assunzione».
21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
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Uil Servizi, ancora senza saldi e lavoro tre dipendetdi
Angeki «rsesonolato un vqeoug mo sKome,guabfamanodiarezzo

press LinE
A..:.:.
ome Provincia non
ci sentiamo desti-
natari delle lamentele che
in questi giorni sono ap-
parse sulla stampa locale,
riferite a presunti ritardi o
trascuratezze nei confron-
ti delle imprese e dei citta-
dini colpiti dal sisma del
maggio 2012. Oltre all'atti-
vazione e al coordinamen-
to degli interventi diretti
ed immediati di tutte le as-
sociazioni provinciali di
volontariato e di protezio-
ne civile, abbiamo infatti a-
gito subito anche a favore
delle aziende e dei lavora-
tori, per garantire gli am-
mortizzatori sociali e la lo-
ro anticipata correspon-
sione". Pierluigi Saccardi,
vicepresidente della Pro-
vincia, chiarisce con que-
ste parole il lavoro svolto a
favore delle imprese e dei
lavoratori colpiti dal terre-
moto: "Si colloca, in questo
scenario d'impegni anche
la proroga dell'accordo
quadro provinciale neces-
sario per alcune aziende
che non sono ancora in
grado di riprendere l'atti-
vità dopo il sisma del Mag-
gio 2012. La decisione è sta-
ta presa nel tavolo regiona-
le degli ammortizzatori in
deroga, (anche per sisma),
del 17 gennaio scorso e con-
PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
Sostegno per le aziende colpite dal sisma
IlAmmortizzatori in deroga
e anticipazione sociale»
templa la proroga degli
stessi con causale "sisma",
fino al 30 giugno 2013, allegando
alla richiesta opportuna
documentazione che
attesti il permanere del
danno subito".
"Dall'ultimo tavolo tecnico
provinciale, svoltosi il
31 ottobre scorso, nella provincia
di Reggio Emilia erano
solo 4 le aziende che
chiedevano una proroga
della cassa integrazione
per sisma - prosegue il vi-
cepresidente - e presumiamo,
sulla scorta dei contatti
recenti, siano in numero
analogo anche per questo inizio
di anno 2013. Il dato
complessivo, registrato il
31.12.2012, per la provincia
di Reggio Emilia, è di 290
aziende ed oltre 4.000 lavoratori
colpiti dal sisma,
che hanno usufruito degli
ammortizzatori sociali
specifici, spesso e per fortuna
per brevi periodi".
Da luglio 2012 il protocol-
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21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
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Pierluigi Saccardi, vice presidente della
Provincia di Reggio Emilia
lo di anticipazione sociale
della cassa integrazione è
stato sottoscritto anche
per i lavoratori delle aziende
coinvolte in questo
drammatico evento.
"Partendo da quest'ultimo
dato - aggiunge Pierluigi
Saccardi - possiamo dire
che il protocollo di anticipazione
sociale offre, anche
in occasione dell'ultimo
disastroso terremoto,
la possibilità di attenuare
l'impatto sulle aziende e
sui lavoratori come era già
avvenuto in altre situazioni
simili, dovute alla crisi
economica. Complessivamente,
dal 2009 al 2012, attraverso
l'utilizzo del protocollo,
sono state concesse
anticipazioni, in oltre 400
aziende della nostra provincia,
a favore di 3.600 lavoratori
per un importo
complessivo che supera i
15.000.000 di Euro. Gli accordi
quadro sottoscritti a
livello provinciale, che oggi
rinnovano quelli attivati
nel giugno e nell'agosto
scorso hanno permesso di
velocizzare le procedure
per l'ottenimento della cassa
integrazione ad aziende
e lavoratori colpiti dal sisma,
anche se fortunatamente
quasi tutte le attività
sono riprese, tranne alcune
che hanno avuto i
danni più gravi".
Pagina 25

pressunE
PRIMA PAGINA
Direttore Responsabile: Corrado Guerra
AZIENDE Nuova tappa della collaborazione del marchio reggiano
Industree per Vodafone Italia: è disponibile online
il progetto editoriale sulla sostenibilità
ustainability" è il
nome dell'ultimo
prodotto digitale di Vodafone
Italia e Fondazione Vodafone
Italia firmato Industree,
l'azienda reggiana
che da anni collabora con
l'azienda leader nel mercato
della telefonia mobile.
Obiettivo del progetto è
di raccontare il Bilancio di
Sostenibilità di Vodafone Italia
e il Bilancio di Missione
di Fondazione Vodafone
Italia 2011/2012 attraverso
un linguaggio completamente
nuovo, coinvolgente
e facilmente fruibile da diversi
supporti.
Si tratta di un prodotto editoriale
che attraverso approfondimenti,
contenuti
mediali e video interviste
ai collaboratori, racconta
le iniziative e i progetti di
sostenibilità realizzati
dall'azienda e della Fonda-
zione tra il 2011 e il 2012.
Attraverso l'App è possibile
accedere a tre diverse
aree di interesse, con le
quali si cerca di approfondire
il tema della sostenibilità
a 360 gradi: due sezioni
sono dedicate rispettivamente
al Bilancio di Sostenibilità
di Vodafone Italia e
a quello di Missione della
Fondazione Vodafone Ita-
lia, per il periodo
2011/2012. Alcuni contenuti
multimediali invece
sono presenti nella terza
sezione, dedicata a contributi
extra.
Anche quest'anno il progetto
creativo del Bilancio
di Sostenibilità di Vodafone
Italia e del Bilancio di
Missione della Fondazione
Vodafone Italia è stato
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realizzato grazie all'impegno
e alla passione di 16 ragazzi
coinvolti in un percorso
di formazione professionale,
sviluppato insieme
all'Associazione Culturale
Arteteca di Napoli e all'Associazione
Nazionale per la
tutela della Fanciullezza e
dell'Adolescenza Onlus di
Milano.
Vodafone Italia ha trovato
nel digitale il canale più adatto
per esprimere la propria
mission rivolta all'innovazione
proponendo un
progetto di comunicazione
diretto, volto a connettere
la community e il mondo aziendale
in tutte le sue declinazioni.
Il prodotto editoriale multipiattaforma"Sustainabililty"
è già presente negli
store Google Play e Apple
Store, in due versioni: una
estesa per i tablet e una per
gli smartphone, che presenta
l'estratto del Bilancio.
01/03/2013
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.
Pagina 25
Almodimbriin
ealldpatlonesodab

pressunE
la Repubblica
Direttore Responsabile: Ezio Mauro
caso
Il Porcellum
del lavoro
TITO BOERI
LA LEGGE 92 del
2012, che passerà ai
posteri come la
riforma Fornero, rischia di
fare la stessa fine del porcellum.
SEGUE A PAGINA 43
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21/02/2013
Periodicità: Quotidiano
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Monti:laMerkelnonvuoleilPd
UkrlinoloNuolin. Mirdopio 13 .cm
Ipersioniffimcod
perl'Imu truffadel Pdl
Pagina 1
buca III Il I

press LinE
la Repubblica
Direttore Responsabile: Ezio Mauro
IL PORCELLUM DEL LAVORO
TITO BOERI
(segue dalla prima pagina)
coloro che l'hanno votata, non pochi di
coloro che l'avevano ispirata, l'hanno
ormai bocciata a priori, senza appello.
Ma a molti dei suoi critici più accesi con-
viene che rimanga tutto così, per non dividersi.
Enrico Letta propone una moratoria sulla riforma
e il direttore della Fondazione Di Vittorio,
Fiammoni, sostiene p er radio che sono altri i problemi
di cui occuparsi. Prevedibile allora che ce la
terremo alungo proprio come l'attuale legge elettorale:
bersagliata, insultata, ma immanente,
inamovibile.
i: davvero fastidioso il voltagabbana dilagante
in quello schieramento composito che aveva
votato la riforma del mercato del lavoro del governo
Monti. Capireiun ravvedimento dopo essersi
resi conto di effetti indesiderati della nuova
normativa. Errare, dopotutto, humanum est.
Ma il problema è che chi oggi volta le spalle alla
riforma che ha appena approvato, lo fa prima di
avere riscontri obiettivi sui suoi effetti. Bisogna
dare atto al ministro Fomero di avere creato le
basi per una valutazione approfondita rendendo
finalmente disponibili dati che i suoi predecessori
si erano tenuti per loro, per citarli e magari
manipolarli a loro piacimento. Ma ci vorranno
ancora dei mesi prima di avere dati sufficienti
per valutare in modo adeguato l'impatto
della legge 92. Chi scrive non è mai stato un sostenitore
della riforma, ma è contrario ai processi
sommari anche perché ci impediscono di
imparare davvero dagli errori.
Deprime ancor di piùnotare come i voltagabbana
abbiano solo nostalgia del passato, come
se il nostro mercato del lavoro prima della legge
Fornero funzionasse a meraviglia. Il Pdl e la Lega
Nord, nei loro programmi, propongono di
"tornare alla legge Biagi". Il Movimento 5 Stelle
propone addirittura la "abolizione della legge
Biagi", dimentico del fatto che, per l'appunto,
ormai c'è la legge Fomero. Rivoluzione Civile
chiede ilripristino dell'articolo 18.I programma
del Pd e di Sel contengono solo principi generici
o promesse di piani mirabolanti, tipo un
"grande piano per aumentare l'occupazione
femminile" o un "programma straordinario per
gli asili nido". Questi mega piani sul cui finanziamento
non viene accuratamente fornito alcun
dettaglio servono solo per fingere di occuparsi
di quello che molti italiani percepiscono
come il problema numero uno. L'unico partito
che non si limita a guardare indietro è Scelta Civica:
nella postilla sul lavoro all'agenda Monti,
si propone la sperimentazione di contratti più
flessibili sulla base di una nonna (un articolo 8
oscurato dal confronto sull'articolo 18 dello Statuto
dei Lavoratori) introdotta dall'allora ministro
Sacconi. L'articolo 8 del decreto legge 138
approvato ne12011 permette alle parti sociali di
derogare alle disposizioni di legge, negando
qualsiasi ruolo a delle leggi dello Stato nel fissare
standard minimi in termini di salario, protezione
dell'impiego e orari dilavoro. La "scelta civica"
è dunque quella di affidare il compito di
riformare il mercato del lavoro a sindacati e
Confindustria. Del resto come potrebbe chi ha
imposto il voto di fiducia sulla riforma Fomero
presentarsi come il riformatore della riforma?
Nonostante
il nostro
mercato del
lavoro vada
di male in
peggio, chi
compete in
queste elezioni
ci propone
perciò
di tornare indietrooppure
di non fare
proprio nulla.
Non è una
prospettiva
particolarmenteallettante.
E, quale
che sia il
giudizio (male
che si potrà
dare della
riforma For-
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nero, ci sono alcune emergenze legate all'emorragia
di posti di lavoro che qualsiasi governo
dovrà inevitabilmente affrontare subito.
Non si può perciò restare fermi nel riformare il
mercato del lavoro. Le due principali emergenze
riguardano il percorso di ingresso nel mercato
del lavoro e gli ammortizzatori sociali.
Un percorso di ingresso. L'unica cosa che
sappiamo sin qui degli effetti della riforma Fornero
è che sta contribuendo a ridimensionare
alcune figure contrattuali che, prima della sua
entrata in vigore, continuavano a crescere nonostante
la crisi. Tra queste, il lavoro a chiamata
e le associazioni in partecipazione. C'è stata
una netta inversione del trend in questi contraiti
dal luglio 2012. Dato che la recessione era già
in atto, il cambiamento di rotta può essere realisticamente
attribuito alla riforma. Si tratta, in
non pochi casi, di abusi compiuti da datori dilavoro
che vogliono non solo risparmiare sul costo
del lavoro, ma anche trasferire sul dipendente
i rischi di impresa, per giunta pagandolo
pochissimo. Quindi po co male, si dirà, se questi
contratti so-
no stati ridi-
mensionati
dalla legge.
Ma il proble-
ma è che a
questa di-
struzione di
posti precari
non ha corri-
sposto la
creazione di
posti a mag-
giore stabi-
lità. Il caso dei
contratti a
progetto è
eloquente a
questo ri-
guardo oltre
ad essere
quantitativa-
mente più
importante.
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la Repubblica
Direttore Responsabile: Ezio Mauro
Secondo le stime di Veneto Lavoro, solo il 15 per
cento degli 11 mila contratti di collaborazione
distrutti nel terzo trimestre de12012 in quella re -
gione è stato trasformato dalla stessa impresa
nei mesi successivi in nuovi rapporti di lavoro.
Occorre perciò creare un percorso di stabilizzazione
che offra al datore di lavoro un'alternativa
ai contratti di lavoro precari in essere. La
riforma Fornero punta sul contratto di apprendistato,
prevedendo anche forti incentivi fiscali.
Ma il contratto di apprendistato, oltre ad avere
forzatamente una platea limitata, richiede
una normativa regionale specifica, dunque
tempi lunghi, mentre siamo in piena emergenza.
Non c'è tempo neanche di affidarsi a sperimentazioni
locali di contratti di inserimento.
Bene che il governo intervenga delineando un
percorso di entrata nel mercato del lavoro alternativo
ai contratti precari che si vuole scoraggiare,
possibilmente proponendosi di dare
orizzonti lunghi, di stabilizzare gradualmente il
lavoratore.
Ammortizzatori sociali. Mancano i fondi per
la cassa integrazione, il cui utilizzo è tornato ai
livelli record del 2009. Si tratta di esuberi strutturali,
per lo più anticamera di disoccupazione,
come testimoniato soprattutto dall'esplosione
di ore di cassa integrazione straordinaria. Qui
occorre una scelta chiara nell'utilizzo delle poche
risorse disponibili per le politiche del lavoro.
Noi continuiamo a spendere mezzo punto di
pil in politiche cosiddette attive del lavoro, soprattutto
corsi di formazione di dubbia efficacia,
che assorbono quasi 7 miliardi all'anno. In
recessioni ripetute e pesanti come quelle in corso,
i problemi sono tutti sul lato della domanda
di lavoro, mancano i posti di lavoro, non certo i
potenziali lavoratori. L'offerta di lavoro è addirittura
cresciuta nell'ultimo anno in cui il numero
di disoccupati è aumentato molto di più
del numero di posti distrutti. In questo contesto
bisogna chiedersi se non ha senso sopprimere
molti di questi corsi di formazione e utilizzare le
risorse così risparmiate per offrire un reddito ai
disoccupati anziché a chi gestisce, sindacato in
prima persona, la formazione dei disoccupati.
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LA STAMPA
Direttore Responsabile: Mario Calabresi
3
LA STRADA
STRETTA
DELLA RIPRESA
STEFANO LEPRI
Tra le semplificazioni
delle ultime ore di
campagna elettorale si
fa fatica a ragionare sui motivi
veri di una crisi industriale
grave come quella rivelata
dai dati di ieri.
E' essenziale distinguere
tre elementi assai diversi tra
loro: declino storico del modello
economico italiano, errori
di governo nazionali degli
ultimi anni, errori di governo
dell'Europa.
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LA STAMPA
Direttore Responsabile: Mario Calabresi
LA STRADA
STRKTTA
DaLA
RIPRK SA
STEFANO LEPRI
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Da una quindicina anni il sistema Italia
arrancava con il fiato sempre più
grosso, per responsabilità diffuse.
Nella grande crisi, dal 2007 in poi, chi
governava a Roma non ha voluto am-
mettere che proprio per questo motivo potevamo
esserne colpiti più di altri. Quando in più si è
rivelata la fragilità dell'euro, la diffidenza reciproca
tra i 17 governi ha impedito di trovare soluzioni
vantaggiose per tutti; ciascun Paese ha cercato
di ributtare le difficoltà sugli altri.
Sulle imprese italiane in affanno pesa una cura
di risanamento dei conti pubblici inevitabilmente
dura perché adottata troppo tardi, quando lo
Stato era sull'orlo dell'insolvenza. Ci circonda
un'Europa dove la legge del più forte ha condotto
ad una eccessiva austerità che non è nemmeno
negli interessi dei tedeschi, casomai soltanto delle
forze economiche dominanti in Germania.
Nulla potrà tornare come prima, chiunque lo
prometta. Tutti le forze politiche si dichiarano
«per la crescita», e come si potrebbe sostenere
il contrario? Ma da martedì, aperte le urne, occorrerà
confrontarsi con le questioni vere. Di
ricette spicce per la crescita ce ne sarebbero
due: ma una è impraticabile, l'altra è socialmente
insostenibile.
Impraticabile è il rilancio economico in un solo
Paese, sia nella forma dei mille euro al mese per
tutti di Grillo, degli sgravi e condoni di Berlusconi,
o anche del «piano del lavoro» Cgil: il rialzo dei
tassi di interesse ci metterebbe di nuovo alle corde.
All'opposto, insostenibile socialmente sarebbe
un recupero di competitività fondato sulla riduzione
dei salari, suggerito dagli uffici studi della
grande finanza mondiale.
Soluzioni realistiche esistono; combinano radicali
innovazioni all'interno con l'azione politica
all'estero. Nell'area euro, matura la tendenza
ad allentare gli obblighi di austerità in cambio
di riforme: alla Spagna si perdona di aver mancato
l'obiettivo di deficit 2012, alla Francia è
aperta la via per sforare nel 2013. L'Italia deve
evitare una manovra correttiva quest'anno e
guadagnare qualche spazio in più. Potrà ottenere
indulgenza solo un governo capace di incidere
sui mali nazionali.
Occorre agire in fretta. La ripresa economica
che si profila in Germania, mentre in Francia e
da noi perdura il pessimismo, potrebbe ravvivare
i contrasti all'interno della Bce, mettendo a prova
l'abilità di Mario Draghi. Se già Parigi lo tira
per la giacca in un senso, preoccupata per l'euro
forte che frena l'export, peggio ancora se Berlino
lo tira nel senso opposto, ansiosa al minimo segno
di inflazione in un Paese dove si voterà ad
ottobre.
Possono rassicurare solo passi avanti verso
una maggiore coesione europea. Purtroppo sorgono
nuovi ostacoli al progresso che si potrebbe
concretamente fare in questi giorni, sull'unione
bancaria (questione lontana dall'attenzione dei
cittadini, ma importantissima per la solidità dell'euro):
non solo da parte tedesca, anche da parte
francese.
Un Paese dove è avvenuto lo scandalo del
Monte dei Paschi capisce bene di che si tratta:
non si vuole rinunciare a una confortevole contiguità
di interessi tra politica nazionale e banche.
Dare via libera alle misure richieste dalla Bce e
ostacolate da alcuni governi non solo non costerebbe
nulla ai cittadini, ma renderebbe più sicuri
i loro soldi.
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UN ROMPICAPO

pressunE
MILANO v A—FINANZA
Direttore Responsabile: Paolo Panerai
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21/02/2013
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VARATA IERI LA RIORGANIZZAZIONE DELLE AREE INTERNE SECONDO LE DELEGHE IN GIUNTA
Squinzi ridisegna Confindustria
Le nuove strutture riporteranno solo al dg. Kraus si occuperò di Europa e ci saranno due nera' entry:
Andrea Bairatti alle .Politiche terriwriali, Innovazione, .Education e Fabio Minoli alle Relazioni esterne
DI ANTONIO SATTA
tuo aver lanciato il pro-
getto Confindustria per
Italia, considerato il
manifesto degli industriali
per il prossimo governo,
Giorgio Squinzi ridisegna la
sua organizzazione secondo
le nuove priorità. Un riassetto
discusso e approvato ieri dal
Direttivo e dalla Giunta che k
completa la riorganizzlzione
avviata qualche mese fa con la
nomina di Massimo Sabatini
al Mezzogiorno, di Giancarlo
Goccia alle Risorse umane e
Servizi corporate e di Federico
Landi al Sistema associativo e
Marketing
In sostanza i vari servizi sono
stati riorganizzati secondo
le deleghe ai vari
vicepresidenti, con l'obiettivo
di semplificare anche le
relazioni con le associazioni
territoriali. Ogni responsabile
area riporterà srirstti al direttore.
generale, Marcella Panucci,
e s'ara anche il punto di riferimento
diretto per i territoriali.
Daniele Kraus resterà vicedirettore
generale ma si occuperà
soprattutto della nuova area per
l'Europa e l'internazionalizzazione,
E proprio da qui e partita
a riorganizzazione: prima sotto
Kraus c'era l'area Politiche Industriali,
Economia della Co-
noscenza, Europa e Intemazionalizzaziow-
M suo posto sono
state istituite tre nuove strutture:
Europa e Internazionalizzazione,
guidata appunto da Kraus, che
avrà come vice Marco Felisati,
che si occuperà soprattutto d'Intemazionalizzazione
e Politiche
Commerciali (l'Europa sarà un
tema importante per Confindustria,
che potrebbe riffovarsi il
suo CX. presidente. Emma Marcegaglia,
a capo di BLIShICSS Europe,
l'unione delle associazioni
indusuiali del continente).
Una seconda area, riguarderà
le Politiche Industriali, setto-.
re che comprende tutti i temi
che ricadono sotto la delega di
Aurelio Regina, vicepresidente
per lo Sviluppo Economico. La
responsabilità dell'area per ora
sarà affidata a interim al direttore
generale Marcella Panucci,
in attesa che venga individuato
un manager esterno. Suoi vice
saranno Massimo Beccarello
(Sviluppo, Energia e Ambiente),
e Giuseppe Mele (Infrastrutture,
Logistica e Trasporti).
La terza nuova area sarà dedicata
a Politiche Territoriali, Innovazione
ed Education e sarà guida-
ta da Andrea Bairati, con -Clau-
dio Gentili vice per l'Education.
Bairati è una new entry, è stato
assessore regionale alla Ricerca
e Innovazione del Piemonte durante
la presidenza Messo, e ha
collaborato con i sindaci Valentino
Castellani e Sergio Chiamparino,
nelf ideazione del Piano
strategico per 'l'orino.
Ai posto della vecchia area Fisco,
Finanza e Welfare è stata
costituita una nuova struttura
;Per le Politiche fiscali, affidata
a Silvia Cavallo, affiancata come
vice da Giulio De Canraris
mentre al posto della precedente
area Relazioni Industriali, Sicurezza
e Affari Sociali c'è una
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nuova struttura Lavoro e Welfare,
guidata da Pierangelo Al bini.
Inoltre i Rapporti istituzionali e
la Comunicazione e Stampa sono
state riunite nella nuova area
Relazioni esterne, affidata a un
professionista di cui Squinzi si
fida molto, avendolo avuto come
direttore Comunicazione e
Immagine di Federchimica. Si
tratta di Fabio Minoli, che conosce
bene anche il Parlamento,
essendo stato deputato di Forza
Italia. (riproduzione riservata)
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