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Venti anni dopo - Centro di Documentazione Pier Vittorio Tondelli

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“Mi piace come <strong>Tondelli</strong> indaga l’interiorità, quella ricerca <strong>di</strong> equilibrio che alle volte è<br />

propria della sintassi. Un equilibrio che vuole strutturarsi su dati certi, ma che si rivela fragile,<br />

come la vita. Mi piace la consapevolezza della precarietà che è <strong>di</strong> quel filo sottile, così teso,<br />

così solido nella sua tensione, eppure così facile da spezzare”, <strong>di</strong>ce Irene prima <strong>di</strong> iniziare a<br />

leggere le parole <strong>di</strong> <strong>Pier</strong> a Gennaio:<br />

E’ un momento buono, per me, questo gennaio. Fino a qualche anno fa, avevo paura <strong>di</strong><br />

ammettere che le cose mi stessero andando bene. Sapevo che non sarebbero durate e che,<br />

essendo ogni giorno un evento assolutamente impreve<strong>di</strong>bile, probabilmente ciò che era<br />

bianco sarebbe con estrema facilità <strong>di</strong>ventato nero. Questo mi spaventava. Perché? Perché<br />

<strong>Pier</strong> era giovane e soffriva maledettamente della propria incompetenza a risolversi la vita.<br />

Erano perio<strong>di</strong> in cui girava a vuoto, in cui l’immagine stessa <strong>di</strong> sé che piroettava vanamente<br />

su se stesso gli prendeva continuamente il cervello. Ha attraversato quel periodo. E’<br />

sopravvissuto.<br />

Per come è oggi organizzata la mia vita, posso facilmente supporre che ancora una volta il<br />

bianco cambierà in nero, che da questo gennaio tranquillo precipiterò in un tremendo mese<br />

futuro. Questo però non mi fa più paura. (…) Si deve fare tutto il possibile, sapendo che è<br />

assolutamente inutile 11 .<br />

“Ma la solitu<strong>di</strong>ne salva”, esor<strong>di</strong>sce Marianna, “è quella solitu<strong>di</strong>ne che alle volte si fa urgenza,<br />

necessità <strong>di</strong> colmare quello spazio che la parola lascia aperto, nel suo tentativo spesso così<br />

vano <strong>di</strong> voler rivelare, farsi comprende, salvo invece essere sterile e fraintesa: il tentativo <strong>di</strong><br />

rivelare una verità che non è mai compresa. Perché la vera guerra è quella che si combatte<br />

contro l’incomprensione. Nella solitu<strong>di</strong>ne la parola torna ad essere intera, a essere dono, quel<br />

dono che è comunque speranza; è una strada concreta e trovata. Una strada che ci fa <strong>di</strong>re forse<br />

possiamo non essere più in guerra”:<br />

11<br />

P.V. <strong>Tondelli</strong>, <strong>Pier</strong> a gennaio, in op. cit.<br />

6<br />

Seminario <strong>Tondelli</strong>, un<strong>di</strong>cesima e<strong>di</strong>zione, Correggio, Palazzo dei Principi, 16 <strong>di</strong>cembre 2011.<br />

Intervento <strong>di</strong> Anna Pozzi : <strong>Venti</strong> <strong>anni</strong> <strong>dopo</strong>: i giovani <strong>di</strong>alogano con <strong>Tondelli</strong>.

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